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Autore: Robigna88    21/06/2015    2 recensioni
MEGA CROSSOVER TRA Supernatural/The Originals/The Vampire Diaries/Constantine
Quando Elijah viene rapito da sua madre, Esther, e Mikael torna di nuovo dal regno dei morti intenzionato ad eliminare Niklaus, quest'ultimo, come il minore dei Winchester, sa non gli resta altro da fare che chiamare i rinforzi.
Quando Dean diventa Demon-Dean, Cass sta per esaurire la sua grazia e Sam si ritrova da solo nel momento peggiore della sua vita, sa che c'è solo una persona che può aiutarlo.
I rinforzi hanno due begli occhi nocciola, le fossette sulle guance, un caratterino per nulla facile e si chiamano Allison Morgan.
Riuscirà Allison ad aiutare la famiglia degli Originali e la famiglia dei cacciatori? E quanto la sua presenza peserà sui vari equilibri?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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14.

 

 

 

“Sarò lì fra due giorni. Sarei dovuta partire oggi stesso, ma ho un impegno che non può essere cancellato.”

Allison, che succede se…”

“No Sam! Questo non è il momento di pensare negativo. Charlie tornerà presto con il libro ed io ho scoperto qualcosa di interessante. Porterò del materiale e troveremo una soluzione, insieme. Io, tu, Dean e Cass, come facciamo sempre.”

Dall’altra parte del telefono ci fu un lungo silenzio, poi un sospiro e per Allison fu come vedere il viso del suo amico trasformarsi in una maschera di amarezza; gli occhi gonfi, gli angoli delle labbra piegate in giù, la fronte corrucciata nel disperato tentativo di non piangere. Pieno stile Sam Winchester.

“Hai ragione,” disse lui. “Ci vediamo fra due giorni. Nel frattempo cercherò qualche caso, niente di troppo impegnativo. Lo terrà occupato ma non troppo… se capisci cosa intendo.”

“Qualcosa che lo tenga occupato senza fargli venire voglia di fare un massacro. Sì, capisco quello che intendi.” Allison fissò il riflesso di Caroline Forbes allo specchio. Aveva appena aperto la tenda del camerino dentro al quale stava provando l’abito per il matrimonio di Alaric. Nei suoi occhi chiari uno sguardo indecifrabile. “Devo andare ora. Ci vediamo presto Sammy, ti voglio bene.”

Riattaccò poggiando il cellulare sulla piccola seggiola che stava all’interno di quello spazio e sorrise senza voltarsi. La sua bionda amica la fissava ancora, ma sul suo viso ora c’era un’espressione che era il perfetto misto di tristezza e sollievo. Si voltò piano e la strinse in un abbraccio che l’altra ricambiò affamata d’affetto e di comprensione ed Allison pensò che sapeva esattamente come si sentiva.

“Caroline, mi è tanto dispiaciuto sapere di tua madre. Avrei voluto essere qui per te, per sostenerti, ma…”

“Lo so,” le rispose Caroline rompendo l’abbraccio ma tenendole ancora le mani. “eri impegnata a salvare il mondo, come sempre.”

Risero entrambe ed entrambe sapevano che in quella risata non c’era nulla di divertente.

“Ho provato a telefonarti,” riprese Allison. “Ma non hai mai risposto e dopo un po’ il tuo numero risultava disattivato.”

Caroline annuì  spostandosi di nuovo dietro di lei, le alzò piano la zip del vestito e fece un grosso respiro uscendo fuori dal camerino.

“Sono andata un po’… fuori di testa. Per così dire. Ho spento la mia umanità e fatto cose che preferisco dimenticare. Forse è un bene che tu non sia riuscita a rintracciarmi, saresti stata costretta ad uccidermi.”

Allison abbozzò un sorriso spostandosi indietro i capelli. “L’importante è che tu stia bene adesso.”

“Ci sto lavorando,” ammise l’altra. “Ma questo è un giorno speciale. C’è un matrimonio da organizzare e tu non puoi indossare questo abito.”

La cacciatrice corrugò la fronte guardandosi allo specchio. Era certa che quell’abito sarebbe piaciuto a Caroline Forbes; la leggera seta color cipria, il corpetto  color tortora lavorato. Eppure sembrava essersi sbagliata. “Credevo che ti sarebbe piaciuto.”

“Oh lo adoro!” esclamò Caroline. “È stupendo. Tu hai sempre avuto un ottimo gusto. Ma non puoi essere più bella della sposa, quindi non puoi indossarlo.”

Allison roteò gli occhi, poi scosse il capo e intravide Jo, riflessa nello specchio. Sembrava tesa, come ogni sposa dovrebbe essere. Dietro di lei Elena e Bonnie. Tutte e tre la fissavano senza proferire parola e la donna si voltò per essere faccia a faccia con loro.

“Cosa c’è? Perché mi state fissando in quel modo?”

“Adoro il tuo vestito…” mormorò la sposa. “Posso averlo dopo le nozze? Non credo che ci entrerò mai perché sono incinta di due gemelli e quindi diventerò una balena nei prossimi mesi, ma posso averlo comunque?” la donna scoppiò a ridere, poi si mise a sedere facendo dei grossi respiri. Allison appuntò mentalmente che organizzare le nozze in stato interessante non era una buona idea; gravidanza e alcol non andavano d’accordo. L’organizzazione di un matrimonio e la mancanza di alcol, nemmeno.

 

 

 

****

 

 

 

“Bel vestito!”

Allison alzò la testa di scatto, lasciò vagare lo sguardo per un secondo prima di voltarsi. Conosceva quella voce ed era sicura che, se non si fosse controllata, sarebbe finito tutto in un litigio. E lei non ne aveva voglia; non quella sera.

Quella sera era per Alaric e Jo, per il loro matrimonio, per il vestito da principessa della sposa, per gli occhi lucidi dello sposo, per l’emozione di iniziare una nuova vita ed una nuova famiglia insieme. Non avrebbe permesso a Damon Salvatore di irritarla, non quella sera. Oltretutto, pensò, non aveva senso… Damon non sarebbe cambiato mai o forse era già cambiato troppo.

“Grazie” sorrise lisciandosi la parte inferiore, i tacchi alti le facevano già male e la cerimonia non era nemmeno iniziata.

“Sei… bellissima. Dico davvero.”

Allison sospirò. “Anche tu non sei niente male. Dico davvero.”

Seguì un minuto di silenzio, poi Damon parlò.

Allison, mi dispiace tanto per Mason Lockwood” disse. “A volte faccio cose che non dovrei fare e non so perché. Mi avevi chiesto di darti del tempo con lui, di permetterti di parlargli, di non ucciderlo ed io non ho fatto nulla di tutto questo. Ho fatto tutto il contrario.”

“Lo so.”

“Non credevo che la cosa ti facesse ancora così male, che ti…”

“Credi che sia per Mason, Damon?” lo interruppe lei. “Non lo è, non soltanto almeno. E non è nemmeno perché mi hai lasciata a morire quando Enzo voleva uccidermi. Quando lui ti ha chiesto di scegliere chi delle due salvare tra me e la tua preziosa Elana, era logico che avresti scelto lei.”

“Se non è colpa di queste cose, cos’è allora?” chiese lui avvicinandosi. “Io e te litighiamo continuamente, su ogni piccola cosa. È la nostra caratteristica, lo facciamo da sempre. Ma stavolta è così…”

“Diverso?” domandò Allison. E davanti al suo annuire fece un grosso respiro e si mise a sedere su una vecchia panca alla ricerca delle parole giuste per spiegare. “È perché lo è, Damon. E non credo che le cose potranno tornare come prima, perché noi non siamo quelli di prima. Io non sono quella di prima. Non è perché hai scelto Elena o perché non mi hai dato retta quando ti ho chiesto di non uccidere Mason, è perché…” la donna si fermò per un secondo, insicura.

 Avrebbe voluto dirgli tanto; avrebbe voluto dirgli che odiava che lui di solito non provasse nemmeno a scusarsi seriamente, che odiava la sua convinzione che con un sorriso tutto poteva essere sistemato. Avrebbe voluto dirgli che dopo quella sera un addio era l’unica strada che credeva possibile per la loro amicizia. Avrebbe voluto dirgli tutto ma non disse niente.

L’unica cosa che riuscì a dire fu un oh merda… mentre John Constantine avanzava verso di lei.

 

 

 

****

 

 

 

Oh merda?” domandò John guardandola. “Beh mi hanno detto di peggio.”

L’uomo si accese una sigaretta e diede una prima tirata, poi mise una mano in tasca e sorrise alla donna. Allison Morgan era bella, lui lo aveva sempre saputo, ma vederla chiusa in quell’abito, con i capelli raccolti, il trucco e tirata a lucido glielo fece notare ancora di più. In quel momento però, oltre che bella era anche tesa. Nei suoi occhi nocciola Constantine poté leggere un’ansia riconducibile ad una sola cosa: la sua presenza lì.

John sapeva che lei aveva capito, sapeva che lei sapeva che lui lì, nel bel mezzo del nulla nella periferia di una piccola cittadina della Virginia, poteva significare solo una cosa: guai in vista. Il fatto che anche lei fosse lì era l’indizio che le cose erano peggiori di quanto avrebbe potuto credere, perché i guai sembravano seguirla sempre. O almeno così gli aveva sempre detto.

“John, che ci fai qui?” Allison si alzò e gli si avvicinò di qualche passo.

“Credo che tu possa arrivarci da sola dolcezza” rispose lui. “A proposito, sei una delizia per gli occhi. Salve,” continuò voltandosi verso Damon. “Sono John Constantine, signore delle arti oscure.

Damon corrugò la fronte stringendo la mano che John gli tendeva. “Damon Salvatore, vampiro.”

“Ah…” mormorò Constantine. “Interessante. Ad ogni modo, sono qui perché ho motivo di credere che qualcosa di terribile stia per accedere. Il fatto che voi siate tirati a lucido mi fa credere che stavate per prendere parte ad una qualche cerimonia, il che mi fa decisamente temere il peggio.”

Il vampiro lo fissò perplesso. “Perché esattamente?”

“Perché una cerimonia corrisponde ad gran numero di gente e le cose terribili tendono ad accadere sempre in posti ed in momenti in cui tante, troppe, persone sono radunate tutte insieme” intervenne Allison.

“Bingo!” esclamò John buttando a terra quel che rimaneva della sua sigaretta e spegnendola con la punta della scarpa. “Chas sta facendo un giretto di perlustrazione.”

Allison annuì, mentre la marcia nuziale iniziava a suonare. “Damon, raggiungi gli altri” disse all’amico. “Cerca di comportarti in modo normale, io aiuto John e poi vi raggiungo.”

Allison, che diavolo succede?”

“Vai ho detto,” gli disse lei. “Me ne occupo io. Qualunque cosa accada, viste le sue condizioni, Jo ha la priorità. Hai capito?”

Fu allora, che, inaspettatamente qualcosa lanciato ad altissima velocità colpì Allison alla parte posteriore della testa. Lei cadde in terra, una grande quantità di sangue la circondò in pochi secondi; il vestito color cipria macchiato di rosso, gli occhi chiusi. Inerme mentre all’interno del granaio sembrava scatenarsi l’inferno.

 

 

 

****

 

 

 

Allison riaprì gli occhi lentamente. Il calore del sole sul viso, una sensazione di pace che non provava da tanto, tantissimo tempo. Si chiese cos’era quel vago ricordo che sembrava fluttuarle nella mente. Un vestito elegante, Damon, John… e poi un dolore alla testa.

Il ricordo si fece man mano più vivo, i pezzi presero forma e tutto le tornò alla mente. Era ad un matrimonio, il matrimonio di Jo ed Alaric, poi John era comparso dal nulla e i guai, come previsto, erano iniziati.

Si alzò in piedi e si guardò intorno, non c’era nessuno in quello che sembrava essere un’immensa distesa di verde. Un leggero venticciolo la avvolse portando con sé il profumo dei fiori. Si chiese dove fosse. Si chiese se fosse morta.

 

   
 
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