Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Briseide    12/01/2009    6 recensioni
Post-Hogwarts. Pansy Parkinson e un matrimonio che non vuole da organizzare.
Blaise Zabini intorno a lei a renderle difficile il compito.
Millicent Bullstrode a rendere difficile il compito di Blaise Zabini.
E Draco Malfoy, che di sparire nel cassetto dei ricordi non vuole proprio saperne.
STORIA COMPLETA [revisione in corso]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Millicent Bullstrode | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The way we were

 

III

Excursus

 

Early dawning
Sunday morning
It's just the wasted years
so close behind

[...]

and I'm falling
I've got a feeling
I don't want to know

[Sunday Morning – Velvet Underground]

 

 

Blaise Zabini non amava convenevoli né contratti di buoncostume. Si prendeva da sempre la libertà di comportarsi secondo un suo personale codice di simpatie e antipatie, e per quanto questo causasse scompensi al resto del mondo, a lui e a chi godeva della sua benevolenza andava benissimo così.

Draco Malfoy e Pansy Parkinson facevano parte della categoria e avevano accettato di poter tollerare quel suo modo di fare spregiudicato e libertino, perché tutto sommato ricevevano in cambio i servigi di un ottimo amico.

«Sparisci» fu tuttavia l’accoglienza che Draco gli riservò trovandolo davanti alla porta della sua abitazione, plasticamente appoggiato al muro di ingresso, intento a scrollare la cenere della sua sigaretta sugli scalini d’entrata.

«Non posso, ho un lavoro da sbrigare».

Draco gli lanciò un’occhiata poco rispettosa, alzando gli occhi al cielo. Con il tempo era diventato ancora più insofferente di quanto non lo avesse plasmato la natura stessa. Lucius aveva trasferito nel figlio i geni dei suoi difetti, più che quelli dei suoi pregi, ma Draco e Narcissa avevano finito con il perdonarlo anche per quello. Averli venduti al Signore Oscuro era stato leggermente più difficile da mandare giù invece.

«Astoria cerca un amante a pagamento?»

Domandò senza il minimo tatto, lasciandogli tuttavia aperta la porta per entrare.

Blaise gettò la sigaretta per terra senza nascondere l’intenzionalità del gesto, e lo seguì all’interno della dimora Malfoy.

«Tu non la soddisfi?»

La sfacciataggine di Blaise e l’eleganza con cui elargiva a chiunque della sana ironia a sfondo sessuale era nota ai più, e del resto Draco l’aveva condivisa con lui più di una volta. Ma dal suo matrimonio erano finiti anche quei tempi. La guerra aveva esacerbato qualsiasi umorismo con i suoi lasciti, senza contare il resto.

«Cosa vuoi Blaise?»

«Quel paralume di tua madre. E’ delizioso».

«Non aspettavamo altro, Blaise, ti prego di prenderlo e privarci di tale orrore».

Si intromise una voce troppo femminile per poter essere quella di Draco. Cercando di non annegare nello zucchero del suo sorriso, Blaise si voltò verso Astoria un tempo Greengrass ora malauguratamente Malfoy, reclinando l’invito, senza perdere tempo a spiegare che differenza corresse tra ironia e serietà di intenti.

Per altro definire orrore un oggetto appartenuto a Narcissa Malfoy era quantomeno azzardato e indice di poca scaltrezza, oltre che di gusto estetico. A parte il suo mascolino disinteresse per un oggetto come un paralume, non c’era niente da ridire sulla sua qualità estetica. Del resto, portava il marchio della scelta di Narcissa.

«No, in realtà sono più interessato a Draco. Nell’altro senso».

Si divertì ad intingere l’affermazione nella più totale ambiguità, scoccando a Draco uno sguardo quasi inequivocabile. Mentre Astoria osservava di sottecchi i movimenti dei due, diretti verso il giardino della residenza, Blaise offriva al vecchio compagno una preziosa sigaretta al solito sapore di bergamotto, sancendo così una tregua momentanea tra loro; e assicurandosi la garanzia di scatenare una lite in casa Malfoy.

«Non avrei mai pensato che avresti sposato una non fumatrice».

Draco ignorò con abile maestria dettata solo da lunga esperienza, l’illazione di Blaise.

«Tua madre lo sa, che disprezza la sua oggettistica?»

Proseguì imperterrito l’altro senza il minimo riguardo di abbassare il tono di voce.

Draco continuò a non prestargli attenzione, concentrandosi sul possibile motivo della sua visita.

A Blaise, Malfoy Manor non era mai piaciuta. La trovava troppo gotica, troppo fredda, troppo austera pur nella sua eleganza. E adesso la trovava anche pacchiana, da quando Astoria Greengrass vi aveva introdotto il suo buonumore, intriso dei migliori propositi di novella sposa. Quella casa non era adatta al rumore della sua voce, alla confusione dei suoi vestiti, alla musica che la riempiva scontrandosi contro i soffitti alti.

Si chiedeva un po’ perplesso come Draco potesse accettare una vita fatta in quel modo.

In silenzio, Draco si poneva le stesse domande, giorno dopo giorno, da quando era diventato grande.

 

●●●

 

Tra tutti loro, non c’era dubbio che Draco fosse stato quello che più direttamente aveva combattuto quella guerra. Gli altri si erano visti cadere addosso il fallimento della mirabile costruzione dell’impero di Lord Voldemort, ed avevano dovuto prendere provvedimenti.

Ognuno aveva qualcosa da perdere e molto da difendere, si erano rimboccati le maniche e avevano impugnato le proprie bacchette. Le loro mani tremavano, nessuno escluso, il giorno della battaglia, nessuno era realmente pronto ad affrontare uno scontro diretto.

La decisione dei movimenti, la fermezza delle convinzioni, la sicurezza degli intenti teorizzate nelle cene di famiglia avevano ben presto svelato la loro fragilità. Nessuno voleva realmente una guerra, né rischiare la vita, né avere la vita di qualcuno sulla coscienza.

Draco lo aveva capito prima di tutti e non aveva saputo come spiegarlo.

Draco a differenza di altri non aveva avuto scelta, a lui era toccata una minaccia che non aveva saputo sopportare fino alla fine.

Il peso del suo segreto aveva scavato un solco profondo in lui.

Pansy Parkinson era stata la prima a vederne le tracce, a leggerne i perché. In preda al panico lui aveva chiuso il libro sotto il suo naso, perché non potesse leggervi oltre. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di terribile se lei avesse scoperto ogni cosa, e già allora non riusciva a distinguere se la paura maggiore fosse per il piano che sarebbe fallito, o per Pansy, che ne sarebbe stata coinvolta.

Non che non volesse una spalla, un appoggio, qualcuno con cui dividere il fardello. Dopotutto Potter aveva i suoi fidi compagni, e Draco si sentiva svantaggiato in quel confronto. Pansy e Blaise avrebbero potuto molto, ma sentiva che non c’era spazio per loro.

Lui non era in grado di concederglielo e l’immagine di suo padre era un baluardo difficile da espugnare. Lucius Malfoy aveva fatto tutto da solo.

«E ha perso» gli disse una sera Pansy, con uno sguardo terribilmente serio.

Draco non trovò niente da dire sul momento, perché infondo gli sembrava la verità.

 

Da quella sera gli eventi precipitarono poi, senza un momento di tregua o di indecisione. Le cose iniziarono a sfuggirgli di mano, quando era ormai troppo tardi per chiedere aiuto e ammettere di non essere abbastanza bravo e scaltro da uccidere qualcuno. I giorni si susseguirono veloci e terribilmente lente le notti. Scoprì cosa fosse l’insonnia e cosa gli incubi. Desiderò avere qualcuno a cui raccontarli ma poi raccontò a se stesso di quanta incomprensione avrebbe trovato negli altri e mise a tacere in quel modo il suo bisogno.

Blaise e Pansy occuparono sempre le sue giornate, ogni spazio libero, per quanto lui fosse diventato ombroso e intrattabile. Theodore Nott gli dichiarò apertamente guerra un pomeriggio, ma Draco non prestò neanche ascolto alle sue parole, troppo preso a cercare di non far uccidere suo padre e sua madre.

La maggior parte della gente che divideva la sua stessa Casata avrebbe ritenuto che per uno come Lucius Malfoy neanche ne sarebbe valsa la pena. L’opinione comune vedeva suo padre come un venduto al prezzo più basso, incapace di vivere senza un padrone. Ribolliva di rabbia al solo pensiero che la considerazione per suo padre giungesse a livelli tanto bassi e soprattutto tanto ingiusti, ma non disse mai a nessuno quanto sbagliati fossero i loro pensieri, perché nessuno mai li espresse a voce alta.

Non spiegò mai a nessuno che genere di uomo fosse suo padre, quanto imperfetto e quanto facile da amare tuttavia per un figlio. Forse perché lui stesso non ne era tanto consapevole allora.

Scoprì l’idea che aveva di Lucius tutto in quel periodo, quando lui era lontano e non poteva coprirlo con la sua ombra.

Allora Draco si rese conto della mancanza che avesse di suo padre. La rigidità con cui era stato cresciuto gli tornò utile nei momenti più impensati. Tutta la rabbia provata verso il genitore, per l’austerità della sua figura che lo rendeva tanto irraggiungibile e difficile da emulare, scomparve nel giro di un niente, quando si rese conto che gli veniva da piangere al pensiero di non poterlo più avere per sé.

Era suo padre, questo avrebbe voluto spiegare a tutta l’altra gente. Ma che potevano saperne loro? Di quanto ci fosse nascosto nelle pieghe del suo mantello.

Certo che valeva la pena salvarlo, era suo padre e per suo padre lui avrebbe anche accettato l’idea di poter morire, l’unico pensiero che gli era insopportabile, era quello di fallire nel suo compito e di deluderlo una volta di più.

 

I'll be your mirror
reflect what you are, in case you don't know
I'll be the wind, the rain and the sunset
the light on your door to show that you're home

[I’ll be your mirror – Velvet Underground]

 

Non sopportava gli sguardi della gente, il giudizio degli altri – di cui lui aveva ampiamente fatto parte prima di finire dall’altro lato della barricata – non tollerava le mani sulle spalle di chi si sentiva triste per il suo muso lungo e soprattutto odiava le domande della gente.

Si sentiva un derelitto.

Certi giorni non faceva altro che mendicare attenzioni di nascosto dagli altri. Capitò una mattina.

Si alzò e scoprì che più che la soluzione al suo dilemma, avrebbe desiderato un po’ di comprensione. Che qualcuno gli chiedesse come stai invece di fingere che fosse il solito Draco, strafottente e sardonico. Però non era in grado di gestire quel suo bisogno, in verità.

Tanto è vero che quando fu Pansy a fargli capire implicitamente di essere preoccupata per lui, reagì come lo stronzo che era sempre stato, quando i giochi erano facili.

Quando non aveva bisogno di conforti e sicurezze, perché era capace di procurarsele da solo.

Pansy però non si ritrasse. Mascherò dietro un sorriso sornione la ferita al suo orgoglio; finse di averlo capito quando invece si domandava perché non le concedesse qualcosa di più. Perché non si concedesse qualcosa di più.

«Non sono affari che ti riguardano Pans».

Le disse bruscamente, guardandola storto.

«Draco, tu sei un affare che mi riguarda».

I suoi occhi neri non vacillarono nel dirlo, non mollarono la presa neanche un istante e lui ne fu spaventato e ipnotizzato al tempo stesso. Fu lui ad abbassare lo sguardo, incapace di ringraziare e di spiegare il suo stupore. Ancora una volta pensò a suo padre, a cosa sarebbe stato di loro se anche lui si fosse sentito dire una cosa simile, a tempo debito. Se fosse questo il genere di cosa capace di salvare qualcuno dalla fine.

«E’ complicato»

Borbottò allontanandosi da lei e dal suo profumo. Iniziava a confondersi.

«Fa un tentativo»

«No».

Sperò che la sua ostinazione la inducesse a lasciar perdere.

«Come vuoi»

Concluse lei, alzandosi dal divano e raccogliendo le sue cose. Draco si sentì quasi tradito da quella arrendevolezza, nonostante avesse sperato che lasciasse perdere sul serio. Si voltò a guardarla, mentre lei era impegnata in altro, con uno sguardo perso tra il sollievo e la delusione. Sarebbe tornato tutto come prima dopo quella parentesi. Lei avrebbe iniziato ad ignorare le sue occhiaie, il pessimo umore, lo sguardo assente, come facevano tutti gli altri, e avrebbe suggerito a Blaise di fare lo stesso.

«Vado a dormire. Dovresti farlo anche tu, a dire dalla tua faccia».

C’era un contegno offeso nella sua voce. In piccola parte lo sollevò di nuovo.

«Mhmh.»

Mormorò assente lui. Guardava fisso davanti a sé, dietro la finestra chiusa. Ma in realtà gli occhi seguivano i movimenti di Pansy, riflessi nel vetro. Osservò il suo indugiare, il rallentare gli ultimi gesti, prendendo tempo, incerta se aggiungere altro, se fare qualcosa, almeno la metà di tutto quello che avrebbe voluto fare. Ancora una volta sperò che lo facesse, temendolo al tempo stesso.

«Comunque, sei carino anche così».

Fece fatica a non voltarsi, a non muovere un muscolo, a non sorridere.

«Con le occhiaie».

Soggiunse lei. Draco non poteva vederla ma avvertì il sorriso tra le sue parole. Nel muoversi nel piccolo ambiente della Sala Comune non faceva il minimo rumore, era tutto un soffio leggero, che però spandeva il suo profumo ovunque.

«Fammi il favore di non dire a Blaise che ti ho detto queste…»

La sua voce si era spezzata quando lui l’aveva fermata, stringendole le dita gelide attorno al polso sottile. Da lì il profumo era ancora più forte. Delizioso avrebbe detto sua madre, come aveva detto del paralume nell’ingresso, regalatole da Lucius.

C’era un’attesa nei suoi occhi, che lui non seppe tradire.

La baciò e non fu per ringraziarla, ma perché tutto sommato gli andava di farlo. Non è che lo volesse e basta, è che gli sembrava quasi necessario, per se stesso. Dopotutto lei glielo aveva offerto, con tutto quell’insistere per farlo parlare. Era solo il suo modo di prendere l’offerta, non c’era niente di sbagliato, di disdicevole… niente di più perfetto.

Non era una promessa e sapeva che Pansy ne fosse consapevole.

Era troppo intelligente e tutto sommato lo conosceva troppo bene per poter credere diversamente.

Era solo un bacio e l’espressione di un desiderio.

L’ammissione di un progetto che più volte lo aveva sfiorato, di certo più volte di quanto lei si fosse concessa di credere, per non illudersi. Da quando i loro genitori li avevano presentati, lasciando ad intendere che una più che simpatia tra loro sarebbe stata gradita.

Da allora fino a quel momento, gli era capitato di pensare che avrebbe potuto baciarla molto a lungo e non sarebbe stato un favore fatto a nessuno se non a se stesso.

E lei era sembrata d’accordo.

 

●●●

 

Poi ogni cosa si era compromessa, fino a quel punto.

Al punto in cui lui aveva sposato una donna bella, forse più bella di Pansy, ma che non riusciva a comprendere fino in fondo gran parte delle ragioni di suo marito.

Astoria era allegra e propositiva. Era entrata a Malfoy Manor piena di idee in fatto di arredamento, e progetti su feste e ricevimenti, che avrebbero calcato le gesta della precedente padrona di casa. Lui l’aveva lasciata fare, stordito da tutto quello che era successo.

Poteva dire di essersi sposato con una certa inconsapevolezza.

Suo padre al matrimonio non c’era, ancora impegnato a scontare i suoi errori, ad Azkaban, e Draco non era stato in grado di spiegare l’intensità della sua mancanza.

«Forse dovresti aspettare» gli aveva detto Pansy, pochi giorni dopo la rivelazione dell’imminente matrimonio e lui non aveva capito.

Troppo preso a cercare il coraggio di guardarla ancora in faccia. A cercare un modo per resistere alla tentazione di prenderla tra le braccia e baciarla ancora come quella volta, come tutte le altre che c’erano state.

Non aveva capito che Pansy intendeva aspettare suo padre e non lei.

E quando il giorno del matrimonio aveva sentito quella fitta lancinante al pensiero che suo padre non fosse lì, e aveva compreso le parole di Pansy, si era accorto di tutto il sentimento che aveva per lei e di quanto fosse lei a meritarlo.

Se ne era accorto tragicamente, irrimediabilmente, troppo tardi.

 

●●●

 

When you think the night has seen your mind
that inside you're twisted and unkind
let me stand to show that you are blind
Please put down your hands
'Cause I see you

[I’ll be your mirror – Velvet Underground]

 

«C’è qualcosa che posso fare per te?»

Chiese con ironia rivolgendosi all’amico.

Blaise aveva alzato le spalle, con la sua solita aria di noncuranza. C’era molto che Draco Malfoy avrebbe potuto ma che era troppo pigro per fare effettivamente.

In un gesto di somma gentilezza ad esempio, avrebbe potuto mettere al lavoro la sua mente infida e machiavellica – quella che il mondo intero sapeva possedere – e trovare un escamotage per togliergli di dosso Millicent Bullstrode. O per renderla sufficientemente carina perché lui si sentisse lusingato e stimolato dal suo amore indefesso.

Avrebbe potuto lasciare sua moglie, su due piedi, e portare dentro Malfoy Manor la vera e giusta padrona di casa; che non sarebbe stata una perfetta donna di mondo, dal sorriso affabile e capacità oratorie invidiabili per intrattenere gli ospiti; né un amante sempre vogliosa o una futura amorevole madre dei pargoli Malfoy; e non sarebbe stata neanche la donna dei sogni scelta da Narcissa Malfoy o una discendente di stirpe reale o chissà chi altro. Sarebbe stata una donna elegante e intelligente, in grado di dare torto a Draco Malfoy con sfrontatezza e coraggio. Capace di amare il suo pessimo carattere e farsi amare per il proprio, di incastrarsi perfettamente con i lineamenti spigolosi del suo volto e avere in comune con lui una lunga serie di difetti.

Era così fastidiosamente banale, che fosse Pansy Parkinson, che quasi trovava imbarazzante dirlo.

Ma comprendeva la dolorosa consapevolezza di Draco, nel saperla la donna perfetta per lui perché altrettanto ambita e amata. E sapeva anche che se c’era qualcosa in grado di sfinire e distruggere Draco Malfoy, era non poter avere qualcosa di sinceramente desiderato.

«C’è qualcosa che io posso fare per te?»

Draco lo guardò con uno sguardo sinceramente preoccupato e irrisorio, e per riprendersi dallo shock si accese un’altra sigaretta.

«Ti ho già fatto capire in lunghi anni che non sono interessato alle tue prestazioni sessuali»

Rispose assaporando l’odore di bergamotto della sigaretta, rigorosamente senza filtro. Blaise finse di incassare il colpo e sfoderò la migliore faccia affranta che la sua vasta gamma di teatralità espressiva gli consentiva.

«Che vuoi farci, il bianchiccio della tua pelle accende in me fuochi roventi»

Portò nel mentre una mano all’interno della giacca, estraendone una busta rettangolare in perfetto stato di conservazione. Draco la guardò incuriosito.

«Naturalmente la sola idea mi repelle» si affrettò ad aggiungere dissacrante, con un tono molto deciso e un accento molto virile.

«Sono venuto per questa».

Draco esitò diffidente prima di allungare la mano a prendere la busta.

«Che cos’è?»

«Un avviso di sfratto».

Alla risposta a colpo sicuro di Blaise sopraggiunse un colpo molto forte da parte di Draco.

«Idiota»

«Ah-ah non piangere sul Crabble vessato»

Commentò serafico al tono poco cordiale usato dall’amico. Draco si riservò alcuni secondi per accertarsi che lo avesse detto davvero, prima di sollevare gli occhi dalla carta intestata della busta.

Blaise ebbe bisogno di alcuni minuti di sincera riflessione per giungere alla conclusione definitiva.

«D’accordo, era un po’ indelicata».

Draco annuì ridendo sotto i baffi, e fece per aprire la lettera, momento in cui Blaise recuperò il proprio mantello, rubò la sigaretta dalla bocca di Draco e annunciò che avrebbe tolto il disturbo.

«Credevo che avresti saccheggiato la riserva di liquore prima di sollevarmi dalla tua nefasta presenza» osservò Draco.

Blaise allacciò il mantello sotto al collo.

«Lungi da me essere presente al momento in cui diventerai un uomo distrutto. Le tristezze della guerra e i suoi orrori mi sono bastate».

A quel punto Draco si sentì legittimato a preoccuparsi per se stesso.

«Deduco che ci vedremo dopodomani sera».

Asserì indicando con un cenno del capo la lettera di invito al ricevimento a Nott Manor che Draco aveva ancora in mano. Draco abbassò lo sguardo sempre più perplesso.

«Porta i saluti alla tua incongrua metà».

Poi svanì in una nube di profumo francese e bergamotto.

 

 

What’s next

 

“Se Pansy Parkinson fosse morta, Astoria avrebbe potuto fare leva sulla crudeltà del destino e l’inevitabilità delle leggi di natura. Ma Pansy era viva”.

 

“Nel silenzio di Malfoy Manor, di cui per quei due giorni e quelle due notti erano stati i soli padroni, avevano stappato una bottiglia di vino rosso”.

 

 

Thanking…

 

sweetchiara: Blaise è insopportabile, non vorrei mai avere a che fare con lui temo =P O potrei rischiare di cadere nella malattia di Millicent XD La solitudine degli Slytherin è un pensiero che condivido, li ho sempre immaginati un po’ così, scostati dal mondo comune un po’ per loro scelta un po’ per la natura che li riveste. Però penso anche prima o poi tutti i serpenti cambiano la muta, no? XD Grazie per i commenti che lasci, spero che questo Draco non deluda troppo.

Nissa: Se Theodore avesse una capacità d’agire credo che mi farebbe causa per diffamazione e per rovina dell’immagine pubblica XD Ma pazienza, al prossimo turno giuro che mi impegnerò a trovare un’altra vittima dell’angst che Pansy e Draco creano. -> ci crede poco anche lei, si è affezionata. Spero che anche questo capitolo sia all’altezza delle aspettative, un bacio =)

B e r t a: Grazie mille *_* Eccoti il seguito ^^ Bacio.

 

 

Piccolissimo appunto.

Mi rendo conto di essere un po’ monotematica con gli spunti con le citazioni musicali in ogni capitolo XD Sono tutte canzoni e artisti che amo visceralmente e ne consiglio l’ascolto però ^^

/ Fine pubblicità occulta a chi non ha bisogno che gliene venga fatta.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Briseide