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Autore: Mikirise    17/06/2015    2 recensioni
Gwaine ha un segreto. Che non è brutto, come segreto. Anzi. È carino e alto e non dovrebbe essere un segreto, e lo rende felice ma…
Poi c'è questo problema "internegoziale", che non è una vera e propria parola, ma lui la usa lo stesso, e… facciamola finita. Lui vorrebbe solo che Merlin fosse felice. E forse quello Stalker con complessi da ciccione -quell'Arthur- ha la chiave per la sua felicità.
O no?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Morgana, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessuna stagione
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Note:
Mettiamo che io non sono qui. Che nessuno mi ha chiesto questo (vero? Eh, vero? È tutta colpa tua!) E che non sto per fare… mmmm, niente di importante.
La cosa non è importante.
Mettiamo che questa è una Gwaine!centric, che la Merthur è ovunque e che non so per quale motivo Morgana si sia sistemata in questo modo. E okay. Io non ci sono.








Della scarsa capacità di concentrazione di Gwaine -o i retroscena di una Merthur











Tanti avevano detto a Gwaine di farsi gli affari suoi, perché non puoi ficcare il naso ovunque, perché, cavolo, non puoi costringere un fiume ad andare più veloce o più lento e devi accettare che la vita è così e, Dio buono, la vita deve scorrere in un certo modo, non come tu decidi che scorra.

Gwaine allora alzava le spalle, arricciava il naso e non erano affari suoi un corno. Era una questione geografica, geometrica, geonegoziatica -che non era una parola, ma Gwaine la usava lo stesso.

In fondo, non si sarebbe nemmeno reso conto del problema, se non si fosse trovato geograficamente in mezzo al problema -colpa di Percival, che voleva tanto aprire una pasticceria in mezzo alla piazza e poi i dolci che dovevano vendere se li pappava tutti lui e cari saluti. E forse, sì, era cresciuto con i film della Disney, forse aveva visto troppe commedie romantiche -di nascosto, perché chi avrebbe potuto spiegare ad Elyan che certe cose sono da veri uomini e che anche i veri uomini piangono davanti a film strappalacrime?

Sì, insomma.

Lui stava lì, flirtando con Gwen, che non lo degnava nemmeno di uno sguardo, quando si accorge di Merlin che, con un mazzo di rose più grandi delle sue orecchie, sta aiutando questa tipa anziana che parla, parla, parla. E fin qui tutto bene. Il suo radar non individuava niente di strano. Un giorno normale. Poi.

Poi Gwaine ha girato la testa e ha guardato dalla parte opposta della piazza. È stato quello il momento. Aveva visto questo biondino con una ventiquattrore, i capelli che sembravano anche troppo ordinati, un vestito da lavoro che, beh, sembrava stargli almeno due volte, forse era di suo padre, o forse il ragazzino non sapeva farci con la lavatrice, chissà, e stava fermo, lì, come un idiota, un piede dentro il palazzo, il busto girato verso la piazza. E non stava guardando la piazza.

Merlin sorrideva alla vecchietta e le diceva di non preoccuparsi: avrebbe consegnato lui personalmente quel mazzo di rose.

"Voglio quei muffin al cioccolato" mormorò Gwen, puntando il dolce, con aria pensierosa.

Gwaine le lanciò un'occhiata distratta, per poi guardare il muffin e sorridere, prima di continuare a guardare verso la piazza, controllando il biondino che, con un sospiro, aveva deciso di entrare nel palazzo. "Non è cioccolato. È uvetta."






Fosse finita con quella mattina, Gwaine si sarebbe dimenticato di tutto e ciao ciao, dov'è la birra? Perché, sì, beh, lo sanno tutti che Gwaine è un tipo che si distrae facilmente, anche se vedere Merlin come un oggetto d'attenzione del biondino poteva risvegliare in lui l'antico istinto di proteggere Merlin, come un fratello maggiore farebbe con un fratellino gracile ed imbranato. Lancelot era stato chiaro: Merlin sa cavarsela da solo, lo giuro. Ma Gwaine lo pensava veramente troppo dolce e ingenuo, per sapersela cavare da solo, quindi...

Il biondino lo fissava dalla finestra.

Gwaine l'aveva visto perché... inutile dire bugie, era già entrato in modalità spia-russa-contro-James-Bond e aveva già trascinato Percival nella storia.

Mentre l'omaccione rubava pasticcini dalla cucina, Gwaine aveva deciso che sarebbe stato il suo più grande alleato, perché Lancelot avrebbe solo riso ed Elyan lo avrebbe preso in giro e non è carino prendere in giro un tuo amico preoccupato per un amico, no?

Questo biondino fissava Merlin e Gwaine aveva bisogno che qualcuno lo aiutasse a capire se era una cosa inquietante -da maniaco in trench coat, ho tanti kink strani, vuoi aiutarmi a soddisfarmi-, o una cosa carina -insomma, se il tipo si faceva crescere abbastanza i capelli, avrebbe potuto fare la parte di Rapunzel, Merlin poco ci stava nei panni di Flynn Rider, forse in quelli di Eugene. O magari una bella scena alla Romeo e Giulietta sul balcone o... la voce di Elyan che gridava femminuccia aveva invaso l'intera testa di Gwaine. Va bene.

"No, che schifo." Percival sputò quello che rimaneva del muffin per terra, distraendo Gwaine dalle sue confabulazioni amorose -che, che cavolo!, sono molto più importanti-. Forse i pensieri di Gwaine traspaivano dalla sua faccia, perché l'amico prese a deglutire e a chiedere scusa con gli occhi, dicendo un debole: "Il muffin. Era all'uvetta."

E niente. La principessina biondina, Rapunzel, o Giulietta, non era più alla finestra a fare la parte della principessa.

Gwaine ancora non aveva deciso se era una cosa tenera o no.









Merlin ride. Ma a Gwaine non frega niente. Ormai, dopo un intenso scambio d'idee con Percival -che più che scambio di opinioni era stato un Percival che mangiava popcorn, mentre Gwaine continuava a blaterare davanti a dei biscottini e del the- ha deciso che il suo amico è fidanzato, ad un passo dal matrimonio, che cavolo, deve adottare un bambino col suo nuovo marito!

E Melin ride, recidendo le radici di alcuni fiori di cui cinque secondi prima aveva detto il nome in latino, per qualche motivo che rimarrà sempre oscuro a Gwaine.

Percival non è d'aiuto. Non fa che starnutire. Fuori. Come i cani. Dio. Era davvero lo stesso ragazzo che ha salvato tre bambini da un incendio? Per adesso Melin rideva e Gwaine stava pensando a come sul suo negozio dovrebbe esserci un cartello con su scritto: "Vietata l'entrata ai cani e ai Percival." Cosa senza senso, a dirla tutta. Ma che importa, ormai.

Merlin lanciò un'occhiata al ragazzone che si passava il dorso della mano sotto il naso, tenendolo arricciato.

"Magari vuole un fazzoletto."

"Ma mi stavi ascoltando?" I capelli di Gwaine avevano vita propria, o erano collegati in qualcne strana maniera con la sfera emotiva del sopracitato, perché sembrano alzarsi, indignati dell'indifferenza dell'amico.

"Sono vittima di stalking. E hai lasciato Parcival fuori, al freddo, accanto ai fiori a cui è allergico." Merlin alzò entrambe le sopracciglia, posando un vaso sul bancone e inclinando la testa verso Gwaine. Si sentì arrivare uno starnuto di Parcival là fuori, cosa che fece ridere il fioraio e arricciare le labbra al pasticcere. "Forse vuole anche un maglione. Perché va in giro in cannottiera a febbraio?"

Gwaine boccheggiò, per poi alzare gli occhi verso il soffitto in una chiara espressione da stai cambiando discorso, lo so. "A lui piace così." Secco e fermo nelle sue parole.

"C'è qualcosa che vuoi dirmi, Gwaine?" Questa volta ad accompagnare le parole ci sono le sopracciglia aggrottate e un'espressione pensierosa, come se stesse cercando di mettere insieme degli indizi, che si trovavano sotto il suo naso. Grazie al cielo Merlin a Cluedo ha sempre fatto schifo, quindi l'amico scosse la testa scocciato e, con le braccia incrociate, decise di uscire fuori dal negozio, gridando un: "Dammi tempo due settimane. Due, eh!"

Merlin sospirò, scrollando le spalle, mentre guardava Gwaine spingere da dietro le spalle Parcival verso la pasticceria.

Quando andò a chiudere la porta del negozio -nessuno la chiudeva mai-, lo vide, questo biondino pseudo-principessina, affacciato alla finestra, che guardava verso il basso. Verso di lui. Lo salutò con la manina, perché, beh, il cervello di Merlin non funzionava molto bene sotto pressione e tendeva sempre a fare la cosa più pericolosa, nell'insana idea di salvarsi, e quella era stata l'unica idea oltre a quella di chiamare Gwaine e iniziare a comportarsi da ragazzina pre-adolescente, pre-bacio, pre-tutto.

Il biondino lo aveva solo guardato e deciso che no, forse non ne valeva la pena. Lo avrebbe guardato più tardi, altrimenti che razza di stalker era? Distolse lo sguardo dopo nemmeno due secondi e si perse la fragorosa risata di Merlin, circondato da fiori di cui solo lui conosceva l'esistenza.









Poi anche Lancelot iniziò ad avere quella strana espressione sul viso -quella Mi stai nascondendo qualcosa, caro?- mentre guardava Gwaine e Percival al bancone, dietro i dolci, il primo a lamentarsi dell'impossibilità di far avvicinare Rapunzel e Eugene -nome in codice per Merlin e Biondino, certamente-, l'altro preso a osservare dei cupcake, per poi passarne uno rosso all'amico.

Guardare Parcival in mezzo alla pasticceria, piena di vetri e di cose delicate, era sempre stato l'intrattenimento numero uno di Gwaine, che spesso lo prendeva in giro e quando mangiavano muffin, o cupcake, o torte intere dalla loro stessa pasticceria, si nascondevano dalla pasticcera, una donna brutta e cicciona, con l'arrabbiatura facile e un ringhio da paura, ma che i dolci, cavolo, i dolci li sapeva fare benissimo.

"Vuoi dirmi che succede?" Lancelot era sempre stato un tipo calmo, al contrario di loro, e poggiò il braccio sul ripiano di legno chiaro, puntando i suoi occhi sui due ragazzi. "O devo intuirlo io?"

Al contrario di Merlin, Lancelot era sempre stato bravo a Cluedo. Oh, avrebbe dovuto sviare i sospetti, di nuovo, altrimenti loro sarebbero stati scoperti e...

Lanciò un'occhiata a Percival, di nuovo inconsapevole ed indifferente alla situazione intorno a lui. Come sempre. Il problema era proprio quello: a Percival, che la gente sapesse o meno, era completamente indifferente. A lui interessava solo rubare cibo, vincere qualche round di pugilato, ridere con Gwaine e potersi ubriacare insieme ai loro amici. Voleva una vita semplice. Sempliciotto.

"Abbiamo preso una decina di cupcake e li abbiamo lasciati per Rapunzel, là" confessò allora uno dei suoi piani, come diversivo. In nome della sua pace mentale. "Ma li ha presi una ragazza coi capelli lunghi e scuri e pallida e piuttosto carina. Aveva un sedere che..." si fermò. Percival aveva l'aria di qualcuno che voleva tirargli addosso tutto quello che gli passava tra le mani. Non una bella cosa. "Comunque. Si vede che questa ha pensato fossero da parte del suo ragazzo per lei. E, forse, io e Percy abbiamo infilato nella confezione un anello, che, forse, è stato visto il tutto come una richesta di matrimonio, con questo riccio biondo, decisamente molto al di sotto delle possibilità di lei, che ha accettato. Ahem... chissà perché. Ma, udite udite, lei ha l'amante, credo. O magari quella bionda era solo un'amica anche se..."

"Oh Dio. Sta zitto!" Lancelot scoppiò a ridere, indicando un dolce -una crostata alle ciliegie, ossia la preferita di Gwen-. "Oggi ho cose più importanti a cui pensare, quindi ti accetto la scusa. Ma domani tornerò." Prese a camminare fuori dal negozio, con un sorriso divertito e l'aria di chi stava facendo qualcosa che non dovrebbe fare.

"Ehi!" Parcival sputò un po' di cupcake qua e là, preso dalla foga del momento. "Non ci hai pagato!"

Lancelot, prima di chiudere la porta dell'ingresso, fece riecheggiare le sue ultime parole: "Domani tornerò!" Come se avesse davvero intenzione di pagare.









Percival voleva imparare a fare i dolci, perché questa cosa che non poteva trascinare Gwaine in cucina per fare quello che volevano fare era frustrante. Gwaine non voleva farlo in negozio, perché il negozio era pieno di finestre, non voleva in cucina, perché lì c'era la pasticcera, non voleva da nessuna parte, perché qualcuno avrebbe potuto vederli. E quando Percival diceva E allora?, Gwaine diceva E allora tutto, non vorrai mica essere sulla bocca di tutti, poi come la metteresti con la boxe?

"Sei frustrante" aveva borbottato Percival, afferrando un panino dolce e portandoselo alla bocca con un ringhio.

Gwaine avrebbe anche risposto, con quel sorrisetto da idiota che si ritrovava, ma, proprio in quel momento, le campanelle della porta tintinnarono, segnalando un nuovo cliente in negozio. "Andiamo, omone" prese la palla al balzo e andò trotterellando verso i dolci in vendita.

E quello fu un regalone, una bellissima giornata. Beh, forse non bellissima, ma fortunata, forse meglio dire: la giornata della svolta. Ecco, sì, così.

Davanti a lui, due ragazzi, una mora e un biondo -tiè, guarda chi è! Il biondino-, guardavano con attenzione i dolci esposti, borbottando tra loro qualche cosa, tipo chissà se questo è buono, chissà con che ingredienti sono fatti, aspetta, ti vuoi veramente sposare con Leon?, ho una voglia matta di dolci.

"Buongiorno!" esclamò raggiante Gwaine, aprendo leggermente le braccia. "Posso essere d'aiuto?"

"Voglio tutto quello che hai."

"Eh?"

"Tutto. Dolci e il tuo amichetto là, deve farmi da spogliarellista." La donna sembrava dannatamente seria, mentre parlava, indicando Percival che aggrottava le sopracciglia, inclinando la testa.

"Eh?" ripeté Gwaine, non sapendo se essere geloso o arrabbiato, perché quella pazza voleva seriamente Percival per fargli da spogliarellista e non lui. Aveva da ridire sui suoi gusti.

Stava appunto per dire qualcosa del genere, quando Rapunzel lanciò un'occhiataccia alla mora, tappandole la bocca con la mano. "Sta scherzando. Ha le sue cose." Poi ci ripensò: "No, è proprio matta."

"Quindi che dovremmo fare?" chiese Percival all'orecchio di Gwaine -cosa che lo fece sussultare, ma okay, avrebbe fatto finta di niente. È un genio in questo.

La mora aveva colpito il biondo, che aveva un broncio irritato sulle labbra carnose. "Sono incinta" sputò lei, come se il tutto fosse quindi giustificato dalle sue parole, e fulminando con lo sguardo i tre uomini intorno a lei, piazzò una banconota da cento sul bancone.

"Non è vero." Rapunzel alzò gli occhi alla soffitta.

"Questi sono per i dolci, o perché Percival ti faccia da spogliarellista?" chiese ancora Gwaine, che stava veramente faticando a stare dietro ai suoi nuovi clienti.

"Per i dolci." "Per il tuo amichetto." Le frasi arrivarono in contemporanea dai due, che si scambiarono l'ennesimo sguardo di odio. "È il mio addio al nubilato" ringhiò lei, spingendo la banconota verso Percival. "E tu, in quanto mia damigella d'onore, dovresti rendermi felice."

Il biondino sospirò. Bene, molto bene. "Sei appena stato contrattato come spogliarellista, gigante." Alzò gli occhi azzurri su Percival e la mascella di Gwaine scese verso terra.

"Questo non sta succedendo davvero" mormorò.


 
  
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