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Autore: Svazzi    14/06/2015    1 recensioni
[...]"Buongiorno signor Smith" dissi aprendo la porta e notando che effettivamente avevo davanti il vecchio signore, mi squadrò da capo a piedi prima di allungare lo sguardo dietro di me e guardare Harry che lo salutò con un gesto della mano sorridendo sornione "Signorina Austin, un po’ di contegno!" mi ammonì scandalizzato "Sono in casa mia, anzi le dispiace fare in fretta? Io e Harry stavamo per entrare nella doccia quindi avremmo un po’ di fretta" l’anziano mi fulminò con lo sguardo prima di scuotere la testa e bofonchiare qualcosa
"Oggi vengono a trovarmi dei parenti, gradirei che il volume della vostra musica e i ragazzi in casa vostra siano tenuti a bada" disse sprezzante, risi di gusto "Stia tranquillo, il rave party l’abbiamo organizzato per domani, ora se non le dispiace ho un bel ragazzo in casa mia che mi sta aspettando, buona giornata e mi saluti i parenti"[...]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma


Guardare Harry caricare le valige in macchina era una scena decisamente eccitante, a petto nudo, mentre solleva pesi sotto il sole caldo di aprile. Probabilmente stavo anche sbavando e, probabilmente, avrei anche dovuto aiutarlo; ma era così eccitante stare a guardare che non avevo la minima intenzione di muovermi.
«Ti rendi conto che questo sembra l’inizio di un film porno? Tu che te ne stai appoggiata al muro a mangiare un ghiacciolo mentre mi guardi? Per di più con delle adorabili treccine, oh Emma, se vuoi fare un filmino hard non hai che da chiedere» disse avvicinandosi e prendendomi per un fianco, mi sorrise e si abbasso a prendere un pezzo di ghiacciolo «Nessuno ti ha dato il permesso di ciucciare il mio ghiacciolo, ed è una cosa abbastanza schifosa, adesso mangerò la tua saliva » dissi con una faccia schifata «Punto primo, la mia saliva non credo ti faccia poi così schifo; punto secondo, posso ciucciare tutto ciò che voglio» rispose malizioso sorridendomi.
Possibile che fosse così eccitante? Fortunatamente eravamo in strada, altrimenti gli sarei saltata addosso senza troppi complimenti «Ok, ora sembra davvero un film porno; a proposito, che diamine c’entrano le trecce?» la sua mano era ancora sul mio fianco, la strinse leggermente e si avvicinò al mio orecchio, mi lasciò un bacio appena sotto il lobo prima di sussurrare «Sono eccitanti e Dio solo sa quanto vorrei fare l’amore con te in questo momento, sei fortunata che siamo in strada» sentii all’improvviso le gambe molli e le guance calde, sicuramente ero diventata rossa come un peperone; lo allontanai da me velocemente prima che perdessi qualsiasi facoltà mentale mentre lui ridacchiava divertito. Lo fulminai con lo sguardo e gli lanciai la maglietta «Vestiti e partiamo, razza di idiota, il viaggio è lungo e ricordati che si raccoglie ciò che si semina; preparati a guidare con il tuo amichetto nei pantaloni felice» lo minacciai, anche se di minaccioso nelle mie parole c’era veramente poco «Vuoi rischiare le nostre vite provocandomi mentre guido? Pessima scelta Emma» alzai le spalle e mi avviai verso la macchina ignorandolo.

Durante il viaggio Harry sembrava teso, non sapevo se lo fosse perché aspettava che io cominciassi a stuzzicarlo o se lo fosse perché ci stavamo avvicinando a Cape May.
Non mi aveva detto cosa volesse farmi vedere, né perché ogni volta che nominavamo quel posto improvvisamente diventasse nervoso.
La musica ci teneva compagnia mentre attraversavamo New York e ci avvicinavamo verso il New Jersey; avevo cercato di pensare a cosa potesse renderlo così nervoso, cosa avesse portato Harry ad odiare tanto il suo patrigno, ma non ero arrivata a nessuna conclusione.
«Posso cambiare canzone?» chiesi spezzando il silenzio che si era creato tra di noi, lui annuì senza distogliere lo sguardo dalla strada «Harry, è tutto ok?» chiesi preoccupata girandomi verso di lui  «Si, è solo che … niente» disse scuotendo la testa «Cosa c’è Harry?» mi guardò per qualche secondo con il suo solito sguardo malizioso «Hai davvero intenzione di provocarmi mentre sono alla guida?» sapevo che non mi stava dicendo la verità, ma feci finta di nulla e ridacchiai «Aspetta e vedrai Styles, aspetta e vedrai» dissi allungandomi verso di lui e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Il comportamento di Harry mi stava leggermente preoccupando, sapevo che la sua mente era da tutt’altra parte in quel momento, forse provocarlo leggermente era in realtà una buona idea per distrarlo da chi sa quali pensieri.
Sorrisi a me stessa e gli poggiai una mano sulla coscia sentendolo improvvisamente teso.
Feci scorrere la mano lentamente lungo la gamba, su e giù fino ad avvicinarmi all’inguine e fermandomi lì. Si agitò leggermente sul sedile e si schiarì la gola; trattenni la mano lì per qualche minuto prima di toglierla e allungarmi a prendere qualcosa da mangiare nello zaino.
Mi morsi le labbra e tirai fuori una banana «Ti dispiace se te ne rubo una? Lo so che hai il  monopolio delle banane, ma ho molto caldo e ho davvero bisogno di potassio» lui si limitò ad annuire con la testa senza emettere alcun suono.
Sbucciai la banana e cominciai a mangiarla lentamente «Fa veramente caldo oggi, non trovi? – mi slacciai qualche bottone della camicia – Ora va molto meglio» continuai ad addentare il frutto senza ritegno mentre lui stringeva le mani sul volante.
«Ci fermiamo alla prossima area di sosta» disse tirandomi un’occhiata, sorrisi e appoggiai nuovamente la mano sul suo inguine «E perché? Mi sembra che di benzina ce ne sia abbastanza e non dobbiamo comprare nulla da mangiare, se ci fermassimo arriveremmo tardi a destinazione» mangiai l’ultimo boccone di banana sentendo Harry sempre più nervoso «Sei una persona orribile e finirai per farci ammazzare entrambi» bofonchiò tenendo le mani strette al volante e lo sguardo fisso alla strada.
Mi allontanai da lui soddisfatta e presi a guardare fuori dal finestrino «Ti rendo pan per focaccia, sei tu che mi hai provocata prima, mentre eravamo in mezzo alla strada, ora è il mio turno»
«Siamo in autostrada, ci farai uccidere se continui e non temere che appena arriveremo a destinazione ti darò ciò che ti meriti» alzai le sopracciglia «È una minaccia o una promessa?» chiesi sorridendo maliziosamente «Sei il diavolo, Emma Austin, il diavolo».

Arrivammo a casa verso le 11 del mattino, l’aria era frizzante e si riusciva a sentire il rumore delle onde da dove eravamo.
Portammo i bagagli dentro casa e, dopo esserci chiusi la porta alle spalle, Harry mi prese e mi appoggiò al muro baciandomi «Sei stata una bambina cattiva, Emma» mi disse strappandomi letteralmente la camicia di dosso «Mi piaceva quella camicia» dissi mentre mi torturava il collo «Mi dispiace, ti avevo detto che ti avrei dato quello che ti meritavi» mi prese in braccio e mi portò verso il divano dove mi fece sdraiare per poi mettersi sopra di me.
Si sfilò la maglietta e si perse un attimo a guardarmi «Sai, per quanto mi riguarda potremmo anche stare tutto il weekend chiusi in casa, nudi, a fare ciò che sappiamo fare meglio» lo presi dalla nuca e lo spinsi verso di me, lo baciai lasciandomi per un attimo trasportare dalle sensazioni che provavo ogni volta che le mie labbra si appoggiavano alle sue «Credimi, sarebbe un ottimo passatempo, ma ho voglia di abbronzarmi».
Alzò le spalle e riprese a baciarmi slacciandomi i pantaloni, sentivo la schiena appiccicarsi alla pelle del divano mentre le sue labbra si spostavano verso il seno e la pancia.
I gemiti cominciarono a riempire la stanza mentre le mie mani si muovevano sul suo corpo alla ricerca di un contatto più intimo con lui.
Passammo tutta la mattina a fare l’amore, su quel divano, senza staccarci un secondo l’uno dall’altra e mi sentivo così bene che davvero avrei potuto passare tutto il weekend chiusa in casa con lui.

Mentre Harry si faceva una doccia e io aspettavo che la pasta si cuocesse, decisi di fare un giro di ispezione per tutta la casa.
C’erano foto di Harry e Gemma da piccolini mentre giocavano sulla spiaggia, foto di Anne e del suo nuovo marito e, in qualche foto, erano presenti dei ragazzi che non avevo mai visto, tra cui una ragazza bionda che se ne stava sempre appiccicata ad Harry.
Ora che ci pensavo, Harry non mi aveva mai parlato di suoi amici che non fossero Louis, Zayn e Niall; né mi aveva mai parlato di sue eventuali ex ragazze, se non si contava il periodo in cui si portava a letto una ragazza diversa al giorno.
Mentre curiosavo tra le foto e gli album, un’immagine in particolare attirò la mia attenzione, Harry avrà avuto si e no sedici o diciassette anni e la ragazza bionda di prima era accanto a lui; erano abbracciati e lui la guardava con degli occhi talmente innamorati che mi fece male il petto a guardarli.
Chiusi l’album con violenza e lo rimisi  a posto, Harry mi aveva mai guardata in quel modo? Quella ragazza aveva qualcosa a che vedere con il nervosismo di Harry?
Ripensai alla mattinata che avevamo passato a fare l’amore sul divano e mi venne in mente la frase di Harry: «Sai, per quanto mi riguarda potremmo anche stare tutto il weekend chiusi in casa, nudi, a fare ciò che sappiamo fare meglio»; e se Harry in realtà fosse con me sole per il sesso?
Mi sembrava stupido pensarlo dopo tutto quello che avevamo passato, ma vedere quella foto con quella ragazza aveva cambiato tutte le mie prospettive.
«Emma, guarda che si sta bruciando il sugo» sussultai sentendo la sua voce, mi alzai dal divano e mi fiondai in cucina per rimediare al danno.
Lui mi seguì e si sedette a tavola «Stai bene?» mi chiese confuso, annuii e preparai due piatti da portare a tavola.

«Metti il costume, ti porto a fare un giro e poi andiamo in spiaggia» mi disse dopo aver raccolto i piatti e averli messi nel lavabo «Dove vuoi portarmi?» chiesi alzandomi, non avevo granché voglia di uscire sinceramente «A fare un giro, devo mostrarti delle cose, forza, vai a vestirti» mi baciò la fronte e si allontanò per lavare i piatti.
Mi preparai con calma, pensando a come iniziare il discorso e chiedergli chi fosse quella ragazza. Harry mi aveva detto che non era abituato ad avere qualcuna che tenesse effettivamente a lui, allora chi era quella?
«Sei pronta?» chiese spuntando in camera, annuii «Si, andiamo».
Il clima era abbastanza caldo, nonostante la brezza che soffiava leggermente, ed era piacevole passeggiare sul lungo mare. La spiaggia non era particolarmente affollata e, per lo più, era occupata da ragazzini che giocavano a pallone o in acqua.
«Harry, dove stiamo andando?» chiesi mentre passeggiavamo mano nella mano, la curiosità mi stava uccidendo «Siamo quasi arrivati».
Dopo altri cinque minuti buoni di cammino, ci fermammo davanti ad un cancello «Siamo arrivati» mi guardai intorno, non c’era nessuno.
Era un parco, un parco completamente vuoto «Mi hai portata qui per stuprarmi?» chiesi cercando di smorzare la tensione, mi fulminò con lo sguardo  prima di varcare la soglia del cancello.
Ci sedemmo su una panchina in silenzio, aspettavo solo che lui parlasse e mi spiegasse cosa ci facessimo lì.
Non apriva bocca, se ne stava zitto e immobile a guardare un punto davanti a lui «Harry, che ne dici di cominciare a spiegarmi sin dall’inizio perché questo posto ti innervosisce così?» lui sospirò e abbassò lo sguardo, prese a torturarsi le mani prima di cominciare a parlare «Amavo questo posto, da bambino non vedevo l’ora di venire qui. Avevo anche un buon rapporto con il mio patrigno sai? Lui era quello che mio padre non era riuscito ad essere, mi portava a pescare, mi dava consigli su qualsiasi cosa, mi portava al parco e, soprattutto, mi ascoltava.
«Quando avevo circa quindici anni mi sono preso una cotta, una cotta molto forte per una ragazza. Si chiamava Alice, era bellissima; certe volte mi sogno ancora i suoi occhi. Avevo chiesto a Robin una mano e, l’estate dei miei diciassette anni, avevo deciso che sarebbe stata mia. Dopo svariati sforzi, ce l’avevo fatta; era diventata la mia ragazza e io la amavo; è stata la prima ragazza che io abbia mai amato. Lei non mi amava, però, no lei aveva solo sedici anni, ma aveva già deciso che avrebbe fatto penare gli uomini; sapeva di poterlo fare, sapeva che con quegli occhi avrebbe distrutto qualsiasi uomo sulla faccia della terra. – Tirò su con il naso e gli presi una mano incitandolo ad andare avanti – Lei è stata la mia prima volta, ho cercato di rendere quel momento magico, il più magico possibile, volevo ricordarlo per il resto della mia vita ed effettivamente, lo ricordo come se fosse ieri.
«Abbiamo fatto l’amore, lei è rimasta con me per qualche minuto prima di rivestirsi, io ero così felice che mi sentivo come in una bolla; mi aveva detto che mi amava, che sarebbe stata mia per sempre e io come un cretino mi sono fidato. Il giorno dopo, felice, andai nell’ufficio di Robin per raccontargli tutto e lei era lì, seduta sulla scrivania che gli raccontava di come mi avesse fatto sentire amato, di come avesse portato via la mia verginità e di come mi avesse reso felice. L’aveva pagata, Emma, l’aveva pagata per stare con me» ero completamente senza parole, gli occhi di Harry erano rossi e le guance erano rigate dalle poche lacrime che aveva pianto.
«Harry, perché?» era tutto ciò che ero riuscita a dire «Perché sono uguale a mio padre, fisicamente, ho i suoi stessi occhi, gli stessi lineamenti. Mia madre gliel’ha detto più volte quanto io le ricordassi mio padre e quanto sperava che io non crescessi come lui. Voleva farmi del male perché rivedeva mio padre in me e aveva paura che io ferissi mia madre» gli strinsi la mano e mi appoggiai alla sua spalla «Mi dispiace, Harry» non sapevo che altro dire, non avrei mai immaginato una cosa del genere e adesso anche io odiavo profondamente Robin.
«Anche a me dispiace, non tanto per quello che è successo, mi dispiace il fatto che se ora lei si presentasse qui, davanti a me, io non so come reagirei» mi scostai da lui, ferita da quelle parole.
Lo guardai incapace di emettere alcun suono, fissò gli occhi nei miei  «L’anno dopo tornai qui, eravamo in questo parco, su questa stessa panchina e io ero intenzionato a dirle che doveva uscire dalla mia vita, che ormai avevo diciotto anni e che me ne sarei andato di casa e non sarei mai più tornato qui; ma lei mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Pensavo che mi chiedesse scusa, che mi dicesse che mi amava sul serio; invece mi guardò con quei cazzo di occhi che non dimenticherò mai e mi disse “Puoi andare dove vuoi, Harry, tanto sei mio” e aveva ragione, io non potrò mai dimenticarla».
Abbassai lo sguardo incapace di guardarlo un minuto di più; perché mi stava dicendo quelle cose? Perché mi aveva portata a Cape May?
«Ho visto la sua foto prima, stavo curiosando e ho trovato questa foto in cui c’eri tu con una ragazza bionda e la guardavi con quegli occhi così innamorati; mi sono chiesta se avessi mai guardato me in quel modo, ma ora mi rendo conto che no; probabilmente non mi hai mai guardata così».
«Harry?!» una voce lo chiamò, entrambi ci girammo e, neanche a farlo apposta, lei era lì.
Ora capivo cosa intendesse Harry, degli occhi così belli e azzurri non li avevo visti nemmeno su Niall o Louis «Alice» sussurrò lui; la bionda si girò verso di me e mi sorrise «Molto piacere, sono Alice, una vecchia amica di Harry» mi porse la mano che strinsi con un finto sorriso stampato sul volto «Emma, piacere. Vi lascio soli; vado a fare un giro» dissi alzandomi dalla panchina, Harry mi prese per il polso  «Ti prego, non lasciarmi» e, in quel momento, non sapevo se si stesse riferendo a non lasciarlo da solo con Alice o ad altro, ma non avevo la forza di rimanere lì dopo tutto quello che mi aveva detto «Ci vediamo a casa» dissi prima di allontanarmi. Diedi un ultimo sguardo indietro e vidi Alice sedersi vicino a lui, dopo di che cominciai a correre senza sapere dove stessi andando.

Corsi fino a che avevo il fiato di farlo; poi, stanca, mi sedetti sulla spiaggia ad ammirare l’orizzonte.
Quello che mi aveva detto Harry mi aveva spezzato il cuore, lui era ancora visibilmente scottato e aveva detto che non l’avrebbe mai dimenticata. Ero terrorizzata dal fatto che fossero da soli in questo preciso momento, ma avevo anche fiducia del fatto che Harry non mi avrebbe tradita.
Almeno, supponevo che non l’avrebbe mai fatto; ma se lui effettivamente fosse ancora innamorato di lei?
Tutte le mie certezze si stavano sgretolando e sentivo il cuore infrangersi in mille pezzi.
Sentii il cellulare vibrare, era un messaggio di Harry che mi chiedeva dove fossi; non avevo intenzione di rispondergli anche perché, in realtà, non sapevo nemmeno io dove fossi finita.
Cosa avrei dovuto fare adesso? Rimanere lì o prendere il primo treno per New York? Cominciai a piangere senza nemmeno accorgermene, forse Alice era per Harry quello che lui era per me.
Il cellulare vibrò di nuovo, questa volta mi stava chiamando, risposi innervosita «Cosa vuoi?» lo sentii sospirare «Dove sei? Avevi detto che ci saremmo visti a casa» mi guardai intorno, ero in mezzo al nulla, non avevo la più pallida idea di dove fossi «Non so dove sono, sono in spiaggia, Harry ci vediamo a casa, troverò un modo per tornare» stavo per chiudere la conversazione, ma lui riprese a parlare «Guarda il cielo, sta per mettersi a piovere, prova a darmi un punto di riferimento e ti vengo a prendere; non ti lascio da sola sotto un temporale» alzai gli occhi ed effettivamente il cielo si era coperto; la spiaggia ormai era vuota ed io ero lì da sola.
Mi guardai intorno cercando di trovare un punto di riferimento da dargli «C’è una fermata degli autobus sulla strada, vicino ad un fruttivendolo» dissi sentendo arrivare le prime gocce di pioggia «D’accordo, sto arrivando».

Era passato un quarto d’ora da quando Harry mi aveva chiamata e ormai ero fradicia; proprio quando stavo per perdere le speranze sentii urlare dietro di me «Sei impazzita?! Perché non sei tornata a casa?» mi chiese avvicinandosi, probabilmente anche lui era stato sotto la pioggia dato che era fradicio quanto me «Beh, non avrei mai voluto rovinarti i piani con l’amore della tua vita! Magari volevi portarla a casa» dissi arrabbiata stringendo i pugni  «Te ne sei andata! Se solo mi avessi lasciato finire di parlare …» lo interruppi «Cosa, Harry? Mi avresti detto che mi hai portata qui per farmela conoscere e farmi vedere che io non avrò mai quello che ha lei? Che non sarò mai importante quanto lei? E cosa vi siete detti eh? Avete parlato o avete passato tutto il tempo con le bocche incollate?» le lacrime si erano confuse con la pioggia che cadeva incessante su di noi, un tuono mi fece sobbalzare mentre il volto di Harry restava impassibile.
«Se fossi rimasta, Emma, ti avrei detto che sì, lei è stato il mio primo amore; che non me la sarei mai dimenticata e che forse provo ancora qualcosa per quella stronza; ma ti avrei anche detto che ora ci sei tu e che amo te, punto»
«Hai detto che se si fosse presentata non sapevi come avresti reagito, tu provi ancora qualcosa per lei» si passò una mano tra i capelli bagnati «So quello che ho detto, ma lei si è presentata effettivamente davanti a me e quando te ne sei andata io … io ho avuto troppa paura di perderti, lei non fa più parte di me; è acqua passata» scossi la testa «Conosci la teoria dello Yin e dello Yang?» mi guardò per qualche secondo confuso  «No» rispose, in attesa di una spiegazione, mi sistemai una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio prima di riprendere a parlare «È un’antica teoria cinese, non starò a spiegarti tutta la storia; ti basti sapere che lo Yin e lo Yang si creano a vicenda, possono essere distinti ma non separabili. Dipendono l’uno dall’altro, si controllano a vicenda: se lo Yin è in eccesso, lo Yang sarà carente e viceversa. Si trasformano l’uno nell’altro.
«Per i cinesi lo Yin rappresenta la mente femminile, intuitiva e complessa, la parte nera; lo Yang è l’intelletto maschile lucido e razionale, la parte bianca. Noi siamo come lo Yin e lo Yang, dipendiamo l’uno dall’altra, siamo la parte nera e la parte bianca; solo che non riusciamo a controllarci, non riusciamo a stare in equilibrio. Ce n’è sempre uno in eccesso e un altro in carenza e io mi chiedo se riusciremo mai a stare in equilibrio» dissi singhiozzando; lui si avvicinò e  mi prese una mano «Noi siamo in equilibrio, Emma; prima mi hai chiesto se ti ho mai guardata in quel modo, nel modo in cui guardavo Alice in quella foto e sì, ti guardo in quel modo, tutti i giorni e tutte le notti. Facevo fatica a fidarmi di te e di quello che mi dicevi perché avevo paura che la storia si ripetesse, ma la verità è che ti amo e che nulla potrà cambiarlo» appoggiò la fronte alla mia mentre io continuavo a piangere.
Tremavo per il freddo e singhiozzavo, dovevo essere orribile da guardare «Baciami» dissi con la voce tremante, non era una richiesta, era un ordine; avevo bisogno delle sue labbra, avevo bisogno di sapere che tutto quello che mi aveva detto era reale e, nel momento in cui le sue labbra bagnate si posarono sulle mie, ne ebbi la conferma.
Eravamo in equilibrio, ci amavamo, con o senza Alice in mezzo; nulla avrebbe potuto cambiarlo.

 

Eccomi qui, con questo capitolo abbastanza chilometrico, che è un misto tra l’erotico, il fluff e l’angst… Non sono pienamente soddisfatta di come è venuto fuori, ma non mi fa nemmeno troppo schifo!
Spero che a voi piaccia e che mi perdoniate per i miei continui ritardi!
Vi anticipo che, purtroppo, non manca moltissimo alla fine; non dirò i capitoli che mancano perché so che una certa persona non lo vuole sapere, ma sappiate che manca poco!

Come sempre le recensioni sono benvenute e, per qualsiasi cosa, vi lascio i miei contatti

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

   
 
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