Salve
a tutti!
Lo
so, lo so, avevo detto che avrei aggiornato prima della fine delle vacanze, ma
purtroppo non avevo fatto i conti con tutti i compiti che prima non avevo
fatto.
Ho
cercato di scrivere in questi giorni, ma la scuola mi prende troppo tempo, in
più questo capitolo mi ha fatta dannare, c’ho messo secoli per scriverlo.
Spero
che dopo tante peripezie alla fine sia uscito bene, ma vi avverto se avete una
seria repulsione per il romanticismo allora tornate indietro!
Davvero
questo capitolo gronda zucchero da tutte le parti, ho cercato di evitarlo, ma
io per prima avevo bisogno di scrivere qualcosa di veramente dolce.
Io
vi ho avvertiti, poi se avrete un attacco di diabete non sarà colpa mia!XD
Vi
lascio al capitolo zuccheroso! Buona lettura!
YOU ARE A PART
OF ME
( BACIO SULLE DITA )
Sala Comune dei Grifondoro 16 Novembre 1977
Era
un freddo giorno di novembre e nella grande Sala Comune di Grifondoro,
rigorosamente rossa e oro, c’era un mormorio diffuso. Davanti al camino alcuni primini cercavano di scaldarsi il più possibile mentre
giocavano a gobbiglie. Gli alunni del secondo e terzo
anno se ne stavano stravaccati sui divani, godendosi l’assenza degli studenti
più grandi impegnati in Biblioteca, sommersi dai compiti. Ridevano e
scherzavano tranquillamente, cercando di non dare fastidio ai due Caposcuola
che, in silenzio, facevano i compiti sul tavolo nell’angolo più lontano della
sala.
I
due avevano ritenuto la Biblioteca fin troppo affollata, quando ci erano
andati, e così avevano convenuto che avrebbero studiato meglio in Sala Comune.
Ma
questa volta a studiare non era la Caposcuola Evans, bensì il bel Caposcuola
Potter, che, rimasto indietro con i compiti, circa un’ora prima, aveva invocato
a gran voce l’aiuto della compagna.
James
era chino sul compito di Pozioni, che lo stava facendo impazzire.
A
dire la verità la materia in generale lo aveva sempre fatto andare fuori di
matto! Non ci aveva mai capito niente! Lily invece…
Il
ragazzo si voltò a guardarla e sorrise
dolcemente. Lei era un asso a Pozioni, anche se le piaceva molto di più
Incantesimi, ma a Pozioni aveva un talento naturale. Lumacorno l’adorava!
I
suoi occhi nocciola si soffermarono attenti su Lily.
Era
seduta composta, le gambe incrociate sotto il tavolo, il busto era dritto e la
testa era chinata un po’ in avanti. Una cascata di oro rosso le cadeva davanti,
coprendole un parte di viso. James si sporse sul tavolo per riuscire a vedere i
suoi occhi. Quelle grandi biglie verdi, si spostavano velocemente sulle pagine
del libro, che Lily stava attentamente leggendo.
Sorrise
di nuovo, intenerito.
Poi
il suo sguardo venne calamitato verso le sue mani.
La
mano sinistra era poggiata sul libro, quella destra sfogliava le pagine con cura,
le accarezzava dolcemente e James poteva sentire lo sfrigolio della carta tra
quelle dita.
Lily
alzò la mano sinistra e la portò ad allontanare i capelli, che fastidiosi le
scendevano sul viso, la affondò in quelle cascata di lava e poi lentamente la
riportò sul libro.
Le
sue dita erano bellissime, lunghe e fine, le sue unghie non erano smaltate, ma
erano belle così, al naturale.
Quasi
senza pensare James prese una mano di Lily tra le sue. Lei sussultò a quel
tocco e, come scottata, si voltò subito a guardarlo.
-
Cosa c’è?
Lui
sembrò quasi non sentirla, e per un attimo lei lo credette davvero.
Era
assorto e guardava le sue mani incantato. Sentiva l’agitazione farsi strada
dentro di lei.
Che
diavolo aveva in mente ora? Che cosa gli passava per quella testolina?
-
James? Ma mi senti? James!
-
Si ti ho sentita!
Le
rivolse un sorriso mozzafiato, scoprì tutti i denti illuminando la stanza e il
viso di lei.
-
E allora perché non rispondi? E che cos’ha la mia mano che
non va?
Chiese
un po’ piccata. Lo guardò fisso negli occhi, ma si rese conto subito del grande
sbaglio.
Quegli occhi erano la sua rovina, la
stregavano e la manipolavano, ma erano così belli che non guardarli sarebbe
stato uno spreco totale.
Non
vide il sorriso divertito che gli spuntò in volto, troppo occupata sul suo
sguardo, capì che sorrideva malandrino, dalla luce che gli illuminava le iridi,
e lei, rapita, stava annegando in quei pozzi scuri e sicuri.
-
Non c’è niente che non va nelle tue mani, scema! Anzi…
La
sua voce bassa e dolce le entrò dentro e la invase tutta. Nel suo corpo sentiva
rimbombarla, intorno a loro tutto sembrava sparito, non c’erano più i primini che giocavano, né quelli del secondo che si
rilassavano. C’erano solo loro.
O
meglio solo lui. lui che da tre mesi occupava tutte le sue giornate, i suoi
pensieri, i suoi gesti. Tutto.
James
e i suoi occhi, James e il suo sorriso, James e le sue carezze, James e i suoi baci…
Sempre
e solo lui. Ma a lei stava bene così. Si era accorta di non aver bisogno di
nient’altro. Con lui stava bene e non sentiva mai la mancanza di niente. Quando
lui c’era, lei aveva tutto. Non sapeva questo cosa significasse, o forse ,
semplicemente, ancora non voleva saperlo. Credeva che fosse amicizia, un’amicizia
così forte da spaventarla a volte.
C’era
alchimia tra loro, ridevano, scherzavano, si capivano ad un solo sguardo, ed
era difficile crederlo dopo i loro trascorsi. Eppure era così.
Sentiva
le mani di James accarezzarla dolcemente, scivolare sulle sue come farfalle,
toccare ogni piccola piega, ogni unghia, ogni polpastrello.
Interessato,
rapito, soggiogato. Come un collezionista di opere d’arte che sta osservando la
più gloriosa, la più bella che abbia mai visto.
-
James ma…?
La
voce le uscì roca, emozionata.
-
Hai delle mani bellissime, Lily! Davvero molto, molto belle!
Non
arrossì. In quei mesi aveva imparato a non arrossire per qualunque complimento
o qualunque cosa dolce lui le dicesse.
Era
molto fiera di questo traguardo. Non le piaceva dimostrarsi in qualche modo
debole, per quello ci pensavano già gli occhi di James.
Voleva
comunque mantenere quell’atteggiamento un po’ scostante, cercava sempre di
stare sulle sue per non lasciarsi andare troppo.
Ma
ultimamente le risultava molto difficile. Voleva James quando era lontano, le
mancava e sentiva a volte l’impellente bisogno di abbracciarlo, di
scompigliargli i capelli, di accarezzargli timidamente una guancia.
Così,
senza un motivo preciso, voleva solo accertarsi che quel ragazzo meraviglioso
che le stava accanto esistesse davvero.
Lily
sorrise alle sue parole e ricordò che quella non era la prima volta che le
venivano rivolte.
-
Sai, me lo diceva sempre anche la mia insegnante di piano!
A
quelle parole James distolse lo sguardo dalle sue mani e lo fissò dritto nei
suoi occhi di giada. Il suo volto si illuminò, felice, irradiato da quel
sorriso stupendo che gli apriva le labbra.
-
Davvero? Sai suonare il piano?
-
Beh sì, ho preso lezioni fin da quando ero piccolissima, ho
smesso quando sono venuta ad Hogwarts.
Non
capiva la sua sorpresa. Tra i babbani era normale prendere lezioni di
pianoforte, per James sembrava una cosa fantastica, straordinaria.
Cercò
di capire leggendo nel suo sguardo, ma si ritrovò confusa dalla sua bellezza.
Abbassò
lo sguardo, imbarazzata. Era troppo intenso, troppo profondo e molto euforico.
-
Per favore, Lily!
Lo
sentì dire. Poi un dito di James le fece sollevare lentamente il viso.
-
Per favore, suona per me.
Come
avrebbe potuto mai dire di no?
La
sua voce melodiosa la sconvolse, i suoi occhi la bruciarono dentro e il suo
sorriso la confondeva.
Sì,
decisamente James aveva capito ormai come prenderla. Aveva imparato ad
incantarla.
-
Va bene. Ma…
Non
finì nemmeno di parlare che si ritrovò in piedi. James la trascinò dietro di sé
fino ad arrivare al ritratto della Signora Grassa. Uscirono senza nemmeno
destare un po’ di curiosità negli altri studenti.
La
mano di James era serrata con la sua. Il ragazzo la trascinava per i corridoi
di Hogwarts deciso a trovare qualcosa che lì, non avrebbe mai trovato.
A
che cosa sarebbe servito un pianoforte ad Hogwarts?
E
così fece la domanda che prima era stata interrotta.
-
James! Dove credi di trovare un piano ad Hogwarts?
Lui
si voltò e ghignò. E quel ghigno, Lily lo sapeva bene, non prometteva niente di
buono.
-
Non sarà qualcosa di illegale spero! Sappi che questa volta
non verrò di nuovo con te fuori dai confini di Hogwarts! Mi hai già convinto
una volta non perm…
-
Se magari abbassi la voce eviterai di farci punire per una
colpa che abbiamo commesso un mese fa, Evans!
Ops.
Si guardò intorno cercando qualcuno che avesse sentito quello che aveva detto,
ma il corridoio era deserto. Un po’ confusa si accorse che era il corridoio del
settimo piano.
Che
diamine ci facevano lì?
Così
tanto presa dall’osservare il corridoio non si accorse che James si era fermato
e andò a sbattere contro la sua schiena.
-
Ahia! Accidenti ma perché ti sei fermato?!
-
Qui troveremo il piano!
Lily
si guardò intorno scettica, poi osservò James con un cipiglio divertito.
-
Nel corridoio del settimo piano?
-
No, nella Stanza delle Necessità!
-
Dove scusa?!
La
sorpresa non le evitò di innervosirsi alla sua faccia da saputello.
James
la guardava, infatti, con un’aria rassegnata e scuoteva la testa.
-
Eh, Lily, Lily! Possibile che debba spiegarti sempre tutto?!
-
Veramente è sempre il contrario!
-
Dettagli! – Esclamò il ragazzo, muovendo la mano per
minimizzare. - Comunque questa è la Stanza!
Disse
indicando il muro davanti a sé.
-
Dove?! Io vedo solo un muro!
-
Beh anche noi Malandrini quando l’abbiamo trovata vedevamo
solo un muro all’inizio. Ma poi abbiamo capito!
-
E cosa avreste capito?! Lo sai che non ti sopporto quando
fai il misterioso! Per favore spiegati bene!
Lui
le sorrise.
-
Uff! E va bene! Una sera io e gli altri stavamo scappando da
Gazza e ci avrebbe di sicuro trovati se poi non fosse apparsa la Stanza.
-
Che stava…
-
Shh! Non interrompermi!
Lei
lo guardò male e lui come risposta le fece una linguaccia.
-
Stavo dicendo -
continuò James. - Gazza ci
inseguiva e ci siamo ritrovati a correre più volte per questo corridoio, con in
testa sempre lo stesso pensiero: quello di sfuggire a Gazza. Dopo un po’ che
correvamo ci siamo accorti che era apparsa una porta che non c’era mai stata.
Incuriositi ci siamo entrati e poi ci siamo anche salvati da una punizione
certa. Non sapevamo che stanza fosse, beh veramente non lo sappiamo neanche ora
per esattezza, dopo quella volta non abbiamo più provato a farla apparire. Solo
io ci sono entrato più di una volta e mai di mia spontanea volontà. Appariva
sempre nei momenti di bisogno, per questo la chiamiamo la Stanza delle
Necessità. Ora però voglio provarci con te.
Lily
lo guardava stupita. Ma che razza di stanza poteva essere? Era curiosissima di
vederla.
-
E credi che riusciremo a farla riapparire? Come facciamo?
-
Credo che dobbiamo camminare per un po’ davanti al muro e
pensare che vogliamo un piano, poi farà tutto la Stanza!
-
Ok, proviamo!
I
due cominciarono a camminare davanti al muro, pensando ad un bel pianoforte.
-
James, mi sento una stupida!
-
Beh, anche io, ma vedrai che funzionerà!
Neanche
aveva finito di parlare che una grossa porta di legno scuro, apparve davanti a
loro. Lily si fermò stupita e guardò James, impaziente di vedere la Stanza.
-
Visto?! Dai entriamo.
Le
prese la mano e lentamente aprì la porta. Quella cigolò un po’, però quando i
ragazzi furono dentro non ci fecero caso. La stanza era stupenda.
Lily
e James erano a bocca aperta. Era una sala circolare, grandissima, sulla parete
di fondo c’era un grande camino acceso. La legna scoppiettava e la luce delle
fiamme illuminava tutta la stanza. Non c’erano candele, solo la luce del camino
che mandava fasci di luce soffusa in tutta la stanza. Era intima così, loro. Lo sguardo di Lily si spostò verso
il centro della stanza dove si trovava un bellissimo pianoforte a coda nero, maestoso.
Lily
per poco non si mise a saltare dalla gioia.
-
Ma è stupendo! - Esclamò.
-
Già! Allora che ne dici di suonare?
L’euforia
scomparve di colpo. Aveva accettato subito prima, troppo incantata, ma adesso
che non era condizionata dal sorriso e dagli occhi di James, si ricordò che
erano anni che non toccava un pianoforte.
James
la guardò, aspettando una sua mossa.
Ma
lei non lo calcolava neppure, troppo presa dai suoi pensieri.
Che
figura ci avrebbe fatto se non fosse riuscita a suonare bene?!
Accidenti
a lei, e accidenti a James e alle sue idee del cavolo!
Il
ragazzo si spostò davanti a lei e la guardò preoccupato. Delicato le accarezzò
una guancia e lei sussultando si riscosse. Alzò lo sguardo e si scontrò con
quello di James. Imprigionata.
-
Che c’è che non va?
-
È da tanto che non suono, forse non ne sono nemmeno più
capace, non credo sia stata una buona idea!
-
Sarai bravissima, lo so. E poi da quando Lily Evans si
arrende così facilmente?
Lei
sorrise orgogliosa ed annuì. Si avvicinò al piano e si sedette sul basso
sgabello, James prese posto accanto a lei.
Passò
leggera le dita sui tasti, era una sensazione strana, era come tornare in un mondo
che adesso non le apparteneva più. La sua vita era la magia adesso, era ad
Hogwarts, e si era lasciata alle spalle da tempo ormai il suo passato da
babbana.
Ma
era bellissimo poter tornare indietro con la mente, anche se solo per poco
tempo. Ed era bello soprattutto farlo con James. Voleva che lui conoscesse
anche quella parte di lei, voleva che vedesse la Lily babbana, voleva che
conoscesse il mondo dove lei si era formata e che le aveva dato le basi per
diventare quello che era adesso. Voleva condividere con lui tutto, tutta se
stessa.
Lo
guardò in viso e rimase strabiliata dalla sua bellezza, ancora una volta.
Anche
lì, alla luce soffusa del camino, riusciva a vedere tutto il bel mondo che
James aveva dentro. Non era solo bellezza fisica quella che la affascinava, era
qualcosa di più, qualcosa di così grande da essere perfino difficile da
spiegare.
James
aveva un cuore enorme, era buono e gentile e con lei sempre troppo dolce e
protettivo. Era il ragazzo, l’amico fedele, che lei in tutti quegli anni non
aveva mai conosciuto. Sorrise mentre lo guardava tamburellare con le dita sul
piano, impaziente. Voleva davvero sentirla suonare.
Così
non lo fece aspettare di più e lentamente cominciò a suonare una dolce melodia.
Lui
alzò di scatto la testa e la guardò sorpreso. Poi ancora una volta, attirato
come da una calamita, osservò le sue mani che leggere e veloci accarezzavano i
tasti bianchi e neri. Gli occhi scuri osservavano con una dolcezza infinita
quelle mani piccole ed agili.
Era
Lily, la sua Lily. Un altro pezzo della sua vita che lui non conosceva, una
parte che le apparteneva prima che lui la incontrasse. Una Lily che era vissuta
molto tempo prima. Sentì il cuore pieno di calore e di amore, così tanto che
temeva che per quanto ne provasse lei potesse accorgersene ancora di più,
rendersi conto che per lui non era solo una cotta, che lei capisse che era
amore e che fuggisse via, spaventata.
Non
voleva perderla, non ora che l’aveva trovata, anche solo come amica. Avrebbe fatto
di tutto per farla stare bene, anche se questo voleva dire mettere a tacere il
proprio cuore. Ma la melodia dolce e commovente che lei stava suonando, non
aiutava di certo. Era tutto perfetto
avrebbe anche potuto baciarla, era tutto così romantico. Ma non poteva, non
adesso.
E
quella negazione lo feriva più di qualsiasi altra cosa. Era una tortura per lui
guardarla, il volto rilassato, come se stesse in paradiso, gli occhi chiusi, le
labbra stese in un dolce sorriso. Voleva baciarle, dio solo sapeva quanto
voleva farlo.
Tornò
a guardare le sue mani e mentre quella melodia, che Lily suonava con tanta
maestria, gli entrava dentro e si annidava in un angolino del suo cuore, non
riuscì a trattenersi e rubò al piano una sua esecutrice. La mano di Lily era
fredda e piccola. La accarezzò mentre sentiva la musica svanire piano e lo
sguardo di Lily puntato addosso.
Era
stato maleducato, aveva interrotto la sua esibizione.
Ghignò
malandrino a quel pensiero.
Alzò
lo sguardo da cerbiatto e lo fissò nelle due gemme verdi che si ritrovò davanti.
Incatenati, i loro occhi sembravano parlarsi e dirsi cose che loro ancora non
avevano capito.
James
portò alle labbra la mano di Lily e baciò, senza mai abbandonare il suo
sguardo, un dito e poi l’altro, e un altro ancora.
Lei
tremò, sentiva i brividi partire dai polpastrelli, risalire tutto il braccio e
poi si diffondevano per tutto il corpo. Il cuore le batteva fortissimo, così
tanto che ebbe paura che lui potesse sentirlo.
-
Te lo avevo detto che saresti stata bravissima!
La
voce di lui, le arrivò roca tra un bacio e l’altro. Sentire le sue labbra così
vicine, così intime, sulle dita era una sensazione assurda.
Voleva
che la smettesse perché sapeva che non era giusto, che si stava affezionando
davvero troppo a lui, sapeva che era affascinata da lui come mai si sarebbe
aspettata. Era così coinvolta da lui, che la mattina quando si alzava sperava
solo di incontrarlo, non aspettava altro che il suo splendido sorriso.
-
James?
-
Uhm?
-
Perché ci tenevi tanto che suonassi per te?
-
Perché voglio conoscere tutto di te. Ogni tuo gesto, ogni
tuo difetto, ogni tuo pregio. Voglio avere dentro di me la consapevolezza che
almeno una parte di te l’ho avuta, anche se non come vorrei io, però voglio che
magari, un giorno, quando tu avrai preso la tua strada, voglio avere un ricordo
di te nitido, vero… mio.
L’intensità
di quelle parole la colpirono, si sentiva sospesa come tra cielo e terra e la
consapevolezza di quello che lui provava per lei la investì e la travolse come
una valanga.
Tutto
il suo amore per lei, con quelle semplici parole, le si riversò addosso.
Lui
l’amava davvero, e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche accettare che in
un futuro lei decidesse di lasciarlo e di prendere un’altra strada, di farsi
una vita con un altro ragazzo, che non era lui. Accettava di mettere da parte
il suo amore per vedere felice lei.
Calde
lacrime le cominciarono a solcare le guance senza che lei riuscisse a fermarle.
Troppe erano le emozioni, troppo era l’amore che aveva dentro.
-
Magari ci sarà un giorno che non vorrai più il mio ricordo,
che vorrai solo dimenticare.
Quelle
parole, uscite di getto, la fecero riflettere.
Non
sapeva cosa provava per lui, non era amore, non era però semplice amicizia, ma
non riteneva fosse giusto tenerlo legato a sé, per egoismo, solo perché lei
aveva bisogno di averlo accanto. Doveva dargli la possibilità di dimenticarla,
di scordare tutto l’amore che provava, non sopportava che soffrisse così per
lei.
Lei
così insicura, lei così stupida da non capire quanto male gli faceva ogni
giorno, abbracciandolo, accarezzandolo, baciandolo, lei che per anni lo aveva
maltrattato e lo aveva ignorato come l’essere più insignificante della terra,
lei che aveva sempre ridicolizzato quella strana passione che lui aveva per
lei.
Lo
aveva ferito e adesso doveva lasciarlo andare, non poteva continuare a fargli
del male.
Ma
la decisione del suo sguardo verde, venne spazzata via dalla mano di lui che,
imperterrita, cercava di ripulirle il viso da quelle lacrime che ancora
continuavano ad uscire. La accarezzava, la consolava, ma non lo meritava.
-
Non voglio farti star male.
Sussurrò
con la voce rotta dai singhiozzi.
-
Lo faresti decidendo di abbandonarmi.
La
sua voce era pura melodia, in confronto la canzone che lei aveva suonato con
tutta se stessa era niente. I suoi occhi nocciola, belli e caldi, la
inchiodavano e la perforavano. Ma il sentimento che vi leggeva dentro era
troppo per lei, e distolse lo sguardo.
Vigliacca.
Si disse.
-
Prima o poi capirai tutto il male che ti sto facendo, e
allora deciderai di dimenticarmi.
-
Non succederà mai.
Le
baciò di nuovo tutte le dita, lento e delicato, e così suggellò quella
promessa.
L’avrebbe
amata per sempre, senza riserve, senza rancori, anche se in futuro sarebbero
stati divisi.
E
la sincerità di quelle parole la fecero sciogliere ancora di più, tanto da
farsi una semplice domanda.
E
se alla fine lei avesse deciso di stare con lui? Se fossero stati insieme per
sempre, come nelle favole?
E
un altro grande pezzo di quella barriera crollò, come tutte le sue certezze.
Ero innamorata di lui già in quel
momento, ma ero troppo cieca per accorgermene. Pazza, avevo anche deciso di
abbandonarlo per non farlo soffrire.
Stupida, non avevo capito che avrebbe
sofferto di più e con lui anche io.
Non potevamo fare a meno l’uno dell’altra,
ci appartenevamo, ma io ancora non me ne ero resa conto. Ancora non avevo
capito realmente quanto fosse importante per me. Strano come per sei anni si
litighi per poi arrivare al settimo anno e scoprire che quella persona per te è
importante. La più importante di tutte.
Il tuo opposto, il tuo amore, una parte
di te.
NOTE DELL’AUTRICE
Allora?
Cosa ne pensate?
E
siamo arrivati al terzo bacio. Spero che vi sia piaciuto. Non ci sono molti
chiarimenti da fare riguardo questo capitolo, a meno che voi non vogliate
chiedere qualcosa, allora io sarò pronta a spiegarlo! Ditemi qualunque cosa non
vi è piaciuta o non vi è chiara.
L’unica
precisazione che ci terrei a fare è sulla Stanza delle Necessità. Allora io non
credo che i Malandrini usassero la stanza, che la conoscessero bene.
Sono
arrivata a questa conclusione perché mi è sembrato strano nell’Ordine della
Fenice che, quando Harry chiede a Sirius se conosce un posto dove potrebbero
allenarsi con l’E.S., lui non abbia detto la Stanza
delle Necessità. Infatti credo che se lui avesse saputo della sua esistenza lo
avrebbe detto ad Harry, quale posto più sicuro di quello?
Quindi
detto questo voi mi chiedete ma allora la stanza che ci azzecca?
Dovete
sapere che la sottoscritta è una fan accanita dei Malandrini e solo al pensiero
che loro non avessero mai visto la Stanza delle Necessità mi sentivo male. Hanno
scoperto tutti i passaggi segreti di Hogwarts, tutto Hogsmeade, ti pare che non
sono mai entrati nella Stanza delle Necessità?
Allora
visto che anche Silente usava la stanza quando gli serviva, ma non sapeva
esattamente cosa fosse, ho pensato che poteva essere così anche per i Malandrini.
Gli ho fatto scoprire la stanza per caso e ho deciso che poi solo James l’avrebbe
usata più volte, casualmente, come dice lui, perché così si poteva spiegare il
fatto che Sirius alla domanda di Harry non dica di andare nella Stanza delle
Necessità.
Lui
l’ha usata solo una volta e anche se sa che appare nei momenti di bisogno, non
ha capito bene come funziona, quindi quando parla con Harry neanche ci pensa.
Però
sempre per la mia insana passione per i Malandrini ( soprattutto JAMES!!! ) ho
deciso che siano stati loro per me a darle questo nome. Lo so, ma non potevo
non dargli questo onore, li adoro troppo!XD
Dopo
questa spiegazione, vi lascio e vado a nanna perché domani la scuola mi
aspetta! Uffa!
Mi
scuso per eventuali errori. Fatemi sapere cosa ne pensate! Al prossimo
aggiornamento, che arriverà spero quanto prima.
Faccio
un ringraziamento veloce a tutte le persone che hanno letto, a quelle che hanno
messo la storia tra i preferiti e quelle che gentilmente hanno recensito. Non posso
rispondere ad una ad una perché c’è mia madre che sta facendo le poste alla mia
cameretta, tempo cinque minuti e me la ritroverò urlante in camera. Giuro che
la prossima volta vi ringrazierò per bene, una per una.
BACIONI
A TUTTI E RECENSITE!
ELISA