Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: xAcacia    21/06/2015    1 recensioni
Cassie sa una cosa che in pochi sanno: i vampiri esistono, e sono pericolosi.
È proprio dopo un attacco di vampiri che Cassie scoprirà di non essere una comune mortale, bensì una Whitesun: una ragazza che con un pugnale specifico può uccidere tutti i vampiri e i lupi mannari che vivono su questa terra.
Però ora deve pensare a salvarsi. Le notizie corrono veloci quando si parla di Whitesun e lei è in pericolo. Dovrà andare in un Istituto pieno di ragazzi che combattono i demoni. Là capirà che a volte le persone non sono così male e che si può avere una famiglia anche senza legami sanguigni.
Come se non bastasse scoprirà anche che l'amore può essere per sempre, perché esistono le anime gemelle e lei ha trovato la sua. Si chiama Jeremy, ma il loro è un rapporto molto strano. Sembra una battaglia senza fine quella che si fanno loro due, soprattutto perché lei ha sempre visto la semplicità nei ragazzi come una caratteristica bellissima e lui invece cerca sempre la bellezza esteriore nelle ragazze. Per non parlare poi di come, lo stesso destino che li ha fatti incontrare, cerchi continuamente di separarli, in un modo o nell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A






Capitolo 42
I giorni passano 

Passano pochi secondi prima che la realtà mi schiacci con il suo peso,  impossibile da reggere. La testa è appoggiata sul petto di Jeremy e le nostre gambe sono incrociate tra di loro. Chiudo gli occhi sentendo il mio cuore così pesante da farmi venire voglia di piangere. Per non quanto voglia rimanere qua, tra le sue braccia, sono costretta ad andarmene. Mi rivesto, girandomi ogni tanto verso Jeremy per paura di svegliarlo, ma ogni volta che mi giro sembra avere il sonno sempre più pesante. Una parte di me vorrebbe svegliarlo, in modo tale da costringermi a restare, ma so benissimo che è impossibile. Me ne vado chiudendo il più delicatamente possibile la porta.
Entro in camera mia, ogni tanto le lacrime fanno capolino, ma poco dopo riesco sempre a ricacciarle indietro. Non posso piangere, non ho tempo per piangermi addosso e non ho tempo per l’amore. Prima di uscire mi faccio una doccia veloce e mi cambio i vestiti.
Quando arrivo in sala pranzo per fare colazione, prendo da mangiare e vado da Ivy, Isaac, Christian e Jeremy. Non vorrei stare con quest’ultimo, perché ora come ora potrei veramente abbracciarlo e piangere come una bambina piccola, ma c’è Ivy in quel tavolo e devo cercare di rimediare.  – Posso sedermi qua? – chiedo guardando prima Ivy e poi Isaac.
Quest’ultimo mi sorride. – Vieni, siediti – mi risponde continuando a sorridere, e proprio quando il peso allo stomaco sembra farsi meno pesante, Ivy inizia a guardarmi male.
– Ivy? – la chiamo.
– Fai come ti pare – risponde lei freddamente.
Trattengo il respiro e guardo Jeremy, indecisa sul da farsi. – Su, vieni – mormora lui facendosi da parte per lasciarmi un posto sulla panca. Però decido di non sedermi accanto a Jeremy, bensì accanto a Isaac. Jeremy mi guarda confuso e un po’ offeso, ma faccio finta di niente e inizio a mangiare.
– Cassie – mi chiama Louis facendomi sussultare. Mi giro verso di lui con uno sguardo colpevole, ma fa finta di niente. – Io sto andando, ma non sei costretta a venire con me.
Mi alzo subito. – No, no. Vengo – rispondo io, convinta. Devo sapere la verità e devo essere là quando la diranno a Louis.
– Dove? – chiede Isaac.
– È una cosa per Cassie – risponde subito Louis quando mi vede in preda al panico. Ho gli occhi spalancati e il mio cuore va a mille. Sembra voler uscire dal mio petto a forza.
–  Quella cosa che ti osti a non dirmi, Cassie? – chiede Jeremy facendomi sussultare un’altra volta. Annuisco e saluto i ragazzi con la mano, guardo Louis per fargli capire che ci dobbiamo sbrigare e quasi corro fuori dall’Istituto. Odio tenere segreta una cosa così importante, ma non posso fare altrimenti.
Entriamo dentro l’ospedale, io sono proprio dietro Louis, che sembra sapere a memoria la piantina di questo maledetto ospedale. Prendiamo l’ascensore e andiamo al terzo piano, per tutto il tempo che impieghiamo dentro l’ascensore cerco di non entrare nel panico. Odio gli ascensori, non riesco mai a respirare una volta dentro di essi. Ci fermiamo davanti il banco d’informazioni e Louis inizia a parlare con l’infermiera dicendo cose strane, come per esempio – Sì, li ho avvertiti.
– Cerchiamo Annabelle Ruterful – annuncia Louis. Non sembra per niente nervoso, ma molto probabilmente è bravo a  recitare, perché quelle occhiaie mi fanno capire altro e cioè che non ha dormito moto ieri sera.
L’infermiera schiaccia velocemente i tasti della tastiera del computer. – Eccola qua. Annabelle Ruterful, a trent’anni ha partorito… – Si ferma e si avvicina allo scherzo, strizzando un po’ gli occhi. – Oh – mormora, triste.
– Cosa c’è? – chiede Louis e adesso sembra veramente impaziente e nervoso. Il mio stomaco invece si contrae in un modo assurdo. So che è successo. So che è vero.
– Ha partorito due gemelli eterozigoti – continua lei e la mia testa inizia a girare. – Ma uno dei due gemelli è morto dopo un mese. Le cause della morte del bambino non si sanno purtroppo, e questo è molto strano. Ma la bella notizia è che il secondo gemello è vivo e ormai è maggiorenne. – Si ferma e mi guarda. – Stai bene? – mi chiede e la sua voce sembra un eco molto lontano.
– Cassie, vuoi aspettare fuori? – chiede Louis posandomi una mano sulla schiena, è molto preoccupato e sicuramente spera che me ne vada fuori, ma sono qua e non ho intenzione di andarmene; quindi scuoto la testa. – Va bene. Come si chiamava il gemello che è morto? C’è scritto?
– Sì, c’è scritto – risponde subito l’infermiera continuando a guardare lo schermo. – Si chiamava Cole Nick Ruterful – aggiunge dopo un po’.
Chiudo gli occhi sentendo il mondo girare troppo velocemente.
– Va bene, grazie – mormora Louis. Si gira verso di me e sussulta. – Cassie?
– Io… Io non mi sento bene – sussurro con ancora gli occhi chiusi. Ho i brividi ma sento troppo caldo, la testa continua a girarmi come una trottola e il mio cuore sembra battere veramente troppo velocemente. L’infermiera se ne va e torna poco dopo porgendomi un bicchiere d’acqua, che bevo un po’ alla volta.
– Cassie, devi rimanere lucida – dice Louis guardandomi dritta negli occhi.
– E come faccio Dovrò lasciar perdere tutti e due. Non potrò nemmeno più guardarli, Louis! – sbotto io e la mia voce s’inclina un po’. – Ti prego, Louis, ti prego… mi devi trasferire in qualche altro Istituto.
– In un altro Istituto? – chiede Louis, scioccato.
 
Entro nell’Istituto praticamente correndo, non voglio incontrare nessuno, voglio solo andare in camera mia e non uscirci fino a quando non sarà per non tornare più. Sento Jeremy, mi sta chiamando, ma non posso nemmeno guardarlo. Non posso. Non posso guardarlo sapendo che ha un fratello, che prova qualcosa per me, anzi che è costretto a provare qualcosa per me. Sento Louis che lo chiama e lo avverte che devono parlare.
Inizio a respirare una volta entrata in camera mia. Mi sdraio sul letto e iniziano a venirmi in mente tutti i momenti che ho passato con Jeremy, fino a quello di ieri sera. Ho fatto una cazzata, non dovevo entrare in quella stanza, ieri sera. Non dovevo farlo, non dovevo permetterlo. Solo io sapevo la verità e ho lasciato che andassimo oltre il limite.
Dopo un po’ qualcuno bussa alla porta e apre senza aspettare un secondo di più. Sono sicura di vedere Jeremy, furioso, ma entra Ivy con le lacrime agli occhi. – Ti prego, dimmi che non è vero – esclama lei. – Dimmi che Cole non è il fratello di Jeremy – aggiunge e sono costretta ad abbassare lo sguardo. – No, non è possibile – mormora lei facendo un passo indietro, bianca in faccia. Si siede accanto a me e cerca di non piangere. – Quindi che fai adesso?
La guardo, ormai piangendo. – Louis mi ha detto che loro si metteranno a combattere per me… Io questo non posso permetterlo. Ho deciso di lasciarli tutti e due e di trasferirmi in un altro Istituto, lontano da Boston e da Toronto.
– Stai scherzando, vero? – chiede Ivy, scioccata. – Cassie, non te ne puoi andare! Sei la mia migliore amica!
Non ce la faccio più e afferro la sua mano, stringendola più del dovuto. – Anche tu lo sei – mormoro guardandola negli occhi. – Lo sei… ma non posso far accadere tutto questo.
– Non puoi lasciarmi qua – sussurra lei lasciando le lacrime uscire.
L’abbraccio e la stringo il più possibile. – Sta tranquilla, ok? Troveremo un modo per vederci – ribatto io, ma sappiamo tutte e due che sarà impossibile. – Dobbiamo far passare questa guerra. Dobbiamo solo far passare questa guerra.
–  Jeremy! – urla Louis. – Jeremy, ne dobbiamo parlare! – continua Louis, ma subito dopo si sente una porta sbattere.
– Credo abbia bisogno di te adesso – dice Ivy.
La guardo per avere un’altra conferma e quando me la da, mi alzo ed esco dalla mia stanza per raggiungere quella di Jeremy. – Louis – inizio, ormai sono accanto a lui, che guarda la porta senza dire niente. – Faccio io – finisco, lui annuisce e se ne va con la testa bassa.
Apro lentamente la porta, sussulto quando mi accorgo che la camera è in fiamme. Corro dentro e, dopo essermi tolta il giacchetto, cerco di spegnere le fiamme con esso. – Jeremy! Jeremy, spegni tutto! – urlo io. Una fiamma si accende proprio accanto i miei jeans e così urlo ancora di più, sentendo il calore troppo vicino. – Jeremy, smettila subito! – tuono io, un po’ intimorita, perché quella fiamma sembra sempre più vicina. A questo punto però le fiamme spariscono e io prendo tutto il coraggio che mi rimane per avvicinarmi a lui, che mi da le spalle e continua a respirare affannosamente. Gli tocco la spalla, ma lui si gira di scatto facendomi sussultare.
– È questo quello che non mi potevi dire, ieri sera? – tuona. Abbasso lo sguardo e annuisco. – Perché non me l’hai detto? Dopo tutto quello che abbiamo fatto ieri sera! È per questo che non mi volevi toccare, vero? Perché sennò dopo avresti avuto a che fare con mio fratello. Perché sennò dopo avresti dovuto scegliere tra i due fratelli! – urla così forte che mi viene il mal di testa. Indietreggio vedendolo avvicinarsi a me, troppo arrabbiamo per avere buone intenzioni. – Adesso mi è tutto chiaro. Tutto quello che mi dicevi ieri sera, del fatto che non potevi stare con me… Perché sei venuta da me? Sapevi cosa sarebbe potuto succedere! Io volevo finirla e tu mi hai detto di continuare! Con quale coraggio?!
–  No, non lo sapevo. Non ne ero sicura. Volevo solo…
–  Cosa? – tuona lui avvicinandosi. – Andare a letto con qualcuno? Dio, mi fai schifo! Ti rendi conto di quello che hai combinato?
Un nodo inizia a formarsi nella gola. – Sapevo che poteva essere uno sbaglio, ma ho pensato che magari sarebbe stata l’ultima volta…
–  E non me l’hai detto! Stavi là, mi baciavi, mi stuzzicavi, facevi sesso con me e magari stavi pure pensando a mio fratello – tuona, ancora più forte. Arrivo alla parete e lui mi si avvicina così tanto che sento tutto il suo corpo premere sul mio. – Mi fai schifo! Come hai potuto farmi una cosa del genere?
– Mi dispiace – sussurro io singhiozzando. – Mi dispiace davvero tanto, ma non volevo… non volevo pensarci. Non poteva essere vero. Tu eri figlio unico e Cole…
– Cosa provi per Cole? – chiede lui alzandomi il viso a forza. – Cos’hai fatto con lui? – chiede e sembra essersi calmato, ma in realtà sta tremando dalla rabbia. – Cos’hai fatto con mio fratello?! – tuona facendomi sussultare ancora.
– Niente – sussurro io abbassando un’altra volta il viso. – Non è successo niente tra noi. Sei sempre stato solo tu…
– Non mi mentire! – ringhia lui con le lacrime agli occhi. La stanza è di nuovo tutta in fiamme.
– Non ti sto mentendo – esclamo io. – Entra nella mia mente. Vai! Non ti sto mentendo! – aggiungo posando le mani sulle sue spalle.
Rimane in silenzio per un po’, concentrato e perso nella mia mente, poi si distacca da me e il suo sguardo si fa ancora più duro. – Tu sapevi tutto sin dall’inizio – mormora, rosso dalla rabbia. – Sin dal primo momento che hai visto Cole!
– No, non lo sapevo! Mi è passato per la mente, ma lui non aveva ancora i poteri e non c’era niente che potesse veramente collegarvi – ribatto io. Mi fa male tutto, mi sembra mi sia passato sopra un camion e subito dopo un treno e non so perché.
– Vattene. Non ti voglio più vedere – ringhia lui girandosi. Faccio per controbattere, perché non posso lasciarlo così. No, lui mi deve capire. – Vattene! – ricomincia ad urlare e si gira verso di me con gli occhi che sembrano essere fatti di fiamme.
Sussulto e vado verso la porta, capendo che non solo lui mi deve capire, io devo fare la stessa, identica cosa. Lo devo capire e ora lo capisco. Capisco il perché non mi voglia più vedere e purtroppo ha ragione. – Jeremy – inizio io, ogni tanto mi devo fermare per non singhiozzare. – Jeremy, io… io me ne sto andando da quest’Istituto. Quindi, ti prego, di non far finire tutto in questo modo.
Quando alzo lo sguardo mi viene un colpo. Delle lacrime rigano il suo viso, gli occhi sono completamente spalancati e sembra non respirare più. – Te ne vai? – chiede lui, ritornando al tono di voce normale.
– Sì – rispondo io annuendo. – Devo farlo. Giuro che vorrei tanto rimanere e sistemare ogni singola cosa, ma non posso e…
– Dove? – chiede lui freddamente. Ha anche smesso di piangere, la sua faccia ora è una maschera d’indifferenza e devo fare uno sforzo enorme per non fargli capire che questo mi ferisce ancora di più.
– Non lo so – rispondo abbassando lo sguardo, perché non posso guardarlo mentre continua a guardarmi con quello sguardo indifferente. – Louis ancora me lo deve dire – aggiungo a bassa voce. Faccio un respiro profondo e lo guardo, ora però mi da di nuovo le spalle e non ha intenzione di girarsi. Così sono costretta ad andarmene e me ne vado.
Scappo dalla mia anima gemella.
 
È ormai da tanto tempo che sto qua, sotto le coperte del mio letto, a maledire il giorno in cui ho conosciuto Jeremy e Cole. Più che altro Cole, Jeremy in realtà è la persona a cui tengo di più in questo momento e solo il pensiero di non poterlo più toccare, di non poterci più parlare, di non poter più vedere i suoi occhi… mi fa diventare matta dal dolore.
Chiudo gli occhi per la millesima volta, cercando di cacciare un’altra volta questi pensieri, più o meno dopo pranzo ho deciso di abbassare le serrande della mia camera, perché sapevo benissimo che non mi sarei mai messa a letto, perché sarei stata troppo impegnata a controllare qualsiasi cosa. Ma ancora non è successo niente e questo mi fa sentire un po’ meglio. Forse adesso riesco a vedere un pizzico di positività: me ne andrò tra poco e questa presunta guerra non è nemmeno iniziata che già è finita.
Tutto però vibra sotto di me e così mi alzo subito. Poco dopo alcune parti del soffitto cadono nella mia camera. Indietreggio il più veloce che posso per cercare di non farmi prendere, ma mi ritrovo a terra poco dopo. Urlo più che posso, per fortuna però quella parte del soffitto che è caduta mi ha preso solo una gamba. Fa veramente molto male, ma almeno è solo una gamba. Devo pensare questo. Non posso pensare negativo. Non me lo posso permettere.
Rimango minuti che mi sembrano ore a cercare di togliermi questo pezzo di soffitto di dosso, ma è troppo pesante anche se non lo voglio ammettere.
– Cassie! – urla Isaac. – Oh, mio Dio! – urla poi vedendomi tra le macerie. – Cassie, mi senti? – mi chiede venendomi incontro.
– Isaac – urlo alzando le braccia. – Sì, ti sento, ma… Isaac, aiutami, per favore. Non riesco a togliermi questo pezzo e… – Tutto trema un’altra volta, ci fermiamo entrambi  con gli occhi spalancati e ci guardiamo. Quando l’edificio smette di tremare allora Isaac corre verso di me e cerca di togliermi di dosso quel pezzo enorme, ma non ci riesce nemmeno lui. Mi guarda con gli occhi spalancati e capisco che non può fare niente. Scuoto la testa guardando prima lui e poi la gamba. – No, no, no… non è possibile.
– Isaac, Isaac! – urla Jeremy. – Isaac, si tratta di Ivy! – Entra in camera mia con la fronte aggrottata e spalanca gli occhi vedendomi. – Cosa…? Cassie…
– Cosa? Ivy?! L’hai trovata? – urla Isaac, andando da Jeremy. – Dov’è?! Dimmi dov’è! In camera sua? Sta in camera sua, vero? Dimmi dove cazzo si trova la mia ragazza!
– Aspetta! – tuona Jeremy afferrandolo per le spalle. – Dobbiamo aiutare prima Cassie – aggiunge indicandomi. – Ci serviranno due mani in più. – Si avvicina a guarda il masso che mi schiaccia la gamba. – Sai se per caso è ferita? – chiede Jeremy indicando la gamba. Scuoto la testa con le lacrime agli occhi. – Sarà sicuramente fratturata. Ok,  adesso… Isaac, vieni. Al mio tre, alziamo tutto, ok? – chiede guardando Isaac, che annuisce con gli occhi quasi fuori dalle orbite. – Ok. Uno… due… tre! – urla e alzano un po’ il masso, ma poco dopo gli sfugge e mi cade sulla gamba. Urlo più forte che posso sentendo le scosse di dolore trafiggermi tutto il corpo. – Scusa. Scusa – mormora Jeremy mettendosi indietro i capelli. – Cassie, appena lo alziamo un po’, tu devi toglierla subito, anche se fa male, ok? – chiede e annuisco. Così ci riproviamo e appena ho pochi centimetri in più mi trascino via la gamba e così i ragazzi lasciano subito il pezzo di soffitto.
Inizio a tremare vedendo tutto il sangue che sporca i miei jeans. Come aveva previsto Jeremy, è sicuramente fratturata, ma non capisco dove. Per me è solo un dolore atroce che parte dal piede fino alla fine della coscia. Alzo lo sguardo su Jeremy, che sta cercando d’individuare la ferita; poco dopo alza lo sguardo sul mio viso e fa una smorfia addolorata vedendomi in questo stato. – Vieni qua – mormora lui prendendomi in braccio. – Devi aiutarci il più possibile con Ivy, ok? – chiede e annuisco, perché di certo non la lascio qua.
Le sue urla si sentono pure fuori dalla sua stanza e la cosa mi strazia così tanto che devo strizzare gli occhi per cercare di rimanere lucida. La mia gamba è messa veramente male, ma quando mi accorgo che un pezzo del soffitto è caduto su tutto il corpo di Ivy, non mi lamento più. Sento il peso delle sue urla e la prima cosa che penso è che quella là sotto è la mia migliore amica. Jeremy va a chiamare altre persone e ci mettiamo tutti a cercare di togliere quell’ ammasso di cemento da lei. Dopo vari tentativi ci riusciamo e così Isaac la prende subito e usciamo fuori. Io sono praticamente appiccicata come un koala a Jeremy, che mi trascina quando anche l’altra gamba mi cede.
Mi accorgo solo una volta fuori che sto piangendo come una bambina. Per fortuna Chris è accanto a Louis, che piange tanto quanto me, ma non si è fatto niente. Il padre va subito da Ivy, che a quanto pare sta messa veramente male. Poco dopo però è di nuovo in piedi, grazie ai cinque maghi che la circondano. Solo a questo punto due di loro vengono da me, sembrano esausti e anche la loro magia non fa miracoli come sempre, perché anche dopo avermi curato la gamba la sento ancora un po’ scricchiolante e ogni movimento mi fa venire le lacrime agli occhi. Ma posso farcela anche così, ci sono persone che hanno bisogno di tutta la loro magia e di certo io non sono tra di loro.
Sussulto insieme a Jeremy quando un rumore assordante fa tremare addirittura la terra. Mi metto le mani sulle orecchie per proteggerle e quando alzo lo sguardo l’intero Istituto è a terra. Completamente a terra. Rimango a bocca aperta, perché tutto l’Istituto non può essere ridotto in questo modo. Non può.
Qualcuno mi fa indietreggiare e lo lascio fare. Il mio cuore sembra fermarsi dopo aver visto quell’orribile creatura che sembra infiltrarsi sempre di più nel nostro Istituto. – Non lo guardare! – urla Jeremy e così abbasso lo sguardo e inizio a correre verso il bosco, come tutti gli altri.
Continuo a correre nonostante la gamba mi faccia sempre più male, continua a fare strani rumori e le scosse di dolore sono veramente insopportabili. Essa mi cede facendomi cadere completamente a terra. Non mi aspettavo una cosa del genere e così cado come un sacco di patate. Jeremy mi urla qualcosa, aiutandomi ad alzarmi, ma subito dopo la gamba cede un’altra volta. Alzo lo sguardo verso di lui, in preda al panico, e lo vedo sbiancare. – Giù! – urla mettendosi sopra di me e facendomi sbattere il naso contro una radice di un albero. Apro gli occhi sentendo la testa scoppiare, ma Jeremy mi alza come se niente fosse, mi prende per mano e iniziamo a correre.
Ma dura veramente poco. Questa volta però mi cedono entrambe le gambe e scivolo via, visto che accanto a noi c’è una discesa veramente ripida. Sento Jeremy urlarmi qualcosa, mentre cerco di fermarmi, ma vado a sbattere contro un albero. Ivy urla il mio nome mentre tutto intorno a me inizia a diventare sfogato…
 nero.
 
– Cassie, è ora – annuncia Louis.
Annuisco e mi metto seduto sul letto. Mi guardo intorno per cercare Jeremy, ma non c’è in camera. – Dov’è Jeremy? – chiedo.
– Non è voluto venire – risponde abbassando lo sguardo, dispiaciuto. Annuisco guardandomi le scarpe. Ovvio che non è voluto venire, dopotutto me ne sto andando e  quello che è successo due giorni fa non ha importanza, mi stava solo aiutando. Ovvio, avrei dovuto aspettarmelo.  – Il Secondo Anziano è qua. Lo faccio entrare, ok? – chiede e quando annuisco apre la porta.
Un vento freddo arrivo fino a me e poco dopo spunta anche l’Anziano. – Ciao, Cassie – mi saluta e per la prima volta non sembra affatto divertito. È serio.
– Salve – mormoro io.
– Cassie – inizia Louis prima di andarsene, – appena arriverai in quell’Istituto dovrai solo pensare che sei là per una ragione – mi dice. Annuisco tristemente, la ragione è quella di stare lontana da Jeremy, così da non farlo litigare con il fratello gemello a causa mia. È cambiato tutto. Una settimana fa combattevo per riaverlo e ora combatto per non avvicinarmi a lui.
– Mi fa piacere rivederti, Cassie. Soprattutto con le gambe funzionanti… e così come la testa – inizia il Secondo. Alzo le sopracciglia, se questo doveva essere un complimento o qualcosa del genere… non è riuscito molto bene. – Sei pronta? – chiede e annuisco subito. – Bene. Voglio solo che tu sappia che stai facendo la cosa giusta. Non posso fare altro.
Annuisco un’altra volta, anche se questa volta non capisco bene il significato. Mi sembra un po’ troppo addirittura per il Secondo, dopotutto perché sembra essere così attaccato a questa causa? Abbassa il cappuccio e inizia a parlare in un’altra lingua. Chiudo gli occhi pensando a Jeremy, che non si è nemmeno presentato dopo avermi aiutato, quell’ultimo giorno quando l’Istituto è andato in pezzi. Trattengo il fiato non sentendo più il pavimento sotto di me. Se solo ci fosse Jeremy, qua a sostenermi… adesso non starei volando nel vero senso della parola.
Riesco a cadere in piedi, ma poco dopo cado a terra.
– Che piacere! Benvenuta – esclama una donna. Indossa un completo grigio, ha i capelli molto scuri che le cadono sulle spalle formando dei boccoli e un bel fisico per avere la sua età. La guardo dritta negli occhi e quasi rabbrividisco: quei occhi sono enormemente belli e verdi.
Mi giro per vedere il panorama e cercare d’indovinare dove mi trovo e il mio cuore fa un balzo. Non può essere vero.
– Benvenuta nell’Istituto di Toronto! – esclama e rimango a bocca aperta sentendo quella frase.
– Ci deve essere un errore… Io non posso essere veramente qua – balbetto io alzandomi. Mi guardo intorno, perché questo non può essere l’Istituto di Toronto. No, si deve essere sbagliata. Deve essere sicuramente uno schifoso scherzo del Secondo.
– Oh, certo, tesoro! – ribatte la donna con un bel sorrisone. – Gli Anziani e Louis Dempson mi avevano avvertita che saresti venuta proprio qua, quindi non c’è stato nessuno sbaglio. Mi aveva detto che venivi qua solo per Cole.
– No! – esclamo ridendo. – Io me ne sono andata dal mio Istituto proprio per evitare questo! – sbotto, irritata. – Non posso stare qua! Non con Cole!
– Sta tranquilla, va bene? – dice lei avvicinandosi a me, ma io, in preda al panico, la spingo via e lei fa un paio di passi indietro, allarmata. Non sembra molto contenta.
– Devo parlare con Louis – mormoro andando verso la sua scrivania per prendere il telefono, ma una scossa m’impedisce di muovermi e sento tutto il mio corpo tremare.
– Mi dispiace trattarti in questo modo – dice la donna girandomi intorno. – Ma non avresti dovuto spingermi in quel modo. Mettiamola così, Cassie: io sono la presidentessa di quest’Istituto e non importa da quanto tempo; non mi faccio trattare in questo modo da dei Cacciatori appena nati. Tu sei qua per Cole e lo sai. Il resto lascialo fare a noi – finisce e con un cenno della mano la scossa scompare e cado a terra, con ancora il corpo tremante. Si ferma proprio davanti a me. – E comunque… io mi chiamo Delilah – aggiunge prima di andarsene una volta per tutte.
Quando sono sicura di essermi  ripresa del tutto mi alzo da terra e corro verso il telefono, ma mi fermo ancora prima di toccarlo. Non ho intenzione di toccarlo, non dopo la scossa che mi sono presa. Esco dall’ufficio della presidentessa per andare a cercare il mio cellulare, ma mi fermo di scatto andando quasi addosso a Cole. Il cuore mi sale in gola formando un nodo.
– Cassie? – mi chiama lui, scioccato. Si avvicina pian piano a me e io indietreggio, così si ferma per non spaventarmi, ma sembra confuso. – Che succede? Perché sei qua? – chiede,  perplesso.
Oh, questa sì, che è una bella domanda, Cole. – Mi hanno trasferita qua – rispondo io dopo un po’.
– Chi? – chiede lui, sembra quasi arrabbiato.
Appena arriverai in quell’Istituto dovrai solo pensare che sei là per una ragione mi ha detto Louis, ma quale ragione? Quale?! – Io ho chiesto di farmi trasferire – mormoro guardandolo negli occhi per non fargli capire che sto mentendo.
Si avvicina ancora un po’ e questa volta non indietreggio. – E perché? – chiede, ormai a pochi centimetri di distanza da me.
– Per stare lontana da Jeremy – rispondo subito io, accostandomi ancora di più alla parete. Lui sorride e questo mi fa capire che se l’aspettava. – Tu sapevi tutto, non è vero?
– Lo immaginavo – risponde lui facendo spallucce. – Il fatto che anche lui avesse il mio stesso potere ne è stata la prova – aggiunge sorridendomi ancora di più. Abbassa lo sguardo verso le mie labbra e poi di nuovo sui miei occhi, continua a sorridermi dolcemente e il mio cuore sembra un po’ meno pesante.
– Perché non l’hai detto a nessuno? Perché dici a tutti che non hai ancora i tuoi poteri? – chiedo io e sono pure un po’ arrabbiata. Perché sarebbe stato tutto meno complicato se lui avesse vuotato il sacco fin dall’inizio. Io non sarei mai andata a letto con Jeremy e lui avrebbe saputo la verità sin dall’inizio. E invece no, Cole ha voluto tenerlo segreto.
Ride, divertito. – Perché dovrei dirlo a qualcuno? Perché dovrei dire a tutti i miei poteri, quando posso non farlo? – chiede lui e il suo tono mi fa capire che la cosa gli sembra abbastanza ovvia.
– Perché vivi in un Istituto dove possono aiutarti a controllarlo. Io ho avuto a che fare con questo tipo di potere, Cole, e non è una bella cosa – rispondo io, infastidita, e mi avvicino un po’ a lui per farlo ragionare.
– Perché tu conosci Jeremy! Quel ragazzo non riuscirebbe nemmeno a gestire il potere più stupido di questo mondo! – esclama lui ridendo. Mi ritrovo  a spingerlo, fino a farlo arrivare alla parete e bloccarlo mettendo il braccio sotto il suo collo. Ma lui invece di esserne infastidito, ride. – Piccola, non fare così – mi avverte lui con un sorriso. La rabbia ruggisce dentro di me e gli sto per tirare uno schiaffo, quando mi ritrovo appiccicata alla parere e questa volta è lui a tenermi in pugno. – Sai benissimo con chi hai a che fare, tesoro. Se non l’avessi ancora capito, il gemello cattivo qua sono io e se sei scappata da Jeremy per stare qua con me, dovresti smetterla di proteggerlo – aggiunge mantenendo il sorriso sulle sue labbra. Faccio per spingerlo quando lui mi precede e mi sbatte un’altra volta al muro. Un lamento esce dalla mia bocca e così ride. – Non fare la difficile, dopotutto siamo destinati a stare insieme, no? O almeno se non ci fosse in mzzo quella palla al piede di mio fratello. – Mi accarezza. – Non essere arrabbiata, ok? Sai, c’è questa luce nei tuoi occhi neri, quando ti arrabbi, che li fa diventare ancora più belli.
– Lasciami andare, Cole – ringhio io con le lacrime agli occhi. – Lasciami andare. Ho sbagliato. Non dovevo venire qua. Non sei come mi aspettavo. Sceglierò sempre tuo fratello e mi dispiace dirtelo così, ma è la verità.
Il suo sorriso si fa sempre più spietato, in questo momento mi fa più paura che mai. – Chi sceglierai quando lo ucciderò, quando lo vedrai annegare nella sua stessa pozza di sangue? Me? O continuerai a pensare a lui e ai vostri momenti insieme? – chiede e ride avvicinandosi ancora di più a me. – Credimi, io posso darti di meglio – aggiunge in un sussurro. Si allontana da me e così io ricomincio a respirare. Mi fa alzare lo sguardo su di lui mettendo una mano sul mio mento e mi accarezza guardando i miei occhi pieni di lacrime. – Tranquilla… magari quel mostro lo ucciderà prima di me – aggiunge continuando ad accarezzarmi.
Un singhiozzo esce dalla mia bocca e chiudo gli occhi girando il viso a destra. Me lo lascia subito e si allontana un po’ da me, mi guarda un’ultima volta e poi se ne va con le spalle un po’ ricurve. Mi siedo a terra e inizio a singhiozzare come non mai.

Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Non mi sono scordata di voi, tranquilli! So che in questi giorni non ho fatto altro che aggiornare l'altra storia e lasciar perdere questa, ma ovviamente ho trovato il tempo anche per lei.
Bé, spero vi sia piaciuto questo capitolo e la fine è molto, molto vicina. Fatemi sapere cosa pensate di Cassie, di Cole e di tutti gli altri personaggi, il povero Jeremy compreso.
Ora... so che forse alcuni di voi staranno pensando: come fa Cassie ad essere così stupida in questi ultimi capitoli?! E tutto questo perché comunque, a quanto pare, non riesce a mettere un piede dopo l'altro senza cadere o sembra essere sempre sotto shock. Bé, ragazzi, la risposta è semplice: lei è stata addestrata da degli umani normali per uccidere i vampiri, non è mai stata veramente addestrata per le vere catastrofi, come quelle che stanno accadendo in questi giorni. Quindi non è abituata a scappare da mostri così enormi e questo la spaventa come non mai.
Detto questo, vi chiedo di lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e per darmi alcuni consigli. Mi scuro per eventuali errori (Dio, questa frase ormai è onnipresente).
Un bacio e al prossimo capitolo.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: xAcacia