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Autore: Medy    21/06/2015    3 recensioni
"Well, I’ve got thick skin and an elastic heart, But your blade it might be too sharp I’m like a rubber band until you pull too hard, I may snap and I move fast But you won’t see me fall apart Cause I’ve got an elastic heart"
Quanto può sopportare un cuore? Quanto può attendere, senza disgregarsi del tutto? Quanto l'amore può essere abbastanza per tener legate due persone?
Dopo gli amori complicati, improbabili e attesi di "Vacanze Romane", ritorno nuovamente con una nuova fan fiction dove questa volta è la New Generation la protagonista di tutto. Nuovi amori, nuove amicizie, nuovi dolori e tormenti e forse nuovi lieti fine!
Spero che non rimarrete delusi!!
Medy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Luna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Elastic Heart

 
V° Capitolo
 
Me and My Broken Heart

 
 
Drake Zabini era l’unico che dell’articolo di Maggie May non aveva sentito alcun colpo. Quella megera nascosta poteva riversargli contro ogni forma di odio e congiure, ma lui avrebbe incassato tutto con il suo perfetto sorriso. Erano passati giorni da quella mattina e gli effetti erano ancora freschi sui volti e sulle bocche dell’intera scolaresca. Lui aveva chiarito con Kyron e si era assicurato che nessun coltello gli era stato piantato alle spalle; aveva scorto su Mya dei lievi cambiamenti d’umore ma nulla di cui doveva farsi una colpa o un tormento. Sua sorella era piccola, forse cotta da un innocente amore adolescenziale ma, fin quando Kyron le fosse stato lontano, Drake non aveva alcun timore. Inoltre il suo caro amico era troppo impegnato con l’assistente di pozioni per preoccuparsi della sua piccola e innocente sorellina, che ormai evitava entrambi come se fossero infetti.
“Anche ieri hai fatto tardi, Nott.” Drake scrutò l’amico con sguardo sospettoso, incastrando Kyron in una discussione che avrebbe preferito tenere all’oscuro abbastanza. Ma le attenzioni dell’amico era riversate interamente su di lui, curioso di conoscere i dettagli di quella tresca clandestina ed estremamente eccitante che stava andando avanti da giorni ormai. Kyron sorrise colpevole, alzando le mani e rendendo preziose le notizie che Drake ricercava.
“Non ho intenzione di parlarne con te. E inoltre, tu non eri contrario?” I corridoi del terzo piano erano colmi di studenti. La prima lezione di Trasfigurazione aveva lasciato gli studenti del settimo anno - Serpeverde e Tassorosso - completamente sfiniti, e Kenny era la manifestazione del duro lavoro che la Mcgranitt - nonostante l’avanzata età - era ancora in grado di impartire ai suoi studenti. Camminava accanto a Drake con la stanchezza che quasi gli serrava gli occhi.
“Ero contrario perché Ameliè è un essere infimo! Ma sono fiero del mio caro amico che ha segnato un ennesimo punto sul tabellone!” Il braccio di Drake gli circondò il collo e Kyron si ritrovò a dover sorreggere il peso dell’amico che radiosamente si complimentava con lui.
“Guardi le donne come se fossero punti di una partita. Non credevo che potessi essere cosi maschilista.” Le parole uscirono strozzate a causa dell’eccitazione che Drake stava manifestando con troppa foga. Lo teneva stretto con un braccio e lo scuoteva aggressivamente.
“Ovvio amico mio e tu hai appena accumulato 500 punti. Hai quasi superato il sottoscritto! Non ho mai avuto una relazione con una docente e dubito che la Mcgranitt possa suscitare in me qualunque forma di interesse. Quindi questa volta hai vinto tu.” Lo lasciò andare per sferrargli qualche pacca sulla spalla, troppo forte per poter essere presa senza rischiare di cadere sul pavimento; ma Kyron rimase in piedi, anche se scosso.
“Non ho vinto niente, Drake. È semplicemente una…. relazione.” Quella parola stonò fortemente alle orecchie dei tre Serpeverde, che storsero all’unisono il naso in segno di disapprovazione.
“Kyron non dirmi che prima o poi la porterai in giro per Hogsmeade a prendere della burrobirra da Madama Piediburro.” Kenny fece il suo ingresso nella discussione, scrollandosi via i forti mal di testa che la lezione di Trasfigurazione gli aveva impiantato con forza.
“Ovvio che no! Per mia fortuna Ameliè non ha pretese. Siamo entrambi d’accordo nel definire questa relazione un puro e semplice divertimento tra due ragazzi coscienziosi e maturi. E quando uno dei due vorrà finirla, nulla cambierà.” Scesero le scale, diretti verso i sotterranei. L’ultima lezione della giornata sarebbe stata Pozioni e Kyron non avvertiva nessuna eccitazione nel dover vedere Ameliè. Oltre alla piacevole vista, Kyron verso la docente non provava altro.
“Questo ragazzo ha superato se stesso! Abbiamo terminato con le relazioni adolescenziali in cui rischiavi di subire stalking e adesso sei passato ad una tipica relazione mordi e fuggi! Sono orgoglioso di te!” Drake frenò il passo e, prendendo Kyron per le spalle, lo abbracciò, facendogli poggiare il capo al suo petto in una posa paterna e affettuosa. Kenny lo guardò con preoccupazione reale stampata in volto, e Kyron condivise la medesima preoccupazione.
“Drake sei davvero preoccupante.” Kyron si svincolò da quella presa e quasi scappò per le scale con Kenny al seguito.
“Sono semplicemente fiero di te. Cosa c’è di male?” Drake seguì i due tenendo ben salda la cartella, che per quanto fosse vuota rischiava di essere persa.
“Non dobbiamo parlarne troppo. Se Maggie May scrivesse una cosa del genere sul Mague sarebbero guai seri.” Anche Kyron, come gran parte degli studenti ad Hogwarts, aveva risentito troppo dell’articolo. Ne risentiva quando incontrando Mya i suoi occhi gli lanciavano frecce velenose che lo colpivano con tale ferocia da sentirne i colpi vivi sulla pelle. Ne risentiva ogni volta che guardando Mya desiderava parlare con lei, sentirla ancora ridere alle sue parole e non sentire quel disagio che lo seguiva come un gatto segue un topo. E ne risentiva quando guardando il suo migliore amico negli occhi non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di colpa, come se Maggie May avesse davvero colto qualcosa che ancora lui non riusciva a cogliere.
“Maggie May è solo una grande stronza a cui piace rendersi le giornate piacevoli. Secondo me è una sfigata che nessuno ha mai notato, bisognosa solo di scaricare le sue frustrazioni e mancanza di sesso su qualcuno, e ha scelto un’intera scuola per farlo.” Drake restava completamente distaccato dalle critiche di Maggie May, intoccabile da quella lingua melliflua e velenosa. Ma non tutti come lui avevano accolto con tale indifferenza il “Mague”.
“Ha recato abbastanza danni, e il semplice fatto che non si mostra a nessuno fa comprendere perfettamente che le sue notizie vengono rese note esclusivamente per creare disagio.” Kenny aveva letto ancora la parte che trattava Bree e ad ogni riga si era sentito un verme. A causa sua Bree era stata catalogata come ipocrita. Era stata messa in dubbio, erano stati messi in dubbio i suoi valori e i suoi sentimenti. Tutto quello a causa sua, che aveva insistito troppo e si era illuso che il sentimento che lui provava per la giovane Potter fosse reciproco.
“Il nostro Kenny sta ancora rivangando sulla giovane Potter. Arrenditi, quella sta con Martinèz e non lo lascerà mai. Sono due anni che ti neghi una qualunque sana scopata, esclusivamente perché sei in attesa che lei venga da te. Amico, fattelo dire, ti stai perdendo il meglio!” Drake attaccò nuovamente con il suo poco tatto. Anche Kyron aveva più volte incitato Kenny a lasciar perdere, ma lo aveva fatto esclusivamente per vederlo felice, mentre Drake continuava a seguire la sua filosofia che lo aveva fatto sopravvivere alle torture dell’amore. Kenny scrollò le spalle, arrendendosi a quelle critiche di cui ormai ne aveva assimilato ogni effetto, lasciandole perdere, e sorridendo ancora ammise la sua sconfitta.
“Infatti credo che il capitolo Bree Potter sia chiuso definitivamente. Bree è sprecata con Liam Martinèz, ma io non sono nessuno per dirle ciò che deve fare. Se lei è felice… cercherò di esserlo per lei.” Arrivarono all’aula di pozioni in perfetto orario. Alcuni compagni - tra cui anche Tyra - avevano appena varcato la porta di ingresso e anche il trio Serpverde mise da parte ogni minima considerazione, avuta in quei giorni, e si immersero con il gruppo Corvonero del loro anno. Drake scorse Regan che anche quella mattina aveva il volto oscurato da una luce di delusione e tristezza. Accanto a lui c’era Alexander che lo rincuorò con una pacca sulla spalla, estremamente pesante a causa della sua stazza.
“Guarda Kenny, un povero uomo dal cuore spezzato esattamente come te. La nostra Dak ha fatto il suo primo danno.” Drake indicò il povero Regan soffiando con cattiverai quelle parole, in modo da essere ascoltato solo da entrambi. Dakota la sera stessa della confessione di Regan era entrata nella Sala Comune dei Serpeverde in cerca di Drake, e aveva lasciato fluire ogni parola sull’accaduto, scoppiando in un pianto incerto e confuso. Drake aveva cercato di rassicurarla e consigliarla al meglio, ma l’unica cosa che era riuscita a procurare con i suoi consigli era stato una Dakota Malfoy più fredda del solito. Aveva rafforzato la sua corazza che l’avrebbe tenuta lontano da qualunque ragazzo. 
“Quanto sei stronzo, Drake.” Kenny lo colpì sulla testa con il libro di pozioni, frenando la sua lingua velenosa. Mague non avrebbe mai avuto effetti su Drake, fin quando non avrebbe abbandonato quel suo carattere cinico, bastardo e da perfetto menefreghista che si trascinava dietro con forte orgoglio. Si accomodarono tutti, in attesa di Ameliè che sembrava estremamente in ritardo.
C’era il solito silenzio di attesa in aula. Ameliè era riuscita a crearsi un’ottima reputazione, tale da tenere tutti abbastanza calmi, intenzionati a non attirare su di loro l’ira dell’assistente che sottraeva punti come se raccogliesse fiori di campo. Uno strappo, deciso e netto e poi ritornava al filo del discorso perso. Era una perfetta tiranna che avrebbe potuto far arricciare le labbra, piacevolmente, solo a Severus Piton che avrebbe rivisto in quella ragazza il suo vecchio se stesso.
Ma l’assistente tardava ad arrivare e Drake guardò Kyron come se lui potesse sapere del perché la giovane assistente tardava ad arrivare.
“Non guardarmi così Drake. Cosa diamine ne posso sapere io!” Kyron rispose allo sguardo insistente di Drake che sembrò schiudersi in un’espressione di eccitazione: forse era stata cacciata e lui non avrebbe dovuto più temere per la sua incolumità. Ma quella sensazione di benessere e salvezza sparì nell’attimo in cui il rumore dei piccoli tacchi, delle inconfondibili ballerine, risuonarono frenetici per i sotterranei, e Ameliè entrò in aula con il viso arrossato per la stancabile fretta.
“Buon giorno, oggi non sarò io a farvi da lezione.” Era strana, come se fosse stata colta in flagrante mentre compiva qualcosa di illegale. Kyron era innocente, non era stata sua la colpa per cui era in estremo ritardo. Drake si accasciò sul banco, sentendo le speranze dileguarsi troppo in fretta.
“Il professore Pierre Pelois ha mandato una lettera urgente in cui avvertiva del suo anticipato arrivo, quindi da quest’oggi sarà lui a insegnare. Tra poco dovrebbe arrivare.” Mentre lo diceva liberava la scrivania dai suoi effetti personali, per lasciarla completamente vuota in attesa del tanto atteso professore che aveva fatto desiderare la sua presenza. Gli studenti si guardavano sconcertati, non riuscendo a comprendere la reazione di puro terrore da parte di Amelie che, una volta sgomberata la scrivania, si sistemò i capelli e puntò lo sguardo alla porta, in attesa dell’arrivo del professor Pierre Pelois.
Ricadde il silenzio, un silenzio d’attesa e pura curiosità. Finalmente il professore eccentrico visto allo smistamento si sarebbe ripresentato. Nessuno aveva avuto il minimo contatto con quell’uomo ma la presentazione lo aveva catalogato come “professore interessante” e, tra tutti, Drake era quello che avrebbe avuto il maggior piacere nel conoscerlo.
Minuti di silenzio a cui ne seguirono altri, e intanto la lezione era giunta a metà del suo percorso. Il silenzio sciamò piano piano e, nonostante la presenza di Ameliè, gli studenti iniziarono ad ignorarla e si lasciarono perdere in discorsi personali, sempre più animati, fino alla rottura finale del silenzio d’attesa.
“Credo che l’arpia abbia il terrore del nostro caro professore...” Drake assaporò quella constatazione con gusto. Odiava Ameliè  e vederla sommersa dall’espressione di terrore, nella quale era stata gettata dalla notizia dell’arrivo del professore, aveva reso quella giornata piacevole.
“Credo che se lei lo teme dovremmo temerlo anche noi...” Kenny ricordava l’uomo con piacevolezza, ma Ameliè stava dimostrando che la sua presentazione era stata solo un esca per far credere a tutti ciò che non era. Forse avrebbero sentito la mancanza del vecchio professore, Severus Piton.
In quel silenzio, nel quale i sotterranei erano completamente immersi, si sentirono passi calmi che avvertirono dell’imminente arrivo. Ameliè guardò gli studenti con ferocia, incitandoli a prendere posto nei banchi e zittirsi; e lo fecero, anche se con una certa titubanza. I passi si fecero sempre più vicini e un leggero fischiettìo si udì tra le mura umide.
Il fischiettare divenne sempre più udibile e il volto di Ameliè si colorò sempre più. Il professore Pelois era quasi giunto in aula e la curiosità divampava  tra gli studenti.
La porta dell’aula fu spalancata in un solo colpo, e l’alta e snella figura del professore entrò alla vista di tutti. I lunghi capelli erano stati lasciati liberi, la carnagione era stata scurita dal sole e gli abiti che indossava erano simili a quelli indossati la sera dello smistamento. Entrò allargando le braccia esattamente come quella sera.
“Buon Giorno diavoli maledetti! Finalmente sono qui a rendere omaggio a tutti voi con la mia presenza.” Il suo sorriso si allargò sul volto coperto dalla folta barba scura, e ad uno ad uno gli studenti furono guardati con una certa eccitazione intrisa nelle iridi.
“Mi scuso per la mia mancanza! Ho avuti impegni altrove, ma adesso sono qui per permettere ai vostri cervellini bacati e privi di conoscenza di assimilare piacevolmente la meravigliosa arte delle pozioni.” Passò accanto a Regan ed Alexander che furono scossi da pesanti pacche sulle spalle.
“Sono sicuro che l’adorabile assistente Ameliè abbia sostituito la mia assenza nel miglior modo possibile! Ma adesso, io sono qui e nessun altro impegno mi terrà lontano dai miei adorabili e nuovi diavoletti!” La sua voce era pesante, tanto da riempire l’intera aula. Sorrideva eccitato per il suo nuovo compito.
Prese Ameliè per le spalle, facendola accomodare su una sedia fatta apparire nel momento in cui lei si piegò sulle ginocchia.
“Non voglio perdermi in presentazioni inutili. Già mi sono presentato a tutti voi e adesso ho solo voglia di insegnare. Avete tanto da imparare dal sottoscritto. Quindi prendete quei polverosi e inutili libri e gettateli. Tutto ciò che avete da imparare è racchiuso qui, nella mia testa.” Puntellò le tempie ammiccando in direzione delle studentesse, che sorrisero di rimando. Aveva nello sguardo qualcosa che Drake sentì familiare. Sorrise anche lui, eccitato nello scoprire meglio cosa aveva in mente quell’uomo che quel giorno era giunto circondato da caos e vivacità.
I libri di pozioni furono riposti nelle borse, e tutti rimasero in attesa dell’inizio della lezione. Pierre Pelois non aveva nulla che potesse accostarlo al vecchio professore o a qualunque altro professore di quel Castello. Aveva un sorriso contagioso e l’aspetto di eterno ragazzo stampato sul volto, tracciato da qualche ruga. Ma nonostante ciò, Ameliè restava impaurita dall’uomo e, con gusto, Drake, notò che le labbra che fino a quel momento avevano sputato sentenze e sottratto punti, si sigillarono completamente e per tutta la lezione la bella assistente rimase imobile al suo posto: Pierre Pelois aveva rubato la scena e l’aveva messa da parte.
 
Quella lezione di pozioni fu differente da tutte le altre frequentate fino ad allora. Il professore Pierre Pelois spiegava con precisione e ironia, lasciando che gli studenti lo seguissero alla perfezione, e anche chi prima di allora aveva affrontato la lezione con paura e terrore di far esplodere l’intera scuola, riuscì a completare la pozione di quel giorno - La pozione Mutavolupsa - senza procurare alcun danno.
Intanto Ameliè restava seduta alla sua postazione, e più volte il professore si era rivolto a lei con un cenno di rabbia e disapprovazione, criticando il lavoro fatto durante la sua assenza. Ameliè aveva appuntato tutto su un piccolo quaderno e il professore aveva trovato sciocco non permettere agli studenti di poter colmare lievi lacune dovute al terrore del professor Piton. Ameliè aveva incassato la ramanzina mentre Drake, dalla sua postazione, gustava tutto con gioia. La sua pozione fu quella che fu preparata alla perfezione, tanto da far illuminanre il volto del professore Pierre Pelois, che prese la boccetta tra le mani e la fissò in controluce con in volto l’orgoglio per quel lavoro.
“Colorazione e consistenza perfetta… Ottimo lavoro ragazzo mio. 20punti a Serpverde” Pierre si congratulò con lui scuotendogli una spalla con le grandi mani abbronzate. Drake rimase impassibile a quella valutazione; ma in cuor suo il suo enorme ego stava danzando come un ossesso e danzò maggiormente quando, alle spalle del professore, Ameliè storse il piccolo naso: forse oltre l’affronto che le aveva recato Drake con il suo tentativo di portarsela a letto, aveva visto in lui un ottimo avversario con cui se si fosse confrontata avrebbe visto che valeva meno di lui, ma molto meno.
“Dopo la lezione vorrei parlare con lei, Signor Zabini.” Il professor Pelois gli diede le spalle per depositare il lavoro insieme a quello degli altri che rimasero invalutati.
L’intera classe si voltò in direzione del Serpeverde, che iniziò a formulare nella sua mente i mille e uno motivi per cui il nuovo professore avrebbe voluto parlargli; e l’unico motivo valido fu Ameliè. La guardò con disprezzo, odiando quella donna che continuava anche nel suo silenzio a volergli rendere quell’ultimo anno complicato e colmo di ostacoli. Se avesse avuto guai, se solo il nuovo professore avesse cercato di punirlo ingiustamente, lui avrebbe utilizzato la carta di Kyron: avrebbe convinto l’amico a testimoniare un finto tentativo di avance, non accettato, che avrebbe messo Ameliè nei guai, in guai peggiori dei suoi. Lo spirito vendicativo di Drake era pronto ad esplodere e i suoi occhi puntarono a lei, sperando che comprendesse le sue intenzioni e le temesse tutte.
La campanella decretò la fine della lezione e Kenny e Kyron, dopo aver guardato Drake comunicandogli che lo avrebbero atteso fuori, uscirono insieme agli altri studenti. Anche Tyra gli passò accanto e, sfiorandogli la gamba, sussurrò leggiadramente all’orecchio.
“Dopo il colloquio ti aspetto nella Stanza delle Necessità. Mi stai un po’ trascurando...” Da qualche giorno Tyra e Drake avevano trascorso le notti in letti differenti, non insieme, e Drake aveva tralasciato del tutto l’interesse di farlo notare alla ragazza. Aveva trascorso le sue notti in compagnia di altre due ragazze della stessa portata di Tyra, quindi una ne valeva un’altra.
“Ho gli allenamenti, facciamo domani.” Al Quidditch però Drake non avrebbe mai contrapposto nessuno, nemmeno una come Tyra, che solo a guardarla la mente gettava scariche elettriche e suggerimenti di qualunque genere. La Serperverde si staccò da lui con aria offesa, e senza proferire parola si allontanò con passi affrettati che comunicarono a Drake l’offesa recata. Ma il suo interesse passò altrove quando in aula rimasero solo lui e il professore; Ameliè si era dileguata insieme ai studenti con un compito per il professore.
 
“Accomodati e buttiamo via tutti questi formalismi. Puoi chiamarmi Pierre.” Drake non mostrò alcun segno di tensione; era calmo e si accomodò come se di fronte a lui ci fosse Kyron o Kenny. Dalla tasca dei pantaloni della divisa sfoderò il pacchetto di sigarette e se ne accese una, porgendone qualcuna al professore.
“Lei fuma, Pierre?” Il professore si era posizionato di fronte a lui e con un sorriso tranquillo ne sfilò una, lasciando che Drake gliela accendesse.
“Preferisco altro a questo, ma è meglio di niente.” Ammiccò, aspirando il fumo e lasciando che per qualche minuto la stanza si riempisse di odore di tabacco. Drake aveva valutato quell’uomo in ottimo modo, e quel senso di tranquillità che riusciva a emanare con il suo sorriso da eterno ragazzo lo fece rilassare maggiormente, eliminando i mille pensieri che si erano intrufolati nella sua testa. Forse Ameliè non aveva parlato e la sua presenza lì era dovuta da altro.
“Drake ho da farti una proposta.” Il fumo quasi andò di traverso a Drake, che scrutò il professore con un certo sospetto. Dopo Ameliè non si sarebbe stupito se un altro professore tentasse approcci simili a quelli dell’assistente. Pierre sorrise, scorgendo il suo sconcerto.
“E' un progetto di cui già Ameliè avrebbe dovuto parlarvene, ma forse se ne sarà dimenticata.” Ciccò la cenere sul tavolo che sparì subito dopo.
Drake fece lo stesso e attese che il professore parlasse e desse un senso a quell’incontro.
“Ho notato che hai molto talento, e non solo in pozioni. Sono stato via per qualche settimana ma ho avuto notizie di ognuno di voi dalla mia assistente, e ho chiesto anche a Silente di farmi un riassunto sulla vita accademica di ognuno di voi. Voglio approfittare di questo tuo talento.” La sigaretta tra le dita del professore si consumò lentamente, e fu gettata nel vuoto per poi sparire anche essa. Drake restava perfettamente immobile, ma intanto il suo ego risentiva di quei complimenti. Se avesse potuto avrebbe lasciato uscire fuori la sua parte interna e lasciarla danzare e pavoneggiarsi per la stanza. Ma lui riusciva a mascherarlo, e gli occhi rimasero fissi al professore che sorrise, sporgendosi verso di lui.
“Ho pensato di fare un corso di recupero per tutti coloro che hanno qualche difficoltà in pozioni come in altre materie. Oltre te ci saranno anche altri ragazzi e ragazze del settimo anno. Però voglio che tu faccia da Toutor di pozioni. Ovviamente ci saranno punti extra a fine anno che ti permetteranno di ottenere un numero maggiore di M.A.G.O. Allora… accetti?” Gli occhi scuri del professore erano piccole pietruzze eccitate, e Drake ne scorse l’intento creduto fattibile da operare. Pierre era giunto lì solo da qualche ora ed era intento a rivoluzionare un’intera scuola.
“Dovrei chiudermi in una stanza con qualche damerino troppo stupido per capire? Non mi alletta tanto questa idea.” Pierre gli aveva dato il permesso di parlare con lui senza formalismi e sputò fuori la considerazione che aveva per quel progetto. Un altro professore si sarebbe indignato, invece Pierre scoppiò a ridere.
“Sapevo che mi avresti risposto così, Drake! Comunque si, dovrai chiuderti in una stanza con qualche damerino troppo stupido per capire ma, per quanto tu tenti di farmi credere che quei punti extra non ti interessino, sappiamo entrambi che in questo momento il tuo ego si sta crogiolando nell’eccitazione! Sei uno stronzetto, Drake, e mi ricordi tanto me alla tua età.”Drake si ritrovò spiazzato e, dopo un attimo di sorpresa, si sciolse in una risata che quasi lo piegò in due.
“Professor Pierre lei oltre ad essere molto particolare è anche tanto simpatico. Ma no, non credo che accetterò.” Si asciugò le lacrime di ilarità che gli inumidirono gli occhi, ma non aveva alcuna intenzione di demordere così facilmente. Era vero, a Drake importavano i punti extra come ottenere un ottimo punteggio ai M.A.G.O. Sua nonna Dana aveva sempre idolatrato le sue capacità, e lui non avrebbe permesso ad Ameliè o a chiunque altro di poter deludere sua nonna. Ma l’idea di restare oltre le lezioni in compagnia di qualche studente ottuso non solleticava minimante il suo interesse. Prese la borsa poggiata sul pavimento e fece intendere che la conversazione era terminata.
“Ok, allora se i punti extra non ti allettano, ti propongo altro. Dopo i M.A.G.O sarai il mio assistente per un anno. Avevo già intenzione di licenziare Ameliè, che per quanto possa essere capace non è in grado di intrattenere una platea di studenti. Troppo egocentrica e soprattutto crede di essere ancora ad Bauxbatons, quando tutti le sbavavano dietro. Quindi, se tu aiuti me io potrei, oltre farti ottenere qualche punto curriculare per un futuro, consigliarti a qualche scuola di specializzazione dei Pozionisti, nonostante tu abbia già tuo zio Draco che è validissimo nel suo ruolo.” Drake si paralizzò sul posto e il senso di vendetta iniziò a salirgli su per le gambe fino a giungere alla testa, accendendo una lieve lampadina e consapevolezza: se il professor Pelois avesse preso lui e cacciato via Ameliè avrebbe ripagato la megera di quelle settimane di vero inferno. Avrebbe ottenuto non solo una dolce vendetta, ma avrebbe visto Ameliè essere sconfitta sul suo stesso campo. Non aveva odiato nessuno come odiava in quel momento Ameliè, e aveva scoperto che il suo odio poteva essere più feroce di qualunque azione. Lasciò che il sorriso di macabra soddisfazione apparisse sul volto e si accomodò nuovamente alla postazione che stava quasi per lasciare.
“Mi basterà essere il suo assistente per un anno. Rettifico e accetto la proposta!” Allungò una mano verso di lui che fu stretta, decretando l’accordo.
“Bene! Mi serve una settimana per organizzare tutto, poi ti passerò i casi più estremi. Con una sola premessa: non provarci con le ragazzine. Di te non solo conosco la carriera scolastica, ma anche la carriera sentimentale...” Pierre lo fissò con aria divertita. Quella non sembrava una normale discussione tra professore e studente; Drake sembrò di ritrovarsi di fronte a suo padre che, ogni volta che si ritrovavano da soli, lasciava che Drake gli dicesse tutto ciò che aveva da dire sul suo mondo, sulle sue relazioni e su quell’incessante decisione - che non si lasciava estirpare - di non dar spazio a quel sentimento che se solo nominato gli procurava brividi di disgusto.
Aveva il cuore completamente ricoperto di granito, i sentimentalismi non gli appartenevano, o almeno aveva lasciato che lo affogassero al punto da sentirne solo il disgusto.
“Sono contento che si riconosca il mio fascino. Stia tranquillo Pierre, le ragazzine non hanno alcuna attrattiva su di me.” Pensò a Dylan McLaggen e a quella sua disgustosa voglia di accalappiare solo le ragazzine innocenti, solo per sentire l’ego maschile aumentare sempre più. Lui adottava le sue doti solo con chi apparentemente sembrava impossibile, ma la sua bravura rendeva tutto troppo semplice.
“Infatti. Ho saputo del tuo tentativo di ammaliare Ameliè. Ho riso tanto quando ho letto la sua lettera. Se avessi avuto un figlio, credo che sarebbe stato identico a te!” Ameliè aveva parlato, i dubbi di Drake si erano trasformati in certezza, ma vedere il professore riderci su gli fece abbandonare l’intento di smascherare la relazione clandestina con Kyron.
“Credevo che fosse una studentessa e parliamoci chiaro, Pierre: non è per niente male come ragazza, anche se una vipera sarebbe più piacevole di lei.” Drake si era completamente dimenticato di Kyron e Kenny che lo attendevano fuori l’aula, e si rilassò sulla sedia prendendo dalla tasca altre due sigarette. La proposta da parte del professore si stava trasformando in una semplice chiacchierata tra amici.
Pierre sorrise annuendo, in accordo con le parole di Drake.
“E' un miraggio. Bella ma insopportabile. Di donne del genere ne ho avute fin troppe nella mia vita, adesso vorrei solo innamorarmi e se ciò non accadesse non ho intenzione di perdere tempo con altre donnine stupide. Ovviamente tu sei ancora troppo giovane, per parlare in questo modo.” Drake annuì, impegnato ad aspirare il fumo. Il professore lo guardò ancora, come se volesse analizzare i suoi pensieri e, sporgendosi in avanti, lo analizzò più da vicino.
“Sei così identico a me che sembra di ritrovarmi con il me stesso di molti anni fa. Qualcosa è accaduto che ti ha fatto odiare ogni forma di amore possibile tra uomo e donna, ad eccezione del sesso.” Drake si sfilò la sigaretta dalle labbra lentamente, sentendosi nuovamente spiazzato dal professore che in poche ore era riuscito a instaurare un senso di fiducia tale da potergli parlare come solo Kenny e Kyron avevano osato. Lui odiava l’amore e di questo tutti ne erano consapevoli. Anche se molte si erano approcciate a lui con l’intento di divenire LA PERSONA capace di scalfire il cuore di Drake, ritornando sconfitte da quella missione. Aveva amore solo da dare a Mya, la sua adorata sorellina, manifestato con azioni di gelosia morbosa che avevano reso la vita della ragazza quasi impossibile. Amava Dakota, sentendosi in dovere di doverle stare accanto, di difenderla nonostante più volte si era dimostrata capace di riuscirci da sola. Amava i suoi due migliori amici, per i quali avrebbe venduto anche l’anima al diavolo se ce ne fosse stato il bisogno. Ma l’amore per qualcun'altra, l’amore che lo rendeva debole, sconfitto, che lo rendeva vulnerabile e spoglio, no. Quello non lo aveva mai provato, e anche quando si era avvicinato a tale aveva avuto la prova che quel sentimento gli avrebbe portato solo danni. Danni quasi irrecuperabili.
Spense la sigaretta e decise che la discussione poteva prendere una fine lì. Non aveva voglia di parlare dei suoi perché.
“Sono giovane, Pierre. Ci sarà tempo per l’amore. Non ci penso e ho intenzione solo di pensare a me. Ora, se non sono scortese, vado via. Ci sono Nott e Montague che mi aspettano per studiare.” Pierre annuì con il capo, comprendendo che forse era troppo presto per pretendere da un suo studente di vedere in lui un possibile confidente. Lui per anni aveva insegnato e per anni aveva sempre preferito creare un rapporto di fiducia con i propri studenti. Un ragazzo che si fidava era in grado di tirare fuori il meglio di sé.
“Tra una settimana ti darò il nome del tuo primo caso. Mi raccomando Drake.” Il giovane Serpverde sventolò la mano distrattamente e uscì dall’aula. Kenny e Kyron era poggiati alla parete e, quando lo videro, gli andarono in contro.
“Allora? Cosa voleva?” Kenny era preoccupato. Per tutto il tempo di attesa lui e Kyron avevano formulato le più impossibili ipotesi, temendo per la carriera dell’amico.
“Sciocchezze. Andiamo che abbiamo gli allenamenti.” Avrebbe spiegato tutto durante il tragitto. Intanto però la sua testa non riusciva a non mandargli immagini di trascorsi che avrebbe preferito dimenticare.
AMORE, solo il suono riusciva a procurargli fastidio, disgusto. Quella parola che non riusciva ad indossarla, che riusciva solo a vedere come una forma ipocrita dei suoi comportamenti ritenuti sbagliati. Guardava i suoi genitori e riusciva a vedere l’amore, guardava altre persone e riusciva a percepirlo, ma se guardava se stesso riusciva solo a vedere un ipocrisia e quindi tanto vale comportarsi come era capace di fare. Innamorarsi? MAI. Si era ripromesso dopo quell’estate che mai più avrebbe tentato di provare un briciolo di sentimento simili o uguale a quello provato in quel momento.
Il suo nome era ancora una fitta allo stomaco, come ciò che aveva osato fare alle sue spalle. Gli aveva solo dato conferma che l’amore non faceva per lui. Gli aveva dato solo conferma che lui stava bene così e che non avrebbe cambiato nulla.
Ricordava il nome di Lei, nonostante gli anni passati. Lui era ancora uno sciocco ragazzino di soli 13 anni, con gli occhi che guardavano il mondo come se portasse perennemente occhiali rosa. Era estate e Roma era sempre stata bellissima. Amava quella città considerandola sua, considerandosi padrone di quelle mura, di quelle strade. E aveva conosciuto lei. Laura, piccola, carina, dolce. L’amore dell’estate che sarebbe finito una volta ritornato a Londra, una volta ritornato alla sua adorata Hogwarts. Ma non aveva messo in conto dell’orgoglio che padroneggiava ogni sua azione, che padroneggiava la sua vita.
Si era sentito pugnalare una volta scoperto che Laura gli nascondeva la relazione con Fabrizio, un altro amico conosciuto quell’estate, considerato quasi alla pari di Kenny e Kyron nonostante fosse un Babbano. Quell’estate era stata la loro estate, fin quando non era giunta lei che gli aveva sottratto l’amico e l’orgoglio e lui si era sentito uno sciocco. Mai più sarebbe successo, mai più avrebbe permesso di sentirsi così. Kenny e Kyron avevano mantenuto quel segreto fino ad allora, e lui non avrebbe parlato mai di quella maledetta estate dove per poco non aveva tradito se stesso, dove per poco non si era tramutato in un damerino.
 
 
**
 
 
“Liam, no…” Le labbra di Liam erano quasi voraci sul collo esile di Bree, che tentava di tenere le sue mani lontane dalla sua gonna. Erano nella stanza di lui, con i libri sparsi sul pavimento, e Liam dopo qualche secondo di studio aveva tentato nuovamente quell’approccio che sapeva bene che Bree non condivideva. Non era pronta e lui aveva sempre lasciato che Bree avesse piena libertà di sentirsi pronta o meno. Le aveva sempre detto che l’avrebbe attesa e lei aveva amato questa sua sensibilità. Ma quella sensibilità stava sciamando, si stava completamente perdendo con quelle sue azioni.
“Bree solo un poco, ti prometto che non ti farò male.” Tentava di farla stendere sul letto e alzarle la gonna, ma lei tentava di tenerlo lontano e, fingendo un sorriso, tentò di spiegargli che non era pronta, nonostante stessero insieme da tanto.
“No Liam. Non sono pronta, non così” Le mani di Liam scivolarono lungo le gambe e tentarono di arrivare nei luoghi inesplorati che lui desiderava ardentemente, e quel gesto la fece scattare. Lo spintonò con forza e non riuscì a fingersi indifferente da quel comportamento. Si sentiva tradita, si sentiva presa in giro. Non aveva mai osato comportarsi così. Era sempre stato comprensivo e aveva accettato quella sua scelta. Invece quel pomeriggio Liam sembrava non importarsene.
“Cosa cazzo ti prende, Bree?” Si alzò, paonazzo in volto e scosso, come se fosse stato risvegliato da un sogno.
“Cosa prende a te, Liam! Sai che io non me la sento di fare sesso. Non adesso e non così!” Urlava, terrorizzata da quell’insistenza sentita nei suoi gesti. Liam si spettinò i capelli, scuotendosi i pensieri, e iniziò a camminare per la stanza con il fiatone. Scene del genere Bree già le aveva vissute e stava temendo lo scoppio finale.
“Tu non vuoi fare sesso semplicemente perché c’è quel maledetto Montague! QUELLO CHE HA SCRITTO MAGGIE MAY E' VERO BREE?” Si fermò in un punto qualunque della stanza e tirò un pugno nella libreria che divideva con gli altri ragazzi della camera, compreso Noah, assente come gli altri. I libri caddero aprendosi sul pavimento, provocando un suono sordo. Bree sobbalzò e si chiuse in un abbraccio protettivo. Ne aveva vissuti di scatti del genere e il terrore lo sentiva sempre.
“No che non è vero…” La sua voce era sottile, flebile e impaurita. Non riusciva a guardarlo quando si lasciava inghiottire dalla rabbia. Non era il suo Liam, non era il ragazzo che l’aveva conquistata con i suoi sorrisi e con le sue premure. Non era il Liam che amava quando la rabbia fluiva nelle vene come sangue.
“Ah no? Io penso proprio di si! VUOI CHE SIA LUI A TOCCARTI?” Con pochi passi le fu vicino e, prendendola per le spalle, la scosse violentemente. Bree non riuscì a non scoppiare in lacrime. Gli occhi chiari e velati di dolcezza lasciavano cadere lacrime amare, e lei scosse il capo incapace di emettere un semplice suono. Liam era sempre stato così, lievi attimi di pura follia, di rabbia quasi incontrollabile e lei, Bree, li aveva accettati. Aveva accettato quello stato folle in cui cadeva sempre più spesso. Era una parte di sé che metteva in mostra durante le partite di Quidditch, che metteva in mostra quando tra loro accadeva un litigio, sempre inerente a Kenny. E Bree accumulava perché amava Liam, lo amava fin troppo e quel troppo le lasciava accettare quel comportamento che le trasmetteva solo paura e insicurezza. Sarebbe passata e tutto sarebbe ritornato come prima. Sarebbe passata, se lo ripeteva come una nenia noiosa, se lo ripeteva credendoci davvero e sperando che chiudendo gli occhi e riaprendoli avrebbe rivisto il SUO Liam.
“Bree guardami! “ Urlò ancora il suo nome, rabbioso, aggressivo. Come un animale infuriato e pronto ad attaccare. Bree li riaprì e si ritrovò nuovamente ad osservare il Liam che odiava.
“Non è come pensi Liam. Io amo te… Ma non sono pronta…” Le parole morirono sulle labbra come lei morì tra le sue braccia. Si lasciò cadere completamente sulle ginocchia, si appassì come un fiore in autunno. Perse la sua linfa e i suoi petali e Liam la vide sfiorire. Non era pronta, si sentiva ancora troppo piccola per approcciarsi al sesso, immaginando la sua prima volta romanticamente e non con lo sforzo. Sapeva che Liam ne soffriva, lo sapeva perché lo dichiarava silenziosamente con i suoi gesti; ma lei non riusciva a trovare quella sicurezza che la gettava in quell’esperienza importante. Lo amava ma non voleva che la sua prima volta fosse data da una costrizione. Lei non sapeva quando sarebbe arrivata quella sicurezza, ma soffriva quando Liam non mancava a prendersela con lei, facendola sentire in colpa, facendola sentire sbagliata.
Liam sentì quel corpo sottile e piccolo morirgli completamente tra le mani, sentì i suoi muscoli – poco prima rigidi per la paura - divenire molli, come se lei avesse abbandonato completamente il suo corpo. Notò che la stringeva troppo forte e sapeva di farle del male. Ma la rabbia si era impossessata così velocemente del suo cervello che non aveva pensato a quanto potesse farle del male. Odiava pensarla con qualcun altro che non fosse lui, odiava immaginare Bree felice tra le braccia di Kenny Montague; lui riusciva a farle solo del male e nonostante ne fosse consapevole non riusciva a smetterla. Stringeva ancora e l’idea che gli era stata inculcata con forza dall’articolo di Maggie May era più viva che mai. Lui era sicuro che quelle parole erano vere e non riusciva a credere alle parole di Bree.
“Guardami bene Bree.” Le prese il viso tra le mani, stringendoglielo con ferocia. Bree fu costretta a fissare quegli occhi sgranati di rabbia e odio. Non poteva distogliere lo sguardo da lui e aveva paura.
“Se vedo Kenny avvicinarsi a te o se vedo te parlare con lui, giuro su Merlino, ammazzo entrambi.” Erano minacce non gettate a caso, ma vere. Lo avrebbe fatto e Bree non poteva permettere che Liam si cacciasse in guai simili. E non voleva che Kenny a causa sua corresse un pericolo tanto serio. Liam era capace di tutto, solo lei lo sapeva. Scosse il capo, con le parole completamente incollate alla gola. Solo le lacrime erano capaci di esprimere ciò che stava provando in quel momento. Liam strinse ancora, facendole solo male. Ma la porta del dormitorio si aprì e Bree pregò Merlino che alla porta non ci fosse suo fratello Noah. Aveva tenuto segreto per tutto quel tempo il comportamento che il suo migliore amico aveva con lei perché non voleva che a causa sua Noah litigasse con lui. Aveva usato scuse di qualunque genere quando Noah aveva notato lividi sul braccio, dando la colpa alla sua goffagine, tenendo in segreto quella seconda maschera di Liam che mostrava solo a lei.
Liam volse il capo verso l’ingresso della stanza e permise a Bree di fare lo stesso. Alyson guardava entrambi con l’espressione impaurita che fece comprendere a Bree che qualcosa aveva colto.
“Cercavo Noah, Bree lo ha visto?” Ruppe il silenzio di tensione creatosi a causa della sua presenza. Liam si allontanò da lei, ritornando a percorrere la stanza con smania. La giovane Potter si asciugò frettolosamente le lacrime con la manica della camicia e sorridendo all’amica, che aveva interrotto quell’idilliaco litigio, scosse il capo.
“No, mi dispiace. Forse è in biblioteca.” Alyson annuì e poi guardo Liam, paonazzo dalla rabbia. Percepì qualcosa perché si avvicinò a lei, sorridendo preoccupata.
“Mi aiuti a cercarlo? Mi annoio ad andare in giro per il Castello a zonzo. Tuo fratello e incorreggibile.” Le prese le mani e sperò con tutto il cuore che Bree accettasse. Aveva percepito qualcosa, guardando semplicemente il volto sconvolto di Bree.
Bree guardò prima Liam che le dava le spalle e poi Alyson: non avrebbe mai ringraziato abbastanza il destino per averla fatta accorrere. Voleva scappare da quella stanza ma temeva che se lo avesse fatto l’ira di Liam si sarebbe scatenata più funesta.
“Vai… Non abbiamo più niente da dirci.” Ma Liam parlò per lei, dandole il permesso di abbandonare la stanza. Sospirò, come libera da quel peso, e stringendo le mani ad Alyson uscirono dalla stanza insieme.
Alyson scese le scale a chiocciola del dormitorio dei Grifondoro immersa nel silenzio totale. L’unico gesto che fece fu porle un fazzoletto, incitandola a ripulirsi dal gonfiore e dalle lacrime che il pianto le avevano causato. Poi, una volta uscite dalla Sala Comune che non era di loro appartenenza ma di cui conoscevano la parola d’ordine solo per raggiungere i loro fidanzati, si voltò verso di lei preoccupata seriamente.
“Cosa stava succedendo in quella stanza Bree?” Nonostante Alyson non avesse mai mostrato compassione e dolcezza per nessuno, per Bree aveva sempre dimostrato un po’ di affetto, forse spinta solo dal fatto che lei e Noah avessero lo stesso sangue. Bree scosse il capo, cercando di trovare la massima tranquillità, cercando di non scoppiare nuovamente in lacrime e smascherare Liam. Non poteva, non sarebbe stato giusto.
“Niente, Aly. Semplici litigi tra fidanzati. Quel maledetto articolo ha causato solo danni. Odio Maggie May.” Si armò di un nuovo sorriso sperando che i sospetti di Alyson si placassero. Ma lei continuava a fissarla con sospetto.
“Bree puoi parlare con me…” Alyson avrebbe ascoltato ciò che aveva da dirle, se mai si fosse decisa a parlarne, con la premessa che se le avesse rivelato che ciò che governava i suoi sospetti era vero, Noah ne sarebbe stato messo al corrente. E Bree lo sapeva, quindi rimase zitta sorridendo ancora. Ormai non gli era più difficile, perché tanto SAREBBE PASSATA.
“Andiamo a cercare Noah e poi andiamo a cena, va bene?” Volle concludere così Bree, lasciando che le attenzioni si spostassero altrove. Doveva solo attendere che Liam si calmasse e rimettere tutto a posto. Così andava, così era sempre andata.
Alyson la guardò ancora, poi accettò la sua richiesta e non insistendo ulteriormente la condusse via, in cerca di Noah nascosto chissà dove.
Quella sera a cena Bree non avrebbe guardato Kenny, e quando avrebbe potuto avrebbe messo una pietra sulla loro amicizia. Kenny avrebbe accettato e lei doveva farlo per Liam. Perché lei amava Liam. Lei voleva stare con Liam.
 
 
 
**
 
Finalmente la squadra di Serpeverde era riuscita ad ottenere il campo. Per troppe settimane il capitando dei Corvonero, Dakota Malfoy, era riuscita ad ottenere il permesso per allenarsi, lasciando tutte le altre squadre fuori. Aveva ceduto il piacere solo a Drake, permettendo alla squadra verde e argento di potersi allenare prima dell’inizio del campionato. Era stato meraviglioso ritornare a cavalcare le loro scope e gli allenamenti erano stati intensi e duri, intenti a recuperare quelle settimane di riposo. Una leggera pioggia era giunta per rendere quel primo allenamento più duro da sopportare; ma loro avevano resistito e, giunta ora di cena, erano pronti a rifocillarsi con un gustoso piatto caldo.
Entrarono nell’ingresso della scuola con ancora gli abiti zuppi e la stanchezza che si sentiva in ogni arto, in ogni muscolo. Kenny sorrideva perché finalmente era riuscito a scaricare la tensione - dovuta dalla scelta di lasciar perdere Bree Potter - fluire via, e adesso si sentiva abbastanza stanco da non pensarci troppo. Drake era sporco di fango fino alle gambe e l’unica cosa desiderata in quel momento erano le docce della sua stanza; ma era soddisfatto perché, nonostante il riposo, la sua squadra era ritornata attiva e intenta a vincere. Kyron sentiva lo stomaco brontolare, e prima della doccia avrebbe preferito riempirsi lo stomaco. Quella sera avrebbe detto ad Ameliè di non aspettarlo; l'idea di trascorrere un’altra notte con lei non lo allettava.
“Non mi siederò a tavola con il fango che mi arriva al naso. Quindi più tardi farò una visita alle cucine. Ci vediamo dopo.” Drake fu il primo a dividersi dal gruppo, intento ad immergersi nel silenzio che i sotterranei regalavano a quell’ora della giornata. Erano tutti a cena e nessuno avrebbe disturbato il suo tentativo di rilassarsi dopo un faticoso allenamento. Kenny era indeciso se seguire l’amico o restare accanto a Kyron e rimpinzarsi lo stomaco fino a scoppiare.
“Un po’ di fango non farà schifo a nessuno.” Infine decise di lasciarsi coccolare dal calore della Sala Grande e seguire Kyron che non aveva mai avuto dubbio sulla sua fame. Si unirono agli ultimi studenti ritardatari, e Kenny ebbe la solita fitta al cuore quando intravide Bree abbracciata a Liam. Sorridevano felici, si scambiavano baci dolci e lei sembrava felice. Improvvisamente la fame passò.
“Credo che andrò nei sotterranei con Drake, non ho alcuna voglia di vedere quei due.” Era quasi disgustato. La ferocia della gelosia aveva attanagliato il suo stomaco serrandolo e facendogli passare quella voglia, quasi incontrollabile, di riposare e mangiare in compagnia di Kyron.
“Kenny dovresti lasciar perdere sul serio. Lo dico non come amico, ma come persona che non sopporta vederti così. Lei ha fatto la sua scelta e tu dovresti farne una; una che non ti lasci in questo modo. Bree è una brava ragazza ma non l’unica.” Kyron non sopportava vedere suo cugino, il suo migliore amico spegnersi ogni volta che incontrava Liam Martinèz e Bree Potter. Quella visione lo stava logorando, vederli insieme felici era una dannazione, una pena che nemmeno l’inferno avrebbe imposto. Sentiva il cuore completamente stufo di battere con tale velocità quando la vedeva tra i corridoi, e sentiva lo stomaco protestare quando veniva attaccato da stritolamenti dati dalla morbosa gelosia che lo attanagliava ogni volta.
“Kyron il problema è proprio qui. È vero non sarà l’unica ma… Io la sento mia. Quella persona è mia. Potrebbe suonare maschilista e misogeno questo discorso ma io non riesco a non pensarmi con lei. E la mia decisione è stata presa con tale sforzo che non riesco ad accettarla. Come reagiresti se vedessi una persona che hai sempre considerato tua, tua perché siete così uguali, siete così perfetti insieme che è così ovvio da non rendervene conto, stare tra le braccia  di qualcun altro? È una tortura credimi…” Si passò una mano sul viso, sperando di strapparsi via quell’espressione di dolore, ma non ci riuscì. Kyron riuscì semplicemente a battere una mano sulla spalla, sperando di essere di conforto. Ma non avrebbe mai compreso il cugino, perché lui non riusciva a sentire nessuno nello stesso modo in cui Kenny sentiva Bree.
“Inizia a pensare che non è tanto tua dal momento che è felice con qualcun altro.” Il conforto migliore che Kyron riuscì a dargli fu dare voce ai suoi pensieri, a ciò che lui pensava. Kenny aveva ragione nel sentire dolore ogni volta che vedeva Bree con Liam, ma doveva smetterla di torturarsi in quel modo. Kenny scrollò le spalle e, guardando il cugino con la disperazione stampata in volto, sorrise, lasciando perdere una qualunque risposta.
“Vado in Sala Comune, ci vediamo più tardi.” Kyron lo lasciò andare. Aveva bisogno anche lui del silenzio di cui si era giovato Drake, e aveva bisogno di stare lontano da Bree e dalle sue scenette romantiche che molte volte sembravano essere fatte a posta. Avrebbe preso Bree a schiaffi pur di infilarle nella testa che Kenny era la persona giusta per lei. Non perché era suo amico e cugino, non perché erano cresciuti insieme e provava per lui un bene che andasse oltre il semplice legame familiare. Kyron sentiva che se Bree gli avesse dato una sola possibilità avrebbe toccato la felicità. Ma lui non poteva proferire parola, doveva tenersi lontano da quelle faccende di cuore e restare zitto mentre vedeva il suo amico soffrire.
Soffiò stancamente e improvvisamente quella voglia di mangiare quasi passò; ma aveva già preso la strada per la Sala Grande e avrebbe cenato da solo. Non aveva voglia di sentire nessuno riempirgli ulteriormente la testa.
Entrò in Sala Grande e, come se fosse stato richiamato, i suoi occhi caddero in un punto preciso del tavolo dei Serpeverde.
Mya era seduta sola e giocherellava con il cibo, in attesa di qualcuno. Kyron sapeva che non attendeva lui, ormai non si rivolgevano più una semplice parola da settimane, e ricordarlo gli lanciò contro un senso di malinconia quasi soffocante. Aveva sentito la mancanza di Mya ogni giorno. Loro abituati a trascorrere giornate intere a parlare, loro abituati ad augurarsi il “buon giorno”, adesso sembravano due perfetti sconosciuti. Non riusciva a sopportare quella situazione. Lo aveva fatto per troppo tempo, incapace di ritrovarsi a parlare solo con lei quando entrambi non erano afflitti da rabbia e delusione, e vide quell’occasione come segnale per poterlo fare. Prima che qualcun altro potesse prendere il posto sulla sua sinistra, le scivolò accanto, sottraendole il piatto. Gesto rituale per avvertirla della sua presenza e lei riuscì a captarlo. Alzò i grandi occhi verdi verso di lui ma, mentre le altre volte il suo sguardo era accompagnato da uno splendido sorriso, quella volta aveva l’aria contraria e scocciata.
“Quello è il posto di Maddy.” Lo disse con tono secco e distaccato, tirando dalla sua parte il piatto che le era stato sottratto. Kyron lo ritrasse nuovamente dalla sua parte e si avvicinò a lei.
“Adesso Maddy non c’è.” Controbatté Kyron, tenendo il piatto lontano da Mya che tentò di recuperarlo.
“E' stata trattenuta dal nuovo professore di Pozioni. Arriverà a momenti.” Kyron alzò il piatto sopra la sua testa impendendole di arrivare.
“Come mai?” Mya tentava di giungere alla sua cena, ma Kyron la teneva lontana, intravedendo un leggero sorriso negli angoli delle sue labbra.
“Riguardava un programma di Tutor, non ho compreso bene, perché sono andata via. Per favore dammi il mio piatto.” Kyron lo fece passare sotto il tavolo per poi frapporlo tra loro.
“Anche a Drake è stato proposto questo programma.” Informò lui, rubando delle patatine dal piatto. Mya ne prese anche lei alcune, mangiandole e sfidandolo con lo sguardo.
“Interessante. Sei venuto qui per informarmi?” Il suo tono era cinico e stizzito, dispettoso e disinteressato, ma Kyron sapeva che era dovuto solo al loro litigio.
Posò il piatto davanti a lei, permettendole di finire le ultime patatine nel piatto.
“No, sono qui perché mi manca parlare con te.” Quella notizia giunse come un boato in una stanza silenziosa. L’ultima patatina ingurgitata quasi le andò di traverso e Mya cercò di trattenere l’espressione di pura sorpresa che si era stampata in volto inconsciamente.
“E ti chiedo scusa per ciò che è successo alla festa di Dakota e per non averti dato alcuna risposta quando invece tu hai parlato chiaramente con me. Non meriti il silenzio, soprattutto per una cosa tanto importante.” Kyron aveva pensato ogni giorno a quella conversazione, cercando di essere meno rude, cercando di non prenderle il cuore tra le mani e stritolarlo senza pietà. Ma era giunto alla conclusione che parlarle chiaramente, senza alcun giro di parola, sarebbe stata la cosa migliore. Lei restava Mya, la sua Mya. E non meritava bugie, non meritava alcun inganno; anche se dirle la verità le avrebbe recato qualche delusione. Mya restava in silenzio e quasi non riusciva a credere a quelle parole. Iniziò a pensare che forse Kyron provava ciò che provava lei. Le aveva appena confessato di mancargli, esattamente come lui era mancato a lei. Odiava restare ferma su quel punto che la teneva lontana da Kyron, perché il suo unico desiderio era quello di parlare con lui, di scherzare con lui, di vederlo arrivare alle spalle e rubarle la borsa per poi accompagnarla a lezione. Le mancava il suo angelo custode che la faceva sorridere sempre, anche quando i sorrisi non erano richiesti.
Le mancava Kyron e non solo perché era innamorata di lui. Le mancava la sua presenza sotto ogni sfaccettatura, le mancava sentirsi chiamata in causa durante una qualunque conversazione, sentire Kyron rivolgersi a lei, sentire che i suoi sorrisi erano rivolti a lei. Ma restava zitta, perché voleva che le parlasse chiaramente e giungessero ad un punto definitivo che non comportasse il loro allontanamento.
“Io e Drake non vogliamo accettare l’idea che tu stia crescendo, e questo è sbagliatissimo. Perché tu stai crescendo e devi fare ciò che la tua età chiede di fare. E ti prometto che mai più mi intrometterò nelle tue cose; è giusto che tu te la veda da sola e che inizi a vivere. E per quanto riguarda quest’estate… Era qualcosa che mi sarei aspettato, perché è facile confondere il bene con l’amore. Ma tu, Mya, meriti di innamorarti davvero. Amerai qualcuno così intensamente che quando ripenserai all’estate scorsa ti verrà solo da chiederti quanto tu sia stata sciocca. Ma ti prego, smettiamola di ignorarci…” Mya aveva vissuto un leggiadro attimo di pura felicità. Aveva visto i suoi sogni realizzarsi, i suoi tormenti spegnersi e già la sua mente aveva iniziato a fare brutti scherzi immaginando lei e Kyron abbracciati e innamorati. Ma la realtà era un’altra, più amara da poter essere ingoiata tranquillamente, pesante da poter portare con sé. Kyron non era innamorata di lei, che era stata messa in dubbio. Il suo amore, i suoi sentimenti, erano stati messi in dubbio. Avrebbe voluto spaccare il piatto sulla testa di quell’idiota che aveva parlato come le avrebbe parlato suo padre. Avrebbe voluto urlargli che lui era lo sciocco, che lui era solo uno stupido tonto che non riusciva a capire che quella confessione, così difficile da rendere reale, così difficile da dire, era stata sentita. Ogni parola, ogni sorriso erano stati il frutto dell’amore che provava per lui.
Mya sapeva quanto fosse facile confondere il semplice bene con l’amicizia. Aveva ponderato a lungo, tanto da lasciar spazio a qualcun altro. Aveva baciato un ragazzo l’estate precedente convinta che ciò che provava per Kyron fosse solo un bene accresciuto e lievitato tanto da confondersi in amore. Ma quando le sue labbra si erano posate su quelle di lui, la sua mente le aveva fatto desiderare che ci fosse Kyron in quel momento. La sua mente le aveva suggerito di lasciar perdere quel ragazzo e dar voce al cuore che continuava ad urlarle il nome di Kyron. Ma urlargli contro sperando che potesse comprendere sarebbe stato solo un altro motivo di litigio, e lei non voleva litigare. Aveva sentito la mancanza di Kyron troppo a lungo da poter sopportare un altro allontanamento. Le sarebbe bastata la sola presenza, le sarebbe bastata l’averlo nella sua vita anche da semplice amico, pur di non vederlo andare via. Avrebbe sopportato tutto, ma non che Kyron uscisse dalla sua vita.
“Anche tu mi sei mancato, idiota.” Disse la verità, aggiungendo un pizzico di finta amicizia e camuffando il vero senso di quelle parole. Avrebbe sopportato altro ma non di vederlo andare via. Avrebbe sopportato di fingersi amica, di sapere che al suo posto ci sarebbe stata un’altra, magari che avrebbe accettato nella sua vita, magari alla quale sarebbe piaciuta, ricordata sempre come “Mya, la migliore amica di Kyron” o come “Mya, l’amica che considero come mia sorella”. Avrebbe sopportato tutto quel dolore ma non un addio.
Mangiarono insieme, come se nulla fosse successo, ritornando ad essere Mya e Kyron con qualche segreto che sarebbe rimasto taciuto.
 


 
 Angolo autore: Eccomi! Quinto capitolo appena sfornato. Sono stata abbastanza rapida, anche perché ho avuto una giornata di ozio totale e ho approfittato per completare il capitolo. Cosa dire…? Finalmente abbiamo avuto il “ piacere” di incontrare il professore Pelois. È stato diretto, subito ha voluto creare un rapporto di fiducia con il nostro caro Drake e finalmente qualcosa di Drake si è capito. Anche lui povero diavolo si è sentito ferito quando era piccolo e ingenuo, e come biasimarlo nei suoi comportamenti?
Bree, povera Bree… Liam potrà essere anche un guapo caliente ma comunque non ha avuto comportamenti da vero cavaliere. Io sono sempre dell’opinione che Kenny sia giusto per lei, ma io sono di parte, vorrei piu che altro sapere le vostre opinioni.
E finalmente Kyron e Mya si sono ricongiunti, secondo voi…. Ci sarà qualche risvolto positivo?
Vabbè, ringrazio come sempre la mia adorata Mads che sono sicura apprezzerà molto soprattutto l’ultima parte ovviamente Fred_Mione98  e Lil01 che  lasciano sempre delle recensioni fantastiche che mi fanno venire voglia di scrivere a più non posso. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero di ritornare al più presto con altre succulenti novitàààà!
Sono diventata pazza alle 00:51, cose normali, insomma!
Un bacione a tutti…
Medy <3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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