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Autore: lalla86    11/01/2009    2 recensioni
Solo.
Il rumore dello schiaffo che ti ho tirato, rimbomba nella stanza in un’eco, e mi assorda.
Non sono pentita. E' tardi per qualsiasi timore.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S o l it u d e







Ooh, Solitude, Still with me is only you
Ooh, Solitude, I can't stay away from you..

(Solitude – Evanescence)









La porta del monolocale si è socchiusa appena ma, con la coda dell’occhio, posso già intravedere la luce soffusa del pianerottolo malconcio che mi aspetta.
-"Voglio stare da solo."
Non esco. Non mi volto. Continuo ad osservarti cercando invano di trovare quella traccia di indecisione che ho letto tante volte in passato nei tuoi occhi di pece.
Ho paura, adesso.
Te ne accorgi, ma non dici nulla. Sono le dita a muoversi al posto delle tue labbra, premendo con più forza sulla maniglia di ottone.
La porta cigola spostandosi appena di qualche altro centimetro. Come una clessidra, scandisce inesorabile il poco tempo che ancora mi spetta da passare insieme a te, in questa casa.
Non riesco a dirti nulla. Le tue parole vibrano ancora nell’aria e raggiungono finalmente la mia mente svuotata.
E’ finita. Non c’è più nulla tra di noi. Siamo solo due figure silenziose in piedi, l’una davanti all’altra, che respirano, si guardano.
Lo sapevo. Non sono sorpresa. Ho sempre saputo che il nodo di amore prima o poi si sarebbe slegato, dividendoci così come ci aveva uniti. Eppure ho preferito dimenticare ciò che siamo realmente.
Fa male. E’ la prima volta per me, come per te, questa. E sarà anche l’ultima, per entrambi.
L’Amore. Mai l’avrei creduto possibile. E’ così potente la sua forza?
Persino due esseri come noi si sono illusi di vincere contro le proprie essenze.
Persino due esseri come noi hanno sperato.
Ma abbiamo perso. Non possiamo rinnegare ciò che siamo.
Eppure..mi fa rabbia. Tu mi fai rabbia.
Solo.
Il rumore dello schiaffo che ti ho tirato, rimbomba nella stanza in un’eco, e mi assorda.
Non sono pentita. E’ tardi per qualsiasi timore.
La Solitudine.
Molti la desiderano. Altri la temono. Ma tu sai com’è? L’hai mai provata davvero?
Per troppo tempo sono rimasta in quell’angolino. Circondata, ma allo stesso tempo, ignorata. Per troppo tempo sono rimasta lì seduta, per essere ascoltata.
Le poche parole che mi si rivolgevano però mi schernivano, mi ferivano. Facevano male. Non puoi sapere quanto. E’ un male persino peggiore di quello che ora tu mi stai infliggendo.
Allora? Sei mai stato in quell’angolino?
No. Se tu sapessi, se tu realmente la provassi, non la agogneresti tanto ora.
Chi è stato davvero solo, ha paura di esserlo. Ed è così. Io ho paura. Ne ho così tanta che non riesco più a contenerla e adesso tremo davanti a te.
Le tue dita si soffermano pensierose sulla guancia arrossata dalle mie.
-"Ora che ti ho colpito mi odi?" - domando
Dovresti, è parte di te, della tua natura. Tu, Odio, sei nato per odiare.
Il tuo sguardo vacilla. La tua mano è ancora intrecciata alla mia.
Mi sfiori le dita, le accarezzi, le stringi.
Non riesci a vedere che così mi ami?
-"Non potrei mai odiare te."
Come può l’Odio non odiare? Ma amare?
Me lo domando, mentre la rabbia scompare insieme alle tue parole.
Qualcosa sbatte. Mi giro. La porta alle mie spalle sì è spalancata adesso.
Le dita si sfilano. Si separano.
Gli sguardi si scrociano, si abbassano.
Non c’è altro da dire. Lo sai tu, come lo so io.
Siamo immutabilmente cambiati.
Entrambi.
Soltanto adesso, che siamo giunti alla fine, lo realizzo davvero.
Allora lo dico.
-"Addio."
E così com’ero venuta mi allontano. Appena meno sola, di quanto sola, la Solitudine, può essere.





Nota dell'autrice: breve flash-fic scritta di getto su Solitudine ed Odio.

  
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