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Autore: Mikoru    21/06/2015    0 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 13

Il Circolo Spezzato

Oltre la porta, il corridoio piegava a destra, costeggiando un porticato simile a quelli dell'ingresso. A pochi passi da loro giaceva il cadavere di una giovane maga, ma non fu quello a farli arrestare di colpo: le pareti e buona parte del pavimento erano insudiciate da ributtanti rigonfiamenti vescicosi, emananti un fetore intollerabile e attraversati da filamenti simili a nervi.

«Magia all'opera» commentò Sten. «Adorabile.»

«Che schifo!» sbottò Alistair. «Ma che cos'è 'sta roba?»

«Non sono sicuro di volerlo sapere» replicò Nevan, con una smorfia.

Rhianan emise un verso di disgusto. «Creatore, è ripugnante!»

Luniel ebbe un violento conato di vomito e si portò la mano alla bocca mentre si piegava su se stessa, trattenendo a stento un fiotto di bile.

Sollecita, Leliana le fu subito accanto per sorreggerla se fosse stato necessario. «Siete pallidissima» fece notare in tono preoccupato.

«Numi…» boccheggiò la dalish. «Come fate voialtri a sopportare questo tanfo?»

«Be'…» intervenne Alistair. «È disgustoso, ne convengo, ma…»

Luniel trattenne un altro conato. «Solo disgustoso? È nauseabondo!»

«Voi elfi siete sfortunati, in certi casi» commentò Leliana, dandole qualche leggera pacca di incoraggiamento sulla spalla. «Avere un olfatto più sviluppato può non essere un vantaggio.»

Raddrizzandosi, Luniel vide che Elyria era ginocchioni e scossa dai conati, mentre Nevan le teneva una mano sulla fronte e l'altra sulla schiena; dinanzi aveva una piccola chiazza di vomito.

«Avete davvero l'olfatto come quello dei cani?» se ne uscì il Custode biondo.

«Alistair!» reagì Leliana, indignata da quel paragone che pure non la toccava di persona.

«Amico, non mi pare proprio il momento per scherzare» lo riprese blandamente Nevan, sollevando appena il capo per guardarli.

L'altro alzò le mani in un gesto di difesa. «Scusate, non volevo offendere. L'ho detto senza riflettere.»

«Ah» fece Morrigan, con il dorso della mano sotto il naso. «E dove sarebbe la novità?»

Wynne sospirò stancamente. «Ve ne prego, non è il momento» ribadì a sua volta.

Una volta rimessa in piedi la maga elfa, ripresero a camminare. Nevan, Wynne ed Elyria chinarono mestamente il capo mentre oltrepassavano il cadavere dell'incantatrice.

«Ehi, Van» chiamò piano Alistair. «Puoi dirci cos'è successo?»

Il giovane mago si corrucciò e non rispose subito. «Non abbiamo idea di come o quando sia iniziata davvero. Dopo Ostagar eravamo quasi tutti malconci e in pessime condizioni, eravamo sopravvissuti a malapena. A Lothering ne approfittammo per riprendere un po' le forze, ma uno di noi, Uldred, decise di precederci alla Torre insieme ad un paio d'altri maghi.»

«Quando giungemmo qui» prese parola Wynne, «scoprimmo che Uldred aveva quasi convinto il Circolo a unirsi a Loghain, l'uomo che era stato sul punto di distruggerci tutti! Tuttavia non mi sento di biasimare i nostri compagni, poiché Uldred aveva un argomento a favore molto persuasivo, e loro non potevano sapere ciò che era accaduto a Ostagar.»

«Quale argomento?» domandò Alistair.

E Nevan rispose: «Uldred assicurò che, quando Loghain fosse salito al potere, avrebbe ordinato alla Chiesa di concederci maggiore libertà. Ho il sospetto che siano stati in combutta fin dall'inizio. Forse Loghain aveva promesso a Uldred la posizione di Primo Incantatore, una volta che il Flagello fosse stato sconfitto.»

«Lo credo anch'io» convenne Wynne. «Uldred ha sempre bramato il potere…»

«Già… Non si è mai occupato degli apprendisti, non ha mai insegnato. Sembrava non gli importasse granché del Circolo, solo della sua carriera.» Nevan sbuffò. «Ad ogni modo, raccontammo al Primo Incan–»

«Sssh!!» Rhianan, costringendoli a fermarsi, indicò il suo mabari: aveva snudato le zanne e stava ringhiando con lo sguardo fisso verso la porta aperta a cui si stavano avvicinando. «Medraut ha fiutato qualcosa» sussurrò, sfoderando lentamente la spada.

Ognuno di loro impugnò saldamente la propria arma.

«Demone o Abominio?» se ne uscì Nevan. «Si accettano scommes-ahia!» Massaggiandosi la nuca, lanciò un'occhiata sconsolata a Elyria, che lo stava guardando corrucciata mentre riabbassava una mano.

Evidentemente la maga elfa non aveva un gran senso dell'umorismo, per lo meno non in simili frangenti. Alistair, invece, si lasciò scappare una risatina.

«Di là c'è la biblioteca» avvisò Wynne, sorvolando sulla battuta in maniera piuttosto elegante. «Evitate incantesimi del fuoco» si raccomandò, «o c'è il rischio di far divampare un incendio.»

«Ci mancherebbe anche quello» borbottò Morrigan, il cui malumore andava evidentemente aumentando man mano che avanzavano all'interno della torre.

Con Alistair, Rhianan e il qunari in prima fila, superarono la porta trovandosi di fronte un lungo tavolo di legno, ricoperto di tomi e pergamene e antistante una grande scaffalatura ripiena di libri. Appena mossero un piede nell'ambiente, da dietro la libreria sbucarono tre creature umanoidi, con indosso ciò che restava dei tipici abiti da mago. Erano orribilmente grottesche: le spalle e la schiena erano un unico ammasso rigonfio e ricoperto di disgustose escrescenze di carne, che si estendevano anche su arti e volto, rendendoli irriconoscibili; dal cranio calvo spuntavano ciocche sparute di capelli; le braccia erano più lunghe del normale, deformate qua e là da bubboni carnosi e da spuntoni ossei, e terminavano in contorte mani uncinate; la pelle era di un color marroncino che trasmetteva una sensazione di malsano.

I mostri si precipitarono su di loro emettendo sibili e versi raschianti. Subito un fulmine sfrigolante ne colpì uno, contro il quale si gettò Alistair, mentre un altro fu investito e praticamente fermato dal ghiaccio di Morrigan, e su di esso si scagliò Sten. Fra i bagliori degli incantesimi, Luniel corse al tavolo e vi balzò sopra, acquisendo una posizione più elevata, e puntò l'ultimo mostro, impegnato a sferrare feroci unghiate contro lo scudo di Rhianan, a pochi passi dalla dalish; il suo dardo si conficcò nell'abnorme gobba carnosa sul dorso del mostro, apparentemente senza provocargli gran danno. Rapidamente, l'elfa estrasse e incoccò un'altra freccia, tese la corda e rilasciò, colpendolo nel lato del collo. Nello stesso momento, il mabari di Rhianan gli balzò alla gola e la giovane umana gli conficcò la spada nel torace; l'orrenda creatura cadde a terra.

Luniel si voltò rapida per bersagliarne un'altra, ma si accorse che i compagni avevano già fatto piazza pulita. Fece per scendere dal tavolo e recuperare le frecce quando Wynne gridò: «Allontanatevi dai corpi, presto!»

Perplesse, l'elfa e la nobile umana esitarono per un secondo, voltandosi a guardare l'anziana maga. L'istante dopo il cadavere del mostro esplose in una violenta fiammata.

Luniel si portò istintivamente le braccia al volto e serrò gli occhi, era troppo tardi per balzare via. Eppure, stranamente, non avvertì alcun bruciore. Socchiudendo una palpebra, scorse dinanzi a sé un vago lucore. Allora abbassò le braccia e guardò meglio: qualcosa che sembrava un velo traslucido riparava lei, Rhianan e Medraut. Le fiamme erano già sparite e di due cadaveri non c'era quasi più traccia, a parte un alone di cenere e bruciato; soltanto il terzo era rimasto, in una pozza di sangue troppo scuro e denso per essere umano.

Nevan sospirò di sollievo. «E brava Ely» si complimentò, avvicinandosi a lei e passandole una carezza sul capo. «Sei stata velocissima a creare quello scudo.»

La giovane maga sorrise orgogliosa. «Almeno in questo sono più abile di te.»

«Vero.» Lui le sorrise di rimando, facendola illuminare di ulteriore gioia e soddisfazione.

Luniel saltò giù dal tavolo. «È merito tuo, quindi? Allora grazie» le disse, con un cenno del capo. E dando mentalmente addio alle sue due frecce.

«Sì, grazie» fece eco Rhianan. «Quell'incantesimo è stato provvidenziale.»

Elyria arrossì, creando un marcato contrasto con la sua carnagione e i suoi capelli nivei, e iniziò a rigirare nervosamente il bastone fra le mani. «Ah. I-io… uh… ehm… Io… Non… non…» Abbassò la testa e andò a nascondersi dietro Nevan.

«Tradotto significa: "Non c'è di che"» disse questi, divertito. «Scusatela, trovarsi al centro dell'attenzione, soprattutto di sconosciuti, la mette in agitazione.»

Luniel alzò appena un sopracciglio, pensando che la giovane maga avrebbe dovuto essere abituata all'attenzione, vista la stranezza dei suoi colori: quei capelli candidi e quegli occhi rossi, quasi rosa, non potevano certo passare inosservati. O forse era proprio perché durante la sua vita aveva attirato già fin troppo interesse che non amava attirarne altro.

In quel momento Alistair si accostò rinfoderando la spada. «È stato uno scontro facile.»

Wynne scosse la testa. «Questi Abomini erano deboli, forse trasformati da poco o forse posseduti da demoni di scarsa potenza. Non ci andrà sempre così bene» lo mise in guardia.

«Ah, ecco. Mi pareva troppo bello per essere vero» sospirò il Custode.

«Oh, ce la caveremo, vedrete» affermò Nevan.

L'anziana maga gli riservò uno sguardo a metà tra la rassegnazione e il rimprovero. «La vostra sicurezza mi infonde fiducia e, al tempo stesso, mi preoccupa. Dovreste assicurarvi che non vi faccia dimenticare le vostre debolezze.»

«Le ho ben impresse in mente, non temete» le rispose il giovane mago, sorridendo tranquillo.

Alistair lo guardò di traverso. «Anche perché sono quasi inesistenti, no?» lo punzecchiò.

«Esatto» confermò l'altro con una breve risata.

Wynne sospirò e roteò gli occhi al cielo, imitata da Elyria. Luniel un po' le capiva, ma doveva riconoscere che, almeno, quella mancanza di modestia da parte di Nevan era stata del tutto priva di arroganza.

Rhianan sbuffò e disse seccamente: «Torniamo alle spiegazioni. E attendiamo che siano terminate, prima di rimetterci in movimento. Medraut è tranquillo, pertanto il tempo lo abbiamo.»

«Sissignora» sussurrò Nevan, e fu udito soltanto dai due elfi. «Ordunque, stavo dicendo che andammo da Irving e gli raccontammo ciò che Loghain aveva fatto sul campo di battaglia, smascherandolo per il bastardo traditore che è. Irving disse che se ne sarebbe occupato lui e convocò un'assemblea per confrontarsi con Uldred.»

«Tuttavia qualcosa dev'essere andato storto» intervenne la maga più anziana. «Ad un certo momento udii delle urla provenire dalla sala dell'assemblea e uscii dalla mia stanza, e poco dopo incontrai il primo abominio, che stava attaccando un mago. Dopodiché la situazione precipitò violentemente e fin troppo in fretta. E questo è tutto ciò che sappiamo. Non molto, quindi.»

«Però» intervenne Elyria, titubante, «non è detto che sia Uldred il responsabile di tutto questo. Oppure sì?»

«Diciamo che le probabilità sono tutte contro di lui» le rispose Nevan.

Morrigan agitò elegantemente una mano. «Non ha senso fare illazioni adesso.»

Leliana annuì. «Ha ragione. È meglio proseguire» esortò quindi.

Con prudenza, avanzarono nella biblioteca e superarono la scaffalatura. Alla loro sinistra altri enormi scaffali ricoprivano la parete; a destra alcune serie di librerie parallele delimitavano degli spazi uguali a quello in cui avevano appena combattuto. Al centro d'uno di essi si trovavano i resti di un altro lungo tavolo, ridotto in pezzi al pari delle sedie; sul pavimento giacevano due templari e un mago elfo, immersi nelle pozze ormai secche e scure del loro sangue.

«Eadric!» singhiozzò Elyria, portandosi la mano libera sulla bocca.

Nevan le si accostò e le cinse le spalle con aria mesta, stringendola poi a sé. Nemmeno la sua allegria poteva rimanere inattaccabile in circostanze tanto gravi.

Con un profondo sospiro, Wynne disse in tono gentile, ma fermo: «Non c'è tempo per piangere, bambina. Conserva le lacrime per dopo.»

Elyria singhiozzò ancora una volta e tirò rumorosamente su con il naso, annuendo, poi si sfregò gli occhi e le guance, scivolando via con riluttanza dalla stretta di Nevan.

In silenzio, il gruppo raggiunse il termine della biblioteca e si fermò dinanzi ad una porta di bronzo, e Luniel notò distrattamente che aveva la stessa forma di tutte le altre già oltrepassate: ogitale, ogibale… qualcosa del genere; mastro Ilen gliel'aveva spiegato, una volta, ma lei non aveva prestato molta attenzione. Non ci si soffermò molto nemmeno ora, poiché Medraut prese a fissare la porta ringhiando e rizzando il pelo e, di nuovo, tutti si prepararono ad un secondo scontro.

«Dall'altra parte c'è un altro settore di biblioteca» avvisò Wynne.

«Niente fuoco» la prevenne Morrigan, annoiata. «Lo sappiamo.»

«Scusate» disse Leliana. «Lì c'è un'altra porta.» Indicò verso la parete alla loro destra dove, mezzo nascosto nell'ombra fra l'angolo del muro e l'ennesima scansia colma di libri, si trovava un altro accesso assai più piccolo.

«Conduce nell'atrio» spiegò Nevan. «La usano principalmente i templari in modo da spostarsi più rapidamente all'interno della torre, ed è senz'altro stata ben bloccata dall'altra parte.»

«Ci sarebbe comunque inutile» interloquì Wynne. «Per accedere al piano superiore possiamo passare soltanto da qui.» Fece un cenno del capo verso le ante di bronzo. «Ogni altro percorso ci è precluso.»

«Discuterne è insensato, quindi» fece notare il qunari, facendo sobbalzare alcuni del gruppo. Non fosse stato per la sua massiccia e ingombrante figura, Luniel si sarebbe dimenticata della sua presenza, tanto era silenzioso.

Nevan levò rapidamente gli occhi al cielo, ma non ribatté. Diede una rapida occhiata a tutto il gruppo, per assicurarsi che fossero pronti, dopodiché lasciò che Sten spalancasse la porta con un'unica spinta delle possenti braccia. Il qunari si lanciò contro qualcuno con un urlo roboante, seguito da Medraut.

«Demone dell'Ira!» esclamò Nevan.

Luniel avanzò oltre l'uscio insieme a Leliana e vide quella che sembrava una grossa massa informe di magma fiammeggiante, con lunghe braccia e due fori scintillanti di una luce sinistra al posto degli occhi. Il demone superò un tavolo al centro della sala e avanzò rapido, quasi scivolando sul pavimento, e le fiamme sul suo corpo divamparono ulteriormente. Subito dietro di esso stavano due abomini, orribili e devastati come quelli affrontati pochi minuti prima.

L'ormai familiare velo traslucido di una barriera difensiva si parò a fermare la fiammata partita dalle grinfie del mostro, poi una ventata d'aria gelida sfiorò il fianco di Luniel e lei vide la sfavillante scia bianca della Stretta Invernale raggiungere il demone, disperdendosi su di lui in una piccola esplosione di neve; il demone rallentò, mentre una patina di brina lo ricopriva, ma non si arrestò. Morrigan bofonchiò un «Brutto bastardo resistente», prima di scagliargli contro un altro incantesimo: la scia ben più ampia del Cono di Gelo deflagrò sul demone e sugli abomini che lo affiancavano, intrappolandoli in una morsa di ghiaccio che non diede loro scampo, ricoprendoli interamente. A quel punto le spade di Alistair, Rhianan e Sten si abbatterono su di loro, accompagnate dal crepitante fulmine appena lanciato da Nevan, e li eliminarono in pochi attimi, frantumandoli in miriadi di pezzi che schizzarono ovunque.

«Tzè» se ne uscì Morrigan, calciando via uno di quei frammenti. «Spero non abbiate intenzione di continuare a lasciar fare tutto a me.»

Nevan le sorrise. «Mi auguro darai modo anche a noi di farci valere» le disse. «Tuttavia, contro altri Demoni dell'Ira il tuo talento nella magia del freddo ci sarà indispensabile. Nessuno di noi ha altrettanta maestria nell'utilizzo di quella branca elementale.»

«Ruffiano» sussurrò Elyria.

Eppure il tono del mago era parso sincero a Luniel, non soltanto volto a rabbonire la Strega delle Selve – missione in cui era peraltro riuscito, dal momento che la giovane aveva piegato la bocca in un brevissimo sorrisetto compiaciuto.

Con una scrollata di spalle, la dalish si soffermò ad osservare lo stato della stanza. Era enorme, circolare, piena anch'essa di scaffali – di cui alcuni crollati a terra – e di libri e di pergamene e… di cadaveri. Oltre a ciò che restava degli abomini e del demone, c'erano almeno tre templari e un mago, i cui cadaveri carbonizzati lasciavano ben intuire contro che tipo di mostro si erano scontrati. Luniel si domandò quanti altri ne avrebbero incontrati e se sarebbero stati più o meno spaventosi di quelli già affrontati. Cominciò a rimpiangere seriamente di aver dato ascolto al proprio impulso di aiutare Alistair nella sua impresa suicida.

Nevan e Wynne si avvicinarono a quei poveri resti, forse nel tentativo di riconoscere chi erano stati in vita, ma entrambi scossero il capo con un sospiro. «Credo che questo sia Bran» disse il mago, indicando uno dei templari, «tuttavia non posso esserne certo.»

«Sarà prudente lasciarli così?» domandò Elyria, con uno sguardo triste.

Wynne fece una smorfia pensierosa prima di rispondere. «Non sono stati posseduti, ma potrebbe trattarsi soltanto di un caso del tutto fortuito.»

«È meglio non correre rischi» stabilì Nevan. «Al, Sten, venite ad aiutarmi, per cortesia.»

I due lo raggiunsero, uno impassibile e l'altro perplesso, e seguendo le sue direttive tolsero le corazze ai templari morti, dopodiché spostarono il tavolo e ammucchiarono i cadaveri al centro della sala; l'intento del giovane incantatore risultò ormai chiaro. Andarono a recuperare anche i disgraziati morti nelle sale precedenti e deposero anch'essi nel cumulo, dopo aver tolto le armature.

«Perdonatemi» mormorò Nevan, stendendo avanti il braccio, e l'attimo dopo convogliò nella propria mano l'energia del fuoco; guizzanti fiamme di un intenso color arancio danzarono sopra il suo palmo, intorno alle sue dita protese, e infine si diressero sui cadaveri. Poco dopo, l'odore acre della carne bruciata si levò insieme al fumo e ad alte lingue di fuoco.

«Era proprio necessario?» volle sapere Luniel coprendosi il naso, anche se quel lezzo le pareva profumo di fiori, se confrontato al fetore dei bubboni di carne che infestavano il corridoio antistante la biblioteca.

«Sì, purtroppo» le rispose Wynne, mestamente. «I demoni sono in grado di possedere anche i cadaveri, per questa ragione abbiamo dovuto bruciare interamente pure gli altri templari e fratelli maghi caduti durante le prime fasi di questa folle situazione.»

«Ah» commentò semplicemente la dalish. Non disse altro e rimase in silenzio, come i compagni, ad osservare le fiamme divorare quei poveri resti.

«Che posto è, questo?» domandò Leliana, volgendo lo sguardo alla loro destra e fissandolo sul lungo colonnato a doppio ordine, le cui arcate erano chiuse da fitte grate di metallo: divideva a metà il vasto ambiente circolare in cui erano appena entrati, dopo aver salito le scale che dalla biblioteca conducevano al primo piano della torre.

«Se ben ricordo dovrebbe essere il magazzino, giusto?» contro-domandò Alistair, girandosi verso Nevan in cerca di conferma e ricevendo un assenso.

Di fronte al deposito, sul lato sinistro, c'era un altro colonnato più piccolo. Subito a destra del portale da cui erano entrati si trovava una porta, così come al termine di quella specie di corridoio formato dai porticati. Avanzarono di qualche passo, guardandosi attorno guardinghi nella fioca luce proveniente da alcuni candelabri attaccati alle pareti; il silenzio che regnava lì dentro era quasi sinistro, una tranquillità che paradossalmente li allarmò ben più che se avessero trovato una torma di demoni ad accoglierli.

Medraut piantò il naso sul pavimento e prese ad annusare.

«È… strano…» mormorò Elyria, accostandosi a Nevan, del quale pareva sempre cercare la protezione. Questo, e il fatto che si mostrasse così timida e schiva, convinsero Luniel che la maga elfa fosse estremamente insicura.

«Che cosa?» le domandò il mago.

«È tutto troppo pulito» s'intromise la dalish, vedendo l'altra annuire piano. «Niente cadaveri, niente tracce di sangue… Come se qui non fosse successo nulla.»

Alistair si voltò verso di lei. «Il che non ha alcun–» S'interruppe bruscamente udendo un rumore provenire dall'interno del deposito.

Si girarono tutti di scatto verso l'arco di accesso, armi e bastoni pronti alla mano. Scariche elettriche crepitavano già sulle dita e sulle aste di Nevan e Morrigan, quando dall'ombra del vano emerse una figura.

«Owain!» esclamò Wynne. «Sia ringraziato il Creatore, siete vivo!» Sospirò rinfrancata, portandosi una mano sul petto. «Mi stavo giusto domandando cosa potesse esservi successo.»

L'uomo, un tizio stempiato con radi capelli neri e un'espressione mesta, aveva una fronte spaziosa solcata da rughe e marchiata con il simbolo di un sole a molti raggi; il simbolo della Chiesa. Indossava una veste della stessa foggia di quella dei maghi, ma con tinte diverse rispetto alle vesti di Nevan, Elyria e Wynne. Luniel si domandò oziosamente se i colori servissero a distinguere i gradi di potere all'interno della gerarchia del Circolo. Perché c'era senz'altro una gerarchia, no? Era tipico degli umani, da quel che sapeva.

«Devo pregarvi» iniziò Owain, con una voce piatta, monocorde, così priva di emozioni che mise i brividi alla dalish, «di non entrare nel magazzino, in quanto è tutto sottosopra. Sto cercando di rimetterlo in ordine, ma non sono ancora riuscito a riportarlo in uno stato abbastanza decoroso.»

Luniel sbatté le palpebre, allibita. «State pulendo in una situazione del genere?»

«È mio dovere, dal momento che il magazzino è sotto la mia responsabilità» ribatté l'altro.

Wynne sospirò. «Posso presumere che abbiate pulito anche l'atrio, è così?»

«È così. Fa parte del mio incarico, custodisco il magazzino e l'area circostante.»

«Ma…» Leliana intervenne, titubante. «Non era pericoloso, per voi, rimanere qui da solo con la torre invasa da demoni e abomini?»

Owain volse lo sguardo apatico su di lei. «Certo. E ho cercato di andare via, ma sono incappato in una barriera, perciò sono tornato al magazzino e mi sono rimesso al lavoro.»

Luniel scosse il capo, sempre più sconcertata. «O è incredibilmente coraggioso o incredibilmente pazzo» commentò, mentre Wynne ribatteva all'uomo che avrebbe dovuto chiamare, per permetterle di rimuovere la barriera e lasciarlo passare.

Elyria si voltò verso la dalish. «Owain è un Tranquillo» le spiegò, sorprendendola con il fatto di averle rivolto la parola. Che fosse perché erano entrambe elfi?

«Che sia un tipo tranquillo l'avevo capito» ribatté Luniel.

La maga scosse il capo niveo, ridacchiando dell'equivoco. «Giusto, voi esterni non potete saperlo» realizzò. «Intendo dire che è un Adepto della Calma.» E, mentre Luniel rimaneva in attesa di un chiarimento, Elyria proseguì: «Per spiegartela in modo semplice, i Tranquilli sono apprendisti che non hanno affrontato la prova per diventare maghi a pieno titolo, per paura propria oppure perché ritenuti troppo deboli o inaffidabili, e ai quali è stato reciso ogni legame con l'Oblio, per evitare il rischio di possessione da parte dei demoni. Solo che…» S'interruppe un momento e lanciò un'occhiata all'oggetto della sua spiegazione. «Il Rito della Calma toglie loro la possibilità di ricorrere alla magia e di sognare, e quindi di accedere all'Oblio, ma anche ogni capacità di provare emozioni. I Tranquilli non sono altro che gusci vuoti…» concluse la ragazza con una nota amara nella voce fanciullesca.

«Fammi indovinare» commentò Luniel, facendo una smorfia. «È un'invenzione della Chiesa?»

L'altra si limitò ad annuire e la dalish arricciò il naso per il disprezzo, ma non aggiunse altro. Tornò a prestare attenzione a Wynne, Nevan e Owain, che in quel momento stavano parlando di una cosa chiamata Litania di Adralla – se non aveva capito male.

«Ma serve a proteggere contro la dominazione della mente!» sbiancò Wynne. «Dunque è coinvolto l'uso della magia del sangue!»

Rhianan emise un verso preoccupato. «Avete in serbo qualche altra bella notizia?»

Nevan guardò l'incantatrice più anziana. «Niall era presente all'assemblea, giusto?» chiese conferma. E, quando l'altra annuì, continuò: «Allora sa cos'è accaduto, e se ha chiesto la Litania…»

Wynne scosse il capo ed emise un sospiro. «Temevo che potesse trattarsi di questo. Magia del sangue… Non ci voleva.»

«In che modo questo peggiora la situazione?» domandò Luniel, senza preoccuparsi di celare la sua ignoranza in quel genere di faccende.

Elyria, che a quanto pareva si era eletta a sua insegnante sull'argomento "magia", le rispose: «I Maleficar possono ricorrere al sangue, oltre che al mana, per alimentare i propri incantesimi… anche al sangue di altre persone.»

«Mh, simpatici» commentò la dalish.

«Il fatto più grave, però, è che possono evocare demoni, con il rischio di esserne posseduti, e anche prendere il controllo delle persone, manipolando la loro mente.»

«Ecco perché noi qunari tagliamo la lingua ai nostri maghi» sentenziò Sten, con quella sua voce potente e priva di emozioni, quasi quanto quella del Tranquillo.

Per qualche attimo calò il gelo, mentre tutti si giravano a fissare il gigante dalla pelle bronzea, poi Nevan non poté trattenersi dal ridacchiare. «Ho l'impressione che Greagoir apprezzerebbe questo sistema.»

«Non siate maligno» lo rimproverò Wynne, seppur bonariamente.

«Be', a me la taglierebbe volentieri. È sicuro» replicò il giovane mago.

Luniel non stentava a crederlo, ricordando la scarsa simpatia che il templare aveva dimostrato nei confronti di Nevan.

Wynne quasi sbuffò, portandosi una mano alla fronte. «Credetemi, talvolta vorrei farlo anch'io.» Scosse il capo e aggiunse: «Dobbiamo affrettarci a trovare Niall, in tal modo avremo un'arma in più contro i maghi del sangue.»

«Sperando che sia ancora vivo» borbottò Alistair.

Leliana si voltò a guardarlo con un'espressione di vago rimprovero. «L'ottimismo non è esattamente nelle vostre corde, vero?»

Il Custode si schermì facendo spallucce. «Quello lo lascio a Nevan» le rispose, con un cenno del capo verso l'amico, il quale lo fissò inarcando un sopracciglio. «Ne è sovrabbondantemente provvisto.»

L'interessato si mise una mano sul fianco. «Lo fai sembrare un difetto.»

Alistair mostrò i palmi in segno di scusa e gli rivolse una smorfia scherzosa. «Non sia mai, non oserei mai insinuare dubbi sulla tua perfezione.»

«Volevo ben dire» commentò il mago, fingendo un atteggiamento sostenuto.

L'amico gli sorrise, ma prima che potesse dire altro – sempre che ne avesse l'intenzione – Rhianan intervenne con un perentorio: «Fatela finita! Non abbiamo tempo da sprecare!»

«Vi auguro buona fortuna» li salutò Owain.

Ce ne servirà davvero tanta… pensò Luniel.


Eccomiiiii! E come al solito ho lasciato passare un po' tanto tempo. È che nel frattempo mi hanno assunta come portalettere (solo per tre mesi, poi si vedrà), ovviamente non nella città in cui abito, bensì in una a 40km da qui. E nelle zone di entroterra… Ah, io abito in Liguria, quindi capirete bene la comodità, a doversi infilare in stradine e scalinate che spezzano le ginocchia. Ecco, tutta questa pappardella per dire che torno a casa stanca morta e che quindi nelle settimane passate ho avuto enormi difficoltà a trovare il tempo e la concentrazione per dedicarmi al capitolo.

Ma chi la dura la vince, e infine eccolo qui. Con un titolo che più banale non si può, ma proprio non me ne sono venuti in mente di migliori.

Nel frattempo ho anche concluso Inquisition e ho tipo tirato giù tutti i pantheon del Thedas dopo aver visto il filmato al termine dei titoli di coda. Grazie, BioWare, per avermi lasciata quasi indifferente per tutto il gioco e avermi fatto scoppiare l'hype solo alla fine. Vi odio.

Che altro? Ah, sì, mi è stato fatto notare che Eadric l'ho fatto morire così, a gratis. Eh, un'altra volta impara a maltrattare il mio Amell, tsk. (Per chi non ha giocato l'origine Magi, Eadric è un mago elfo che si incontra vagando per la torre; se sei elfo anche tu, ti tratta bene e chiacchiera con te, se sei umano poco manca che ti tiri merda addosso). Scherzi a parte, è stato un caso; volevo piazzare un cadavere conosciuto e mi è saltato in testa lui.

Bene, gente, nella speranza che anche questo capitolo vi sia piaciuto, vi saluto. Alla prossima!

  
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