Capitolo
3
Ostilità
Era
ritornato nella sua stanza ad un orario indecente e, nonostante fosse
finalmente sul suo comodo ed amato letto, non era riuscito a prendere sonno.
Non faceva altro che girarsi e rigirarsi di continuo in cerca di una comodità
che quella notte non voleva saperne di saltare fuori, e sperava di non
svegliare Brett con i suoi persistenti movimenti stizziti e bruschi. La
stanchezza non era stata sufficiente a liberargli la testa da quella miriade di
pensieri che lo aveva colto improvvisamente e che non lo lasciava più andare,
nemmeno quando si accorse che erano le 6:27 di mattina e che gli restava poco
più di un’ora di sonno se voleva svegliarsi presto e non far arrabbiare di
nuovo il suo compagno di stanza.
Nonostante
tutta la vicenda lo riducesse in quel modo, ancora non riusciva ad ammetterlo
pienamente a sé stesso. Si rendeva conto di tenere moltissimo a Yoko, come non
aveva mai tenuto a nessun altro, nemmeno alle numerose ragazze aliene o
terrestri che incontrava nello spazio e che riuscivano a suscitare il suo
interesse. Era come una cosa nuova, ma al contempo si chiedeva se non fosse un
tipo di affetto diverso. Cercava di giustificarsi pensando a lei come ad una
sorella, ma si rendeva conto lui stesso che non poteva essere un’ipotesi
plausibile. Solo un fratello estremamente
geloso avrebbe potuto provare una rabbia tale da riuscire quasi a spaccarsi una
mano contro un muro. In realtà, la conclusione gli era ben ovvia e tentare di
nasconderlo perfino a sé stesso non era che da codardo.
Diede
un’altra occhiata alla sveglia digitale sul suo comodino. Le 6:31… Solamente
quattro lunghissimi e lentissimi minuti.
Decise
allora di togliersi di dosso quel groviglio di lenzuola in cui si era
imbrigliato e di andare a farsi una doccia. Dal momento che non aveva dormito,
tanto valeva che si svegliasse per bene da quel torpore. Prese da una sedia un
paio di pantaloni e una maglietta e si infilò silenziosamente in bagno. Poco
gli importava se correva il rischio di svegliare qualcuno, si sarebbero adattati.
Una volta
sotto l’acqua bollente provò a rilassarsi. Perché anche le sue preoccupazioni
non potevano scivolargli addosso e sparire come
l’acqua che gli scorreva sulla schiena? Sospirò, poi uno strano dolore dovuto
all’acqua un po’ troppo calda lo indusse a guardarsi la mano destra. Oltre che
ad essere sbucciate, le nocche erano anche arrossate, ma quelle dell’anulare e
del mignolo stavano assumendo una tonalità violacea che non prometteva bene. Tuttavia,
se ne sarebbe preoccupato più tardi…
Una volta
terminata la doccia e dopo essersi vestito, si fermò di fronte allo specchio
del bagno.
«Mh… Le
occhiaie forse non passeranno inosservate», mormorò in un sussurro appena
udibile notando le borse sotto gli occhi. Sapeva che non era colpa sua, ma per
sfogo momentaneo se la prese con il padre per averlo chiamato, il giorno prima,
nel suo ufficio interrompendo il suo già scarso sonno. Si picchiettò le guance
con le mani. «Forza, fai un sorrisino e sarà tutto a posto», aggiunse. «Chissà
che non diventi un bravo attore…?» bisbigliò tra i denti in tono sarcastico,
ricordando la battuta di Yoko la sera precedente, alzando un sopracciglio e
uscendo dal bagno.
Le 6:48?
Possibile? Gli sembrava passata un’eternità. Prese la sveglia, agitandola e controllandola
da tutte le parti per verificare che non si fosse per caso fermata, ma poi notò
che la sveglia di Brett segnava pochi minuti in più e sapeva che il motivo era
la sua irrefrenabile mania di svegliarsi un po’ in anticipo per evitare di
ritardare… Mah!
Non avendo
nulla da fare, sistemò le lenzuola del letto e vi si sdraiò sopra con le mani
sotto la nuca. Tanto valeva che ora si lasciasse andare ai suoi pensieri, e
così fece, finché…
Bi-bi-bi-bi-bi-bi-bi-bi-bi
Un
fastidiosissimo suono squillante e intermittente ruppe bruscamente il silenzio
pacifico che si era creato.
Ecco, ora
ricordava perché non puntava mai le sveglie! A parer suo, non poteva esistere
richiamo peggiore.
Vide Brett
sobbalzare e spegnere la sveglia. Stava per scoppiare a ridere per la scena, senza
contare che inoltre qualcosa lo stava finalmente distraendo.
L’undicenne
tardò ad alzarsi dal letto nonostante avesse spento quell’affare assordante.
«Svegliaaaa,
è mattinaaaa!», cantilenò Josh, con un sorrisetto.
Da quel
fagotto di lenzuola scomposte spuntò un braccio, proteso verso l’alto.
«Anche il
Premio Nobel per la ricerca sugli atomi iperstellari dell’astrofisica aliena?
Lo accetto in onore della mia scuola! Il Galaxy High!», gridò una voce
impastata e ovattata dal cuscino e dal cumulo di coperte.
«Brett, stai
solo sognando!», gli ricordò Josh, potendosi così vendicare di due mattine
precedenti.
Il biondino
si alzò immediatamente dal letto, come colto da uno spavento. Si guardò attorno,
nel tentativo di orientarsi e capire dove si trovasse, spostando lo sguardo su
ogni cosa non appena l’avesse riconosciuta. Il suo letto, la libreria, Josh già
sveglio, la scrivania, la porta del bagno… Un momento, Josh già sveglio?
«Oh porca
miseria, che ore sono?», chiese, con la preoccupazione alle stelle.
«Ti vuoi
calmare? Sono le sette e un quarto, ti ricordo che è appena suonata la tua sveglia!»
gli rispose il moro, senza scomporsi.
«Ma tu?», il
nanerottolo non si era ancora calmato e corse verso Josh per constatare che
quanto vedeva fosse vero. «Tu come mai sei già in piedi? In un giorno libero? Già
vestito e lavato e con il letto fatto!?», gli chiese incredulo, come se si
fosse verificato sotto i suoi occhi un evento apocalittico.
“Ma mi ha
preso per un barbone?”, si domandò Josh, alzandosi.
L’amico lo
prese per le spalle, per quanto glielo permettesse la sua altezza, agitandolo
energicamente.
«Parla!
Cos’hai fatto al vero Josh? Ne avete portato qui un clone? Il Josh originale
dove si trova? Lo state torturando!?», si mise a gridare sull’orlo del pianto,
rimanendo poi senza fiato.
«Brett!
Calmati! Mi fai girare la testa! Insomma, sono io!!», il moro cercò di farlo
tornare in sé e appena il biondino smise di scuoterlo, l’amico sospirò
passandosi una mano tra i capelli.
«Scusami
Josh, ma è talmente strano che tu… Oh santo cielo! Che hai fatto alla mano?»,
gli chiese, anzi, gli urlò in faccia tornando ansioso e preoccupato dopo aver
notato il livido.
«Ah…», Josh
la osservò di nuovo, insultandosi perché tra tutto quel pensare si era dimenticato
di mettersi i guanti. Doveva assolutamente appuntarsi che rimuginare troppo su
Yoko gli faceva dimenticare le cose importanti. «Niente, stamatt-», non poté
terminare la frase che Brett gli urlò ancora in faccia.
«Oddio! Hai
fatto a pugni con qualcuno?», insinuò lui. «Oh mio Dio! Ho capito! Hai ucciso
Bobby, vero? Ecco perché ieri sei scomparso e stamattina ti comportati in modo
così strano! Hai fatto la doccia per eliminare le tracce di sangue!», aggiunse
accusandolo.
Da quando
era un criminologo?
«Brett, ma
la vuoi piantare? O la smetti o ti imbavaglio se continui ad urlare! Ti stavo
dicendo che sono caduto dal letto stamattina presto, sono caduto sulla mano
procurandomi questo e visto che non riuscivo più a dormire sono semplicemente
rimasto sveglio! Chiaro?», disse ormai privo di pazienza, mostrando il livido
come prova di ciò che aveva appena affermato.
In quel
momento calò un silenzio tombale, i due si fissavano negli occhi. L’uno per verificare
che la spiegazione di quanto avvenuto fosse plausibile e l’altro per dimostrarsi
assolutamente convinto che la scusa appena messa in piedi fosse effettivamente
la realtà.
«…Se sei
messo male…», esordì Brett, scuotendo la testa, come indignato, trascinando i
piedi fino in bagno.
«Ma tu
guarda…», commentò Josh sbuffando e sedendosi sul letto, infilandosi i guanti
che, dimenticati, gli erano costati una bella fatica.
Pochi minuti
dopo il biondino aprì la porta del bagno, dal quale uscì una nuvola di vapore.
Ancora provato dal sonno nonostante la doccia appena fatta, rivolse uno sguardo
un po’ vacuo all’amico e con voce quasi assente gli consigliò di andare in
infermeria.
«Ma no, che
vuoi che sia…?», convenne il moro.
«Secondo me
dovresti, hai un brutto livido. Se hai una microfrattura l’osso si aggiusterà
male senza una stecca o una fasciatura…», spiegò.
«Sì, mamma…», scherzò il moro leggermente
seccato, ricevendo in risposta un’occhiata minacciosa dall’undicenne.
«Dal momento
che conosco i miei polli, ti ci accompagnerò!», decise.
L’amico
sbuffò sonoramente. “Grazie per l’immensa fiducia che nutri nei miei confronti!”
ཉ
Yoko, con un
sorriso allegro stampato in volto, camminava per il corridoio del Galaxy con
un’aria un po’ strana. Mancavano poche ore ad un provino per una recita alla
quale voleva partecipare, ma non era quello a renderla strana. Il suo sguardo
sembrava come perso tra le nuvole. Con un’espressione pensierosa, rischiando
più volte di urtare qualche altro studente, presto scorse due figure familiari:
quella alta di Josh e quella più bassa e sbraitante di Brett. Il biondino stava
rimproverando Josh per qualcosa che non riusciva ancora a sentire, mentre il
moro stava tranquillamente camminando con una mano immersa nella tasca dei
pantaloni e l’altra lungo il fianco. Notò qualcosa attorno alla mano destra,
come fosse fasciata. Avvicinatasi, riuscì a sentire la conversazione.
«Si può
sapere come si fa a ridursi così una mano? La stessa infermiera ha detto che
non è possibile che tu ci sia solo caduto sopra, non sei mica un quintale!»,
ribadiva Brett, esigendo una spiegazione dall’amico, che invece sembrava non preoccuparsene
minimamente.
«Che vuoi
che ti dica? Nel sonno sarei capace di fare di tutto, probabilmente ho dato un
pugno da qualche parte, al pavimento per esempio. E poi ci sono caduto sopra»,
spiegò lui, alzando le spalle ed insistendo sulla teoria dell’esserci caduto
sopra.
«Ehi,
ragazzi!», salutò la giovane, raggiante, una volta raggiunti gli amici. «Che è
successo, avete di che litigare anche in un giorno di riposo?», commentò
allora, trattenendo una risata. Un attimo dopo si rese conto di cosa fosse avvolto
alla mano del moro. «Josh! Ma che hai fatto?», esclamò subito dopo, senza dare
il tempo agli altri né di salutarla né di rispondere alla prima domanda che
aveva loro posto non appena arrivata.
«Ma niente,
una sciocchezza…», si affrettò a ribadire il giovane. Se la ragazza avesse
saputo che proprio a causa sua si era quasi fratturato una mano, non osava
immaginare come l’avrebbe presa. In ogni caso, non lo avrebbe scoperto.
Yoko gli
prese delicatamente la mano, esaminandola. La fasciatura gli avvolgeva le dita
fino alla prima falange e in corrispondenza delle nocche era più rigida e
spessa. Si chiese come avesse fatto, e ricollegò l’incidente della mano alle
prime parole che era riuscita ad udire ed a decifrare mentre si avvicinava a
loro, e che inizialmente apparivano senza un senso. Anche lei cominciava a
credere che non potesse trattarsi di una caduta, o almeno non solo di quello.
Lasciò
andare la mano del giovane e incrociò le braccia al petto. «Mi chiedo se siate
capaci di vivere senza ammazzarvi da soli!»
«Dai, non
esagerare, gli incidenti capitano!», si giustificò Josh, un po’ imbarazzato,
portandosi una mano dietro la nuca.
«Beh, dove
andavi di bello, Yoko?», chiese il biondino, cambiando finalmente discorso.
«Ah, io?
Beh… A dire il vero andavo a trovare Brian», le guance assunsero un tenero
colore rosato. «Anche se non vorrei sembrare invadente, in fondo ieri abbiamo
passato insieme l’intera giornata…», spiegò, pensierosa.
«Personalmente,
non credo gli dia fastidio. Anche perché conosce soltanto noi del team. Anzi, a
dire il vero non ha ancora parlato con te, Josh», intervenne Brett.
Dannazione,
doveva proprio ricordargli dell’esistenza di quell’essere? Si irrigidì immediatamente,
turbato dalla piega che aveva preso la conversazione e intento ad evitarla il
più possibile.
«Beh, ci
penserò all’ora di pranzo! Prima devo sistemare la moto, ho ancora molto lavoro,
senza contare che devo ancora una lucidatura a Fluffy…», si giustificò allora,
allontanandosi e salutando con una mano gli amici che lo guardavano andarsene
un po’ sorpresi. Camminava svelto, potendo ora lasciare che venisse a galla
quell’espressione malinconica che nascondeva, mentre una voce dentro gli
gridava “vigliacco”.
«Non capisco
che gli prende… Che ha contro Brian?», si chiese la ragazza, dispiaciuta e
forse un po’ ferita dal comportamento del giovane, con il quale sembrava non
poter condividere la propria felicità. Non era da Josh diventare così assente,
solitamente li coinvolgeva in qualche bravata. Come del resto lei li
coinvolgeva in qualche prova di recitazione o di canto, ma dall’arrivo di Brian
qualcosa era cambiato anche per lei.
«Coraggio
Yoko, cerca di capire… Lui in fondo è sempre stato il leader del team, siamo
sempre stati solo noi tre e siamo una grande squadra. L’arrivo di un nuovo
membro, anche se la sua permanenza è temporanea, probabilmente lo turba e
preferisce stare un po’ sulle sue almeno finché non sarà disposto ad
accettarlo», convenne il biondino.
«Forse hai
ragione. Ma finché non imparerà a conviverci non lo accetterà mai…», esordì la
giovane, con un tono un po’ duro, voltandosi e continuando il suo cammino lungo
il corridoio, dalla parte opposta alla direzione presa da Josh.
Benché
riconoscesse che l’ipotesi di Brett fosse plausibile, restava turbata dal comportamento
dell’amico, soprattutto dal fatto che non riuscisse a spiegarsi questa
ostilità. Le dispiaceva enormemente che Josh non fosse disposto ad accettare una
cosa così… banale! E nel contempo aveva paura che anche un proprio
comportamento potesse poi indurlo ad allontanarsi ancora di più… Ecco qual era
la parola giusta. Josh sembrava allontanarsi. Anche la sera prima, nonostante
si mostrasse coinvolto, aveva notato un certo distacco. Non le restava che
sperare che un confronto con Brian potesse aiutarlo a superare questa ostilità.
Angolo dell’autrice:
Dio,
quanto ho tardato >_< scusatemi davvero, avendo il capitolo praticamente
già pronto avrei potuto aggiornare in tempi più brevi, ma avendo gli esami me
ne sono completamente dimenticata!
Scusatemi
anche per questo capitolo un po’ spoglio, ma essendo una storia un po’ lunghetta,
mi serve un qualche capitolo che funga da collegamento o che serva per spiegare
determinati particolari che altrimenti non verrebbero messi in risalto.
Tuttavia, spero di non avervi annoiato e spero che quel piccolo siparietto
comico tra Josh e Brett abbia fatto ridere un po’ anche voi.
Josh
ha preso coscienza dei propri veri sentimenti, ma sembra non voler affrontare
la questione con Yoko, che non può fare a meno di chiedersi cosa stia prendendo
al suo amico. Ma anche lei sente qualcosa di strano. Il rapporto tra i due si
sta lentamente incrinando… Che cosa succederà?
Mi
dispiace tenervi ancora sulle spine, ma purtroppo devo! In questi capitoli
abbiamo visto prevalentemente il punto di vista di Josh, l’introspezione ha
riguardato più che altro i suoi sentimenti, in fondo è il mio personaggio
preferito ed è anche quello che sta soffrendo, una combinazione di elementi che
mi porta a scriverci su parecchio, ma non temete, non voglio deprimervi, il
prossimo capitolo sarà diverso ;)
Ne
approfitto per fare una precisazione, dato che mi è stato fatto notare e
che io non credo proprio di averlo fatto presente. Io cerco di attenermi il più
possibile ai caratteri originali dei personaggi, ma non nego di poter scrivere
qualcosa di lievemente OOC. Nel cartone vediamo i protagonisti imbattersi
continuamente in missioni spaziali ma mai si parla di amore, salvo qualche
cotta o sbandata limitata ad una singola puntata. Poiché io mi cimento in una
fic dove per la prima volta i protagonisti, in particolare Josh e Yoko, hanno a
che fare con i propri sentimenti più profondi e che il loro modo di comportarsi
e di reagire è una mia interpretazione e una mia immaginazione, a vostro avviso
certi comportamenti potrebbero risultare OOC, anche soltanto in maniera molto relativa
(non vedrete Brett andare in moto di sua spontanea volontà o Josh mettersi a
studiare o Yoko smettere di cantare e recitare… Non voglio stravolgerli né lo
farò, sia chiaro!).
Inoltre
ricordo che i protagonisti stanno frequentando il secondo anno del
Galaxy High, infatti la prima serie terminava con l’ammissione degli studenti
al secondo anno, ma la seconda serie non credo sia stata mandata in onda in
Italia, quindi, avendo il cartone soltanto due serie, si può pensare che al
termine del secondo anno gli studenti siano già Space Marshals. Tuttavia,
poiché non ho visto questa seconda serie, in questa fic ipotizzo che ci sia
anche l’obbligo di frequentare un terzo anno (e man mano capirete perché).
Proprio
perché i ragazzi sono al secondo anno, bisogna aggiornare le età, quindi Josh
ha 17 anni, Yoko 16 e Brett 11.
Che
dire, spero di non avervi annoiato e spero di non aver reso questa ancora breve
fic troppo pesante… Aspetto con ansia i vostri pareri, sia sulla trama sia che
voi abbiate riscontrato errori (battitura, tempi verbali, punteggiatura,
ripetizioni, qualsiasi cosa!) o incongruenze (sto diventando scema per non fare
casino con il tempo che passa e per non incasinare i giorni della fic, per non
scrivere ad esempio che Brian è lì da qualche settimana e invece è solo qualche
giorno, quindi se vedete cose del genere non esitate a farmelo presente!).
Un
grazie mille a tutti voi lettori e, non meno importanti (anzi! Mi date davvero
la carica!), a piccola_boss, weepingangel e Rimiesse che hanno commentato il precedente capitolo!
Alla
prossima,
WolfEyes