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Autore: gigia96    19/06/2015    2 recensioni
Jade pensa di essere una ragazza normale fino a quando nel 1992 riceve la sua lettera da Hogwarts.
In quell'anno Harry e i suoi amici stanno per frequentare il secondo anno.
In quella scuola Jade conoscerà nuovi amici, vivrà molte avventure e scoprirà cosa vuol dire essere una strega, e che non basta agitare una bacchetta per esserlo.
Seguite Jade nei suoi anni a Hogwarts e osservatela crescere e imparare
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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~~Per un primo momento i miei genitori mi ordinarono di non aprire la finestra, ma la sera la fenice era ancora lì e continuava a picchiettare sul vetro. Decisi di farla entrare perché la smettesse.
Vista da vicino era ancora più bella, il piumaggio aveva tutte le sfumature di un fuoco vero e gli occhi mi trasmettevano tranquillità, la accarezzai. Per istinto avevo deciso che fosse una femmina.
Era così morbida che continuai ad accarezzarla come incantata, poi mi ricordai della lettera alla sua zampa, la presi ma non la aprii. Io non avevo bisogno di essere convinta sapevo già che Hogwarts era il posto per me, erano i miei genitori e mio fratello da dover essere convinti, anche se sentivo che Connor mi avrebbe capito più di loro.
Perciò lasciai quella lettera sul mio letto e mi sedetti alla scrivania per scriverne una io.
Avevo deciso di andare a Londra e, se possibile, di rimanere lì fino al momento della partenza per Hogwarts, non volevo fare un torto ai miei genitori ma se li avessi rivisti prima di partire c’era un alta possibilità che sarei rimasta con loro e quindi era meglio non rivederli fino alle vacanze di Natale. Però avevo bisogno di soldi, abbastanza soldi.
Quando finii di scrivere piegai la lettera e la misi accanto a quella recapitata dalla fenice, poi aspettai che tutti andassero a dormire. Quando la casa fu silenziosa presi lo zaino con qualche vestito di ricambio dentro e un po’ di cibo,  scesi le scale senza fare rumore portando la fenice con me,  presi i soldi,  aprii la porta e uscii in strada.
Ora il problema era come arrivare a Londra, la fenice sembrò leggermi nel pensiero. Con le zampe mi afferrò entrambe le braccia e con un colpo d’ali eravamo già in aria. Mi scappò un grido di sorpresa, ma nessuno sembrava avermi sentito.
Inizialmente il volo fu in verticale, penso dovessimo arrivare abbastanza in alto cosicché se un non magico avesse guardato il cielo non ci avrebbe visto. Nel momento in cui arrivammo a un’altezza ragionevole, la fenice iniziò a volare orizzontalmente verso Londra.
Il viaggio durò meno di quanto pensassi, per quanto ho capito mi è sembrato di volare solo per una ventina di minuti quando la fenice iniziò a perdere quota, sperai che fosse perché eravamo arrivati e non perché fosse esausta a causa del mio peso.
Fortunatamente era per la prima opzione, atterrammo in un vicolo secondario vuoto, davanti a un edificio sulla cui insegna era scritto “Paiolo magico”.
Prima di entrare ringraziai mentalmente che nessuno mi avesse visto volare trasportata da una fenice, infine aprii la porta. L’interno era semibuio e c’erano poche persone sedute ai tavoli, anzi a dir la verità solo una coppia.
- Signorina cosa posso fare per te? – chiese il barista.
Cosa poteva fare per me? Bella domanda, forse avrei dovuto leggerla quella lettera. Mi girai verso la fenice ma mi accorsi che non era con me, evidentemente se n’era andata quando avevo varcato la soglia, mi sentii persa per un attimo.
- Dovrei fare i miei acquisti per andare a Hogwarts – gli dissi incerta, lui scoppiò a ridere.
- Alle undici di notte? Buona fortuna nel trovare un negozio aperto – e continuò a ridere, quando si calmò riprese a parlare – Se vuoi puoi alloggiare qui e domani andare a Diagon Alley -
- Sembra una buona idea, ma posso alloggiare qui fino all’ultimo giorno di vacanze? Se possibile preferirei pagare lavorando, qualsiasi mansione mi andrebbe bene -
Pensandoci bene quella di lavorare per pagare l’alloggio era un’ ottima idea, in quanto non sapevo se i soldi che avevo preso da casa mi sarebbero bastati sia per gli acquisti che per l’affitto.
- Mi farebbe comodo qualcuno che mi aiuti, che ne dici di essere una domestica? È abbastanza semplice dovrai pulire le stanze e i bagni principalmente -
Ci pensai qualche istante prima di rispondere, ma d’altronde cosa avevo da perdere? Mi bastava che avessi il tempo necessario per i miei acquisti e poi non mi rimaneva niente da fare qui a Londra, dato che non conoscevo nessuno.
- E facendo la domestica posso pagarmi vitto e alloggio e inoltre avrò anche il tempo necessario per i miei acquisti? -
- Sicuramente, allora affare fatto, signorina…? – chiese il barista tendendo la mano.
- Jade Griffith, affare fatto – rispose lei stringendogliela – Scusi qual è il suo nome? -
- Chiamami Tom, se vuoi seguirmi ti mostro la stanza dove alloggerai –
La camera era piccola, ma comunque abbastanza grande per una persona sola. Era formata da una stanza dove c’era un letto a due piazze, un tavolino quadrato con due sedie e un armadio a due ante, poi, divisa da una porta, c’era la stanza con un piccolo bagno. Nella stanza principale c’era una finestra che dava su un vicolo diverso da quello in cui ero atterrata, ma comunque sempre buio e vuoto.
 Ringraziai Tom e quello si congedò, ero stanchissima perciò, dopo aver poggiato lo zaino sul tavolino mi misi sotto le coperte e in meno di dieci minuti mi addormentai. Prima di chiudere gli occhi pensai che  Tom avrebbe potuto permettersi anche un letto più comodo e in condizioni migliori, ma nonostante le premesse riuscii a dormire tranquillamente come un ghiro fino al mattino seguente.
Mi svegliò la luce del giorno e le voci delle persone che venivano da fuori nel vicolo. Mi stiracchiai e la prima cosa che feci fu affacciarmi nuovamente alla finestra.
Ora il vicolo era pieno di persone vestite in modo strano che camminavano e facevano acquisti nei numerosi negozi presenti, questa vista mi caricò di energia, perciò mi vestii velocemente e scesi a vedere se potevo avere la colazione.
Trovai Tom ancora al bancone, sembrava quasi che non si fosse mosso di lì per tutta la notte, quando mi vide sorrise e mi portò una tazza di tè con il latte e un grembiule.
- Ben svegliata, per questo primo giorno sei libera di fare i tuoi acquisti, il grembiule lo puoi portare in camera, da domani ti servirà per lavorare. Inoltre ti volevo comunicare che ho cambiato idea, penso che fare la cameriera ti si addica ti più, chissà che non porti un po’ di allegria a questi vecchiacci che vengono ogni giorno qui, non è vero Mike? – chiese voltandosi verso un uomo panciuto, con le guance rosse che, già di primo mattino, beveva qualcosa che era decisamente alcolico. Quest’ ultimo scoppiò a ridere e diede una pacca al suo compagno di bevute seduto accanto a lui
Salii solo per posare il grembiule, ero contenta che non dovessi fare la domestica, infatti l’idea di lavorare come cameriera mi ispirava decisamente di più.
- Dov’è questa Diagon Alley? – chiesi prima di uscire dalla porta principale.
Tom e alcuni clienti scoppiarono a ridere, fra cui l’uomo panciuto.
- Di certo non la troverai nel mondo babbano, qualcuno ha voglia di accompagnare questa giovane strega? -
Si alzò un mago alto dicendo che l’avrebbe accompagnata lui, in quanto sarebbe comunque dovuto andare.
Mi condusse nel retro del pub, in una stanza chiusa con le pareti in mattoni. Lo guardai interrogativa, ma lui andò avanti verso la parete di fondo e toccò dei mattoni con un ramoscello levigato in legno, probabilmente una bacchetta magica.
Senza preavviso i mattoni della parete cominciarono ad spostarsi aprendo un varco che dava sulla via che vedevo dalla finestra della mia stanza. Spalancai la bocca meravigliata, quella era la prima magia vera e propria a cui assistevo.
- Ce li hai i soldi per gli acquisti? – mi chiese l’uomo.
- Questi bastano? – e gli mostrai il sacco pieno di sterline, lui sorrise.
- Con quelle non credo che potrai comprare qualcosa, devi andare alla Gringotts e fartele cambiare in galeoni -
Mi infastidiva non sapere nulla del mondo magico ed essere costantemente corretta o presa in giro.
- La Gringotts è una banca? Dove si trova? -
Lui mi sorrise nuovamente, nonostante la mia ignoranza si stava dimostrando molto gentile con me, e disse che mi avrebbe fatto da guida, lo ringraziai arrossendo. Mentre camminavamo ci presentammo, si chiamava Miles, e mi spiegò come funzionavano le monete magiche. Esistevano i Galeoni, d’oro, le Falci, d’argento e gli Zellini, di bronzo. Inoltre 17 Falci fanno un galeone e 29 Zellini sono una Falce, abbastanza semplice come sistema.
All’improvviso mi venne in mente una parola, che avevo sentito da Tom, di cui non sapevo il significato.
- Che vuol dire babbano? -
- Un babbano è una persona che non possiede poteri magici e che non sa dell’ esistenza della magia -
Annuii,  era ovvio che esistesse un termine specifico per chiamare i non magici, dovevo ricordarmelo assolutamente.
Arrivammo davanti a un edificio che spiccava su tutti gli altri negozi, sia per il colore, tanto bianco da quasi risplendere,  sia per la grandezza.
Le porte erano in bronzo e vi era un incisione che non ebbi il tempo di leggere perché Miles mi stava facendo segno di entrare. Se l’esterno era magnifico l’interno era strabiliante, dal pavimento in marmo al soffitto altissimo con i suoi lampadari di cristallo pendenti, rimasi a bocca aperta per un po’.
- Non hai ancora visto qualcosa per cui meravigliarti così, ma quando la vedrai, per favore, non osservarla con quella faccia – mi consigliò sorridendo.
Ci avvicinammo a un bancone e dall’altra parte vidi quel “qualcosa” per cui mi sarei stupita. Non era esattamente un qualcosa, era un qualcuno. Circa.
Era l’essere più stano che avessi mai visto, sembrava alto quanto me ma dalla lunghezza delle sue braccia ero più propensa a pensare che fosse decisamente più basso, inoltre aveva le orecchie a punta e ciò che mi fece più senso, strano a dirsi, furono le dita delle mani e le unghie decisamente lunghe.
Cercai di non guardarlo troppo in volto perché mi incuteva abbastanza timore, fortunatamente c’era Miles con me.
Gli diedi i miei soldi e si occupò del cambio, quando finimmo mi restituì il borsello pieno di monete e lo guardai sorridendo. Ero pronta a fare i miei acquisti.
Miles mi consigliò per prima cosa di andare da Olivander, per comprare la mia bacchetta magica e mi ci accompagnò, anche se mi fece entrare da sola.
Stavolta al bancone c’era un signore che, per quanto vecchio, era sicuramente umano e questo mi tranquillizzò.
- Buongiorno sono venuta qui per comprare la mia prima bacchetta -
- Per quale altro motivo dovrebbe essere qui altrimenti? – mi chiese mentre si affaccendava fra le tante scatole sulle mensole. Quella risposta mi indispettì un po’ e decisi di rimanere in silenzio per non diventare scortese.
L’uomo mi si avvicinò e aprì una scatola davanti a me, dentro c’era una bacchetta. La presi esitando un attimo e sentii subito una sensazione di calore alla mano che la reggeva.
Il signore mi guardò soddisfatto annuendo.
- Ottimo è la prima bacchetta questa settimana di cui riesco a trovare al primo tentativo il proprietario -
Era martedì, non so se fosse un buon risultato ma sembrava contento quindi immaginai di si.
- Legno di Faggio con nucleo di crini di unicorno, 11 pollici e abbastanza flessibile. Direi che sembrerebbe una buona bacchetta, molto fedele. Chissà se ti dimostrerai all’altezza della tua bacchetta piccola strega -
Rimasi un po’ interdetta, poi pagai e uscii velocemente dal negozio senza guardarmi indietro.
Miles era rimasto tutto il tempo accanto alla porta ad aspettarmi, appena vide la mia faccia turbata scoppiò a ridere.
- Strano tipo Olivander eh? -
Mentre continuavamo gli acquisti una ragazza della mia stessa età venne incontro al mio accompagnatore, aveva i capelli biondi legati in una treccia e una spruzzata di lentiggini in viso. Le sue mani erano piene di pacchi e senza dire una parola le affidò a Miles.
- Papà, tienimi i pacchi per favore, mi manca solo da andare all’Emporio del gufo e poi abbiamo finito – dopo aver detto questo si girò verso di me e si avvicinò scrutandomi, era un po’ più alta di me.
- Questa è mia figlia Cassandra e lei è Jade – ci presentò  - Se preferisci puoi andare con lei per finire i tuoi acquisti, così io posso andare a posare i pacchi -
Non ero sicura di preferirlo,  qualcosa negli occhi e nell’espressione di Cassandra non mi convinceva, rispose lei per me.
- Non ti preoccupare papà l’aiuto io – e detto questo mi prese a braccetto.
Ci dirigemmo verso un negozio che vendeva moltissime specie di gufi.
- Quindi questo è il tuo primo anno a Hogwarts? Lo è anche il mio – si rivolse a me entrando.
- Si, ho scoperto di essere una strega solo qualche giorno fa, perché proprio i gufi e non altri animali? -
- Beh mi pare ovvio, sono quelli più utili, consegnano lettere anche a persone molto distanti da noi. Tu che gufo vorresti? A me piacerebbe un barbagianni – Dopo la sua spiegazione capii lo strano comportamento del gufo vicino casa mia, poi riflettei sulle parole di Cassandra, un barbagianni.
Per quanto ne sapevo i barbagianni, nonostante l’aspetto, erano dei cacciatori provetti e producevano un verso particolarmente fastidioso, contenta lei della sua scelta. Io non sapevo che gufo volevo, le dissi che mi sarei guardata un po’ intorno.
Non c’era un gufo che mi ispirasse più di un altro, all’improvviso però eccolo lì. Un allocco, aveva un occhio chiuso con una cicatrice su di esso, sul cartellino avevano barrato il numero dieci e accanto avevano scritto cinque galeoni.
Forse a causa della cicatrice non lo voleva nessuno, decisi di prendere quello.
Uscite dall’emporio tenevamo entrambe in mano una gabbietta: Cassie aveva una femmina di barbaggiani di colore bianco e oro, che aveva chiamato Alba e io il mio allocco, che decisi di chiamare Anacleto.
Insieme ci avviammo al paiolo magico e improvvisamente mi ricordai che mi aspettavano giornate di duro lavoro fino all’inizio della scuola.

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Ciao a tutti, sono tornata con il secondo capitolo, spero vi piaccia. Oggi volevo parlarvi un po’ di Jade in questo commento finale. Infatti volevo dirvi che la via in cui abita la sua famiglia esiste realmente e se andate su google street la troverete. Poi volevo parlarvi anche della sua bacchetta, ho scelto con attenzione il materiale della bacchetta e del nucleo prendendo informazioni su Pottermore sui dettagli di ogni tipo di legno e di nucleo e scegliendo quello che penso sia più adatto a lei. OK vi ho rotto abbastanza, un bacio al prossimo capitolo ciaoooooo.

  
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