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Autore: harroldz    14/06/2015    3 recensioni
“Senti, io non ti voglio come sorella e tu non mi vuoi come fratello.”
Alzo gli occhi al cielo. “Minchia, che intuito Harry.”
“Zitta e ascolta”, mi ammonisce. “Ho un'idea.”
“Spara.”
“Facciamoli separare.”
Cosa? Come? “Ma...”
“Facciamo in modo che mia madre e tuo padre si lascino. E noi non dovremmo più vederci. Mai più.”
A quelle parole tutti i miei dubbi svaniscono improvvisamente. Davvero non avrò più un fratello fastidioso come un riccio in culo? Davvero non dovrò più sopportare i nostri litigi e le cazzate infinite che escono dalla sua bocca? Davvero non dovrò più vedere Harry Styles? “Ci sto.”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. “We are falling!”




Avete presente il film Colpa delle stelle, la parte in cui la tizia viaggia in aereo con il tizio con Boom Clap in sottofondo, destinazione Amsterdam, mentre fanno i piccioncini e si dicono cose smielate e diabetiche?
Ecco, ora immaginate che l'aereo sia diretto nel culo dell'Inghilterra, la musica di sottofondo sia Gagnam Style e la tizia sia io mentre il tizio mio padre, che dice cose tutt'altro che dolci.
'Signore e signori, è il comandante che vi parla. Siamo incappati in un sistema di notevole turbolenza. Vi preghiamo di restare seduti e di allacciare le cinture di sicurezza. Saliremo a una maggiore altitudine onde evitare il fronte.'
“L'apocalisse! No, moriremo tutti!”
Dovete sapere che il mio adoratissimo paparino ha paura degli aerei.
E no, non è quel tipo di paura che prendi un calmante e dormi per tutto il viaggio. A lui quelli non fanno effetto.
“Signore, si calmi. Non è nulla.”
L'hostess, una venticinquenne bionda e slanciata – bella da far schifo – si è piazzata nel corridoio accanto al sedile di mio padre quando ha sentito il suo primo urlo (“Stiamo precipitando!”, mentre l'aereo decollava) e non si è più mossa di lì, nel vano tentativo di zittirlo.
Si calmi un cazzo! Sono troppo giovane per morire, ho solo cinquantaquattro anni!”
“Lei non morirà”, assicura l'hostess evidentemente spazientita.
E mancano altre due ore di viaggio.
Sospiro e porto lo sguardo sul mio libro, prima di notare qualcosa.
“Papà?”
“Sì, figliola? Se per caso vuoi farmi un discorso strappalacrime su quanto mi hai voluto bene prima di morire, fa' pure.”
Non batto ciglio. “Hai un insetto sul braccio.”
Lui mi fissa in silenzio per un momento. “Ah.”
Prima che abbia il tempo di capire le sue intenzioni, lui mi strappa il libro dalle mani e lo sbatte violentemente contro il suo braccio.
“Ahia”, borbotta.
L'insetto è volato via poco prima che papà potesse colpirlo. “Merda.”
Mio padre prova nuovamente ad ucciderlo e dopo un paio di tentativi ci riesce.
“Fatto, tieni.” Mi porge il libro.
L'insetto è spiaccicato malamente sul naso della ragazza sorridente raffigurata sulla copertina.
Scuoto la testa disgustata. “Puoi tenerlo.”
Mi piaceva quel libro. Parlava d'amore. Una tipa incontra un tipo e insieme fanno cose vietate ai minori, si mettono insieme, poi litigano e si lasciano un centinaio di volte e alla fine fanno pace, si sposano e vanno a vivere nella classica villetta con la staccionata bianca e fanno tanti mini-tipi che accudiscono amorevolmente.
Davvero, io amo le storie d'amore. Mi ricordano tanto il mio ragazzo. Noi due abbiamo una storia tormentata e passionale, tutti – oggetti inanimati compresi – tentano in ogni modo di separarci, ma il nostro amore è più forte e nonostante tutto noi restiamo insieme, facciamo l'amore giorno e notte e... no, scherzavo, leggo romanzi rosa e guardo commedie sdolcinate e romantiche tanto per autocommiserarmi.
“Sai, stavo pensando...” La voce di mio padre irrompe nei miei pensieri... e grazie a Dio.
Lo guardo e noto che sta fissando schifato l'insetto sul mio libro.
“Perfetto.” Lo liquido con un gesto.
Non ho intenzione di sorbirmi i suoi deliri. Voi non avete idea della piega che possono prendere.
Una volta dovetti ascoltarlo per due ore consecutive mentre parlava della vita e della riproduzione dei millepiedi. Aveva visto un documentario e sentiva di dover condividere con me tutte le informazioni che aveva appreso.
“Per quale ragione Dio ha creato degli animali così inutili?” Indica l'insetto.
Noto che l'hostess sta ascoltando apparentemente interessata. In effetti ha una faccia da stupida, quindi è pure giustificata.
Papà non attende risposta e continua. “Pensaci: le volpi limitano il numero di conigli, i gatti limitano il numero di topi, i leoni limitano il numero di gazzelle. E in tutto questo gli insetti non c'entrano un cazzo.”
Di tutta la prima parte non ho capito una sega, ma una cosa la so: “Ho voglia di gelato”.


Mio padre emette numerosi versi di sforzo, mentre tira giù le nostre valigie dal rullo bagagli.
“Mi scusi, sono in ritardo”, si lamenta un tizio dietro di noi.
In effetti è da una decina di minuti che papà tira giù valigie mentre la fila alle sue spalle cresce a dismisura. Ma sapete, ci stiamo trasferendo, è normale avere un certo numero di valigie, no?
“Posso prendere la mia valigia per cortesia?” L'uomo di poco fa.
Che minchia.
Mi volto e lo incenerisco con lo sguardo. “No”, ringhio.
Lui spalanca gli occhi sconvolto dalla mia risposta e tace.
Papà impiega un altro paio di minuti a prendere i bagagli, poi finalmente possiamo andarcene da lì.
Usciamo dall'areoporto e ci mettiamo alla ricerca di un taxi libero.
“Papà, che minchia, non ce la faccio più!”, mi lamento.
Tanto per rendere l'idea, oltre al corpo indolenzito per il lungo viaggio, mi ritrovo a vagare senza meta in una città che non conosco mentre trascino due trolley e porto in spalla altrettanti borsoni, lo stesso mio padre.
E considerate che abbiamo portato solo i vestiti e pochi effetti personali – le foto di mia nonna paterna e la collezione di tappi di sughero di papà.
Sì, ho davvero un padre che colleziona tappi di sughero, non chiedete.
“Ecco!”, esulta mio padre come se avesse appena visto qualcosa di assolutamente meraviglioso. Tipo una pizza gigante con su scritto 'gratis'.
Volgo lo sguardo verso la sua direzione e mi accorgo che è solo un taxi.
“Ah”, dico atona.
Ci avviciniamo.
“Mi scusi?” Mio padre tenta di attirare l'attenzione dell'autista che è intento a canticchiare una canzone che proviene dalla radio del taxi e rimbomba in tutta l'auto.
Niente.
“Senta, avremmo bisogno di un passaggio”, ritenta papà.
Ancora nessuna risposta.
“Signore?” Quasi urla per sopraffare la musica alta, ma niente.
“Due palle”, borbotto prima di stringere con una mano la spalla dell'autista scuotendolo violentemente.
Abbassa il volume – probabilmente di un paio di tacche, perché non c'è quasi differenza – e si volta a guardarmi impaurito.
“Senta, dobbiamo andare a-” Mi interrompo e guardo mio padre. “Dove minchia dobbiamo andare?”
“Eastgate Road.”
“Esatto, Earlmate Road. Ci serve un passaggio.” Non attendo risposta e carico le mie valigie nel baule dell'auto, facendo cenno a mio padre di fare lo stesso.
Una volta terminato, entriamo in auto e l'autista parte.
Esce dal parcheggio con manovre che non hanno nulla da criticare, ma quando entriamo in strada sembra aver dimenticato tutte le lezioni di guida che dovrebbe aver preso. La strada è perfettamente asfaltata, ma noi continuiamo a saltare dai sedili nonostante le cinture siano allacciate.
“Ahia, cazzo”, borbotto quando durante l'ennesimo sbandamento dell'autista sbatto troppo forte il culo sul sedile.
Guardo l'autista e noto che è perfettamente immobile durante tutte le manovre violente dell'auto. Deve aver preso l'abitudine alla sua guida.
“Ma come minchia l'ha avuta la patente lei?”, sbotto.
Poi mi tiro mentalmente una pacca in fronte per la colossale stronzata che ho detto. Come posso credere che questo sessantenne birromane abbia la patente?
“Oh, ho frequentato un corso di guida”, dichiara lui riuscendo a sorprendermi. “E alla quinta volta che mi sono presentato mi hanno dato la patente. Il mio insegnante non voleva più vedermi.”
Non lo biasimo.
“È qui”, dice mio padre indicando una villa enorme, almeno il triplo della casa in cui abitavamo prima.
L'autista ferma l'auto e sono più che felice di scappare da quel manicomio mobile. Tiriamo giù le valigie dal baule in fretta e furia e ci precipitiamo all'ingresso. Papà suona il citofono e non capisco il perché.
“Perché hai citofonato se è casa nostra?” Enfatizzo sull'ultima parola.
Lui sembra a disagio e temporeggia guardandosi intorno. “Prometti che non ti arrabbierai.”
“Ma cosa?”
Prometti.”
Alzo gli occhi al cielo. “Prometto.”
“Ricordi quando ti ho detto che ci saremmo trasferiti per lavoro?”
Annuisco non capendo.
“Be', non era esattamente la verità”, confessa con un fil di voce.
“E qual è la verità?” Perché ho così paura della risposta?
“Ma c'entra comunque con il lavoro, eh!”
“Parla.”
Rilascia un lungo sospiro. “Be', hai presente il viaggio a Holmes Chapel di due mesi fa?”
Fa tanti di quei viaggi che non ne ricordo praticamente nessuno, ma fingo che non sia così e annuisco.
“Ecco, io...”
Lascia la frase in sospeso e immagino che tocchi a me chiedere. “Tu cosa?”
'Chi è?' Una voce femminile proviene dal citofono.
“... ho conosciuto una donna”, dice tutto d'un fiato.
Rimango di sasso.
Questa è decisamente l'ultima cosa che mi sarei aspettata di sentire.
Mio padre? Una donna? Ma chicosadovequandoperché?
'Chi è?' ripete la voce al citofono e improvvisamente credo di capire.
“Papà?” Volgo lo sguardo su di lui, sul citofono e poi ancora su mio padre.
“È lei”, conferma.
“E... e noi... noi... oddio... andiamo a vivere da... lei?”
No, no, no, no, no, no, no, no.
“Sì.”
'Chi è?'
“John e Brit”, si decide a rispondere papà.
'Oh, fantastico! Harry sarà contentissimo di vedervi!'
Sento un borbottio di sottofondo e... aspetta.
“E ora chi cazzo è Harry?” Pronuncio il suo nome come se fosse velenoso.
Papà mi guarda come se avesse paura della mia reazione. “Tuo... fratello.”




 
yeeeeeeeeeep.
Vi prego, perdonatemi se ho cancellato “Blemish”. *si mette in ginocchio e prega con le mani unite*
No, okay, ricominciamo.
Ciao gente! c:
Eccomi con una nuova storia per rimediare alla cancellazione dell'altra... e anche perché mi girava per la testa da un po'.
Intanto vi dico che come avrete visto dal banner (fatto da me, applausi prego) Brit è Amanda Seyfried e poi passiamo al capitolo. Non dico che fa cagare perché spetta a voi(?) okay no. Siate clementi, vi prego.
COMUNQUE
la storia avrà trentacinque capitoli credo – vi dirò meglio quando avrò finito la scaletta. Ah, e spero che vi siate godute questo capitolo perché non penso che tutti saranno così lunghi, anche se ci proverò.
Detto questo me ne vado all'istante perché domani iniziano gli esami e... AIUTO.

TWITTER – @_harroldz
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“Davvero tuo padre colleziona tappi di sughero?”

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