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Autore: Sesshoumaru86    11/01/2009    5 recensioni
Questa è la prima fanfiction che posto su EFP. E' un po' difficile da riassumere perchè la sto scrivendo e più di dettarmi una trama mi lascio trasportare dalla scrittura e ancora non ho un'idea ben precisa di cosa ne uscirà fuori. Vorrei che fosse una storia Horror, con uno dei personaggi di Inuyasha quello che mi piace di più, Sesshoumaru.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Sogno Il nero avvolge tutto e nasconde, ma non può oscurare un bagliore di luce dorata che taglia in due l'oscurità e si fa presente con due occhi felini.
Questi occhi brillavano sotto la luce della luna e lo guardavano.

Aaron sollevò lo sguardo, si sentiva qualcosa addosso, il suo corpo era freddo, questo si manifestava nelle sue carni come spilli che lo trafiggevano, voleva muoversi, ma non riusciva a farlo.

Guardò davanti a se e vide una presenza chiara, somigliava a un riflesso della luce del mare creato dal bagliore della luna.
Pensò il ragazzo all'attimo prima in cui si credeva morto, tutto davanti a se sparì d'incanto, lui toccò la sabbia, constatò che poteva muoversi e alzandosi guardò verso il mare.
Era sulla spiaggia, era riuscito a sopravvivere, adesso ammirava l'orizzonte con umore diverso, il cielo blu ricoperto di piccoli puntini di luce fu tracciato da una linea, la scia di una stella che cadendo lasciò il suo posto a una nuova che nasce.

Aaron tra l'oscurità si incammina verso la via di casa, sotto un cielo pieno di stelle, tra l'aria gelida e nella notte, con un solo pensiero che abitava adesso in lui, il dubbio di come possa essersi salvato e chi era quell'immagine vera.
Lui non si faceva ingannare dalle allucinazioni sapeva bene che quella era un'immagine reale, troppo complessa per essere irreale, la sua mente non poteva creare qualcosa di così incantato.

***

La sua casa era appena illuminata dalla luce della luna, il cancello chiuso a chiave, le luci spente facevano pensare a Aaron che nessuno lo stava aspettando come succede spesso.

Quella donna che lo aveva messo al mondo aveva rovinato la sua vita, gli era sbattuta contro come un auto in piena corsa quando lui aveva scalato la marcia e stava voltando l'angolo della sua vita.
"Maledetta donna!" Pensò "Che tu sia maledetta".

Nel suo animo provava rancorae verso quella donna.

Con grande rabbia quel ragazzo di soli sedici anni prese un enorme sasso e centrò in pieno una finestra del primo piano dell'abitazione, una luce si accese subito, era la donna corsa a vedere cosa era accaduto dopo aver sentito un rumore, che nel pieno della notte aveva turbato il suo sonno.

Il ragazzo con una forte ira corse verso il cancello e agilmente lo superò in velocemente, come nessun altro che lui conoscesse potesse fare.

La signora del piano di sopra non scorse nessuno, ma conosceva il figlio ribelle, scese allora giu' per le scale e gli aprì la porta.

"Aaron sei tu?"

Spalancando la porta vide due occhi dorati che la guardavano con uno sguardo poco amichevole, il ragazzo con grande irritazione la strattonò e disse con grande voce: "Lasciami passare!"

La donna lo osservo', vide che aveva tutti i vestiti bagnati, si appoggiò alla parete per evitare di cadere lateralmente e si toccò la manica della vestaglia, era bagnata anch'essa per via di quel tocco.

Era arrabbiata, ma non osò dire una parola, quel ragazzo possedeva un carattere molto difficile e sicuramente se provava a parlargli lui riusciva a sfuggire abilmente come faceva sempre, non solo per lei, ma anche per tutti glialtri che osavano contraddire Aaron era così.

Lui stava salendo i gradini della scala stretta, che stava di fronte alla porta, da dove la donna richiudendo lo continuava ad osservare.

Stringeva i pugni Aaron, ma pensava di dover chiudere lui i cancelli di una strada e di riprenderne un'alta strada diversa da quella imposta dal destino e dalla donna, una strada che lo porti anche lontano, il più possibile, da quella via che aveva scelto ancora prima.
Quella via ai suoi occhi, ripensandoci bene, la giudicava adesso con grande superiorità, orgoglio, ma anche disprezzo verso se stesso.

Lui aveva amato una donna, ciò che aveva sempre allontanato da se era il pensiero di provare amore e sottomissione per qualcuno, si sentiva stregato da quella femmina, nessuno poteva dominarlo, lui aveva pensato con lei, aveva agito con lei, aveva condiviso dei momenti splendidi con quel suo amore che adesso dopo lo scontro frontale con sua madre si era ritirata in silenzio e insieme alla sua famiglia lo aveva allontanato.

Non esistono fraintendimenti per Aaron, era tutto chiaro, lei non poteva amare un ragazzo che possedeva una vita incerta, la sua famiglia si era opposta al destino di un futuro figlio che possa portare lo stesso fardello del padre, e allora con grande dignità adesso Aaron riprendendo in mano il volante stava cambiando strada e andatura.

Pensava a questo mentre saliva le scale a come si sentiva superiore a tutta la gente che lo guardavano con dispiacere o disprezzo come quando un essere immondo percorre una strada sotto gli occhi di tanti uomini, e con forte superiorità e dignità, li fa fuori in un istante, facendo cadere le loro teste a terra, facendoli sentire ciò che sono, essere inferiori e indegni di giudicare chi è superiore.

Una strada che si percorre davanti ad una belva che ti aspetta è piena di dignità e rispetto, lui aveva un male che lo attendeva, un demone pronto quando era il momento, a cibarsi dello sue carni.
Quegli esami parlavano chiaro, Aaron prima o poi avrebbe manifestato una brutta malattia e così come era la sua strada, era la stessa quella della madre che lo aveva messo al mondo nonostante avesse visto con i suoi occhi, tempo addietro, quella bestia divorare le carni della madre, la nonna di Aaron.

"Sciocca donna, sciocca come lo ero io!"

Pensò mentre si spogliava ed asciugava.

"Non per quella gente dovevo togliermi la vita, io ho dimenticato di essere diverso da tutti."

Aaron si era mescolato alla gente che fin da piccolo osservava con distacco, aveva amato come loro, senza timore di cadere, questo coraggio lo faceva sentire sempre se stesso, ma aveva abbassato la guardia dimenticandosi che la missione che aveva sempre sentito, anche se non la conosceva era un'altra, non quella di vivere accanto ad una donna e crescere i proprio figli, come aveva desiderato.
Se questo era accaduto ora è perché lui, finalmente, ha capito di essere diverso dagli altri, una differenza colma di superbia e distacco.

Mentre si riveste ripensa a quell'immagine, fiero e felice si addormenta pensando che solo lui ha avuto quel privilegio, pensando che aveva deciso di morire ma che la sua strada era un'altra quella dove alla fine lo attendeva una bestia da sconfiggere.
  
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