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Autore: calmali    22/06/2015    4 recensioni
È possibile innamorarsi di una persona solo ed esclusivamente attraverso il suono della sua voce?
È irrazionale crederlo?
Ho sempre sentito dire che si può parlare d’amore solo quando si è davvero a conoscenza di tutto ciò che fa parte di quella persona, dei difetti e dei pregi ma quella voce riusciva a scavarmi l’anima.
Era una voce femminile, leggermente roca ed estremamente profonda.
Non ero mai stata attratta da una donna ed, in fin dei conti, anche quella non si poteva classificare come vera attrazione era semplice e puro amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SANTANA


Fanculo a tutte le leggi non scritte; Fanculo ai metodi di corteggiamento; Fanculo al mio orgoglio.

Mi aveva chiamato in radio ed il mio cuore aveva perso un battito; aveva perso due battiti e poi tre e quattro; aveva iniziato a battere in modo irregolare, ubriaco, rimbambito da quella voce, dall’immagine di Lei, dalla dolcezza delle sue labbra e da quel modo di fare assurdo ma così dannatamente perfetto.

Quando la luce rossa sulla porta si era spenta, indicandomi la fine della mia mattinata lavorativa, mi ero alzata di scatto, avevo lasciato, in modo poco delicato, le cuffie sul tavolo e mi ero precipitata all’esterno della stanzetta.


“La Lopez e il suo fascino hanno colpito! Io sarò il testimone.”


La voce di Puck seguì me che mi stavo infilando la giacca leggera portata quella mattina per ripararmi dal venticello che all’alba ancora risultava freddo.

Scossi la testa e sorrisi. Anche lui aveva riconosciuto la voce della mia bionda. La sua passione come wedding planner non era sparita. Dannazione!


“Sei un cretino Noah!”


Gli dissi quando ormai stavo per uscire dalla stazione radio. La mia mente prese la decisione di andare da Brittany quando ormai il mio cuore già riusciva a sentire il suo profumo.

Mi bloccai sul marciapiede. Macchine sfrecciavano per le strade di New York.

Non avevo idea di dove trovarla. Il posto più plausibile sarebbe stato casa sua ma non sapevo dove andare e New York era troppo grande per suonare ad ogni singolo campanello.

Mi passai le mani tra i capelli scuri ed imprecai.

Urlando “taxi” feci fermare una delle tante macchine gialle, tradizionali newyorkesi. Forse non sarebbe neanche andata a lavoro; Forse non avrebbe avuto neanche un turno quel giorno ma era l’unica possibilità che avevo. La lampadina mi si era accesa e dovevo tentare.

Chiamarla?

Quell’idea tanto banale non mi era neanche passata per l’anticamera del cervello. Forse sentire la sua voce non mi sarebbe bastato questa volta.

L’autista iniziò a guidare. Il traffico quel giorno mi irritò più del solito.

Accostò fin troppi minuti dopo per la mia pazienza.

Messi di nuovo i tacchi sulla terra ferma sentii lo sguardo del tassista su di me. Dovevo pagarlo. Cosa a cui non avevo pensato. Idiota!

La mano destra andò alla ricerca di qualcosa all’interno della giacca. Una banconota e… graffette. Ringraziai il cielo d’avere almeno quella banconota che porsi immediatamente all’uomo di provenienza decisamente diversa da quella americana.

Per dover di cronaca. Quel simpatico signore aveva tentato di iniziare una conversazione a metà strada, quando mi aveva visto nel bel mezzo di una crisi di nervi, ma aveva smesso parecchio presto. Colpa probabilmente dello sguardo fulminante che gli avevo offerto. Ero una persona cattiva.

La copisteria mi stava davanti. Sorrisi divertita e anche un po’ maligna ricordando Puck che era entrato, qualche giorno prima, dentro a quella porta con le gambe strette tra di loro e una faccia da rimbambito.

Presi un respiro profondo e, con le graffette nella mano destra,  feci suonare il campanellino attaccato alla porta aprendola.


“Dovrei cambiare queste graffette.”


Poggiai la scatolina sul bancone. Non mi stava calcolando e per una frazione di secondo mi sentii la donna più stupida sulla faccia della terra, poi alzò lo sguardo e a quel punto tutto cambiò.

Mi sentivo la donna più fortunata sulla faccia della terra, non tutti potevano avere l’occasione di immergersi in quegli occhi azzurri.


“Io… Tu…”


Iniziò a balbettare la mia bionda. Sorrisi, il sorriso più genuino che avevo, quello che stava imparando a creare lei sul mio volto ogni volta che la incontravo.


“Non ho lo scontrino. Hai ragione, non ho idea di dove possa essere.”


Le dissi per togliere quella tensione. Era ovvio che non avesse neanche minimamente pensato allo scontrino.

Lasciai la scatolina lì. Delle graffette non mi importava niente.

Feci il giro del bancone in pochi passi e mi ritrovai davanti a lei.

Mi sentii come un drogato che ha di nuovo sul tavolo la sua pista da sniffare, così il suo profumo era per ma. Una droga.

La guardai diversi istanti. Il mio cuore, ormai di nuovo ubriaco, prese in mano la situazione. Capo coraggioso dell’esercito, che poi era il mio corpo, diede ordine al mio cervello di muoversi.

Posai le mano sui suoi fianchi come terre mie da una vita. L’attirai a me. Avevo bisogno di lei e non in senso carnale. Non potevamo continuare quel continuo rincorrersi. Non volevo giocare a nascondino con lei, avrei rischiato di non trovarla più. Non ero mai stata brava in quello stupido gioco.

I nostri corpi entrarono in collisione e così fecero le nostre labbra qualche istante dopo.

Fu un bacio diverso dal primo. Niente a che vedere con il solo istinto.

Fu un bacio diverso dal secondo. Niente a che vedere con la totale impacciataggine.

Era un bacio totalmente nuovo. Aveva un pizzico di tutto ma ciò che prevaleva era una consapevolezza che non avevo mai provato.

La consapevolezza di voler baciare quelle labbra per il resto dei miei giorni, perché sarebbero state necessarie alla mia sopravvivenza, sufficienti più dell’aria. Come se, in qualche modo, avessi potuto vivere senza aria ma non senza di lei.

 

 

 

 

 


BRITTANY






 

L’unica perfezione che esiste nell’essere umano è l’imperfezione.

Quel bacio aveva mille difetti ma potevo definirlo perfetto. Qualcuno avrebbe dovuto fare una foto e metterla sul dizionario sotto a “perfezione”.

Dopo un attimo di smarrimento, avevo iniziato ad assaporare le labbra carnose della Latina, così morbide, così…. non avevo neanche parole per definirle.

Posai entrambe le mani sul suo viso ambrato e quando entrambe decidemmo di staccarci rimasero lì. Le accarezzai la pelle col il pollice della mano destra. Movimenti delicati.

Ci guardammo per diversi istanti e poi fu io a parlare.

 

“Stasera c’è Harry Potter in televisione. Trasmettono uno dei film e… Ti va di vederlo con me?”


 

Era la prima cosa che mi era venuta in mente. Stupida forse. Tremendamente stupida. Non era “tipa” da film simili. Lei era una donna, io una ragazzina rinchiusa in un corpo d’adulta.


"Potremmo ordinare del cibo cinese. Adoro il cinese quasi quanto la pizza."


Quella era chiaramente una risposta affermativa. Non trovava la proposta "stupida" o forse la trovava tale ma avrebbe sopportato il film solo per stare con me. Quest'opzione sarebbe stata la più adorabile.


"Il cinese è un ottima idea."


Avrei mangiato scarafacci per lei... okay, magari proprio scarafaggi no.

Le stampai un bacio sulle labbra. Leggero, senza molta pressione. Segno di saluto tra due amanti, cosa che noi non eravamo, non ancora per lo meno.


"Stacco tra un paio d'ore. Ti posso dare l'indirizzo di casa mia e... "


Mi allontanai di un paio di passi, controvoglia, dal suo corpo e lei lasciò scivolare le proprie braccia lungo i suoi fianchi. Aprii uno dei tanti cassetti e ne tirai fuori un post it, scarabocchiato da un latto ma ancora usabile. Presa la penna segnai il mio indirizzo sopra alla suoerficie gialle e lo porsi a Santana.



"Beh, vieni quando vuoi."


Prese il post-it e mi sorrise. Il suo sorriso era il più bello che avessi mai visto. Era raro ma splendente e farlo scaturire era come trovare un diamanti in una miniera. Appagante.


"A dopo Britt."


Con quelle ultime parole uscì da dove era entrata qualche minuto primo. Ora posso affermare che quel giorno dal mio cuore non è uscira e da lì non uscirà mai.

Il mio corpo si contorse in uno spasmo di pura gioia. Saltellai sul posto un paio di volte, fino a che l'entrata di un cliente non mi rovinò il "ballo della gioia". Miseriaccia non entrava mai nessuno in quel diavolo di negozio che non si poteva neanche definire tale.






SANTANA


Harry Potter. Okay, devo essere sincera, non ho mai amato Harry Potter. Non ho mai neanche odiato il maghetto e i suoi occhiali. Diciamo semplicemente che non era il mio genere di film ma trovavo Brittany così dannatamente adorabile che avrei passato una serata su un letto di spine pur di passarla con lei.

Sarei andata a casa sua più tardi, all'ora di cena.

La mia giornata trascorse lentamente. A renderla ancora più lenta fu Puck e le sue continue chiamate che segnavano ogni ora. Quell'uomo mi perseguitava.

Iniziai a prepararmi quando l'orologio che avevo appeso in bagno segnava le 18:30.

Consumai almeno mezz'ora del mio tempo sotto alla doccia. Momento magico per i miei pensieri. Sotto la doccia diventavo la persona più geniale del mondo, al di fuori del getto dell'acqua calda ogni idea geniale svaniva.

In quella mezz'ora pensai a molte cose, come ad esempio:
Brittany.
La radio.
Brittany.
Landslide.
Brittany.
Brittany.
Brittany.

Dopo dieci minuti di riflessione, fuori dalla doccia, optai per un look molto casual. L'occasione era un film a casa sua, di certo non potevo infilarmi un tubino rosso.

Indossai un paio di jeans e una camicia bianca senza maniche e con il colleto stondato. Mi stava da Dio!

Trucco leggero, capelli sciolti e sneakers rosse.

Uscii di casa in anticipo ma sprecai quei minuti un po' nell'acquisto del take away cinese e il resto nel piccolo tratto di strada tra il punto dove avevo parcheggiato la macchina e l'effettivo appartamento della mia bionda.

Suonai al campanello e, sentito lo scatto del portone automatico, iniziai a salire le scale verso l'appartamento della ragazza. Il tempo di salire gli ultimi gradini che i suoi occhi erano già incollati ai miei.

Stava sull'ingresso, porta aperta e sorriso stampato sulle sue labbra sottili.

Le mostrai il sacchetto con dentro un po' dei piatti cinesi che preferivo e ricambiai quel sorriso.


" Spero che Harry non sia già iniziato."


Harry. Come se fosse chissà quale mio grande amico. Mi avvicinai a lei e le posai un bacio sulla guancia, bisognosa, ancora una volta, del suo profumo e del suo calore.

Mi fece entrare per poi richiudersi la porta alle spalle.


"Tranquilla. Deve ancora iniziare. Possiamo mangiare davanti alla t.v se ti va."


Il suo appartamento era piccolo, piccolissimo. Non aveva grandi disponibilità economiche, questo era ovvio ma sembrava aver reso quel posto il più carino possibile e per un attimo immaginai di svegliarmi lì durante mattine della mia vita. Scossi la testa in modo impercettibile per togliere quei pensieri dalla mente.


"Va benissimo. Io mangio sempre sul divano. Mi fa sentire depressa e molto single ma è comunque più comodo."


Risi di gusto di me stessa e la seguii fino al divano poggiando la busta con il cibo sul tavolino basso che stava tra la tv e il divano, dove mi andai a sedere subito dopo, al suo fianco.

Brittany era parecchio affamata. Mangiammo subito senza neanche aspettare l'inizio del film.

Tra un boccone e l'altro le chiesi come era andato il lavoro. Non le piaceva stare rinchiusa nella copisteria, a nessuno sarebbe piaciuto soprattutto se quel qualcuno aveva sogni mravigliosi come quelli della mia Brittany.

Il film iniziò e lei, come una bambina, esaltata ed emozionata, posò la forchetta sugli ultimi avanzi e si accomodò meglio sul divano.

Riuscivo a sentire ancora il suo profumo. Il divano era molto piccolo ed io le ero abbastanza vicina per godere a pieno della sua presenza delicata.

Non capii la metà del film. Saga del cazzo! Dovevi aver visto gli altri sei film precedenti per capire almeno una piccola parte del film se no il tutto, come a me, ti risultava confusionario. Non mi importava davvero.

Durante una delle tante scene per me, ignorante, tutte uguali le presi la mano. Un movimento naturale, lento, delicato, nostro.

Lei, abbassati gli occhi su quel contatto, sorrise e poi alzò quei due oceani su di me.



















 Serendipity's space


Spero che questo capitolo possa piacervi. Ho cercato di scrivere un po' di più e in minor tempo. Fatemi sapere cosa ne pensate, leggo sempre molto volentieri le vostre recensioni e mi servono a crescere come scrittrice quindi sono ben accette. Alla perossima! ❤

 

 

 

 

   
 
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