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Autore: Risa Lily Angelie    15/06/2015    7 recensioni
Quando Gemma trova una band con la quale esibirsi, non sa che è solo l'inizio dei suoi guai.
Se poi ci si mette anche Andrea, il bel chitarrista con il quale si è trovata subito in attrito, i guai non possono che raddoppiare.
Ma chi l'ha detto che i guai vengono sempre per nuocere?
Gemma odierà davvero Andrea come dice?
Andrea scoprirà che Gemma non è solo l'imbranata ragazzina che si è ritrovato, suo malgrado, tra capo e collo?
E... La pianto e vi lascio alla storia, raccontata dalla nostra sarcastica, un po' sognatrice e nient'affatto adatta protagonista.
***
«Non mi conosci.»
«Tu non conosci me.»
«Mmh, si può rimediare», gli porgo la mano, «Gemma Bruni»
«Andrea Sabatini», risponde lui, stringendola, «Comunque resti pazza.»
«E tu resti impossibile», schiocco la lingua, «e stronzo.»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2. Dove la nostra protagonista fa inutili digressioni su cose morte e sepolte, non riesce proprio a tacere e conosce un po' di gente.

 



Facciamo un passo indietro.

Perché io sono in macchina con uno semi-sconosciuto che mi sta portando in un luogo a me ignoto?
La spiegazione è molto semplice: Internet.
Tempo addietro – due o tre mesi fa – ho avuto la geniale idea – o meglio, Ilaria, la mia migliore amica, ha avuto la geniale idea – di mettere un annuncio su internet per trovare un gruppo.

Negli ultimi tempi, nella mia vecchia band si era creato il caos; devo dire che, probabilmente, la mia rottura con Gabriele, il bassista, non ha aiutato affatto. Inoltre, già il rapporto tra lui e Chiara, la batterista, non era il massimo, quindi diciamo che la fine della mia storia con quello scemo di Gabriele ha aiutato a far naufragare il gruppo – ok, diciamo pure che è stata la scusa; non che me ne importi molto, ormai.

Prima regola: Mai e poi mai innamorarsi di un collega.

Non che ci sia rischio, in ogni caso. Se sono tutti simpatici come Mister-Allacciati-la-cintura-e-ringraziami, non c'è il minimo pericolo.

«Quanto manca?» chiedo, mentre continuo a spostare la cintura di sicurezza lontano dal mio collo; quando Dio ha distribuito l'altezza io ero andata a fare la fila per incontinenza verbale, non c'è dubbio.
«Mmh», fa lui, senza rispondermi.
Sbuffo infastidita – ho già detto che non lo sopporto? Sì? Beh, mi ripeto: non lo sopporto – e mi metto a guardare fuori dal finestrino.

Seconda regola: Non, e ripeto “non” fidarsi mai più di Internet.

Mica lo sapevo, che avrei incontrato Mister Simpatia, qui!

«Non sei proprio capace di fare conversazione?» e io non riesco proprio a stare zitta, a quanto pare.
Mi lancia un'occhiataccia che dura pochi istanti, poi torna a guardare la strada.
«E tu non sei proprio capace di stare zitta?»
Eh no, anche la telepatia no!
Sbuffo sonoramente – sì, deve sentirlo che mi annoio – e mi metto a canticchiare – per la serie: Prima o poi dovrai rivolgermi la parola.

Prima o poi, eh. Fai pure con calma.

D'un tratto, l'auto si ferma; sto per aprire la bocca e chiedere come mai ci siamo fermati, ma lui mi fa cenno di fare silenzio. Prova a girare nuovamente le chiavi nella toppa per far ripartire l'auto, ma non accade nulla, quindi mi fa un cenno col capo, come a dire di scendere dall'auto.

«Siamo arrivati?», chiedo, guardandomi intorno; non c'è nemmeno una casa, anzi. Siamo nel bel mezzo di una via che non conosco – e vivo in questo paesino da vent'anni, signori –, c'è qualche palazzo in costruzione, ma in realtà siamo soli in questa sorta di “nuovo quartiere”; eh sì, perché ora questo microscopico paesino si sta allargando e stanno costruendo nuovi centri abitativi.
Peccato che qui non ci sia nemmeno una mosca morta.

«Secondo te, noi facciamo le prove in mezzo al nulla?»
«Oh, cielo!» applaudo, «Sai parlare! E hai fatto una mezza battuta!», fingo di asciugarmi una lacrima, «mi sto commuovendo.»
Andrea si limita a lanciarmi un'occhiataccia e scende anche lui dalla Peugeot: è alto. Da dentro alla macchina non si vedeva. Senza rivolgermi la parola, estrae il cellulare dalla tasca e poco dopo lo porta all'orecchio; chi sta chiamando?
«Gio'? Sono Andrea. Si è spenta la macchina e non riesco a farla partire» mi lancia un'occhiataccia, «Sì, il disastro ambulante è con me»
«Ehi!»
«Va bene, a dopo.»
«Come ti permetti di chiamarmi “disastro ambulante”?» sbotto risentita, mentre lui chiude la chiamata con tale Gio'.
Andrea mi guarda e sorride, mostrando una fila di denti bianchi e perfetti.
«Perché, cosa sei?»
Batto i piedi a terra, gonfio le guance e roteo gli occhi; questo ragazzo è snervante.
«Sei impossibile.» Borbotto, incrociando le braccia.
Lui mi guarda con un sopracciglio inarcato.
«Beh, tu sei pazza.» Sentenzia a sua volta.
Faccio una risata forzata.
«Non mi conosci.»
«Tu non conosci me.»
«Mmh, si può rimediare», gli porgo la mano, «Gemma Bruni»
«Andrea Sabatini», risponde lui, stringendola, «Comunque resti pazza.»
«E tu resti impossibile», schiocco la lingua, «e stronzo.»
Andrea si fa sfuggire una risatina. Io apro la bocca per rispondere – chiedergli che accidenti c'è di divertente da ridere, per dirne una – ma la richiudo, poiché vedo un'altra auto venire verso di noi – una Mercedes bianca.
L'auto si avvicina, si abbassa il finestrino e si affaccia un tipo – mi salta all'occhio il piercing sul sopracciglio – che ridacchia.
«Gio', non è divertente», esclama Andrea, mettendosi tra me e il tipo. «Fai ripartire questa fottuta macchina.»
«Il genio dell'arte meccanica al tuo servizio, monsieur» ride Gio', scendendo dall'auto – che ha lasciato in mezzo alla strada e la cosa strana è che non mi stupisco –, mentre apre il cofano dell'auto. «Comunque io sono Giorgio, ma puoi chiamarmi Gio', come fa questo cretino di Andy»
«Andy?» ripeto, perplessa; questo sarebbe il nomignolo di Andrea? «Come quello di Toy Story?» dico.
Giorgio ridacchia e mi lancia un'occhiata:«Proprio come quello di Toy Story» dice ridendo.
Andrea mi lancia un'occhiataccia.
«Che nomignolo puoi trovare per una che si chiama Gemma?» chiede, guardandomi con aria di sfida.
«Mmh… Gem
Storco il naso mentre Giorgio finisce con la testa dentro gli ingranaggi dell'auto.
«Gem è orrendo», affermo, «mi fa pensare a parole tipo “gemiti”» Non faccio in tempo a dirlo, ché Gio' si cimenta in una sua esibizione di “gemiti”.
Andrea lo guarda con aria leggermente schifata ed io non so se imitarlo o scoppiare a ridere.
«Gio' eddai»
«Em
«Eh?»
«Em, il tuo nomignolo.»
Em? Ci penso un po', poi mi viene l'illuminazione.
«Come in Alice in Wonderland» dico, annuendo.
Giorgio continua a ridere; dopo un po' si tira su e chiude il cofano.
«Andy, ora dovrebbe andare.»

Andrea – con aria evidentemente sollevata – annuisce, ficca la testa nel finestrino ed infila la chiave nella toppa; la macchina effettivamente riparte.
«Ehi, Miss-Affibbio-film-ai-nomignoli», mi chiama Andy – e se mi chiama di nuovo così, non arriva a domani – facendo un cenno con la mano, «ora l'auto parte. Se vuoi degnarti di salire...»
Annuisco; Gio' si infila di nuovo nella sua auto e ci fa cenno di seguirlo con quella di Andrea. 


 

***



Il punto di ritrovo dei ragazzi è un garage – tipico; con la mia vecchia band, ci ritrovavamo in quello di Gabriele – che appartiene ad una bella villetta color porpora.
«E' casa tua?» chiedo ad Andrea, dandogli una leggera gomitata.
Lui scuote la testa, poi mi scocca un'occhiata con quei suoi occhi verdissimi:«Sei impicciona, Bruni.»
Apro la bocca per ribattere – e perché mi chiama per cognome, adesso? E perché è così strano? Che diavolo – ma non ci riesco, poiché ci viene incontro una bella ragazza dai capelli biondissimi – ed alta almeno 1,75 cm.
«Devi essere Gemma, vero?», mi fa la tizia, stringendomi la mano.
«Ormai penso tu possa chiamarmi Em,» le dico con un sorriso, «Gio' mi ha già affibbiato un soprannome.»
La tipa ride, divertita:«Bene! Io sono Niky», si presenta sorridendo, «In realtà mi chiamerei Nicoletta, ma Gio' ha storpiato anche il mio nome.»
Rido a mia volta; almeno lei e Giorgio sono simpatici, a differenza di Andrea.
Gio' ci raggiunge poco dopo:«Beh Niky, fai strada.»

Ah, quindi la casa è di Nicoletta.

 

***



Giorgio si siede dietro la batteria con uno strano sorriso; Nicoletta e Andrea si mettono ai miei fianchi – rispettivamente con il basso e la chitarra – e io prendo il microfono.
«Ehm...», borbotto, stringendo l'oggetto tra le mani, mentre lo sistemo meglio sull'asta, «sinceramente, non so esattamente cosa suonate, voi»
I tre si lanciano una rapida occhiata.
«Tu che canti, piuttosto?» Chiede Gio', girandosi tra le mani le bacchette.
Scrollo le spalle:«dipende», rispondo, grattandomi nervosa la nuca, «con il mio vecchio gruppo ne scrivevamo...» Andrea mi guarda stranamente interessato, «ma io, personalmente, ero la peggiore in questo. Voglio dire, scrivevano quasi tutto gli altri. Sono negata in queste cose.»
«Beh, non sarebbe un'idea malvagia, scrivere cose inedite», dice Nicoletta, tirando la cinta che ha a tracolla per tenere meglio il basso, «Con Ele non lo facevamo, ma sarebbe figo cimentarsi in questo»
«Questo vuol dire che dovremmo inventarci tutto, noi?»
Andrea non sembra entusiasta – e quando mai lo è? – poi sbuffa:«Io non so da dove cominciare.»
«Con “Ele”» faccio le virgolette con le dita – che poi, chi è? Forse la vecchia cantante? –, «cosa facevate?»
«Andy ci faceva sesso», fa Gio' ridendo sguaiato.
«Sta' un po' zitto!», lo rimbecca Andrea, stringendo le labbra.

Oh oh, qui gatta ci cova.










Angolo di Risa:
Ciao, gente abbastanza coraggiosa da arrivare fino a qui :')
Cosa posso dire? Spero che a voi diverta almeno una briciola di quanto mi sono divertita io a scrivere questo capitolo :)
Alla prossima!

Risa.

 

   
 
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