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Autore: SashaJohnson    16/06/2015    1 recensioni
Amo il modo in cui mi sorride. Mi fa sentire tenera.
Amo il modo in cui mi guarda. Mi fa sentire sexy.
Amo il modo in cui mi tocca. Mi fa sentire desiderabile.
Amo il modo in cui mi bacia. Mi fa sentire una brava ragazza.
Amo il modo in cui si stende lentamente sopra di me. Mi fa sentire preziosa.
Amo il modo in cui si china per sfiorarmi con le labbra ogni parte del mio corpo possibile. Mi fa sentire protetta.
Amo il modo in cui mi sussurra cose dolci all'orecchio. Mi fa sentire amata.
Mi sono sempre sentita sexy e desiderabile. E' quello che sono sempre stata negli ultimi due anni. Ma con lui è diverso. Perchè lui non mi fa sentire come la puttanella di turno. Lui mi fa ritornare indietro, a quando ero ancora la piccola di papà, quando c'erano ancora Pete e Jack, quando avevo ancora una famiglia. Matt mi fa sentire come la ragazza che ero due anni fa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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6 mesi prima

Butto fuori il fumo e riporto la sigaretta alla bocca, nonostante questa sia quasi giunta al termine. Sto cercando di inspirare tutta la nicotina possibile. 

Sono nervosa. Oggi Carson, il professore di biologia, mi ha interrogata, se quella che ho fatto si possa definire interrogazione. Mi ha chiesto qualcosa riguardo la cellula, e io non sono stata in grado di rispondere, e lui mi ha stampato un 4 nel registro. 

Sono abituata a prendere insufficenze che rischiano di mandarmi alla bocciatura, ma oggi il professore non si é limitato a mettermi un voto basso. Mi ha pure invitato a uscire fuori dall'aula dal momento che non ero minimamente interessata alla sua lezione sulle stupidissime molecole, dicendomi che tanto era l'unica cosa che sapevo fare bene. 

Mi ha umiliata, in parole povere. 

Non sono abituata a essere umiliata, non sono gli altri che mi mettono i piedi in testa, ma sono io a farlo agli altri. Le persone mi temono, hanno paura di me, e io mi diverto nel vedere gli sguardi terrorizzati e imbarazzati che compaiono sui loro volti ogni volta che sono in mia presenza. Anche se credo che abbiano paura più dei mie amici, che non mi abbandonano mai.

Sorrido al pensiero di Brody e Trevor. Sono i miei migliori amici, non che gli unici che io abbia. Brody é biondo, ha dei bei occhi azzurri, orecchino in entrambe le orecchie e piercing sul sopracciglio e sul labbro, per non parlare della miriade di tatuaggi che gli ricoprono le braccia, la schiena e un pezzo del torace. 

Trevor invece é moro e ha dei caldi occhi castani. Anche lui ha dei tatuaggi, ma non tanti come quelli di Brody. E non ha piercing o orecchini. 

Li ho conosciuti in un pub. Ero alquanto ubriaca e, dopo aver infastidito un tizio, anche quello bevuto come una spugna, ho deciso di mollarlo su due piedi, ma quello si é infuriato e ha iniziato a protestare e a stringere forte la presa sulle mie braccia. Per fortuna Brody e Trevor avevano assistito alla scena e sono corsi ad aiutarmi pur non conoscendomi. Non so cosa sarebbe successo se non fossero intervenuti, ma in ogni caso rimaneva il fatto che me la fossi andata a cercare. 

Da allora siamo diventati inseparabili. Trevor e Brody mi hanno fatto entrare in un giro di alcool e droga, roba forte per chi come me vuole solo essere sballata e dimenticare pure il suo nome per un'intera notte. É vero, il dopo é peggiore e terribile, ma niente che non valga quelle ore di totale e assoluta libertà. 

Le prime volte sono state disastrose per me che ero una novellina, poi con il tempo ho imparato a dosare e a capire quanto il mio corpo sia in grado di reggere tutto il mix, cosa che invece i miei amici sapevano già fare prima di incontrarmi. Loro ci vanno più piano di me, comunque. Forse se la passano meglio della sottoscritta. 

Anche se in realtà é da un pò che ho notato che Trevor ci sta andando molto più piano. L'altra sera si é limitato a fare un tiro dal mio spinello e a bere un sorso di non so cosa. Non si é nemmeno sballato o ubriacato come fa di solito. Comunque non gli ho chiesto niente. Funziona così tra di noi: io non faccio domande a loro e loro non ne fanno a me. Semplice. 

In conclusione posso dire che loro sono le uniche persone che mi conoscono, anche se non mi conoscono affatto. 

-Se continui così, rischi di fumarti pure il filtrino.- dice una voce alle mie spalle e io mi giro. Trevor sorride e io ricambio il sorriso. -Lo farei volentieri, se solo il filtrino fosse fatto di nicotina.- gli rispondo mentre si avvicina a me. Lui sembra lanciarmi uno sguardo di rimprovero, ma io non ci faccio caso. Butto il mozzicone e lo schiaccio con la punta delle converse. Trevor nel frattempo ha aperto un pacchetto di Lucky Stryke e si é accesso una sigaretta, e io mi accingo a fare altrettanto. Lui stavolta si prende la briga di rimproverarmi.

-Non dovresti fumare così tanto Hailey.- 
-Sono nervosa.- ribatto, cercando di liquidare il discorso, ma lui é testardo. -Non mi importa se sei nervosa. Ti fa male.- mi richiama. Io lo squadro, e ancora di più squadro la sigaretta che tiene tra indice e medio. -Già, il fumo causa tumore ai polmoni, danneggia gravemente te e chi ti sta intorno e fumare in gravidanza fa male: le so questo mucchio di stronzate. E, per favore, non venirmi a fare la morale quando é chiaro che sei tu il primo a fumare.- gli rispondo acida. Lui sarà anche testardo, ma io lo sono di più. 

-Se la metti così, queste le prendo io.- e così dicendo Trevor allunga un braccio e mi sfila il mio pacco di sigarette dalle mani. Io subito mi scaglio contro di lui, infuriata. Non scherzavo quando ho detto che Trevor sta diventando troppo responsabile, ma soprattutto non scherzavo quando ho detto di essere testarda. Quando voglio una cosa la ottengo sempre, e in questo momento voglio le mie sigarette. 

-Ridammele!- urlo, e cerco di afferrarle, ma lui alza le mani sopra la testa, approfittando del suo metro e novanta contro il mio metro e settanta scarso. -Non strillare o verrà qualcuno a rimproverarci.- dice lui tutto gongolante mentre cerca di reggere in un equilibrio precario tra le labbra la sigaretta. Io non gli do retta, continuo a dimenarmi, a saltare per arrampicarmi addosso a lui.

Quando capisco che é inutile inizio a prenderlo a pugni sul petto, come mi hanno insegnato Brody e Trevor quando ho preso lezione di boxe, ma i miei colpi non sembrano scalfire minimamente il suo petto marmoreo, e per darmi ragione le mie nocche iniziano ad arrossarsi e a dolere. Mi fermo, consapevole che sul piano fisico io non ho speranze di vittoria contro di lui. 

-Giuro che ti odio quando fai così!- ribatto io girandogli le spalle. Lo sento scoppiare in una fragorosa risata. -Non te la prendere, piccoletta.- mi stuzzica lui ancora, perché sa che odio essere chiamata piccoletta. Quando lui e Brody mi chiamano così mi sento come se fossi ritornata a due anni fa, piccola e indifesa, vulnerabile. Ma non sono più quella ragazza, e non lo sarò mai. 

-Non chiamarmi piccoletta!- ribatto e mi giro violentemente verso di lui cercando di colpirlo, nella speranza che molli la presa sulle mie sigarette. Normalmente non me la prenderei così tanto, ma anzi ci metterei una pietra sopra giusto perché si tratta di Trevor, ma oggi non mi sento normalmente. Oggi sono nervosa, l'ho ribadito più volte. Sono stata umiliata davanti ai miei compagni, e il primo che oserà ridere giuro che non avrà vita facile al liceo. 

Trenton cerca di coprirsi il viso per proteggersi, e nel modo di alzare le mani colpisce con la sigaretta il dorso della mia mano destra, che inizia a prudere e a bruciare. Subito mi lascio scappare un gemito di dolore che cerco di reprimere e mi copro il dorso con l'altra mano. L'espressione di Trevor cambia immediatamente e sul suo viso leggo chiaro il rimorso e la preoccupazione. 

-Stai bene?- mi chiede allarmato. Che diamime, certo che sto bene, é solo una piccola bruciatura causata da una sigaretta, mi é successo più volte da ubriaca, é solo un leggero pizzicore che poi si trasforma in prurito, ma credo che a farmi male sia stato l'effetto sorpresa. 

So che non l'ha fatto apposta, lui non mi farebbe mai del male, non volutamente, ma decido comunque di farglielo pesare, così capirà che quando sono nervosa non mi deve rompere le scatole con la sua responsabilità. Anzi, deve proprio smetterla di essere responsabile. Non ho bisogno di qualcuno che mi tenga in catene, ma di qualcuno che al contrario mi permetta di essere libera.

-Vaffanculo!- sbraito infatti mettendogli le mani sul petto e spingendolo. Lui barcolla un pò, e sento il suo sguardo sulla mia schiena mentre mi giro per rientrare a scuola, ma so che non mi seguirà. Una volta dentro mi lascio scappare un ghigno: si sente in colpa e, nonostante continuerà a sostenere di avere ragione lui, mi chiederà scusa, come sempre. E io lo perdonerò, come sempre. Non riusciamo proprio a tenerci il muso a lungo. 

Passo il resto dell'ora in giro per la scuola, a guardare gli altri ragazzi che credono di essere trasgressivi solo perché hanno deciso di saltare la seconda ora di lezione. Sfigurefebbero in confronto a me. Rido sotto i baffi a quel pensiero. Il mio voler essere sempre la prima nei difetti sta diventando morboso. Vado un attimo sul retro della scuola, dove c'é una grande distesa d'erba recintata da un muretto al centro della quale vi é una quercia. Credo che quello sia il mio piccolo angolo di Paradiso. Anche il diavolo a volte vuole il Paradiso. 

Mi piace, la frase che ho pensato, e decido che la inciderò, quindi mi avvio verso un punto specifico del muretto, il mio punto, dove a nessun'altro é permesso stare. Lì, sul muretto bianco, spiccano delle incisioni fatte con il pennarello nero, che solo da vicino si notano essere frasi, o meglio citazioni. Alcune sono citazioni di canzoni, film o libri, altre ancora invece sono citazioni mie. Pensieri che mi passano per la testa e che decido di marchiare sul muretto affinché tutti, in futuro, possano vederle e possano sapere che io ci sono stata. Questo é il mio modo di lasciare un segno di me al mondo.

Mentre prendo il pennarello dalla borsa e scrivo, guardo di sottecchi altre frasi lì vicino. "Abbiamo paura di affezionarci troppo per la paura che gli altri non si affezionino abbastanza." Questa é presa da una canzone, e ogni volta che la leggo sembra rinfacciarmi la verità di quella frase. Ne cerco altre con lo sguardo, mentre soffio sulla scritta per farla asciugare prima. "Io sono pazza? Allora, dimmi: dov'é l'inizio del cielo? Dov' é la fine del mare? Dov'é l'orizzonte che li separa? Dov'é l'oscurità del sole? Non c'é, perché nulla ha senso in questo mondo. Quindi non dirmi che sono pazza solo perché sono diversa da te" quella frase é mia. Proprio mia, uscita dalla mia testa, dopo aver litigato con Brody che mi aveva dato della pazza. 

Guardo tutte le altre citazioni. Guardarle mi fa pensare al fatto che fino a due anni fa seguivo il corso di scrittura creativa a scuola. Jack mi ha sempre spronato a scrivere, fin da quando ero piccola. Credo che lui facesse costantemente il tifo per me. Ora non frequento più il corso di scrittura creativa, non da quando Jack e Pete se ne sono andati. Mi fa male, pensare a loro, e infatti gli occhi iniziano a inumidirsi. "Stupida. Sei solo una stupida Hailey. Quante volte te l'ho detto? Blocca le emozioni, sono queste a farti del male." mi rimprovero mentalmente, e cerco di scacciare le lacrime che minacciano di scendere.

Sento la campanella suonare e ritorno dentro, confondendomi con la massa di alunni che escono da un aula pronti per dirigersi ad un'altra. Io controllo il mio orario che non ricorderò mai, nonostante la scuola sia iniziata da un mese. Letteratura inglese. Nonostante questa sia una materia da pivelli, é l'unica che ho voluto mantenere della mia vecchia vita. Mi ricorda che in passato ero una persona migliore, e mi rinfaccia che ora sono un'inaffidabile dalla quale sarebbe meglio stare lontana. Credo sia l'unica materia in cui vado bene, forse la professoressa Brent adora il fatto che partecipi alle discussioni in classe nonostante il mio tono acido e il mio linguaggio un pò scurrile. 

Entro in classe, e tutti mi guardano straniti come ogni volta, chiedendosi come mai io partecipi ancora a lettratura inglese. Perché amo troppo letteratura inglese per lasciarla andare. Eppure amavo troppo anche scrittura creativa, che invece ho deciso di gettare via. Archivio in un angolo remoto della mia mente quell'argomento prima che mi faccia salire su un senso di nostalgia. 

Mi siedo nel mio posto vicino alla finestra e continuo a guardare fuori, in attesa che arrivi la Brent. Nel frattempo anche gli ultimi ritardatari prendono posto nei loro banchi, lasciandone solo uno vuoto: quello al mio fianco, come sempre. Nessuno si é mai seduto vicino a me e io non voglio che qualcuno si sieda vicino a me. Solo Trevor e Brody possono, nessun'altro. 

Ad un certo punto sentiamo dei tacchi sbattere contro il pavimento, chiaro segno che la professoressa Brent é arrivata, e tutti ci alziamo in piedi, in segno di rispetto. La Brent é l'unica con cui mi degno di essere educata, solo perché lei mi sta minimamente simpatica e perché sembra essere l'unica professoressa che sia stata in grado di inquadrarmi. 

-Sedetevi ragazzi.- ci sorride e noi facciamo come ci é stato ordinato. La professoressa si posiziona dietro la cattedra. -Va bene ragazzi, senza troppi giri di parole vi avviso che oggi é arrivato un nuovo ragazzo.- dice entusiasta e fa un cenno verso la porta. Già, avevo sentito vociferare di questo ragazzo venuto da chissà quale parte del mondo dimenticata da Dio, ma non me ne era mai importato. Era solo un ragazzo che avrei continuato a trattare come tutti gli altri. Quindi abbasso lo sguardo e inizio a fissare le venature del banco di legno.

Il ragazzo entra in aula. Tutte le ragazze trattengono il fiato, e io non capisco il perché. Decido allora di alzare lo sguardo su di lui: é alto, molto alto, quasi quanto Trevor; la maglietta bianca che indossa gli fa risaltare le spalle larghe e il petto e l'addome tonico; il braccio si flette quando alza la mano in segno di saluto, e il suo bicipite si gonfia, come se pretendesse di essere notato. 

Sbuffo, etichettandolo già come montato palestrato, e ritorno a guardare fuori dalla finestra. -Si chiama Matt Darcy, e viene dall'Inghilterra. Si é trasferito da pochi giorni e questo é il suo primo giorno di scuola. Spero che lo farete sentire a suo agio.- ci raccomanda ancora la Brent, e io ghigno. Si, lo farò sentire a suo agio, ma a modo mio. Si sentirà come legato ad un palo con una piccola fiamma che divora lentamente, molto lentamente, il legno e lui stesso. 

-Matt, vatti sedere vicino a Haley Thomas, dal momento che il suo posto é l'unico libero.- dice la Brent, attirando nuovamente la mia attenzione. CHE COSA?! Scherzavo, quando ho detto che la Brent mi sta simpatica o che mi ha inquadrato, perché se ha deciso di far sedere qualcuno vicino a me, un ragazzo nuovo per giunta... beh, non ha capito un cazzo.

Mi giro a guardare il ragazzo che si sta avvicinando a me. Ha dei capelli castani che però si riempono di riflessi dorati quando un raggio di sole che passa dalla finestra lo colpisce in pieno volto. Ha delle labbra belle e carnose, che solo una scema o una lesbica non vorebbero baciare. Ma non é questa la cosa che attira la mia attenzione. Dietro a degli occhiali dalla montatura spessa e nera, tipo quelli di Peter Parker o Clark Kent, si nascondono i suoi occhi. 

Non capisco perché li voglia tenere nascosti dietro a quelle lenti, quando invece i suoi occhi sono un dono che se fosse mio vorrei sfoggiare. É eterocromatico. Ha un occhio azzurro, molto più azzurro del cielo, quasi trasparente, come il ghiaccio, e se ti soffermi a guardare solo quello puoi sentire chiaramente dei brividi che ti percorrono la spina dorsale; l'altro occhio é castano, e trasmette calore, un calore che parte dal centro dello stomaco per poi spandersi in tutto il corpo. Ma se li guardi tutti e due allo stesso tempo... il risultato é soprendente. 

É quello che sto facendo. Non smetto di guardare i suoi occhi, mi sento quasi sfacciata nel farlo così apertamente, non riesco a fare altro. I suoi occhi mi fanno sentire sulle montagne russe. Prima mi portano su, e poi mi lasciano cadere, per riportarmi ancora una volta in alto. Guardandoli, sento di passare dal freddo polare dell'Antartide alle caldo folate del deserto del Sahara. É tutto così spiazzante. So che verrò derisa, se non distoglierò i miei occhi dai suoi. 

Lui si ferma davanti al banco e mi guarda agrottando le sopracciglia. Io vengo riscossa dai miei pensieri e lo guardo a mia volta, non capendo perché non si siede. Forse ha capito che non mi va a genio l'idea che qualcuno si sieda vicino a me. Il nostro scambio di sguardi continua per non so quanto, e io evito di guardarlo negli occhi per non avere un attacco epilettico e per non sembrare una cagna in calore che gli sbava dietro. 

Lui fa un cenno con la testa in direzione della sedia sulla quale é appoggiata la mia borsa, la stessa sedia sulla quale lui dovrebbe sedersi. Lentamente, con fare svogliato, tolgo la mia borsa dalla sedia e la butto rumorosamente sul mio banco. Il ragazzo si siede, senza dire nulla, e prende dal suo zaino i libri delle lezioni, fino a quando trova quello di letteratura inglese, dove in copertina é stampato quell'idiota di Shakespeare. 

Dovremmo aver finito di fare Shakespeare, visto che si tratta di argomenti del terzo anno, ma la Brent sembra avere una sorta di venerazione per quest'uomo che per me é un completo idiota. Quindi, la Brent divide sempre le sue ore: durante una metà ci fa discutere di Shakespeare, durante l'altra ci fa andare avanti col programma, anche se siamo ancora fermi al programma del quarto anno. Questa é l'ora in cui ci toccherà parlare di Shakespeare, e io vorrei tanto parlare di qualcuno di più interessante, come Hardy o la Austen. 

-Allora ragazzi, oggi é l'ora in cui ci tocca parlare di Shakespeare. Bene, dal momento che é appena arrivato questo ragazzo inglese, io ne approfitterei per sentire cosa ne pensa lui.- dice la Brent e sorride affabile al ragazzo. Lui, Matt mi sembra che si chiami, si muove nervosamente sulla sedia, chiaro segno che non ama stare al centro dell'attenzione. La professoressa sembra intuirlo, e allora gli fa una domanda più semplice. -Hai fatto Shakespeare?- Lui deglutisce, respira a vuoto e si guarda intorno, come se qualcuno potesse lanciargli un salvagente. Sembra stia annegando. 

-Si, lo abbiamo fatto al terzo anno. Prima che partissi avevamo appena concluso William Blacke e stavamo per iniziare Mary Shelley.- risponde dopo essersi calmato. La sua voce é morbida come velluto, e io ho come la sensazione che mi potrei addormentare al suono di quella voce. Nel senso che potrei sognare, accompagnata da quella voce. Gli occhi della Brent si illuminano. -Beh, noi siamo un pò indietro col programma, abbiamo appena finito di trattare Jonathan Swift, ma credo che la tua presenza ci sarà utile per velocizzare i tempi.- dice ancora la Brent. Non ci vuole molto per capire che stravede per questo ragazzo. Se fossi in lui io mi sentirei enormemente a disagio. Forse si sente veramente così. 

Iniziamo finalmente la lezione, parlando di quella che a mio parere rimane l'opera più inutile della storia della letteratura: Romeo e Giulietta. La prima volta che l'ho letto ho pensato seriamente che i due protagonisti fossero dei cretini che si prendevano pillole di ecstasy e che si uccidevano perché in cuor loro avevano sempre avuto degli istinti omicidi rimasti sopiti troppo a lungo. Tutti rimangono a parlare dei loro personaggi preferiti, e le ragazze non fanno altro che blaterale su quanto Romeo possa essere potenzialmente il primo ragazzo figo della storia. Tutte chiacchere inutili. 

Io e il nuovo non parliamo. Lui continua a scribacchiare qualcosa su un quaderno, io invece ho le spalle poggiate contro il muro, intenta a osservarlo. Chissà se avverte il mio sguardo su di sé. Non mi limito ad osservarlo, ma cerco di cogliere ogni minimo particolare di quel ragazzo. Prima l'ho etichettato come un montato palestrato, eppure ora non ne sono più così sicura. Sembra si palestrato, altrimenti non si potrebbero spiegare i suoi evidenti muscoli, ma non sembra affatto montato. Anzi, sembra piuttosto timido e ansioso. Quasi mi fa pena, ma poi scuoto la testa. "Ricorda, Hailey, tutti sono in grado di ferirti, anche i più deboli e innocenti.". Queste parole, che mi sono ripetuta come un mantra per un anno, mi risuonano nella mente. Distolgo allora lo sguardo da lui e ritono a fissare come al solito il paesaggio fuori dalla finestra.

-Tu cosa ne pensi, Matt, di Romeo e Giulietta?- chiede poi la professoressa al ragazzo, che inizia a grattarsi la nuca. É in evidente difficoltà. La Brent si offre di aiutarlo. -Come mai, secondo te, "Romeo e Giuletta" é sopravvissuto fino ai nostri giorni?- chiede ancora. "Perché siamo tutti più stupidi di Romeo e Giulietta" penso io. Matt continua a grattarsi la testa a disagio. -Non lo so... forse vuole farci capire come funziona il destino, e che la vita é breve, e va vissuta in felicità con le persone che si amano. Credo che inoltre voglia farci capire come possa essere forte l'amore tra due persone.- dice lui tutto d'un fiato, come se avesse il discorso preparato. La professoressa sorride luminosa, mentre io sbuffo sonoramente. -Non sei d'accordo Hailey?- mi chiede allora la Brent. Sembra si diverta a rendermi partecipe delle sue discussioni, e a me non dispiace dire la mia. Io mi giro verso gli altri. -In effetti é così.- dico. La professoressa mi fa un cenno con la mano per invitarmi a continuare. -Innanzitutto non credo nel destino. Il destino di ognuno di noi é nelle nostre mani, decidiamo noi come scriverlo. Poi non credo che tra i due protagonisti, che sono dei rimbambiti che sembrano non aver mai visto persone del sesso opposto, ci sia un minimo d'amore.- ribatto acida, e ancora una volta tutti rimangono senza parole. Nessuno osa mai sfidarmi, nemmeno in queste discussioni. Invece sento una voce vicino a me. 

-Quindi non credi che si amino? E l'amore a prima vista?- il ragazzo nuovo ha parlato. Senza la minima esitazione. E quindi mi ha sfidata. E, stranamente, la cosa mi eccita, parecchio. Lo guardo stranita, chiedendomi come mai abbia avuto il coraggio di controbattere. E anche gli altri fanno altrettanto. Io comunque non perdo tempo per ribattere. -Non esiste l'amore a prima vista. Il loro é stato un "Oh mio Dio, quanto é bello!" a prima vista. Non puoi vedere una persona una sola volta e sostenere già di amarla. La loro é pura e semplice attrazione. Nient'altro.- dico ancora, e stavolta non guardo la classe, ma lui, Matt Darcy, dritto negli occhi, senza che quest'ultimi mi confondano. Anche lui mi guarda fisso negli occhi, e sembra che stia cercando di scrutarmi. -Come fai a dire che l'amore a prima vista non esiste? É quando incontri una persona e hai come l'impressione di averla già incontrata, di conoscerla, come se fosse destino che tu e quella persona dovevate incontrarvi. E sai già che per te sarà perfetta così com'é, con i suoi pregi ma soprattutto con i suoi difetti.- dice lui, ed é più deciso quando lo dice, e anche molto più speranzoso. Le sue parole, il tono in cui le ha pronunciate, mi confondono. Per un attimo ho come l'impressione che ciò che ha detto stia accadendo a me, ho come l'impressione di conoscerlo già. Ma subito allontano il pensiero. Non so chi sia. Non l'ho mai visto prima d'ora. So solo che si chiama Matt Darcy, che si é trasferito dall'Inghilterra, che questo é il suo primo giorno di scuola e che nella sua vecchia scuola era più avanti di noi altri con il programma di letteratura inglese. Non credo che questo mi possa permettere di dire che conosco qualcuno.

-Ripeto, il destino non esiste. Costruiamo noi il nostro futuro e la nostra vita.- ribatto. -Quindi vorresti dirmi che noi comandiamo anche sull'amore? Possiamo scegliere noi di chi innamorarci? E dove sta la parte migliore?- mi chiede ancora. É chiaro che questo non é più un dibattito di classe, ma una questione tra me e lui, due perfetti estranei, e nel frattempo sento crescere l'eccitazione e l'adrenalina. Questo ragazzo mi sta sfidando, e mi guarda con lo sguardo di chi spera che io capisca. -Non esiste una parte migliore nell'amore. Puoi si trovare felicità e altre cose, ma alla fine rimarrai sempre deluso, alla fine il dolore che proverai sarà più forte dell'amore che ti ha unito a un'altra persona. Esiste già tanto dolore nel mondo, perché me lo dovrei andare a cercare da sola?- dico, e distolgo un attimo gli occhi dai suoi, perlustrando con gli occhi la classe. I copagni ci guardano sbalorditi e interessati, e la signorina Brent sembra stia assistendo alla più bella partita di tennis mai vista, mentre gli occhi continuano a brillarle e il suo sorriso si fa di nuovo più largo. Riporto lo sguardo su Matt e lui mi sta guardando con fronte e sopracciglia agrottate, come se stesse cercando di capire il mio ragionamento; alcune ciocche di capelli gli ricadono sulla fronte e gli occhiali sono scivolati un pò lungo il naso, e l'insieme lo rende ancora più sexy. Aspetta... ho pensato davvero che il ragazzo che mi sta di fronte sia sexy? -Allora tu saresti disposta a perdere momenti di infinita gioia solo per la paura del dolore che ne deriverà?- continua lui imperterrito, e da quello che ha detto mi sembra che abbia paragonato l'amore alla droga che prendo: il dopo fa schifo, ma il prima é meraviglioso. Ma mi rifiuto di credere che l'amore sia così. -Esatto.- dico solo.

-Quindi sostieni che l'amore non esiste? E come fai a spiegare quei matrimoni che durano "finché morte non ci separi?"- mi chiede ancora lui. Questo dibattito sta andando troppo per le lunghe, e siamo finiti pure per parlare di cose che non c'entrano con Shakespeare, perché la Brent non ci interrompe? Ah già, lei non ha mai assistito ad un dibattito così durante le sue lezioni, quindi dire che si sta entusiasmando e divertendo é dire poco. -Premettendo che ormai il matrimonio é una convenzione inculcataci nel tempo dalla chiesa e dalla società che ci circonda, credo, anzi, ne sono più che certa, che i matrimoni che durano per sempre sono i matrimoni in crisi, dove per tenere unita la famiglia si cerca di salvare l'insalvabile, i coniugi vanno a delle cazzo di terapie di coppia facendo credere ai figli che sono in giro con amici, poi davanti agli altri si fanno vedere come la coppia più bella dell'anno mentre a casa litigano, urlano, lui lancia piatti, lei piange, ed entrambi si rinfacciano errori commessi decenni prima. Quindi, dimmelo tu se questo lo si può definire un matrimonio.- dico io, con il fiato corto, visto che ho ribattuto colta da un'improvvisa ira. Solo quando ritorno a respirare normalmente mi accorgo di quello che ho appena detto. Ho descritto la mia situazione familiare. 

Mi guardo intorno, sperando che nessuno lo abbia intuito, con la paura e la preoccupazione leggibile nei miei occhi. L'aria sembra essere satura di energia elettrica, e se qualcuno facesse un passo falso la quiete della classe si frantumerebbe, lasciando posto al caos. La Brent ci guarda un pò stupita e un pò impaziente, perché spera che il dibattito continui. Io fisso ancora una volta il nuovo. Le sue sopracciglia e la sua fronte sono sempre corrucciate, ma i suoi occhi sono spalancati, forse per lo stupore, e le sue labbra sono dischiuse leggermente, e nel silenzio riesco a distinguere il suo respiro da quello di tutti gli altri. Poi socchiude gli occhi e mi accorgo che si, é davvero sexy. É il ragazzo più sexy che abbia mai incontrato, l'unico che in un'ora sia riuscito ad eccitarmi così tanto, e l'unico che abbia mai osato sfidarmi. Lo voglio. Subito. Lui continua a squadrarmi con gli occhi socchiusi, e capisco che é concentrato e che sta cercando di capire. "NO! Non devi capire niente!" penso, ma non lo dico, altrimenti la verità verrebbe a galla. 

Per fortuna la campanella suona e io, prima ancora che tutti sospirino per il sollievo e che la professoressa ci saluti, mi alzo facendo strisciare rumorosamente la sedia contro il pavimento, prendo la borsa ed esco fuori dall'aula. Quello spazio stava diventando troppo piccolo per me. Quando metto piede fuori dall'aula butto via l'aria trattenuta e respiro quest'altra, che in mente mia dovrebbe sapere di libertà, ma l'unico odore che mi arriva alle narici é la puzza di ascelle sudate di tutti gli altri studenti. 

Di fronte a me, con le spalle e un piede appoggiati al muro e le mani in tasca, c'é Trevor. Mi guarda con un sorrisetto imbarazzato, e so che sta cercando di chiedermi scusa. Ci fissiamo, e mentre i suoi occhi castani si incatenano ai miei verdi non posso fare a meno di pensare a quelli eterocromatici di Matt. -Mi dispiace.- dice lui infine, riscuotendomi dai miei pensieri. Io mi avvicino a lui. -Anche a me.-. Lui fa un altro sorrisetto, e da una tasca dei suoi jeans larghi e strappati estrae il mio pacchetto di Chesterfield. -Avevi ragione, devo smetterla di trattarti come una ragazzina irresponsabile, e io devo smetterla di farti da paparino super apprensivo.- dice piano. Io mi avvicino ancora afferrando le mie sigarette. -Hai fottutamente ragione.- dico mettendomele in tasca. -Sai che odio litigare con te.- continua lui. -Anche a me non piace.- concordo io. Lui si stacca dalla parete e si fa ancora più vicino a me. -Ma ho ragione io.- dice lui, come era prevedibile che succedesse. Io sorrido e scuoto la testa. Poi gli do un pugno sulla spalla. -Andiamo a mangiare. Sto morendo di fame.- dico, anche se non é vero niente. Nonostante l'ora di letteratura inglese mi abbbia privato di ogni energia, soprattutto a livello mentale, il mio stomaco sembra schiacciato da un macigno. 

Quando arrivo alla mensa con Trevor, non sono molti gli alunni che stanno facendo la fila o che sono già seduti per mangiare. Tra questi pochi c'é Brody, che si é già seduto al solito posto e che ci sta aspettando. Io e Trevor facciamo la fila facendo scorrere i nostri vassoi, e quando é il nostro turno io prendo giusto un trancio di pizza, una mela e un budino al cioccolato, ma so già che non mangerò niente. Forse solo la mela. Trevor invece come suo solito si é riempito il vassoio di cibo geneticamente non identificato, e insieme ci avviamo verso il nostro tavolo. Io mi siedo tra Brody e Trevor, prendo la mela tra le mani e inizio a guardarmi intorno, accompagnata dalla discussione che stanno avendo i miei amici. La mensa si sta man mano riempendo, e questa scuola di Phoenix, come ogni liceo che si rispetti, ha le sue caste, i suoi gruppi. A un tavolo sono sedute le cheerleader, che fanno quasi sempre coppia fissa con i ragazzi della scuola di football. Anche Brody fa parte della squadra, e nonostante odi farne parte é molto più bravo di altre persone che si credono Dio sceso in terra. Le cheerleader sono quasi sempre delle ochette starnazzanti che sembrano tutte la copia della capo cheerleader, che é quella che durante la piramide sta in cima, fregandosene se le sue compagne rischiano di avere un'ulcera. Tutti i giocatori di football invece sono dei king kong, e non solo per stazza. Parlano come dei cerebrolesi, e se gli fai una domanda alla quale devono rispondede solo con "si" o "no", loro sono in grado di risponderti con "cane", che non c'entra niente. Altri tavoli ancora sono occupati dai secchioni, ovvero quei ragazzi che camminano anche durante il pranzo con il libro di chimica sotto braccio. Sono tutti occhialuti e con l'apparecchio, e le ragazze portano costantemente i capelli legati o a coda di cavallo o su delle rigide crocchie, come quelle di mia nonna; hanno tutti i voti più alti della scuola e probabilmente andranno nei migliori college d'America, come Harvard o la Columbia, e da grandi diventeranno i più grandi avvocati, dottori e scienziati del pianeta, e se possibile saranno pure candidati al premio nobel. In un altro tavolo ancora ci sono tutti i ragazzi che seguono letteratura inglese, tra cui anche dei miei compagni di corso, che non fanno altro che recitare versi di "Amleto" o di "Otello" e il cui futuro sarà quello di insegnare a loro volta il loro amore per la letteratura. Poi c'é il tavolo dei dark, tutti ragazzi con i capelli neri, pelle bianca tendente al grigio, tanto da poter sembrare cadaveri che camminano, fitto strato di matita e mascara neri, vestiti costantemente neri e sembra che la loro unica ragione di vita sia la signora incappucciata di nero con la falce in mano. 

Smetto di fissarli e rivolgo il mio sguardo all'entrata principale della mensa, dove uno sciame di persone si sta riversando verso l'interno. Tra questi, vedo il ragazzo nuovo, Matt. É chiaramente confuso, e si lascia guidare dalla folla verso la fila. Da lontano, il suo corpo sembra sovrastare quello degli altri. Non mentivo, quando ho detto che é alto quasi quanto Trevor. Se solo non fosse così timido e non indossasse quegli occhiali riuscirebbe tranquillamente a fare paura. Le ragazze che gli stanno dietro continuano a guardarlo con aria sognante. Stupide. 

-Perché non mangi?- la domanda di Brody interrompe il flusso dei miei pensieri. -Non ho fame.- borbotto, e poi guardo i vassoi dei miei amici e constato che sono praticamente vuoti. -Ma se hai detto di avere una fame da lupi!- ribatte Trevor. -Si vede che mi é passata.- borbotto ancora io cercando di mettere fine alla questione. -Sei strana.- borbotta lui in risposta, e io lo liquido con un gesto della mano, e lui e Brody ritornano a parlare di football, o forse del campionato di NBA. Non ne sono sicura, tutta la mia attenzione é catalizzata su Matt, che ora si trova spiazzato nel bel mezzo della mensa, non sapendo dove sedersi. Sembra un cucciolo indifeso, e se solo fosse minimamente simile a me, gli proporrei di unirsi a noi. Ma lui é il mio esatto opposto. Lui é genuino e ingenuo, io sono acida e con fin troppa esperienza alle spalle. Eppure lui in qualche modo mi ricorda me. Ma non la me di ora, ma quella di due anni fa. Io ero proprio come lui. Piccola, timida e ingenua. 

-Che cosa guardi Hailey?- mi chiede Trevor e sia lui che Brody chinano la testa all'altezza del mio viso per cercare di seguire la scia del mio sguardo. Quando lanciano un "Oh", so che hanno capito chi é che ha attirato la mia attenzione. -Il ragazzo nuovo. É a educazione fisica con me.- dice Brody in tono sprezzante. Io mi giro verso di lui, stranamente curiosa e interessata. -Davvero?- gli chiedo. Lui annuisce. -A quanto pare faceva parte della squadra di rugby dell sua scuola in Inghilterra. Oggi gli abbiamo fatto capire le regole base del football e il coach é rimasto impressionato. Dice che potrebbe diventare lui il quarterback.- racconta Brody, e man mano che va avanti il suo tono si fa più acido e sprezzante. Si capisce che Matt non gli va a genio. -Ma non sei tu il quarterback della squadra?- chiede Trevor. -Si, é questo il problema.- dice Brody sempre più infastidito, smettendo di guardare il ragazzo nuovo che si é seduto da solo in un tavolino. -Beh, meglio no? Ti sei lamentato tante volte del fatto che fossi sempre impegnato con gli allenamenti perché eri il quarterback!- ribatto io alzando di poco il tono della voce. -Questo non vuol dire che io cederò il mio posto al primo pivellino che passa. Sai quante ragazze mi muoiono dietro da quando sono io capitano della squadra?- mi chiede facendo lo sbruffone il biondo. -E il fascino del cattivo ragazzo?- chiedo ancora io? Chi é che é in grado di resistere al fascino di un bad boy? -Hailey, il fascino di un cattivo ragazzo viene messo in ombra se paragonato al fascino di un ragazzo che sembra un cucciolo di panda bastonato.- mi spiega Trevor. Forse é vero. Questo potrebbe spiegare come mai mi sento attratta da quel ragazzo che conosco appena e che é così diverso da me quando invece non mi sono mai sentita attratta da Trevor e Brody, che sono dei ragazzi belli e affascinanti e che potrebbero far cadere ai loro piedi tutte le ragazze che vogliono anche con una sola occhiata. Ma non é questa la spiegazione. 

Trevor e Brody li ho sempre visti come amici, Matt invece é diventato la mia sfida personale. -Lo voglio.- dico all'improvviso, pronunciando ad alta voce il pensiero che mi assilla da quando é cominciato il nostro dibattito a letteratura inglese. -Che cosa? Chi?- chiede Trevor stupito. Io faccio un cenno con la testa in direzione del ragazzo. -Matt Darcy, il ragazzo nuovo.- rispondo. I miei amici si irrigidiscono. -Stai scherzando spero.- sputa in tono sprezzante Brody. Mi volto verso di lui e lo guardo male. -Perché?- Brody alza le spalle e allunga le braccia. -Perché, anche solo per una notte, potresti avere di meglio di quel bamboccio là.- dice indicandolo. Matt non é un bamboccio, bamboccio é sinonimo di scemo, e lui ha dimostrato di non esserlo. -Brody ha ragione.- dice Trevor, e io mi volto verso di lui. -Frequentiamo lo stesso corso di chimica, é un secchione credimi.- sembra volermi avvisare, ma a me non importa. Secchione é sinonimo di noioso, ma almeno é un secchione sexy. -Ma poi lo hai visto che occhi che ha? Sono inquietanti.- dice ancora Brody con tono disgustato. Ora non capisco più se non gli vada a genio Matt o se non gli cali giù l'idea che io sia attratta da lui. E poi no, non ha degli occhi inquietanti. Ha gli occhi più belli che abbia mai visto. E non me lo lascerò scappare tanto facilmente. -Non mi importa.- dico ancora, e i miei amici mi guardano come se fossi impazzita. -Lui mi ha sfidata, e io ho raccolto la sfida.- dico, e do un morso alla mela rossa che finora ho continuato a girarmi tra le mani. Mi é venuta improvvisamente fame. Chissà, forse é vero che sono diventata matta, ma che importa. -Lui mi ha lanciato una sfida, una sfida che non perderò. Perché io vinco sempre.-




Note dell'autrice
Ed eccoci qui con il primo capitolo. Come anticipato nel prologo, questo capitolo è scritto dal punto di vista di Hailey, la protagonista, ed è ambientato prima della sua fuga, di cui avete letto sempre nel prologo. Inutile dire che il primo capitolo è sempre il più noioso, ma io ho cercato di renderlo il meno monotono possibile. So che sul personaggio di Hailey ci sarà molto da ridire, anche io a volte in mente mia la prendo a parole, eppure ho cercato di inventare un personaggio che si potesse o solo amare o solo odiare. Diciamo che in questo momento Hailey è proprio cattiva e meschina, ma nessuno nasce vipera, e quindi lei ha i suoi motivi per essere diventata come è ora. Credo che il personaggio di Hailey sia uno dei più complicati e controversi che la mia testolina abbia deciso di partorire. 
Detto questo, fatemi sapere che ne pensate, se vi è piaciuto il capitolo oppure se mi consigliate di usarla come cartaigienica, ditemi cosa pensate dei vari personaggi qui comparsi, come Hailey, o Trevor, o Matt, oppure ancora la professoressa Brent. Non dico tutti, ma molti personaggi secondari giocano un ruolo importante in questa storia quindi vi consiglio di non sottovalutarne nessuno. 
Prima di andare saluto e ringrazio di cuore “BlueCry" che ha recensito il prologo, che ha definito la mia storia "una benedizione" e che ha apprezzato le mie idee, come quella di alternare i capitoli "prima della fuga" - "dopo della fuga", oppure quella dell'eterocromia totale degli occhi, che entrambe adoriamo.
Ora vado, spero di aggiornare al più presto. 
Bacioni, 
SashaJohnson

  
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