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Autore: SmylingShadow    21/06/2015    1 recensioni
Anastasia è una ragazza di 18 anni chiusa da 5 in una clinica per la sanità mentale.
Saul è un ragazzo di 21 anni che "decide" di internarsi in una clinica per disintossicarsi.
Quel posto morto riceverà una botta di vita.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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3° Sapeva che la stava guardando, ne era consapevole, ma se ne fregava anzi quasi le piaceva che quegli occhi neri, profondi come l'universo, la fissassero, che analizzassero ogni suo minimo particolare. Lei di certo non dava motivi per qui non guardarla. Si era messa a testa in giù sul letto con il walkman nelle orecchie e a terra, accanto a lei, una cassetta di Michael Jackson, il suo artista preferito. Ogni tanto anche lei lo guardava e, quando i loro sguardi si incrociavano si sentiva come se conoscesse quegli occhi da una vita, anche se era la prima volta che lo vedeva. -Hei!- le disse tirandole la maglia che aveva sul viso. Rinvenne dai suoi pensieri e si tolse una cuffia. -Che vuoi?!- ringhiò guardandolo con aria annoiata. -Scusa scusa!- disse lui alzando le mani -Volevo solo sapere come fai a procurarti le sigarette qua dentro. Te le passa la clinica o cosa?- Finì il suo discorso mostrandole il pacchetto semivuoto. Lei sorrise -Le cliniche non passano nessun tipo di droga, nemmeno la nicotina che tecnicamente non lo è.- stava per rimettersi le cuffie ma lui continuò -Scusa e tu come fai?- lo guardò e indicò fuori dalla finestra -Me le porta mio cugino o sua moglie una volta alla settimana. E' l'unica persona che si ricorda ancora di me e lo fa portandomi una stecca di sigarette, di Marlboro rosse, alla settimana.- Poi si rimise le cuffie definitivamente lasciando Slash, o come diavolo si chiamava nel suo brodo. Aveva un bel caratterino la ragazza e ne aveva avuto la prova, tutto sembrava tranne che depressa; attaccabrighe, solitaria e vanitosa ma di certo non depressa. Si guardava intorno annotando nella sua mente ogni gradino, ogni spigolo e ogni angolo così da conoscere la stanza al meglio quando sarebbe entrata in gioco l'astinenza, che aveva già provato qualche volta ma puntualmente il suo sguardo cadeva sulla ragazza sdraiata sul letto con le cuffie nelle orecchie che ascoltava il nuovo album di Michael Jackson, quello intitolato BAD uscito un mese prima. Non era il suo genere di musica ma non disprezzava quell'afroamericano che faceva un pop molto convincente -Saprà come farsi ricordare Jackson- si disse pensando che aveva già fatto strada fino ad arrivare a conquistarsi il titolo di Re del Pop. -Anche io voglio essere ricordato come lui!- si disse ammirando il soffitto e mettendo quella frase in altro tra gli obbiettivi da raggiungere, e di certo, non lo avrebbe mai raggiunto da rinchiuso in una clinica con una depressa troppo attiva. Passarono così l'intera giornata, a guardarsi senza parlare, si limitavano a cenni del capo quando i loro occhi si fissavano a vicenda. Arrivò così l'ora di cena. L'infermiera bionda bussò alla porta. Si destò dalla musica vedendola entrare. -E' ora di cena!- disse guardandoli. La guardò e penso a cosa avessero preparato di schifoso quella sera. -Arriviamo...- sospirò. La bionda indicò il riccioluto -Lo porto io, tranquilla.- disse poi guardandolo velocemente. L'infermiera annuì e uscì. Si sedette e si infilò al volo le converse nere -Andiamo.- disse al ragazzo, che scosse la testa. -Non ho fame.- sussurrò guardando il letto. -Nemmeno io, ma andiamo.- ripeté lanciandogli la maglia e alzandosi. Lui non dette segni di vita. -Ascolta Slash, Sash o come diavolo ti fai chiamare, dal momento che ti hanno messo in camera con me sei sotto la mia responsabilità quindi o alzi il culo e vieni con me o alzi il culo e mi segui.- Era seria e convinta delle sue parole, lui sembrò recepire il messaggio e si alzò riallacciandosi i pantaloni e mettendosi la maglia. Stava per uscire quando lo notò senza scarpe -Vieni scalzo?- disse indicandogli i piedi. La guardò e annuì. Contento lui. Nel corridoio che portava alla mensa lo guardava mentre camminava con passo incerto guardando il pavimento. Era un tipo strano ma le piaceva, forse proprio per quello. Camminava solo perché lei glielo aveva detto, anzi imposto. Non prendeva ordini da nessuno ma di lei era come se si fidasse, come se sapesse che era li per aiutarlo ma sapeva di essere instabile e non voleva fare cazzate. -Senti... amici?- disse guardandola tra i capelli mentre continuavano a camminare. -Dobbiamo stare insieme per diverso tempo, quindi dovremo esserlo per forza almeno che non preferisci che ci scanniamo.- rispose lei senza guardarlo e continuando a camminare. Non sapeva se sentirsi incazzato o offeso, decise per la prima. -Senti carina, mi hanno costretto a venire qui per disintossicarmi, io volevo stare a casa mia a bere e a farmi invece sono qui con una depressa troppo attiva che crede di avere il controllo su di me.- Aveva quasi urlato a lei sembrava apatica. -Ehm... e allora?- chiese di nuovo senza guardarlo e appoggiandosi ad uno scaffale del corridoio. Gli fece salire la rabbia ancora di più e gli si mise a 3 centimetri dal viso -Allora?! Smetti di crederti la mia padrona, non so nemmeno chi cazzo sei! Perché sei qua? Sei pazza perché a me non sembri depressa, anzi! Stai qua perché è carino sentirsi sempre compatita da tutti eh!- Non si rendeva conto di cosa stava dicendo mentre parlava, quello che parlava non era Slash ma l'astinenza che aveva iniziato a farsi sentire e lo rendeva diverso e in quel momento si stava odiando. -Si, mi diverto! Sai cosa? Vai in culo bastardo!- disse lei, scappando fuori sotto i suoi occhi inermi, era consapevole della cazzata enorme che aveva fatto e si sentiva un figlio di puttana. Si sedette a terra a insultarsi, poi decise che avrebbe dovuto cercarla e scusarsi. Cercò per tutto l'edificio. -Scusa hai visto Anastasia?!- chiedeva ansimando per la corsa, la gente negava di averla vista e lui continuava a cercarla. Era rimasto solo un posto, fuori e stava piovendo a dirotto. -Sarà là.- si disse e corse fuori, scalzo per com'era. Cercò nei capanni, nelle aiuole e dietro le fontane ma niente, così iniziò a chiedersi dove cazzo fosse quella ragazza; poi sentì singhiozzare da dietro un angolo, e la vide, con le ginocchia attaccate al petto che piangeva sotto la pioggia. Si avvicinò lentamente ma iniziò a correre quando vide che l'acqua intorno a lei era mista a sangue. -Che cazzo fai?!- le gridò saltandole quasi addosso e prendendole i polsi insanguinati. -Che cazzo vuoi?! - ringhiò lei, stavolta guardandolo negli occhi. -Senti,- disse togliendosi la maglia, strappandola e legandogliela intorno ai polsi -Sono uno stronzo, hai tutte le ragioni per odiarmi, ho sparato un sacco di stronzate e me ne pento, non ero io a parlare era l'astinenza. Sono un cazzo di tossico e quando non ho niente in corpo parlo come uno stronzo, ma non volevo offenderti o feriti. Ti prego scusami!- disse quasi implorandola. I suoi capelli ricci erano appiattiti dalla pioggia e la ragazza ai suoi occhi era la cosa più importante in quel momento. Lei annuì e gli si buttò al collo piangendo -Sono una stronza scusa!- Lui le prese la testa abbracciandola, voleva proteggerla da se stessa, e in quel momento se ne rese conto veramente.
   
 
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