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Autore: JLBanana    14/06/2015    4 recensioni
Prima che altri pensieri strani invadessero la sua mente stanca, Kyungsoo contò fino a tre prima di sollevare celermente quello straccio e scoprire che si trattava di un piccolo bambino.
Ma non uno qualsiasi, aveva qualcosa di strano: un paio di orecchie da lupacchiotto, grandi quasi quanto il doppio del capo e una coda abbastanza folta e abbandonata tra le piccole gambe.
Era un ibrido.
[ambientato in una realtà alternativa]
|| #KaiSoo ||
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi aspetto grandi cose da lei, signor Do!”, gli aveva detto a fine riunione il direttore del suo reparto a lavoro, circa una settimana prima. E cosa poteva fare se non accontentare chi davvero credeva nelle sue potenzialità di artista? Certo, non si trattava di un Leonardo Da Vinci, ma Do Kyungsoo in un modo o nell’altro riusciva sempre a soddisfare se non addirittura a superare le aspettative dei suoi colleghi architetti.
E tra l’altro, questo non poteva che giovare anche a lui stesso, in quanto a fine mese sarebbe stato profumatamente pagato.
E anche la sera dell’ultimo giorno della settimana era sempre lì, chino sul tavolo da disegno a progettare una struttura di non si capiva quale altro strano palazzo.
Più che altro sembra un canile”, pensò tra sé.
Era solito ascoltare con finto interesse ciò che riguardava il fine di qualsiasi progetto gli capitasse sottomano, a lui importava semplicemente disegnare, schematizzare, rimbambire un po’ su quelle che dovevano essere le fondamenta. E si sa che con Lee Sooman a capo dell'azienda non c’era altro da fare se non che sgobbare e darsi da fare a costo di rimetterci la salute.  E quella di Kyungsoo si poteva dire al 30% rovinata per via delle intere notti passate a lume di un abat-jour sulla scrivania da disegno, intento a finire ciò che aveva iniziato e che non poteva assolutamente interrompere.
Quella sera tuttavia la stanchezza era troppa, a mala pena riusciva a tenere in mano la matita. Viveva da solo in un piccolo appartamento a piano terra, per cui l’unica cosa che poteva destarlo di tanto in tanto erano le sirene del corpo di vigilanza o gli schiamazzi del pubblico di uno show a caso trasmesso in tv. Non aveva mai preso sul serio quell’aggeggio, più che altro lo utilizzava quando il silenzio di faceva fin troppo fitto in casa, durante i pomeriggi.
Un improvviso tuono fece tremare i vetri delle finestre della camera, destando Kyungsoo dal dormiveglia in cui era piombato. Si guardò intorno preoccupato, realizzando solo dopo che il rumore cupo arrivava dall’esterno e non era nulla di pesante caduta da chissà quale mobile in casa sua.  Spesse gocce di pioggia una ad una iniziarono a infrangersi sui vetri, picchiettando dapprima con calma e poi sempre con più insistenza. I grandi occhi a palla di Kyungsoo scrutavano quelle che a lui tanto ricordavano le sputacchie della sua vecchia insegnate di inglese quando si trattava di fare lunghi monologhi educativi ai suoi studenti. Si arrabbiava spesso come anche spesso Kyungsoo aveva pensato di portarsi un ombrello per non essere docciato da quella pioggia proveniente dalla bocca della vecchia megera.
Si alzò dallo sgabello, notando con piacere che nonostante avesse mantenuto una posizione scomoda con le gambe non c’era presenza del solito formicolio fastidioso; fissò un’ultima volta quelle fastidiose gocce e prima che un lampo comparisse velocemente lontano in cielo, tirò le tende e coprì i vetri.
Diede un’occhiata intorno nel bel mezzo della solita stiracchiata per sgranchire un po’ i muscoli della schiena: per essere così impegnato non c’era traccia di fogli sparsi sul pavimento o matite e penne lasciate a caso sui mobili o tra i libri. E di questo non poteva che esserne felice, almeno le pulizie non sarebbero state così impegnative.
Un improvviso bussare lo fece sussultare e subito gli occhi grandi sfrecciarono in direzione dell’ingresso.
Chi mai rompe a quest’ora?” pensò, aggrottando la fronte e armandosi di un corposo volume 7 dell’enciclopedia sulla storia dell’arte primitiva. Quel volume non gli era mai piaciuto, in particolare.
Se sono di nuovo quei bambini giuro che-...”
La mente di Kyungsoo smise di parlare quando, aperta la porta invece dei bambini che correvano lontano dal suo campanello, si trovò dinanzi una cesta.
-Oh...- mormorò, fissando l’oggetto con ancora il braccio che manteneva saldamente il volume 7 sospeso per aria.
Una cesta. Alle 23.32. Durante una tempesta. Sotto casa sua.
Gli sembrava di essere capitato in qualche stupido film alla Oliver Twist. Era sempre più tentato di chiudere la porta e fare finta di nulla, non c’era nessuno per strada, non lo avrebbero visto. Eppure non voleva saperne di smettere di fissare quella cesta, la curiosità era troppa.
“Ma che diamine! Non ho tempo di pensare a me stesso quasi, figuriamoci di un bambino!”
Gridò internamente a se stesso di far qualcosa, prima che fosse troppo tardi. Addirittura pensò di spostare la cesta di fronte a un’altra porta, ma poi pensandoci i suoi vicini avevano fin troppi bambini rompiscatole e regalargliene un altro sarebbe stato l’equivalente di un suicido per Kyungsoo. Aveva bisogno di concentrazione per lavorare.
Un sonoro sbuffo e uno schiocco di lingua sul palato prima di posare quell’arma che era il volume dell’enciclopedia sul mobiletto contiguo all’ingresso. Si assicurò che davvero il proprietario della cesta avesse rinunciato a tenere ciò che gli apparteneva guardandosi intorno, ma dal momento che la strada bagnata dalla pioggia non mostrava segni di vita, prese quella specie di contenitore e si chiuse la porta alle spalle. Diversamente da come immaginava mentre trasportava l’aggeggio in salotto, non era così pesante. Sedutosi sul pavimento, si sfregò le mani pregando che sotto la coperta grigia non ci fosse qualcosa di gradevole. E dato che non aveva avvertito alcun movimento, due erano le possibilità: la prima, il bambino si era addormentato o forse era addirittura morto a causa della coperta troppo spessa che gli impediva di respirare; la seconda, in realtà lì sotto c’era qualcosa di non vivente e non paragonabile a un cadavere.
Prima che altri pensieri strani invadessero la sua mente stanca, Kyungsoo contò fino a tre prima di sollevare celermente quello straccio e scoprire che si trattava di un piccolo bambino.
Ma non uno qualsiasi, aveva qualcosa di strano: un paio di orecchie da lupacchiotto, grandi quasi quanto il doppio del capo e una coda abbastanza folta e abbandonata tra le piccole gambe.
Era un ibrido.
-Oh, santa madre!...- sospirò tra sé, fissando con stupore e un pizzico di panico il contenuto della cesta.
Un altro tuono, più potente e cupo del primo, faceva da sottofondo alla (quasi) terribile situazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
SALVE!
Se state leggendo questa storia, state anche leggendo la mia mente quando la noia è troppa ;-; Più che altro, si tratta di un esperimento: non so se continuerò la storia, tutto dipende dal pubblico. Questo prologo non è nulla in confronto a ciò che ho intenzione di fare *hehehe :B * MA ripeto: è una prova, un esperimento.
Detto ciò mi dileguo, sperando di aver alimentato un po’ di curiosità in voi cari lettori :3
 
-JLBanana
  
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