The
way we were
III
Excursus
Early
dawning
Sunday morning
It's just the wasted years
so close behind
[...]
and
I'm falling
I've got a feeling
I don't want to know
[Sunday Morning
– Velvet Underground]
Blaise
Zabini non
amava convenevoli né contratti di buoncostume. Si prendeva
da sempre la libertà
di comportarsi secondo un suo personale codice di simpatie e antipatie,
e per
quanto questo causasse scompensi al resto del mondo, a lui e a chi
godeva della
sua benevolenza andava benissimo così.
Draco Malfoy
e
Pansy Parkinson facevano parte della categoria e avevano accettato di
poter
tollerare quel suo modo di fare spregiudicato e libertino,
perché tutto sommato
ricevevano in cambio i servigi di un ottimo amico.
«Sparisci»
fu
tuttavia l’accoglienza che Draco gli riservò
trovandolo davanti alla porta
della sua abitazione, plasticamente appoggiato al muro di ingresso,
intento a
scrollare la cenere della sua sigaretta sugli scalini
d’entrata.
«Non
posso, ho
un lavoro da sbrigare».
Draco gli
lanciò
un’occhiata poco rispettosa, alzando gli occhi al cielo. Con
il tempo era
diventato ancora più insofferente di quanto non lo avesse
plasmato la natura
stessa. Lucius aveva trasferito nel figlio i geni dei suoi difetti,
più che
quelli dei suoi pregi, ma Draco e Narcissa avevano finito con il
perdonarlo
anche per quello. Averli venduti al Signore Oscuro era stato
leggermente più
difficile da mandare giù invece.
«Astoria
cerca
un amante a pagamento?»
Domandò
senza il
minimo tatto, lasciandogli tuttavia aperta la porta per entrare.
Blaise
gettò la
sigaretta per terra senza nascondere
l’intenzionalità del gesto, e lo seguì
all’interno della dimora Malfoy.
«Tu
non la
soddisfi?»
La
sfacciataggine di Blaise e l’eleganza con cui elargiva a
chiunque della sana
ironia a sfondo sessuale era nota ai più, e del resto Draco
l’aveva condivisa
con lui più di una volta. Ma dal suo matrimonio erano finiti
anche quei tempi.
La guerra aveva esacerbato qualsiasi umorismo con i suoi lasciti, senza
contare
il resto.
«Cosa
vuoi
Blaise?»
«Quel
paralume
di tua madre. E’ delizioso».
«Non
aspettavamo
altro, Blaise, ti prego di prenderlo e privarci di tale
orrore».
Si intromise
una
voce troppo femminile per poter essere quella di Draco. Cercando di non
annegare nello zucchero del suo sorriso, Blaise si voltò
verso Astoria un tempo
Greengrass ora malauguratamente Malfoy, reclinando l’invito,
senza perdere
tempo a spiegare che differenza corresse tra ironia e
serietà di intenti.
Per altro
definire orrore un oggetto
appartenuto
a Narcissa Malfoy era quantomeno azzardato e indice di poca scaltrezza,
oltre
che di gusto estetico. A parte il suo mascolino disinteresse per un
oggetto
come un paralume, non c’era niente da ridire sulla sua
qualità estetica. Del
resto, portava il marchio della scelta di Narcissa.
«No,
in realtà
sono più interessato a Draco. Nell’altro
senso».
Si
divertì ad
intingere l’affermazione nella più totale
ambiguità, scoccando a Draco uno sguardo
quasi inequivocabile. Mentre Astoria osservava di sottecchi i movimenti
dei
due, diretti verso il giardino della residenza, Blaise offriva al
vecchio
compagno una preziosa sigaretta al solito sapore di bergamotto,
sancendo così
una tregua momentanea tra loro; e assicurandosi la garanzia di
scatenare una
lite in casa Malfoy.
«Non
avrei mai
pensato che avresti sposato una non fumatrice».
Draco
ignorò con
abile maestria dettata solo da lunga esperienza, l’illazione
di Blaise.
«Tua
madre lo
sa, che disprezza la sua oggettistica?»
Proseguì
imperterrito l’altro senza il minimo riguardo di abbassare il
tono di voce.
Draco
continuò a
non prestargli attenzione, concentrandosi sul possibile motivo della
sua
visita.
A Blaise,
Malfoy
Manor non era mai piaciuta. La trovava troppo gotica, troppo fredda,
troppo
austera pur nella sua eleganza. E adesso la trovava anche pacchiana, da
quando
Astoria Greengrass vi aveva introdotto il suo buonumore, intriso dei
migliori
propositi di novella sposa. Quella casa non era adatta al rumore della sua voce, alla confusione
dei suoi vestiti, alla
musica che la riempiva scontrandosi contro i soffitti alti.
Si chiedeva
un
po’ perplesso come Draco potesse accettare una vita fatta in
quel modo.
In silenzio,
Draco si poneva le stesse domande, giorno dopo giorno, da quando era
diventato
grande.
●●●
Tra tutti
loro,
non c’era dubbio che Draco fosse stato quello che
più direttamente aveva
combattuto quella guerra. Gli altri si erano visti cadere addosso il
fallimento
della mirabile costruzione dell’impero di Lord Voldemort, ed
avevano dovuto
prendere provvedimenti.
Ognuno aveva
qualcosa da perdere e molto da difendere, si erano rimboccati le
maniche e
avevano impugnato le proprie bacchette. Le loro mani tremavano, nessuno
escluso, il giorno della battaglia, nessuno era realmente pronto ad
affrontare
uno scontro diretto.
La decisione
dei
movimenti, la fermezza delle convinzioni, la sicurezza degli intenti
teorizzate
nelle cene di famiglia avevano ben presto svelato la loro
fragilità. Nessuno
voleva realmente una guerra, né rischiare la vita,
né avere la vita di qualcuno
sulla coscienza.
Draco lo
aveva
capito prima di tutti e non aveva saputo come spiegarlo.
Draco a
differenza di altri non aveva avuto scelta, a lui era toccata una
minaccia che
non aveva saputo sopportare fino alla fine.
Il peso del
suo
segreto aveva scavato un solco profondo in lui.
Pansy
Parkinson
era stata la prima a vederne le tracce, a leggerne i perché.
In preda al panico
lui aveva chiuso il libro sotto il suo naso, perché non
potesse leggervi oltre.
Sapeva che sarebbe successo qualcosa di terribile se lei avesse
scoperto ogni
cosa, e già allora non riusciva a distinguere se la paura
maggiore fosse per il
piano che sarebbe fallito, o per Pansy, che ne sarebbe stata coinvolta.
Non che non
volesse una spalla, un appoggio, qualcuno con cui dividere il fardello.
Dopotutto Potter aveva i suoi fidi compagni, e Draco si sentiva
svantaggiato in
quel confronto. Pansy e Blaise avrebbero potuto molto, ma sentiva che
non c’era
spazio per loro.
Lui non era
in
grado di concederglielo e l’immagine di suo padre era un
baluardo difficile da
espugnare. Lucius Malfoy aveva fatto tutto da solo.
«E ha perso» gli
disse una sera Pansy,
con uno sguardo terribilmente serio.
Draco non
trovò
niente da dire sul momento, perché infondo gli sembrava la
verità.
Da quella
sera
gli eventi precipitarono poi, senza un momento di tregua o di
indecisione. Le
cose iniziarono a sfuggirgli di mano, quando era ormai troppo tardi per
chiedere aiuto e ammettere di non essere abbastanza bravo e scaltro da
uccidere
qualcuno. I giorni si susseguirono veloci e terribilmente lente le
notti.
Scoprì cosa fosse l’insonnia e cosa gli incubi.
Desiderò avere qualcuno a cui
raccontarli ma poi raccontò a se stesso di quanta
incomprensione avrebbe
trovato negli altri e mise a tacere in quel modo il suo bisogno.
Blaise e
Pansy
occuparono sempre le sue giornate, ogni spazio libero, per quanto lui
fosse
diventato ombroso e intrattabile. Theodore Nott gli dichiarò
apertamente guerra
un pomeriggio, ma Draco non prestò neanche ascolto alle sue
parole, troppo
preso a cercare di non far uccidere suo padre e sua madre.
La maggior
parte
della gente che divideva la sua stessa Casata avrebbe ritenuto che per
uno come
Lucius Malfoy neanche ne sarebbe valsa la pena. L’opinione
comune vedeva suo
padre come un venduto al prezzo più basso, incapace di
vivere senza un padrone.
Ribolliva di rabbia al solo pensiero che la considerazione per suo
padre
giungesse a livelli tanto bassi e soprattutto tanto ingiusti, ma non
disse mai
a nessuno quanto sbagliati fossero i loro pensieri, perché
nessuno mai li
espresse a voce alta.
Non
spiegò mai a
nessuno che genere di uomo fosse suo padre, quanto imperfetto e quanto
facile
da amare tuttavia per un figlio. Forse perché lui stesso non
ne era tanto
consapevole allora.
Scoprì
l’idea
che aveva di Lucius tutto in quel periodo, quando lui era lontano e non
poteva
coprirlo con la sua ombra.
Allora Draco
si
rese conto della mancanza che avesse di suo padre. La
rigidità con cui era
stato cresciuto gli tornò utile nei momenti più
impensati. Tutta la rabbia
provata verso il genitore, per l’austerità della
sua figura che lo rendeva
tanto irraggiungibile e difficile da emulare, scomparve nel giro di un
niente,
quando si rese conto che gli veniva da piangere al pensiero di non
poterlo più
avere per sé.
Era suo
padre,
questo avrebbe voluto spiegare a tutta l’altra gente. Ma che
potevano saperne
loro? Di quanto ci fosse nascosto nelle pieghe del suo mantello.
Certo che
valeva
la pena salvarlo, era suo padre e per suo padre lui avrebbe anche
accettato
l’idea di poter morire, l’unico pensiero che gli
era insopportabile, era quello
di fallire nel suo compito e di deluderlo una volta di più.
I'll be your mirror
reflect what you are, in case
you don't know
I'll be the wind, the rain and
the sunset
the light on your door to show
that you're home
[I’ll be your mirror
– Velvet Underground]
Non
sopportava
gli sguardi della gente, il giudizio degli altri – di cui lui
aveva ampiamente
fatto parte prima di finire dall’altro lato della barricata
– non tollerava le
mani sulle spalle di chi si sentiva triste per il suo muso lungo e
soprattutto
odiava le domande della gente.
Si sentiva
un
derelitto.
Certi giorni
non
faceva altro che mendicare attenzioni di nascosto dagli altri.
Capitò una
mattina.
Si
alzò e scoprì
che più che la soluzione al suo dilemma, avrebbe desiderato
un po’ di
comprensione. Che qualcuno gli chiedesse come
stai invece di fingere che fosse il solito Draco,
strafottente e sardonico.
Però non era in grado di gestire quel suo bisogno, in
verità.
Tanto
è vero che
quando fu Pansy a fargli capire implicitamente di essere preoccupata
per lui,
reagì come lo stronzo che era sempre stato, quando i giochi
erano facili.
Quando non
aveva
bisogno di conforti e sicurezze, perché era capace di
procurarsele da solo.
Pansy
però non
si ritrasse. Mascherò dietro un sorriso sornione la ferita
al suo orgoglio;
finse di averlo capito quando invece si domandava perché non
le concedesse
qualcosa di più. Perché non si concedesse
qualcosa di più.
«Non
sono affari
che ti riguardano Pans».
Le disse
bruscamente, guardandola storto.
«Draco,
tu sei un affare che mi
riguarda».
I suoi occhi
neri non vacillarono nel dirlo, non mollarono la presa neanche un
istante e lui
ne fu spaventato e ipnotizzato al tempo stesso. Fu lui ad abbassare lo
sguardo,
incapace di ringraziare e di spiegare il suo stupore. Ancora una volta
pensò a
suo padre, a cosa sarebbe stato di loro se anche lui si fosse sentito
dire una
cosa simile, a tempo debito. Se fosse questo il genere di cosa capace
di
salvare qualcuno dalla fine.
«E’
complicato»
Borbottò
allontanandosi da lei e dal suo profumo. Iniziava a confondersi.
«Fa
un
tentativo»
«No».
Sperò
che la sua
ostinazione la inducesse a lasciar perdere.
«Come
vuoi»
Concluse
lei,
alzandosi dal divano e raccogliendo le sue cose. Draco si
sentì quasi tradito
da quella arrendevolezza, nonostante avesse sperato che lasciasse
perdere sul serio.
Si voltò a guardarla, mentre lei era impegnata in altro, con
uno sguardo perso
tra il sollievo e la delusione. Sarebbe tornato tutto come prima dopo
quella
parentesi. Lei avrebbe iniziato ad ignorare le sue occhiaie, il pessimo
umore,
lo sguardo assente, come facevano tutti gli altri, e avrebbe suggerito
a Blaise
di fare lo stesso.
«Vado
a dormire.
Dovresti farlo anche tu, a dire dalla tua faccia».
C’era
un
contegno offeso nella sua voce. In piccola parte lo sollevò
di nuovo.
«Mhmh.»
Mormorò
assente
lui. Guardava fisso davanti a sé, dietro la finestra chiusa.
Ma in realtà gli
occhi seguivano i movimenti di Pansy, riflessi nel vetro.
Osservò il suo
indugiare, il rallentare gli ultimi gesti, prendendo tempo, incerta se
aggiungere altro, se fare qualcosa, almeno la metà di tutto
quello che avrebbe
voluto fare. Ancora una volta sperò che lo facesse,
temendolo al tempo stesso.
«Comunque,
sei
carino anche così».
Fece fatica
a
non voltarsi, a non muovere un muscolo, a non sorridere.
«Con
le
occhiaie».
Soggiunse
lei.
Draco non poteva vederla ma avvertì il sorriso tra le sue
parole. Nel muoversi
nel piccolo ambiente della Sala Comune non faceva il minimo rumore, era
tutto
un soffio leggero, che però spandeva il suo profumo ovunque.
«Fammi
il favore
di non dire a Blaise che ti ho detto queste…»
La sua voce
si
era spezzata quando lui l’aveva fermata, stringendole le dita
gelide attorno al
polso sottile. Da lì il profumo era ancora più
forte. Delizioso avrebbe detto sua
madre, come aveva detto del paralume
nell’ingresso, regalatole da Lucius.
C’era
un’attesa
nei suoi occhi, che lui non seppe tradire.
La
baciò e non
fu per ringraziarla, ma perché tutto sommato gli andava di
farlo. Non è che lo
volesse e basta, è che gli sembrava quasi necessario, per se
stesso. Dopotutto
lei glielo aveva offerto, con tutto quell’insistere per farlo
parlare. Era solo
il suo modo di prendere l’offerta, non c’era niente
di sbagliato, di
disdicevole… niente di più perfetto.
Non era una
promessa e sapeva che Pansy ne fosse consapevole.
Era troppo
intelligente e tutto sommato lo conosceva troppo bene per poter credere
diversamente.
Era solo un
bacio e l’espressione di un desiderio.
L’ammissione
di
un progetto che più volte lo aveva sfiorato, di certo
più volte di quanto lei
si fosse concessa di credere, per non illudersi. Da quando i loro
genitori li
avevano presentati, lasciando ad intendere che una più che
simpatia tra loro
sarebbe stata gradita.
Da allora
fino a
quel momento, gli era capitato di pensare che avrebbe potuto baciarla
molto a
lungo e non sarebbe stato un favore fatto a nessuno se non a se stesso.
E lei era
sembrata d’accordo.
●●●
Poi ogni
cosa si
era compromessa, fino a quel punto.
Al punto in
cui
lui aveva sposato una donna bella, forse più bella di Pansy,
ma che non riusciva
a comprendere fino in fondo gran parte delle ragioni di suo marito.
Astoria era
allegra e propositiva. Era entrata a Malfoy Manor piena di idee in
fatto di
arredamento, e progetti su feste e ricevimenti, che avrebbero calcato
le gesta
della precedente padrona di casa. Lui l’aveva lasciata fare,
stordito da tutto
quello che era successo.
Poteva dire
di
essersi sposato con una certa inconsapevolezza.
Suo padre al
matrimonio non c’era, ancora impegnato a scontare i suoi
errori, ad Azkaban, e
Draco non era stato in grado di spiegare
l’intensità della sua mancanza.
«Forse
dovresti
aspettare» gli aveva detto Pansy, pochi giorni dopo la
rivelazione
dell’imminente matrimonio e lui non aveva capito.
Troppo preso
a cercare
il coraggio di guardarla ancora in faccia. A cercare un modo per
resistere alla
tentazione di prenderla tra le braccia e baciarla ancora come quella
volta,
come tutte le altre che c’erano state.
Non aveva
capito
che Pansy intendeva aspettare suo padre
e non lei.
E quando il
giorno del matrimonio aveva sentito quella fitta lancinante al pensiero
che suo
padre non fosse lì, e aveva compreso le parole di Pansy, si
era accorto di
tutto il sentimento che aveva per lei e di quanto fosse lei a
meritarlo.
Se ne era
accorto tragicamente, irrimediabilmente, troppo tardi.
●●●
When you think the night has
seen your mind
that inside you're twisted and
unkind
let me stand to show that you
are blind
Please put down your hands
'Cause I see you
[I’ll
be your mirror – Velvet Underground]
«C’è
qualcosa
che posso fare per te?»
Chiese con
ironia rivolgendosi all’amico.
Blaise aveva
alzato le spalle, con la sua solita aria di noncuranza. C’era
molto che Draco
Malfoy avrebbe potuto ma che era troppo pigro per fare effettivamente.
In un gesto
di
somma gentilezza ad esempio, avrebbe potuto mettere al lavoro la sua
mente
infida e machiavellica – quella che il mondo intero sapeva
possedere – e
trovare un escamotage per togliergli di dosso Millicent Bullstrode. O
per renderla
sufficientemente carina perché lui si sentisse lusingato e
stimolato dal suo
amore indefesso.
Avrebbe
potuto
lasciare sua moglie, su due piedi, e portare dentro Malfoy Manor la
vera e
giusta padrona di casa; che non sarebbe stata una perfetta donna di
mondo, dal
sorriso affabile e capacità oratorie invidiabili per
intrattenere gli ospiti;
né un amante sempre vogliosa o una futura amorevole madre
dei pargoli Malfoy; e
non sarebbe stata neanche la donna dei sogni scelta da Narcissa Malfoy
o una
discendente di stirpe reale o chissà chi altro. Sarebbe
stata una donna
elegante e intelligente, in grado di dare torto a Draco Malfoy con
sfrontatezza
e coraggio. Capace di amare il suo pessimo carattere e farsi amare per
il
proprio, di incastrarsi perfettamente con i lineamenti spigolosi del
suo volto
e avere in comune con lui una lunga serie di difetti.
Era
così
fastidiosamente banale, che fosse Pansy Parkinson, che quasi trovava
imbarazzante dirlo.
Ma
comprendeva
la dolorosa consapevolezza di Draco, nel saperla la donna perfetta per
lui
perché altrettanto ambita e amata. E sapeva anche che se
c’era qualcosa in
grado di sfinire e distruggere Draco Malfoy, era non poter avere
qualcosa di
sinceramente desiderato.
«C’è
qualcosa
che io posso fare per te?»
Draco lo
guardò
con uno sguardo sinceramente preoccupato e irrisorio, e per riprendersi
dallo
shock si accese un’altra sigaretta.
«Ti
ho già fatto
capire in lunghi anni che non sono interessato alle tue prestazioni
sessuali»
Rispose
assaporando l’odore di bergamotto della sigaretta,
rigorosamente senza filtro.
Blaise finse di incassare il colpo e sfoderò la migliore
faccia affranta che la
sua vasta gamma di teatralità espressiva gli consentiva.
«Che
vuoi farci,
il bianchiccio della tua pelle accende in me fuochi roventi»
Portò
nel mentre
una mano all’interno della giacca, estraendone una busta
rettangolare in
perfetto stato di conservazione. Draco la guardò
incuriosito.
«Naturalmente
la
sola idea mi repelle» si affrettò ad aggiungere
dissacrante, con un tono molto deciso
e un accento molto virile.
«Sono
venuto per
questa».
Draco
esitò
diffidente prima di allungare la mano a prendere la busta.
«Che
cos’è?»
«Un
avviso di
sfratto».
Alla
risposta a colpo
sicuro di Blaise sopraggiunse un colpo molto forte da parte di Draco.
«Idiota»
«Ah-ah
non
piangere sul Crabble vessato»
Commentò
serafico al tono poco cordiale usato dall’amico. Draco si
riservò alcuni
secondi per accertarsi che lo avesse detto davvero, prima di sollevare
gli
occhi dalla carta intestata della busta.
Blaise ebbe
bisogno di alcuni minuti di sincera riflessione per giungere alla
conclusione
definitiva.
«D’accordo,
era
un po’ indelicata».
Draco
annuì
ridendo sotto i baffi, e fece per aprire la lettera, momento in cui
Blaise
recuperò il proprio mantello, rubò la sigaretta
dalla bocca di Draco e annunciò
che avrebbe tolto il disturbo.
«Credevo
che
avresti saccheggiato la riserva di liquore prima di sollevarmi dalla
tua
nefasta presenza» osservò Draco.
Blaise
allacciò
il mantello sotto al collo.
«Lungi
da me
essere presente al momento in cui diventerai un uomo distrutto. Le
tristezze
della guerra e i suoi orrori mi sono bastate».
A quel punto
Draco si sentì legittimato a preoccuparsi per se stesso.
«Deduco
che ci
vedremo dopodomani sera».
Asserì
indicando
con un cenno del capo la lettera di invito al ricevimento a Nott Manor
che
Draco aveva ancora in mano. Draco abbassò lo sguardo sempre
più perplesso.
«Porta
i saluti
alla tua incongrua metà».
Poi
svanì in una
nube di profumo francese e bergamotto.
What’s
next
“Se
Pansy Parkinson fosse morta, Astoria avrebbe potuto fare leva sulla
crudeltà
del destino e l’inevitabilità delle leggi di
natura. Ma Pansy era viva”.
“Nel
silenzio di Malfoy Manor, di cui per quei due giorni e quelle due notti
erano
stati i soli padroni, avevano stappato una bottiglia di vino
rosso”.
Thanking…
sweetchiara: Blaise è insopportabile, non vorrei mai avere a che fare con lui temo =P O potrei rischiare di cadere nella malattia di Millicent XD La solitudine degli Slytherin è un pensiero che condivido, li ho sempre immaginati un po’ così, scostati dal mondo comune un po’ per loro scelta un po’ per la natura che li riveste. Però penso anche prima o poi tutti i serpenti cambiano la muta, no? XD Grazie per i commenti che lasci, spero che questo Draco non deluda troppo.
Nissa: Se Theodore avesse una capacità d’agire credo che mi farebbe causa per diffamazione e per rovina dell’immagine pubblica XD Ma pazienza, al prossimo turno giuro che mi impegnerò a trovare un’altra vittima dell’angst che Pansy e Draco creano. -> ci crede poco anche lei, si è affezionata. Spero che anche questo capitolo sia all’altezza delle aspettative, un bacio =)
B e r t a: Grazie mille *_* Eccoti il seguito ^^ Bacio.
Piccolissimo appunto.
Mi rendo conto di essere un po’ monotematica con gli spunti con le citazioni musicali in ogni capitolo XD Sono tutte canzoni e artisti che amo visceralmente e ne consiglio l’ascolto però ^^
/ Fine pubblicità occulta a chi non ha bisogno che gliene venga fatta.