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Autore: OfeliaMontgomery    19/06/2015    1 recensioni
[IN REVISIONE]
«Il libro delle Lune narra che diciassette anni dopo la morte di ogni Guardiano della Notte, quest'ultimi verranno reincarnati nel corpo di cinque ragazzi che compieranno diciassette anni nel giorno di Halloween. I cinque ragazzi che verranno prescelti per la reincarnazione si ritroveranno con un marchio a forma di Luna Crescente sul dorso della mano destra nel giorno del loro compleanno e saranno i discendenti delle cinque famiglie di Guardiani stessi.»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sollevai con un battito le folte ciglia. Mi sforzai di mettere a fuoco la stanza che mi circondava, ma fasce di luci bianche e accecanti mi costrinsero a richiudere gli occhi. Se quel ragazzo mi avesse portato nel suo covo e mi avesse incatenata a qualcosa?
Anche tenendo gli occhi chiusi riuscii a percepire che c’era qualcuno in quella stanza perché l’aria intorno a me si mosse velocemente. Oddio, aveva capito che mi ero svegliata! Forza Avis fingi di dormire, magari ti lascerà in pace.
«Buon compleanno bella addormentata!» sentii sussurrarmi quelle parole cariche di divertimento nell’orecchio da quello che doveva essere il ragazzo che mi aveva salvata.
Provai nuovamente ad aprire gli occhi e questa volta ci riuscii. Misi a fuoco la stanza intorno a me e capii che ci trovavamo in un magazzino abbandonato perché c’erano scatole vuote ovunque e la stanza era ricoperta di polvere. Ed io mi trovavo sdraiata sul pavimento sporco e impolverato di quel magazzino e per fortuna senza catene ai polsi e tanto meno alle caviglie.
Sbattei un paio di volte le folte ciglia poi posai il mio sguardo spaurito sul ragazzo dagli occhi verdi che mi guardò divertito.
«Come ti chiami?» domandai con voce impastata, cercando poi di alzarmi ma la testa iniziò a girare e ogni minimo movimento mi procurava un forte senso di nausea che mi costringeva a fermarmi e tornare sdraiata su quel sudicio pavimento impolverato.
«Derek. E tu devi essere Avis» rispose lui incrociando le braccia al petto e guardandomi con uno sguardo duro e freddo.
Derek aveva corti e fitti capelli castani scuro in quel momento in un disordine dannatamente sexy, piccoli occhi di un verde smeraldo dallo sguardo freddo e distaccato, il viso squadrato dalla pelle abbronzata e dal mento pronunciato e un naso aquilino con una cicatrice orizzontale a dividerlo in due.
Annuii lentamente, incapace di fare altre mosse senza sentire i conati di vomito salirmi sino alla gola, «Come fai a sapere che è il mio compleanno?» domandai con un filo di voce. Provai ad alzarmi, ma invano. Allora cercai ad alzarmi sui gomiti. Nausea, di nuovo. Mi portai una mano agli occhi, aspettando che quella fastidiosa sensazione se ne andasse. Non mi ero mai sentita così stanca e senza forze, nemmeno dopo essermi ubriacata con le mie migliore amiche al mio sedicesimo compleanno, dopo che fummo sgattaiolate fuori da casa mia e andate ad una festa super esclusiva in locale fighissimo (non fraintendetemi odio le discoteche, ma questo locale non era minimamente paragonabile a quello schifo).
«Il libro delle Lune narra che diciassette anni dopo la morte di ogni Guardiano della Notte, quest’ultimi verranno reincarnati nel corpo di cinque ragazzi che compieranno diciassette anni nel giorno di Halloween. I cinque ragazzi che verranno prescelti per la reincarnazione si ritroveranno con un marchio a forma di Luna Crescente sul dorso della mano destra nel giorno del loro compleanno e saranno i discendenti delle cinque famiglie di Guardiani stessi. Beh, come dire, sulla tua mano è apparso il marchio quindi tu sei una di loro» spiegò Derek sedendosi a terra, più precisamente vicino al mio fianco destro.
Scoppiai a ridere come una pazza anche se con una certa fatica perché mi faceva male il petto, «Oddio. Fantastico. Tu davvero pensi che io creda ad una cosa del genere?» domandai fra una risata e l’altra. Quello era pazzo, un fottuto pazzo!
Lui alzò un sopracciglio e mi fissò con espressione irritata «Sì, stupida ragazzina. Guarda la tua mano» esclamò seccato, afferrandomi il polso destro per poi mostrarmi la mia mano munita effettivamente di un marchio.
«E’ impossibile» esclamai strabuzzando gli occhi mentre sfioravo il dorso della mano con i polpastrelli. Sfiorai il marchio nero e sotto al mio tocco, sentii un leggero solco scavato nella mia pelle. Il marchio era ancora caldo e bruciava un po’, come se fossi stata marchiata con un ferro arroventato.
«Che diamine significa tutto questo? Cos’è? E’ un nuovo tipo di modo per marchiare le vostre vittime?» domandai sconvolta portandomi una mano davanti alla bocca, «Che cosa mi hai fatto?» gridai con le lacrime che mi rigavano il viso.
«Io non ti ho fatto nulla. Tu sei ed eri la prescelta per la reincarnazione della guardiana della Terra» mi rispose lui con nonchalance, «Beh, ora tu sei la guardiana della Terra» precisò Derek mentre rovistava in un zaino nero. Ne tirò fuori un dossier e me lo lanciò sulla pancia.
Mi misi seduta, cercando di non muovermi troppo velocemente e provocarmi un altro conato di vomito, poi afferrai il dossier ed infine lo aprii. Una lacrime cadde sulla prima pagina rovinando la carta ma poco mi importava.
Sgranai gli occhi quando vidi quello che si trovava al suo interno: fogli su fogli che parlavano di me. Dal mio certificato di nascita alle mie visite dal dottor Harrison. Persino le lettere che la scuola aveva scritto per le mie continue ‘assenze’ dovute al fatto che stavo tutto il giorno nella serra o sdraiata sotto ad un albero dietro all’edificio scolastico invece di seguire le lezioni.
 

COMUNE DI SAINT MARIE
___________
 
UFFICIO DELLO STATO CIVILE
________________
 
CERTIFICATO DI NASCITA
_______________
 
L’ufficio dello stato civile certifica
che: Avis Laura Darkwood
è nat a in questo comune il giorno:  Trentuno
del mese di: Ottobre
dell’ anno mille novecentonovantotto – 1998 –
da Christina
e da Oliver Darkwood
 
L’ufficiale dello Stato Civile
L’UFFICIALE DELLO STATO CIVILE
Thomas Johnson

 
«Cosa significa tutto questo?» strillai sconvolta, lanciando furiosa i fogli in aria. Una breve folata di vento li trascinò lontano da noi e mi penetrò sotto al vestito, facendomi rabbrividire dal freddo. Avevo il cuore che batteva a mille nel petto e il sangue che mi ribolliva nelle vene. Avrei tanto voluto tirargli un pugno in faccia. Chi era e cosa diamine voleva da me?
La mia mente era un turbine di emozioni: rabbia, confusione e sgomento. Tutte queste emozioni mi travolsero in pieno, tanto che mi sentii mancare per qualche istante sebbene stessi cercando di restare calma e non farmi sopraffare dai sentimenti.
«Sono stato incaricato di cercare la ragazza che sarebbe diventata la guardiana della Terra e mi hanno devo che si trovava in questo paese. Beh è stato facile trovarti. Sei l’unica ragazza di Saint Marie ad essere nata il giorno di Halloween e per di più, esattamente diciassette anni fa. Saint Marie è davvero un piccolo paesino, non è stato così difficile trovarti e non lo è stato nemmeno per i cacciatori, a quanto vedo» Derek si grattò scocciato il mento, dove stava crescendo una leggera barba castana. Okay, non sapevo se credergli o no, ma quel marchio che avevo sulla mano era così strano e il suo racconto sembrava coincidere con tutta quella storia da pazzi.
«Quindi quel tizio a cui hai sparato e che mi stava aggredendo era un cacciatore?» domandai strabuzzando gli occhi e deglutendo rumorosamente. Derek annuì serio «E non sarà il solo a cercarti. Ora sei ufficialmente la guardiana della Terra e loro vogliono ucciderti per poter prendere il tuo potere» spiegò lui poi emise un sospiro seccato.
«Se sapevo che erano già sulle tue tracce sarei venuto prima e ti avrei portata al sicuro» mormorò Derek a denti stretti, passandosi nervosamente una mano tra i capelli castani.
«Io non vado da nessuna parte. Tu mi devi portare dalla mia famiglia, ORA» esclamai irritata e incrociando le braccia sotto al mio seno prosperoso che venne messo in evidenza sotto a quella sottile stoffa che lo ricopriva.
Derek, con la sua espressione accigliata, mi prese per un braccio e mi alzò da terra. Quando diamine si era alzato lui? E perché mi stava tirando su come un sacco di patate? Lo sapevo non voleva lasciarmi andare, lavorava sicuramente con l’altro assassino e quello era tutto un piano per confondermi.
«Va bene. Ma sappi che io ti terrò d’occhio, non posso permettermi che tu venga uccisa» ribatté serio lui poi mi fece segno di seguirlo fuori dal magazzino. Emisi un sospiro di sollievo mentre cercavo di calmare il battito accelerato del mio cuore.  Aveva detto che mi avrebbe tenuta d’occhio (cosa che mi fece accapponare la pelle) però intanto me ne sarei potuta tornare a casa dalla mia famiglia.
Fuori il cielo era ancora scuro e la luna ancora alta nel cielo. Un velo di nebbia rendeva la vista meno precisa, ma questo non mi fermò dal voler ritornare a casa. Se la luna era ancora alta nel cielo quante ore erano passate dal mio svenimento? Una?Due?
Derek era scomparso quindi non avrei potuto chiederglielo. Ero rimasta da sola davanti a quel magazzino abbandonato in attesa del suo ritorno. Una nuvoletta di vapore mi si formò davanti alla bocca. Tremavo come una foglia mossa dal vento e i denti battevano fra loro come delle nacchere. Dove diamine si era cacciato quel ragazzo? Mi aveva abbandonata in quel posto?
Di colpo sentii il rumore rombante di una moto nell’aria che mi fece sospirare nuovamente di sollievo. Quando girai il capo verso sinistra vidi Derek uscire da dietro il magazzino con la sua moto rossa fiammeggiante. Okay, ero ancora salva.
«Forza, sali» mi ordinò Derek con un tono duro. Non me lo feci ripetere due volte anche perché non vedevo l’ora di tornare a casa. Salii con un po’ di fatica sulla moto (le forze non mi erano tornate del tutto) poi mi arpionai a lui, stringendo la braccia intorno al suo petto e aggrappandomi alla sua maglietta, non perché lo trovassi attraente o altro ma perché non volevo di certo morire sfracellata sull’asfalto. Poi Derek partì senza preavviso, facendomi emettere un gridolino di sorpresa che lo fece divertire assai dato che rideva animatamente poi sgommò sul terreno e corse ad un velocità assurda.
«Derek va’ più piano. Non voglio morire» gridai terrorizzata poi mi aggrappai con più forza al suo petto per non volare giù dalla moto. Lo sentii ridacchiare poi pochi attimi dopo la moto cominciò ad andare ad una velocità normale.
Dopo venti minuti di corsa, arrivammo davanti al condomino in cui abitavo. Era un edificio alto, grigio e faceva quasi venire i brividi da quanto era tetro quel posto. Mia madre mi aveva raccontato che prima della ricostruzione era stato un manicomio e che ogni tanto si sentivano dei rumori strani provenire dal piano off limits, cioè l’ultimo e unico piano che non avevano ricostruito. Il motivo del fatto che l’ultimo piano non fosse stato ricostruito non lo conosceva nessuno e nessuno faceva domande. Di sicuro io non ci mettevo becco nella faccenda “ex manicomio, aiuto fantasmi nel piano off limits”, anche perché n’ero terrorizzata.
Scesi dalla moto poi mi tolsi il casco e lo consegnai svelta a Derek. Mi pettinai i capelli boccolosi con le dita poi rimisi al suo posto il vestito che si era alzato vistosamente durante la corsa ed infine feci un piccolo e gelido sorriso a Derek che ricambiò con un’occhiataccia di fuoco che mi fece rizzare i peli delle braccia. Forse era meglio andare.
«Grazie, ciao e a mai più rivederci» dissi gentilmente la prima parte poi marcai acidamente l’ultima frase. Senza aspettare una sua risposta, presi a correre verso il condominio, lasciandomi alle spalle Derek. Pochi attimi prima di entrare nel condominio sentii il rombo della moto del ragazzo poi lo sgommare delle ruote sull’asfalto. Se n’era finalmente andato.

 

  
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