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Autore: ciabysan    11/01/2009    1 recensioni
Milano. Un ragazzo in una città frenetica. Due ragazze che sono la stessa persona. Tre amiche con atroci segreti. Un amico islandese con un crimine taciuto. Orrori e amori in una Milano più sporca di quanto appaia... attenzione...ci sono alcune scene erotiche spintarelle
Genere: Horror, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Come tutte le cose vengono dal mare, anche le ragazze conosciute su di un treno, hanno avuto qualcosa di simile, per me. è accaduto una volta, non ricordo esattamente la destinazione o la meta, ma credo che sia stato un posto meraviglioso e misterioso. ero seduto su di una scomodissima poltrona del treno, quando leggendo "Spiral" di Koji Suzuki e con Bjork a tutto volume che pompa nelle orecchie, la coda dell'occhio mi si posò su una creatura sfuggente ed esile che camminò a passo felino e indiscreto. era una creatura alta e snella, bionda e dagli occhi verdi. la cosa più bella del suo volto erano, infatti, quei suoi occhi talmente belli da imbarazzare, con il loro sguardo paragonabile a quello di un bambino che vede il mondo per la prima volta. mentre passava sbirciò tra le pagine del libro aperto sulle mie ginocchia, come se nascondesse qualche segreto oscuro o codice ermetico. pensai di non rivederla più, come le ragazze del treno, ma mi sbagliai: la rividi in una biblioteca, non quella della mia città, ma in una dove mi trovavo per puro caso. Presi dei libri di Banana Yoshimoto, mi diressi al bancone e quella creatura esile e magra era lì dietro di me. riconobbi i suoi lunghi capelli biondi leggermente ondeggianti al vento e soprattutto quegli occhi. non me ne andai subito, volli almeno sapere il suo nome. tra le sue mani alabastrine stringeva una dozzina di libri fantasy e da quel dettaglio capì che era una efferata lettrice, anche per il fatto che chiese subito se erano arrivate delle novità.
"Purtroppo, no Michela non sono arrivate" rispose la bibliotecaria dietro degli spessi occhiali neri
"ah...ok...ho capito" rispose lei con una tetra voce sottile
"Passa a settembre, ora i trasportatori sono in ferie"
"Ok..."
scorsi i titoli dei suoi libri, tra essi c'era lo stesso libro che lessi su quel treno. forse non mi aveva dimenticato.
Michela...Michela... continuo a pensare tra me, mentre su quel treno non feci che pensare: "Spero che tu scenda alla mia stessa fermata"
da allora continuai a passare in biblioteca, senza però rivederla mai più. vedendola, sentivo una strana sensazione di malia e di tensione, una sensazione mai provata prima. la riprovai solo un'altra volta ed ancora su un treno. era una magnifica ragazza snella, quasi ossuta, dal volto bislungo e dai lunghi capelli biondi e mossi che le piombano sulle spalle candide. gli occhi azzurri, che straordinariamente avevano la stessa espressione, quell'espressione di innocenza e di leggero imbarazzo. assomigliava incredibilmente a fiona apple e aveva le esili orecchie imbottite dagli auricolari dell'i-pod a volume altissimo, se non troppo. stava sentendo "Heaven tonight" delle Hole e i suoi occhi anzichè seguire il ritmo allegro della canzone, aveva un espressione ricca di malinconia e tristezza, quasi di romanticismo ed ermetismo.
"Devo scendere a Montenapoleone" pensai tra me, ricordando di avere un appuntamento là con Stefania "Però, se non scende alla mia fermata sarò io a scendere alla sua"
"Michela, Michela" sentii all'improvviso chiamare da una voce femminile
una ragazza robusta e castana la salutò con un buffetto "Come va?"
"Bene, e tu???"
"Ah... io splendidamente"
"Dove stai scendendo?"
"Al duomo... devo passare alla ricordi per comprare l'ultimo disco di Tori Amos"
"Ma guarda un po' anch'io! devo passare alla Rinascente per comprarmi un vestito decente, per vedermi con Andrea"
Michela...Michela...che strano che quella ragazza aveva lo stesso nome di quella conosciuta giorni prima. non c'è dubbio: per chiarirci qualcosa non dovrò fare altro che scendere alla stessa fermata. all'improvviso il treno fu pervaso da un buon odore di ciliegie e lavanda. non capii all'improvviso l'origine di quegli odori, mi servirono dei mesi......
la seguii per tutta Milano e appena sceso dalla metropolitana per qualche assurdo motivo fui bloccato da una giapponesina che cercava di chiedermi spiegazioni con la sua lingua. non capii niente così continuavo a rispondere: "Meku (Gatto), Konichiwa (Ciao), Arigato (Grazie), Futon (Letto), Gomenasai (Scusa)", sfoderando le poche parole giapponesi che conosco. lei alla fine mi prese per un cretino e se ne andò senza nemmeno salutare. ero talmente imbarazzato che la mia faccia da bianco si era colorata di viola. Michela e la sua amica erano scomparse tra la folla, ma grazie ad una memoria fotografica ricordai che era loro intenzione andare alla Ricordi in galleria del Duomo ed è così che la rivedi: attraversai la piazza, entrai nella galleria, scesi la scala a chiocciola del negozio di dischi e il suo odore si fece sempre più potente: era allo scomparto artisti stranieri, dove imprecava per il fatto che il singolo "Crucify" di Tori Amos costasse 20,90€, pur contenendo solo 4 canzoni. la sua amica mora cercò di calmarla, facendole abbassare il tono di voce, che si fermò del tutto nonappena mi vide. mi avvicinai a lei, sentii un groppo in gola, le mani iniziarono a sudare e non capii più niente. presi in mano un cd di FIona Apple e, con tantissima noncuranza e stupidità, esclamai: "Sai che ti somiglia molto"
lei, con faccia imbronciata rispose: "Chi sei tu?"
"ecco, io"
"Era sul treno con noi,prima" le rinfrescò la mente la sua amica
"Ah... ma allora sei un pervertito"
"Ch-che cosa?"
"Michela, e se avesse un culto per te? e se tenesse un sacrario con immagini tue e ciocche dei tuoi capelli?" continuò l'amica divertita dalla situazione.
mi venì voglia di tirare un pugno a quella sgualdrina che continuava a far arrabbiare sempre di più quella docile creaturina un po' alternativa.
"No, non ti ho mai vista prima... non preoccuparti" balbettai io, timido riponendo il cd sullo scaffale.
"Sembri simpatico" disse poi Michela con un sorriso dolce e materno, risvegliando in me una sensazione di orgoglio e piacere.
"...e un po' porco" aggiunse la sgualdrina lasciandosi sfuggire una risata isterica simile a quella di una gallina in un pollaio.
"Tallulah a che ora viene?" domandò poi Michela alla amica, forse dimenticandosi completamente di me.
"Ehm... mi ha detto che sarebbe arrivata in piazza Duomo alle 11:30"
"Ok, allora andiamo al giapponese"
"Sììììì!!!! Ho voglia di un katsudon!!!"
risi, quel piatto orientale aveva la stessa fonetica e violenza di una parolaccia. notando la mia risata Michela si rivoltò verso di me chiedendomi con voce leggiadra: "Vuoi venire con noi?"
dopo quella domanda, gli occhi della gallina si fecero vitrei e io continuai a ridere notando un volto a dir poco deluso.
le stavo antipatico, ma non le avevo neanche parlato. che ragazza strana!
"Sì, mi piacerebbe" risposi
"Perfetto, unisciti a noi... così incontrerai anche Tallulah fa parte del nostro trio ed è---single" disse poi continuamente sorridendo Michela
"mi dispiace ma mi interessi tu" ebbi intenzione di dire, ma mi limitai ad annuire.
Le due ragazze non comprarono nulla, si limitarono ad uscire senza nemmeno voltarsi, salendo la scala a chiocciola per precipitarsi in piazza del Duomo. la piazza era gremita di gente: turisti da ogni dove, soprattutto dal Giappone e dalla Gran Bretagna. Là c'era anche una ragazza molto attraente: snella, dal fascino dark e i capelli lunghi e neri che le arrivavano ben oltre le spalle. occhi ghiaciali color grigio-neve che non fecero altro i guardare impazientita l'ora sul cellulare dell'ultima moda.
"Tallulah!Tallulah!" si mise a gridare all'improvviso la gallina, che poi seppi si chiamasse Claudia. la sua voce fu così stridula e inquietante da attirare su di sè una grande attenzione. A sentire quelle urla, la ragazza discostò lo sguardo dall'orologio per dedicarsi a quelle due ragazze davanti alla galleria.
"Hey! Era ora che vi faceste vedere!" rimproverò Tallulah con troppa impazienza
ci avvicinammo a lei e nel fare quei passi Michela esordì con la frase: "Avevi detto che saresti arrivata qui per le 11 e 30"
"No, mia cara" disse poi Tallulah scambiando dei bacini sulle guance alle due amiche "Avrei detto che sarei arrivata qui per le 9 E MEZZA!!!"
"Ma, veramente Claudia mi ha detto...."
"Che cosa???"
"MMh... Lasciamo perdere"
"Chi è costui?"
"A volte, Tallulah, sei più decrepita di mia nonna" scherzò Claudia con la sua solita risatina da gallina isterica
Lei non ci fece caso e continuò a domandare "Allora, chi è?"
"è un ragazzo che abbiamo conosciuto sul treno" rispose Michela con un sorrisetto "Si chiama Daniele"
"Cosa? Ma non è vero..." replicai io a bassa voce, ma lei non ci fece caso e ricominciò a sorridere e a parlottare come una donna del mercato. stranamente, la ragazza ebbe la stessa aurea di attrazione di quando la vidi per la prima volta nonostante quell'atteggiamento rozzo nei miei confronti.
"Allora? Pizzeria?" domandò La nuova arrivata con un sorriso pieno di convinzione e bellezza
"Veramente..." la interruppe la solita Claudia con la voglia di mangiarsi un kazudon, katsudon, kasudon o come diavolo si chiama
"Sì, andiamo da Spizzico" rispose la magnifica Michela
"VIeni anche tu?" Mi chiese Tallulah.
Non risposi, ma penso che l'abbiano preso per un sì.

  
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