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Autore: _YuukiChan_    21/06/2015    4 recensioni
I soldati della guardia non vogliono Oscar come comandante. Come fare per mandarla via?
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Soldiers*

 
Jean Paul era un soldataccio come tanti, arruolato nella guardia metropolitana per gli stessi motivi di tutti i suoi colleghi: fame e miseria. Gettati a nelle più buie vie di Parigi, ognuno di loro rischiava la vita ogni santo giorno, e per che cosa poi? La paga era ridicola e ogni comandante che aveva conosciuto si era rivelato peggio del precedente.
C’era pure da dire la verità, che ogni soldato della sua compagnia si divertiva un mondo a rendere la vita impossibile a quei dannati nobili. Un piccolo riscatto per tutto ciò che passavano quotidianamente tutti i figli del popolo. E certo che la fama di soldati rozzi e indisciplinati se la erano proprio guadagnata! Con Alain al comando poi, non la facevano passare liscia a nessuno. Scaltri e spicci, imbattibili a menar le mani e maghi della spada, non si sarebbero piegati nemmeno per lucidarsi gli stivali.
Di schifezze ne aveva viste fin troppe in quella città, ognuna imputabile a quegli aristocratici nullafacenti che odiava e basta, con tutto il cuore; se avesse potuto sgozzarli uno a uno.. No, momento, troppo comodo così! Meglio farli sgobbare al posto loro. Sì, questo l’avrebbe voluto proprio vedere; il signor marchese di non so nemmeno come si pronuncia che striglia da sé i cavalli suoi con cura e vigore, mi raccomando!
 
Loro, sempre impegnati a fare cose, anche se non sapeva ancora bene cosa. Giusto per parlare dei civili, perché se si toccavano gli ufficiali coi ghirigori sul petto la situazione si complicava. Repressi e frustrati, questo erano. Vigliacchi e incapaci di gestire un plotone. Scappavano via come femminucce alla prima difficoltà, che pena! E quando sembrava che avevano toccato il fondo, ecco che arrivava un’altra bella sorpresina. Se la ricordava, Jean Paul, quella mattina in cui Gerard era entrato come una furia nelle camerate e, cercando di non balbettare, gli aveva comunicato che il nuovo comandante era arrivato!
Aveva sentito Alain bofonchiare qualche bestemmia irripetibile persino per orecchie così avvezze come le sue; Lucien e François avevano messo velocemente via in un sacco le carte e le bottiglie di alcol; non che gliene fosse fregato granché a nessuno di loro se vossignoria avesse trovato le baracche in condizioni pietose, ma quei due ci tenevano così tanto a fare bella figura. Erano giovani, dovevano istruirli ancora per benino.
Sulla massa spiccava forse il nuovo arrivato, quell’Andrè Grandier.. Era difficile dire se gli stava più antipatico perché profumava sempre anche dopo gli addestramenti, oppure perché sapeva parlare bene come i nobili. E quei modi così raffinati gli erano valsi subito il soprannome di piccolo lord. Tutti lo guardavano con sospetto, un commisto di curiosità, invidia e antipatia, così, per partito preso. Però quel giovanotto dabbene andava a genio ad Alain, e fin quando sarebbe rimasto sotto la sua protezione era intoccabile. Che ci vedeva in quello un omaccione come Alain, nessuno era in grado di capirlo. Che fosse diventato una checca? Nah. Le femmine gli piacevano ancora, sicuro.
 
E il signorino era scattato sugli attenti appena il comandante era entrato. Ma del resto anche gli altri lo fecero.. Gli concedevano sempre la prima mossa, come il gatto che gioca col topo. E che topolino! Era forse una donna quello che avanzava in uniforme e rispondeva al nome di Oscar François de Jarjayes? No, era un ragazzino alle prime armi senza nemmeno i primi peletti di barba, un cucciolotto insomma.
Ormai era l’argomento del giorno. Di nuovo Gerard, rosso come un peperone, era entrato, stavolta timidamente, nelle baracche e si era infilato sotto le coperte senza dire una sola parola. Non ne aveva potuto fare a meno Jean Paul di commentare: “Ehi, coniglietto, che hai passato?”
Commento che aveva attirato l’attenzione di tutti gli altri. Non che lo odiassero, il povero Lasalle, ma era il soggettone di turno, così timido e indifeso.. una vera damigella.
 
Uno aveva azzardato: “Che abbia finalmente quagliato con la figlia del panettiere?”
 
Ah Albine! La ragazza ci sapeva fare, magari insegnasse qualcosa pure a questo imbranato! Era una vera piaga per il padre, il povero monsieur Albert, uomo umile ma tutto d’un pezzo; sapeva bene che la sua unica figlia aveva un po’ la fregola facile, ma non ci poteva. In caserma era conosciuta eccome, eppure quella piccola birbantella pareva avere un sincero interesse per Gerard. E magari era la volta buona che si sistemava pure lei, prima di ritrovarsi col pancione pieno e nessun marito. Il vecchio Albert morirebbe sul colpo!
 
Ma non fu mica colpa di Albine, quella volta, se Gerard era arrossito! Dicevamo, quel topolino di comandante che gli era capitato, era veramente una donna.. cioè roba da non crederci! E qua si è passati il limite della decenza e della sopportazione; dove si è visto mai che una donna si metta a comandare dei soldati? È impensabile.. addirittura contro natura! Sì, contro natura, così direbbe don Clement!
 
“I- Il n-n-nostro c-co-m-mandante è una d-donna!”- A sentirlo pareva un pulcino pigolare!
 
“Ma che diamine vai blaterando, Lasalle, eh? Ti sei bevuto il cervello?”- A Pier erano cadute le carte di mano; poco male, tanto non stava vincendo.
 
“Questo qui è scemo.. Torna a dormire damigella, domani ne riparliamo!”- Lo presero in giro per una buona mezz’ora, anche se lui insisteva: “M- ma è l-la v-verità! D-dovete cr-credermi!
 
“E sentiamo, coniglietto”- quando si alzava Maxime non era un buon segno. “Tu come l’hai scoperto? Te l’ha fatta vedere? E bravo il nostro Lasalle.. sta crescendo pure lui!”
 
E sì che tutti si divertivano; quando Maxime attaccava bottone sulle donne non la smetteva più; diventava talmente sboccato e volgare che persino Jean Paul e Alain, che tanto per il sottile non andavano, finivano per zittirlo.
Solo il piccolo lord non rideva. Appena era venuto fuori questo fatto che il comandante era una signora comandate era impallidito; bianco come le lenzuola pulite! Però era rimasto in silenzio.. ma tanto nessuno ci badava più. Andrè era sempre stato un tipo calmo, pacato e stranamente silenzioso, pure quando si univa agli altri nelle bettole dei quartieri. Ci andava giù pesante a bere! Ma fiatava poco e solo se necessario.
 
Pure Alain non parlò subito. Anche se lui, un tipo silenzioso non lo era affatto, e la sbornia gli veniva canterina, però in quell’occasione si fece serio serio, e seguì tutto il discorso di Gerard:
 
“S- st- statemi a s-sentire! Non mi s-sono inventato niente!”
 
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No che non si era inventato niente Lasalle! Mentre parlava era calato un silenzio irreale, cosa mai successa nella storia della guardia metropolitana. A quanto pare la comandantessa era giunta in anticipo, inattesa dallo stesso colonnello D’Agout, che manco lui, poverino, godeva di chissà quale stima in caserma, ma perlomeno non era uno schiavista.
E pare che D’Agout, affettuosamente chiamato testa di legno, un po’ perché tonto e un po’ perché se ne stava sempre tutto impostato dietro ai comandanti scelti, e faceva tutto quello che gli veniva ordinato. Simpatico come una scopa infilata dove non batte il sole..
Impettito, in tanti anni di servizio non era mai stato avvistato dai suoi sottoposti con un pelo in disordine; aveva mantenuto sempre quella compostezza militare, con quei baffoni lui.. Tutti i soldati sapevano che tanto se li pettinava ogni dì.
 
Invece, quella mattina, Gerard lo aveva beccato sul fatto. Essendo uno dei più piccoli, Lasalle si subiva tutte le scocciature burocratiche; “porta quei fogli di qua, portali di là, vai a riferire questo, quello..”
E quello obbediva sempre, eh! Non era un codardo, questo no, ma non aveva l’animo ribelle di Alain, per esempio. E a quanto pare testa di legno stava talmente intontito quella mattina che si era scordato di aver mandato a chiamare il soldato Lasalle.
 
“.. A r- rapporto, signore!”- Ogni volta che faceva il saluto militare e sbatteva i piedi si faceva male le caviglie, che personaggio. 
 
Nessuna risposta..
 
“.. C-colonnello, c’è q-qui il s-soldato L-lasalle a rap-p-pporto, signore!” – D’Agout non se lo filava proprio. Pareva non sentirlo. Fuori l’ufficio della comandantessa camminava su e giù a passo di marcia pensieroso. Per la prima volta nella sua vita stava gobbo, con la mano destra dietro la schiena e con la sinistra si scompigliava i baffi sacri. E borbottava talmente tanto che aveva finito per balbettare, ma anche Gerard balbettava..
 
“Ma sei lui è in realtà una lei, p-perché dirmelo solo ora? D-Dove la sistemo?”
 
“S- signore s-sono..”
 
“Una lei!”
 
“N-no, s-signore, s-sono La-lasalle..”
 
“Sì, Lasalle! Tu, T- tu p-puoi accompagnarla. Accompagna la comandante nelle c-camerate, io non p-posso..”
 
“La c-comandante?”
 
“Una donna, c-capisci?Ci mandano una donna e noi come l’accogliamo, Lasalle?”
 
“N-non s-saprei signore, d-di chi stiamo parlando?”
 
“Ma della comandante.. Lasalle, sveglia! I-io le cedo il mio ufficio. Il suo ha la finestra troppo.. troppo.. no no no no, è una sc-sconceria!”
 
“S-signore non ho c-capito..”
 
“Perché n-nel mio ufficio la finestra non batte sulle vostre camerate, ma sullo spiazzale, giusto Gerard?”
 
“G-giu- stissimo..”
 
“Allora tu prendi la comandante e la porti dove?”
 
“Non so s-signore, la m-moglie del comandante non p-p-posso..”
 
“Ma che vai b-blaterando, s-soldato, qua non si tocca nessuna moglie di nessun comandante!”
 
“M-ma signore, lei ha d-detto..”
 
“Esatto, Lasalle! Sei un genio! Lei ha detto che vuole vedere le camerate, perciò tu la porti a vedere le camerate”
 
“Signorsì s-signore! Ma lei chi?”
 
“La comandante, Gerard! Orbene tu la p- porti..”
 
“S-signore, lei porta inv-vece il c-comandante..?”
 
“Soldato Lasalle Gerard!”
 
“Signorsì sissignore!” Ahia, le caviglie..
 
“Il comandante e la comandante sono la stessa persona! Mannaggia, portatala tu a conoscere gli altri! Io ho da riflettere..”
 
 
Su che doveva riflettere poi quella testa di legno se ha la testa di legno? Gerard non sapeva uscirne, ma obbedì come suo solito. E sì che se l’ordine l’avessero affidato a Jean Paul, o ad Alain, o.. perché non ad Andrè? No no.. forse non sarebbe arrivata a destinazione.
 
E la comandante evidentemente aveva sentito quel discorso tutto strano, perché a quanto pare era uscita fuori. Sistemata bellamente con la schiena contro la porta, le braccia incrociate e lo sguardo tanto feroce che pareva volerseli mangiare in un sol boccone, li richiamò all’ordine:
 
“Soldati!”
 
“S-signorsì signora!” – risposero all’unisono. E di nuovo le caviglie..
 
“Io sono il comandante Oscar François de Jarjayes, e sono venuta un giorno prima per conoscere i miei uomini.. Avanti, marche!”
 
“S-signorsì signora!”

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Tutto taceva. Difficile spiegare quali fossero stati i reali pensieri di tutti. Gerard che si preoccupava solo di essere stato scortese con una signora era, forse, il più galante di tutti. Jean Paul guardò Alain, come per avere una sorta di illuminazione divina, ma trovò il suo compare che masticava nevrotico lo stecchino che era solito rigirarsi fra i denti.
Andrè era tornato una statua di sale, quasi come se il fatto non gli riguardasse minimamente.
Maxime si grattò in testa, ma non sapeva cosa dire..
Faceva tanto l’uomo di conseguenza, già.. con le donnine allegre che incontrava nelle locande, ma tutti lo sapevano che a casa piangeva ancora se sua madre, la generalessa, così la chiamavano nel suo quartiere, lo riprendeva.
 
“Ma perché non ce lo hai detto subito, Gerard?”- Jean Paul cercò di mantenersi lucido
 
“N-non s-sapevo.. m-mi vergognav..”- un rovescio bene assestato da un Alain improvvisamente tornato sulla terra gli scombussolò maggiormente le idee.
Aveva ripreso il comando e ci fu una votazione, e poi tutto un discorso sul senso di giustizia, terrestre e divina, e sulla verità che sta nel mezzo, così come diceva quel popolo antico di cui Andrè a un certo punto parlò giusto per far vedere che era interessato. Ma forse se lo stava inventando..
 
Tutti insieme si sedettero in cerchio, a parte Andrè, ovviamente..
Tutta quell’apprensione iniziale era scemata, e sì, però così non vale! Lui già la conosceva e loro non lo sapevano ancora..
 
E Gerard, che continuò a farneticare in solitudine..
 
Decisero che una donna è donna se sta a casa a pulire e a cucinare, mica si mette al comando di un intero reggimento! Le loro donne stavano a casa a pulire, cucinare e crescere i figli..
E perciò se quella era davvero una donna come diceva Gerard, allora l’avrebbero mandata via.
Erano pur sempre i soldati della guardia parigina! Non si sarebbero fatti mettere i piedi in testa da una femmina qualsiasi, per di più nobile.
 
Doveva tornare alla sua casa di nobile da marito nobile, che, diamine, possibile non la sapesse tenere a bada? Erano strani forte questi aristocratici..
 
E ora come facciamo? Come la mandiamo via?
 
Alain, risoluto più che mai, balzò in piedi indicandoli entrambi..
 
“Voi due, sì, Andrè e Gerard! Dovrete convincere quella femmina a cambiare aria perché non la vogliamo.. e poiché siamo uomini duri ma anche gentiluomini, le concediamo la possibilità di andare via o dovrà subirsi la nostra ira!”
 
Le doti di capo di Alain e la sua favella avevano sempre il potere di commuovere i suoi compagni. Ah quanto avrebbero voluto averlo al posto della signora comandante!
 
“Un momento, ragazzi!” – Gli occhi di un’intera camerata si posarono sul soldato Jean Paul.. stava forse commettendo insubordinazione?
 
“Facciamo una rivoluzione!”- Jeal Paul aveva sempre idee brillanti. “Mettiamo Alain al posto della comandantessa!”
 

*Note dell’autore*
 
Mia personale rivisitazione dell’arrivo di Oscar tra la guardia parigina e la conseguente reazione dei soldati.
Ultimamente mi sento parecchio ispirata^^
  
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