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Autore: Shark Attack    10/01/2009    3 recensioni
Il finale della visione di Alice anticipò solamente di mezzo secondo la realtà. Il rumore dello stridere delle gomme nella sterzata improbabile di Tyler si mescolò con quello di carrozzerie che si schiantano tra loro e con un gemito.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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Per mia sorella, controllare quotidianamente e più volte al giorno il mio futuro era diventato ormai una routine. Quasi non ci faceva più caso.
Quella mattina ero ancora indeciso se andare o meno a scuola, se vedere o no quello splendido viso che mi stava facendo dannare da giorni, accompagnato da un silenzio insopportabile e al tempo stesso affascinante.
Ero deciso ad andare a scuola, più che altro perchè sapevo che avrei continuato a pensare a lei e ai suoi misteri anche se non l'avessi rivista.
Alice si avvicinò incerta, con una nuova visione pronta per me. Immediatamente si proiettò nella mia mente.
Vidi me stesso mischiato a qualche strana ombra che non riuscivo a identificare, una forma confusa e imprecisa. E poi improvvisamente, la mia pelle stava brillando nella luminosa luce di una piccola radura aperta. Era un posto che conoscevo.
C'era una figura con me nella radura, ma di nuovo era indistinta, non abbastanza chiara da riconoscerla. L'immagine tremò e scomparve mentre un milione di piccole scelte risistemava di nuovo il futuro.
«Non ho afferrato molto,» dissi mentre la sua visione scuriva.
Neanch'io. Alice era turbata quanto me. Il tuo futuro si è mosso così tanto che non sono riuscita a mantenere nulla. Credo piuttosto...
Si fermò, e si lanciò in una vasta collezione di altre recenti visioni di me. Erano tutte le stesse, sfocate e vaghe.
«Penso che qualcosa stia cambiando, comunque,» disse ad alta voce. «La tua vita sembra essere ad un incrocio.»
Le sorrisi di sbieco. «Ti sei resa conto che hai fatto il verso di una falsa zingara di carnevale, vero?»
Mi mostrò la sua piccola lingua.
«Oggi è tutto a posto comunque?» chiesi, la mia voce improvvisamente apprensiva.
«Non ti vedo uccidere nessuno,» mi rassicurò.
«Grazie Alice.»
«Vai a vestirti. Non dirò nulla, lascerò che sia tu a dirlo agli altri quando sarai pronto.» Tra le sue ultime visioni c'era anche quella della mia possibile decisione di andarmene un'altra volta.
Si alzò e si diresse di sotto verso le scale, le sue spalle leggermente curve. Mi mancherai. Davvero.
Sì, anche lei mi sarebbe mancata.
Il viaggio verso scuola fu silenzioso. Jasper poteva capire che Alice fosse infelice per qualcosa, ma sapeva che se ne avesse voluto parlare lo avrebbe già fatto.
Emmett e Rosalie erano incuranti, avevano un altro dei loro momenti, si fissavano negli occhi senza pensieri, era piuttosto disgustoso guardarli da fuori. Eravamo tutti abbastanza consapevoli di quanto fossero disperatamente innamorati. O forse ero un po' seccato perché ero l'unico ad essere solo. Alcuni giorni erano più difficili degli altri da vivere con le tre coppie di perfetti innamorati. Questo era uno di quelli. Forse sarebbero stati più felici senza me intorno, di malumore e bellicoso come il vecchietto che dovevo essere ora.
Ovviamente, la prima cosa che avrei fatto quando avessimo raggiunto la scuola sarebbe stato cercare la ragazza. Solo per prepararmi di nuovo.
Giusto.
Era imbarazzante come il mio mondo sembrasse essere privo di qualsiasi cosa tranne lei, la mia intera esistenza si focalizzava sulla ragazza, piuttosto che su me stesso.
Era abbastanza facile da capire, comunque; dopo novant'anni di stesse core ogni giorno e ogni notte, un cambiamento diventava punto di interesse.
Non era ancora arrivata, ma potevo sentire il fragoroso suono del motore del suo pick up in lontananza. Mi appoggiai contro il lato della macchina per aspettare.
Alice restò con me, mentre gli altri andarono diretti a lezione. Erano annoiati dalla mia fissazione, per loro era incomprensibile come un'umana potesse mantenere il mio interesse così a lungo, non importava quanto deliziosa profumasse.
Bella guidava piano, i suoi occhi intenti sulla strada e le sue mani strette sul volante. Sembrava ansiosa. Impiegai un secondo a immaginare per cosa potesse esserlo, per rendermi conto che oggi ogni umano indossava la stessa espressione oggi. Ah, la strada era scivolosa per il ghiaccio, e stavano tutti cercando di guidare con attenzione. Potevo vedere come prendesse seriamente quel rischio.
Sembrava in linea con quel poco che avevo imparato del suo carattere. Aggiunsi questo alla mia piccola lista: era una persona seria e responsabile.
Non parcheggiò molto lontano da me, ma non mi aveva ancora visto stare qui a fissarla. Pensai a cosa avrebbe fatto quando lo avesse notato, sarebbe arrossita e poi allontanata?
Quello fu il mio primo pensiero. Ma forse mi avrebbe fissato di rimando. Forse sarebbe venuta a parlare con me.
Presi un respiro profondo, riempiendo fiduciosamente i miei polmoni, in caso. Uscì dal pick up con attenzione, testando il terreno scivoloso prima di spingere il suo peso. Non alzò lo sguardo, e mi sentii frustrato. Forse se andassi a parlarle... No, sarebbe stato sbagliato. Invece di girarsi verso scuola, andò verso il retro del pick up, rannicchiandosi dal lato del cofano in modo buffo, non avendo fiducia dei suoi piedi. Mi fece sorridere, e sentii gli occhi di Alice sul mio viso. Non ascoltai i suoi pensieri, mi stavo troppo divertendo a guardare la ragazza controllare le catene da neve. In realtà sembrava in pericolo di cadere, per il modo in cui i suoi piedi scivolavano. Nessuno stava avendo problemi, aveva parcheggiato nella parte peggiore di ghiaccio?
Si fermò lì, osservando giù con una strana espressione sul suo viso. Era.. tenera? Come se qualcosa a proposito delle catene la stesse...emozionando?
Di nuovo, la curiosità mi ferì come la sete. Era come se dovevo sapere cosa stava pensando, come se nient'altro importasse.
Sarei andato a parlare con lei. Sembrava che avesse bisogno di una mano, almeno fino a che si trovava sul pavimento scivoloso. Certo, non potevo offrirgliela, no?
Esitai, lacerato. Avversa com'era alla neve, difficilmente avrebbe gradito il tocco della mia mano bianca e gelida. Avrei dovuto indossare guanti...
«NO!» annaspò forte Alice.
All'istante, le analizzai i pensieri, indovinando fin dall'inizio che avrei fatto una scelta infelice e mi vide fare qualcosa di imperdonabile. Ma non aveva niente a che fare con me.
Tyler Crowley aveva scelto di correre nel parcheggio ad una velocità sconsiderata. La sua scelta lo avrebbe mandato a scivolare contro il terreno di ghiaccio...
La visione arrivò solo un secondo prima della realtà. Il furgone di Tyler curvò all'angolo mentre stavo ancora guardando la conclusione che aveva spinto quell'orrendo rantolo attraverso le labbra di Alice.
No, questa visione non aveva niente a che fare con me, e tuttavia aveva completamente tutto a che fare con me, perché il furgone di Tyler, le gomme stavano colpendo il ghiaccio nel peggior modo possibile, stava ruotando attraverso il parcheggio e per colpire la ragazza che era diventata indesiderata nel mio mondo.
Anche senza la previsione di Alice sarebbe stato abbastanza semplice leggere la traiettoria del veicolo, fuori dal controllo di Tyler.
La ragazza, esattamente nel posto sbagliato in piedi sul retro del suo pick up, alzò lo sguardo, sorpresa dal rumore delle stridenti catene. Guardò dritto verso i miei occhi terrorizzati, e poi si girò a guardare la morte che si avvicinava.
Non lei! Le parole gridarono nella mia testa come se appartenessero a qualcun altro.
Ancora bloccato nei pensieri di Alice, vidi la visione cambiare improvvisamente, ma non avevo il tempo di vedere il risultato. Mi lanciai attraverso il parcheggio, cercando di frappormi tra il furgone che slittava e la ragazza pietrificata. Nessun occhio umano avrebbe potuto seguire il mio volo, e nessuno fece in tempo ad accorgersi che mi stavo muovendo. Nessuno, tranne quello di Emmett e, subito dopo, di Jasper.
Non feci in tempo a sentire i loro pensieri né m'importavano, ma dovetti concentrarmici quando le loro braccia mi si pararono davanti, bloccandomi nel mio slancio verso Bella.
Tutto avvenne in una frazione di secondo, il furgone stava ancora scivolando sulla strada ghiacciata e gli occhi della ragazza che stava per essere investita erano ancora spalancati per il terrore.
«Lasciatemi subito!» ruggii dal profondo del petto, così velocemente che probabilmente neanche i miei fratelli riuscirono a sentirmi.
Il furgoncino si avvicinava sempre di più. Li strattonai.
«Non è una di noi» sibilava Emmett.
«Ci esporrai tutti!», Jasper aveva un tono più affaticato per lo sforzo.
Lottavo con tutte le mie forze, cercando di liberarmi sbattendo i miei fratelli contro le auto attorno a noi, ma si erano impuntati con i piedi a terra e non riuscivo a muovermi senza distruggere mezzo parcheggio.
Esposizione.
Era tra le cose più importanti per la nostra famiglia e quelli della nostra specie in generale. Forse la cosa più importante. Rosalie non voleva assolutamente trasferirsi ancora, come anche Esme e qualcun altro della famiglia. Ogni volta che c'era un problema con la nostra identità preparavamo le valigie e partivamo, di punto in bianco.
Forse anche questa volta sarebbe stato il caso..
Continuavo a fissare impotente la corsa del furgone fuori controllo, cercando disperatamente ancora una volta di leggere i pensieri di Bella, oggetto della mia ossessione, escludendo quelli di tutti gli altri.
Il finale della visione di Alice anticipò solamente di mezzo secondo la realtà.
Il rumore dello stridere delle gomme nella sterzata improbabile di Tyler si mescolò con quello di carrozzerie che si schiantano tra loro e con un gemito.
Impercettibile.
Soppresso sul nascere.
In un istante le voci di tutti gli spettatori tornarono a esistere, come i loro pensieri tornarono a confluire nella mia mente.
...che impatto! ...chissà cos'è successo.. sarà ancora viva? Oh mio Dio!
Non le bloccai. Non ne avevo le forze.
Fissavo quei due veicoli accartocciati l'uno sull'altro e non riuscivo a connettere.
Poi c'era il ricordo di quel suono.
La voce di Bella, senza dubbio.
Cercavo di connettere le due cose - tre, considerando anche il suo sguardo terrorizzato di poco prima – ma senza apparenti risultati.
Sentivo ancora le mani di Jasper sul mio petto. Quelle di Emmett erano scivolate via già da un paio di secondi, al momento dello schianto.
Mi resi lentamente conto che ero più avanti di dove mi avevano bloccato inizialmente. Non riuscivo a capire.
Perchè?
Il ghiaccio, le catene del pick up, la velocità.. fattori che si erano susseguiti molto velocemente anche per me.
Perchè è successo? Perchè lei?
Jasper mi lasciò ed entrambi si allontanarono, tornando accanto alla mia Volvo. Nessuno dei miei quattro fratelli osava pensare qualcosa. Continuavo a fissare i veicoli, cercando di respingere l'immagine di Bella fra essi.
Vai, sussurrò o pensò Alice. Non ci pensai su due volte e mi avvicinai al furgoncino. La brezza gelida mi perforava i polmoni ad ogni passo e l'ansia l'accompagnava, fedele compagna. Più mi avvicinavo ai veicoli e più il gelo dell'aria si mescolava con un altro odore, molto,molto più caldo.
E delizioso.
E pericoloso.
Poggiai una mano sul pick up e inspirai a lungo, riprendendo coscienza del tempo. Da quando mi ero gettato per salvare Bella dovevano essere passati quattro, al massimo cinque secondi.
Il profumo del suo sangue era fortissimo. Dovevo resistere come non avevo mai fatto prima. Non ero sicuro di essere pronto per scoprire la salute della ragazza, di avvicinarmi alla sua pelle, di sentire i suoi spasmi e respiri affannati, di vedere e assaporare il suo sangue mentre mi fissava ancora terrorizzata..
Spostai il furgoncino ma lo sforzo che richiedeva – minimo per me, ma assolutamente impensabile per ogni essere umano – mi fece cambiare idea e aggirare il pick up con un balzo per infilarmi nello spazio che lo separava dalla macchina di fronte.
I miei occhi furono attratti come una calamita da una chiazza scura di diverse tonalità. Non vedevo il suo viso, ma sapevo per certo che quella era la sua testa e che quella chiazza era sangue. Molto sangue, misto ai suoi capelli.
Scivolava placido lungo l'asfalto ghiacciato, ignaro di quanto pericolo portava con sé.
Il pericolo da cui era appena uscito.
Il pericolo che comportava a scorrere dalla sua padrona così vicino a me.
Bloccai le mie vie respiratorie e mi feci avanti. Non poter leggere nel pensiero di Bella mi costringeva a dover controllare di persona le sue condizioni, almeno quelle primarie.
Era viva?
Se fosse stato chiunque altro, chiunque i cui pensieri erano sempre alla mia mercè, non avrei avuto bisogno neanche di una frazione di secondo per poter rispondere negativamente. Tremavo al pensiero che quel silenzio potesse essere causato da qualcos'altro che non fosse la sua solita anomalia.
Le mie dita sfiorarono la sua fronte e il calore del sangue mi colpì come una palla di cannone lungo tutto il corpo. La gola mi si fece subito secca, il tremore insopportabile, la voglia di morderla – nessuno di sarebbe accorto che era morta per mano mia e non per l'incidente – o anche solo di leccarle una goccia di quel nettare infuocato..
Tossì.
Il suo corpo venne completamente pervaso da una serie di spasmi di dolore.
Improvvisamente non me la sentivo più di abusare in quel modo della sua debolezza.
Delle nostre debolezze.
Non ero riuscito a salvarla dall'impatto, non avrei peggiorato la situazione. Sentii in lontananza il suono delle ambulanze appena partite dal deposito. Tra meno di un minuto sarebbero arrivate.
Non potevo aspettare.
Richiamai alla mente qualsiasi frammento di conoscenza di pronto soccorso ed incidenti che ho studiato nel corso della mia esistenza e, forte delle mie due lauree in medicina, iniziai ad aiutarla.
Nonostante il profumo del suo sangue mi chiamasse così a gran voce, poggiai due dita sul suo collo, sulla carotide, per sentire il battito del suo cuore.
Non avrei mai potuto essere più in pericolo di così.
Il suo collo era bollente e il sangue scorreva lentamente, in una maniera innaturale che per me era veramente attraente e sensuale.. bevimi, diceva, sono tutto tuo..
Il lievissimo battito del suo cuore mi risollevò immensamente e fece scattare indietro le mie dita. Era viva, questo importava.
Stavo per andarmene quando vidi le sue gambe imprigionate sotto la lamiera deformata del pick up. Rapidamente immaginai quali mosse avrebbero fatto i soccorritori per separare i due veicoli e capii che nessuna le avrebbe salvato gli arti, o almeno non lo avrebbe fatto abbastanza in fretta perchè potesse ancora utilizzarle.
Ci sarebbe voluto troppo tempo, e lei non ne aveva così tanto a disposizione.
Con la coda dell'occhio continuavo a vedere il sangue che colava imperterrito lungo l'asfalto. Troppo, e troppo in fretta.
Le ambulanze erano ormai nel parcheggio della scuola, stavano entrando in fretta e furia. Ma non era abbastanza. Dovevo agire.
Mi sporsi sopra la ragazza, facendo ben attenzione a non guardarla ne toccarla, e infilai un braccio tra le due carrozzerie, picchiettando rapidamente con le dita per separarle con precisione senza ferire ulteriormente le gambe imprigionate.
Un secondo dopo sentii un gemito, a metà strada tra il sollievo e il dolore, molto diverso da quello sentito durante l'impatto. Le gambe scivolarono a terra inanimate e un altro tremito percorse la ragazza.
Mi sfilai da quella posizione per non farmi trovare dai soccorritori ma venni bloccato da due occhi color cioccolato.
Uno sguardo intenso su un viso complessivamente rilassato, considerando la situazione. Non poteva far parte del suo non voler essere un martire.
Non stava soffrendo?
O il dolore era così acuto che non lo sentiva più?
Mi spostai dalla traiettoria dello sguardo. Non volevo che mi vedesse, né che la vedessi io.
«Edward...»
Una piuma che tocca il suolo avrebbe fatto più rumore. Mi voltai istintivamente verso quella voce, magnifica voce che che suonava armonicamente quelle sei lettere. Una nuova avidità mi pervase: ripetilo, dillo ancora. Non l'avevo ancora mai sentita fare il mio nome e volevo che non smettesse mai. Mi estasiava il modo in cui mi chiamava, così particolare, così unico...
Bella tornò ad essere muta ed immobile. Per un millesimo di secondo avevo sperato che il suo sguardo mi seguisse, o che la sua voce mi chiamasse ancora.
Il battito del suo cuore iniziò a tornare completamente inudibile per le mie orecchie finissime.
M'irrigidii.
Allungai ancora due dita verso il collo ma il rumore di passi e portiere e barelle e voci – e pensieri – mi distrasse e mi allontanai senza aver avuto la conferma che volevo.
Con un balzo fui molto lontano dal parcheggio, lungo la strada principale, in un punto dal quale avrei potuto osservare da lontano senza essere scorto da occhio umano.
Senza sapere se Bella fosse ancora viva. Soffrendo in silenzio, dietro una maschera di marmo.
Perchè lei?





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Dopo mesi di completa inattività come scrittrice, dopo aver letto un pochi giorni la saga di Twilight e dopo, ovviamente, essermene innamorata completamente, eccomi qui con una nuova storia, ispirata dal manoscritto inedito “Midnight Sun” della Meyer... tratto dal testo “originale” (non so quanto la traduzione italiana pescata in internet rifletta l'originalità del lavoro dell'autrice) c'è solo la prima parte, un po' rimodificata per farla combaciare con le mie idee. Serviva più che altro da introduzione.
Premetto che non scrivo da secoli e che è la prima ff di Twilight, soprattutto perchè, dopo aver finito i libri, mi ero semplicemente crogiolata nel ricordo della storia e non volevo alterarla con mie oscenità originali! Perchè mi sono messa a scrivere?
Perchè l'idea che mi è venuta in mente mi piaceva molto. Spero soltanto due cose:
1)che riesca a portarla felicemente a termine senza abbandonarla a metà;
2)che mi venga fuori la bell'ideuzza che ho in mente;
3)che vi piacciaaa!! XDD

Alla prossima, mi aspetto molti commenti, suggerimenti e impressioni di ogni genere!
Ciao!
Shark Attack


   
 
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