Fanfic su artisti musicali > Beatles
Ricorda la storia  |       
Autore: LittleWillow_    21/06/2015    6 recensioni
[INCOMPIUTA!]
Prendiamo Dhani, Sean e Julian.
Facciamo in modo che siano sullo stesso aereo, ma che qualcosa vada storto e finiscano negli anni '60.
Cosa potrebbe succedere?
"("Va tutto bene, sarà un bel viaggio" pensava ancora una volta Dhani mentre i suoi polmoni si riempivano dell’aria di una Liverpool anni ’60. Nascondeva il volto dietro un ciuffo dei suoi capelli scuri ed era quasi una supplica silenziosa, una preghiera, una speranza. "Va tutto bene, sarà un bel viaggio" si ripeteva ancora. Andrà tutto bene. Fa' che vada tutto bene.)"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1
“You can not wait any long time
 Although you’re gone maybe so right
 I’ve been waiting so long
Just to know if you made it home that night”
[Thenewno2, Make it home]
 
Giugno 2015
Sarebbe stato un bel viaggio. Dhani poteva sentire il loro jet privato  staccarsi da terra e ancora trovarsi a trattenere il respiro. Rise, perché sapeva che suo padre era riuscito a trasmettergli quella sua paura. Erano passati decenni ormai da quando vi era salito assieme a lui la prima volta e gli aveva stretto forte la mano  per tranquillizzarlo – pur essendo più agitato di lui-. Con il tempo volare era diventato  all’ordine del giorno per chiunque, eppure un brivido si insinuava lungo la sua schiena ogni volta che l’aereo cominciava a librarsi in aria.
Si stropicciò gli occhi, tradendo un’espressione stanca. Non era l’unica cosa a preoccuparlo, oltretutto. Non si muoveva spesso senza Sola da quando si  erano sposati e il fatto che non fosse lì con lui non lo aiutava, nonostante sapesse che prima sarebbero arrivati a Los Angeles prima avrebbe potuto rivederla. Sola era il raggio di sole che si era  infiltrato nella sua vita in un pomeriggio autunnale e che non lo aveva più lasciato.  Se fosse stata lì si sarebbe presa gioco di lui e delle sue tremila preoccupazioni, ne era sicuro. Un sorriso nostalgico gli illuminò le labbra provando ad immaginare cosa avrebbe detto suo padre della donna con cui desiderava condividere la sua vita.
Ricordava che da piccolo aveva sognato di sposare una donna con gli occhi scuri e i capelli belli della sua mamma – e poco importava che Sola avesse gli occhi azzurri e i capelli così biondi - , di essere un padre bravo tanto quanto lo era stato George per i suoi futuri bambini, i quali avrebbero avuto un nonno meraviglioso pronto ad accompagnarli in tante lunghe passeggiate nel verde.
Era bastato così poco per svegliarsi urlando da quel sogno. Una diagnosi, un foglio con sotto l’elegante firma di un dottore – che Dhani non aveva preso a pugni solo perché sapeva che suo padre non avrebbe approvato la violenza nemmeno in quel caso * - , ed infine la pioggia di un uggioso pomeriggio di fine novembre.
“Dhan, cosa dovremo fare di preciso?”
Dhani si girò indietro, vedendo il più piccolo dei Lennon seduto accanto a Julian ed evidentemente annoiato e poco convinto.
“Presentare, suppongo” rispose con un sospiro. La sua indole riservata e timida –una vera e propria eredità familiare-  non avrebbe retto il condurre un intero concerto ed era contento che Sean fosse lì ad aiutarlo e che Julian sarebbe stato a  sostenerli in platea.
“Presentare” rifletté Sean, tamburellando sul braccio del sedile dove era seduto “Sai cosa significa il fatto che ci abbiano invitati tutti e tre? Che siamo qui perché sono interessati a chi i nostri genitori erano e non a chi siamo noi,  e non so come abbiamo potuto accettare.”
Sia Julian che Dhani potevano percepire il nervosismo nella sua voce ed entrambi sapevano che Sean poteva essere un po’ irritante quando era nervoso, ma comprenderne segretamente il motivo.
“Avevo dimenticato quanto tu fossi paranoico, Sean.” replicò Dhani.
Chiunque - qualsiasi figlio d’arte nel mondo - aveva passato quella fase in cui sei semplicemente terrorizzato dal fare qualsiasi cosa perché sai che, quando la farai, il confronto con il tuo insormontabile padre sarà inevitabile. Tutti e tre avevano provato la frustrazione del presentare un nuovo album e sentirsi rivolgere tremila domande, ma non sul loro nuovo progetto, bensì sulla loro infanzia, ed era stato difficile superarla e digerire il tutto.
Lo era stato per Julian, quel figlio che si era sempre sentito non voluto e il quale John  aveva sempre trascurato, e lo era stato per Sean quando il mondo non la vita, il mondo, Dhani, il mondo, il giovane Harrison era sicuro che entrambi i due Lennon lo avrebbero puntualizzato-  si era rivelato crudele e aveva deciso che John non avrebbe nemmeno potuto provare ad essere un padre migliore per Sean di quello che era stato per il maggiore dei suoi figli e di quello che il suo era stato per lui.
Era stato difficile anche per lui, Dhani, quando un giorno appena ventitreenne si era ritrovato  ad affrontare milleuno chiacchiere e tremila pettegolezzi,  ed era solo, solo in uno studio ad incidere le canzoni di suo padre con un groppo in gola troppo grande ma una promessa ancora più importante e ancora più grande da mantenere.
“Sean, è una serata per il Nepal. State facendo del bene.” provò piano Julian.
Era sempre un argomento spinoso quello, ed era contento di potersi limitare a guardare, ma era orgoglioso di suo fratello e di quella specie di cugino che era Dhani. Stavano facendo del bene.
“Facile dirlo quando devi stare in platea e non devi aver paura che qualcuno compaia magicamente per chiederti cosa ti ricordi di tuo padre che è morto quando avevi appena cinque anni, non è vero?”
Fu un attimo che il più giovane dei Lennon sembrò allontanarsi verso la coda dell’aereo, infuriato. Julian scosse la testa.  Sapeva bene che quella totale incapacità di gestire le sue emozioni Sean  l’aveva presa dal genitore che avevano in comune, dopotutto.
“Family business”  disse semplicemente, rivolgendo un’occhiata di scuse a Dhani e seguendo il fratello.
Dhani annuì, silenzioso e rispettoso come sempre. Sapeva che Julian e Sean si vedevano poco e non voleva certo intromettersi o invadere in alcun modo la loro privacy. Li seguì con lo sguardo fino a dove gli era possibile però e si trovò a riflettere su di loro.
Sean a volte lo faceva davvero uscire di testa, quei due lo facevano uscire di testa. Avevano qualcosa, qualcosa che lui, figlio unico, poteva solo spiare dal buco della serratura ed ammirare in silenzio. Un legame, una linea di sangue unica e speciale,  che avrebbero dovuto tutelare e proteggere con i denti e con le unghie, qualcosa di cui Dhani forse non aveva mai sentito l’assenza durante l’infanzia confortata dalle coccole di entrambi i suoi genitori, ma che una volta morto suo padre aveva desiderato più che mai, un fratello, una persona con cui piangere e ridere per le stesse identiche cose.
Ciò che per lui era un sogno utopico e lontano, per loro era una realtà ed era questo a farlo davvero imbestialire.
Poggiò la testa sul sedile, stanco.
Quel viaggio si stava rivelando già più impegnativo di quanto avesse previsto.
***
 
 
Novembre 1975
La prima volta che lo  aveva visto aveva le manine e i piedini così piccoli ed era così tranquillo nel caldo abbraccio di loro padre che Julian avrebbe voluto scuoterlo forte ed urlare contro sia a John che a lui.
Julian avrebbe voluto urlare contro a John e chiedergli perché? – perché quel dannato bambino meritava più attenzioni di lui, perché? –  e come?  - come diavolo aveva potuto tradirli, tradire lui e la sua mamma, loro che lo avevano amato così tanto?-
Avrebbe voluto urlargli contro e vedere una confessione fuoriuscire dalle sue labbra, tutto meglio di quell’assordante silenzio a cui lui l’aveva condannato,  all’essere in perenne attesa di una telefonata – non un abbraccio, nulla di più di una misera telefonata – che non arrivava mai.
Avrebbe voluto prendere quel bambino e portarglielo via, perché entrambi potessero soffrire un quarto di quello che lui gli aveva  fatto soffrire , ma cancellò  con rabbia quel velo di lacrime che gli annebbiava la vista e si limitò a sfiorare la pelle del neonato e a posargli un bacio leggerissimo sulla testa che sapeva di tenerezza, di un “ti proteggerò fino alla fine”, di  una promessa silenziosa ma solo loro, in cui nessuno avrebbe mai potuto interferire.
In fondo non importava cosa sarebbe successo: lui era Sean e Julian lo amava già così tanto.
***
 
   Giugno 2015
Una promessa è una promessa ed era a quella promessa a cui  Julian aveva cercato di mantenersi fedele nel corso degli anni e in quel momento. Ne aveva sopportate tante di promesse non rispettate nella sua vita che il minimo che sentiva di dover fare era aiutare suo fratello quando aveva bisogno. Era sempre stato strano il loro rapporto: aveva odiato quel bambino e lo aveva spiato per anni crescere dentro  un televisore con  la sua famiglia così unita, così come non lo era stata la sua. Lo aveva ispezionato chiedendosi perché suo padre fosse disposto a rinunciare alla sua carriera per Sean e non per lui. Quella domanda  senza risposta lo aveva perseguitato per anni e a volte tornava ancora a fare insistentemente intrusione nella sua testa.
 Guardò Sean in quel momento davanti a sé. Era seduto e guardava l’azzurro fuori dal finestrino e Julian rimase in silenzio per qualche istante, ammirandolo in quel  suo look estroso che ricordava tanto John. Ad un certo punto fu il minore dei Lennon a girarsi di colpo.
“Tu ci pensi mai?”
C’erano cose che non dicevano ad alta voce perché semplicemente non c’era bisogno che venissero dette. Era parte di quel legame che Dhani usava osservare con occhi trasognanti in silenzio.
“Spesso” ammise imbarazzato, sedendosi di fronte a lui “Anche io odio le domande su di lui, lo sai. Sono qui solo per sostenere te, Sean.  Ma più ne cantano le lodi più credo che non abbiano idea del fatto che per l’ottanta percento del tempo… ”
 “… Si comportasse da bastardo” completò la frase Sean con un piccolo sorriso, inclinando il capo e lasciandosi scappare un sospiro pesante “ Sai, a volte dopo i concerti la gente viene da me e da Charlotte** e mi dice “Adoravo tuo padre”. All’inizio ne ero orgoglioso, era bellissimo, ma un giorno di punto in bianco ho realizzato di non sapere nemmeno chi fosse, e Jules, forse dovrei odiarlo per le sue mille contraddizioni, ma tutto ciò che riesco a pensare è che non so chi fosse, ho sentito raccontare di lui da quando ho ricordi, ma non so chi era davvero ed è difficile. Vorrei averlo conosciuto, conosciuto sul serio.”
Julian annuì, stropicciandosi gli occhi.
Non importava quanto l’avesse odiato. E Julian l’aveva odiato così tanto, ogni volta che l’aveva visto litigare con sua madre, calpestare il pavimento della loro casa come se ancora gli appartenesse, ogni volta che ormai in prima adolescenza aveva urlato contro anche a lui, suo figlio,  perché apparentemente assente e disinteressato – come se non stesse solo provando a mettere in pratica quello che lui gli aveva insegnato -,  ma soprattutto aveva odiato il fatto di non essere mai riuscito ad odiarlo perché una  parte di lui non avrebbe mai smesso di ricordargli che si trattava sempre di suo padre.
“Avrei voluto conoscerlo anche io, Sean”  confessò poi, in un sussurro.
***
 
Era passata quasi mezz’ora da quando Julian e Sean si erano allontanati e Dhani preso dalla nausea, dal nervosismo e dall’agitazione, aveva aperto la scatola di biscotti cinesi comprata quasi per caso all’aeroporto di Londra, poco prima di partire. Spezzandone uno,  gli tornò alla mente quando da piccolo aveva l’abitudine di aprirli solo per farsi leggere le frasi all’interno da sua mamma e dal suo papà e quanto amasse ascoltarle e sorrise, aprendo il bigliettino all’interno.
“Non augurarti che sia più facile, augurati di essere più forte***” lesse ad alta voce Sean, comparendo all’improvviso alle sue spalle insieme a Julian e strappandoglielo di mano “Siamo nostalgici oggi, Harrison?”
“No. Stavo solo pensando” replicò il più giovane, lanciando un’occhiata interrogativa a Julian, quasi a chiedergli il perché di quel repentino cambiamento d’umore del suo fratellino.
A quello sguardo il maggiore dei due rispose con un’alzata di spalle e mimando un “E’ Sean”  in labiale. Suo fratello a quasi quarant’anni aveva più sbalzi d’umore di un adolescente. Dhani non riuscì a trattenere un piccolo sorriso che non sfuggì inosservato al più piccolo dei Lennon.
“Sono molto deluso da te, Dhan” affermò con una finta indignazione che fece sorridere Julian “Oltre a prenderti gioco di me con mio fratello, non offri nemmeno nulla?”
Dhani fece un  cenno gentile  con la testa verso la scatola, ma nonostante ciò Sean non sembrava soddisfatto.
“Me li offri così? Cosa n’è delle vostre maniere da lord inglesi?”
Risero tutti e tre, contenti che l’atmosfera si fosse alleggerita e che fosse finalmente quella fra tre vecchi amici che non si vedono da tempo. Il tutto servì a rasserenare Dhani, proprio quando stava cominciando a considerare quel  viaggio un’impresa epica e insostenibile.
 “Prendili e piantala, Sean” lo rimproverò bonariamente Julian, e così fece Sean, prendendo un biscotto e passando poi la scatola al fratello.
Non si apprende niente da quanto ti viene raccontato. Devi scoprirlo da solo***** “  lesse Sean ad alta voce.
Se ne avesse avuto l’opportunità, Sean quel consiglio l’avrebbe senz’altro seguito, ma sapeva che certe cose sarebbero rimaste sempre irrisolte, nonostante non avesse mai imparato a conviverci.
“Ci mancava giusto la frase ipocrita del giorno” commentò poi, tra  l’amaro e lo sprezzante.
“Non dire così” ribatté Dhani, con aria seria “Dalle chiacchiere non si impara nulla”
“Già” aveva risposto Sean, pensieroso.
“E quando non hai null’altro dei racconti e delle parole a cui affidarti nessuna possibilità di scoprire nulla da solo ?” avrebbe voluto ribattere, ma quella domanda avrebbe potuto creare un nuovo battibecco con il più giovane del gruppo e decise di lasciare perdere. Decise di rivolgersi invece a Julian, che era rimasto in silenzio.
“Cosa c’è scritto nel tuo, Jules?”
Non lasciare che il tuo passato sia scaraventato nel tuo presente per distruggere il tuo futuro. Guarda ad esso con gli occhi del presente.******
Julian socchiuse appena gli occhi, quegli occhi che a volte sembravano cominciare a parlare ad alta voce di un mondo antico e lontano, un mondo che non c’era più. Si sporse in avanti, guardando di sottecchi Sean.  Ripensando alla loro conversazione di prima pensò che forse non era un caso, che quelle parole non erano un caso, avrebbe voluto dirlo a Sean il quale avrebbe riso chiedendogli perché doveva sempre essere lui quello sentimentale, ma lui non era Sean e Sean in fondo non aveva  idea. Non aveva idea di cosa volesse dire provare nel profondo il desiderio di costruirsi una famiglia -sua madre avrebbe voluto diventare nonna, il non averla accontentata a volte lo perseguitava, ma semplicemente  faceva così male, capite? -  ed essere felice e allo stesso tempo sentire quella frustrazione che non lo abbandonava – a volte lui aveva provato ad abbandonare lei, ma lei non sembrava volerne sapere -.
“Un ‘altra di quelle cose che sembra più facile dire che fare” replicò Sean.
“Ma è comunque l’unico modo per essere felici davvero. Andare avanti, intendo” intervenne Dhani, evitando di spiegarsi e di raccontarsi, perché in fondo lui sapeva che era molto meglio così.
“Non credo che sia possibile staccarsi in maniera completa dal passato” cominciò Julian un po’ incerto e un po’ mestamente  “La verità è che tornerà sempre qualcosa a ricordarti di lui
(Julian non sapeva a chi si riferisse quel lui.  Forse al tempo, forse  a lui. Era sempre meglio non chiederselo, in fondo.)
Il giovane Harrison non fece in tempo a rispondere che Sean cambiò completamente argomento.
“Stiamo precipitando” annunciò.
“Cosa?” chiese Dhani, improvvisamente allarmato, abbandonando quella calma che lo caratterizzava, già immaginando di vedersi in prima pagina assieme ai due Lennon come protagonisti di un’orribile tragedia. Julian invece  non si mosse di un centimetro, abituato all’humor nero del fratello.
“Paura?” lo schernì Sean “Sto scherzando, Harrison, rilassati. Siamo solo in procinto di atterrare”
 
***
L’arrivo non fu dei più tranquilli, anzi fu senz’altro estremamente movimentato, nonostante Dhani  fosse contento di mettere i piedi a terra. Lo tranquillizzava un po’, anche se questa  tranquillità durò poco, appena il tempo di realizzare che-
“Non siamo a Los Angeles” affermò con convinzione il piccolo del gruppo, sbarrando i suoi grandi occhi color inchiostro.
“Lo sai che sono più  bravo io in questi giochi, Dhan” ribatté Sean, avviandosi verso l’uscita principale.
Ma una volta usciti ai tre apparve chiaro che lo scenario che si poneva davanti non assomigliava minimamente a quello dove avrebbero dovuto trovarsi. Dove diavolo erano?
“Vivo a Los Angeles da anni  e questa non è Los Angeles” ribadì Dhani. “Ma mi sembra di conoscere questo posto.”
 Ed aveva ragione. Quel posto, quella località era radicata nel loro DNA dal momento in cui avevano messo piede in quella terra, da quando avevano ricordi.
 “Dannazione” disse Sean ad  denti stretti, sbattendo violentemente il bagaglio per terra, attirando l’attenzione di un gruppo di ragazze di fronte a lui.
Julian stava in silenzio, meditando e cercando una spiegazione. Aveva riconosciuto quel posto – che gli aveva dato i suoi natali, che era stato le sue lacrime ma anche i suoi momenti felici -    nell’esatto momento in cui vi aveva piede. Ma non poteva essere….
“Siamo a Liverpool” mormorò poi con aria grave, aggiungendo “Questo è l’aeroporto di papà, Sean. Davvero non lo hai riconosciuto?”
“Non è possibile. C’era una scritta enorme che diceva “John Lennon Liverpool  Airport” proprio là, sull’entrata principale. Dove diavolo è adesso?” domandò Dhani, con un tono un po’ più concitato, perché perfino lui in quella situazione stava per spazientirsi.
Tuttavia l’alzare la voce non fu una scelta saggia perché una ragazza del gruppetto che già dal momento in cui Sean aveva sbattuto la valigia per terra li stava osservando si avvicinò a Dhani, sbarrando gli occhi.
“Scusami sei… sei…sei per caso George Harrison?”
Dhani alzò gli occhi al cielo, mentre Sean tratteneva un sorriso e Julian rifletteva su quell’assurda situazione. A volte si chiedeva come diavolo avesse fatto suo padre a gestire intere folle di ragazzine senza diventare matto.
“No, lui non è più in giro da un po’ di anni ormai.” ribatté Dhani, sussultando a quel ricordo doloroso.
La sconosciuta dai capelli biondi acconciati in un taglio un po’ retrò incrociò le gambe, perplessa.
“Cosa intendi dire con “Non è più in giro da un po’ di tempo” ?”
 Era difficile dire ad alta voce “Perché è morto”. Erano passati quattordici anni e ricordava ogni singola lacrima che gli nascondeva durante la malattia  e ogni volta in cui lui tentava di confortarlo. Gli aveva promesso che sarebbe stato bene e che avrebbe sorriso di nuovo e con il tempo Dhani aveva scoperto che George aveva ragione, ma che sia lui che sua madre avrebbero sentito la sua assenza per tutta la vita.
“George purtroppo è venuto a mancare il 29 novembre del 2001. “ rispose Julian al suo posto, e Dhani glie ne fu grato.
Il maggiore dei Lennon era sempre stato più vicino a Paul che a George, ma si era trovato ad avvicinarsi notevolmente a lui nell’ ultimo periodo della sua vita ed aveva fatto appena in tempo a sfiorare la sua vera essenza con le dita. Nonostante ciò Julian aveva sempre saputo di poter contare su George.L’aveva realizzato quando nel 1985 esordendo era stato una delle prime persone a precipitarsi nel backstage per vederlo esibirsi.
“2001?” la ragazza si mise  a ridere provocando un cipiglio arrabbiato in Dhani “Sei un indovino o mi prendi in giro? E’  il 1° settembre 1968.”
 
( "Va tutto bene, sarà un bel viaggio"  pensava ancora una volta Dhani mentre i suoi polmoni si riempivano dell’aria di una Liverpool anni ’60. Nascondeva il volto dietro un ciuffo dei suoi capelli scuri ed era quasi una supplica silenziosa, una preghiera, una speranza. "Va tutto bene, sarà un bel viaggio" si ripeteva ancora. Andrà tutto bene. Fa' che vada tutto bene.)
 
 
Note
*La famiglia Harrison dopo la morte di George ha fatto causa al suo medico, vincendo. Questo perché una settimana prima del decesso quell’esemplare costrinse George a firmare degli autografi sul letto di morte. Pare che George rispose “Non ricordo più nemmeno come si scrive il più nome”. Questa la spiegazione dietro la riflessione di Dhani.
** Charlotte è il nome della fidanzata di Sean. Hanno una band insieme.
***La frase del biscotto cinese di Dhani non mi appartiene: è di Jim Rohn.
**** La frase del biscotto cinese di Sean è di Paulo Coelho.
******La frase del biscotto cinese di  Julian è anonima e trovata online. Ad ogni modo è importante sapere che non mi appartiene.
 
Note dell’autrice.
Okay, here I am. Ho costruito la scaletta di questa bella storiellina che dovrebbe avere 10 capitolini e dovrebbe basarsi sulle relazioni padre/Figlio fra John/Julian, Sean/John e …Dhani/George. Inizialmente doveva essere basata sui due Lennon. Perché si sono aggiunti Dhani e George? Ma perché io amo Dhani e George, ovviamente. Non sottovalutate l'importanza dei bigliettini nei biscotti cinesi, anyway U.U
La storia è ispirata alla canzone “Make it Home” del gruppo di Dhani Harrison, i Thenewno2. Questo perché ascoltando e leggendo le lyrics e guardando il video ho avuto la fortissima sensazione che in quella canzone Dhani stesse parlando di George (Gli ultimi 16 secondi del video e l’ultima strofa. Io piango tanto, gente. Andate a vederlo e piangete con me.)
Anyway, cercherò di curare al massimo le caratterizzazioni di tutti e tre, a costo di aggiornare una volta ogni mai.
Non so quando avrete il prossimo aggiornamento, probabilmente fine luglio/inizio agosto perché la sottoscritta parte dopodomani e torna il 23 di luglio. 
Vi ringrazio in anticipo per tutte le meravigliose recensioni che mi lascerete, ammesso – e non concesso- che qualcuno arrivi in fondo. Un grazie speciale a leitbeatles che mi ha convinta e a ha fatto in modo che quest’idea vedesse la luce.
 
D.
 

 
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: LittleWillow_