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Autore: Marty_199    19/06/2015    3 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                         UN BACIO PER SCOPRIRE NUOVI SENTIMENTI 

Eulalia seguiva Duncan in silenzio, stavano salendo la scala antincendio fino alla fine, poi davanti gli si parò una porta, Duncan frugò nella tasca della tuta tirando fuori una piccola chiave, Eulalia vedeva poco, tutto era buio e lì dove erano non si trovava nemmeno una luce, solo quelle dei lampioni di sotto nella strada, ma la loro luce non riusciva ad arrivare fino a loro. Sentendo lo scatto e il cigolio della porta che si apriva si avvicinò.

<< Duncan ma dove andiamo?...>> lui le fece un semplice cenno per dirle di fare silenzio, prendendola di nuovo per mano, ed Eulalia per qualche motivo si sentì più al sicuro, non perché avesse paura che le succedesse qualcosa, ma sentire le loro mani intrecciate gli scatenava un calore all’interno del corpo che piano si espandeva.
<< Guarda dove metti i piedi, sennò ti addobbi>> si trovarono davanti un altro pezzo di scala, arrivati alla cima, un muretto basso sbarrava loro la strada, Duncan le lasciò la mano e scavalcò, Eulalia fece lo stesso con meno agilità, appena seduta sul muretto saltò giù, non era alto ma Duncan l'afferrò piano per i fianchi alla fine della caduta, come per assicurarsi che arrivasse in piedi, quel semplice contatto scatenò un brivido sulla schiena di Eulalia che cercò comunque di ignorarlo e ripresa la mano di lui avanzò.

Erano arrivati, si trovavano sul tetto dell’edificio, in una specie di terrazzo delimitato da un muretto e Duncan la portò proprio vicino il cornicione. Eulalia rimase stupefatta, davanti a loro si estendevano vari palazzi tutti uguali tra loro, ma proprio la parte nella quale rivolgevano lo sguardo era la più libera e lasciava uno spazio vuoto dal quale Eulalia in lontananza riusciva a vedere un minuscolo Empire State Bulding con i suoi colori natalizi, il rosso e il verde che illuminavano il palazzo, gli edifici più alti e tutte le luci che provenivano da essi, compresi quelli più bassi dai quali uscivano altrettante luci, creando dei giochi di colore.
<< E’ bellissimo.>>
<< E’ senz’altro uno dei miei preferiti, a New York non si può avere il massimo dei panorami, ma non mi lamento.>>
<< Come mai non c’è nessuno? E perché era chiuso?>>
<< Perché in realtà non si potrebbe accedere fino a qui su, qualcuno dice sia pericoloso ma sono tutte cazzate, è da quando ho questo appartamento che ci vengo e non mi è mai successo niente.>>

Eulalia continuò a guardare il panorama mentre lo sentiva parlare e gli stringeva la mano.
 

 

 

Duncan la guardava con un misto di curiosità e soddisfazione del sapere di essere lui l’artefice del piccolo sorriso e dell’espressione gioiosa e sperduta nelle luci della città di lei, abbassò appena lo sguardo, la sua mano era tremendamente grossa in confronto a quella piccola e dalle dita sottili di Eulalia, la strinse di più, quel contatto gli piaceva e se lei non aveva neanche tentato di spostare la mano voleva dire che non le dispiaceva. Duncan si avvicinò al bordo, lasciando piano la sua mano e saltando in piedi sul muretto, cominciò a camminare tranquillo sul cornicione, era abbastanza largo da poterci far entrare anche due persone insieme.

Spostò gli occhi scuri verso il basso, vedendo l’asfalto, i lampioni, le macchine e le persone camminare ognuno immerso nella propria vita. Poi spinto dal solito sentimento di nostalgia volse lo sguardo al cielo, le stelle non si lasciavano intravedere bene tra le nuvole di quella sera, eppure col fatto di trovarsi sul tetto del suo palazzo riusciva a scorgerle appena, allargò le braccia e chiuse gli occhi respirando profondamente.
Duncan ricordava bene la prima volta che aveva fatto questo gesto, quando era venuto a vivere in quel appartamento, era anche una delle prime volte in cui era andato a trovare la madre all’ospedale, vederla in quelle condizioni aveva scatenato in lui una serie di emozioni dietro l’altra, per prima era sopraggiunta la tristezza, poi la rabbia e infine la disperazione più totale, era corso fuori dall’ospedale di tutta fretta, senza mai fermarsi nemmeno per le strade e quando era arrivato a casa possedendo già la chiave della terrazza era uscito dalla finestra in un folle momento di disperazione e aveva corso per tutte le scale e non appena arrivato sulla terrazza si era fiondato sul muretto lanciando un urlo al cielo per far si che la disperazione uscisse e lo lasciasse affogare nel dolore. Non lo aveva fatto solo per la madre, ma per liberare tutta la frustrazione e la rabbia che aveva dentro, accumulata nel tempo verso la sua famiglia, stranamente a come aveva pensato si era subito sentito meglio e solo dopo si era concesso di guardare il cielo e aveva aperto le braccia respirando profondamente, trovando un poco di pace che gli serviva.

In quell'occasione l’unica immagine che gli si era presentata era quella della madre, non di quando era in coma, bensì quando era piena di vita e poteva ancora sorridere.
Ora invece le emozioni che provava erano diverse, la disperazione non c’era e neanche la tristezza, solo quella strana sensazione di serenità, che gli capitava di sentire in quei giorni da quando era in compagnia di Eulalia, ecco proprio l’immagine di lei ora si stava formando nella mente, i capelli rossi che le incorniciano il volto, la pelle del viso chiara, i profondi occhi azzurri e il suo piccolo solito sorriso.
<< Ei che fai?>>

Duncan smise di vedere la sua immagine nella mente per guardarla con i propri occhi, si girò verso di lei, restando sempre sul cornicione e lasciandosi i palazzi alla spalle, i capelli ora le erano mossi dal vento, le guance e il naso rossi per il freddo mentre gli occhi azzurri sembravano più scuri, anche se alcune luci della città riuscivano a far risaltare uno spiraglio di azzurro, per non parlare del fatto che avendo la pelle così chiara tutto di lei risaltava meglio, il colore degli occhi e dei capelli, il rosso sulle guance e il colore roseo delle labbra. Duncan fremeva dalla voglia di poter riassaggiare quelle labbra, di poterle sentire di nuovo a contatto con le sue.
<< E’ davvero una forza, quasi volo, prova>> Duncan allungò la mano verso di lei, che sembrò esitare un momento.
<< Fa un po’ paura, è alto.>>
<< Non sei mica da sola>> le fece cenno con la mano di venire ed Eulalia annuì prendendo la sua mano, Duncan la aiutò a salire sul muretto, constatando che aveva ragione, lo spazio del cornicione permetteva di entrarci in due.
<< E un pezzo è fatto>> Duncan la portò davanti a sé, per permetterle di vedere il panorama che le si stendeva davanti, ma lei abbassò lo sguardo al di sotto del muretto.
<< Oddio, è alto>> Eulalia strinse la presa della mano di Duncan, che ormai non badava più al panorama né al cielo, l’unica cosa alla quale prestava attenzione era lei.
<< Forza, allarga le braccia e guarda in alto, chiudi gli occhi e respira profondamente.>> Duncan si avvicinò a lei, da dietro le mise le mani sotto le braccia facendogliele allargare piano.
<< No no tienimi ho paura.>>
<< Ma che fifona>> Duncan sorrise e spostò le mani dalle sue braccia ai suo fianchi, era un tocco leggero ma saldo.
Non ti lascerò cadere, è sicuro.”
Duncan lasciò per un attimo la presa, facendo salire la sua mano verso l’alto per poterle sollevarle il mento verso l’alto, per poi riposarla sui fianchi, ricordava bene ciò che Eulalia gli aveva detto, quale fosse la sua scena preferita di Titanic e di certo non poteva riprodurla alla lettera, ma ci aveva almeno provato.

Guardò Eulalia di lato e lei aveva il viso sereno, gli occhi chiusi e le labbra incurvate in un leggero sorriso, sentiva dentro una strana sensazione, era sereno e si sentiva come pieno, un leggero calore gli si estendeva dentro lentamente, come a volerlo riscaldare dal troppo gelo che conviveva in lui.

Duncan aveva il viso vicino quello di lei, guancia a guancia, la osservò con la coda dell’occhio, era forse questo quello che la gente intendeva per essere innamorati? innamorati per davvero..
“Perché la fisso? Che mi prende?”
Duncan la guardò e sentì una morsa allo stomaco, strinse leggermente la stretta della mani sui suoi fianchi.
“Oddio, sono... sono per caso innamorato? Io? Non può essere, eppure la guardo e mi viene da sorridere.”
Tutte quelle domande e pensieri gli frullavano nella testa senza sosta, la guardava fisso, godendosi ogni piccolo particolare del suo viso.
“Sono innamorato a quanto pare, cazzo non ci voleva.”
<< Ei, mi tieni vero?>> la voce di Eulalia che gli giunse alle orecchie era sottile e serena, tanto che gli venne da sorridere.

Duncan serrò appena la mascella e lentamente, sempre tenendola per la vita, la fece girare verso di sé, i suoi occhi incontrarono i suoi, nero contro azzurro mentre le braccia di lui scivolarono tutte intorno alla sua vita stringendola e avvicinandola lentamente verso di sé, portandosela attaccata al proprio petto, Duncan a dispetto di come poteva apparire non era serio, solo teso, Eulalia poggiò le mani sul suo petto ricambiando lo sguardo col suo.
<< Questa è la cosa più carina che qualcuno abbia fatto per me.>>
<< Ricordavo bene quale fosse la tua scena preferita, spero sia venuta fuori abbastanza bene.>>
<< Non abbastanza, era perfetta>> Eulalia sorrise, anche per Duncan lo era stata, ma semplicemente perché la ragazza che aveva portato e che stringeva tra le braccia era lei.
<< Qualcosa non va?>>
<< Non lo so, prima devo verificare>> Duncan non le diede tempo di capire che la baciò stringendola e portandola verso di sé, Eulalia sembrò sorpresa, portò le braccia intorno al suo collo dischiudendo le labbra e rispondendo al bacio, lasciandogli libero accesso alla sua bocca.

Duncan ne approfittò e il bacio non fu più solo uno sfiorarsi di labbra ma divenne più profondo, era lento, diverso, Duncan sentiva espandersi dentro di sé sensazioni che non credeva di poter provare, non aveva nessun doppio fine voleva solo baciarla per godere di quelle labbra morbide che ora erano sue. Lasciandosi andare il bacio diventò tanto passionale da fargli mancare anche il respiro, ma non gli importava, niente doveva portargliela via e sembrava non riuscisse neanche più a fermarsi, avrebbe potuto far continuare quel bacio per ore, dimenticando per un momento ciò che lo circondava.

Fu Eulalia a staccarsi piano dal bacio e ad allontanarsi appena, si guardavano negli occhi senza sapere cosa dire, sperando inconsciamente tutti e due che uno dei due dicesse qualcosa, entrambi erano stati attratti l’uno a l’altra come avrebbe potuto esserlo due calamite.

Duncan si fece poco indietro, dimenticandosi stupidamente che si trovavano sul cornicione, dopo due passi trovando il vuoto sotto di sé si sbilanciò cadendo all’indietro e portandosi dietro anche Eulalia che nel cadere gli diede una gomitata allo stomaco.
<< Cristo>> gemette di dolore Duncan portandosi le braccia intorno allo stomaco, annaspando in cerca d’aria, Eulalia era ancora sopra di lui.
<< O mio dio, scusa non volevo.>>

Duncan poggiò il capo all’indietro chiudendo gli occhi e facendo un respiro profondo, poi tornò a guardarla negli occhi.
<< Forse dovremmo tornare, sento che rischio di morire stasera.>>

Lo sguardo di Eulalia rimase fisso su quello di lui per un po’, poi annuì mortificata dell’essergli caduta sopra e si alzò seguita da Duncan, fece qualche passo verso la scaletta mentre sentiva che Eulalia gli camminava dietro, lui allungò la mano verso quella di lei prendendola e stringendola con la sua, non sentì nessuna protesta, anzi anche lei strinse un poco la presa ma rimase in silenzio, esattamente come Duncan, che non sapeva bene cosa dirle, sperava solo che quella stretta di mano riuscisse a trasmetterle qualcosa.

Fecero tutto il percorso al contrario in silenzio, arrivando fino alla finestra, a quel punto Duncan lasciò la presa alla sua mano, prese una piccola rincorsa e saltò per aggrapparsi al bordo della sua finestra, situata un poco più in alto di dove poteva arrivare lui con un semplice salto, una volta aggrappato si issò su facendo leva sulle braccia e entrando in casa dalla finestra che era già mezza aperta.
Si affacciò guardando giù sulle scale anti-incendio e allungò le braccia verso Eulalia, che lo guardava sorpresa.
<< Dovrei saltare?>>
<< Sì, allunga le braccia e salta, fa un bel salto così ti prendo>> Duncan si sporse un po’ di più dalla finestra, con le braccia sempre tese verso di lei, Eulalia prese una piccola rincorsa saltando più che poteva e allungando le braccia verso di lui, che la afferrò e senza molta fatica la issò su dalle braccia, facendola appendere alla finestra e da li la aiutò a salire e scavalcare, una volta dentro Duncan la guardò sorridendo.
<< E’ facile uscire, non è altrettanto facile rientrare.>>
<< Ma come hai fatto a tirarmi su così?>>
<< Non lo so, l’ho fatto e basta, non che pesi chissà quanto>> Duncan fece un piccolo sorrisetto contraccambiato da lei.
<< E’ tardi non trovi? Ti accompagno alla porta della camera di Kevin, anche perché penso sia chiusa>> Duncan si sentiva stranamente e fastidiosamente impacciato e lo odiava. Eulalia camminava dietro di lui, appena davanti la porta Duncan la aprì, naturalmente era aperta e questo lo fece sentire un vero e completo idiota. Una scusa più stupida non avrebbe potuto trovarla.
<< Okay, io vado a dormire>> Duncan indicò sempre impacciato la porta della sua stanza, senza staccarle gli occhi di dosso, sembrava non riuscisse neanche più a muoversi, Eulalia era davanti la sua porta sorridente, aveva le guance leggermente rosse e lo guardava come se si aspettasse qualcosa.

Duncan si portò la mano dietro il collo, massaggiandolo piano.
<< Allora buonanotte>> Duncan si girò restando un attimo fermo, poi entrò nella sua camera.
“Che bella figura, un idiota impacciato ecco cos'ero!”
 Una volta dentro la sua camera sorrise d’istinto e andando nel suo bagno si infilò sotto la doccia.

Appena fuori si rivestì senza indossare la maglietta e si buttò sul letto, non aveva neanche controllato che ore fossero, sapeva solo che era tardi ma non aveva sonno, guardava il soffitto sdraiato scomposto a pancia in su, le braccia dietro la testa con una gamba piegata e l’altra distesa, tutto ciò successo quella sera gli ripassava davanti gli occhi come la scena di un film, sembrava che le scene si ripetessero ogni volta, non che la cosa lo disturbasse, ma di certo gli impedivano di dormire. Istintivamente si girò verso la porta comunicante con la stanza in cui adesso si trovava Eulalia.
<< Non starà già dormendo?>> Duncan si alzò sistemandosi i pantaloni della tuta e uscendo dalla sua camera diretto a quella di Eulalia, certo aveva anche la porta comunicante, ma pensava che entrare da quella principale della sua stanza facesse più bella impressione, anche se non sapeva bene neanche lui il perché pensasse questo.

Arrivò davanti la porta di Eulalia e alzò la mano per bussare, ma si fermò, stranamente indeciso, voleva bussare o magari poteva entrare direttamente, ma poi cosa le avrebbe detto? Scuotendo la testa, Duncan si girò per tornare in camera sua.
“Avanti! Mi basta formulare una frase! Non posso fare il rammollito!”
Si girò di scatto tornando davanti la porta di Eulalia, si passò una mano tra i capelli tirandoli indietro e grattandosi la guancia, facendo avanti e indietro per un po’, doveva trovare qualcosa da dire, non voleva sembrare quello che adesso entrava e se la voleva portare a letto, ma neanche un idiota che bussava senza avere niente da dire.
“Oh avanti! Non devo fare il cacasotto!”
Improvvisamente Duncan sentì un ringhio, si girò di scatto vedendo che dietro di sé c'era Estel che lo guardava e scodinzolava ringhiando con la lingua di fuori, sicuro voleva giocare.
<< No>> sussurrò Duncan ma servì a ben poco, Estel prese la rincorsa verso di lui.
<< No, no no>> fece giusto in tempo a mettere le mani davanti che Estel saltandogli addosso lo buttò all'indietro, la porta di Eulalia doveva essere aperta, perché non appena la schiena di Duncan la toccò si sentì cadere all'indietro, la porta si spalancò lasciandolo cadere per terra nella camera di lei. Almeno era riuscito a entrare, anche se non nel modo in cui avrebbe voluto.

 

 

 

Eulalia non riusciva a prendere sonno, le era quasi impossibile, con la mente non faceva che riandare a pensare a ciò che era successo con Duncan, era già il terzo bacio con lui, anche se effettivamente gli altri due quasi non valevano, quindi questo poteva essere considerato il loro primo vero bacio, ed era stato davvero perfetto, insomma tutta la serata lo era stata, quando Duncan aveva pensato di salire sul tetto, quel momento magnifico in cui l’aveva fatta salire con lui, Eulalia era morta dalla paura stando su un cornicione così in alto, ma non appena lui l’aveva sorretta si era sentita al sicuro, tutto sembrava essere parte della scena di un film, eppure tutto le sembrava così strano.                                                
Eulalia si infilò sotto le coperte, toccando con le dita l’amuleto regalatogli da Duncan esattamente quella sera, il bacio era stato dolce e troppo perfetto, sembrava che Duncan avesse fatto pratica con centinaia di ragazze prima di lei, cosa che sicuramente era possibile, eppure anche se Eulalia aveva avuto paura, dentro di sé aveva sentito qualcosa che la spingeva a ricambiare e non aveva esitato a lasciarsi andare a quell’impulso, era una sensazione meravigliosa, senza saperlo anche lei desiderava tanto quel bacio, l’unica cosa a bloccarla era la paura, la paura e la consapevolezza che prima o poi quel momento e quella sensazione sarebbero spariti e lo stesso avrebbe potuto fare Duncan, odiava se stessa per la sua stupida e continua paura dell’abbandono, ma non riusciva a fare a meno di conviverci.
Un botto proveniente dalla porta della camera la fece alzare di scatto, la luce era ancora accesa e appena si girò vide Duncan steso a terra, con addosso Estel che gli leccava la faccia, per poi allontanarsi e mordere il lembo dei pantaloni all’altezza della caviglia e tirare.
<< Estel! Molla!>> Duncan si teneva i pantaloni con le mani, mentre Estel ringhiava e con tutte le forze li strattonava abbassandoli sempre di più, lasciandolo solo in mutande.
<< Lasciami!>> Duncan girò lo sguardo verso Eulalia, che guardava senza sapere cosa fare.
<< Estel lasciami! Molla forza!>>

Eulalia scoppiò a ridere e si avvicinò, cercando di allontanare Estel che però era tosta a mollare, ormai i pantaloni di Duncan erano scivolati fino alle ginocchia e con lui che imprecava, Eulalia non riusciva a non ridere, si lasciò cadere all’indietro portandosi dietro anche il cane, che con un ultimo strattone levò i pantaloni a Duncan e li portò fieramente verso la sua cuccia, Duncan si mise inginocchio.
<< Ohè!! Torna qua maledetta!>>

Eulalia si sentiva quasi le lacrime agli occhi dalle risate, e vide Duncan lanciarle uno sguardo di rimprovero.
<< E tu non ridere! Estel ridammi i pantaloni!>> vedere Duncan in mutande e con i capelli all’aria mentre urlava dietro un cane, non fece altro che farla ridere ancor di più.
<< Non ridere!>>
<< Come faccio? Stai urlando in mutande.>>
<< E allora?>>

Eulalia ridacchiò.
<< Fa ridere il fatto che sbraiti in mutande contro un cane.>>

Duncan si alzò prendendo un cuscino e premendolo in faccia a Eulalia, che rideva soffocata dal cuscino.
<< Non ridere! Non fa ridere.>>

Eulalia spostò il cuscino da davanti la sua faccia e con i capelli all’aria gli fece la linguaccia.
<< Sì invece e anche tanto>> prese il cuscino e glielo lanciò e lui fece lo stesso, centrandola in piena faccia.
<< No.>>
<< Dai, fa bene ridere>> Eulalia si sedette sul letto a gambe incrociate guardandolo, mentre lui era ancora seduto a terra con un leggero broncio offeso.
<< Oltre a irrompere nella mia stanza e mettere il broncio c’è altro?>>
<< Chissà.>>
<< Non fare strani indovinelli o giochetti, li odio>> Eulalia lo guardò, mentre lui alzando lo sguardo su di lei, si alzò da terra sedendosi sul bordo del letto.
<< Stavi dormendo?>>
<< No e a quanto pare neanche te.>>
<< Avevo fame, passavo ma Estel voleva giocare.>>

Eulalia sorrise.
<< Dovresti farti controllare, non è normale che uno abbia sempre così tanta fame>> Eulalia usò un tono scherzoso per nascondere la punta di nervoso che sentiva, Duncan, che le dava le spalle, prese a massaggiarsi piano il collo e poi a sfregarsi le mani, Eulalia lo guardò con attenzione, si capiva molto bene che era nervoso.
<< Ei, sembri preoccupato.>>
<< Mh?>> Duncan si girò per guardarla. << No.>>

Lo sguardo di Duncan era fisso su di lei, talmente intenso che Eulalia dovette abbassare un poco gli occhi, per non arrossire e sentirsi a disagio.
<< Dovevi dirmi qualcosa in particolare?>> lo sguardo basso e la voce di una serietà normale, erano stati traditi dal tono di voce speranzoso che aveva assunto facendo quella domanda, perché lei sperava davvero che ci fosse un motivo per il quale Duncan era lì nella stanza con lei.
<< Ogni volta che ti baciavo o ci provavo, ti allontanavi, allora perché prima...>> Duncan corrucciò la fronte guardandola e facendole intendere che era una domanda, Eulalia arrossì leggermente, questo voleva dire che lui ricordava le altre due volte, ma perché non glielo aveva detto? B'è in quel momento le sembrava davvero poco importante.
<< Non lo so, vedi a me non piace affezionarmi alle persone>> Eulalia parlò con voce bassa, tutta l'ansia che provava la sfogava su un lembo del lenzuolo, stringendolo e rigirandoselo tra le dita.
<< Eppure prima non mi hai allontanato>> Duncan si girò verso di lei, sedendole di fronte a gambe incrociate e guardandolo negli occhi, Eulalia capì che anche lui era teso, ma di certo lo nascondeva meglio di lei.
<< Non volevo farlo.>>
<< No sai, cerco solo di capire>> Duncan si grattò la tempia come fosse il suo modo di mostrare lo stress e l'ansia.
<< Capire cosa?>> a quella domanda Duncan la guardò negli occhi, con una strana intensità.
<< Se potrò rifarlo.>>
<< Non lo so ora ecco, non ci capisco più niente>> Eulalia si passò le mani sul viso e tra i capelli.
<< Si può provare e poi vedere>> Duncan si era avvicinato a lei e ormai gli era di fronte, a poca distanza dal suo viso.
<< Duncan, potrei allontanarti sai>> Eulalia rimase ferma dov'era, mentre Duncan seduto sempre davanti a lei, si alzò leggermente sulle ginocchia fino ad arrivarle proprio di fronte, le loro labbra potevano quasi sfiorarsi.
<< Non lo so se non ci provo>> soffiò Duncan sfiorandole le labbra con le sue, Eulalia abbassò lo sguardo osservando le sue labbra così vicine e desiderando di nuovo quel bacio tanto appassionato.
<< Ma se non lo fai posso cercare di capire la situazione, non ti sembra un po' presto per tutto questo?>> lui scosse la testa per risponderle di no.
<< Resta il fatto che voglio farlo>> sussurrò lui continuando a sfiorarle più volte le labbra con le sue, in modo provocante e dolce.
<< Perché?>> Eulalia continuava a tormentare il lembo del lenzuolo, senza però mai staccare gli occhi da quelli di lui, o allontanarsi, cominciava a piacerle quando si ritrovavano così vicini.
<< Perché, mi piaci.. .e non lo dico tanto per dire, mi piaci davvero Eulalia>> Duncan sussurrò appena queste parole, ma Eulalia le sentì bene e il cuore sembrò fare una capriola, cosa strana, era da tempo che non sentiva una tale sensazione.
<< E perché?>>
<< Non lo so, so solo che ciò che provo è vero.>>

Eulalia ridacchio appena.
 << Non ridere.>>
<< Con te non si può mai ridere>> doveva sembrare un rimprovero, ma le era uscito troppo dolce e scherzoso.
<< Si può fare altro con me>> Duncan fece un piccolo ghigno, come se gli fosse uscito naturale, Eulalia scosse la testa sorridendo.
<< Peccato che a me piace ridere>> disse lei scherzosamente facendo spallucce e godendosi lo sguardo sorpreso e quasi sconcertato di Duncan.
<< Allora in queste settimane hai finto, ti ricordavi gli altri due baci>> Eulalia non poté impedirsi di arrossire.
<< Certo che sì.>>
<< E perché non me lo hai detto?>>
<< Non volevo che sembrasse una cosa seria.>>

Eulalia alzò lo sguardo su di lui.
"ma se ora me lo ha detto deve aver cambiato idea."
Sospirando e portandosi dietro alcune ciocche di capelli ribelli, gli parlò con voce più seria possibile.
<< Ma è vero ciò che provi? Insomma davvero ti piaccio? Perché piacere a una persona certe volte può voler dire solo che ti attraggo, magari per un periodo, come le cotte estive che ci si prende in vacanza.>>

Duncan divenne serio, anche se sembrò pensarci un po' su.
<< Cotte estive? Eulalia tu mi piaci, perché mi chiedi una cosa del genere?>>
<< Perché se vuoi solo divertirti io non sono la ragazza adatta, non è un idiozia, ho visto le ragazze a scuola, non è un rimprovero, ma non voglio certo finire come loro, se devo preferisco non iniziare, io non so reggere.>>
<< Non sai reggere cosa?>> Duncan corrucciò la fronte, alzando un poco la voce.
<< L'abbandono>> Eulalia abbassò lo sguardo, ma Duncan glielo rialzò con la mano sotto il mento.
<< Sei sorda? Okay "piacere" è un concetto abbastanza elementare, ma non so come altro dirtelo, vuoi che ti dica che forse mi sono innamorato di te? Io te lo dico e leggi il labiale se non ci senti>> Duncan la guardò negli occhi serio, Eulalia sentiva il cuore andarle a mille.
<< Penso di essermi innamorato di te.>>

Eulalia ridacchiò bassa, quel "penso" non si poteva sentire, stonava con tutto il contenuto della frase.
<< Ma non è sicuro>> Eulalia lo aveva detto tranquilla, senza ombra di delusione o tristezza, era una semplice constatazione a ciò che aveva detto Duncan, che abbassò lo sguardo ridendo basso.
<< Io non so come dirtelo, però potrebbe essere un altro il vero problema, che non ti interesso e questo mi fa rodere il culo da morire>> Duncan incrociò le braccia come fosse offeso.
<< Oppure ho proprio paura di questo.>>

Duncan corrucciò la fronte in un chiaro gesto che Eulalia lo stesse solo confondendo di più.
<< Del fatto che mi interessi, è di quello che ho paura.>>
<< Non capisco, ti interesso ma hai paura di un abbandono?>> Eulalia annuì leggermente, con lo sguardo basso.
<< E' comunque un idiozia, perché questo vorrebbe dire che dubiti di quello che ho detto e non vedo perché dovresti farlo.>>
<< Di parole così ne ho sentite, ma prima o poi quelle persone se ne sono andate e ho paura che prima o poi te ne andrai anche te.>>
<< Non è detto>> sussurrò Duncan, Eulalia fece giusto in tempo ad alzare gli occhi che sentì le labbra calde di lui premere sulle sue, le mani di Duncan erano come a cornice sul suo volto, ma Eulalia poggiò le mani su quelle di Duncan e si allontanò un po'.
<< Certo che il "penso" stonava è.>>

Duncan sorrise divertito.
<< Abbastanza>> prima che Duncan potesse ribaciarla, Eulalia si allontanò ancora un altro po'.
<< Va bene, stonava ma centra tutto con la situazione, non voglio forzarti né forzare me stessa a provare emozioni e sentimenti tanto forti e importanti, il "penso" non vale solo per te ma anche per me.>>

Duncan la guardava, ed Eulalia continuò chiudendo un attimo gli occhi e sospirando.
<< Quindi, insomma finché la situazione, finché ciò che proviamo non è chiaro, o meglio, finché non ci sentiamo pronti non voglio sentire nessun "ti amo" o cose del genere, perché io non voglio correre, né tanto meno dire una cosa tanto importante solo per... voglio che le cose, che i sentimenti si evolvano con calma.>>

Duncan la guardò serio, poi annuì, Eulalia sorrise soddisfatta di essere riuscita a fargli capire e felice perché lui la capiva. Questa volta quando Duncan la ribaciò, Eulalia dischiuse le labbra e rispose al bacio, era perfetto e dolce come quello di poco prima, anche se sembrava più vorace, come due persone che non aspettavano altro da tutta la sera.

Le mani di Duncan le scorrevano sul collo, passandole sulle spalle e scendendo sulla vita, mentre nel frattempo il bacio diventava sempre più profondo Duncan la avvicinò a sé, Eulalia gli circondò il collo con le braccia mentre sentiva che lui lentamente le faceva poggiare all'indietro la schiena sul materasso, Duncan si abbassò a sua volta verso di lei e le si stese lentamente sopra, reggendo il suo peso su un braccio poggiato vicino il fianco di lei, si staccò per scendere a baciarle il collo, mentre Eulalia tirava indietro la testa per lasciare spazio ai suoi baci, mentre gli accarezzava gli addominali seguendone la linea con le dita, le mani di lui adesso scorrevano sulle sue gambe e nonostante avesse i pantaloni, Eulalia riusciva a sentire benissimo mentre lui le accarezzava lentamente le cosce senza mai smettere di baciarle il collo.

Eulalia non riusciva a pensare a niente se non a quanto le piacessero quei baci, quelle carezze sempre più frenetiche, i baci che si scambiavano sempre più voraci e appassionati, le mani di Duncan ora salivano sulla sua vita, infilandosi sotto la maglietta e salendo, Eulalia gli tirò leggermente i capelli dietro il collo interrompendo il bacio tra loro.
<< Ei non pensare che faremo niente di esagerato.>>
Duncan si lamentò.
<< Ma io voglio farlo>> sussurrò con voce provocante.
<< Non lo faremo, ti ho appena detto che voglio che la situazione si e volga con calma.>>
<< No, hai detto i sentimenti, non le situazioni c'è differenza>> la faccia compiaciuta che aveva assunto nel dirle questa cosa, per lui tanto intelligente, la fece ridere.
<< Rimane sempre no.>>

Duncan la guardò un attimo, poi sospirando amareggiato si ritirò su, rimettendosi seduto di fronte a lei con le gambe incrociate, lasciando intravedere ad Eulalia che tutta quella vicinanza e quelle carezze gli avevano procurato un problema da uomini, le venne istintivo ridacchiare mentre lui la guardava scocciato.
<< E adesso io che dovrei fare è?>>
<< Fatti una doccia fredda>> Eulalia gli sorrise innocentemente, mentre Duncan incrociava le braccia infastidito.
<< Tu la fai facile, non ci posso credere la mia reputazione sfumata da una bambina.>> Duncan si alzò per andare verso la sua camera.
<< Dai su, puoi sopravvivere>> Eulalia ridacchiò soddisfatta dell'essere riuscita a tenerlo a bada.
<< Sappi che non demordo, colpirò quando meno te lo aspetti e allora non riuscirai a dirmi no>> Duncan la indicò con il dito accusatore, prima di scomparire dietro la porta comunicante della sua camera.
<< Questo sarò io a deciderlo!>> gli urlò di rimando Eulalia, ridendo subito dopo e sentendo un mugugno di disappunto provenire dalla stanza di Duncan, poi sentì solo il lieve rumore dell'acqua scorrere dal bagno della sua stanza e poco dopo Duncan che si buttava pesantemente sul suo letto.

Eulalia si sdraiò a pancia in su, guardando il soffitto, provare a fidarsi di qualcuno ormai le era quasi impossibile, era stata delusa troppe volte dalle persone che aveva cercato di amare, l'unica a essersi salvata e a starle sempre accanto era stata Catarina, l'unica per la quale provava veramente fiducia, non c'era mai stato un rapporto madre figlia, ma quello strano rapporto formale ma affezionato di cui ormai non poteva fare più a meno.

Naturalmente con Duncan era diverso ed Eulalia lo sapeva bene, ma questa volta si sentiva pronta, voleva lasciarsi andare alle emozioni che le faceva provare, senza chiudersi in se stessa nascondendole, poteva farlo e voleva farlo, perché sentiva dentro di sé che Duncan era la persona alla quale avrebbe voluto dar la propria fiducia e il proprio amore, quindi si sarebbe fatta guidare da quel istinto, anche se la testa e le esperienze passate le dicevano di no, questa volta avrebbe provato a seguire le emozioni e a lasciarsi andare ad esse, era presto per parlare davvero di amore, ma non abbastanza presto per provare qualcosa l'uno per l'altra.        


 
   
 
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