Man mano che si avvicinavano all’isola cominciarono a distinguerne i contorni e i particolari. Il tempo era poco sincero, parecchie nuvole coprivano il sole e la distesa azzurra, gettando ombre su di loro e sull’isola. Era molto grande, si estendeva per kilometri ai due lati e per questo sembrava di forma circolare. C’era una montagna, forse al centro dell’isola, e tutt’intorno solo una distesa di alberi. Poche cunette qua e là creavano dislivello.
Gettarono l’ancora vicino alla riva e la raggiunsero con la mini-merry. Sbarcarono Zoro, Sanji, Luffy, Law e Robin mentre Franky, Brook, Chopper e Nami restarono sulla nave.
-Ecco a voi il pranzo a sacco.- Disse Sanji distribuendoli. –Luffy, non mangiarlo adesso.- Lo redarguì con un’occhiata.
Ma il capitano era già scappato nella foresta con un panino in bocca, scomparendo tra gli alberi. Mentre Sanji sospirava sconfitto, Law si guardava intorno sospettoso e meravigliato allo stesso tempo. Si trovavano, a suo parere, su un pezzo di paradiso tropicale. La sabbia della spiaggia era bianca e soffice, i coralli coloratissimi erano ben visibili attraverso l’acqua cristallina del mare. La foresta invece sembrava un eden incontaminato, con il suo equilibrio e quasi… fragile. Qualcosa non lo convinceva e o faceva stare all’erta… più del solito.
Zoro e Sanji stavano litigando su che lato esplorare dell’isola e Law, spazientito, si intromise dicendo: -Perché invece di divedervi non andate insieme? Io prenderò questo lato.-
Girò sui tacchi e prese il lato destro, ignorando qualsiasi protesta che sarebbe seguita.
Non voleva avventurarsi direttamente nella foresta, preferì seguire la spiaggia. Si tolse le scarpe nere e, quando cominciò a sentire caldo, anche la maglia e il capello. Camminò a lungo, ma il paesaggio non cambiava al contrario del cielo, sempre più coperto.
Il lento ondeggiare del mare e la sabbia calda che scorreva sui suoi piedi gli provocarono sonnolenza. Cambiò direzione e, rimettendosi le scarpe, si addentrò nella foresta, cosa tutt’altro che facile. Non c’erano sentieri né ne aveva incontrati sulla spiaggia, quindi si fece strada tra cespugli e radici di alberi sempre più grandi. Il cinguettio di uccellini in alto cominciò a fasi sentire, con il fruscio delle foglie che sovrastava ormai il suono delle onde.
Continuò a farsi strada a fatica e finalmente raggiunse una radura. Il caldo aumentava e quello spazio era al sole quindi si mantenne al bordo della foresta per sfruttare l’ombra. Le nuvole si stavano infittendo. Era una zona piuttosto ampia, prato verde e rocce sparse. Camminò verso la sua sinistra, restando all’ombra, e notò una capanna molto vecchia poco lontano da lui. Dalla grandezza sembrava di tre stanze, la porta in legno marcio gli fece capire che era abbandonata.
Si avvicinò per guardarla meglio. Era in legno scuro, vecchio e instabile. Il tetto spiovente ai due lati presentava una ciminiera in mattoni crollata. Le erbacce avevano ricoperto la parte inferiore. Facendosi largo tra il verde selvaggio, entrò. Era buia, poca luce filtrava le erbacce che coprivano la finestra.
Il pavimento era semplice terreno, le mura in legno, che probabilmente dividevano l’edificio, erano crollate, ne trovò i resti a forma di T capovolta. Nell’angolo a destra c’era un letto in pietra, vi era posata della paglia e uno straccio logoro e sporco. Tutto il resto era a dir poco irriconoscibile. Il verde ricopriva ogni cosa, solo la pietra era riuscita a mantenersi in vista.
Uscì all’aperto e respirò aria pulita. Il cielo si era totalmente coperto e minacciava pioggia. Per tornare ala nave ci avrebbe messo almeno un’ora, quindi decise di ripararsi nella capanna. Liberò la finestra dalle erbacce e eliminò il panno logoro dal letto. Ci poggiò la maglia e si sedette per mangiare il pranzo. Erano degli onigiri. Cominciò a piovigginare e nel giro di pochi secondi si trasformò in un forte acquazzone. Sentiva le gocce che cadevano come proiettili sul tetto. Si sorprese quando notò che non c’erano perdite d’acqua dal soffitto. Le pareti legnose, al contrario, si bagnarono col tempo. Quando ebbe finito di pranzare, si stese un po’ in attesa che smettesse di piovere.
Fino a quel momento non aveva scoperto molto riguardo l’isola. Sembrava completamente disabitata, ma questa capanna dimostrava che qualcuno ci si era fermato a lungo. Il fatto che il tetto fosse ben resistente alla pioggia gli fece pensare che gli acquazzoni fossero ricorrenti.
“Chissà se gli altri hanno avuto più fortuna….”
 
 
Sanji e Zoro si erano inoltrati nella foresta quasi subito. Lo spadaccino spianava la strada con le sue lame mentre l’altro, seguendolo, si guardava in giro.
“Non vedo altro che alberi, cespugli e piccoli animali. Sarà davvero disabitata?” Si chiese il cuoco.
Continuarono a camminare e camminare. La foresta si infittiva e la luce del sole diminuiva a causa dei rami e delle nuvole. Una goccia gli cadde sul viso quando sbucarono in una radura. C’era erba alta e accanto a loro, seminascosta da alberi e erbacce, una capanna in legno. Sembrava vecchia, ma solida e robusta. Cominciò a piovigginare e Zoro afferrò Sanji per il braccio e lo trascinò dentro. La porta si aprì con un lieve cigolio e fuori proruppe un acquazzone.
Il cuoco si guardò intorno, era poco buio grazie alla luce che entrava dalla finestra rotta. Si trovavano in una stanza unica, che forse era divisa tempo fa, non c’erano mobili a parte una base in pietra con della paglia che sembrava un letto.
Zoro intanto spiò fuori dalla porta. “Tutto tranquillo… “ Pensò, chiudendola dietro di sé.
La pioggia avviluppò la capanna con le sue gocce e l’odore di terra bagnata si sparse in tutta la stanza. Sanji si mosse verso la finestra per liberarla dal verde e far entrare più luce, ma la presa di Zoro non glielo permise. Si girò verso di lui per dirgli di lasciarlo andare ma si ritrovò di spalle contro la parete, impossibilitato a muoversi.
Lo spadaccino lo avevo bloccato, sollevandogli i polsi sulla testa e tenendoli fermi con una mano. Lo stava guardando dritto negli occhi e Sanji ricambiava. Poi sorrisero entrambi.
-Due anni sono davvero troppi.- Disse il cuoco.
-Considerando che è passato anche più tempo…-
-Già…-
La presa sui polsi diminuì e Sanji fece scivolare le braccia al collo dell’altro. Zoro si incollò al cuoco, abbracciandolo alla vita. Si guardarono ancora, ricordando il passato, quando per la prima volta avevano messo da parte l’orgoglio, quando gli occhi avevano parlato al posto loro e la passione aveva preso il sopravvento.
Erano passati più di due anni, la Merry non concedeva il tipo di riservatezza che volevano, avevano mantenuto le distanze necessarie. Lasciarsi sfuggire un’occasione del genere era fuori questione.
-Non pensavo che te lo avrei mai detto…- Cominciò Sanji. –Ma… Mi sei mancato…- E lo baciò, avvicinandolo a sé.
Zoro ricambiò sorridendo e non perse tempo ad approfondire il bacio.



Orbene... Non ho ottenuto esattamente il risultato sperato però non è male come chap di transizione, anche se è un pò corto :) Ci avviciniamo al sodo :D
Appena il prossimo capitolo sarà pronto lo pubblicherò e appena ho tempo editerò i chap precedenti per errori che ho trovato rileggendo... E a proosito scusate se me ne sono sfuggiti qui ._.
Grazie per le recensini, che mi hanno spinto a riprendere la ff, grazie per averla ricordata e seguita, grazie davvero anche per le recensioni neutre o negative perche per me sono molto importanti :)
Alla prossima!!!! :D