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Autore: lillilola    14/06/2015    5 recensioni
Camille è semplicemente bella, Daphne invece, è semplicemente sua sorella; le due hanno una cosa in comune oltre al sangue, il fatto che non si sopportano.
La guerra fredda in casa Shane dura da anni, e come tutte le guerre è destinata a finire prima o poi, e forse, se non fosse stato a causa di una caviglia storta nel momento sbagliato, le conseguenze non sarebbero state così dolorose, ma la teoria del caos è semplicemente questa: quella che a causa di un errore fa credere Daphne di essere la seconda scelta di tutti e come conseguenza fa credere a Camille di poter rubare il cuore a chiunque con il suo sguardo blu.
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E' stata un scena epocale, soprattutto perché continuava a vantarsi di avere vinto la possibilità di poter parlare con il suo idolo, per poi inciampare su uno dei vestiti che avevo lasciato per sbaglio sulle scale, e ruzzolare come un pesce lesso giù per tutta la rampa.
E indovinate chi ha visto tutta la scena? Io.
Indovinate chi ha potuto riprendere tutta la scena? Purtroppo nessuno.
-Camille Shane? – mi chiede la receptionist distraendomi.
Annuisco e mi giro.
-Carta d’identità per favore –.
Spero solo non si accorga che non sono io.
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: DREAM
 
“We all are living in a dream,
But life ain’t what it seems
Oh everything’s a mess
And all these sorrows I have seen
They lead me to believe
That everything’s a mess
 
But I wanna dream
I wanna dream
Leave me to dream”
 
Io capisco di non essere proprio una persona normale, davvero lo capisco, ho sempre avuto il dubbio di essere una “bambina speciale”, con un quoziente intellettivo non superiore alle due cifre, in confronto alla mia perfetta sorella, sono sempre stata la “bambina speciale”, mentre lei era la bambina fantastica, magnifica e appellativi simili.
Ma nonostante tutto questo, nonostante i miei probabili problemi mentali, io saluto le persone quando esco di casa, o almeno un grugno di saluto lo faccio, non come la superstar Ashton che un attimo prima mi chiede di ballare sui suoi piedi e l’attimo dopo sembra che gli sia stata sterminata l’intera famiglia, cosa che potrebbe essere vagamente plausibile, anche se ne dubito.
 - Daphne – mi sento chiamare – credo tu abbia avvitato abbastanza sai -.
Guardo il cacciavite e la vite che ho appena avvitato fino a far arrivare dall’altra parte del mondo.
Non sono proprio concentrata al massimo direi.
 - Scusa Sam io… - mi mette una mano sulla spalla.
 - Ti va un thè caldo nel mio ufficio per schiarirti un attimo le idee? – la sua mano piena di unto di motore sta lasciando l’impronta sulla mia tuta da lavoro.
Alzo lo sguardo e trovo i suoi gentili occhioni nocciola a guardarmi da dietro gli occhiali, e normalmente non avrei ceduto a quello sguardo da cucciolo bastonato alla ricerca di un pretesto per prendersi una pausa e farsi gli affari degli altri, per di più dovendo anche bere un thè dal retrogusto di gomma, ma quel giorno gli dico di sì.
Mi sorride contento, e finisce di pulirsi la mano sulla mia spalla.
Lo seguo nel suo ufficio e inizia a scaldare l’acqua calda.
 - Daphne hai ancora problemi in casa? Ti va di parlarne un po’ con me? – si siede sorridendomi tranquillamente.
Non sono mai stata la persona che racconta la propria vita a perfetti sconosciuti, insomma questo non è mica Forrest Gamp, o che semplicemente non racconta i fatti suoi alle altre persone. Mi piace farmi gli affari miei.
Non sono asociale, è solo che tengo alla mia privacy.
In realtà è perché odio la gente che si fa gli affari miei.
 - Non ho dormito tanto questa notte – e nemmeno l’altra a dirla tutta. È colpa di Ashton e del suo comportamento infantile.
E in realtà l’unica persona infantile sono io, che è da due notti di fila, da dopo che ci siamo scontrati per un cd, che dalle tre alle sei vado al discount auto-convincendomi che mi servano delle uova, del formaggio, del gelato scaduto, un gel per prestazioni, un olio per massaggi sensuali ai frutti della passione… non perché io voglia incontrarlo, è solo per fare un po’ la stronza con lui. Giusto per stare in pari.
Io non saluto te, tu non saluti me.
Sbuffo, e sono così di cattivo umore che non aspetto nemmeno di sentire parte della suoneria del mio telefono, che rispondo all’istante.
 - Pronto? –
Sento silenzio dall’altra parte.
 - Credo di aver sbagliato numero – dice mio padre.
 - Non preoccuparti. Ci vediamo per c..-
 - Daphne sei davvero tu? – chiede sbalordito. A questo punto della conversazione sono io quella che si sta chiedendo se quello dall’altra parte del telefono sia davvero mio padre – da quando mi rispondi subito al telefono? Stai bene? È successo qualcosa? – 
Ma davvero? 
 - Va tutto bene. Il telefono era in silenzioso – spiego mentre Sam prepara le tazze di thè – perché chiami? È morto qualcuno? – ti prego fa che sia lo stupido cane dei vicini.
Quel bastardo ogni domenica mattina alle sette e venti abbaia sotto la mia finestra, e sì, ho già tentato di impedirgli di abbaiare mettendogli nella ciotola, il sabato sera, dei lassativi. Il risultato? Una montagna di cacca sotto la mia finestra.
Odio quel cane.
 - Volevo solo sapere se tornavi a casa, ci sono delle novità -.
A questo punto arrivo al bivio di ogni giornata: torno a casa perché sono curiosa di sapere quali sono le novità, oppure prendo un aereo per il Messico perché temo di sapere quali sono le novità?
La decisione sarebbe piuttosto ovvia se avessi una carta di credito platino, o se Sam avesse circa diecimila dollari da darmi.
Opto per qualcosa di più economico, tipo andare a prendermi un caffè da qualche parte o…
 - Ci vediamo a casa, ti aspettiamo non metterci troppo – mi stacca in faccia.
… oppure decide lui al posto mio.
 - Quando dirai a tuo padre che lavori come meccanico? – chiede allungandomi una tazza di thè bollente, che mi trovo costretta a rifiutare.
 - Sam devo andare a casa. E rispondendo alla tua domanda, probabilmente mai. Domani recupero le ore di oggi – mi slaccio la tuta – grazie mille per il thè – sorrido perché in fondo il mio capo è una persona gentile e che mi fa fare praticamente quello che voglio.
I nerd come Sam non sono abituati ad avere delle ragazze con cui parlare, e forse è un po’ per questo che faccio quello che voglio, e che lui non mi dice nulla.
Esco dal suo ufficio, appendo la mia tuta da lavoro, mi pulisco come meglio posso i residui di olio di motore dalla faccia per poi uscire da uno dei pochi posti in cui starei ore senza annoiarmi. 

 
Non lo so quali siano queste “notizie” per cui sono costretta a tornare a casa lasciando l’unica cosa che mi piace davvero fare: aggiustare le cose.
Sul vialetto di casa mia vedo una macchina nera che mi ricorda quelle dell’FBI nei film, il che significa che c’è una remota possibilità che in casa mia al momento ci siano dei poliziotti che stanno frugando tra le mie cose.
Quei bastardi non metteranno il naso in camera mia senza un fottuto mondato!
Inizio a correre e spalanco la porta d’ingresso.
 - DOVETE AVERE UNO STRA MALEDETTO MANDATO! – grido convinta di ritrovarmi davanti l’intera squadra SWAT che fruga nel cassetto delle mie mutande e che se la ridono notando la triste frequenza di mutandoni della nonna.
Non so se per mia fortuna o sfortuna quelli che mi trovo davanti non sono la SWAT, ma solamente mio padre che parla con Calum.
La cosa si fa strana. Non capisco perché siano ancora a casa mia.
 - Te l’avevo detto che il macchinone da FBI attirava l’attenzione – dice Mike comparendo dalla cucina.
No, ma ciao anche a voi.
Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli accorgendomi così che ho più sporco di motore addosso che peli sul corpo. Posso tranquillamente sembrare un dalmata a causa delle macchie che ho. O una con il morbillo. O la lebbra. O forse devo smetterla di pensare di poter avere qualcuna di queste malattie.
 - È morto il cane dei vicini? – chiedo ignorando i presenti.
 - Non che io sappia – dice mio padre prendendo un sorso di birra.
 - Allora vado a farmi una doccia – mi dirigo verso le scale.
Proprio non capisco perché mi abbiano fatto tornare a casa se non è morto il cane dei vicini, ma cosa che ancora non capisco è perché c’è ancora tutta questa gente a casa mia. Fanno dei party senza di me?
Guardo un attimo attorno, e non vedo la presenza di alcool, ciò significa che non è un party degno della mia partecipazione.
No alcool no Daphne.
E probabilmente no fegato tra un po’.
 - Ma Camille deve darti una notizia e…-
 - Appunto, vado a farmi una doccia – faccio in tempo a salire un paio di gradini prima di vedere Camille uscire dalla cucina che tiene per mano Ashton.
 - DAPHNE! – dice contenta di vedermi, stranamente sono viva, non capisco perché sia contenta di vedermi – ho una bellissima notizia -.
E io una doccia da fare, ma sono impegnata a guardare le loro mani intrecciate, e lo sguardo da cane bastonato di Ashton mentre tenta di sorridere.
Qui c’è qualcosa che non va, e sono decisamente troppo intelligente per non capirlo. E anche modesta, ma non importa, e sinceramente non mi importa nemmeno di quello che mia sorella deve dirmi, visto che da circa due mattine ho deciso di non volere più avere niente a che fare con quello che esce senza salutare.
Sto quasi per tornare a salire le scale, quando Camille interrompe di nuovo la mia scalata verso l’acqua calda.
 - Il manager della band ha deciso che Ashton si metterà con una sua fan e .. – ora capisco la faccia da funerale di Ashton una volta uscito quella mattina, sono decisamente dispiaciuta per lui - …e quella fan sono io! TE NE RENDI CONTO? – sembra davvero felice, e come minimo si starà già facendo i filmini mentali in cui lui si innamora davvero di lei e vivranno per sempre felici e contenti in una casa di marzapane con un cane e tanti bambini bellissimi e perfetti come lei,
Forse ho confuso il mio film mentale di vivere in una casa di marzapane con il suo di vivere per sempre felice e contenta con Ashton.
 Sogno che probabilmente, e soprattutto a differenza del mio si realizzerà, visto che lei è la tipica bellissima ragazza la cui intelligenza è proporzionale alla sua bellezza.
 - Dove sono i miei biglietti del concerto? – chiedo staccandomi dai miei pensieri.
Forse non era la risposta che si aspettavano. Avrei dovuto fare le congratulazioni prima? Che poi congratulazioni per cosa, mica avevano annunciato un matrimonio.
O una svendita di videogiochi, per quella sì che avrei fatto le congratulazioni.
 - Non fai le congratulazioni? – mi chiede mio padre ormai sempre più convinto di aver cresciuto una delle due figlie nel modo sbagliato.
E pensare che da piccola ero uguale a Camille, poi non so cosa sia andato storto, forse la mia tentata tinta per capelli. Non avrei dovuto farli rossi, avrei dovuto tenerli biondi.
 - Auguri e figli maschi. Dove sono i miei biglietti? – avrei dovuto fare così dall’inizio.
Mia sorella mia guarda confusa, si porta una mano sotto il mento a voler sottolineare il fatto che sia effettivamente confusa dalla mia domanda, e io capisco che sono stata fregata. Qui qualcuno non andrà al concerto.
E qui qualcuno si troverà senza una rene domani mattina.
 - Non capisco di cosa tu stia parlando – dice perplessa.
 - È la stessa cosa che dirò io domani quando non avrai un rene – sussurro prima di iniziare a salire.
Ashton guarda Camille, e so che sta per dirle qualcosa che non le piacerà, ma che piacerà sicuramente a me, visto che è stato conseguentemente fregato anche lui a causa dei biglietti.
Mi chiedo se su internet ci siano i tutorial per fare un esportazione di rene senza che il paziente se ne accorga.
In teoria c’è tutto, potrei provare su youtube, magari oltre all’intervento trovo pure un compratore, o qualcuno disposto a scambiare dei biglietti per il concerto per un rene nuovo di zecca e in perfetta salute.
Mia sorella è troppo perfetta per permettersi di sfasciarsi il corpo con alcool, droga, fumo o grassi saturi.
Qualsiasi cosa divertente non poteva entrare in quel corpo, tranne ovviamente i peni probabilmente.
 - Mi piacciono le persone che mantengono le promesse – dice Ashton dal nulla.
Camille si gira a guardarlo e sorride raggiante.
 - Oh sì, piacciono molto anche a me –
Scoppio a ridere mentre me ne vado finalmente a farmi una doccia.
 
 
  
 - Ehi posso entrare? – mi chiede Calum affacciandosi alla porta.
 - Sei già dentro in pratica quindi vieni pure – dico finendo di pulire la chiave inglese.
Prima di asciugarmi i capelli pulisco sempre i miei attrezzi da meccanico, mi rilassa, e inoltre sono contenta di sapere che sono puliti anche loro.
Lo so che sono oggetti inanimati, e lo so che ho una specie di mania ossessiva compulsiva, ma non ci posso fare niente, io amo quei cosi.
Mi guarda confuso mentre pulisco un cacciavite a stella.
 - Cosa ne pensi? – mi chiede sedendosi sul letto.
Questa volta sono confusa io. Le persone forse non capiscono che devono mettere un soggetto nelle loro frasi.
 - Di cosa? – sorrido vedendo che sul cacciavite mi ci potrei pure specchiare da quanto è pulito.
 - Tua sorella e Ashton – forse vuole spettegolare come se fossimo delle vecchiette impiccione.
 - Cal, stai cercando di fare gossip con me? –
Ride, anche se è stato evidentemente beccato.
 - Ashton è uno dei miei migliori amici – si stende – non mi sembra felice all’idea di dover stare con tua sorella -.
Chi gli ha detto di stendersi sul mio letto a questo qui?
 - Innanzitutto non so dove sei stato con quei vestiti, quindi scendi dal letto che se domani ho qualche malattia strana vengo a ucciderti, secondo, mia sorella piace a tutti, Ashton cambierà idea quando… - mi fermo un attimo di pulire un altro cacciavite - … quando entrerà nelle sue mutande -.
La cosa ha un non so che di fastidioso.
Per una volta che qualcuno preferiva me a lei, si troverà di fronte all’inesorabile evidenza che in realtà si è sbagliato sul fatto di preferirmi a qualcuno che può parlarti per ore del bosone di Higgs come può parlarti delle ultime scarpe di Prada.
Certo, l’argomento videogiochi e cose da nerd è un mondo inesplorato per Camille, ma almeno su qualcosa dovrò pur essere più preparata io.
 - La cosa sembra infastidirti – commenta.
All’improvviso mi sembra di essere a un seduta terapeutica, ora Calum tirerà fuori dei cartoncini con delle macchie nere e mi chiederà cosa ci vedo sopra.
 - Calum non sei un terapeuta per la cronaca, e quando ti ho detto di scendere dal letto non era una richiesta, era un ordine – mi alzo per spingerlo giù visto che sembra essere passato alla modalità “cozza sullo scoglio” nei confronti del mio letto.
Capisco che è comodo, ma è mio.
 - Che hai intenzione di fare? – mi chiede notando che mi sono alzata.
 - Solo farti capire chi comanda – scocciata vado da lui con una chiave inglese in mano.
Mi guarda confuso, e preoccupato, molto preoccupato. E fa bene ad esserlo.
 - Hai intenzione di tirarmela addosso? – mi chiede.
 - Ma sei scemo? Ti pare che io ti lanci addosso la mia chiave inglese appena pulita e lucidata? Potresti sporcarla – metto giù l’attrezzo e mi avvicino al letto.
Pensava che io potessi usare uno dei miei amati attrezzi su di lui, per carità divina no, si sporcherebbe o potrebbe farsi del male, l’attrezzo intendo, e inoltre Calum sporcherebbe tutto di sangue, poi mi toccherebbe pulire.
Mi prende un braccio alla sprovvista e mi butta sul letto con lui. Sono troppo pigra per iniziare una lotta, mi limito a stendermi vicino a lui.
 - Mi dispiace per i biglietti –
 - Quella musica dal vivo era il mio sogno – sbuffo triste, mentre Cal decide che per tirarmi su il morale un abbraccio può andare bene.
Ed effettivamente è così, un abbraccio mi va bene mentre il mio sogno si infrange.

 

MEOW Ciambelline **
Sapete che domani è lunedì?
E sapete che oramai non mi frega più niente del lunedì visto che sono in vacanza? Sono già entrata nel mio stato vegetativo di vacanziera, ovvero persona che si sposta dal letto solo per cose di vitale importanza, come andare a cibarsi o andare al bagno.
Anyway, la prova costume è alle porte, ma io mangio i biscotti, troppo mainstream stare in linea per l'estate, meglio mangiare cibo spazzatura e godersi la vita senza avere l'incubo dell'insalata scondita per pranzo. Mi chiamavano l'anti-dieta, se non si è notato.
Non sono l'unica vero? VERO?
Passando al capitolo, *si schiarisce la voce*, quanto sono tenerelli Calum e Daphne? Ceh non so. IO LI ADORO. :')
Spero vi piaccia questo capitoletto dove c'è il sbam COLPO DI SCENA! Lo so che lo stavate aspettando. Lo so che aspettate anche di picchiarmi per ciò che scrivo, ma per quello c'è tempo, molto tempo, magari mai, va bene?
Ora vi farò la domanda che invece mi preme di più: secondo voi, le Gru, come diamine appiono? Cioè le trasportano? C'è una gru primaria che crea le gru nei vari cantieri? Le costruiscono al momento? Davvero io non lo so. E' da un sacco che me lo chiedo, e Piero Angela non fa documentari utili al riguardo.
Vabbeh, dopo questa domanda esistenziale vi lascio al capitolo mie caramelline.


Un bacio, Lily**
   
 
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