Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Eneri08    17/06/2015    5 recensioni
Cosa succederebbe se Hera, dea del matrimonio, dopo l'ennesimo tradimento di Zeus, decidesse a sua volta di tradirlo con un comune mortale, e se dalla loro unione nascesse una figlia semidea? L'appassionante storia di tre ragazze semidee che andranno incontro al loro cupo destino tra guerre, primi amori e satiri che mangiano lattine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Era, Grover Underwood, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un mastino infernale cerca di divorare i nostri compiti di francese

-WALLE!- ripeté per la centesima volta mia zia. -Farai tardi per la scuola!- urlò, nonostante fosse di fronte a me, mentre stavo gustando i miei cereali. Io, per tutta risposta, mi portai il cucchiaio alla bocca ancor più lentamente, per farla arrabbiare ancor di più. Mia zia era veramente uno spasso quando si arrabbiava, non si poteva mai prendere sul serio: era una persona troppo dolce. 
Abitavamo sopra la caffetteria di zia Eve, in un quartiere di periferia di New York. 
Ad un certo punto, vidi l'orologio sopra la mensola del caminetto, e notai quanto fosse tardi. Forse avrei dovuto ascoltare mia zia: mancavano solo 10 minuti all'inizio delle lezioni. Ingoiai freneticamente gli ultimi cereali rimasti nella ciotola, che mi si incastrarono nell'apparecchio, ma non feci in tempo a notarli: corsi via, afferrando lo zaino ed uscendo di casa.

Correvo a perdifiato senza sosta, lungo il quartiere più ricco e snob di tutta New York, quando il mio sguardo cadde su un atelier di vestiti da sposa. Rimasi a fissare gli splendidi abiti che sfumavano dal bianco perla al giallo crema: erano incantevoli, fino a quando non notai che la commessa s'era resa conto della mia presenza, e mi invitò ad entrare con fare suadente. Io all'inizio rifiutai, perché ero in ritardo per scuola, ma il suo sguardo sembrava attrarmi a lei, perciò entrai nell'atelier. Mi sentivo come un elefante in un negozio di cristalli: tutti gli abiti erano meravigliosi, eleganti, sfarzosi... e poi c'ero io, vestita con un felpone grigio bitorsoluto ed il doppio di me che apparteneva un tempo a zia Eve, i jeans consumati come le scarpe da tennis che stavo indossando. Ed inoltre c'era pure la commessa a farmi sentire un'intrusa: era una donna bellissima, con i capelli scuri come i suoi bellissimi occhi color cioccolato fondente. Indossava un completo bianco e scollato, aveva una collana di perle, e sul petto aveva una spilla a forma di loto di un bellissimo color oro e con una pietra rosa nel mezzo ad esso, dalla quale non riuscivo a distogliere lo sguardo. Lei mi sorrise. -Oh, ti piace la mia spilla, cara? Noto con piacere che la stavi adocchiando.- Fece una risatina compiaciuta.
-E'... è ve... veramente bella.

-Se ti piace così tanto, adesso è tua.- Me la mise in mano, ed io cercai di protestare esitante, ma lei si rivolse a me ancora con la sua voce vellutata: -Non starai mica facendo tardi a scuola, vero, piccina? Direi che è ora di andare.- aveva ragione: era veramente MOLTO tardi, e se la signorina Stan mi avesse di nuovo rimproverata, sarei stata di nuovo espulsa, e zia Eve non ne sarebbe stata molto fiera...
La ringraziai e scappai via.

Arrivai un minuto prima della signorina Stan, e mi fiondai sul banco di fianco a quello di Magalie, che, con la sua solita aria idiota, mi salutò ridacchiando. 
-Perché ridi? Stavo per beccarmi un'altra punizione dalla Brufolona! E tu ridi?!- digrignai i denti dalla rabbia, e Magalie cominciò a ridere ancora di più.
-Cosa c'è?!- Magalie nascondeva malamente la risata che stava per guaire dalla sua bocca, ed indicò quasi soffocando il mio apparecchio.
-Il t-tuo apparecchio... è ricoperto di... bleah!- sghignazzò. Solo allora realizzai. I cereali, quei maledetti. Proprio allora, passò Glave, il ragazzo più bello di tutta la St. Louis, nonché la prima cotta della sottoscritta, ma anche il ragazzo più odiato da Magalie, che mi guardò schifato, per poi girarsi dall'altra parte. Battei la testa contro il banco.
-Visto? E' veramente un ragazzo maleducato!
-Ma sta' zitta, che lo sa mezzo istituto che sbavi dietro a Grover.
Magalie mi mise il broncio, poi si girò e scimmiottò un saluto a Grover, che ricambiò timidamente. Infondo all'aula, in un banco pieno di scarabocchi, sedeva Isabelle Ross. Intorno a lei aleggiava un'aura di terrore e morte; Magalie ne aveva molta paura, da quando l'aveva minacciata di infilarle la testa nel water se le avesse di nuovo rivolto la parola. In quel momento, entrò nella stanza la signorina Stan, col suo enorme brufolo che campeggiava sul suo naso aquilino. Feci di tutto per non fissarglielo, ma quel coso sembrava avere una propria gravità! Era impossibile distogliere lo sguardo da quella pustola schifosa, e non fu nemmeno tanto facile quando si chinò sul mio banco per porgermi il compito di francese... aspetta. IL COMPITO DI FRANCESE?! Non avevo studiato per il compito di francese! Volsi lo sguardo verso Magalie, e notai che era impallidita, se si può dire che fosse possibile, dato che era pallida quanto un cadavere. Entrai nel panico, mi girai per vedere le facce degli altri miei compagni, e mi soffermai su Grover, che per l'ansia, si stava mangiando il lapis. Letteralmente. L'unico che non sembrava preoccuparsene era Glave, che guardava il compito con aria annoiata. Cosa potevo fare? Non potevo prendere un'altra insufficienza, sarebbe stata la quarta in una settimana! Non poteva accadere, non doveva accadere! Ero talmente presa dai miei pensieri che non sentii le urla femminili di Grover alle mie spalle. Metà della classe si stava disperdendo come un gregge impazzito nei corridoi, fino a quando non notai che Magalie mi stava fissando.
-Senti, che ne dici di uscire? No sai, c'è appena stato una bella scossa. Sembra divertente. Andiamo a correre anche noi come delle idiote nel corridoio!
-Eh? 
-Il terremoto! Sai quando la Terra balla il limbo? 
-So cos'è un terremoto!
Gli unici rimasti in classe eravamo io, Magalie, Isabelle Ross, Grover e Glave, che si alzò garbatemente dalla sua sedia, e con fare sinuoso, si poggiò sul mio banco ed osservò la mia spilla.
-Che bella spilla che hai, Walle. Quasi quanto i tuoi occhi... o il tuo odore.-
Grover lo guardò stranito, mentre Isabelle osservò schifata la scena. Magalie si limitava a mordersi il labbro sanguinolento, facendo finta di nulla. Ero incapace di formulare qualsiasi risposta logica dinanzi a cotanto splendore: mi aveva chiamato per nome! Non pensavo che lo sapesse!
-...come la tua amica e quella... graziosa... ragazza là infondo. Avete proprio un buon odore.- Si leccò le labbra compiaciuto. 
Grover sembrava paralizzato dal terrore: in effetti era strano che un ragazzo ci provasse con tre fanciulle contemporaneamente. Fino a quando non pronunciò una frase che mi fece raggelare il sangue nelle vene.
-Sarete proprio uno spuntino delizioso.- 
A quel punto, la sua peluria cominciò ad aumentare e ad espandersi, diventando una scompigliata pelliccia nera. I canini si allungarono fino a diventare zanne, che avrebbero potuto squarciare un frigorifero con un solo morso, come gli artigli che gli erano cresciuti nel frattempo. Assunse le sembianze di un enorme mastino infernale dagli occhi fiammeggianti ed assetati di sangue; del nostro sangue!
Magalie si stava lentamente allontanando dal banco con sotto di sé la sedia, Isabelle Ross sembrava quasi spaventata e Grover era sul punto di svenire; io, invece, sentivo l'odore fetido del suo alito, che m'investì. La sua bava stava colando sul foglio ancora immacolato del compito di francese. Spalancò le fauci e provò a sbranarmi, ma io gli tesi il banco, che finì in pezzi nella bocca del mastino. Grover si rianimò tutto d'un tratto, strepitando:
-Correte!- Non ce lo facemmo ripetere due volte. Scappammo nel cortile esterno della scuola, inseguiti da quell'enorme palla di pelo. Non avevo mai corso così tanto in tutta la mia vita. Ma purtroppo, la palla di pelo ringhiosa, era più veloce di me. Grover urlò.
-Usa la spilla, la spilla! Premi la gemma sulla spilla!- Non feci in tempo: il mastino mi era balzato addosso, facendo schizzare via la spilla dal mio felpone. Era la fine. I suoi artigli mi graffiarono le spalle. La sua lingua mi leccò la faccia, e con euforia ruggì:
-Sei stata una bimba cattiva, Walle. Non avresti dovuto provocare quel terremoto; ora so cosa sei. Anzi, so cosa siete.- 
Mi preparai al mio tragico destino, quando l'animale venne scaraventato contro un albero, dove la sua grossa testa rimase incastrata nel tronco. Isabelle e Magalie erano a terra doloranti per via dello scontro ravvicinato con il tronco, contro la quale avevano sbattuto la testa per cercare di disarcionare il mastino che si trovava sopra di me. I suoi artigli mi avevano provocato delle profonde ferite lungo il petto quando era stato bruscamente spinto da un lato. Barcollando, raccolsi da terra la mia spilla, e premetti la gemma, che trasformò il bellissimo fiore di loto in una lama circolare che pareva esser di bronzo, ma che risplendeva molto di più di esso. Su di esso, pareva esserci lo stemma di un loto. Con le ultime forze che mi erano rimaste, avanzai verso il mastino, che era sul punto di liberarsi; gli scagliai sul collo la lama, che gli tranciò di netto la testa, ritornando poi nella mia mano. Il mastino si dissolse, guaiendo in un cumolo di polvere, maledicendoci.
Voltai lo sguardo preoccupato verso Magalie, che esultò. 
-E'... è... è stata la cosa più divertente che io abbia mai fatto in tutta la mia vita! Rifacciamolo!
-Stai zitta, idiota. Per poco non ci ammazzavano.- grugnì Isabelle. Sospirai sfinita, e mi aggrappai alla prima persona che vidi accanto a me: era Grover. Poi abbassai lo sguardo per la stanchezza e notai il piede di Grover. ...solo che non era un piede.
-Grover... ma che è successo al tuo piede? Da quando è uno zoccolo?- Rise nervosamente.
-E' una... una lunga storia.
-FERMI TUTTI, ZOCCOLO?- intervenì Magalie.
-Diciamo che... sono un satiro. Mezzo uomo, mezzo capra.- Disse timidamente.
-Quindi tu sei un satiro, eh? Nah, vabbè, ti amo comunque.
-Cosa?
-Nulla!
Grover aprì la bocca per contestare, ma una luce accecante ci costrinse a voltare lo sguardo. Sentimmo un rumore di freni, come se una macchina stesse parcheggiando... ed in effetti, era così. Una splendida (letteralmente) Maserati era parcheggiata davanti a noi, ed un uomo uscì da quell'auto sportiva. Era un ragazzo che avrà avuto sì e no diciotto anni, era biondo, con gli occhi azzurri; sembrava proprio un modello californiano. Si appoggiò alla macchina e si tolse gli occhiali da sole. Grover gli si buttò ai piedi alla sua vista, rivolgendosi a lui con tono di venerazione,
-Divino Apollo! 
-Ehi bel biondino, tua madre non deve aver avuto una bella fantasia per darti un nome del genere.- lo schernì Isabelle. Grover la guardò in cagnesco... anzi, capresco. 
-Non si trattano così le divinità!
-Shh, lascia stare, Grover. Lei ancora non sa.- sorrise Apollo. -Coraggio, mie care fanciulle, salite in carrozza; il Campo Mezzosangue vi attende.

Nota delle autrici
Eccoci finalmente, dopo un solo giorno, l'attesa è finita! Finalmente il primo capitolo è stato completato. Yeee! Ci meritiamo un satiro anche nella vita reale.
Al prossimo capitolo!
-Eneri, Gum & Debby.

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Eneri08