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Autore: gigia96    13/06/2015    2 recensioni
Jade pensa di essere una ragazza normale fino a quando nel 1992 riceve la sua lettera da Hogwarts.
In quell'anno Harry e i suoi amici stanno per frequentare il secondo anno.
In quella scuola Jade conoscerà nuovi amici, vivrà molte avventure e scoprirà cosa vuol dire essere una strega, e che non basta agitare una bacchetta per esserlo.
Seguite Jade nei suoi anni a Hogwarts e osservatela crescere e imparare
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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~~Il giorno in cui la mia vita è cambiata è stato nella primavera del 1990.
Ero andata con la mia famiglia, mia madre, mio padre e mio fratello maggiore, Connor, al pontile della città in cui abitiamo tutt’ora, Brighton.
Mi trovavo con Connor davanti una bancarella che vendeva dolci, mentre i nostri genitori erano andati a chiedere se io potessi salire sulle giostre, data la mia tenera età.
Ci tenevamo per mano prima che succedesse, ci lasciammo solo per qualche secondo, bastarono quei pochi attimi. Mi avvicinai alla ringhiera del pontile con la mia nuvola di zucchero filato rosa e mi affacciai; sotto di me c’era il mare calmo da cui spuntavano dei piccoli scogli.
Forse mi sporsi troppo, fatto sta che qualche secondo dopo stavo cadendo in mare proprio sopra le rocce.
Non ricordo molto dell’accaduto, ma un particolare che non dimenticherò mai è come la mia caduta fosse stata rallentata, come se l’aria opponesse resistenza e mi adagiasse con delicatezza sull’acqua, cosicché quel giorno l’unico mio problema fu il raffreddore che mi venne in seguito.

Effettivamente non è proprio quel giorno che la mia vita è cambiata, quello è stato un preludio, ma due anni dopo, il 24 giugno, il giorno del mio undicesimo compleanno.
 Fino a quella data questo episodio della mia vita non veniva quasi mai ricordato in famiglia, forse perché i miei genitori si sentivano colpevoli dell’accaduto e forse anche perché non riuscivano a spiegarselo, in ogni caso venne catalogato come argomento tabù.
Dopo quel giorno al molo, i miei genitori diventarono iperprotettivi, mi accompagnavano tutti i giorni fino al cancello davanti scuola, non mi lasciavano andare da nessuna parte da sola e persino a casa, ogni tanto, se non mi facevo sentire per un’oretta, mi chiamavano solo per controllare che fosse tutto a posto.
La mia vita divenne quasi claustrofobica e a volte sentivo come se mi stesse troppo stretta.
In quei due anni approfondii il mio rapporto con mio fratello, eravamo sempre stati abbastanza uniti ma approfittai di questo distacco dai nostri genitori per conoscerlo meglio. A volte d’estate, quando entrambi i miei genitori erano al lavoro, Connor mi portava al mare infatti, nonostante l’incidente, la mia passione per l’acqua non era scemata. Insieme prendevamo l’autobus e rimanevamo in spiaggia fino all’ora in cui sapevamo che stava per tornare mamma.
Quando uscivamo l’estate mio fratello incontrava spesso un suo amico, Hugh, che conosceva da tanto tempo e si mettevano un po’ in disparte a parlare lasciandomi a tirare i sassi in mare cercando di superare il mio record di rimbalzi.
Quando penso alla mia infanzia penso di essere stata fortunata. Sin da piccola i miei genitori mi hanno abituato a comunicare in due lingue: inglese e italiano. Mia madre, Giulia, viene da Roma e ha conosciuto mio padre quando è venuta a studiare in Inghilterra,  dopo qualche anno si sono sposati e lei si è trasferita a casa con Richard, mio padre.  Infatti si può dire che io sia bilingue anche se non parlo l’italiano tanto bene quanto l’inglese, inoltre penso che questo fatto di essere bilingue mi abbia aperto la mente. Credo sia per questo che sono sempre andata bene a scuola, inoltre mi interessa abbastanza studiare e imparare cose nuove.
Mi ricordo quel giorno che, a scuola, ci hanno portato in gita al Royal Pavilion e fui l’unica che, invece di pensare agli scoiattoli che avremo rincorso quando saremmo usciti, era veramente interessata all’edificio, alle sue stanze e ai suoi affreschi.
Il giorno del mio undicesimo compleanno era una bella giornata e così decidemmo di andare tutti e quattro al parco Victoria, da casa nostra era molto vicino quindi andammo a piedi e ci fermammo in un bar per fare colazione, visto che era di strada. Al parco avevamo intenzione di fare una passeggiata per poi, verso l’ora di pranzo,  fermarci e stendere la nostra tovaglia da pic-nic e mangiare. Purtroppo, nonostante il sole che splendeva la mattina, verso l’ora di pranzo iniziò a piovigginare e ci affrettammo a tornare a casa. La via dove abitavamo, specialmente il lato della strada dove si trovava casa nostra, sembrava essere stata dipinta da un imbianchino cieco, le casette erano a schiera, ma ognuna aveva un colore diverso, ce n’erano viola, verdi, rosa e bianche, in particolare la nostra era celeste. Appena ci chiudemmo la porta alle spalle ci andammo a cambiare, in quanto eravamo ormai zuppi. La mia camera era al piano superiore e mi ci diressi velocemente, mentre mi stavo cambiando mia madre mi chiamò dal piano di sotto.
- Jade, vieni, C’è una lettera per te! -
Allora mi infilai velocemente la maglietta e andai nel salone dove mamma mi stava porgendo una lettera in una busta, sopra c’era scritto: “ Miss Jade Griffith, 43 Queen’s Garden, Brighton, East Sussex”. La guardai aggrottando le sopracciglia, era strano che qualcuno inviasse una lettera indirizzata proprio a me e infatti tutti mi guardavano in attesa. Aprii il sigillo di cera e iniziai a leggere ad alta voce:

“SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. dei Maghi)
Cara signorina Griffith,
Siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

Distinti saluti,
Minerva McGranitt
Vicepreside”

La lettera continuava su un’altra pagina intera, con una lista di libri e di oggetti che mi sarebbero serviti per poter studiare in questa fantomatica scuola. In un primo momento pensai ad uno scherzo, uno scherzo organizzato molto bene con tutte le informazioni necessarie per renderlo credibile e poi, oltretutto, non avevo mai sentito nominare questa scuola “Hogwarts”.
Guardai i miei genitori, che avevano la faccia strabiliata e confusa quanto la mia, se non di più.
Evidentemente non erano loro i fautori dello scherzo, pensai a mio fratello, che ora si trovava in camera sua.
- Connor! – lo chiamai.
Arrivò con tranquillità qualche minuto più tardi e gli sventolati la lettera davanti agli occhi.
- L’hai scritta tu questa? – gli chiesi. Lui la prese e iniziò a leggere, dopo aver finito il primo foglio e dato uno sguardo al secondo scoppiò a ridere.
- No, non l’ho scritta io, ma sembra che tu conosca qualcuno che si crede molto simpatico –
I giorni seguenti chiamammo tutti i parenti e gli amici più stretti alla ricerca del mittente, ma alla fine delle chiamate ci ritrovammo al punto di partenza, allora mio padre decise di scrivere una lettera in risposta in cui chiedeva chi fosse a scrivere e per quale motivo. Non sapendo l’indirizzo dove mandare la lettera scrivemmo il destinatario, cioè il presunto preside e la scuola dopodiché mio padre chiese a me e a Connor di andarla a spedire.
Il giorno dopo uscimmo e vidi fuori casa nostra un gufo che, non appena ci avviammo, iniziò a seguirci. Dopo aver imbucato la lettera mi voltai per tornare a casa sicura che ci avrebbe seguiti,  invece si tuffò nella buca e non lo vidi uscire.
Arrivata a casa cominciai seriamente a dubitare  della mia sanità mentale, in quanto quando chiesi a Connor se l’avesse visto anche lui mi fece cenno di no.

Non mi aspettavo di ricevere una risposta alla lettera, in quanto non avrei mai pensato che sarebbe arrivata a destinazione e invece qualche giorno dopo arrivò di nuovo una lettera indirizzata a me.

“Cara signorina Griffith,
mi rivolgo a lei dato che è la diretta interessata. Le assicuro che questo non è uno scherzo, lei è una strega e entro il 1° Settembre avrà bisogno degli oggetti nella lista, che può comprare a Diagon Alley.
 Se i suoi genitori non la possono accompagnare entro giorno utile a fare i suoi acquisti posso mandare qualcuno che la aiuti e la accompagni a Londra, sia per gli acquisti sia per la partenza.
Nel caso io non riceva risposta entro qualche giorno le invierò comunque qualcuno per aiutarla.
Distinti saluti,
Albus Percival Wulfric Brian Silente
Preside”

La feci leggere ai miei genitori, che mi dissero di andare in camera mia e di chiudere la porta quando uscivo. Ma io, dopo averla chiusa, rimasi lì dietro per origliare, non volevo segreti che mi riguardassero.
Li potevo immaginare, come si guardavano, i loro gesti, le loro espressioni. Era tutto nella mia mente.
Fu mia madre a parlare per prima.
- E se fosse tutto vero? D’altronde quella volta sul molo, devi ammetterlo, non è stata una cosa normale -
- Non dirlo neanche per scherzo – ribatté mio padre interrompendola.
- Nella lettera c’è scritto che invierà qualcuno per accompagnarla, sarà vero? – chiese dubbiosa.
Ci fu un momento di silenzio, poi troppo tardi sentii il rumore di una sedia spostata, cercai di sgattaiolare via, ma all’improvviso si aprì la porta e vidi il viso di mio padre, impallidii e corsi in camera.
Al sicuro sul mio letto sentii la porta che si richiudeva e mi convinsi ad aspettare che i miei genitori prendessero una decisione.
La sera mi vennero a chiamare per la cena, erano stati fino a quel momento a discutere?
Quando mi sedetti a tavola fu mio padre a esporre la loro decisione.
- Dopo aver discusso abbiamo concluso che lasceremo stare questo fatto, non credo che arriverà veramente qualcuno mandato da questo Silente, così scopriremo se era solo uno scherzo, come immaginiamo –
La cena proseguì nel silenzio generale, nessuno aveva la forza e, soprattutto, la voglia di controbattere.

Effettivamente il giorno seguente non venne nessuno, e nemmeno quello dopo, ma il terzo giorno sentimmo picchiettare alla finestra della mia cameretta al piano superiore. Ci volle un po’ prima che qualcuno si rendesse conto da dove arrivava il rumore. Fu Connor che si affacciò alla mia camera e ci chiamò spaventato, accorremmo immediatamente.
 Alla finestra c’era un uccello di dimensioni decisamente grandi e di colore rosso fuoco, sapevo cos’era, ne avevo letto su un libro di mitologia.
Era una fenice, non dovrebbe esistere eppure era fuori dalla finestra della mia cameretta e continuava a picchiettare sul vetro con il becco. Ero piuttosto sicura di non star sognando ma mi diedi un pizzicotto per sicurezza, mi fece male.
Alla zampa dell’animale c’era un’altra lettera probabilmente l’ultima, quella definitiva, quella che avrebbe tolto ogni dubbio su Hogwarts e su Silente.



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Ciao a tutti questo è il primo capitolo della mia prima fanfiction su Harry Potter, per ora di magico è successo ben poco, ma trovo che ci sia bisogno di una piccola introduzione prima di cominciare :)
Spero vivamente che vi sia piaciuto, non vi fate problemi a recensire con consigli o altro, ci sentiamo al prossimo capitolo ciaoooo
  
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