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Autore: Erina91    16/06/2015    2 recensioni
-Una dottoressa di un ospedale pischiatrico; devota al padre, in crisi economiche, e pronta a tutto per aiutarlo.
-Un affascinante e carismatico giornalista della rete “five”, risoluto e ben inserito nell'ambiente di lavoro grazie alle positive conoscenze del padre.
-Troviamo un giovane uomo intelligente, bellissimo e dagli ambiziosi progetti. Perfettamente inserito e rispettato nell'alta società.
-Una misteriosa e seducente ballerina di danza moderna con un passato difficile, ridotto in miseria, salvata da un inquietante uomo.
-Una ragazza dalla bellezza africana, in passato vittima di razzismo da parte del patrigno.
Viene adottata da un ospitale famiglia, che gestisce un ristorante italiano.
-Un ex regbista trasferito in Francia a causa della separazione dei suoi genitori. Amante dei cibi deliziosi e conditi.
-Un uomo vissuto in Italia per diversi anni.
Conserva il ricordo di una bambina di cui era innamorato, celando i suoi sentimenti per lunghi anni.
-Una ricca ragazza appassionata d'arte e proprietaria di una galleria che gestisce con tanta cura.
Otto giovani adulti. Otto incontri dettati dal fato. Otto legami profondi.
Otto storie separate, eppure connesse. Questo per raccontare quando l'amore nasce grazie al destino di un incontro non premeditato ma estremamente rilevante.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karin, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Neji/Hinata, Sasuke/Karin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Salve ragazzi/e! ho terminato anche questo nuovo capitolo, trovando un po' di tempo.
Qui avrete anche gli incontri degli altri personaggi e vorrei tanto sapere cosa ne pensate: ci ho messo tantissimo a scrivere il capitolo, 3 giorni a spizzico, ma ho cercato di curarlo nel miglior modo possibile. Come ho detto, tengo particolarmente a questa fanfi poiché è molto impegnativa (non vuol dire che non tenga alle altre o che non siano impegnative, anzi, ma questa possiede un qualcosa in più che non so spiegarvi. Probabilmente qualcosa di insignificante XD).
Spero che il nuovo capitolo non vi deluda. Sarà abbastanza lungo e verranno rivelate un po' di cose.
Intanto, ringrazio chi ha recensito la storia e chi l'ha messa tra preferite e seguite. Alle vostre recensioni risponderò presto, promesso :D.
 

 
"Arranged Weddings..?"


Hinata Hyuuga aveva appena solcato il portone dell'incantevole villa della sua aristocratica famiglia, che sull'entrata dava sullo spazioso salone di accogliemento e al centro si trovavano le ampie scale in marmo bianco che portavano al primo piano di un ingresso dove si estendevano lunghi tappeti in rosso e da cui si arrivava ad un'infinità di eleganti stanze.
Il salone d'ingresso era immenso, in stile perfettamente inglese, e anch'esso accoglieva gli ospiti con un tappeto rosso riposto davanti al portone che raggiungeva le scale attraverso la sua eterna lunghezza. Grandi ed antiche librerie riempivano il salone e alcuni divanetti bianchi erano stati posti da entrambi i lati sotto agli scorrimano in marmo, creando un atmosfera intima dove prendere il tipico thè inglese e poter chiacchierare d'affari. Dinanzi al salone di accogliemento, si estendeva il salone da cerimonia con il suo sfarzoso e scintillante lampadario e il suo buffet ora privo di decorazioni e cibi.
Salite le scale raggiungevi le prime camere da letto, degli ospiti principalmente, e dalla quale si intravedeva la sala da pranzo con un lungo tavolo centrale e attorno delle alte e parsimoniose sedie in legno scuro; accanto ad adesso, in modo da favorire il passaggio dei cameriori e del maggiordomo, l'ordinata e attrezzata cucina in cui i cuochi si trovavano già a lavoro per preparare la ricca ed elaborata cena.
Salendo ancora più su, all'ultimo piano della villa, si aprivano le camere dei membri effettivi della famiglia Hyuuga, di sua sorella, quella sua vicino quella della sua bambina, Serenity. A seguito quella di Hiashi Hyuuga sempre chiusa a chiave.
Poco più in là il maestoso e luminoso salotto con una televisione d'ultima generazione, due comodi divani con i braccioli creati a guscio di conchiglia che esprimano tutta la loro finezza solo grazie all'eccessivo design.
Altre librerie a riempire la stanza e un paio di tavoli rotondi da thé a completare gli spazi lasciati vuoti.
Un tappeto perziano steso al centro.
Proseguendo, e poco più in là del salotto, si trovava l'enorme e arcaico studio di suo padre.
Hinata non ricordava nemmeno l'arredamento di quella stanza date le poche volte che c'era entrata e le rare occasioni che lui le aveva dato il permesso per farlo_cioè quasi mai_.
Ad ogni piano un bagno con idromassaggio incorporato e le toilette per ogni camera da letto di tutti gli elementi della famiglia.
Le pareti dei lunghi corridoi erano decorate da quadri di pittori famosi, ritratti d'antenati della famiglia Hyuuga in cornice dorata, e una buona dose di disegni astratti.
Salite le seconde rampe di scale che portavano all'ultimo piano, c'era un piccolo stacco da una scala all'altra, ornato da un'armoniosa vetrata che proittava la luce del giorno e la cupezza della notte e si estendeva sul largo parco della villa, ricolmo d'alberi secolari, fiori colorati, cespugli, comode panchine di legno e piccoli vialetti di pietra con sassi bianchi e a concludere un delizioso stagno. Ogni tanto potevi anche intravedere i cani da guardia spostarsi da un terreno all'altro del curato giardino.
La zona opposta del giardino, invece, racchiudeva una piscina clorata con un piccolo servizio bar per gli ospiti e non, delle sdraie/ lettini per prendere il sole (difficilmente, visto il conosciuto tempaccio londinese).
Hinata Hyuuga aveva vissuto, come constatava ogni volta che studiava gli infiniti segreti della sua villa, nel lusso fin da piccola.
Ed era anche stata educata nel lusso fin dalla sua nascita: seguita dal maggiordomo George, formata professionalmente dalla sua istitutrice Kurenai fino a 13 anni, con cui aveva anche studiato pianoforte, agghindata dalla sua parrucchiera/esperta d'estetica, Konan, negli eventi d'alta società più importanti.
Viveva con il solo ricordo di un introverso e silenzioso bambino che le aveva fatto compagnia fino ai suoi sette anni in quella devastante villa: un bambino che non aveva mai smesso di desiderare di vedere ancora una volta.
Poi c'era la sua viziata sorellina, ormai diciottenne, con la quale non aveva un vero e proprio rapporto fraterno.
E infine, Kiba, che era stato la sua salvezza dopo che si era iscritta al liceo privato e da cui era uscita con i migliori voti.
Ora nella sua vita, la persona che amava di più, era solo sua figlia Serenity.
Il resto contava poco o niente: Kurenai se n'era andata, Konan veniva alla villa solo in caso di eventi particolari, il ragazzino che le aveva fatto compagnia in passato non c'era più.
Il rapporto con Hanabi_sua sorella_ era rimasto quello che era e suo padre era sempre troppo impegnato nel lavoro per fare da genitore a lei ed Hanabi, e da nonno a Serenity.
L'unico che era rimasto era il suo devoto maggiordomo, con cui aveva ancora un ottimo rapporto.
Serenity era la sua più assoluta felicità, in quel posto solitario, e l'unica certezza che in fin dei conti non era da sola.
Davanti al portone della villa fu accolta dal maggiordomo George che, con un inchino, le tolse la giacca di pelle e la poggiò sull'appediabidi all'angolo del salone.
-bentornata signorina Hyuuga.- convenne cortese, l'anziano uomo.
-buonasera, George.- sorrise lei. -Serenity?-
-è stata appena messa a letto dalla sua Baby Sitter, Matsuri.-
-molto bene. Matsuri se n'è appena andata?-
-già, aveva molta fretta perché doveva aiutare suo marito a completare un lavoro.-
Hinata non rispose, cambiando discorso:
-mio padre mi sta aspettando in salotto per presentarmi il mio promesso sposo, vero?- chiese stancamente.
Nel frattempo cercò una valida soluzione per rifiutarlo.
-esatto signorina.- confermò George, rammaricato. -inoltre.. credo che abbia anche da annuciarle delle novità.- aggiunse.
Novità? Che tipo di novità? Si chiese pensierosa.
Non rifletté ulteriormente, ringraziò il suo maggiordomo e salì le scale per raggiungere il salotto dove suo padre l'attendeva.


-benvenuta figlia mia.- l'accolse subito, appena varcò l'arco che dava sul salotto.
I suoi occhi catturarono la figura di un uomo distinto poco più grande di lei: capelli castani scuro, corti, con un ciuffo liscio che gli copriva la tempia.Occhi scuri, una postura composta e formale: doveva essere lui.
-buonasera padre.- disse solo, dopo aver osservato l'uomo seduto sul divano a sorseggiare il thé appena servito dalla cameriera.
-accomodati pure, Hinata.- la invitò Hiashi, -ti presento Ko Hyuuga, è un tuo lontano cugino, nonché tuo promesso sposo.- Certamente era un uomo affascinante, dall'influente presenza, uno dei migliori che suo padre le avesse mai proposto e presentato come marito. Si notava che aveva un preciso carisma e anche delle notevoli qualità fisiche e mentali, ma lei non voleva lo stesso sposarlo perché non sapeva assolutamente nulla di lui.
Lo vide alzarsi dal divano, con movenze ricercate, per venire a stringerle la mano:
-è un vero piacere conoscerla, signorina Hyuuga.- si inchinò per farle un principesco baciamano, facendola arrossire per il gesto inaspettato e dal romanticismo antico.
-grazie Ko, anche per me.- fu l'unica cosa che riuscì a dire, timidamente.
-spero che potremo approfondire la nostra conoscenza, se anche tu lo desideri.-
Ko proseguì sorridendole con gentilezza.
-figlia mia, mi dispiace annuciarti che Ko deve occuparsi di altri affari di lavoro in giornata e non può trattenersi ulteriormente.-
Hinata cercò di controllare un sospiro di sollievo davanti a quella rivelazione.
-nessuno problema, padre.- rispose facendo un mezzo sorriso.
-allora ci sentiamo, Hinata.- e così Ko la salutò con un altro baciamano, uscendo dal salotto.
Quando il giovane uomo si fu allontanato, Hiashi parlò di nuovo:
-prima di andartene, Hinata, ho un'altra novità da annunciarti.-
-sì, George me l'ha detto.-
-bene.. ti ricordi di tuo cugino Neji?- andò dritto al dunque.
Come avrebbe potuto dimenticarlo?
Quel bambino le aveva fatto compagnia nei momenti più difficili e non aveva mai smesso di sperare di rivederlo un giorno.
Avrebbe voluto chiamarlo in tutti quegli anni trascorsi, ma suo padre non glielo avrebbe mai permesso.
Hiashi aveva cancellato i numeri di suo zio Hizashi dopo che se n'era andato e Hinata non era riuscita a scoprire dove Neji fosse andato a vivere: sapeva solo che viveva all'estero, però non sapeva in quale paese.
-sì, mi ricordo perfettamente di lui.- affermò.
-ecco.. mio fratello, tuo zio, è mancato qualche settimana fa a causa di un incidente.- spiegò.
Hinata sgranò gli occhi scioccata: non aveva mai nutrito molta simpatia verso quell'uomo perché, come del resto anche suo padre, fin da piccola le aveva incuto terrore e soggezione.
Tuttavia, era pur sempre un suo parente e poteva immaginare come Neji stava soffrendo per la sua perdita, sebbene l'uomo fosse distaccato anche con lui.
-ah.. mi dispiace per la perdita, padre.-
Dopo tutto era anche il fratello di Hiashi, nonostante fossero stati invidiosi l'uno dell'altro fin dall'inizio e da quel che lei ricordava.
Hiashi non rispose alle sue parole, ma seguì con il discorso:
-Quindi.. Neji non ha ereditato la cattedra del padre e ha deciso di tornare a Londra per lavorare nella mia azienda.- spiegò.
La meraviglia e la felcità di Hinata, dopo quelle parole, era impareggiabile a qualsiasi altra reazione.
Non riusciva a credere che presto lo avrebbe rivisto: le era mancato davvero tanto ed era curiosa di scoprire com'era diventato, e aveva finalmente la possibilità di parlargli di nuovo. Ma soprattutto di scusarsi per non essere andata a salutarlo alla sua partenza, poiché consapevole che sarabbe stato triste separarsi da lui.
-mi fa davvero piacere.- sorrise, e le sue candide guance si colorirono di un tenue rosa.
-Hinata..- riprese il padre notato il cambiamendo d'umore della figlia, -tu e Neji non potrete più avere lo stesso rapporto, come in passato, lo sai? Neji sarà il promesso sposo di Hanabi.- Quella rivelazione fu una vera fitta al cuore per Hinata, anche se non capiva perché la notizia l'avesse destabilizzata a tal punto. Per un tempo indefinito rimase in silenzio.
-Come..?- fu l'unico sussurro che uscì dalle sue fini labbra, in seguito.
-voglio che sia chiaro tale dettaglio: tu e Neji siete amici d'infanzia, avete già un legame fin troppo intimo, non potrete mai essere marito e moglie. Lui e Hanabi non si sono mai visti, sarà più facile stimolare il loro rapporto in qualcosa di più serio.
Non credo nell'amore matrimoniale tra amici d'infanzia.- specificò severo. -tanto per metterti al corrente, comunque, Neji arriverà stasera a Londra. Il tuo autista andrà a prenderlo all'aereoporto. Neji vivrà qui, poiché sarebbe più facile far nascere un buon legame tra lui e Hanabi vivendo con noi e specialmente.. con lei.-
Hinata non riuscì a ribattere alle parole gelide e che non accettavano obiezioni, di suo padre, e abbassò la testa senza replicare.
-questo è tutto. Puoi andare.- così terminò la dolorosa conversazione con Hiashi Hyuuga.
Non aggiungendo altro, si piegò in un disinteressato inchino e uscì dal salotto.



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Chouji riconobbe subito la deliziosa e magica aroma provenire dalla cucina di suo padre Chouza, appena entrato nel ristorante con Geraldine, e dedito a seguire la scia del succolento profumo grazie al suo impeccabile olfatto capace di distinguere subito la qualità di un alimento da un altro, o gli armoniosi condimenti di un piatto.
Si fermò a metà strada al momento che notò la sua sorellastra Karui servire con maestria ed eleganza una bistecca accompagnata da piselli e patete per contorno.
Karui diventava più bella ogni giorno di più: i capelli color nocciola legati in una coda alta, la pelle olivastra perfettamente liscia e curata, due occhi bruni che ti trapassavano da una parte all'altra.
Per non parlare del corpo mozzafiato: formoso, eppure snello, risaltato dalla divisa da cameriera composta da semplice maglietta bianca a maniche corte, gonna poco sopra le ginocchia e grembiule nero legato attorno alla vita e dotato di taschino per comanda e penna. Ballerine basse, semplici e comode, anch'esse nere.
I colori della divisa si adeguavano precisamente alla scura pelle della ragazza e la giusta taglia spiccava con grazia le rotonde forme della ragazza. Ogni volta che tornava a Londra, Chouji cercava di ignorare l'attrazione che sapeva di nutrire verso Karui, poiché era sua sorella adottiva e in teoria doveva considerarla solo come una sorella qualunque, ma la strepitosa bellezza africana della ragazza non finiva mai di affascinarlo e attirarlo come una dispettosa calamita.
Essendo fidanzato con Geraldine ed anche il fratellastro di Karui, non poteva permettersi di farsi assalire da pensieri sconci su Karui, ma tutto ciò era inevitabile quando si rivedevano dopo mesi. Non vedendola tutti i giorni, le volte che tornava la trovava maturata e cambiata, ormai una cameriera esperta e diligente, e un'attraente bellezza.
Karui non era più una ragazzina, era cresciuta e anche piuttosto bene, Chouji non riusciva più a considerarla tale e un tempo i rapporti tra loro erano molto più facili proprio per questo motivo.
Non capì nemmeno lui quanto rimase a fissare sua sorella, se ne accorse solo quando Karui alzò lo sguardo verso lui e Geraldine e, dopo aver servito il tavolo, venne in contro a loro:
-ciao fratellino! Finalmente! Ben tornato!- la salutò sorridendo, abbracciando il corpo massiccio di Chouji.
Quest'ultimo avvertì contro il suo petto il seno morbido e prosperoso della ragazza fargli un leggero e piacevole solletico: la scostò subito a quel pericoloso contatto, quasi bruscamente, e questo Karui parve notarlo con disappunto.
Di sua iniziativa, poi, la ragazza portò lo sguardo su Geraldine:
-buon rietro anche a te, Geraldine.- fece salutandola e provando a darle due baci sulla guancia che furono respinti con astio.
Karui ignorò quell'atteggiamento scostante e proseguì a parlare:
-non credi che sia meglio andare d'accordo, ora che tu e Chouji dovrete restare qui a tempo indefinito? Oppure il mio caro fratellino non ti ha messo al corrente di questo dettaglio?-
-al contrario di quello che pensi, Karui, Chouji mi tiene sempre al corrente di tutto.- ribatté.
-chi mai ha avuto dubbi su questo? Era una semplice domanda, principessina dei miei stivali.- replicò ghignando.
Chouji, notando che la situazione stava degenerando, decise di mettersi in mezzo:
-Karui! Non hai il diritto di rivolgerti così alla mia ragazza. Geral.. vedi di avere un po' di rispetto verso mia sorella.
Non so quanto volte te l'ho ripetuto.- sbottò seccato, -e ora, se mi non vi dispiace, vorrei andare a salutare papà e assaggiare uno dei suoi succosi piatti.-
-sempre a mangiare, eh, Chouji!- lo stuzzicò Karui sorridendo.
-già, su questo aspetto non sono affatto cambiato.- le fece un occhiolino.




 
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Suo fratello non era affatto cambiato, conservava sempre il profondo amore verso il cibo e un aspetto da “coccoloso bambinone”. Tuttavia, era molto cambiato fisicamente rispetto al passato: prima era tutta “ciccia”, ma da quando aveva iniziato a giocare a Regby era dimagrito e aveva trasformato il grasso in un corpo compatto, muscoloso e robusto nelle giuste misure, che si addiceva perfettamente alla sua naturale fisionomia.
Karui ricordava la prima volta che l'aveva visto tornare a Londra, dopo un anno che giocava a Regby, dimagrito.. era rimasta meravigliata da quanto fosse cambiato e migliorato; e poi, a seguire, grazie a quello stesso sport, era diventato sempre più affascinante e intrigante. Sapeva di non potersi permettere di provare certe sensazioni nei confronti del suo fratellastro, però non riusciva a non sentire fastidio le volte che lo vedeva tornare in Inghilterra con quella viziata e pissera francesina: molto carina e minuta, certo, ma priva di sale in zucca. Anche prima, quando aveva abbracciato Chouji, sentiva il suo sguardo stizzito addosso anche senza vedere realmente la sua espressione.
Però, quello che l'aveva ferita di più in quel momento, era stata la reazione di Chouji alle sue manifestazioni d'affetto: l'aveva scostata in modo lapidario e frettoloso, come se non apprezzasse il contatto con lei per qualche arcano motivo; tale atteggiamento l'aveva ferita, tuttavia doveva accettare in silenzio le decisioni e i gesti di suo fratello.
Era dura, poiché si sentiva davvero al sicuro in mezzo a quelle braccia forti e protettive, ma Chouji era suo fratello ed era fidanzato da ormai quattro anni con quella altezzosa biondina e lei non poteva impedirlo in alcun modo. Poteva solo osserverli e sostere la loro relazione pur avvertendo un disagio ancora incomprensibile.
Quello era uno dei pochi momenti dove poteva avere un po' di pace, perché Geraldine era andata nell'appartamento accanto a sistamere le sue infinite valigie lasciandole un po' di respiro.
Chouji stava abbracciando con affetto Chouza e a lei scappò un sorriso vedendo quella dolce scena tra padre e figlio: doveva essere dura per entrambi vedersi solo una volta al mese. Per fortuna la situazione, se tutto andava bene, sarebbe cambiata da oggi in poi perché Chouji sarebbe rimasto a Londra per diverso tempo.
Ad un tratto, vide suo fratello raggiungerla:
-tutto a posto, Karui? Ti vedo pensierosa.- le chiese, posandole una mano grande e calda sulla spalla. -vuoi una mano con i piatti da portare al tavolo 5?- propose.
-magari.- accettò, -ma cerca di non commettere disastri. Lo sanno tutti che sei più portato a lavorare in cucina. come si suol dire.. Tale padre, tale figlio.- ridacchiò, tornando di buon'umore.
Anche Chouji scoppiò a ridere e, prima di superarla portando i piatti, le sussurrò:
-scusa Geraldine, Karui, purtroppo a volte è un vero “impiastro”.-
Detto questo, servì impacciamente la portata al tavolo 5, lasciandola in mezzo al corridoio sorpresa: era la prima volta che Chouji si scusava per gli sgradevoli atteggiamenti della sua ragazza nei suoi confronti.
Che si stesse accorgendo che quella donna non era adatta a lui?
Le si accese un lume di speranza, aprendosi in uno spensierato sorriso.



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La terza danza della misteriosa ragazza era stata ulteriormente sensuale, ma a Sasuke era piaciuta molto meno rispetto alle altre due dove si trovava da sola sul palco.
Aveva avuto l'impressione che il ballerino accompagnatore approfittasse della possibilità di doverla sostenere attraverso il contatto, seguendo i suoi movimenti nella danza, per metterle le mani su ogni parte del corpo: sedere, schiena e anche sfioramenti sul seno e, siccome i due dovevano interpretare due amanti che si rivedevano dopo anni di seperazione durante la terza parte dello spettacolo, quello sfacciato ballerino aveva colto l'occasione per assecondare l'interpretazione e baciare la "ballerina Scarlatta" su quelle labbra invitanti che non avevano mai smesso di attirarlo.
Eppure, lei era solo una misera ballarina, come mai lui ne era rimasto attratto fin da quando era salita sul palco?
Aveva immaginato se stesso trovarsi al posto del ballerino, in maniera da potersi godere il suo corpo da più vicino.
Pensieri che mai lo avevano attraversato, neanche con Kin con cui stava da due anni.
Anzi, se doveva essere preciso, Kin non aveva l'ascendenza che quella ragazza_vista per la prima volta quella sera_stava suscitando in lui. La curiosità di conoscerla, vederla in volto tolta quella maschera Veneziana, udire la sua voce e non solo il rumore dei suoi passi mentre "dominava" il palco e la scena. Il mistero che aleggiava attorno a quella ragazza era intrigante, magnetico, paradossale.. non si era mai sentito così incuriosito da una donna: aveva sempre ritenuto il genere femminile poco interessante, povero di valori e competenze. Anche suo padre la pensava in quel modo e non era un caso che l'azienda dove lavorava era povera di presenza femminile, solo la ricercatrice Ino si era mostrata capace ed esperta nel suo lavoro, e la femminilità e la dolcezza di Shizune avevano colpito suo padre.. per il resto, nessun'altra donna, a parte la sua madre defunta, aveva attirato la sua attenzione come quell'inutile ballerina era riuscita a fare.
Kin era una bella ragazza, ma non poteva dire che fosse portata per lavorare, anche se intelligente; infatti, il suo unico lavoro, era mantenersi grazie alla famiglia che le aveva anche pagato gli studi univeritari, ormai da un anno terminati.
A parte questo, non aveva ancora trovato un lavoro in cui fosse capace.
-Sasuke..- interruppe i suoi pensieri Fugaku, -lo spettacolo è finito da un po', vorrei che andassi dal direttore di teatro a chiedere un incontro con quella ballerina e ad offrirle un lavoro come intrattenitrice per il prossimo banchetto.-
-potresti andarci anche tu, padre, visto che interessa a te.- rispose gelido, lui.
-tu sei sicuramente più perspicace e persuoasivo di me, Sasuke.-
La seconda volta decise di non ribattere. -d'accordo. Quanto le daresti per il lavoro?-
-3.255,80* sterline a serata, direi.- affermò, -raddoppiate perché saranno due serate, con le spese del viaggio già pagate.- precisò.
-due serate, padre? Non sapevo avessi in programma un banchetto così facoltoso, da quando hai pensato di organizzarlo?- si intromise nella conversazione, Itachi.
-settimana prossima sarà il compleanno di Shizune, come anche voi sapete, e ho intenzione di organizzare un banchetto nella nostra risidenza Svizzera, a Ginevra, nel fine settimana. Ecco perché ho detto che pagherò anche le spese del viaggio della ballerina.-
-ma non andiamo a Ginevra da tre anni.- notò Sasuke, -ormai sembrerà una residenza abbandonata. Come pensi di fare?- chiese.
-vostro padre ha già pensato a tutto. Ha mandato alcuni servitori a sistemare la villa proprio ieri. Quando arriveremo lì sembrerà nuova di zecca.- intervenne Shizune, prendendo a braccietto Fugaku e incontrando il suo sguardo con espressione deliziosa e adorante. Shizune pareva molto contenta della gentile_e rara_ iniziativa di Fugaku verso qualcosa che non riguardava affari di lavoro. -sono invitate anche le vostre compagne e anche i vostri amici, solo quelli più intimi e benestanti, però.- aggiunse Fugaku.
-Fugaku ha anche organizzato balli in maschera, intrattenimenti, battute di caccia e passeggiate a cavallo nei pomeriggi vuoti, per chi volesse. Gli invitati più intimi soggiorneranno in villa. I vostri amici e compagne, ad esempio, non andranno in Hotel.-
-e per quanto riguarda la ballerina?- domandò Sasuke, non riuscendo a trattenere la curiosità; difatti suo fratello, suo padre e Kin, rimasero un po' perplessi da quella domanda.
-beh.. come del resto faranno tutti gli invitati più attesi per intrattenere: ovvero, verranno ospitati nella residenza.- spiegò suo padre, considerando la domanda di Sasuke banale e scontata.
Quindi, se aveva capito bene, quella ragazza avrebbe dormito a pochi passi da lui?
Se si fosse trattato di qualcun altro, di qualcuno che non l'aveva sorpreso e colpito, probabilmente non avrebbe mai considerato un dettaglio così scontato e neanche avrebbe posto quella domanda dalla ovvia risposta a suo padre, ma siccome si trattava di quella ragazza la tensione accumulata era stata appena esposta.
Sperava che nessuno dei presenti si fosse accorto del suo inspiegabile disagio, altrimenti il suo orgoglio ne sarebbe rimasto altamente ferito, provocandogli irritante vergogna.
-va bene. Allora vado a parlare con il direttore di teatro.- annuciò scacciando tali pensieri dalla mente.
Detto questo si diresse poco sotto alla buca dell'orchestra per parlare con il proprietario.


Arrivò davanti all'entrata dietro al palco e un uomo si presentò con il nome di “Kabuto Yakushi” spiegandogli di essere un temporaneo sostituto del direttore ufficiale, invitandolo ad entrare nell'interno del teatro, nascosto al pubblico.
-se posso permettermi.. credo che avete scelto la migliore ballerina del teatro.- dichiarò sorridendo magnanimo a Sasuke, -ve la faccio subito chiamare.- e andò a cercarla.
Quando la ballerina gli apparse davanti, in abiti normali, l'impressione che aveva avuto su di lei si era solo rafforzata; era indubbiamente bellissima: le fluenti ciocche scarlette erano appena stata lavate emanando un dolce prufumo di mandorla, calavano delicate solo da un lato delle spalle in una soffice ed omogenua massa.
Le iridi ornate solo da un lieve tocco di matita e maschera, risaltavano le sue lunghe ciglia nere e rispecchiavano un cipiglio aggressivo, penetrante, eppure sensuale e misterioso, della sua espressione; la stessa espressione agghiacciante e arguta che aveva intravisto attraverso la maschera veneziana, ma che ora era più che evidente perché priva di copertura.
La snella figura dalle piccole forme ma dalle giuste proporzioni, spiccava grazie ai decolté rossi e dal materiale lucido che portava ai piedi. Il top azzurro scopriva il suo delicato ombelico, e aderiva perfettamente al suo seno, mentre i Jeans scuri e bucati_come andavano di moda_ si adagiavano discretamente sulle gambe magre e slanciate, tonificate dalla danza.
Il suo fisico era eccellette e a suo modo raffinato; l'unica mancanza_solo un piccolo difetto_ era un seno più ricco, per il resto era veramente una donna affascinante e incantevole nella sua inimitabile stravaganza.
Dati i suoi difficili e ricercati gusti, poiché selettivi e limitati, pensare che fosse dotata di un fisico eccezionale era già piuttosto sconvolgente come inizio.
Comunque.. era solo una ballerina, bella sì, ma era solamente una povera "sempliciotta" con l'unico dono della bellezza e della bravura nella danza. Sicuramente era smilza e insipida di carattere.
Fu così, con quei superficiali pensieri, che convinse la sua parte irrazionale a tacere e a concetrarsi su quello che era il suo scopo inziale.



 
****



Il buio e silenzioso camerino si trovava in disordine: abiti, costumi, parrucche, maschere, finti gioielli, vari oggetti, erano sparsi a terra o malmessi sul comodino, aggrovigliati sulle sedie.
Karin era appena rientrata nella stanza trovando inaccettabile quel disordine: ogni volta che entrava in scena era costretta a lasciare il camerino in quelle condizioni pietose e quando rientrava obbligata a mettere tutto in ordine, poiché Suigetsu non si sarebbe mai impegnato a darle una mano. Era proprio un'inutile essere umano quel ragazzo megerlino.
Si spogliò in fretta dal meraviglioso abito dalla ponderosa scollatura e ripose con cura le scarpette da danza rosse all'interno del suo armadietto personale, chiuso eternamente a chiave, assieme alla maschera nera usata nella sua nuova interpretazione.
Si fece una doccia veloce negli spoglietoi femminili e indossò i vestiti con cui era arrivata quella mattina a teatro per le dure e finali prove con Anko. Aveva una stanchezza disarmante addosso, ma la rapida doccia le aveva rilassato mente e la muscolatura, acuendo la debolezza post spettacolo.
Avvertì la voce grossa e potente di Anko chiamarla all'appello:
-Karin.. hai finito con il cambiarti?-
-sì, ho appena finito. Non mi dai un attimo di pace, eh?- sbuffò seccata.
-non io, ragazzina, ma il direttore del teatro: ti vuole da lui, sembra che un ricco uomo voglia offrirti un promettente lavoro che ti frutterà sicuramente un sacco di sterline.-
Karin restò in silenzio, stupita, e uscì dal camerino per incontrare il suo ospite rimanendo pietrificata davanti alla sua apparenza: non aveva mai visto un uomo così splendido ed attraente. Si notava che era di nobili origini: completo elegante e dalla marca costosa, mocassini assai pregiati, prufumo dalla valenza e dall'aroma eccessiva eppure inebriante e attrattiva.
Aspetto perfettamente curato che, aiutato dalla naturale bellezza dell'uomo, sarebbe stato capace di far cadere qualsiasi donna ai suoi piedi grazie al suo turbolento ed enigmatico fascino. Sguardo penetrante ed emblematico, incomprensibile, che ti soggiogava attraverso i suoi occhi scuri e impassibili, facendoti sentire arrendevole e dovoto davanti a lui.
La pelle diafana, quasi d'avorio, risaltava ulteriormente i suoi colori naturali: capelli corvini, lucenti e tenebrosi, che gli cerchiavano con eleganza il volto. Pettorali ben scolpiti, fianchi delicati, gambe notevoli e formate con grazia.
Tutto di lui sembrava fatto di porcellana, con preziosa ed accurata manualità, Karin non aveva mai visto un uomo tanto più perfetto e bello. Quell'uomo, con il suo sguardo, sembrava trapassarla da parte a parte da quanto era intenso.. tanto che a lei, ad un tratto, parve di perdere l'equilibrio e di conseguenza la sua radicata compostezza. Un sottile brivido percorse il suo intero corpo.
Cercò di riaquistare il controllo e tentò di portare uno sguardo deciso su quell'uomo:
-lei sarebbe?- chiese, passandole la mano in attesa che lui la stringesse.
-Sasuke Uchiha.- appena Karin sentì afferrare la sua mano, un calore immediato pervase tutte le sue viscere.
La presa della sua mano era delicata ma significativa, perché al momento che rispose a quel contatto il ricordo di quel bambino che le aveva regalato un ombrello percorse all'improvviso la sua mente.
Lei non si spiegò il motivo per cui quel ricordo si era presentato proprio in quel momento.
-Karin. Piacere.- rispose solo, senza dire anche il suo cognome.
-bene, vi lascio soli.- intervenne Kabuto, facendo un inchino e stringendosi in un soddisfatto sorriso.
-a cosa devo la tua presenza?- proseguì, lei, insinuante e decisa ad arrivare al dunque.
-sei stata invitata ad un banchetto organizzato da mio padre, il fine settimana prossimo, che si terrà nella residenza Uchiha a Ginevra. Ovviamente per intrattenere gli invitati con la tua danza.- spiegò precisando.
-in Svizzera eh? Deduco che, visto il rinomato cognome, tu faccia parte della compagnia Uchiha che detiene l'azienda di profumi più famosa in Europa e anche in alcuni paesi dell'oriente.- disse allusiva.
-sono sorpreso che tu la conosca così bene. Posso sapere come mai?-
-solo un po'. Una persona me ne ha parlato una volta.-
-potrei sapere chi è questa persona?-
-qualcuno che non ha assolutamente a che fare con voi. Non pensare che, poiché siete ricchi sfondati e possedete diversi terreni, abbiate il diritto di intromettervi nelle vite altrui.-
Sasuke ghignò davanti a quell'aspro commento.
-attenta a come ti rivolgi al rampollo della famiglia Uchiha, ti ricordo che ti abbiano appena offerto un lavoro coi fiocchi.-
-non ho dubbi su questo. Ma cosa me ne viene se accettassi?- incrociò le braccia, fissandolo con sfida. -non accetterò mai se la proposta non mi stuzzica abbastanza.-
-non avrai problemi ad accettare. Se decidi di firmare il contratto avrai uno stipendio di 3.255,80£, raddoppiato per due giorni.
Volo per la Svizzera già pagato. Vitto e alloggio gratuito per entrambi i giorni, nella residenza Uchiha. Dovrai pagare solo eventuali spese aggiuntive, ma questo dipende da te.- espose in tono spiccio.
Karin ci rifletté attentamente; però, obiettivamente, se rifiutava la proposta avrebbe perso un sacco di soldi e anche un'opportunità per visitare la città di Ginevra.
-non trovi che 3.255,80£ raddoppiate siano un po' poco per voi aristocratici?- lo provocò divertita, -in fondo, possedete tutto e non vi manca nulla. Qualche cifra in più, vi si addirebbe meglio.- aggiunse.
Sasuke la fulminò minaccioso.
-questa è la proposta e queste sono le condizioni del contratto, se decidi di accettare sei libera di farlo; altrimenti, se non ti sta bene perché sei dannatamente avara per una ballerina da quattro soldi, puoi sempre rifiutare la proposta.-
Karin si aprì in una risata aspra e presuntuosa:
-io avara eh? E allora.. vogliamo parlare di voi nobili arrivisti?
Sei proprio l'ultimo che deve parlare, rampollo Uchiha dei miei stivali.-
La ragazza notò che il volto di Sasuke assunse un'espressione livida a quel commento pieno di sarcasmo, ma lei lo ignorò tranquillamente. Anzi.. pareva quasi soddisfatta dalla sua nervosa reazione.
-ricorda che appena metterai la tua firma sul contratto, diventerai una nostra proprietà e dovrai avere un certo rispetto verso i tuoi superiori.- decretò gelido.
-io non sono di nessuno. Sono un'anima libera e posso fare ciò che voglio di me stessa.-
A quell'affermazione, Sasuke non replicò.
-allora.. accetti o non accetti?- ripeté.
-accetto. Ditemi voi quando devo venire a firmare il contratto e le dovute condizioni.-
-domani stesso. Non accettiamo ritardi.- concluse glaciale e si allontanò senza salutarla.
Karin osservò con una smorfia le sue larghe spalle allontanarsi e la bella schiena del ragazzo farsi sempre più piccola ad ogni passo. Era un tipo davvero interessante. Si sarebbe divertita a Ginevra.



 
****


Il maestoso e alto cancello di villa Hyuuga si elevava davanti agli occhi di Neji, ancora seduto nei meandri della Lamborghini.
L'autista aveva appena inserito nel parcheggio la lussuosa macchina e adesso si era avvicinato per aprire il liscio e brillante sportello. -ben arrivato a destinazione Sig.Hyuuga.- lo accolse, l'uomo, facendo spazio a Neji e prostrandosi in un reverente inchino.
Notò che la villa di suo zio era stata rimessa a nuovo rispetto a diciotto anni fa ed adesso emergeva davanti a lui come una residenza elegante ed impeccabile, dotata da tutto ciò che una persona poteva avere bisogno.
Senza nessuna mancanza od imperfezione.
Erano passati tanti anni da quando se n'era andato e non aveva più messo piede a Londra e tanto meno a villa Hyuuga.
Si ricordava veramente poco di quella città e ancora meno di come fosse arredata la ricca residenza, ma quello che in quel momento desiderava di più era vedere come la meravigliosa figlia di suo zio era diventata.
L'autista aprì il portabagagli della Lamborghini e tirò fuori le sue valigie, avviandosi all'interno della villa.
Davanti all'antico e archittonico portone, il maggiordomo George lo salutò con un cortese inchino.
Quindi.. il vecchio George lavorava ancora per Hiashi Hyuuga?
Rifletté attentamente, ricordando come la pura e candida figlia del capo famiglia fosse affezionata al gentile maggiordomo, che le aveva quasi fatto da genitore, e che aveva trattato con cura ed attenzione anche lui.
-bentornato signorino Hyuuga. È cambiato molto.- notò.
-sono diciotto anni che non ci vediamo, George, è ovvio che mi trovi cresciuto.-
-chiaramente.- asserì, -suo zio l'ha sta aspettando in salotto.-
-grazie. E' stato un piacere rivederti.-
-anche per me, signorino.- sorrise l'uomo.


Quando la conversazione con Hiashi Hyuuga fu terminata, il nervosismo iniziò a salirgli a mille: suo zio gli aveva appena annunciato che sarebbe stato il promesso sposo della sua secondogenita, che non era ancora nata quando era partito per l'Italia.
Aveva anche scoperto che la moglie di Hiashi era morta dopo aver dato alla luce Hanabi, poiché godeva di cattiva salute negli anni prima della nascita della sorella di Hinata. Inoltre, oltre a scoprire di essere il promesso sposo di quella “mocciosa”, Hiashi gli aveva anche spiegato nel dettaglio il suo ruolo nell'azienda.
Era un'ora che aveva raggiunto villa Hyuuga e per via della sua infinita grandezza e il cambiamento nella disposizione dell'arredamento, non era riuscito ancora ad incontrare la bellissima primogenita di Hiashi.
Mentre la stava spasmodicamente cercando, eccola apparire davanti a lui meravigliosa nel suo abito di velo bianco, probabilmente usato per stare più comoda quando era a casa. Poi, da dietro le sue gambe coperte, un candido e piccolo volto fece capolino e una deliziosa bambina con gli stessi colori della madre e due guanciotte rosate e paffute, apparve, fissandolo intimorita attraverso gli occhi perlati, grandi ed espressivi, così simili a quelli di Hinata.
-Hinata..- sussurrò solo, -sei davvero tu, Hinata?- ripeté tornando a guardare la bambina perplesso che, spaventata, si ritirò nuovamente dietro le gambe della ragazza.
Chi era quella bambina? Possibile che Hinata avesse già una figlia?
-Neji.. sei tornato. Bentornato.- gli disse affabile.
Poi accarrezzò le fragili spalle della bambina che continuava a nascordersi e disse:
-su, Serenity, non fare la timida.. lui è il Sig.Hyuuga, fagli “ciao ciao”.- la incoraggiò.
-Serenity?- chiese Neji.
-già, lei è mia figlia Serenity. Ha compiuto due anni solo qualche giorno fa.-
Finalmente la bambina, ubbidiente, salutò l'uomo e poi tornò a nascordersi dietro il vestito velato della madre.
Neji vide Hinata sorridere con dolcezza alla figlia.
-chi è il padre?- andò dritto al dunque, brusco, sorprendendo Hinata per la domanda inopportuna.
-si chiama Kiba Inuzuka e lavora come meccanico.- spiegò brevemente, -ci siamo lasciati dopo poco che è nata Serenity, perché non andavamo più d'accordo.-
-mi stai dicendo che hai intrapreso una relazione con un povero meccanico?-
La rabbia non era ovviamente dovuta alla scoperta che era un uomo di umili origini_ma probabilmente il messaggio che raggiunse Hinata fu quello_era dovuta perché l'immagine che ricordava della piccola, tenera e pura bambina era andata in frantumi dopo quella revelazione e soprattutto perché lui non era stato il primo a godere di tale “tesoro”, ma quel “poveraccio” con il quale aveva anche fatto una bambina. Era fottuta gelosia, la sua, e umiliante invidia verso quell'uomo che l'aveva avuta prima di lui.
La giovane donna abbassò la testa, tristemente, a seguito di quelle gelide parole.
George, passando di lì, prese tra le braccia la bambina, per allontanarla, notando l'atmosfera tesa che si era instaurata tra i due cugini. -Neji.. capisco la tua protezione verso di me, dopo anni che non ci vediamo, ma Kiba non è un “povero meccanico”.- obiettò sommessa, -Kiba è stato il mio primo amore, una persona che mi è stata vicina per diversi anni, e che ha riempito la mia solitudine dopo che tu te ne sei andato. Gli voglio bene, e non gradisco che venga deriso così.- proseguì, -inoltre è il padre di Serinity. È un buon genitore e una persona affettuosa.-
Neji, dopo quella frase, colse una lacrima solitaria scendere dalle iridi di Hinata e avvertì una stretta che racchiudeva senso di colpa verso la durezza delle parole che aveva usato.
In quel momento vide il fragile corpo della ragazza farsi “metaforiamente” piccolo ed una mano minuta raggiungere il petto: in quel momento, con indosso quel vestito bianco dal velato tessuto e quelle liscie ciocche che cadevano sinuosamente fino ai delicati fianchi, gli parve di vedere un angelo. Difatte, comparse nella sua mente anche l'immaginaria figura di un paio di ali d'angelo, bianche, estendersi dietro la schiena di Hinata.
Hinata non era più una candida bambina; lei non era più la “bambolina di porcellana” che aveva trafitto il suo cuore quando aveva solo nove anni, era una donna. Oltretutto, una meravigliosa donna. Eppure.. conservava ancora l'aspetto di un tenue angelo di fronte ai suoi occhi costantemente spenti ed impassibili, gelidi, quasi privi d'emozioni.
La sua personalità dolce, emotiva, insicura, fragile.. la stessa che lo aveva colpito, quindi era ancora presente in lei, ma alcuni aspetti del suo carattere erano stati un po' migliorati, rendendola più matura e affidabile in confronto al passato.
Forse anche il ruolo di madre aveva contribuito ad accrescere e bilanciare, in maniera positiva, quei lati capaci di attrarlo ancora adesso. Fu un attimo, un antico istinto primordiale e protettivo, si avvicinò a lei e la strinse in un caldo abbraccio.
-mi dispiace Hinata, sono stato duro.- sussurrò al suo orecchio.
Un profumo di violette invase le sue narici, narcotizzandolo: ricordava quel prufumo, era lo stesso che indossava in passato. Dunque, non aveva mai smesso di metterlo.
Le violette facevano parte di lei e di conseguenza era anche l'aroma del profumo che lui ricordava di più.
Un'altra caratteristica che gli aveva permesso di non dimenticarla. In mezzo alle sue braccia il suo corpo sembrava una “gemma” preziosa che poteva rompersi da un momento all'altro se stretta di più.
-mi dispiace di non essere venuta a salutarti il giorno che te ne sei andato.- intervenne lei, ancora accucciata tra le sue forti braccia. -sarebbe stata troppo dura per me.- aggiunse, poi.
-mi dispiace di essermene andato, Hinata.- disse sincero, lui. -non avrei voluto.-
-lo so..- sorrise consapevole, staccondosi da lui. -Sono contenta che sei tornato a Londra.-
Neji annuì. -grazie del benvenuto.- rispose.
-bentornato Neji.- concluse lei, ora più tranquilla.
-tuo padre mi ha detto che possiedi una galleria D'arte. Se possibile, vorrei vederla presto.-
-Già. Te la farò vedere la prossima volta che ci torno per il controllo.- gli promise Hinata.
La ragazze gli voltò le spalle, ma prima di sparire dalla sua vista tornò a guardare Neji.
-mi dispiace molto per zio Hizashi.- ammise sincera.
-i rapporti erano quelli che erano.- replicò freddamente lui.
Hinata gli lanciò un'occhiata compassionevole: lo sapeva che, nonostante tutto, era affranto per la sua perdita ma non l'avrebbe mai dimostrato perché era troppo orgoglioso per farlo.




 
****



-mi hai fatto chiamare, Gaara?- chiese Naruto entrando nello studio del suo capo.
-sì. Ho un lavoro sensazionale da offrirti. Sei l'unico che può farlo.- confermò.
-di che si tratta? Un particolare servizio?- domandò.
-Sì, un servizio. Però non è un comune servizio. Inoltre, dipende se lo accetterai.-
-accetto tutto quello che mi offri, lo sai.- si strinse in un occhiolino.
-dovrai partire per il Kenya e registrare un servizio sulla protezione della fiera e della fauna, per la parte del TG dedicato alla natura.- spiegò. Naruto rimase senza parole davanti ad un'offerta così impegnativa.
-ovviamente lo stipedio subirà un aumento e le spese del viaggio saranno già pagate.-
-accetto assolutamente. Non potrei farmi scappare un'occasione simile!- esultò emozionato.
Con quell'impiego avrebbe visitato anche un nuovo paese.
-immaginavo che avresti accettato. Partirai tra un mese e starai là 15 giorni. Chiaramente manderò con te chi si occuperà delle riprese: starete nello stesso stabilimento.- rispose, -la gestione delle riprese, l'impostazione del servizio, le immagini che sceglierai di riprendere.. saranno tutti compito tuo.- aggiunse, -non deludermi Naruto.-
-nessuno problema. Non ti deluderò. Grazie Gaara, per questa rara opportunità.- sorrise.
Il suo capo non aggiunse altro e Naruto uscì dallo studio soddisfatto.



 
****


Quando Sakura ebbe terminato le sue ore lavorative con i piccoli pazienti, quel giorno, fu chiamata a rapporto dalla sua tutrice Tsunade. La donna si trovava seduta sulla sedia girevole, nel suo ufficio, e stava contando tutti gli appuntamenti e le visite neorologiche che si sarebbero svolte il giorno seguente.
La sua eccentrica tutrice, come sempre, era assai indaffarata e prima di accorgersi della sua presenza ci metteva qualche minuto indefinito. Ovviamente, il suo studio, era un autentico disastro ogni volta che la povera Sakura ci metteva piede.
Finalmente la donna sembrò destarsi dai suoi affari e attraverso gli occhiali a mezzaluna, notò la sua alieva prediletta.
-oh! Sakura!- esclamò sorridendo, -da quanto sei qui?-
-dieci minuti circa. Sei sempre troppo indaffarata per accorgerti di me.- ridacchiò divertita.
-scusami. Queste scartoffie sono infinite.- sbuffò piccata.
-vuoi una mano?- chiese gentilmente.
-no, casomai un biacchierino di grappa: il pranzo della mensa mi è rimasto sullo stomaco.-
-oh.. ma non dovrebbe, è fatto apposta con alimenti sani per i piccoli pazienti.-
Tsunade lanciò una sopra l'altra tutti i fogli che aveva accumulato in giornata, producendo un toffo sordo sulla scrivania.
-diciamo che voglio solo un bicchiare di grappa per scaricare la tensione nervosa.- ghignò.
-non dovresti bere così tanto e ogni volta che hai un diavolo per capello. Lo sai che fa male.-
-oh non rompere, Sakura, ormai sono vecchia.- sbottò stizzita.
La ragazza sospirò stancamente, in una risposta arresa davanti alla sua tutrice senza speranza.
Comunque, le era davvero riconoscente per quello che faceva per lei e suo padre.
-insomma.. perché mi hai fatto chiamare?- chiese, in seguito.
-per un lavoro che non potrai rifiutare.- sorrise compiaciuta, la formosa donna.
-che tipo di lavoro? Qualcosa di diverso da quello che sto facendo adesso?-
-non direi diverso, piuttosto più complesso.-
-sono tutt'orecchie.- affermò decisa e incuriosita.
-una mia collega ha chiamato per dirmi che là in Kenya, dove lavora, hanno bisogno di sostegno psichiatrico per i bambini, per una temporanea sostituzione di una dottoressa che si è fratturata una gamba qualche giorno fa.- inziò, -quello che sto cercando di dirti è che avrei pensato di mandare te per svolgere quella sostituzione.-
Sakura rimase senza parole di fronte a quella richiesta improvvisa eppure imperdibile: poteva essere un'ottima esperienza per una dottoressa alle prime armi come lei.
-per il primo mese e mezzo se ne occuperà un'altra dottoressa, ma per gli ultimi quindici giorni hanno bisogno che li mandi qualcuno e tu fai al caso mio. Sei perfetta: gentile, pratica, svelta, in gamba.. comprensiva e paziente.
Hai tutto quello di cui hanno bisogno per quel breve periodo. D'altra parte.. sei la mia pupilla, no?- occhiolino complice.
-non posso credere che tu l'abbia chiesto veramente a me. Pensi davvero che ne sarò capace?- chiese allibita, -insomma.. ancora non sono completamente “scavata” come dottoressa psicoterapeuta.-
-al contrario, Sakura, penso che sarebbe una bella esperienza per te e un motivo in più per accrescere le tue conoscenze psicologiche e mediche.- insisté Tsunade convinta.
-come faccio con le spese, però?- si preoccupò, -mentirei se dicessi che non mi interessa poter vivere un'esperienza così difficile.-
-non preoccuparti per quelle, avrai già tutto pagato. Compreso vitto e alloggio.-
-sarai tu a pagarmelo? Non posso accettare di essere mantenuta sempre da te. Già fai tanto per mio padre.-
-ma mica ti mantengo io, ragazzina, ti mantengono gli incassi dell'ospedale e il duro lavoro che ogni volta svolgi con i bambini di cui di occupi durante le visite giornaliere.- sorrise.
-ok. allora, se le cose stanno così, accetto con piacere l'offerta.-
-perfetto. Ottima scelta. Partirai tra circa un mese. Tieniti pronta e non deludermi.-
-grazie, non so davvero come ringraziarti.- si avvicinò alla donna e l'abbracciò affettuosa.
-su, su.. adesso basta con queste smancerie.- la scostò delicamente, -e ora portami un biacchierino di grappa. Penso di meritarmelo, non credi?- Sakura alzò gli occhi al cielo e fece come le era stato ordinato.







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*
3.255,80: all'incirca 4500 in euro.


Cosa ne pensate di questo capitolo? come vi sono sembrati gli incontri tra i vari personaggi?
E la parte finale NaruSaku? che ne dite che andranno entrambi in Kenya? XD

 
 
  
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