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Autore: Medy    15/06/2015    3 recensioni
"Well, I’ve got thick skin and an elastic heart, But your blade it might be too sharp I’m like a rubber band until you pull too hard, I may snap and I move fast But you won’t see me fall apart Cause I’ve got an elastic heart"
Quanto può sopportare un cuore? Quanto può attendere, senza disgregarsi del tutto? Quanto l'amore può essere abbastanza per tener legate due persone?
Dopo gli amori complicati, improbabili e attesi di "Vacanze Romane", ritorno nuovamente con una nuova fan fiction dove questa volta è la New Generation la protagonista di tutto. Nuovi amori, nuove amicizie, nuovi dolori e tormenti e forse nuovi lieti fine!
Spero che non rimarrete delusi!!
Medy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Luna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Elastic Hearth

 
IV°Chapter
See you again
 

 
 
 
La festa della sera prima aveva lasciato un alone di ilarità sui partecipanti, che ancora ne parlavano con gli occhi che luminavano gioiosi. Quella sera aveva permesso a chi non era mai stato in grado di farsi avanti e strappare un appuntamento o nel rafforzare la convinzione che quegli anni erano fatti per il divertimento, e fin quando fossero rimasti tra quelle mura, potevano goderselo senza alcun problema che potesse tediare le proprie menti. Il Dakota’s day era stato l’evento di iniziazione per quel nuovo anno e molti erano convinti che ne sarebbero seguiti molti altri, altrettanto belli, altrettanto eccitanti. Alle orecchie dei professori era giunta qualche informazione ma Silente- fin quando avrebbe avuto la situazione sotto controllo, con alcun incidente irrecuperabile- era lieto di regalare ai propri studenti momenti in cui il cervello veniva spento completamente per lasciar spazio solo alla spensieratezza della loro età.
Quella mattina, di metà Settembre, era sorta con un leggero vento, freddo ma non glaciale che paralizzava i tendini: Segno che l’autunno era entrato prepotentemente in quelle giornate e che avrebbe prestato spazio a giornate più cupe e tediose, ma con la speranza di qualche filo di sole che potesse riscaldarle.
Dakota, nonostante la notte precedente era ritornata in sala Comune più tardi del solito, si era alzata alla solita ora e indossati i pantaloni aderenti da corsa e la felpa di tre taglie più grandi di lei, si era immersa nella nebbia di prima mattina che circondava il paesaggio dove era situata la vecchia scuola. Aveva legato i capelli nella solita coda  e aveva abbandonato gli abiti che la sera precedente l’avevano resa irriconoscibile agli occhi di chi la vedeva nelle solite vesti di Dakota Malfoy. Adorava correre con il silenzio che le faceva da compagnia, con il cinguettare degli uccelli che si svegliavano sempre dopo di lei. Correre l’aiutava a scaricare la tensione, la tristezza, il senso di rabbia che la sera precedente aveva trascinato con lei nel letto per ritrovarselo incollato addosso quella mattina stessa. La festa non aveva creato frastuono nella sua vita, si era divertita fin quando Noah Potter non aveva varcato la soglia della sala Comune dei Serpeverde e aveva osato trattarla come una qualunque, come una di quelle che Dakota aveva sempre odiato. Aveva cercato di riallacciare quel rapporto terminato tempo prima, ingannandola e lasciando che l’alcol parlasse per lui. E Dakota sentiva solo un senso di disgusto nel ricordare come l’aveva guardata e come aveva osato sfiorarle i capelli, senza preoccuparsi della reazione suscitata in lei, con quel gesto. Aveva fatto il giro della scuola ancora una volta, perdendo del tutto il conto di quanto tempo stesse facendo sempre lo stesso percorso. Il sole- coperto dalle nuvole- si era levato e la tranquillità della mattina stava lasciando il posto al caos dei risvegli del castello. Guardò l’orologio di cuoio che portava al polso, quello regalatogli da sua madre in nessuna occasione, e notò che in poco tempo erano arrivate le otto; la colazione l’attendeva come quella giornata appena iniziata. Rallentò la corsa, recuperando il fiato perso, godendosi l’odore dell’erba umida e del rumore del lago. Stiracchiò i muscoli, allungando la spina dorsale, e fece scricchiolare il collo. Aveva scaricato una buon parte di rabbia.
“Malfoy!” Noah Potter la raggiunse, anche egli appena tornato dalla solita corsa di primo mattino. Aveva il fiatone e i capelli scuri aderivano alla fronte perlata dal sudore dello sforzo. Ogni giorno Dakota faceva un percorso diverso da quello prestabilito insieme al suo secondo anno, quando anche lei era riuscita ad entrare nella squadra di Quidditch della sua casa. Percorso mutato con la rottura del loro rapporto.
“Potter” Non era felice di averlo incontrato e il tono fu un chiaro segno. Rimase impassibile dalla sua presenza ma la rabbia della sera precedente la invase di nuovo e le sue gambe chiesero di correre ancora. Partì spedita, ignorando lo stomaco che brontolava e l’acido lattico che faceva bruciare le gambe. Noah partì con lei affiancandola.
“Volevo chiederti scusa per ieri. Mi sono comportato da idiota” Aveva il fiatone ma stava impiegando tutte le sue forze per tenerle il passo. Dakota sembrava agguerrita nel seminarlo e iniziò a correre come una furia.
“ Tu sei sempre un idiota, non hai fatto nulla di diverso” Il petto bruciava per la troppa corsa e il fiatone era pesante. Iniziava a farsi sentire la stanchezza, ma Dakota non demordeva e correva frenetica come se volesse lasciarsi alle spalle Noah Potter che la riprendeva nonostante stesse cercando di seminarlo.
“La vuoi smettere di aggredirmi in questo modo? Ieri sono venuto in pace e anche adesso. Smettiamola” Era diventata stancante quella situazione e Noah non riusciva più a reggere né le lamentele di Alyson né l’aggressività di Dakota. Voleva ritrovare un po’ di calma, ma entrambe le ragazze sembravano non volergliela dare a nessun costo.
“Io non sto facendo nulla. Per cui tu smettila di starmi addosso” L’affiancava e Dakota si sentiva soffocare. Gli diede una spinta con una spalla ma Noah non si mosse e continuava ad affiancarla.
“Io non ti capisco Dakota! Cosa cavolo ti prende da un paio di anni? Deposita queste armi che è una guerra insensata la tua” Dakota lo fulminò con lo sguardo e nuovamente lo spintonò con forza.
“ Ma la smetti?” Noah rispose anche lui con uno spintone e Dakota rincassò il colpo. Tutta la rabbia le passava per le spalle scaraventandosi su Noah che rispondeva con la stessa caparbietà e quella corsa divenne uno spintonarsi a vicenda con rabbia e inconsapevolezza di tale rabbia.
Non voleva che rimanesse nelle vicinanze, non voleva che Noah rimanesse li a correrle accanto e disturbare la sua tanto ricercata calma. Doveva andare via e nonostante Dakota lo mostrava apertamente lui continuava ad affiancarla nella corsa.
“Vai via Potter! Non so perché mi stai incollata al culo in questo modo! Corri dalla tua Alyson, sta ancora piagnucolando?” Lo spintonò ancora e sentì la debolezza nelle gambe, debolezza che la rallentò.
“La devi smettere di accanirti in questo modo su Alyson. La dovete smettere entrambe” Noah diede la spinta finale. Ci mise troppa forza e le gambe di Dakota avevano già iniziato a protestare. Si sentì abbandonare completamente dalla sua forza e istintivamente si aggrappò all’unica persona che si trovava nelle sue vicinanze. Noah si ritrovò a rotolare, attento a non fare del male  Dakota che non lasciò la presa. Fu tutto molto confusionale, le immagini del paesaggio divennero quasi sfocate e il terreno entrò nelle narici e nei capelli. Noah sentì il corpo di Dakota sotto di lui e cercò di farla cadere su di sé. La caduta fu attenuata e Dakota si ritrovò con Noah che le stringeva le spalle e cercava con il corpo nel tenersi lontano da lei, come temendo di poterle far del male. La terra le pizzicava la nuca e Noah era estremamente vicino.
“Ti sei fatta male?” La caduta era stata semplice, con nessun rischio di frattura, ma Noah scrutò il corpo di Dakota alla ricerca di qualche ferita, come se si aspettasse di ritrovarne una quasi mortale. Dakota sentì una morsa allo stomaco nel notare quanto fosse realmente preoccupato ma non riuscì a rassicurarlo, scosse solo il capo.
“Sei un’imbranata, Malfoy! E sei incomprensibile…” Un leggero vento autunnale scosse la scena. I capelli di Dakota, quelli scappati dalla presa del codino, scivolarono sul suo viso e Noah sentì brividi salirgli lungo la spina dorsale. Sentiva il petto della Corvonero alzarsi e abbassarsi frenetico: i polmoni stavano cercando di recuperare il fiato perso e Noah sentì un senso di attrazione, quasi incontrollabile, da parte del suo sguardo che lo guardava con vacuità. Poteva notare, da quella vicinanza, il piccolo naso di Dakota e le labbra leggermente gonfie. Aveva quasi dimenticato i dettagli del suo viso e istintivamente- come la sera precedente- le carezzò il volto, suscitando in lei la medesima reazione. Dakota Malfoy sfoderò la forza irruente dettata dalla rabbia e prendendolo a schiaffi lo scaraventò via.
“Togliti di dosso, Potter!” Si mise in piedi, con il cuore che la tradiva. Voleva piangere, ancora. Mostrare quanto quella vicinanze e quei gesti la rendessero debole, la spogliassero completamente di quella maschera che con tanta fatica si era costruita. Noah le strappava via ogni tipo di controllo; era sempre stato cosi, e lui non lo aveva mai capito. Con quanta cura, Dakota, aveva custodito i suoi occhi lucidi e la sua voglia di ritornare a parlare con lui. Con quanta cura lo avevano fatto per lei, Kyron e Drake che avevano protetto quel segreto con altrettanta attenzione.
“Dakota MALEDIZIONE! Cos’è cambiato?” Noah si mise in piedi con la stessa rabbia, con l’impazienza di chi aveva lasciato troppo spesso che i dubbi e le parole restassero bloccati tra le labbra.
“Eravamo amici, Dakota! Eri mia amica, lo sei stato per tanto tempo e non ho mai trovato nulla di sbagliato nella nostra amicizia! Adesso mi odi, mi odi cosi tanto da perseguitarmi. Sono due anni che il tuo odio mi perseguita!”  Noah aveva perso la pazienza. Quell’amicizia speciale, fatta di sfida, di continui battibecchi era mutata nell’odio che distruggeva qualunque cosa. Dakota aveva deciso di perseguitarlo riversandogli addosso tutta la sua rabbia nata improvvisamente. Non riusciva a capire, non era riuscito a capire perché da un giorno all’altro Dakota aveva mutato la sua espressione, i suoi modi, le sue attenzioni verso di lui. Da un giorno all’altro Dakota era mutata in ciò che era adesso. Dura, rigida, impenetrabile e incomprensibile. Cos’era cambiato, Noah non riusciva a comprendere. Cos’era cambiato alla Dakota fastidiosa, che non lo lasciava nemmeno un secondo in pace, che era sempre lì a ricordargli che anche lei C’ERA, senza l’utilizzo di frecciatine, occhiate austere, odio manifestato con tutti i mezzi necessari.
“Perché sei diventato un idiota! ECCO PERCHé! E si, ti odio. Adesso lasciami stare” Dakota fece per voltarsi ma Noah la frenò prendendola per un polso, volendo una risposta che non fosse vaga e sputata senza senso.
“Non è una risposta! DIMMI COS’è SUCCESSO” Noah voleva capire, e non avrebbe lasciato la presa fin quando Dakota non avrebbe parlato.
“Lasciami immediatamente Potter! O ti faccio saltare in aria!” Provò a sfilare via, ma le mani di Noah stringevano con troppa forza. Dakota sentiva solo il cuore martellargli il petto con tale forza da farle male. Sentiva gli occhi pizzicare di quelle lacrime di rabbia e paura: paura di essere spogliata di ogni forza. Cercò di sfilare via dalla sua presa, ma le mani di Noah erano lì che la trattenevano con l’unica intenzione di capire e i suoi occhi glielo urlavano.
“NO! DAKOTA! SPIEGAMI PERCHé MI ODI COSI TANTO, PERCHé ODI ALYSON COSI TANTO! VOGLIO SAPERLO” Noah non aveva mai urlato in quel modo, ma ormai aveva perso la calma, aveva perso la pazienza, il ripetersi sempre “non importa”. Aveva ignorato troppo a lungo quel cambiamento, ma adesso tutto sembrava aver preso aspetti peggiori, una guerra che avrebbe portato Alyson e Dakota solo a distruggersi. Avrebbero rovinato ogni cosa, pur di prevalere sull’altra e la festa di ieri sera era stata la prima prova di quella guerra che stava mettendo radici.
 
“Se la tua unica preoccupazione è che io possa rovinare la tranquillità della tua adorata Alyson , tranquillo! Non avrò più tempo da perdere né con te e né con lei! ADESSO LASCIAMI” Lo spintonò nuovamente con tutta la forza che riuscì a gettare fuori e finalmente fu libera dalla morsa soffocante di Noah che si ritrovò barcollante a dover lasciar perdere. Non voleva parlargli, non voleva chiarire il perché dell’odio, dell’allontanamento cosi radicale. Noah dovette lasciare che Dakota scappasse via verso il castello e sperare di non ritrovarsi in un ennesimo guaio che avrebbe reso le sue giornate insostenibili.
 
 
**
 
 
Mya entrò a testa alta in Sala Grande e nonostante lo sguardo di Kyron premesse insistentemente contro di lei si ripromise di non abbassare la guardia e regalargli la minima attenzione. Non meritava nulla, non aveva meritato le incontrollabili lacrime che aveva versato per il litigio, mentre Mady era lì che la sorreggeva nonostante le sue deboli braccia. Non meritava di vederla triste, non meritava i suoi occhi cupi. Kyron era stato posto nuovamente di fronte alla scelta di dirle cosa provasse per lei e Kyron era ammutolito ancora, senza degnarla di spiegazioni, senza degnarle della facoltà di smettere di sperare, di lasciarlo andare perché da sola lei non era in grado. Camminò lungo la Sala Grande con testa alta e la mano di Maddy che si stringeva nella sua, a comunicarle che lei c’era, che quella mano non l’avrebbe lasciata scivolare. Con sorpresa anche sua, Mya riuscì a volgere lo sguardo verso il tavolo dei professori e i suoi occhi non temettero di trasmettere all’assistente di Pozioni, l’odio che provava per lei, non riuscì a controllarsi e in un attimo entrambi si ritrovarono a guardarsi con puro e logorante odio ma ciò che fece comprendere a Mya di aver perso fu il suo sorriso odiosamente dolce. Si accomodò al tavolo dei Tassorosso con il petto bruciante e la voglia di urlare.
“Mya…” La sottile voce di Maddy la richiamò con la speranza di rivedere il sorriso apparire sul suo volto, e anche se accadde, non fu il sorriso che si aspettava: era una nota amara, distorta, una nota di una canzone triste che Mya stava ascoltando da sola.
“Va tutto bene” La rassicurò lei, ma quelle parole non convinsero nessuno, nemmeno lei stessa.
Maddy abbassò il capo, ritrovandosi nella sensazione di non essere utile alla sua migliore amica. La sera precedente l’aveva vista completamente distrutta e l’unico aiuto che era stato in  grado di darle era stato un abbraccio forte, qualche carezza e il silenzio. Era rimasta zitta per permettere che la rabbia, il dolore, la paura di realizzare di aver perso Kyron, fluissero senza interruzioni. Non era stata brava a darle alcuna parola di conforto, nessun discorso in cui le avrebbe trasmesso la grinta necessaria per affrontare la situazione. Non né aveva per lei, non né avrebbe avuta nemmeno per qualcun altro. Era stata taciturna ma anche lei sentiva un dolore al petto: il dolore della consapevolezza che Drake non l’aveva riconosciuta, non aveva pensato a lei come Maddy pensava a lui, la consapevolezza che Drake sarebbe rimasto lontano anni luce e che il suo sguardo non si sarebbe mai posato su di lei. Se era accaduto la sera precedente era stato tutto merito dell’alcol.
Si strinsero le mani, consapevoli del dolore di entrambe che le teneva ancora più unite. Erano piccole e innamorate, deluse, innocentemente arrabbiate ma restavano sempre per accarezzarsi le ferite e pensare che sarebbe passato tutto.
Con Mya sarebbe passata quella sensazione di inutilità e con Maddy sarebbe passato il dolore della perdita.
 
 
 
Bree sedeva a testa bassa e le idee completamente confuse. Si era isolata dal solito gruppo semplicemente perché aveva bisogno di ascoltare i suoi pensieri, le sue incertezze che aveva tenuto in silenzio a lungo. Guardava il porridge senza alcun appetito. Lo mescolava come mescolava i suoi pensieri e i suoi
sensi di colpa. Kenny era ancora a parlarle nella sua testa, era ancora a sussurrarle le parole della sera precedente che non riusciva a scacciare via. E la sera era trascorsa con il suo viso, il suo sorriso, il profumo che le solleticava ogni parte dei sensi- ancora impregnato dentro- ben visibile, come se lui fosse stato lì. Liam era seduto con la squadra di Quidditch al tavolo dei Grifondoro e la sua voce arrivava piano in quel boato di vociferi. Riusciva a vederlo e riusciva a vedere anche il posto vuoto di Kenny che ancora doveva entrare in sala Grande, nonostante Kyron e Drake fossero seduti al solito posto.
Notava la sua assenza perché la sua presenza riusciva a fargliela notare lui. Provava fastidio quando la ignorava e quando era lì a ripeterle di voler stare con lei, riusciva a sentire brividi di pura felicità. Era semplice egoismo il suo? O qualcos’altro si nascondeva dietro la sua voglia di vederlo avvicinarsi a lei? Liam non meritava questo, non meritava di essere tradito in quel modo. Lei lo amava, lo amava davvero, ma Kenny era riuscito a invadere la sua mente cosi irruentemente che non riusciva a scacciarlo via. Scostò la scodella di Porridge da lei, con la voglia di alzarsi e andar via ma Kenny entrò in tempo, e ogni parte del suo corpo le disse di rimettersi seduta e non andare via.
Un errore che non pagò solo lei….
 
 
 
Era una semplice mattina di metà settembre e come sempre dalle finestre spalancate della sala Grande planarono una miriade di gufi e barbagianni, puntuali per la posta e per le notizie dei cari. Ma quella mattina tutti ebbero la posta, nessuno escluso. Anche chi- come Dakota- aveva fatto il suo ingresso in quell’istante si ritrovò a stringere tra le mani una rivista che fu riconosciuta da tutti. I colori vivaci che quasi accecavano la vista furono riconosciuti da tutti gli studenti, molti dei quali avevano atteso il suo “ritorno”. La rivista che aveva accompagnato tutti loro dal primo anno, che aveva lacerato amicizie, amori, aveva reso pubblico dettagli che sarebbe stato meglio nascondere, che aveva dedicato parole velenose ad ognuno di loro era ritornato, carico e pesante di notizie con la solita firma di chi non aveva un volto. Nessuno conosceva Maggie May ma aveva abbastanza nemici da motivarla a tenersi nascosta.
Il “Mogue” era stato consegnato puntuale a tutti gli studenti e con gesti sincronici ognuno di loro aprì le pagine della rivista con la curiosità che brillava nei loro occhi. Dakota fu una di loro che quasi lo strappò temendo di leggere qualcosa che riguardava lei. Anche Kenny, Kyron e Drake con lo stesso disinteresse. Mya e Maddy divisero la stessa copia come avevano sempre fatto. Bree ebbe la tentazione di ignorarlo ma aveva bisogno di spegnere ogni rumore della sua testa e lo sfogliò svogliatamente. Anche Noah- apparso alle spalle di Dakota- riuscì ad acciuffarne una copia e con lui Liam, Allyson e la miriade di studenti seduti a colazione.
E le parole che seguirono furono un terremoto per tutti.


“Buon Giorno mie cari amici. Oggi è il primo giorno d’autunno e sentiamo tutti l’aria di novità. Ho atteso troppo per far fluire la mia adorata penna ma non temete, sono ritornata carica di notizie e piccole novità che vi faranno leccare i baffi. Ovviamente non potevo non iniziare con il parlare del trambusto causato dalle feste organizzate ieri sera che hanno creato faide e fazioni che hanno decretato anche vincitori e vinti. Di cosa? Ancora non saprei dirvi, ma la festa della burbera e tanto odiata Dakota Malfoy ha attirato non solo un gran numero di persone ma anche verità scomode che io personalmente ho piacere di svelare ad ognuno di voi. La povera Alyson Balby si è ritrovata completamente sola nella sua noiosa festa da perfetta FIRST LADY quale non è. Luci, musica romantica e cavaliere non gli hanno assicurato alcun successo. Povera piccola, avrà pianto tutta la notte, soprattutto dopo che il suo adorato Noah Potter, fidanzato modello, figlio dello stimato Ministro della Magia e salvatore del Mondo Magico, partito da non lasciarsi sfuggire, l’ha completamente abbandonata per divertirsi alla festa della sua più acerrima nemica: Dakota Malfoy. La sua nemesi d’eccellenza, la nemica giurata di quasi tutta una vita. E non avrà visto il modo in cui Noah guardava Dakota. Da ammettere che ieri ha stupito tutti, finalmente ha smesso di nascondersi dietro il cumulo di capelli, l’aria perennemente arrabbiata e gli abiti che danno idea che l’assenza di un uomo per tutto quel tempo sia dato solo dalla sua preferenza per altro genere di cose. Motivo per cui ho voluto interessarmi maggiormente del perché tra le due sembra incorrere una guerra da anni ormai. Chi ha iniziato il percorso sei o sette anni fa, ricorderà benissimo come il giovane Potter e –allora adorata- Dakota fossero quasi inseparabili. Un continuo battibeccarsi con sorrisi radiosi, sfidarsi senza mai perdere il bene che li univa, e adesso invece? Sembra che i vecchi rancori familiari siano emersi e abbiano coinvolto entrambi inserendo un terzo incomodo. O forse è stato proprio quel particolare che ha portato l’attuale insopportabile Dakota ad avvelenare ogni parola e ogni gesto e attaccare la coppia felice? Sarà il cuore spezzato il motivo per cui Dakota Malfoy ha abbandonato ogni tentativo di piacere a qualcuno o altro? E Noah Potter? Ieri sembrava interessato a riallacciare i vecchi rapporti e far si che Dakota abbassasse la guardia. Forse è ritornato sui suoi passi, dato che l’adorata Alyson sta dando prova del suo verso sé: Viziata, capricciosa e petulante donnina. Attenta Belby, se continui cosi credo che Dakota non ti ruberà solo la gioia del ballo, ma ben altro.
Ovviamente il mio interesse non è caduto solo su di loro. Ieri sera c’è stato cosi tanto che questa mattina ho iniziato a scrivere e non riuscivo a fermarmi.
Restando in famiglia, ieri sera la semplice e innocente Bree Potter sembrava del tutto a suo agio tra le braccia di Kenny Montague. Come se non sapesse della cotta quasi secolare che il Serpeverde prova per lei. Potrei pensare che alla giovane Potter piace stare con due piedi in un solo stivale e che il suo “preservarsi” sia dato solo dall’indecisione a chi cedersi. Dovrà fare un qualche sorteggio o i due dovranno battersi per la tanto desiderata- da parte soprattutto di Liam Martinez- virtù che lei tiene segregata con tanta cura. Ipocrisia potrebbe essere il suo secondo nome.
E Liam? Le botte, i tentativi di rissa contro Kenny non sono bastati. Il Serpverde non demorde e lui è sicuro di voler sottostare a quello spettacolo che lacera il suo orgoglio da Grifondoro alfa? La Serpe e il Leone in una lotta alla pari, chi avrà la meglio?
Un altro particolare che ha suscitato il mio interesse riguarda il bellissimo Kyron Nott e la piccola peperina di Mya Zabini. Tutti conoscono la loro storia, la loro intramontabile amicizia, il loro senso di fratellanza e rispetto. Ma credo che ognuno di voi abbia fatto un qualche pensiero “cattivo” di fronte a quel rapporto che sembrava intaccabile e che è continuato soprattutto quest’anno. Non solo l’unica che ha notato come i due si sono completamente allontanati. Ma non temete, sono qui per dare voce ai vostri pensieri e alle vostre domande. Gli inseparabili Kyron e Mya hanno tracciato la linea da non sorpassare, la linea che li ha divisi. E ieri è stato divertente vedere come il valoroso Serpeverde ha salvato la povera Zabini dalle grinfie del famoso Dylan Mclaggen, famoso per la sua voglia di spezzare cuori. In qualunque storia un gesto del genere avrebbe fatto sciogliere i cuori di povere ragazzine in cerca dell’amore, mentre a me ha fatto sorgere solo un dubbio. Kyron e Mya siete sempre amici o c’è qualcosa – di cui Drake è completamente all’oscuro- che non volete ammettere e tenete nascosto con ammirevole talento. Chi sa cosa né penserà Drake Zabini che ieri sera ovviamente ha dato il meglio di sé. Quante di voi, sciocche ragazzine, hanno sperato di essere la fortunata di quella sera. Fortuna che ha colpito Tyra …….. lasciando molte completamente a bocca asciutta. Ma mio caro Drake, portarti a letto quasi tutta Hogwarts non fa di te un uomo. Quindi giunto a quest’ultimo anno, credo che dovresti smetterla e fare qualcosa di più sensato. La tua vita è giostrata dal sesso e tu sei cieco di fronte alle cose più importanti…come i pugnali che ti vengono conficcati alle spalle da parte di amici cari.
 
Ho scritto abbastanza per oggi, ma non perdetemi di vista anche perché io non lo farò.
Vi seguo….
M.M “
 
 
Fu una reazione concatenata non voluta. Dakota alzò lo sguardo sentendone troppi su di sé e Noah al suo fianco cercò quello di Alyson che aveva le mani tremanti e le lacrime in vista. Dakota si sentiva il petto andare quasi in pezzi, le mani tremavano e la rivista divenne pesante. Non avrebbe mai auspicato a tanto, non aveva avuto intenzione di far un male tale ad Alyson e a Noah, creare malintesi che avrebbe distrutto entrambi. Era stata messa in bella vista e con lei i suoi sentimenti e quei segreti che aveva custodito con tale gelosia da crearsi un armatura impenetrabile. Ma aveva fatto ciò per evitare che altre persone potessero essere coinvolte e non per far del male. Si voltò verso Noah strappando via il suo odio, la sua rabbia e con sguardo implorante sperò che Noah la lasciasse parlare.
“Noah, non voleva creare tale trambusto” Ma lui non l’ascoltava, guardava fisso d’avanti a sé e tremava. Si voltò senza rispondere e fu il primo a lasciare la sala. Alyson si alzò di scatto e scattò al suo inseguimento e Dakota sentì un abbandono, un vuoto all’altezza del petto che la lasciò completamente fuori da tutto.
 
Bree scattò rapida e riuscì a frenare Liam che dopo aver letto si era indirizzato verso un Kenny che senza preoccuparsi si era alzato di rimando pronto ad affrontare la furia di Liam.
“Liam stai calmo. Ci sono i professori, non rischiare una punizione” Cercava di trattenerlo ma lui si dimenava come se non si importasse di Bree. Silente si alzò pronto ad intervenire se mai ci fosse stato bisogno, ma preferiva che i suoi studenti affrontassero le questioni con il proprio intelletto. Solo in casi estremi avrebbe fatto sentire la sua autorità.
“è vero quello che dice questa stronza? Bree dimmelo” Aveva ancora il “Mogue” tra le mani e abbassò lo sguardo verso di lei con sentimenti che si scontravano in lui. Aveva voglia di spaccare la faccia a Kenny ma al contempo voleva che Bree lo rassicurasse , che gli dicesse che ogni riga fosse solo finzione, una velenosa finzione che aveva sperato in quelle reazioni. Bree aveva gli occhi immersi nella paura, nel terrore e riuscì solo a strappargli il giornale dalle mani e gettarlo a terra.
“Sono solo sciocchezze, Liam! Io amo te… guardami” Gli prese il volto tra le mani e lo volse ai suoi occhi traboccanti  di lacrime. Maggie May aveva reso pubblico al mondo il suo piccolo e intimo segreto che avrebbe preferito tenere per sé, reputandola ipocrita, mettendo a repentaglio la sua relazione. Odiava quella donna che non aveva coraggio di mostrare il suo volto, che per anni aveva solo creato trambusto. La odiava per ciò che aveva fatto a Dakota, ad Alyson e suo fratello. La odiava per quello che aveva fatto a lei, Liam e Kenny e per Mya che con la coda dell’occhio vide: guardava il “Mogue” con sguardo assente e Mady le carezzava la schiena.
“Vuole solo che noi ci mettiamo gli uni contro gli altri. Vuoi capirlo? Sono solo sciocchezze! Come può dire queste cose se non conosce nessuno di noi? Cosa ne sa lei” Lo urlava come per farsi sentire da tutti e convincere di smetterla di prendere quel giornale come se fosse un testo sacro e dogmatico.
“Bree io gli spacco la faccia a quel bastardo! Non deve avvicinarsi a te” Puntò nuovamente lo sguardo a Kenny che sorrideva ma non di gioia. Aveva sentito le parole di Bree e aveva sentito il cuore quasi spezzarsi come se poi il cuore potesse realmente spezzarsi. Ma usare quell’allegoria sembrò l’unico modo per spiegare il boato che sentì dentro di sé. Aveva sperato di sentire Bree dirgli apertamente ciò che lui – sperava- fossero i suoi sentimenti. E invece era li a far capire a tutti, compreso lui, che il suo amore era per Liam e solo per Liam.
“Andiamo via, ti prego” Bree lo prese per mano e lo tirò via con la testa bassa e i sensi di colpa che facevano a botte. Non riuscì a guardare Kenny ma sapeva che lui lo stava facendo e si sentì meschina e sentì le parole di Maggie May attaccarsi a dosso e diventare la realtà che lei tentava di non vedere. Kenny la vide allontanarsi e sentì il bisogno di correrle dietro e chiederle la verità: non la verità che mostrava ma la verità che teneva rinchiusa nel suo intimo pensiero che si vergognava di svelare. Ma la lasciò allontanarsi e lasciò che sparisse con la mano intrecciata a quella di Liam e non intorno alla sua.
 
Drake era rimasto in silenzio mentre Kyron sentiva la tensione pizzicargli il collo. Non aveva guardato Mya ma sapeva che quell’articolo aveva scosso la sua giornata, rendendola orribile. Avrebbe voluto andare da lei e rassicurarla, ma non poteva. Aveva da dare delle spiegazioni a Drake che restava in silenzio, fermentando quelle parole lette prima con forte disinteresse e poi con gli occhi spalancati e la mascella che quasi era scricchiolata per la rabbia.
“Kyron devi dirmi qualcosa?” Alzò lo sguardo- tenuto incollato fino a quel momento alla rivista- e nei suoi occhi non c’era la solita espressione. Era un Drake visto poche volte. Duro, rabbioso. Kyron si sentì un codardo. Avrebbe dovuto rovinare la loro amicizia? Dirgli di quell’estate e del male che stava facendo alla sua adorata sorella o mentire e fare del male a lui? Sentiva le responsabilità gravare come macigni, schiacciarlo, premergli il torace e impedirgli di parlare. Ma non poteva restare zitto e tenere lo sguardo colpevole ancora su di lui.
“Ieri Dylan ha tentato di abbordare Mya e mi sono sentito in dovere di proteggerla. Le voglio bene come se fosse mia sorella. E questo però ci ha fatto litigare. Perché lei vuole che noi la smettiamo di starle dietro come se fosse ancora una bambina…” Parlò rapidamente. Il suo cervello gli aveva suggerito la via più facile, mentire su tutto e mettere in mostra solo il particolare che avrebbe fatto arrabbiare meno Drake. Particolare che non fu accettato immediatamente da Drake che congiunse le mani e guardò Kyron dritto negli occhi: non voleva pensare che il suo migliore amico, suo fratello, il compagno di una vita che lo aveva affiancato in tutto, gli stesse mentendo. Non voleva sentire i suoi coltelli nella schiena. Avrebbe sopportato quelli di altri ma i suoi no.
“Devo confessarti che anche io ho notato il cambiamento nel vostro rapporto. Non sono tanto cieco. Ma ho voluto tralasciarlo, semplicemente perché ho sempre pensato che Mya avesse una piccola cotta per te. Ma voglio sapere da te, che non mi hai mai mentito, tu cosa provi per lei…” Non sapeva come avrebbe reagito se la risposta di Kyron fosse stata quella che aveva sempre sperato di non sentire. Nutriva una profonda gelosia per Mya. Temeva che lei potesse soffrire e non lo avrebbe potuto accettare. Non avrebbe retto alle lacrime di Mya, al suo dolore, a quel senso di vuoto che sapeva che avrebbe provato. Lui era l’incarnazione del dolore di ogni ragazza e per sua sorella avrebbe sempre preferito un ragazzo diverso da lui. Era consapevole dei suoi atteggiamenti meschini e senza cura, ma non aveva mai pensato a cambiare. E sapeva che Kyron era uguale a lui e sua sorella, la sua piccola Mya, non meritava delle persone come loro.
Kyron si smosse sulla sedia con incertezza e rispose velocemente per far si che Drake non destasse alcun sospetto.
“Non provo niente per lei. È mia sorella come lo sei tu e Kenny. Non provo assolutamente nulla per lei” Involontariamente spostò il suo sguardo da Drake che continuava a guardarlo con insistenza a Mya che sembrò sentire quelle parole. Forse le aveva quasi urlate involontariamente, ma la vide prendere le sue cose con sguardo basso e lasciare la sala a testa bassa con Maddison al suo fianco che le teneva la mano. Aveva sentito e il sorriso di Drake non fu un conforto. Aveva dato la risposta che Mya stava attendendo dalla sua confessione, aveva messo le carte in tavola ma non riusciva a sentirsi libero. Si sentiva meschino, nei confronti di entrambi. Si sentì tradito da sé stesso. Ma sorrise a Drake di rimando.
“Mya non merita di soffrire, lo sai. E Dylan Mclaggen si pentirà di aver posato gli occhi su di lei.” Ritornò a consumare la sua colazione ed entrambi caddero in un tombale silenzio.
 
 
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“Noah!” La voce di Alyson lo raggiunse, strozzata dalle lacrime che non era riuscita a frenare. Si voltò, il giovane Potter, e rivide la ragazza di cui si era innamorato. Fragile, semplice e innamorata. Aveva le mani che tremavano, gli occhi gonfi e l’aria indifesa.
“Cosa vuoi Ally?” Non riusciva a fare il duro, ma doveva. Era arrabbiato, arrabbiato con sé stesso, con Alyson e Dakota. Voleva urlare e smascherare Maggie May e farle rimangiare ogni riga di ciò che aveva scritto ma mai nessuno era stato in grado di capire chi lei realemente fosse.
“è vero ciò che abbiamo letto tutti? Ti sto perdendo?” Aveva paura, reale paura. Non paura di perdere contro Dakota o di perdere l’immagine che aveva creato di sé. Aveva paura di perdere Noah e vederlo andar via con qualcun'altra. Perderlo dalla sua vita e non riuscire più a recuperarlo.
“Alyson non ho voglia di parlarne” Noah fece per voltarsi ma sentì la sua presa, non forte, ma debole e incerta, chiedergli di restare.
“Ti prego, Noah. Mi dispiace! Mi dispiace per i miei modi, per le mie paranoie e per questa lotta senza senso contro Dakota. Ma ti prego….Non lasciarmi” Le parole erano completamente rotte dalle lacrime e dal dolore. Non riusciva a pensare ad altro se non il dolore che avrebbe provato se Noah l’avesse lasciata. Non riusciva a pensare ad altro che se lo avesse fatto tutto sarebbe crollato.
“Io ti amo…” Lo disse prima di scivolare in un pianto incontrollabile e chiudersi in sé, in quel piccolo corpo che divenne ancora più piccolo e fragile. Noah sentì tutte le colpe gravargli addosso. Sentì le colpe della sera precedente nell’aver trovato Dakota bellissima, di quella mattina che mentre le era caduta addosso aveva avuto l’impellente voglia di baciarla. Si sentiva un verme, un meschino e volle rimediare, prendendo Alyson tra le braccia e stringerla forte.
“Ti amo anche io, Aly. Non ti lascerò mai…. Sono solo sciocchezze” La rassicurò con sicurezza nella voce ma non nel cuore. La strinse di più, sentendo le colpe stringere lui. Alyson al suo tocco si calmò, le lacrime smisero di scivolare giù e lei ritornò a sentirsi completa, a rimettere i pezzi caduti per un piccolo frangente.
 
Dakota li aveva seguiti, sperando di mettere le cose in chiaro e ritrovarsi di fronte a quella scena la spiazzò completamente. Si sentì una sciocca nel provare quella sensazione di vuoto e gelosia quasi divoranti. Si sentì una sciocca mentre guardava loro due e si sentiva sola, abbandonata, esattamente come due anni fa. La sua durezza, la sua forza, decaddero completamente e Dakota Malfoy si ritrovò nuovamente al terzo anno, quando vedere Noah ed Alyson camminare più spesso tra i corridoi della scuola, guardarsi con occhi che scintillavano d’amore, l’avevano resa quella che era adesso. Ritornò a quando, lei Dakota Malfoy, avrebbe dato tutta se stessa a qualcuno che riusciva a guardarla solo con occhi di un amico. Con occhi di quel bambino che era cresciuto con lei. Sentì il calore delle lacrime rigarle il volto e le toccò quasi stupita. Non piangeva da anni ormai e sentì la rigidità scivolarle , a tratti, via.
Aveva perso, aveva perso molto. E avrebbe chiesto scusa ad Alyson ma solo una volta che avrebbe ricostruito sé stessa.
 
 
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L’aula di pozioni era immersa in nuvole di fumo scuro, era calda e asfissiante e gli studenti del settimo anno erano immersi in un silenzio colmo di concentrazione e voglia solo di fare di meglio. Il professore Pelois non era presente nemmeno quel giorno, troppo impegnato per faccende più importanti, troppo fiducioso della sua assistenze Ameliè Tresàl-Mauroz che passeggiava tra i banchi con occhi vigili e attenti. Le bamboline lucide scricchiolavano sul pavimento in pietra e le braccia erano conserte in una posa di superiorità che non tutti gli avevano conferito. Drake, nonostante le dispute, l’odio che li univa, restava il migliore del suo corso e –insieme a Kyron e Kenny- stava preparando la “pozione CresciBranchia” perfetta.
“Le alghe di sirena si sono essiccate alla perfezione?” Ameliè prese tra le mani una delle branchie di sirena che aveva concesso ad ogni studente affinché preparassero in anticipo gli ingredienti per la pozione delicata e complicata. Drake non alzò lo sguardo mentre versava il sangue di Serpente Marino per far sì che diventasse bluastro e si addensasse a dovere.
“Certo, Professoressa. Tre giorni esatti” Drake tritò il corallo rosa affinché diventasse polvere e lo depose in una ciotola, pronto ad essere mischiato insieme al sangue di Serpente Marino non appena si fosse essiccato.
“Che tipo di Pozione è questa, Signor Zabini” Il tono di Ameliè restava sfidante e i suoi occhi si spostarono per qualche secondo a Kyron che ricambiò, restando impassibile di fronte alla luce di desiderio che vide accendersi negli occhi chiari.
“Fa parte della categoria delle pozioni utilizzate per modificare uno stato.” Drake rispondeva diretto, sicuro di sé, soddisfatto nel ritrovarsi preparato e attento. Non aveva alcun campo su cui attaccare la professoressa che storse di poco la bocca, in una posa di rabbia.
“Gli effetti?” L’intera aula era completamente ignorata, le uniche persone a suscitare interesse erano Kyron e Drake, per motivi completamente differenti.
“Consente di poter rimanere sott’acqua e poter respirare per tre ore consecutive. Solo con un antidoto, preventivamente preparato, si possono annullare gli effetti. A differenza di altri metodi, consentono di ricreare solo delle branchie e nient’altro. Non si deve ingurgitare più di una tazza, altrimenti gli effetti possono essere pericolosi.” Drake teneva gli occhi puntati al calderone, mentre Kenny preparava gli ultimi ingredienti e li versava all’interno.
Ameliè si morse l’interno della guancia, infastidita per quelle risposte pronte e impeccabili. Strinse le mani e con fare contrario dovette accettare la piccola sconfitta.
“10 punti a Serpeverde. Continuate” Voltò le spalle al trio e si incamminò a controllare le altre pozioni che non stavano dimostrando lo stesso aspetto e quindi la stessa efficacia.
“ Ti faccio vedere io, brutta stronza” Drake bisciò tra le labbra flebili insulti che non furono uditi mentre la pozione prese forma.
“Fa solo il suo lavoro. Smettila di vedere i suoi comportamenti come un attacco contro di te” Kyron versò la pozione, con accurata precisione, nelle piccole ampolle messe a disposizione e le sigillò perfettamente. Avevano finito prima di tutti gli altri e non c’era stato un solo errore.
“ E tu smettila di difenderla solo perché vorresti entrare nelle sue mutandide di pizzo francese” Kyron sorrise sornione; Drake aveva centrato il punto del suo atteggiamento così protettivo verso l’assistente che stava facendo tremare i banchi dell’aula di pozioni. Nessuno era rimasto soddisfatto per la sua presenza: era chiaramente una tiranna e lo dimostrava con tale fierezza da attirare su di sé maggior odio da tutti gli studenti, eccetto uno.
“Solo perché non ci sei entrato tu, vedi Ameliè come una megera da evitare” fu un colpo diretto all’orgoglio di Drake che sventolava fieramente il suo status di spezza cuori e strappa muntandine. Kenny restava silenzioso, assistendo a quel battibecco che sapeva si sarebbe voltato a sfida.
“Neanche tu ci sei entrato, Nott. Resta ancora una tua fantasia” Drake incrociò le braccia al petto e scrutò l’amico con la sua solita aria sfidante, pronto a vederla raccogliere. Ameliè circolava ancora tra i banchi riprendendo alcuni studenti di Tassorosso che avevano reso la pozione un macigno bluastro e dall’odore pungente, quindi il trio Serpeverde avevano tutta la libertà di parlare senza che lei potesse detrarre i punti ottenuti.
Kyron sorrise, accettando con sicurezza, non temendo in un rifiuto da parte di Amèlie. I suoi sguardi erano stati chiari, avevano parlato per lei e inoltre dopo la faccenda di quella mattina, Kyron non poteva rifiutarsi. Avrebbe destato troppi sospetti quel suo sentirsi completamente disinteressato nel mostrare a Drake che Amèlie non aveva attirato su di sé un interesse tale da rischiare. Ma doveva farlo, così che Drake avrebbe dimenticato del tutto l’articolo di Maggie May. Etichettò le ampolle piene della pozione per poi ritornare a guardare l’amico che lo punzecchiava con lo sguardo. Avrebbe accettato, dando conto alla piccola percentuale di ritrovarsi a pulire i sotterranei in compagnia del vecchio Gazza.
“A fine lezione ti dimostrerò che non lo sarà per molto” il dado fu tratto e Drake sorrise divertito: avevano dato a quella mattina noiosa un pizzico di novità.
 
 
A fine lezione Drake, Kyron e Kenny lasciarono che l’aula si svuotasse e l’assistente di pozioni prendesse posto dietro la scrivania, per analizzare le pozioni e valutare il lavoro degli studenti. Kyron scrutava Ameliè, architettando un modo per farla cedere totalmente e far si che i pensieri-comunicati poco- potessero concretizzarsi e dare prova a Drake che l’interesse che aveva per Kyron non era stato notato solo da lui.
“Io vi aspetto fuori, non ho intenzione di restare in quest’aula ancora per molto. Puzza come un banco dei pesci” Il primo ad abbandonare l’aula fu Kenny che sentiva quell’odore disgustoso anche sugli abiti: avere odore di pesce addosso non era una sua priorità e inoltre aveva l’umore sotterrato sotto le suole delle scarpe. Quella mattina Bree Potter gli aveva sferrato un coltello in pieno petto e non riusciva a ricucire quella ferita che bruciava fastidiosamente.
“Allora, Kyron? Devo aspettare ancora per molto” Drake era sicuro che sarebbe uscito dall’aula con la sconfitta stretta in pugno e non vedeva l’ora di assistere alla scena in cui Kyron sarebbe stato cacciato con insulti.
Kyron si sistemò la borsa in spalle e si avvicinò all’assistente con andatura sicura, pronto a mettere in mostra la sua improvvisazione.
“Professoressa Ameliè, volevo chiederle qualche chiarimento per quanto riguarda la pozione” Drake soffocò una risata ma si incamminò verso la porta, per non destare maggior sospetti in Ameliè che non appena alzò lo sguardo guardò prima lui e poi Kyron che intanto l’aveva raggiunta.
“Avete fatto un lavoro eccellente. Cosa bisogna chiarire?” Posò la penna a piuma d’oca sul foglio di pergamena e irrigidì ogni tratto del volto. Stava mostrando la sua natura tiranna e non quell’interesse notato da Kyron.
Drake lesse la vittoria sul volto della professoressa e leccando la gustosa vittoria uscì di scena, chiudendo di poco la porta. Avrebbe raccontato tutto Kyron quando sarebbe stato cacciato fuori e Drake avrebbe gustato il suo volto affranto.
Kyron si sentì maggiormente a suo agio con Drake uscito fuori di scena e ammise le sue colpe, con un delicato ma efficace sorriso sornione.
“Scusa banale, lo so. In realtà volevo parlarti” Cambiò tono e anche gergo. Si rivolse a lei come ad un’amica e questo dettaglio sembrò infastidirla.
“Di cosa, signor Nott” Restava sulla difensiva: rigida e formale, non aveva alcuna intenzione di lasciare uno spiraglio di speranza aperto per Kyron.
Il serpeverde si accomodò accanto a lei, e depositò la borsa ai suoi piedi, alleggerendosi dal carico dei libri e lasciando solo il carico del rischio a tenerlo teso. Non era la solita ragazzina con la quale era solito parlare: in quel caso sarebbe bastato solo il sorriso, qualche parola simpatica e in pochi secondi se la sarebbe ritrovata appiccicata alle gambe come un mollusco. Ameliè era fiera e tenace e forse di persone che si volgevano a lei con un certo interesse ne aveva incontrate troppe, abbastanza da poter tenergli testa.
Kyron non sapeva cosa dire, riusciva a metterlo in agitazione, ma le scommesse erano state aperte e lui doveva continuare. Azzardò, azzardò molto, e lasciò che i suoi gesti parlassero. Le poggiò una mano sulla gamba, coperta dalla sottile gonna di seta. Tratteneva lo sguardo su di lei, e con la mano che scivolò sotto la gonna, fece scivolare anche lo sguardo alle labbra. Le vide tremare leggermente quando riuscì a sfiorare gli slip in merletto, e sorrise convinto della vittoria.
“Di quello successo settimane fa. Non abbiamo avuto modo di parlare” Il bacio era stato cancellato nel giro di qualche giorno, impegnato a pensare ad altro. Ma quale scusa migliore per poter restare in quell’aula e non lasciare che Ameliè lo cacciasse fuori e magari lo mandasse dal Preside per quel gesto azzardato e irrispettoso.
Ameliè sembrava tranquilla, ma le labbra, il fiato corto, la pelle d’oca intravista sul collo scoperto , la tradì e lasciò a Kyron il permesso di azzardare ancora di più. Con un dito spostò la stoffa degli slip e accarezzò la pelle liscia.
“ Non abbiamo tanto da dirci” Anche il tono utilizzato era un chiaro segnale che Ameliè stava provando esattamente ciò che prova qualsiasi donna che fosse stata toccata esattamente nei punti giusti.
Kyron sorrise, privo di parole. Aveva avuto la sua vittoria, e sapeva che Drake li stava ascoltando e vedendo. Si staccò da lei, e sottrasse la mano dalle sue zone nascoste, pronto ad andarsene. Ma Ameliè fu veloce e non lasciò che potesse opporsi. Lo fermò per un braccio e agilmente si sedette su di lui, a gambe aperte e le loro labbra si unirono in un bacio che non aveva nulla di casto. Kyron sembrò del tutto dimenticare della scommessa e lasciò al suo corpo la libertà di esprimersi come meglio volesse. Le sue mani, fameliche, scivolarono sulla schiena per poi alzare la gonna completamente e stringerle il sedere coperto da un sottile strato di stoffa. Lasciò che Ameliè gli sbottonasse la camicia, quasi strappandola e con un leggero movimento della mano, sigillò completamente la porta, lasciando Drake con la bocca spalancata e una sconfitta che avrebbe dovuto pagare.
 
 
 
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Mya aveva trascorso gran parte del pomeriggio a scappare da qualsiasi sguardo curioso, con Maddy che nella sua fragilità aveva sferrato ad ognuno di loro sguardi di disapprovazione, comunicando che qualunque cosa si albergasse nella mente e nel cuore dell’amica non era affar loro. Ma nulla era bastato; L’articolo di Maggie May aveva attirato su ognuno di loro attenzione, esattamente come aveva auspicato l’autrice, e nessuno era in grado di scrollarselo da dosso.
“Vorrei prendere quella stupida di Maggie May e dirle quanto è stupida” Si erano rifugiate sulle sponde del lago nero, con il vento che pizzicava il volto e l’odore pungente delle alghe che inondava l’aria. Un sassolino balzò più volte sulle sponde del lago e Mya sorrise, flebile, apprezzando lo sforzo di Maddi nel rassicurarla.
“Non saresti in grado di fare del male nemmeno ad una mosca. Sei innamorata di mio fratello, che è la persona più fastidiosa di questo mondo. Non sei credibile, Diggory” Maddy arrossì essendo stata smascherata ancora una volta dalla sua migliore amica e solo da lei. Nel suo articolo Maggie May non aveva citato dell’incontro tra lei e Drake, forse perché il suo occhio vigile non aveva dato abbastanza importanza a lei, che restava nell’ombra a causa della sua estrema timidezza.
Non le dispiaceva restare nell’ombra ma vedere Mya essere messa sotto torchio in quel modo la colpiva come se fosse stata lei il soggetto di quel lungo articolo che aveva solo portato dispute.
“Maggie May è in grado di farmi provare odio, e una mosca è molto più sopportabile di lei. Sono anni che tormenta ognuno di voi e non è giusto” Lo pensava davvero. Da quando ognuno di loro aveva messo piede ad Hogwarts la rivista “Mogue” era giunta puntuale per cronometrare ogni vicenda, accanendosi maggiormente sul trio Serpeverde che per molto tempo aveva attirato l’attenzione di tutti su di sé. Ma con il passar del tempo la misteriosa Maggie May aveva deciso di non dedicare le sue giornate solo a loro e puntare altrove, esattamente come quella mattina.
“Kyron sapeva da tempo quello che provo per lui, e Drake lo ha sempre sospettato. Ma non ha voluto dargli peso…. Sono solo una ragazzina per loro.”  Sospirò, sentendo le sue parole farle solo del male. Essere considerata sempre e solo una ragazzina, da proteggere, da tenere sotto una teca di cristallo affinché il suo cuore non fosse distrutto. Lei era stanca di quella protezione che non aveva mai chiesto; Voleva rischiare, voleva inciampare tante volte e ricucire le sue ferite con le sue forze.
“Sono stanca Maddy! Voglio che mio fratello riconosca che sono cresciuta e Kyron….Che vada all’inferno!” Si alzò di scatto, spaventando la povera Maddy che quasi cadde con la schiena sui sassolini della riva. Mya aveva lasciato a Drake troppo spazio nella sua vita, spazio che aveva ridotto giorno dopo giorno, portandola a negarsi anche delle più piccole gioie. Gli voleva bene,di ciò non aveva mai avuto dubbio, ma era giunto anche il momento che suo fratello la lasciasse andare. E Kyron…. Kyron era capace di farla tremare, di farle  sentire l’adrenalina, a sentire la felicità simile a quella provata quando si assaggia un dolce appena sfornato, quando dopo giorni di pioggia arriva il sole. Ma non poteva restare lì ad attendere la sua risposta; Risposta già giunta con il suo silenzio. Mya era pronta a rinventarsi e crescere.
 
 
 
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I muscoli di Dakota erano completamente tesi, aveva trascorso gran parte del giorno con la schiena piegata e la testa completamente immersa nei libri. Aveva annullato gli allenamenti, non avendo voglia di incontrare nessuno della squadra, compreso Regan che la sera precedente aveva fatto intendere qualcosa che lei avrebbe preferito non sapere e adesso il suo corpo si ribellava a lei, chiedendole di volare almeno per cinque minuti, nient’altro, ma lei continuava ad ignorarlo. Era quasi ora di pranzo, le lezioni erano state abbastanza faticose, semplicemente perché Alyson era seduta a pochi passi da lei e l’intero Team dalla sua parte non l’aveva risparmiata. Vociferare continui, occhiate feroci e risatine di scherno avevano seguito Dakota per tutto il giorno e l’unica soluzione era stata quella di rintanarsi nel buio della biblioteca e immergersi nei libri. Alyson non aveva parlato contro di lei, restava indifferente alla sua presenza, a differenza delle amiche che conducevano il gioco sporco per lei. Ma Dakota si era ripromessa che la sua rabbia, la delusione che portava avanti da tre anni e che la logorava, l’avrebbe trattenuta anche a costo di farsi del male.
Si stiracchiò per bene, sentendo scricchiolare ogni muscolo del suo corpo. Guardò fuori dalla finestra e il cielo scuro e sereno erano una meraviglia. Un ammaliante scenario che chiedeva di essere sfiorato, di essere vissuto dall’alto e non dal basso della terra. Se Dakota avesse preso la sua “Spirit 700”, un regalo del padre che fieramente gliela aveva concessa, creata appositamente per lei, non avrebbe toccato più terra.
Si alzò, ormai stanca di quell’aria chiusa e soffocante. Avrebbe trascorso la sua serata tra il vento e le nuvole, con il silenzio a farle da compagno. Se doveva decidere di nascondersi, lo avrebbe fatto nel suo luogo d’origine: il cielo. Mise tutto nella borsa distrattamente e si incamminò verso l’uscita, ma i suoi timori affiorarono di fronte a lei. Alyson si scontrò con lo sguardo stanco di Dakota e non negò l’espressione arrabbiata che aveva nascosto tutto il giorno.
“Dakota, come mai in biblioteca?” Le labbra di Alyson si assottigliarono  alla vista di Dakota: più fastidiosa di un suono stridulo.
“Studiavo” La risposta fu secca, veloce, quasi uno strappo doloroso che sperò essere abbastanza da farle comprendere che non aveva alcuna voglia di restare lì a parlare con lei; nel ricordare ciò che aveva visto quella mattina e ciò che aveva dovuto assistere per anni. Fece per andarsene, passandole accanto con la massima fretta ma Alyson le si parò avanti, con il fuoco ardente della rabbia che quasi l’avvolgeva.
“Dobbiamo parlare” Alyson partì spedita senza preamboli inutili. La testa di Dakota divenne pesante e si sentì le colpe pesarle, una ad una. Tutta la sua giornata era stata soggetta a quella colpa, con un misto di rabbia e forte delusione che non smettevano di tamburarle la testa. Si sentiva delusa da Noah, arrabbiata con Alyson e in colpa con sé stessa e con entrambi. L’articolo di Maghi May era stato devastante e Dakota non riusciva a non sentirne il peso. Poteva mostrare il peggior lato di sé, preferiva che gli altri pensassero alla sua insensibilità, alla sua strafottenza, preferiva che gli altri conoscessero di Dakota solo quella parte e nascondeva per bene, sotto cumuli di occhiatacce e severità la dolcezza che non riusciva a mostrare con chiunque e l’unica persona che aveva, per un attimo, lieve ma intento, assistita adesso aveva tirato il suo peggio. Trattenne lo sguardo glaciale, rude, impassibili. Si rese neutrale, spense ogni espressione di tristezza che i suoi lineamenti avrebbero potuto mostrare e incrociò le braccia al petto pronta ad ascoltare la sfuriata da parte di Alyson che sembrava sul punto di esplodere. Era un accumulo di odio puro, di rabbia e gelosia che attendeva solo la scintilla per scoppiare del tutto e scaricare su di lei ogni cosa. Ma non accadde; gli occhi di Alyson divennero cupi, tristi. I lineamenti si addolcirono e le sue mani si intrecciarono a quelle di Dakota in un gesto di preghiera disperata.
“L’articolo di Maghi May ha solo portato trambusto. Sono consapevole che né tu e né Noah potreste colpirmi alle spalle. So che Noah mi ama e che voi siete stati amici, e adesso non lo siete più. E sono consapevole che ci siamo comportate da bambine capricciose ieri notte” Dakota era rigida, immobile e le mani di Alyson erano fastidiose. Tentò di trattenere la voglia di sottrassi con furia e scappare via, ma rimase lì.
“Quindi, Dakota, ti chiedo una tregua. Non ho mai avuto intenzione di colpirti e sottratti Noah. Non è stato fatto con cattiveria e ti prego di non essere arrabbiata con me per le sue scelte, e nemmeno con lui, per aver seguito il cuore” Avrebbe infilzato in bocca a quell’ipocrita una manciata di inchiostro e carta così da zittirla definitivamente. Ma lasciava che Alyson continuasse a parlare con quella dolcezza pungente, con quelle parole pronte a colpire come spade.
“Non odiarmi più…Fallo per Noah” Fu abbastanza, Dakota aveva lasciato che Alyson parlasse troppo per farla sentire uno straccio. Si slacciò dalla sua presa e forzò ogni muscolo del volto per accennare un sorriso che le fece male, male al cuore.
“Hai ragione, Alyson. L’articolo è stato scritto solo per creare trambusto. Sicuramente Maggie May aveva voglia di vedere qualche zuffa. Mi dispiace averla delusa! E hai ragione, siamo state delle sciocche. Io non ho nulla né contro di te ne contro Noah; anzi, sono davvero contenta che il vostro amore è cosi forte da non lasciarsi influenzare da sciocche dicerie. Puoi star certa che non odio né te e né Noah e che da oggi in poi non accadrà nulla più che potrebbe far credere il contrario” Dakota aveva deciso di abbassare la testa e lasciare che Alyson le si poggiasse sopra. Aveva sfoderato la bandiera bianca della resa, una resa che era stata guidata dalla delusione e consapevolezza che non sarebbe cambiato mai nulla.
“Quindi possiamo definirci amiche?” Alyson divenne radiosa, ma non per l’ipotesi che Dakota avrebbe accettato la sua amicizia; divenne radiosa per quella vittoria, per aver scorto una lieve nota di dolore.
“Si, certo” Fu difficile accettare, un boccone troppo amaro da mandare giù, un dolore troppo laucinante per essere colmato o medicato. Ma accettò e sorrise nella totale finzione.
 
 
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Maddi si guardava la punta delle scarpe con aria del tutto assente. Era preoccupata, tremendamente preoccupata per Mya. Era riuscita a starle dietro fin quando i Tassorosso e i Serpeverde avevano potuto condividere la stessa aula, ma dopo di allora l’aveva persa di vista non accertandosi come stesse. Molte lezioni di Ebologia erano tenute il pomeriggio, e i Tassorosso, più di altri, dovevano trascorrere molte ore all’interro della serra in modo che molte piante, potessero essere analizzate quando il crepuscolo donava loro riposo. E quindi i suoi doveri l’avevano tenuta lontano dal sapere come stesse la sua migliore amica. E la preoccupazione l’aveva distratta, tanto che aveva quasi distrutto un vaso con una rara pianta a cui la professoressa Sprite teneva particolarmente.
Si guardava le scarpe, in attesa di vederla arrivare e poter cenare insieme e magari parlare e rassicurarla che anche per lei la giornata era finalmente finita. Era passata senza effetti collaterali.
Gli studenti si accalcavano all’entrata della Sala Grande che emanava un dolciastro e invitante profumo di cibo e lo stomaco di Maddi iniziò a brontolare, in attesa di essere riempito con qualcosa di buono.
Maddi ticchettò distrattamente il piede sulla pietra fredda, annoiata e preoccupata della tarda venuta di Mya e scorse con lo sguardo l’agglomerato di studenti che le passavano accanto senza degnarle di attenzione: Maddi ne era abituata e non le pesava essere ignorata come se fosse un fantasma. Mirtilla Malcontenta aveva molto più notorietà di lei, ma fin quando avrebbe avuto Mya, quegli sguardi estranei che la fissavano come se fosse appena arrivata ad Hogwarts, le scivolarono addosso come acqua. Si lisciò i lunghi capelli color carota e stringendo una ciocca tra i capelli si perse in quella folla di studenti, aspettando di riconoscere lo sguardo di Mya. Ne passavano tanti, tutti diversi e lei si lasciò coccolare dalla mente che iniziò a formicolare piccoli pensieri quasi impossibili: fluirono sogni ad occhi aperti che le fecero sorridere. Ricordò ciò che era accaduto la sera prima, la lieve occasione di lasciarsi notare da Drake. Quante volte aveva sognato quel momento, in mille modi, in mille occasioni. E la festa organizzata la sera precedente era stata una lieve possibilità che le era sfuggita tra le mani; ma per un attimo era stato bellissimo. Si dondolò da un piede all’altro, sorridendo tra sé e sé, sentendo gli occhi di Drake ancora addosso. Sentì le guance arrossire e quel sogno che stava completamente conducendo Maddi al di fuori da Hogwarts sembrò materializzarsi. Lo vide, da solo, con il suo meraviglioso sorriso che gli creava le dolci fossette, che assottigliava il volto che lo rendeva splendido. Aveva la divisa messa male, come al solito e la borsa quasi traboccava dal disordine e … GUARDAVA LEI. Maddi battè più volte le palpebre, credendo di dissolvere quella visione quasi irreale, ma non accadde. Drake si avvicinava e guardava lei, sorrideva a lei, finalmente l’aveva riconosciuta. Cosa le avrebbe mai detto? Aveva un sorriso che comunicava felicità di vederla, che Maddi non riusciva a decifrare. La guardava e Maddi sentì il cuore perdersi completamente in una miriade di battitti che temette di svenire. Le gambe divennero molli e non aveva idea di cosa avrebbe detto. Che cosa le avrebbe detto? E lei come doveva rispondere? Un tono pacato, dolce, poche parole o tutto? Maddi aveva un caos nella sua testa e il cuore batteva cosi forte che temette di farlo sentire all’intera scuola. Si mise sull’attenti e quando le fu vicino sorrise e alzò la mano, decidendo che lei avrebbe salutato per primo, per comunicarle la gioia e l’attesa di quel momento. Ma Drake la superò e la sua voce non la raggiunse.
“Devo aspettare ancora molto?” La voce di Tyra era infastidita e Maddi si voltò d’istinto accettando quella realtà: Drake la stringeva tra le braccia e tentava di baciarla mentre lei fingeva dissenso per quel ritardo.
“Ho avuto un problema, ma adesso sono qui” Le parlava come non avrebbe mai parlato a lei. Maddi si sentì una stupida, arrossì per la vergogna: come aveva potuto pensare che Drake potesse riconoscerla? Come aveva pensato che tutto quello era per lei? Che stupida, pensarlo anche per pochi secondi. Che stupida nello sperare ancora. Lei era invisibile agli occhi di tutti e anche ai suoi occhi.
Si voltò di scatto temendo di incrociare lo sguardo di Tyra e dover giustificare le lacrime che salirono incontrollabili. Perché doveva avere quelle speranze tanto utopiche e rimanerci male ogni volta? Perché il suo essere indifferente ad un’intera scuola non le faceva cosi male come le faceva male l’essere ignorata solo da una persona? Che stupida…
“Diggory credevi davvero che Drake potesse posare gli occhi su di te? “ Qualcuno aveva visto tutto e Maddi saltò asciugandosi frettolosamente le lacrime.
Aisha Pucey le era di fronte e sul volto aveva scherno. Aveva assistito a tutta la scena e adesso la derideva senza scrupoli. Swami Sun l’affiancava ridendo senza rimorso, senza nascondere quanto era parsa ridicola di fronte ai loro occhi. La gola di Maddi si seccò completamente e lo stomaco si contrasse per la vergogna. Non aveva alcuna parola da usare per difendersi, aveva solo quelle stupide lacrime che riemersero.
“Guardati, tesoro. Sei uno scheletro. O meglio: un fantasma e Drake ha occhi solo su chi può farlo risplendere. Se ci fossi tu accanto a lui, lo renderesti invisibile esattamente come te” Swami le si avvicinò e le sfiorò il viso, pescando una lacrima.
“Oh guarda, Aisha! Piange” Le loro risa si mischiarono e Maddi avrebbe desiderato tanto svanire come fumo. Sparire insieme alla polvere del castello e non sentire quella vergogna spogliarla completamente. Perché era tanto stupida? Sentiva il bisogno di Mya, aveva bisogno di lei. Ma le due Serpeverdi si dileguarono troppo presto e lei fu lasciata sola. Si asciugò le lacrime frettolosamente, avendo scorto Mya e Bree farsi strada insieme agli ultimi studenti. Cercò di calmarsi e nascondersi.
“Scusami tanto Maddi. Ma ho avuto un problema con la bibliotecaria; Non voleva rilasciarmi un manuale di Trasfigurazione, che stupida” Sembrava serena Mya e Maddi non le avrebbe rovinato la giornata. Sorrise, sforzandosi nel non piangere. Bree però fu attenta.
“Ehi, tesoro, tutto bene?” Le carezzò dolcemente il volto, notando che il solito candore della pelle era leggermente striato di rosso. Maddi annuì frettolosamente ma questo destò sospetti in Mya che assottigliò lo sguardo.
“Cosa è successo Maddi?” Non avrebbe parlato, non avrebbe rovinato la giornata a Mya. Sapeva che avrebbe reagito impulsivamente e che per colpa sua avrebbe litigato con suo fratello. No, non poteva farle quello, soprattutto dopo quella giornata intensa. Sorrise, strofinandosi il volto.
“Sono stanca e ho una fame da lupi! Non è accaduto niente, davvero” Strinse le mani ad entrambe e ritornò dolce nascondendo quel segreto con cura.
“Maddi se è successo qualcosa tu devi dirmelo.” Mya insisteva, perché sentiva che la sua migliore amica, la sua dolce amica, aveva qualcosa bloccato in gola che stringeva fortemente. Maddi scosse di nuovo il capo.
“Non è nulla davvero, va tutto bene” Le strinse ancora di più le mani, sperando che lasciasse perdere. Mya la guardò ancora e Bree anche, sperando di leggere qualche altro segno; ma nulla. Mya la strinse d’istinto, sperando che quel gesto le avrebbe comunicato fiducia. Ma non accadde, Maddi rimase zitta.
“Andiamo, che ho fame” Bree spezzò il silenzio sospettoso e prima di tirarle con sé si voltò d’istinto, venendo attirata da rumori di passi provenienti  alle loro spalle: Kyron e Kenny parlavano silenziosamente, passeggiando quasi. Bree sentì un leggero pizzico all’addome e Mya divenne cupa, spegnendosi completamente. Kenny alzò lo sguardo per un attimo di fronte e il modo in cui guardò Bree non portava la sua firma. Gli occhi di Kenny erano stanchi, lo si poteva notare, magari anche la sua giornata era stata stancante, tra lezioni e compiti. Ma il modo in cui la guardò avvenne con qualche luce diversa. Sembrava dispiaciuto di vederla lì e quel sorriso leggero era immerso in dolcezza amara: come quando un evento che non puoi cambiare, sul quale non hai alcun potere ti travolge e non si può fare altro che accoglierlo con l’amaro in gola. Non le dedicò alcuna teatralità solita, la sua voce non fu squillante o allegra, i suoi occhi non furono accesi da alcuna luce: Kenny salutò Bree come se di fronte a lui ci fosse una comune amica.
 Kyron alzò appena lo sguardo su Mya che voltò di scatto lo sguardo e lui ritornò a raccontare quel che aveva da dire con tanto segreto a Kenny. Bree si sentì completamente estraniata. Le solite teatralità di Kenny si erano dissolte completamente. Era serio, troppo serio. Era stato silenzioso e impassibile e Bree ebbe un leggero crollo all’altezza del petto.
 
 
 
 
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La sua “Spirit 7000” tagliava il vento e lei conduceva le danze con tale eleganza che sembravano un tutt’uno. Perfetta, leggera, forte e veloce, la sua era una delle scope migliori che un semplice studente potesse permettersi. Il padre aveva tentato in tutti i modi di introdurre una scopa professionale, ma le regole della scuola erano state chiare con il signor Malfoy: “Il quidditch ad Hogwarts è solo un passatempo per gli studenti e deve esserci una parità, il talento è una variabile che potrebbe differenziare ognuno di loro.Quindi ognuno di loro devono avere la possibilità di utilizzare scope di secondo livello, in modo che il gioco sia equilibrato e resti semplicemente un gioco”; quelle erano state le parole del vecchio Silente, che aveva trovato il suo ex studente uguale a 17 anni prima. Nulla era cambiato e quel gene caparbio era stato trasmesso con talento a Dakota che era riuscita a conquistare la squadra e anche attirare l’attenzione di qualche club di Quidditch femminile che aveva assistito “ per caso” a qualche partita. Forse un giorno anche lei avrebbe volato negli stadi illuminati, sentendo l’acclamazione dei tifosi, sentendosi viva su quell’altura dove nessun pensiero era tanto bravo da riuscir a volare fin lassù.
Sfrecciò e tagliò con la coda della scopa nuvole e vento, ma il vento freddo che si levò e le luminose stelle le fecero notare che aveva toccato il cielo per troppe ore e sicuramente era scattato il coprifuoco e lei doveva rientrare. Rimase sospesa, immobile, con le gambe penzolanti e le mani strette saldamente al manico. Il vento di settembre portava un po’ di gelo dell’inverno che era prossimo a giungere ma il paesaggio che si apriva di fronte a lei era un particolare che non poteva tralasciare. Il lago nero che si estendeva immenso, la foresta proibita buia e silenziosa, la serra, le torri in lontananza illuminate ancora. Quella brezza sul volto. Era la sua pace, la sua parte di paradiso che la strappava via da ogni inquietudine, anche sé, ricordi la sommersero violenti senza che lei potesse controllarli.
Potter non sai nemmeno cavalcare una scopa! E vorresti entrare nella squadra? Patetico!” Dakota e Noah quella notte avevano rubato delle scope, riuscendo a eludere la sorveglianza del vecchio custode grazie all’aiuto della Mappa del Malandrino ereditata da suo padre, con tanto di Mantello dell’invisibilità che aveva coperto alla perfezione i due studenti, rendendoli invisibili agli occhi di tutti.
“Stai zitta Malfoy! Che nemmeno tu sei tanto brava! Ho saputo della lezione di volo e come hai scaraventato la scopa in testa ad Alyson Balby” Erano ancora con i piedi che toccavano il terreno del campo ma entrambi erano pronti a spiccare il volo, nonostante entrambi non potevano ancora fare richiesta nel far parte della squadra. Dakota era appena giunta ad Hogwarts e il giovane Potter stava attendendo le selezioni della squadra di Quidditch dei Grifondoro.
“Non è stata mia intenzione, era avanti a me e mi è caduta dalle mani” Dakota giustificò quel suo gesto con un alzata di spalle, sorridendo malandrina. Quella ragazza piagnucolava troppo e aveva piagnucolato ancora prima di spiccare il volo.
“Basta! Vuoi aiutarmi oppure no?” Noah cambiò subito discorso, prendendo dalla tasca il piccolo boccino, il primo acciuffato da suo padre che gli era stato dato in dono per incoraggiarlo a seguire la sua strada. Aveva chiesto aiuto a Dakota affinchè lo aiutasse ad entrare nella squadra. Conosceva la storia di suo padre e come per caso, grazie ai dispetti del padre di Dakota, era entrato a far parte della squadra di Quidditch. Harry Potter adorava raccontare quella storia ai due ragazzi,soprattutto in presenza di Draco che storceva il naso ogni volta che aggiungeva i ringraziamenti per quell’intento che era stato fatto per altro, ma non aveva ottenuto i risultati auspicati.
“Al mio tre, Potter…Uno, due e tre…” Si diedero una spinta e si levarono per qualche metro. Il boccino fu liberato ed entrambi, con l’utilizzo del loro semplice talento e poca esperienza sfrecciarono lungo il campo. Dakota odiava il ruolo da Cacciatrice , ma Noah le aveva chiesto quel piacere e lei non aveva potuto dire di no, anche se per strapparle quel piacere Noah aveva dovuto inseguirla per una settimana intera. Ma aveva sempre saputo che Dakota avrebbe accettato senza indugio.
Volavano uno affianco all’altro, spalleggiandosi, spingendosi dispettosamente ma con sempre il sorriso radiante stampato sul volto. Entrambi si sentivano vivi, entrambi sentivano il vento scorrere sulla pelle e i loro sorrisi erano identici. Dakota sfrecciava avendo perso di vista lo scopo e Noah riuscì a prendere il boccino e “vincere”.
“Sei scarsa Malfoy! Ho vinto ancora” Stringeva il boccino tra il pollice e l’indice, fiero di quell’ennesima vittoria e Dakota rispose con un’alzata di spalle.
“Io sarò un battitore, non mi interessa acciuffare quello stupido coso” Aveva assistito alle partite e il ruolo di Battitore era sempre stato il suo scopo. Lui deteneva il destino della propria squadra, proteggendo le spalle ad ogni componente, comunicando ad ognuno di loro “ Tranquilli, ci sono io”. Quello sarebbe stato il suo ruolo e lo avrebbe ottenuto con successo.
“Sei solo invidiosa, Dak! Ho vinto, ho vinto!” Noah alzò le braccia in segno di vittoria, fingendo di essere di fronte ad un pubblico di adulatori, congratulandosi con tifosi immaginari. Dakota gli volò accanto e acciuffando il boccino in un attimo di distrazione.
“Oh, guarda! A quanto pare potrei anche io fare domande per diventare cercatore. Sono sicuramente più brava di te” Se lo passò da un mano all’altra e guardava Noah con sfida. Noah sorrise con la forza e la sfida nel volto.
“Ridammelo Malfoy” Urlò, fingendosi adirato. Ma il suo sorriso lo tradiva.
“Potter, vieni a prendertelo” Dakota Strinse maggiormente la presa intorno al manico e con facilità voltò le spalle e si levò maggiormente, sempre più in alto.
“Dak non salire troppo, è pericoloso” Dimenticò il boccino ma temette per l’incolumità dell’amica che si levava sempre più in alto.
“Sei un fifone, Noah! Vuoi essere un cercatore e non riesci nemmeno a staccarti da terra?” Un’ennesima sfida gli fu lanciata e Noah, dopo qualche esitazione, la seguì, salendo sempre più in alto, lentamente, verso il manto stellato che si apriva sempre più ai suoi occhi. Salirono sempre più in alto, lasciandosi tutto alle spalle, sempre più in alto dove il vento freddo tagliava i loro volti, fino a giungere alla giusta altezza per adorare quel panorama che si estese ai loro occhi meravigliati…..
 
 
 
Dakota si asciugò le lacrime e dissolse quel ricordo come dissolse le speranze. Diede le spalle al suo panorama e ritornò verso il basso. Scorse in lontananza una figura che si faceva largo fino a giungere nel punto in cui Dakota aveva lasciato le sue cose. Per un attimo la Corvonero fu invasa dalla speranza di rivedere i colori Grifondoro, ma quando scorse il volto di Regan, fu inavasa dalla delusione.
“Sapevo di trovarti qui” L’accolse con il sorriso, mentre lei mise piede sul terreno. Gli sorrise lievemente, avendo ancora il malumore che giostrava ogni suo gesto.
“Non avevo fame, e poi è una bella serata” Dakota aveva saltato la cena e quella sera era limpida come una malinconica sera d’estate. Regan si apprestò ad aiutarla a mettere la scopa in spalla e le prese la borsa.
“Non nascondere che sei triste. Non sei mai stata brava a nascondere i tuoi sentimenti” Le rivolse un sorriso dolce e Dakota si sentì nuovamente a disagio come la sera prima. Alzò le spalle, silenziosa e fece per andarsene ma Regan la fermò prendendola per mano.
“Dak, devo parlarti” Gli occhi scuri divennero seri e rigidi e Dakota temette di ascoltarlo. Qualunque cosa le avesse detto lei non sapeva come rispondergli. Non aveva mai pensato di ritrovarsi in imbarazzo di fronte a Regan, ma quella sera sentiva il volto caldo nonostante si trovassero all’aria aperta e gli occhi di Regan erano disagianti.
“Sei nuovamente ubriaco?” Gettò dell’ilarità al momento ma Regan non riuscì a coglierla. Rimase serio e fermo con la mani che stringevano nervosamente le sue.
“Non scherzare Dak. Ieri sono stato uno stupido, ma non prendermi in giro” Rifecero ritorno alla sera prima e come in pochi minuti Regan aveva fatto comprendere a Dakota ciò che era stato in grado di nascondere per tre anni.
“No, non avevo intenzione di farlo. Solo che….” Ingoiò forzatamente. Avrebbe rovinato la squadra, avrebbe rovinato il bel rapporto che si era istaurato con ognuno di loro. Voleva che Regan non parlasse. Ma lui era deciso, forse incoraggiato dall’alcol della sera prima, dagli altri del gruppo. Incoraggiato dal fatto che quello sarebbe stato l’ultimo anno e non avrebbe avuto più un’occasione del genere.
“Regan non credo che sia un’ottima idea”Dakota non voleva che parlasse perché se lo avesse fatto avrebbe rovinato tutto. Regan però non si lasciò influire da lei, aveva intenzione di parlare, adesso, prima che si sarebbe pentito di non aver parlato, prima di sentire il rimpianto tamburellargli le tempie.
“Io credo di si invece. Mi piaci, Dakota. Mi sei sempre piaciuta, da quando hai messo piede nella squadra e hai sostituito Jared. E ho sempre cercato di tenertelo nascosto per amore della squadra. Ma adesso, che sono al mio ultimo anno, adesso che…. Tra te e Noah non è più come prima” Dakota si sottrasse dalla sua presa con rabbia. Era stanca di sentire il suo nome, di farsi associare a lui da chiunque.
“Anche tu con questo Noah. Perché mi dovete tutti associare a lui? “ La rabbia accumulata nel corso della giornata emerse, fino a colorarle il volto, fino a farla urlare.
“Dakota ascolta! Mi piaci! Mi sei sempre piaciuta, non mi interessa di Noah! Ieri sera Alexander mi ha tartassato tutta la sera e ho dovuto ubriacarmi per venirti vicino. Eri splendida come lo sei sempre stata e io prima di andarmene, prima di non poterti vedere più dovevo dirtelo. Mi piaci, mi piaci per come sei anche se tutti gli altri non fanno altro che dire che hai un carattere difficile, che sei una tiranna, che non hai cuore. Mi piaci perché tu non sei cosi, io ti conosco come ti conoscono i ragazzi della squadra e sappiamo che tu sei tutt’altro che questo ed io…dovevo dirtelo” La raggiunse nuovamente con le mani e la tirò a sé. Rimase a fissarla con il suo sguardo intenso. Serio, sentendo quelle parole vere e permettendo che Dakota si fidasse di lui.
“Sei forte, Dakota. Puoi essere severa, un vero osso duro, ma molte volte hai dimostrato a tutti quanti noi che sei un ottimo capitano e la persona più dolce che si potrebbe incontrare. Lo hai dimostrato sempre! Lo hai dimostrato a me come a tutti gli altri ed io… ti trovo perfetta. E ho aspettato troppo tempo per dirtelo. Ho avuto mille occasioni prima di ieri sera, prima di stasera, e ho sempre rimandato rischiando di perderti. Sono consapevole di ciò che provi e per chi lo provi ma…Potrei essere capace di farti cancellare questo sguardo duro, di farti cancellare la tua rabbia, se solo me lo permettessi…” Dakota sentì il suo cuore, arrugginito e ringrinzito, deluso e quasi distrutto, prendere moto. Iniziò a scalpitargli in petto e improvvisamente si ritrovò nuovamente una comune studentessa senza la maschera che aveva indossato tre anni prima. Si sentì denudare, completamente, e rimase a fissare il volto di Regan che rimaneva fisso su di lei, non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. Dakota fu invasa dalla paura, improvvisa paura di quelle parole. Qualcun altro l’aveva vista ma lei era rimasta per troppo tempo concentrata altrove da non notarlo. Regan era bello, un ottimo amico e compagno di squadra. Era intelligente ed ironico, era allegro e nessuna ad Hogwarts non si era immaginata al suo braccio un futuro. Era l’emblema della tranquillità, della sicurezza, del romanticismo. Aveva un volto tranquillo e sereno, suscitava bene, emanava solo bene. E lei era rimasta lontana da tutto ciò solo per concentrarsi sul suo dolore. Ma non sapeva se tutto quello era abbastanza da considerare le sue parole come reciproche. Rimase in silenzio e lui comprese altro. Si sporse verso di lei, e Dakota fu invasa dal panico: stava per baciarla, il suo primo bacio, quel bacio sognato con un altro volto, con un altro profumo. Stava per dare il suo primo bacio ed ebbe paura. Si scostò, con troppa rudezza. Lo spintonò via, strappandogli la borsa dalle mani.
“Regan, no. Scusami…” Calò lo sguardo, colpevole e senza voltarsi indietro accellerò il passo, sgusciando via dal campo, lasciando Regan nello stesso punto.
Regan la vide andar via e comprese che quel gesto avrebbe cambiato tante cose, da allora in avanti.


 


 
 
 

 

Angolo autore: Salve a tutte! Sono ritornata! Mi dispiace tanto aver fatto attendere ognuno di voi per il quarto capitolo, ma duole dirmi che il tempo mi è nemico. Con l’arrivo dell’estate speravo di potermi dare alla pazza gioia scrivendo, scrivendo e scrivendo ma… le uniche cose che scrivo non portano il nome di Fan Fiction. Scusate davvero e spero che questo mio imperdonabile ritardo non vi abbia fatto perdere l’interesse per la mia fiction!
Quindi mi scuso con tutto il cuore.
I primi capitoli hanno avuto il piacere di ricevere recensioni che mi hanno davvero rallegrata! Siete state davvero adorabili, e vi ringrazio con tutto il cuore. Quando ciò che scrivo attira e piace è solo una gioia scrivere per voi.
Ringrazio con tutto il cuore la mia Meds che come sempre è pronta a correggere e darmi una bella spinta quando il mio cervellino si perde completamente e si impappina, inconsapevole di ciò che scriverà. Questa fic è nata anche grazie a lei e non posso ringraziarla di vero cuore.
 
Ringrazio fred_mione98 e mi scuso con lei per non aver continuato a leggere la sua bellissima fan fiction. Appena avrò tempo, andrò con piacere a leggere ogni riga e continua, perché sei brava, DAVVERO.
Ringrazio anche Lil01 che ha lasciato tre recensioni FANTASTICHE. Ho avuto molto piacere nel leggerle e mi scuso anche con te per aver risposto troppo tardi, spero che questo capitolo sia di tuo gradimento e che sia riuscita a farmi perdonare.
 
Detto questo, vi lascio, sperando di ritornare al più presto e con una piccola vittoria che condividerò anche con voi.
Un abbraccio!
Medy <3

 
 
 
 
 
 
 
  
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