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Autore: LadySissi    14/06/2015    1 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lui ha detto: usciamo da questa città

guidiamo fuori dal centro, lontano dalla folla

ho pensato: ora il Paradiso non può aiutarmi

niente dura per sempre, ma questo mi butterà giù

 

Quell'estate non sarebbe stata ricordata come uno dei suoi periodi più sereni. Era laureata da poco e non aveva rimediato altro che delle ripetizioni ed uno stage che stava per finire, e, viste le prospettive attuali, già così le era sembrato di cavarsela bene; non faceva che litigare con i suoi genitori; provava paura per il futuro e, di conseguenza, spesso anche per le cose più assurde; si sentiva esausta, malinconica, demotivata; aveva voglia di andare in vacanza e, al contempo, le sembrava che lasciare casa fosse l'ultima soluzione da attuare al mondo.

E poi, certo, anche se non ci pensava più da tanto, c'era IL problema.

Era riuscita a chiuderlo in un angolo della mente per tanto, troppo tempo; tuttavia, non avendo, disgraziatamente, nient'altro a cui pensare in quegli ultimi giorni di routine prima del mare, ogni tanto c'erano dei momenti a cui vi si dedicava.

Erano due anni e mezzo, incredibile a dirsi. Un tempo straordinariamente lungo, considerata la sua età. Eppure era così.

Due anni e mezzo nei quali non aveva vissuto nemmeno una vicenda, un episodio, neppure un pensiero sentimentale.

E la verità era che, dopo delle vacanze di Natale ormai lontane, dopo essere stata messa alla porta dal ragazzo del momento con l'ennesimo “no grazie”, si era detta: bene, ora basta comportarsi così.

Era salita in montagna per festeggiare Capodanno e, mentre faceva scoppiare luci e botti nella neve, aveva iniziato a capire il vero senso di quella festa: buttare via quello che non le serviva più. Negli anni precedenti aveva commesso errori che scusava, vista la giovanissima età, ma che non aveva nessuna voglia di ripetere.

Aveva sopportato la compagnia di persone noiose, poco stimolanti e soprattutto malfidenti e prevenute solo per fare contenti ragazzi che con quella gente andavano a nozze e che più volte l'avevano ignorata tutto il tempo lo stesso.

Aveva provato gelosie ed invidie immotivate nei confronti di ragazze di cui, più passava il tempo, più intuiva le fragilità e le pochezze.

Aveva vissuto con trepidazione, paura e rabbia momenti che avrebbero potuto essere magici, se solo non ci fosse stata l'illusione dell'amore (non ultima la vacanza che si era appena lasciata alle spalle).

Si era messa in secondo piano, criticata, anche disprezzata; tutto per trovare un compromesso con l'altra persona e poi ritrovarsi sempre lì, al bordo della felicità, senza nessuno che le tendesse una mano e le dicesse: vieni, attraversa con me questo ponte.

Era stato difficile, all'inizio, accettare realmente questa situazione. Tuttavia, con il passare del tempo la sua intuizione si era rivelata giusta.

Dopo oltre due anni, se ripensava a quel passato ormai messo in un cassetto, tutto quello che le veniva in mente era una serie di pianti, corse, discussioni, notti in bianco... in qualche modo inutili e senza senso, perché aveva sbagliato tutto fin dal principio. Aveva posto al centro l'altro e non se stessa, e, cosa di gran lunga peggiore, si era convinta che l'amore dovesse essere qualcosa da meritare e conquistare, quasi come se lei non ne fosse all'altezza.

In quel periodo, però, lei era decisamente “oltre” i ragazzi del suo passato. Le sembrava che ad interessarsi a loro fosse stata un'altra persona, non lei.

Nonostante quegli anni fossero stati complicati e difficili da vivere, per una serie di motivi che con l'amore c'entravano poco e niente, lei si era liberata, a poco a poco, del vecchio mantello.

Si vedeva più allegra, femminile, sorridente, sfacciata. Era più libera di esprimere le proprie opinioni, di condividerle, di proseguire per la propria strada.

… Restava però IL PROBLEMA. Erano tante, tantissime le volte in cui si ritrovava a pensare che, se si fosse “innamorata” di nuovo, magari, stavolta, sul serio, avrebbe corso il rischio di ritornare ad essere quella di prima. Era quella la sua vera paura, lo spettro che la spingeva a fuggire da ogni relazione.

Aveva costruito la sua nuova serenità interamente da sola, e, visti i problemi costanti con lavoro, famiglia ed altro, non sapeva proprio come avrebbe potuto fare altrimenti. Era questo il concetto che cercava di spiegare ogni volta e che falliva miseramente nell'esporre. Il guaio era che non sapeva proprio come esprimersi senza sembrare una delle solite “zitelle” che sotto sotto non aspettavano nient'altro che l'amore. Era esattamente il contrario... era tanto, tantissimo tempo che lei non si aspettava più proprio niente. E le andava bene così... non solo “per ora”.

Così, quella sera piovosa di luglio, con il cuore ancora pesante per l'ultimo litigio in famiglia, proprio il giorno prima di andare al mare, si era diretta alla festa organizzata da Jennifer e Alessandro, i suoi amici futuri sposi, ed aveva deciso di scrollarsi di dosso i problemi proprio come aveva sempre fatto nell'ultimo periodo.
 

dimmi che ti ricorderai di me

che sto con un vestito carino e fisso il tramonto, baby

labbra rosse e guance rosate
 

La festa era entrata quasi subito nel vivo. Dal momento che l'obiettivo sarebbe stato quello di consegnare gli inviti per il matrimonio, tutti i presenti alla serata erano gli amici degli sposi. La serata era pessima e fredda, perciò, anche se aveva smesso di piovere, tutti si erano rifugiati all'interno, alternando cibo ed aperitivo. Lei aveva salutato le amiche, stretto le mani a qualcuno che non conosceva, quindi si era seduta con la sua amica Cinzia con un bicchiere in mano, sbirciando l'ingresso.

Era stato allora che dal cancelletto, con le prime luci della sera che si accendevano, era passato un ragazzo che lei non aveva mai visto prima. Non aveva nulla di speciale, ad una prima occhiata: capelli e occhi castani, maglietta bianca, sorriso semplice. Era chiaramente un amico dello sposo, a giudicare da come aveva salutato Alessandro e gli altri ragazzi. Fu in quel momento che lei sentì qualcosa che non le era capitato da anni a questa parte: una scossa bella forte, come se, all'improvviso, tutto il freddo della serata fosse svanito.

Si era voltata verso Cinzia ed aveva commentato, in tono casuale: “Però... c'è un po' di gente nuova, stasera, vero?” La sua amica aveva riso ed aveva risposto: “Sì, non so chi siano tanti dei ragazzi! Però lì è arrivato uno carino... ed è solo! Dovresti andare a presentarti!”

Il suo primo impulso era stato: oh no. Neanche tra un milione di anni.

Niente le impediva, però, di girare intorno agli invitati alla festa e di farsi notare... in qualche modo. Va bene, va bene, era fuori allenamento, e con questo?

Era pur sempre armata di vestitino a fiori, tacchi, cascata di ricci (ora con meches rosse!) ed una dose di “faccia tosta” derivante da 12 anni di spettacoli nei costumi più strampalati.

Si era appena servita di un bicchiere di spumante quando aveva notato che il ragazzo in questione stava aiutando Alessandro a distribuirli. Accidenti! Ecco a cosa portavano anni passati a far tutto da sola!!

Ovviamente, come da copione, il ragazzo si era avvicinato a lei e le aveva chiesto se voleva un bicchiere di spumante; altrettanto ovviamente, lei era stata costretta a rispondere che ce l'aveva già. Il ragazzo le aveva risposto: “Non è che ne vuoi un altro, per sicurezza?” Sicurezza di che? Di avere un bicchiere sempre pieno? Era pure simpatico! Lei era scoppiata a ridere; poi, però, aveva rovinato tutto con un cortese “no grazie”. Andiamo... né ubriacarsi, né protrarre la scenetta le sarebbero stati di grande utilità. O forse sì. Oh Cielo!

Mentre cercava un'altra scusa per avvicinarsi (del tipo “non vuoi altri bicchieri vuoti, per sicurezza?”) Cinzia, che quella sera avrebbe vinto il premio per “miglior tempismo”, l'aveva portata via dalla folla. Aveva poi indicato un ragazzo in occhiali e camicia blu intento a distribuire fette di pizza. “Che ne dici di Francesco?” le aveva chiesto con calore. La sua onesta risposta sarebbe stata: “Dico che Francesco è un nome di merda e che mi ha già portato male una volta”. Okay, forse era un po' esagerata: il poveretto non ne aveva alcuna colpa.

Dopo essersi guadagnata una fetta di pizza e zero sguardi da parte del ragazzo in questione, però, le era apparso evidente che, con buona pace di Cinzia, il suo preferito della serata era decisamente un altro.

Dopo aver mangiato, era iniziata la parte più bella della serata. Le luci si erano spente, le candele si erano accese ed era stato allora che Fabrizio ed Anna, due amici suoi e della sposa, che si sarebbero occupati dell'animazione del matrimonio, avevano iniziato a suonare ed a cantare.

Varie canzoni erano state proposte, ma quasi tutti sembravano troppo timidi per fare qualcosa che non fosse bisbigliare. Visto che era l'unica o quasi a conoscere tutte le parole, si era ritrovata più volte praticamente a duettare con Anna, cosa che, se pure nel buio, aveva finito col porla un po' al centro dell'attenzione. Nonostante l'imbarazzo, le sembrava di essere sulla strada giusta: per una volta, si era fatta notare, e l'aveva fatto semplicemente mostrando la sua passione per la musica e la sua voglia di festeggiare. Non aveva dovuto forzarsi o fingere di essere qualcuno che non era.

Ad un certo punto, nel bel mezzo della semioscurità, aveva notato il ragazzo ancora senza nome che sorrideva a un suo amico, indicandola.

Certo, avrebbe potuto dire: “Guarda che bella ragazza!” così come “Senti questa com'è stonata!”, ma non le importava granché, visto che, a modo suo, era riuscita finalmente a catturare la sua attenzione.

E poi, non sapeva perché, ma aveva la netta sensazione che il commento fatto all'amico su di lei fosse positivo. Riconosceva quel genere di sguardo e di sorriso, anche se, dall'ultima volta, era passato troppo tempo. Era un po' come se il messaggio fosse “Sì, anche a me farebbe piacere conoscerti”.

 

io dico: nessuno deve sapere quello che facciamo [...]

e la sua voce è un suono familiare, niente dura per sempre

ma questo ora sta diventando buono
 

L'arrivo delle vacanze e la partenza, nel pomeriggio successivo alla festa, l'avevano un po' colta di sorpresa, dal momento che era ancora piuttosto frastornata dagli eventi della serata precedente. Non era successo nulla di straordinario, eppure per lei era stato importante. Sentiva rinascere all'improvviso dentro di sé, infatti, una serie di sensazioni che aveva creduto dimenticate, o delle quali aveva scordato persino l'intensità.

C'era qualcosa dentro di lei che le faceva pensare che forse non era diventata “asettica” e fredda come ormai credeva, e che forse era semplicemente rimasta in attesa di un momento migliore.

Il “ragazzo misterioso”, innanzitutto, aveva smesso di essere un'identità senza nome: ricorrendo a complicati ed ingegnosi sistemi (leggi: ...Facebook) aveva scoperto che si chiamava Davide, che era del suo anno e viveva nel paese di Alessandro.

Sentendosi una sorta di adolescente alle prime armi, aveva ispezionato il suo profilo con cura ed aveva visto che non sembravano esserci donne nella sua vita.

Durante i primi giorni di vacanza, aveva osservato (con una certa invidia, visto che quell'anno il suo luogo di vacanza era piovosissimo) le fotografie delle sue vacanze insieme alla sorella ed agli amici. Le era capitato di ripensare al perché quel ragazzo l'avesse così colpita, ma, con ogni probabilità, il motivo di questa sua attrazione risiedeva nella sua assoluta normalità.

Poteva sembrare un concetto banale, ma non lo era per niente, visto che lei, per anni, non aveva fatto altro che rincorrere, con ostinazione, delle persone che, all'interno del gruppo, si distinguevano, spesso perché particolarmente “virtuose” o considerate di esempio. Ormai, era già molto tempo che lei si sentiva stufa dei “maestri di vita”, dei ragazzi che credevano di avere in tasca tutte le risposte, che stavano sul loro piedistallo a giudicare gli altri, e che, secondo lei, covavano dentro di sé soltanto una grande insicurezza. Aveva iniziato da tempo ad evitare quelle persone, anche solo sul piano dell'amicizia, e non avrebbe certo ricominciato ora.

Tutto quello che avrebbe desiderato era soltanto una persona semplice che la trattava come una sua pari e che si trovava bene con i suoi stessi amici; per questo motivo, una volta tanto, le pareva proprio di essere sulla buona strada.

Un giorno si era decisa a chiedere l'amicizia su Facebook a Davide, ma, presa dal panico, aveva cancellato la richiesta più o meno due ore dopo. ...Okay, forse questa non sarebbe stata ricordata come una delle sue imprese più coraggiose.

Con lo scorrere dei giorni di vacanza, aveva avuto modo di riflettere su molte questioni importanti di quel periodo, e, com'era naturale, aveva pensato un po' meno a Davide, anche se ogni tanto tornava con la mente alla festa e sorrideva. Più passavano le settimane e più si ritrovava semplicemente a pensare con allegria al matrimonio ed a come sarebbe stato, indipendentemente dai ragazzi presenti.

Fino a quando, un giorno di settembre, non si era ritrovata ad aprire di nuovo, dopo un po', la pagina di Davide, ed a scoprire che... ora il ragazzo sembrava essere tutt'altro che libero. Oh merda.

 

tu mi vedi col senno di poi, [...]

bruciare tutto

un giorno, quando mi lascerai,

scommetto che queste memorie ti seguiranno

 

Il piazzale davanti alla piccola chiesa si stava riempiendo di invitati. In parte nascosta dietro ai suoi amici, lei osservava gli altri. Davide era arrivato, e con lui la ragazza, che lei aveva subito ribattezzato dentro di sé “la stangona”. Avrebbe potuto sembrare un po' infantile, ed in effetti lo era, ma che altro avrebbe potuto pensare di una fanciulla decisamente più alta di lei, con un vestito con inserti di pizzo tutto scollato sulla schiena, con delle scarpe estive dal tacco altissimo e senza calze ad ottobre? Perfino la treccia che si era fatta, invece di farla sembrare Cappuccetto Rosso, su di lei sembrava un dettaglio all'ultima moda.

Oh, beh. Poco importava. La soluzione migliore era considerarsi fuori dai giochi e concentrarsi definitivamente sul senso di quella giornata.
 

Qualche ora dopo, era convinta che nulla sarebbe potuto andare meglio di così. C'erano stati festeggiamenti fuori dalla chiesa, il trasferimento al ristorante, l'aperitivo all'aperto, le prime portate del lunghissimo pranzo. La giornata era meravigliosa, considerata la stagione; tutti si erano tolti la giacca e, tra un primo piatto e l'altro (!), passeggiavano in giardino chiacchierando (… e cercando di smaltire). In ogni caso, lei si sentiva leggera, perché anche la cucina era ottima, e le sembrava di avere appetito. O forse era solo il suo buonumore che rendeva tutto più semplice.

Mentre, sul balcone, parlava con Elisabetta e Matteo, due suoi amici, aveva intravisto dietro di sé Davide ed altri che erano usciti a fumare.

Non voleva essere paranoica, ma, dal momento che, mentre i suoi amici erano seduti, lei era in piedi, sui tacchi, a cercare di spiegare loro i passi del suo nuovo corso di latino – americano, aveva il vago sospetto che lui stesse guardando lei. Di nuovo. Possibile che si facesse beccare sempre a combinare le cose meno opportune?

...Era fatta così!

 

Al momento del taglio della torta, c'era stato il tradizionale ed inevitabile lancio di bouquet da parte della sposa.

Si aspettava che l'avrebbero coinvolta.

Temeva che, come suo solito, l'avrebbero spedita in prima fila, anche se nel gruppo c'erano una decina di ragazze fidanzate, ed una di esse aveva anche l'anello.

Tuttavia, non era stata pronta per il momento in cui il bouquet aveva puntato decisamente nella sua direzione, l'aveva colpita sfacciatamente in zona decolleté e le era finito tra le mani.

A detta dei presenti, aveva fatto la faccia più scioccata di sempre. In effetti, non ci poteva credere. Che cos'era, quella? Una specie di presa in giro del destino?

Il vincitore del lancio della giarrettiera, invece, era stato... no, non Davide. Va bene imitare la commedia romantica più scadente, ma a tutto c'è un limite, no??

A prendersi l'agognato premio era stato, in realtà, Francesco, il ragazzo che tanto piaceva a Cinzia ed alle altre sue amiche. Per la serie “Oltre al danno, la beffa”; in quel caso, la beffa sarebbe stata costituita dalle ripetute prese in giro delle altre.

Mentre erano ancora in giardino, Francesco le si era avvicinato e le aveva detto, con inaspettata baldanza: “Dobbiamo ballare, sai? È la tradizione!”

Oddio, pure. Questa proprio non la sapeva. Comunque, aveva deciso di essere gentile, e, con quello che si augurava fosse un sorriso incoraggiante (anche se dopo l'ultimo bicchiere di bianco non poteva esserne sicura), aveva risposto: “Ma dai, davvero? Okay, va bene.”

L'aveva invitata a ballare, poi?

Si era più avvicinato a lei nel corso della serata senza ritrarsi timorosamente?

Robert Downey Junior si sarebbe presentato la mattina dopo alla sua porta, dicendole “Prendo te come mia sposa”?

 

Era stato così che, senza cavaliere e senza più nulla da mangiare, si era unita alla sue amiche, che stavano chiacchierando con altre ragazze, tra le quali “la stangona”. Non appena si era avvicinata, quella l'aveva indicata ed aveva detto: “Beh, con il bouquet, lei è rimasta fregata!”.

In quel momento, lei aveva represso vari pensieri. Nell'ordine:

1 – Ma ammazzati!

2 – Perché dici “lei” se sono davanti a te? Hai schifo a parlare con me?

3 – Perché “fregata”? Sono tradizioni che si sono inventate per scherzare, che male c'è?

4 – No, seriamente. Ammazzati.

Un sorriso di circostanza, come al solito, l'aveva aiutata.

Quanto a lei, si sentiva svuotata, leggera, felice. Aveva passato una giornata meravigliosa con i suoi amici e si era divertita tanto.

Per quel che riguardava Davide... tutto quello a cui riusciva a pensare era che non le importava, nel senso buono.

In quella piccola vicenda era riuscita, come suo solito, a sbagliare tattica, a mancare i tempi e ad avvicinarsi solo di striscio all'obiettivo.

Nonostante questo, per la prima volta dopo tanto tempo, le sembrava di aver colto, se non la persona giusta, almeno il contesto, il modo di comportarsi, la maniera di affrontare le difficoltà.

Si trattava di un piccolissimo passo, che, agli occhi di tanti, non avrebbe avuto, forse, nessuna importanza. Tuttavia, a lei era servito, e non solo perché si era sentita “tornare viva” in questo campo, ma anche perché aveva cominciato ad imparare che i sentimenti non si subivano, bensì si vivevano, e che – soprattutto – essi nascevano perché si era se stessi, e non cercando in tutti i modi di accontentare l'altro o di meritarlo.

Si trattava di una riflessione preziosa; per questo, ella era sicura che avrebbe comunque conservato un buon “ricordo” di lui. E forse, con un po' di fortuna, anche lui di lei.

 

la mia ultima condizione è […]

dimmi che ti ricorderai di me

che sto con un vestito carino e fisso il tramonto, baby

labbra rosse e guance rosate

dimmi che mi vedrai ancora, anche se solo per finta […]

dimmi che mi vedrai ancora, anche se solo nei tuoi sogni più selvaggi

sogni più selvaggi

NOTA AUTORE: siamo arrivati alla fine di questa "coppia" di capitoli a tema wedding. Grazie mille a tutti coloro che mi hanno letto e...se vi va, recensite! Ovviamente accetto anche le critiche. Questa storia è un esperimento rispetto alle mie solite storie (scrivo di più nel campo fanfiction), quindi mi piacerebbe davvero avere qualche opinione in più. A presto :-)

  
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