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Autore: Love_in_London_night    22/06/2015    3 recensioni
Jared, Jade, Jamaica. L’iniziale è la stessa, è la combinazione a essere disastrosa.
Perché?
Perché in realtà oltre a loro due ci sono altre 18 persone, un presentatore e una crew con le telecamere pronte a seguirli durante il loro soggiorno.
Già, perché Jared, a causa dell’insistenza di Constance, si è trovato a partecipare al programma di MTV “Are you the one?”. Un reality dove i concorrenti devono cercare la loro anima gemella: se formeranno le 10 coppie esatte si porteranno a casa un milione di dollari da dividere tra loro. Non è un reality rose e fiori però, perché per trovare i match giusti si sacrificano i sentimenti nati tra le persone sbagliate. Tutto pur di trovare le coppie perfette.
E in un simile scenario cosa succederà a Jared, Jade e gli altri?
E poi c’è l’America: Tomo e Vicki seguono le puntate settimanali, lo stesso fanno Constance e Shannon, anche se quest’ultimo vorrebbe che al gruppo intimo si aggiungesse la sua ragazza Kirstina, detestata dalla madre.
Dieci settimane per capire chi possa essere l’anima gemella e non innamorarsi della persona sbagliata, due mesi e mezzo per seguire il resto dei Mars accomodati sul divano davanti alla TV.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10


Decima puntata
 
La maggior parte dei concorrenti rientrò in casa felice dei risultati ottenuti e con la consapevolezza di dover invertire due coppie tra loro per ottenere i dieci match perfetti. Era tutto chiaro tranne per i diretti interessati, però, che sembravano più spaesati rispetto alle settimane precedenti.
«Dobbiamo invertire una coppia e abbiamo vinto!» Esordì Simon entusiasta. Vedeva sulle facce dei suoi compagni di avventura la voglia di esporre ognuno la propria teoria, dare il via a quella discussione, dunque, non era stato difficile.
«Già, ma quali?» Domandò Jade sconsolata. C’erano due coppie che non erano giuste, ma non avrebbe saputo dire quali fossero, non arrivati a quel punto.
«Jade, tesoro…» Haylee la guardò comprensiva, stava cercando un modo per dire la cosa con tatto, ma forse non esisteva. «Tu e Scott e Jared e Leighton. Bisogna scambiare i ragazzi, o le ragazze, e il gioco è fatto».
Jade tolse la mano dalla stretta che prima l’amica le aveva dato a mo’ di consolazione.
«Cosa?» urlò sconvolta. «No!»
Sperava di trovare l’appoggio della maggior parte della casa, ma la realtà era che tutti la guardavano con una certa indulgenza, quasi volessero indurla a capire una cosa che era sotto gli occhi di tutti. Leighton sembrava in imbarazzo, mentre Scott sfoggiava uno sguardo vuoto dietro il quale nascondeva i ragionamenti che gli passavano per la testa.
Jared, invece, era incredulo. Nonostante la buona volontà degli altri, Jade non voleva arrendersi ai fatti che sembravano davvero portare in quella direzione. Eppure lei continuava a negare la cosa, disgustata dall’idea. Il cantante non aveva mai pensato di essere l’uomo migliore sulla faccia della terra, ma non credeva nemmeno di essere una persona degna di tutto quel ribrezzo.
Era passata la rabbia degli altri giorni, c’era solo la stanchezza per una situazione che l’aveva travolto e da cui non sapeva come uscire.
«Jade, pensaci» intervenne Dylan con fare pacato, nel tentativo di farla ragionare. «Nelle puntate otto e nove abbiamo ripetuto le stesse coppie, eccezion fatta per te, Scott, Jared e Leighton. Ma se prendiamo in analisi la cinque, quella in cui c’erano tre coppie giuste, abbiamo notato che due sono match perfetti, l’altro accoppiamento sensato che poi non si è ripetuto era formato da te e Jared».
Jade scosse la testa con veemenza, aveva le lacrime agli occhi.
Aveva passato nove settimane a reprimere ogni tipo di sentimento e aspettativa nei confronti di Jared, e l’aveva fatto per compiacerlo e stargli vicino, e ora tutti volevano farle cambiare idea e dirle che era la sua unica alternativa?
Non poteva aver sbagliato tutto, di nuovo, e Jared non poteva starsene lì zitto senza intervenire. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma non conoscere il suo parere a riguardo la uccideva lentamente. Non dava segno né di essere d’accordo né di essere contrario, e Jade non era sicura di potersi lasciare travolgere da tutto ciò che aveva represso in quei mesi, probabilmente la verità l’avrebbe travolta schiacciandola.
«Non è detto che le coppie da sistemare siamo noi» replicò con un certo autocontrollo. «Magari sono Jared e Leighton con Mark e Taylor, oppure io e Scott con Liam e Larissa. O magari altre due coppie che con noi non c’entrano nulla».
Voleva appigliarsi a quei concetti con tutta se stessa, ma sembrava che la sua convinzione fosse venuta meno dopo aver detto la cosa ad alta voce.
«Jade, è difficile negare l’evidenza. E sei l’unica che lo sta facendo». Liam, comprensivo, cercava di mostrare la realtà dei fatti anche a lei. Le altre tre persone coinvolte non sapevano cosa dire a riguardo, ma sembravano accettare di buon grado, o quasi, le cose emerse da quel discorso.
«È vero» intervenne Scott. «Potrebbe riguardare altri, ma è anche vero che siamo le persone più indecise e coinvolte in… triangoli in questo momento, forse vale la pena tentare».
Jade lo guardò con rabbia, non pensava di sentirgli dire simili cose. Pensò di essere stata pugnalata alle spalle, e si accorse che in casa era diventata una triste costante, l’unica che la riguardava.
«Vi dimostrerò che vi sbagliate, lo giuro!» Sbraitò Jade, preda della disperazione.
«E se a sbagliare fossi tu cosa succederà?» Haylee aveva deciso di prenderla di petto. «Saresti disposta ad ammettere l’errore e contribuire alla vincita di tutti noi?»
L’ultima scelta spettava alle ragazze, sapevano che se Jade fosse stata una delle prime a scegliere avrebbe potuto rovinare i loro piani, e lei era ben conscia di quel potere. Forse era persino pronta a sfruttarlo, fregandosene della vincita e di quello che gli altri volevano. Era stufa che tutti le dicessero come agire e, soprattutto, cosa provare.
«Lasciatemi in pace! Tanto l’ultima parola spetterà a me, lo sappiamo tutti» disse tra una lacrima e l’altra. «Voglio rimanere sola».
Non attese risposta e corse di sopra, pronta a lasciarsi andare al sonno per non pensare ad altro.
Scott fece per raggiungerla, si sentiva in dovere di consolarla, confuso tanto quanto lei, ma Haylee lo fermò. «No, lascia che decida da sola. Se ti vede al suo fianco penserà che tu sia l’unico a capirla, ha bisogno di un po’ di solitudine per fare chiarezza e ammettere un po’ di cose almeno con se stessa».
Era stata risoluta ma gentile, tanto che convinse il tatuatore ad abbandonare ogni volontà riguardante Jade.
Poco dopo uno dei ragazzi della troupe portò una comunicazione ufficiale della produzione, foglio che venne aperto e letto da Larissa.
«C’è scritto che la prova verrà anticipata a domani pomeriggio, mentre la fuga d’amore si svolgerà martedì e la sera ci sarà la cabina della verità» comunicò al gruppo con una certa solennità. «Nel montaggio non verrà specificato perché non è rilevante ai fini del programma, ma dicono che la scelta è fatta per agevolarci, così dopo la prova abbiamo un bel po’ di giorni per sistemare le questioni e capire quali coppie scambiare».
Gli altri reagirono felici, grati che la produzione li volesse aiutare. Avere dei giorni liberi dall’ansia di sapere quale coppia potesse entrare nella cabina della verità era la soluzione migliore per tutti, perché avrebbero avuto degli elementi nuovi per capire come gestire le ultime strategie. Senza l’incombenza di dover prendere decisioni all’ultimo minuto tutti sembravano più sereni, erano convinti che dopo la cabina della verità molti avrebbero potuto aprire gli occhi.
«Bene» esordì Simon. «A questo punto dico di mandare Jade e Scott in cabina o, in caso, Leighton e Jared, e avere così delle conferme»
«O se no ne avrà Jade» convenne Dylan riportando il parere di tutti i presenti.
«Farò di tutto per vincere la prova, qualunque essa sia» concluse Scott convinto. Aveva bisogno di chiarirsi le idee a riguardo, voleva una risposta certa e avrebbe vinto la prova a qualsiasi costo. Tutto pur di levarsi ogni dubbio.
«Spero possa essere utile». Dakota, una delle ragazze più sensibili del gruppo, sperava che quell’ultima settimana non urtasse i sentimenti di nessun presente, aveva un brutto presentimento a riguardo.


Jade si era svegliata e niente aveva assunto il senso che aveva sperato la notte potesse portare. Si era alzata con la voglia di evitare il mondo e di non rivolgere parola ad anima viva.
Nonostante il proposito le sembrasse il migliore per la sopravvivenza propria e altrui, l’umore non migliorava. Prima si era chiusa in camera man mano che la gente si svegliava, poi aveva preso a macinare un pezzo del pergolato esterno, ma con scarsi risultati, non riusciva a darsi pace.
Aveva deciso di lasciar perdere tutto, quel gioco non faceva per lei. Era stanca di buttarsi in tentativi fallimentari e lasciare che gli altri decidessero per lei cosa era meglio fare. Era stufa di Jared, di capire le motivazioni dietro il suo odio, e pure di Scott, perché non voleva sforzarsi di comprendere se fosse o meno la sua anima gemella.
Ci avrebbe pensato durante la sfida, il giorno dopo, perché aveva sentito cosa c’era scritto nel messaggio che aveva letto Larissa la sera prima. Era combattuta: da una parte era così stanca da voler abbandonare ogni idea e lasciare che le cose andassero come preferivano, al diavolo la logica, ma dall’altra c’era la voglia di dimostrare al gruppo che si sbagliavano e Scott era la scelta migliore per lei, anche se – doveva ammetterlo – non era più così sicura di essere così compatibile con il tatuatore. Poteva essere l’ideale sulla carta, ma non era certa che fosse ciò di cui aveva bisogno, perché forse necessitava di una persona in grado di scoprirla lentamente sotto ogni suo lato, ma l’idea era sfumata ancora prima di formularla.
Il problema della questione era che non si sentiva più se stessa. Non la echelon entrata nel programma, non la persona che si sfogava con il proprio lavoro e il rispettivo passatempo, non era più nemmeno la ragazza che aveva trovato un amico nonostante dei limiti che non doveva assolutamente superare.
Aveva perso la propria identità, ed era stata lei a permettere che la cosa accadesse. Ogni volta in cui si era trattenuta, ogni volta in cui non aveva agito come voleva. Gli altri decidevano per lei perché gliel’aveva sempre permesso.
Uscì dal bagno e, lungo la mensola del corridoio dove di solito i coinquilini abbandonavano cose che non erano di utilizzo immediato, qualcosa attirò la sua attenzione.
Era la palette di trucchi super accessoriata di Olivia. Immaginò che nella fretta l’avesse dimenticata lì. La aprì e studiò il contenuto, dalla gamma di ombretti colorati che andava dal neutro al nero, alla matita e il temperino per farle la punta, a un piccolo eye-liner.
Jade sorrise, sapeva cosa fare. C’era un modo per ritornare in contatto con se stessa, ed era stata stupida a non averci pensato prima. Prese la palette e corse di sotto: quello che aveva in mente era il modo ideale per estraniarsi da tutto ciò che la preoccupava e che le permettesse che nessuno le si avvicinasse.
Nessuno disturbava una persona all’opera.
Si ritrovò davanti al muro bianco esterno della casa e si mise a pensare. Voleva qualcosa di piccolo ma incisivo, un solo simbolo che avrebbe rappresentato la permanenza in casa senza che rinvangasse i cattivi ricordi delle ultime settimane.
Estrasse la matita dalla trousse e iniziò a muoverla senza un vero criterio sul muro con tratti piccoli e delicati, in modo da creare una piccola ombra. Al diavolo, se il proprietario della casa poteva permettersi una casa simile, era anche in grado di passare sopra un murales e, nel caso, pagare una passata di bianco per far tornare tutto come prima.
Si guardò attorno per racimolare le idee e l’occhio le cadde sulla spiaggia e il mare. Un sorriso le si dipinse sul volto e iniziò a disegnare.
Dopo un’ora l’albero era ben delineato, cosa non difficile dato che era un’ombra nera, era il tramonto oltre esso che richiedeva più cura, e fu così che decise di dare fondo ai colori aranciati e rosati che gli ombretti di Olivia offrivano. Insomma, già il fatto che avesse dimenticato in casa la palette voleva dire che non era poi così importante, ma soprattutto, anche se si fosse arrabbiata, non avrebbe avuto più occasione di rinfacciarle la cosa, perché domenica il programma sarebbe finito. E l’idea di rimanere impunita la soddisfaceva come poche altre cose in quel momento.
«Posso?» Fu riportata brutalmente alla realtà da una parola soltanto e sobbalzò, non si aspettava che qualcuno si avvicinasse a lei in quel momento, ma poi vide Scott e capì. Lui era l’unico in grado di poter capire quanto fosse bello disegnare per lavoro, ed era il solo che poteva apportare qualche modifica al disegno e insegnarle qualcosa.
«Sì e no». Gli sorrise. «Dipende».
Jade aveva le mani sporche e così anche i vestiti e la faccia, ma dopo settimane si sentiva bene. Il sorriso che gli aveva rivolto era sincero e leggero, un modo di fare che non le apparteneva da un tempo così lungo che non riusciva a capire come fosse sopravvissuta nel programma fino a quel giorno.
«E da cosa?» Scott, tranquillizzato dai suoi modi di fare pacifici, mosse dei passi nella sua direzione, fino a esserle accanto.
«Dal fatto che puoi darmi dritte sulle tecniche di disegno ma non metterci mano. Devi correggere le imperfezioni perché ho bisogno di migliorarmi e rinnovare il mio stile» rispose risoluta e professionale. Stava mostrando un lato di sé così sicuro da renderla più donna e seducente. «Sono aperta alle critiche, ma devi essere spietato».
C’era stato qualcosa di totalmente diverso tra loro da farle capire che in quel modo poteva funzionare. Si era posta nei confronti di Scott in modo amichevole, ed era avvenuto senza sforzo da parte sua. Aveva usato lo stesso modo di porsi che aveva utilizzato con Jared nelle settimane precedenti, ma questa volta non si sentiva sbagliata o limitata. Senza la pressione del gioco attorno a loro, Jade riusciva a interagire con Scott in totale libertà.
«Spietato è il mio secondo nome» replicò sicuro lui con un sorriso strafottente, per poi prendere la matita nera per gli occhi e iniziare a indicare alcuni punti. «Il tuo stile mi piace, è semplice ma d’impatto. Per noi questa si chiama Old School. Non è facile da usare per tutti, difatti io sono migliore nei ritratti, nello stile watercolor e nel disegno geometrico. Quindi apprezzo questa differenziazione».
La palma sul muro, nonostante fosse una sagoma nera in contrasto con il tramonto sullo sfondo, era ben dettagliata. Il tronco della pianta era sconnesso e dal profilo si percepiva, così come le foglie erano composte da tante pinne folte che formavano la chioma.
«Però ci sono delle imperfezioni» continuò sicuro e con sguardo attento fisso sul disegno. Puntò la punta della matita sulla parete per indicare una parte precisa della sagoma. «Vedi qui? Ecco, per me i contorni così sfumati non vanno bene, servono un po’ più marcati, dopo trovi un modo per renderli meno carichi».
Jade si avvicinò a lui e al muro per capire meglio i propri errori.
«Posso?» Scott le chiese il permesso di mettere mano al disegno. Non voleva stravolgere l’idea originale, ma solo mostrarle la tecnica per ottenere il risultato che desiderava. 
Jade annuì, curiosa di conoscere un modo per migliorare.
Si misero spalla a spalla per lavorare meglio e non perdersi il minimo dettaglio della cosa, Scott con la matita in mano e Jade pronta ad apprendere.
Fu in quel momento che passò Jared. Aveva fatto il giro della casa per cercare le proprie scarpe da ginnastica, abbandonate giorni prima in un luogo imprecisato del prato. Le aveva ritrovate vicino all’entrata, e il giro più corto per rientrare dal salotto lo aveva messo sulla loro strada.
Li guardò e gli venne il voltastomaco. Erano così affiatati e a loro agio che sembrano finti, usciti da quelle pubblicità dove a colazione erano tutti svegli e felici di essere al mondo. Apparivano complici e complementari, pensò il cantante; lui che le insegnava a disegnare perché era un tatuatore capace, lei così vicina per imparare al meglio ciò che poteva carpire; Scott era l’unico a cui era permesso entrare nel magico mondo di Jade e scombinarlo. Certo, gli altri – Jared in primis – non erano all’altezza per sconvolgerlo, quindi non aveva senso che lei si aprisse per mostrare cosa aveva davvero dentro.
Nonostante i pensieri sarcastici si sentì rimpiazzato con una certa facilità, e non riuscì nemmeno ad arrabbiarsi per la cosa, era così abituato a sentirsi ferito da Jade che ormai ci aveva fatto l’abitudine, gli faceva male vedere come fosse riuscita a superarlo quando lui era ancora a leccarsi le ferite per il comportamento di lei.
Li sorpassò con fare gelido senza rivolgere loro lo sguardo, e i due interessati si fermarono in attesa di una sua mossa, quasi fossero stati colpevoli di chissà quale crimine.
Una volta che Jared fu entrato in casa la tensione se ne andò all’improvviso come era arrivata, e Jade e Scott tornarono a parlare tranquillamente, quasi non fosse successo nulla.
«E poi le sfumature… meno nette e più sfocate. Sono sicuro che tu conosca più modi di me a riguardo, devi solo affinare la tecnica»
«Mh mh» mugugnò distratta Jade. All’improvviso i colori del tramonto non le sembravano importanti, l’unica cosa che aveva in testa era la tonalità distante e ferita degli occhi di Jared, sapere di essere la causa di quello stato d’animo la faceva stare male.
Erano più simili di quanto credessero, perché provavano le stesse sensazioni e non riuscivano a capire come smettere di farsi del male.


Il pomeriggio si ritrovarono sulla spiaggia in compagnia di Ryan che, senza perdere tempo, introdusse la prova ai ragazzi, forniti dalla produzione di vestiti tutti uguali tra loro. Le ragazze indossavano pantaloncini sportivi e dei top che si differenziavano solo per il colore, mentre i ragazzi avevano tutti lo stesso costume. Jared detestava la cosa, era abituato a portare costumi più lunghi perché aveva un problema verso le proprie gambe e, appena poteva, cercava di coprirle il più possibile.
«Dovete dividervi in coppia innanzitutto. Una cosa nuova, giusto?» Li prese in giro, contento che fossero vicini al traguardo imposto dal programma. «La prova di oggi è semplice: vedete quei contenitori? Avete tre minuti di tempo per riempirli di sabbia. Dovete attraversare i corridoi preparati apposta per voi e raccogliere quanta più sabbia possibile là in fondo, accumulata apposta per l’occasione. Alla fine dei minuti a disposizione peseremo i recipienti e vedremo chi avrà totalizzato più chili e, dunque, avrà vinto la sfida».
Tutti si guardarono sconcertati. Avevano addosso soltanto dei costumi, era difficile trasportare della sabbia in quelle condizioni. Molti non erano pronti ad accettare di ritrovarsi la sabbia in posti in cui nemmeno avevano mai immaginato.
Ryan diede il via al tempo e le coppie si diressero verso i cumuli di sabbia correndo come dei disperati.
Jade, consapevole delle parole dette la sera dopo la penultima scelta, aveva voluto Scott come compagno. Voleva vincere a tutti i costi. Desiderava andare nella cabina della verità per dimostrare che aveva ragione, e se non l’avesse avuta avrebbe avuto almeno la certezza che Scott non faceva per lei. Lui avrebbe avuto il tempo di provare a capire se Leighton era quella giusta, e Jade di farsi un esame di coscienza e affrontare quei sentimenti che giorno dopo giorno chiedevano a gran voce di essere presi in considerazione, quelli che volevano uscire senza che lei li contenesse; tentare di non calcolare la parte più importante di sé la stava logorando.
Senza tanti complimenti si riempì il reggiseno con quanta più sabbia possibile e invitò Scott a fare lo stesso con i suoi pantaloncini. Lungo il tragitto persero un po’ del contenuto, ma riuscirono a riversarne un po’ nel recipiente indicato dallo stesso colore del top di Jade. Eppure Jade voleva di più.
«Indossi della biancheria intima sotto il costume?»
Scott alzò un sopracciglio, preoccupato da quella domanda, ma alla fine annuì.
Jade lo prese per la mano e corse fino al cumulo di sabbia.
«Bene, allora leviamoci i pantaloncini, facciamo dei nodi alle estremità e riempiamoli».
Scott la trovò un’idea geniale, così la seguì senza indicazioni. L’esperimento funzionò e riuscirono a traghettare molta più sabbia rispetto a quella degli altri concorrenti, che dopo un paio di viaggi imitarono la loro tecnica, senza raggiungere però il loro vantaggio.
Ryan fermò il tempo poco dopo, e si impegnò a pesare ogni contenitore.
A vincere furono Haylee e Dylan, Jade e Scott e Simon e Dakota.
«Finalmente ragazzi, meglio tardi che mai!» Ryan si rivolse entusiasta verso le uniche due persone che all’interno della casa non erano mai andate in fuga d’amore, e che al momento erano quelle ad averne meno bisogno. «Avete vinto un safari subacqueo con le tartarughe che si terrà domani, buon divertimento! E ricordate che la sera ci sarà la cabina della verità».
Il presentatore se ne andò tra gli applausi generali mentre i ragazzi tornavano verso casa.
Si ritrovarono tutti nel salotto tranne alcuni che si sistemarono in camera, tra cui Jade, Haylee e Leighton. Jade voleva offrire l’occasione al gruppo di decidere chi votare per l’ultima cabina, e sperava che Scott spingesse per la loro causa, non importava a quale motivazione facesse appello, si augurava soltanto che fosse dalla sua parte in quella cosa.
Jared, però, tornò subito fuori. Era attratto dal disegno e si odiava per quello.
Voleva osservarlo e capire. Gli sembrava un modo masochistico di affrontare la questione Jade, dato che a quanto pareva sembrava il lavoro di Scott, ma quel disegno gliela ricordava così tanto che era impossibile allontanarsi da lì e smettere di guardarlo.
Forse perché Scott era di Atlanta, o forse perché Jade abitava a Santa Monica, ma la palma era un elemento che gli ricordava lei e non il tatuatore. Il tramonto sullo sfondo ricordava molto Los Angeles. Forse la città degli angeli di giorno era arida, ma con il calare del tramonto assumeva colori e sfumature che toglievano il fiato, ed era impossibile per Jared non ritrovarsi nel paesaggio che spesso si era fermato a osservare. Era così lontano da Scott quel disegno che aveva un che di familiare, la sensazione che aveva provato solo accanto a lei durante quelle settimane o a casa, circondato dalle persone a cui voleva bene.
Gli sembrava di essere sull’immensa spiaggia di Santa Monica, il molo alla propria destra e una distesa di mare e spiaggia dalla parte opposta. C’era una leggera brezza, odore di salsedine e il verso dei gabbiani che passavano su di lui. Da quel semplice disegno poteva sentirsi a casa e stare bene, e non riusciva a credere che fosse merito di Scott, non era concepibile. Soprattutto perché quel disegno sapeva di Jade, era la sua essenza. Sfumature tenui ma variegate, così come era lei, su cui si stagliava un tratto più deciso e sicuro, l’ombra che solo a volte gettava sugli altri per dimostrare di cosa fosse capace.
Scott era riuscito a tratteggiarla con così poco, mentre lui ci aveva impiegato mesi per arrivare alle conclusioni a cui stava cedendo.
«Ehi». Lo interruppe Scott, uscito a fumare una sigaretta. Aveva smesso con quel vizio, ma nei momenti di particolare tensione se ne faceva regalare una per distendere i nervi. «Come va?»
Jared alzò le spalle, rivolgendogli uno sguardo carico di invidia. Il giorno successivo avrebbe voluto essere al suo posto, e la facilità con cui arrivò a quella conclusione aveva del ridicolo. «Non male, ho visto giorni peggiori, e tu?»
«Un po’ nervoso». Per rafforzare il concetto fece un tiro e buttò fuori il fumo.
«Vedo». Gli disse Jared con un cenno del mento nella direzione della sigaretta.
«Sai com’è, dentro sono intenzionati ad assecondare Jade, il che vuol dire che ci sono dentro anche io fino al collo».
Aveva usato un tono rassegnato, e non capiva da cosa potesse derivare. Jared era convinto che anche Scott volesse la stessa cosa.
«Capisco». Si chiuse dietro un’unica parola e tornò a fissare il disegno.
«È fantastico, vero?» Continuò Scott avvicinandosi a Jared per osservare meglio il disegno.
«Modesto!» Jared gli sorrise sinceramente divertito, era convinto di essere l’unico lì dentro ad avere un ego spropositato, ma a quanto pareva non era l’unico. «Comunque sì, è bellissimo»
«Perché?»
«Beh, ti ho visto oggi, l’hai fatto tu». Jared cercò di rispondergli con un tono neutro.
«No, ti sbagli». Sorrise Scott con soddisfazione. «L’ha fatto tutto Jade, con i trucchi di Olivia. Io l’ho solo aiutata a rifinire un po’ il disegno con tecniche tipiche dei tatuatori. I nostri sono stili completamente diversi, ma possono diventare complementari per trarre vantaggio e fare qualcosa di nuovo».
Jared era colpito. Non solo per l’ammissione, ma per la scelta usata da Scott: diversi e complementari. Esattamente come si sentiva lui con Jade accanto.
«Ah, pensavo che fosse opera tua ma con la tecnica dei graffiti di Jade».
Scott rise divertito.
«Oh no, ha fatto tutto da sola. Lei è così». Alzò le spalle per minimizzare la cosa, ma capiva cosa voleva dire Scott: Jade era in grado di cavarsela e di dimostrare il proprio valore, bisognava solo darle l’opportunità per farlo. «Ho provato a disegnare qualcosa di mio, ma quasi mi ritrovo con la mano staccata a morsi per il solo tentativo».
Jared annuì, non sapeva davvero cosa dire, si sentiva frastornato. 
«Sarà meglio che rientri, sono curioso di capire a che conclusioni sono giunti gli altri. Vieni?»
Il cantante si voltò a guardarlo, grato. Non era da tutti trattarlo gentilmente, e apprezzava che la cosa venisse proprio da Scott, la persona a cui nelle ultime settimane aveva fatto più sgarbi possibile. Quel ragazzo si meritava davvero il meglio, e il pensiero gli fece male, perché lui aveva un’idea precisa riguardo a quel meglio.
«No grazie, preferisco stare fuori ancora un po’». 
Scott annuì e lo lasciò solo con i suoi pensieri.
Jade faceva tutto da sola, era così.
Scott aveva detto la verità. Jade era indipendente, al contrario di quanto si fosse aspettato Jared all’inizio, non aveva bisogno di un appiglio per andare avanti. A ripensare al loro percorso doveva ammettere di essere lui a necessitarne, e lo aveva cercato sempre in lei. Era Jared quello che chiedeva aiuto ogni volta, e trovava consiglio e appoggio in Jade, che a lui non si era mai negata. Si era sacrificata sempre, e forse era giunto il momento di ricambiare.
Era stato stupido a non accorgersi prima di quanto Jade fosse importante ben oltre l’amicizia, soprattutto quando aveva smesso di desiderare il sesso con altre donne nella casa, quando si sentiva appagato dal modo di lei di vedere le cose durante i loro discorsi, oppure quando il cuore accelerava il battito per una sua piccola attenzione, un gesto o uno sguardo.
Il corpo, la testa e il cuore di Jared avevano trovato un allineamento in una nuova armonia che non era mai riuscito a percepire al di fuori della paura. Era la mancanza di consapevolezza ad averlo guidato fino a quel momento, e avrebbe fatto di tutto pur di rimediare a quel tempo sprecato.
Aveva passato tutto la permanenza nel programma a osservarla e a viverla piuttosto che a desiderarla, e gli era entrata dentro senza che nemmeno Jared se ne accorgesse; Jade era arrivata così a fondo che non sarebbe riuscito a sradicarla da dentro di sé, né tantomeno l’avrebbe voluto.
Stava iniziando a capire che l’amicizia provata l’aveva portato a conoscerla in modo così approfondito da mostrargliela senza filtri e con i difetti e le debolezze che ogni persona aveva, ma solo in quel momento comprendeva quanto tutti quegli aspetti di Jade gli fossero piaciuti e fossero diventati le cose di cui sentiva più bisogno.
Jared aveva provato più volte a capire cosa le passava per la testa, soprattutto nei momenti in cui erano entrati in conflitto, ma si era accorto di non poter pensare come lei perché Jade aveva sempre in mente prima lui e il suo bene, e grazie a quel comportamento Jared aveva capito che nemmeno lui si conosceva, ma tramite i gesti di lei si era compreso meglio di quanto avesse fatto in una vita intera in compagnia di se stesso.
Jade non aveva mai cercato di cambiarlo o prevaricarlo, anzi, era cambiata con lui nell’evolversi del loro rapporto. Perché Jade si era adattata a quello che lui le aveva imposto nonostante, probabilmente, avesse desiderato di più da Jared.
Lo aveva rispettato e non si era mai permessa di invadere il suo spazio, solo quando il cantante aveva iniziato a lasciarsi andare, lei aveva agito di conseguenza. Non aveva mai oltrepassato i limiti che sapeva esserci, ma l’aveva sempre accompagnato andando di pari passo, senza essere invadente, e mostrandosi per quella che era sempre stata.
Tra loro aveva dato troppe cose per scontate, come il fatto che i limiti imposti da lui fossero diventati inutili quando si era accorto che Jade era diventata amica e, forse, qualcosa di più. Non le aveva mai detto che per lui quella specie di patto della seconda settimana non aveva più valenza, quindi Jade non sapeva di potersi lasciare andare con lui come Jared avrebbe voluto.
Si sentiva stupido e impotente.
Più guardava il disegno sul muro e più riusciva a capire il significato del tatuaggio di Jade, quello che lo legava a lui. Un’altra cosa che li teneva uniti in modo indelebile e a cui non aveva mai pensato.
Dive into the center of fate.
All’inizio di quell’esperienza le aveva detto che lei non stava giocando davvero, ma alla luce degli ultimi fatti si era buttata a capofitto nel loro rapporto. Gli era stata accanto nonostante da Jared volesse qualcosa di più, infine si era fatta male, e lui lo sapeva con certezza perché era stato l’artefice di quel dolore. Ma forse c’era speranza, perché Jade si lasciava ferire dalle persone a cui teneva davvero, e lui annoverava quel triste primato, mentre Scott no.
Doveva imitarla e buttarsi a capofitto nel destino, seguire l’esempio di lei e ascoltare il proprio consiglio.
L’avrebbe lasciata in pace fino alla fuga del giorno dopo, poi avrebbe fatto di tutto per farle capire come si sentiva, glielo doveva.
Per la prima volta aveva paura di perderla per sempre, e provava il bisogno di dirle quanto fosse diventata importante, mostrarle quanto necessitava di averla accanto a sé.


Jade era pronta. Anzi, no.
Era pronta per godersi l’escursione, ma non per tornare in casa e affrontare le conseguenze. Aveva voglia di affrontare quel safari subacqueo, eppure l’idea degli altri che da casa votavano non la faceva stare tranquilla, e più il tempo passava e si avvicinava al rientro, più Jade si mostrava nervosa e sempre meno in grado di controllare l’ansia.
Non sapeva cosa desiderare, anche se al momento prediligeva la voglia di scoprire che Scott fosse la sua anima gemella. Sarebbe stato più facile per lei mettere a tacere il tumulto che la logorava dentro, inoltre Scott avrebbe dimostrato che il percorso affrontato durante il programma era stato valido e non una perdita di tempo atta a camuffare una verità che aveva sempre avuto davanti agli occhi. Perché se Jared non le avesse imposto il paletto dell’amicizia, forse, avrebbe potuto mostrargli che così male insieme non stavano. D’altronde si erano aperti l’un l’altra in un modo così intimo e profondo che non erano riusciti a ripetere con altre persone all’interno della villa, e ai suoi occhi voleva pur dire qualcosa.
Ma con un limite impossibile da sorpassare, tutto però era diventato maledettamente complicato e irraggiungibile.
«E la coppia che entra nella cabina della verità è composta da…» Le parole di Ryan la risvegliarono dai suoi pensieri, riportandola ad ascoltare il battito del cuore che aumentava sempre di più. Lo sentiva in gola, pronto a toglierle il respiro. «Scott e Jade».
Annunciò il presentatore con aria solenne mentre i ragazzi, al posto di gioire, si chiusero in un silenzio teso e maledettamente serio, cosa che seccò la gola di Jade.
Era arrivato il momento della verità che aveva tanto atteso e desiderato, ma in quel momento si sentiva incerta sulle proprie gambe, le sue convinzioni non facevano testo se non poteva fare affidamento nemmeno sul suo corpo.
Si alzò dallo sgabello su cui di solito le coppie che avevano affrontato la fuga d’amore si sistemavano e, dopo essersi accomodata i vestiti in un gesto nervoso, porse la mano a Scott, più pallido di lei.
No, non poteva essere, non poteva vacillare.
Il tatuatore le prese la mano e si avviò con lei verso la cabina, senza però accelerare il passo. La sua mancanza di fretta irritò Jade, perché lo sentiva distante come non mai, e in quel momento aveva soltanto bisogno di lui.
Tutto stava per cambiare, e non era pronta come aveva fatto credere agli altri e aveva finto di dimostrare con se stessa. Era spaventata come quando era entrata lì con Mark, se non di più, però il suo desiderio era opposto rispetto a quella volta.
Non voleva uscire di lì da sola, non sapendo chi potesse essere la sua anima gemella, soprattutto perché se ne sarebbe fregata, e sapeva che certi sentimenti avrebbero richiamato il proprio diritto di essere manifestati senza che lei li intralciasse ulteriormente. Dieci settimane erano diventate troppe e sfibranti anche per il suo autocontrollo.
Durante il tragitto non si dissero una parola, e la cosa la gettò nel panico. Avrebbe voluto tranquillizzarlo, ma, ancora di più, avrebbe voluto essere rasserenata, sentirsi parte della questione. Sentirsi scelta da Scott.
Eppure lui era teso e concentrato, quasi sperasse di ricevere la risposta e mettere fine a quel momento pieno di ansia.
«Stai bene?» Gli domandò con un filo di voce davanti alla porta di quella piccola stanza.
«Mh mh» mormorò incerto nell’incontrare lo sguardo di Jade. «Benissimo».
Le accarezzò una guancia e infine posò le labbra su quelle di lei per un veloce bacio d’incoraggiamento.
«Andiamo».
Fissavano lo schermo davanti a loro e più i secondi passavano, più Jade si sentiva incerta. Lei era ansiosa di scoprire il risultato, nella speranza che il programma le desse ragione e non mostrasse quel lato della medaglia che aveva tentato di nascondere durante la permanenza nel gioco. A preoccuparla, però, era Scott. Era teso, ma non in maniera positiva. Più passava il tempo e più lui si irrigidiva.
Si sentì stupida. Era come rivivere la sua cabina della verità, solo che si sentiva Mark questa volta, perché era quasi palese che ci fossero due voleri lì dentro, ma discordanti.
Poi successe, e tutto acquistò un senso, perdendolo.
NO MATCH.


I ragazzi saltarono sulle sedute. Erano sicuri di un simile risultato, ma vederlo con i propri occhi era stato comunque di impatto. Non avevano certezze, ma erano convinti che Scott fosse l’anima gemella di Leighton come Jade fosse quella di Jared, ed era arrivato per lei il momento di tirare le somme, che lo volesse o meno.
Che anche Jared lo desiderasse o no.
Dovevano scendere a patti con la coscienza ed essere sinceri con loro stessi per la prima volta a riguardo, ignorare quello che uno pensava di volere e ascoltare ciò che desideravano davvero.
Non aveva senso basarsi su un accordo stipulato quando nemmeno si conoscevano, dovevano fidarsi di ciò che sentivano dopo essersi conosciuti e aver trovato nell’altra persona un’anima affine in cui specchiarsi e capirsi.
«Lo sapevo!» Esordì entusiasta Liam. «Non abbiamo certezza, ma siamo convinti che se scambiamo le coppie avremo dieci coppie».
Gli altri annuirono per poi lasciarsi andare a grida di gioia.
«Abbiamo vinto!» Si accodò Taylor.
«I fasci di luce si accenderanno tutti, è fatta!» Gioì Simon.
Eppure, nell’entusiasmo generale, c’erano persone meno pronte a esternare cosa provavano.
Leighton era seduta con una mano sulla bocca per trattenere un sorriso, mentre gli occhi erano lucidi di commozione e felicità. 
Jared, invece, aveva entrambi le mani sul viso, esclusi gli occhi. Erano impassibili, mentre con le dita cercava di coprire l’accenno di sorriso che cercava di uscire e fare sfoggiò di sé. Non voleva che gli altri sapessero quanto fosse soddisfatto.
Era sollevato, contento.
Aveva avuto paura di perderla davvero, e invece qualcosa era andata a suo favore.
Era ancora con lui.
Non avrebbe fatto due volte lo stesso errore.


La tensione aveva abbandonato le spalle di Scott, come se un peso invisibile le avesse di colpo abbandonate.
L’espressione sul suo volto non era più tirata, e piano un sorriso iniziava a farsi strada sulle labbra.
Jade, invece, era l’esatto opposto.
Lo sguardo era vitreo e spaventato, la pelle pallida.
Scott, però, non se ne rese conto.
Le baciò la testa e le cinse le spalle in un breve abbraccio consolatore.
La guidò fuori dalla cabina e, una volta nei pressi della casa, si girò verso di lei.
«Scusa Jade».
Non attese risposta e corse nel salone, dove individuò Leighton, felice per il risultato negativo, e la baciò con trasporto davanti a tutti, facendoli scoppiare in incitamenti, applausi, risa e fischi di approvazione. Erano sempre stati sicuri dei loro sentimenti, ma le loro emozioni erano state viziate da altre persone che, idealmente, sembravano le loro anime gemelle, ma così non si era rivelato.
Jade si era ripromessa di non piangere ma, una volta accanto alla porta di servizio da cui erano usciti, tra la cucina e il retro del salotto, si lasciò andare contro la parete e lasciò libero sfogo ai sentimenti che aveva sempre tenuto dentro di sé.
Jared nelle settimane precedenti aveva crepato il muro, mentre quell’ultima cabina aveva definitivamente rotto gli argini, facendola crollare sul serio.
Iniziò a piangere in maniera disperata e si rannicchiò per non sentire più le gambe deboli e tremolanti, non sapendo bene cosa provare.
La verità era che si sentiva svuotata dal momento in cui la scritta era comparsa sullo schermo, perché dopo dieci settimane doveva ammettere di aver sbagliato tutto. 
Non aveva avuto il coraggio di andare oltre i confini imposti da Jared. Non si era ritenuta alla sua altezza. Non aveva saputo essere sincera. Non era stata in grado di lottare per una cosa che desiderava tanto da sfibrarla dall’interno, e tutto quello per assecondare il volere dell’unica persona che in casa era riuscita a capirla.
Perché aveva conosciuto il vero Jared e a lui aveva mostrato la vera Jade, quella che sperava potesse colpirlo al punto da sceglierla, la stessa persona che Jade sapeva di essere e che si augurava che un giorno, stupidamente, Jared potesse capire essere ben più di una amica.
La verità era che in quel momento si sentiva sollevata dal fatto che Scott non fosse la sua anima gemella, perché non sarebbe riuscita ad accontentarsi dopo aver conosciuto Jared, ma si sentiva anche sola.
Completamente sola.
E aveva paura, perché aveva visto quello che avrebbe potuto avere e che non avrebbe avuto più.
Dopo dieci settimane non aveva trovato l’anima gemella, o meglio: l’aveva trovata nella persona in cui aveva sempre sperato che lo fosse, ma non era accanto a lei, non era con lei. Non erano più niente, e con essa aveva perso un grande uomo che prima di tutto era riuscito a essere un confidente.
Era stata stupida, perché nelle ultime settimane, soprattutto dopo il bacio, aveva respinto Jared per vederlo insistere di più e dimostrarle così che ci teneva a lei, ma era stato fin troppo orgoglioso e stoico nell’ostentare le proprie convinzioni, lasciandola sola ad annegare in quel mare di incertezza in cui si erano buttati.
Aveva fatto di tutto per negare il sentimento che era cresciuto di giorno in giorno, ma era bastata quella piccola verità – seppur fondamentale – per far crollare ogni resistenza e farle ammettere quello contro cui lottava dal primo giorno di permanenza nel programma.
Si era innamorata dell’unica persona che non era in grado di ricambiarla.
Era rimasta senza niente.


Haylee stava andando a consolare Jade, sapeva che quella situazione la faceva soffrire, aveva sbirciato dal vetro della porta di servizio e l’aveva vista accovacciata contro il muro, le spalle scosse dai singhiozzi.
Mise la mano sulla maniglia e fece per aprire la porta, ma Jared la interruppe.
«Lascia che vada io».
Haylee gli rivolse un sorriso speranzoso e, senza dirgli una parola, abbassò la maniglia per tirare a sé il legno bianco e lasciarlo passare.
Jared corse fuori e, senza aprire bocca, si accucciò accanto a lei per consolarla.
Jade aumentò i singhiozzi e il roco rantolo che accompagnava il suo tremolio, ma accolse di buon grado l’abbraccio di Jared. Sapeva fosse lui anche senza il bisogno di alzare gli occhi invasi dalle lacrime per guardarlo, avrebbe riconosciuto quel tocco e la sensazione di casa ovunque.
Si abbandonò sul suo petto e sfogò la tristezza del momento aggrappandosi alla maglietta su cui era appoggiata, nonostante sapesse bene che la causa di quella sofferenza, al momento, era anche l’unica cura.
Jade si rese conto che l’amore aveva il proprio prezzo e lei lo aveva pagato con la sua amicizia.
Jared non disse nulla, continuò a cullarla nel proprio abbraccio finché il pianto non si calmò e abbandonò gli spasmi, mentre Jade non disse una parola e si lasciò coccolare in quel gesto che aveva il retrogusto di una tregua.
Non servivano discorsi o frasi per capire che quel gesto aveva sancito di nuovo la pace tra loro, perché un atto simile, una presenza come quella di Jared, diceva più di inutili parole sprecate a spiegare ciò che loro avevano capito di provare.
Dovevano solo avere il coraggio di confessarlo all’altro e trovare la forza per superare le proprie paure, e non era la parte più facile del percorso che avevano affrontato.


Il giorno dopo era stato strano. Jade aveva dimostrato in tutti i modi di non avercela con il nuovo match considerato perfetto da tutti, eppure non sembrava particolarmente contenta. Nessuno in casa aveva preso in considerazione che la sua tristezza non fosse legata a loro, quindi i coinquilini cercavano di non esternare troppo il proprio entusiasmo, anche se erano sinceramente felici che un tassello così incerto e importante, come Leighton e Scott, fosse stato messo a posto.
Jared, invece, si aggirava per casa con un sorriso leggero che poche volte gli avevano visto sul volto. Era strano vederlo così ma nessuno disse nulla, forse era felice per i risvolti di quell’insolita coppia, anche se non aveva fatto nulla per avvicinarsi a Jade.


Un bacio.
Si era aspettata irruenza dopo tutto il tempo perso, invece Jared la stupì con dolcezza. C’era un certo impeto e dell’urgenza nei suoi modi di fare, ma cercava di contenersi.
Dopo averla tirata a cavalcioni su di sé, l’aveva stretta per non farla fuggire. Essendosi reso conto che non sarebbe andata da nessuna parte, spostò le mani affusolate e grandi dalla schiena per passarle sulle costole lasciate nude a causa della canotta aperta sui lati. Il cantante infilò le mani sotto la stoffa e con i pollici sfiorò i seni di Jade, che si trovò costretta ad interrompere il bacio sempre più insistente per dare vita al gemito che le opprimeva la gola dal tocco di lui.
Guardò verso l’alto e il gesto fece eccitare Jared, soddisfatto di essere l’artefice di quel piacere. La fece sdraiare sul materasso e si accomodò tra le sue gambe prima di tornare a baciarla con trasporto.
Le sfilò la canotta, e Jade constatò che era di lui, azzurra e con un disegno ideato proprio dal cantante. Non ricordava di averla mai indossata, né che lui gliel’avesse data.
Era strano.
Poi Jared aveva iniziato a scendere sul suo corpo e aveva sostituito le labbra alle mani, facendo accelerare il respiro di Jade. La stanza era immersa nel buio e riempita solo dai loro sospiri e dai gemiti frustrati, un piacere che aumentava a ogni brivido o sfioramento.
Jade, concentrata per riprendere possesso di se stessa, fece scorrere le mani dalla schiena fino all’elastico dei pantaloni di lui con studiata lentezza, adorava sentire i muscoli che rispondevano alle sue carezze, le dimostrava quanto potere avesse su Jared, e le piaceva da pazzi.
Spostò le mani sull’eccitazione del cantante e lo sentì ringhiare, grato per quel tocco e contrariato per non avere di più. Ma non avevano fretta, e il bello di quella situazione era il lento studiarsi di ogni gesto.
Jared fece uscire il bottone degli shorts dalla propria sede e abbassò la zip per liberare un semplice intimo blu scuro. Trovò l’irruenza che Jade si era sempre aspettata e, con un gesto deciso, prese il bordo degli slip e dei jeans e li fece scorrere verso il basso, senza allontanare la faccia dall’inguine.
Aveva il viso troppo vicino a quella zona delicata perché Jade riuscisse a ragionare lucidamente, e un urlò strozzato si liberò quando Jared azzerò le distanze.
Sapeva che doveva aver collezionato molte esperienze, ma c’era del talento che doveva essere innato, perché era così bravo da farle mancare i sensi. Eppure era troppo vestito, non era giusta quella mancanza di equità.
Riacquistò razionalità e, senza dargli modo di reagire, spostò le mani sui pantaloni e li fece scivolare fino alle caviglie per fare in modo che Jared se ne liberasse.
Jade si concesse un sorriso divertito quando si accorse che i boxer, a terra insieme al resto, erano quelli azzurri utilizzati in un video. Era strano conoscere il suo intimo prima ancora di arrivare a quel punto della conoscenza.
Tornò a baciarla e, durante quel contatto, Jared fece avvicinare le loro intimità.
Jade sapeva che mancava poco, ma non attendeva altro da tempo. Trattenne il fiato così a lungo che poco prima qualcosa sembrò destarla da quel momento magico.
Espirò con forza.
Poi spalancò gli occhi e si mise a sedere, portando con sé il lenzuolo ben accomodato sul seno.
Abbassò lo sguardo e si accorse di aver addosso il proprio pigiama.
Ma il rantolo gutturale che le era scappato nel buttare fuori l’aria non era sfuggito a tutti gli altri attorno, che sembravano addormentati.
«Stai bene?»
No, non stava bene. Aveva appena sognato l’impossibile ed era in un bagno di sudore freddo, si sentiva in imbarazzo e violata – anche se non ne sapeva il motivo – quindi no, non stava bene per niente.
Era sconvolta per la precisione dei dettagli e delle sensazioni del sogno, l’avevano lasciata senza fiato al punto di svegliarla.
E, ovviamente, l’unica persona a svegliarsi con lei era stata Jared.
«Io… ho bisogno di aria». Scostò le coperte con un paio di calci e posò i piedi sul pavimento freddo, necessitava di qualcosa che la riportasse alla realtà. Fissò lo sguardo sulla luna che filtrava tra lo spiraglio degli scuri e finse di poter essere all’aperto per poter inspirare un po’ di brezza fresca.
Jared, a dire il vero, era da domenica notte che non riusciva a dormire bene. Appena l’aveva vista svegliarsi di soprassalto si era preoccupato e, nonostante in quel momento sembrasse meno agitata, la vedeva comunque tesa. Nemmeno il respiro si era tranquillizzato.
«Cosa ne dici di scendere in giardino?»
Jade si voltò nella sua direzione anche se, a causa del buio, non poteva vederlo.
Era la prima volta che si rivolgevano parola dopo aver discusso, ed era strano parlare all’altro senza astio e recriminazioni di sorta.
«Mh mh». Annuì a fatica. Forse non era stata sufficientemente chiara con il tono di voce, ma pensava che Jared avesse potuto sentirla nel silenzio generale della camera da letto. Eppure, per sicurezza, aspettò che fosse lui a fare la prima mossa.
Lo sentì scostare con grazia le lenzuola e poi infilare le infradito e la felpa, così lo imitò per poi trovarlo fuori dalla porta della camera che l’attendeva.
Gli rivolse un sorriso incerto e imbarazzato e, per la prima volta, vide Jared ricambiarla in modo indeciso, anche lui dubbioso su come comportarsi.
La guidò attraverso la casa serena e addormentata, e Jade si ritrovò a pensare che l’unica persona con cui aveva litigato era la sola, in quel momento, a farle compagnia. La realtà riusciva a essere strana tanto quanto il suo sogno.
La verità era che Jade, da quando avevano smesso di litigare e parlarsi, aveva evitato in ogni modo Jared per la paura che lui volesse chiarire e mettere la parola fine al loro rapporto in modo definitivo.
Rubarono una coperta abbandonata in salotto e la stesero sull’erba. Jade voleva stare al centro del giardino per potersi illudere di avere più aria, ma la realtà era che la persona accanto a lei era il motivo di quella mancanza di respiro.
«Avanti, spara». Gli si rivolse una volta seduti sulla coperta, erano ancora avvolti dalla notte.
«Io? Sei tu quella che si è svegliata di soprassalto». Jared si sistemò meglio la felpa e si girò a guardarla, non credeva che fosse in grado di iniziare una conversazione tra loro.
«Già, ma non sono io a essermi fatta svegliare da un sospiro». Lo rimbeccò lei con un sorriso di circostanza, era come se non ricordasse più come ci si rivolgeva a Jared con semplicità.
«Non stavo dormendo»
«Cosa?» Era talmente sconvolta da guardarlo in faccia per la prima volta.
«Soffro di insonnia quando sono agitato o stressato» ammise con una naturalezza che la sconvolse.
«E sei stre…»
Jared, però, non le diede il tempo di finire la frase perché esordì con una frase concitata, quasi l’avesse trattenuta per troppo tempo.
«Senti Jade, devo scusarmi per il mio atteggiamento da stronzo. Ho dato il via a una guerra fredda per non averti chiesto spiegazioni e non averti parlato. Scusa… però mi sono sentito tradito».
Erano le prime cose che gli erano saltate in mente ma che comunque sentiva. Gli mancava la persona che aveva considerato amica, gli mancava ogni lato di lei, anche quelli scoperti più di recente.
«Anche a me dispiace averti mentito, ma l’ho fatto per paura e per rispettare il tuo volere… sapevo a cosa avrebbe portato accettare di essere tua amica. C’era un limite e non l’ho voluto superare. Se devo essere sincera sapevo non avresti accettato la mia risposta. Non… eri pronto».
Non voleva giudicarlo, ma solo fargli capire quali motivazioni ci fossero state dietro la sua scelta di settimane prima. Se quella stessa domanda lei gliel’avesse posta più avanti, probabilmente Jade non avrebbe cambiato risposta a causa di un diverso coinvolgimento di entrambi.
«Lo ero ancora meno per essere tradito e deluso, ma ora riesco a capire il tuo punto di vista. Mi dispiace non averti dato modo di spiegare le tue ragioni e chiederti la verità, ma dopo l’omissione di Olivia ho continuato ad accumulare colpi bassi da parte tua. Ho avuto paura». Aveva continuato a spostarsi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio con fare nervoso.
«Quello che ho provato io quando hai scelto Leigh per la prova al posto mio, dopo il bacio» lo disse perché voleva avere delle risposte, non dare il via a un nuovo litigio. Era stufa di alzare la voce ed essere la persona che non era.
«Avevo parlato con Scott e mi aveva confermato la versione di Travis. Ero furioso» ammise Jared dopo aver appoggiato i gomiti sulle ginocchia e steso gli avambracci in avanti per riuscire a incrociare le dita, cercava un modo per distrarsi.
«E io ho reagito di conseguenza». Jade, per sottolineare il concetto, mosse la testa come a scrollare i cattivi pensieri delle settimane precedenti. «Siamo un casino!» 
Si mise le mani sulla faccia per nascondere la vergogna, ma a dire il vero voleva nascondere il rossore per il verbo al plurale e il sorriso imbarazzato che le era nato sulle labbra.
«Comunque ho sbagliato a darti per scontata» continuò Jared, tornando più serio nonostante avesse notato quel verbo riferito a un ‘noi’. «Ho pensato che porre dei limiti sarebbe stato meglio per entrambi, soprattutto per me. Una cosa facile da gestire. Poi però mi si sono ritorti contro, e nel momento in cui me ne sono reso conto ho semplicemente sperato che tu ti accorgessi di quanto fossero ridicoli e li oltrepassassi, perché non volevo essere l’unico a farlo. Però non ho pensato che tu non potessi sapere quello che io avevo in testa, dato che non ho mai fatto nulla per dirtelo. Forse volevo che tu dimostrassi interesse nonostante tutto e prendessi coraggio così, su due piedi».
La verità era che si appartenevano ancora prima di essere echelon e cantante, fan e idolo. Erano due persone fatte di debolezze e difetti, imperfetti se separati ma invincibili insieme, un’armonia quasi perfetta che li aveva spaventati al punto di rifiutare una relazione più profonda di quello che si fossero mai aspettati. Così terrorizzati da aver gettato tutto all’aria pur di non cedere a una cosa più grande di loro.
Si erano cercati fino al giorno in cui si erano incontrati. E lì successe tutto: lo scontro aveva portato a un’esplosione che si erano convinti di poter controllare, ma che era sfuggita di mano a ogni gesto sempre più intimo.
Lo scoppio che, infine, li aveva travolti lasciandoli in pezzi.
Jade, con la sua semplice presenza, l’aveva fatto sentire al sicuro e compreso. La sua vicinanza aveva lo stesso effetto di un lungo abbraccio: all’inizio poteva sembrare forte al punto di voler spezzare ulteriormente Jared, in realtà aveva avuto la potenza di rimettere insieme e aggiustare i pezzi che avevano creato senza nemmeno saperlo.
Jared aveva provato a seguire le proprie convinzioni e aveva scoperto di aver vissuto soltanto con dei limiti, ed era stata Jade a farglielo comprendere. Non era una fan, nemmeno una echelon, ma una donna in grado di sostenerlo senza giudicarlo, e con la capacità di farsi amare proprio per quello che era.
«Cosa stai cercando di dirmi?» Il cuore di Jade aveva iniziato a battere in modo veloce e irregolare, ma le parole di Jared la stavano confondendo. Doveva abbandonare il sonno e prestare attenzione al meglio sulle parole che in quel momento venivano pronunciate.
«Che ho sbagliato tutto con te. Ho avuto paura perché il rapporto con te è stato diverso, fin dall’inizio. È sempre stato importante, e la cosa mi spaventava. Più un rapporto diventa profondo più fa male nel momento in cui finisce».
Era stato stupido, perché dopo aver trovato l’amore di una vita, anni prima, si era chiuso a riccio dopo la sua fine. Ma aveva una carriera che stava decollando, era sembrata la scelta più logica decidere di chiudere con un qualcosa di complicato e doloroso. Non poteva immaginare che arrivare in alto significasse essere soli. Eppure da quando aveva conosciuto Jade si era reso conto di voler cambiare quella decisione, perché voleva condividere ogni cosa con lei, o almeno provarci. La sua presenza gli aveva fatto venir voglia di rimettersi in gioco e capire che la solitudine non era la soluzione, Jared poteva amare di nuovo, se solo lei gliene avesse dato la possibilità.
«Ovvio, perché deve finire» replicò seccata Jade. Era quello il punto della questione, per Jared tutto era destinato a finire: il programma, il rapporto che avevano costruito, loro; Jade era arrivata a quel punto del percorso sfibrata dai loro scambi, che senso aveva combattere se lui non vedeva futuro e dava la cosa per vinta ancora prima di provarci?
Parlare per lui era facile, esattamente come lo era stato all’inizio di quell’avventura. Sulla carta la relazione di amicizia tra i due era gestibile, si era complicata quando Jared aveva capito di essere coinvolto con una echelon, una persona in cui non aveva mai pensato di trovare quello che nemmeno pensava di volere più.
Era inconcepibile per Jade il fatto che Jared volesse fare guerra a se stesso non volendo deporre le proprie armi, era una specie di suicidio annunciato.
«Non si sa come possa continuare fuori dal programma. E, al momento, i presupposti non sono i migliori».
Stava cercando di farle capire il proprio punto di vista, perché Jared aveva affrontato i propri limiti e pregiudizi ed era riuscito ad andare oltre, nonostante la persona coinvolta l’avesse ferito. Sapeva che Jade stava male quanto lo era stato lui, ma lei non voleva affrontare la realtà dei fatti, ed era difficile farle aprire gli occhi.
«Jared, si può sapere dove vuoi arrivare? Tutto questo non ha senso. Sono quasi le quattro di mattina, siamo venuti a prendere aria e stai… straparlando».
Era stanca e aveva sonno. Pensava di essere scesa di sotto per prendere un po’ d’aria e poi tornare a dormire, non era pronta per affrontare argomenti così seri. Aveva fatto di tutto per tenersene alla larga durante il programma, e in quel momento Jared la stava costringendo ad affrontarli senza una via d’uscita.
Se da una parte era felice di essere riuscita a scalfire la sua corazza ed essergli arrivata davvero, dall’altra lo detestava perché ora che per lui tutto era chiaro, doveva esternarlo e farle capire quanto per lei fosse lo stesso. Sempre con i suoi tempi, lei non contava mai. Questa volta, però, non avrebbe ceduto tanto facilmente.
«No, a dire il vero sto parlando, dato che abbiamo affrontato ogni argomento possibile in queste settimane di permanenza tranne l’unico che ci interessava davvero». Era stato risoluto e fermo nel pronunciare la frase, un atteggiamento che l’aveva costretta sul posto nonostante avesse pensato di andarsene da lì e tornare a letto.
«Sarebbe?»
«Noi». L’aveva detto con una tranquillità disarmante che la terrorizzò. Dieci settimane per evitare l’argomento e in quel momento lui ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo.
Jared aveva capito che loro erano due tasselli diversi di uno stesso disegno, ma era quello a renderli così complementari e così difficili da separare. Non voleva costringerla a provare un sentimento che magari non nutriva, ma voleva mostrarle che insieme avrebbero potuto avere tanto, e solo alla luce di ciò e con tutto gli elementi a sua disposizione Jade avrebbe potuto decidere se ne valeva la pena o meno.
«Non c’è molto da dire». Jade cercava di arginare la parlantina di Jared per tentare di mettere fine a tutto ciò. Era terrorizzata dall’idea di quello che potesse dire, soprattutto se la metteva davanti alla realtà dei fatti.
«E qui ti sbagli». Espirò nel tentativo di riordinare le idee e recuperare la lucidità necessaria per seguire un discorso logico. «Non amo aprirmi con le altre persone, ma a volte è necessario. Ed è stato proprio questo il nostro errore, aprirci all’altro e non parlare dei cambiamenti che ci riguardavano. So di aver sbagliato completamente approccio verso il programma e verso di te, ma ho anche capito che voglio rimediare».
«Mh?» Gli occhi di Jade diventarono enormi, sgranati per la sorpresa.
Jared, a quanto pareva, era giunto alle conclusione che lei tentava ancora di rifiutare, e non era più un problema esternare certi pensieri.
«Quando abbiamo litigato, ho pregato che il programma finisse il prima possibile. Ero stufo della situazione che si era creata, e non aveva senso stare qui da solo, senza più la voglia di conoscere qualcuna con cui instaurare un rapporto perché quelli creati erano falliti». Il primo della lista, forse l’unico, era stato quello con Jade. Di sicuro il solo degno di nota e, su quello, era sempre stato sincero con se stesso. «È stato questo ad aprirmi gli occhi: pensare che una volta finito il gioco non ti avrei più rivista, non avresti fatto parte della mia quotidianità. L’idea mi ha atterrito».
Alzò un solo angolo della bocca in un sorriso consapevole e arreso, come se quelle parole avesse preferito tenerle per sé.
«Capisco cosa intendi, perché sono pensieri che ho fatto anche io, più spesso di quanto tu possa credere». Jade aveva bisbigliato quella frase. Un po’ per l’imbarazzo di aprirsi come stava facendo Jared, molto più a suo agio in quella situazione, ma soprattutto perché il cuore era salito in gola, impedendole di parlare a dovere. All’improvviso Jared non solo aveva compreso le proprie emozioni, ma riusciva a esternare i suoi sentimenti con una certa naturalezza, e lei non riusciva a capacitarsene.
«Ti volevo accanto a me nonostante quello che ci eravamo detti, ed era inconcepibile… finché tutto non è diventato più chiaro».
«Continua». Incespicò su quella semplice parola, incapace di dire altro.
Il nodo alla gola era lo stesso che le faceva male al cuore e pizzicare gli occhi. I discorsi di Jared erano liberatori e armi che la laceravano dentro. Possibile che avesse combattuto settimane contro tutto quello e ora stesse diventando vero?
Non credeva che il cantante si rendesse davvero conto di ciò che stava dicendo.
«Non so dirti se siamo anime gemelle, nemmeno mi interessa se devo essere sincero. Ma io voglio esserci, perché provo qualcosa per te, qualcosa di forte e di vero. Voglio provarci anche se non sarà facile, perché non ho intenzione di allontanarmi da te. Sono coinvolto Jade, e lo sono al punto da riuscire ad ammetterlo con me stesso e con te, al punto di buttarmi nella cosa. Io ti voglio scegliere al di fuori delle dinamiche del gioco».
Jade chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Erano le parole che aspettava da una vita, ma erano giunte in un momento di totale sconfitta, cosa che le fece male, più del previsto. Sembrava una sadica presa in giro.
Si fece coraggio e cercò di usare il tono più sicuro possibile, evitando il nodo alla gola che incombeva sulla chiarezza delle proprie parole.
«Il problema in tutto questo è: quanto ti condiziona l’idea di quello che c’è stato qua dentro?» Lei sapeva quanto un pensiero all’interno del programma, o fuori di esso, potesse influenzare il resto. «Insomma… hai semplicemente paura di abbandonare un rapporto che qua dentro ti ha aiutato e sostenuto, o l’idea di perdermi ti spaventa davvero? No, non provare a interrompermi perché so di cosa parlo. Ho passato settimane a chiedermi se tu mi piacessi davvero o se mi piaceva l’idea che avevo di te e che – per fortuna –corrispondeva abbastanza all’originale e, credimi, capire quale delle due fosse la risposta corretta non è stato facile».
Ma poi l’aveva capito: l’uomo che aveva conosciuto aveva sfaccettature che mai si era immaginata. Non erano solo pregi, molti erano difetti che non si era aspettata, eppure li amava più di tutto il resto. Jared era un misto tra quello che aveva sempre visto e quello che si era mostrato lì dentro, e amava l’uomo che aveva vissuto di giorno in giorno, libero da ogni preconcetto che pensava invece lo limitassero all’infuori del programma.
«Parli così perché hai paura». Jared capiva quanto fosse difficile affrontare una simile cosa e accettarla, ma nemmeno lui era arrivato a tanto, non poteva credere che Jade non riuscisse a vedere tutto quello che erano.
«Certo che ho paura! Non ci sono mai stati i presupposti, e ora parliamo di tentativi? Sono terrorizzata Jared, perché nonostante accetti le tue scuse non smetto di essere ferita, così, di colpo. Sono spaventata perché per te è stato facile pormi dei limiti e difficile andare oltre essi. Come è stato facile allontanarti ma difficile baciarmi anche solo una volta. Facile dubitare di me e difficile fidarsi anche prima che io sbagliassi». Le lacrime erano sfuggite al suo comando, accompagnate dalla disperazione nella voce. Faceva male rendere reali quei pensieri, ma avrebbe fatto capire a Jared come l’aveva fatta sentire ogni volta in cui tra loro era successo qualcosa. «Puoi biasimare se ho paura che fuori di qui, dunque, diventi facile per te… lasciarmi, nel momento in cui ti accorgi che la cosa è legata al programma o che non è come ti aspettavi?»
Aveva perso la forza con cui aveva iniziato a esporre i propri argomenti, ma quello che rimaneva sospeso nell’aria era il dolore provato e accumulato sulla propria pelle in quelle settimane, e Jared si sentì così in colpa da non riuscire a respirare, quasi fosse saturo di quel male. Avrebbe fatto di tutto pur di smettere di ferirla e renderla felice, era quello che cercava di farle capire con tanta difficoltà, ma riusciva a comprendere la sua titubanza nei propri confronti.
«Ce la sto mettendo tutta a dimostrarti che non è così, se solo mi lasciassi provare». La strinse a sé nel tentativo di consolarla e farle capire che, se lei gliel’avesse permesso, non se ne sarebbe più andato.
Jade, però, trovò una nuova forza e continuò a parlare. Sembrava un fiume in piena uscito dagli argini.
«Quello che sto cercando di dirti è che voglio una persona che si fermi a oziare con me la domenica quando può, che pensi che io valga questo tempo speso con me più di altre cose, nonostante potesse avere mille altri impegni. Qualcuno che assapori la pigrizia di quegli attimi trascorsi insieme, che possa godere di ogni dito sulla pelle che riesce a farla rabbrividire, di ogni bacio che ruba e condivide con l’altra persona, che si accontenta della sola vicinanza e pensi sia la cosa migliore che gli potessi capitare». Non sapeva nemmeno da dove venissero fuori quelle parole, ma sentiva il bisogno spasmodico di dirgliele e fargli capire cosa volesse e cosa pensava Jared non potesse darle, perché loro non erano così. «Cerco un uomo che voglia fare una passeggiata sul pontile, un giro per la città o che preferisca abbracciarmi sul divano davanti a un film discutibile nonostante il mondo, fuori, imperversi. Voglio essere la domenica oziosa che una persona desidera per tutta la settimana, quel bisogno che non ti abbandona mai, e non penso che tu possa essere questa persona. Non perché tu non voglia o non ne sia all’altezza, ma perché sei un uomo che non si ferma mai, uno di quelli che fermo e pigro non ci sa stare».
Concluse Jade tra i singhiozzi che minacciavano di non farla più esprimere a dovere.
«Tutto questo per dirmi cosa?» Jared era ferito, perché riusciva a capire come mai Jade non credesse in lui, perché lui stesso non era riuscito a dimostrarle niente di più della superficie nei suoi confronti.
«Non penso che viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda».
Jade aveva combattuto affinché non avesse dovuto accontentarsi di ciò che Jared aveva deciso per entrambi, aveva fatto di tutto per dimostrare che persona fosse oltre le apparenze, come fosse davvero sotto la superficie. Aveva passato quelle settimane a sperare che lui si accorgesse del suo valore, invano. E, nel momento in cui aveva gettato la spugna, Jared le diceva che aveva capito che c’era speranza, che la desiderava più di se stesso.
Un altro modo per dimostrare che vivevano su due sintonie diverse, peccato lui non se ne fosse accorto. 
Si erano rincorsi e cercati senza mai prendersi e trovarsi nello stesso istante, doveva pur dire qualcosa. L’unico argomento su cui erano stati in sincrono era il rifuggire la realtà dei fatti, e non potevano basare una relazione sul solo punto che li aveva tenuti distanti tutto quel tempo, sarebbe stato assurdo.
«Però, nonostante tutto, sei qui. Ti ho parlato e non te ne sei andata. Hai preferito restare ed elencare tutti i motivi che ti spingono a dire che non ha senso stare insieme, ma non hai fatto nulla per rendere vera la cosa».
Forse era amare dare supporto incondizionato a una persona conoscendone i difetti e innamorarsi più di quelli che dei pregi, conoscerne le debolezze e non farle pesare. L’amore era restare nonostante le incomprensioni, come Jade e Jared dopo tutti i litigi, presenti perché avevano la sensazione che non fosse finita. Magari sapevano che fosse giunto il momento di rischiare e rimanere, superare la paura per godersi le cose belle che il loro rapporto offriva, come prima che si rendessero conto che le cose stavano diventando serie. 
Meritavano di volersi volere.
«Non è facile nelle relazioni…» Insistette Jared. Dopo la tirò verso il suo petto, e l’arrendevolezza di Jade a quel gesto gli fece accelerare il battito, su cui lei aveva posato il viso.
Jade sospirò. «Ma non dovrebbe essere nemmeno così difficile scegliere l’altro».
Le affinità erano un’armonia che bisognava riconoscere e saper ascoltare, ma Jade era convinta che loro non fossero in grado di mischiare le loro somiglianze in chimica e musica, erano un qualcosa che sembrava essere impossibile conciliare con criterio.
Però la mano di Jared che le accarezzava una guancia, insieme alle sue parole, avevano scalfito le resistenze che aveva mostrato fino a quel momento, facendole dimenticare ciò che aveva detto prima.
L’aveva guardato negli occhi e aveva ritrovato quell’azzurro insostenibile dopo tempo, e qualcosa sembrò aggiustarsi nel cuore spezzato che l’aveva indotta a dire certe cose. Era bello perdersi nei suoi occhi chiari fino al punto di ritrovare parte di sé, e non era stata sicura di poterlo dire ancora. Sembrava che tra loro nulla fosse successo, in quell’istante. Il dolore era sparito, curato dal tocco delle dita di Jared, i pezzi erano stati rimessi insieme grazie alla carezza del suo sguardo e tutto pareva assumere un senso per Jade, quando i loro respiri erano così vicini da confondersi e mischiarsi.
«Eppure c’è un motivo, o più d’uno, se si sceglie una persona nonostante tutte le difficoltà». Sussurrò Jared talmente vicino a lei che non era necessario alzare la voce per farsi sentire. Aveva paura di rompere l’atmosfera intima che si era creata attorno a loro, e che Jade si risvegliasse, allontanandosi da lui.
Invece l’aveva sentita stringersi a lui nel timore di vederlo scomparire, ma non sarebbe accaduto.
La costrinse ad alzare il viso e, senza attendere una sua reazione, le diede un bacio. Era da quando aveva baciato Jade la prima volta che desiderava rifarlo, e quello che era successo in cucina davanti a tutti non era da prendere in considerazione, perché non poteva credere che quello fosse stato l’ultimo in grado di darle, così pieno di rancore e cattiveria.
Voleva trasmetterle tutto il bene che aveva imparato a volerle, la voglia con cui voleva scoprirla e la delicatezza con cui avrebbe voluto trattarla. La soddisfazione fu tanta quando Jade gli permise di approfondire il bacio e Jared non perse l’occasione, avrebbe sfruttato ogni secondo e qualsiasi dettaglio per dimostrarle quando teneva a lei. Iniziò a giocare con le sue ciocche come un tempo, e si accorse di quanto fosse ancora meglio con i capelli arruffati dal sonno, spettinati e – soprattutto – corti, perché aveva una scusa per attirarla a sé e non farla allontanare. 
Jade era confusa. Una voce dentro di sé le ricordò che l’amore non aveva criterio, né un equilibrio perfetto, ed era inutile combattere ancora quando nella loro imperfezione riuscivano a trovare la dimensione in cui esistere. Eppure aveva bisogno di arrivare alle conclusioni tratte da Jared, ma aveva bisogno di tempo per rifletterci sopra, rimaneva comunque una persona ferita che non riusciva capire se avesse potuto fidarsi ancora dell’uomo per cui provava dei sentimenti.
Si separò dalle labbra di Jared a fatica, conscia che quello sarebbe potuto essere il loro ultimo bacio. Perfetto, ma ultimo.
«Devo capire se quei motivi valgono ancora per entrambi» Mormorò triste mentre si asciugava i segni bagnati delle lacrime sulle guance. «Dammi tempo e spazio Jared, per favore, ho bisogno di rifletterci sopra».
Non aspettò risposta, si alzò e si diresse verso la camera da letto, lasciandolo seduto nel prato con i suoi pensieri.
Jared sospirò e rimase a fissare la notte che sembrava la giusta compagna per una simile momento, per la prima volta ebbe la consapevolezza che avrebbe rispettato il volere di Jade e avrebbe agito come preferiva.


Jade non aveva dormito bene. Aveva la testa piena di pensieri e appena provava a chiudere gli occhi il sapore di Jared, ancora sulle sue labbra, diventava così prepotente da rendere vivi i ricordi del bacio di poco prima.
Se avesse scelto di non perdonarlo tutto quello sarebbe rimasto nella propria mente, se invece avesse deciso che quello che c’era tra loro fosse stato più forte delle incomprensioni avute fino a quel momento, beh… non avrebbe avuto certezze. E ci sarebbe stato un rischio altissimo di farsi male.
Doveva capire se ne vale la pena o meno.
I giorni trascorsero tra le indecisioni di Jade e Jared che, solerte, osservava ogni sua mossa nel timore che fosse l’ultima volta in cui la poteva guardare. Dopo aver disegnato il graffito sul muro e aver parlato con lui sembrava fosse una persona nuova che aveva ritrovato la propria serenità.
Si era riavvicinata a Leighton e ci scherzava come una volta, con Haylee e Dylan passava un sacco di tempo e riusciva anche a interagire con Scott, ma la differenza rispetto a prima era palese. Sembravano due amici, nulla più.
Spesso, in gruppo, riusciva a parlare anche con Jared, ma c’era qualcosa che la imbarazzava. Forse i suoi pensieri, forse la voglia malcelata di lui, ma Jade non usciva mai indenne da quegli scambi, anche se non mostrava i propri sentimenti in modo che il cantante riuscisse a coglierli.
In quel momento accennava un ballo in cucina mentre aiutava Taylor a cucinare e lui la guardava dal salotto. Jade parlava e rideva con Larissa e Jared la controllava da lontano, cercando di imprimere nella memoria quel sorriso spensierato e adorando il modo in cui muoveva le mani per accompagnare i propri discorsi.
La studiava in silenzio e Jade percepiva il suo sguardo insostenibile e sofferente, un azzurro così carico di significati e aspettative che le distruggeva ogni volta. Si costringeva a far finta di nulla, ma era difficile ignorare il modo in cui Jared cercava di farle capire quanto a lei ci tenesse, così un sorriso timido affiorava sulle labbra, accompagnato da guance rosa che esaltavano le lentiggini.
I coinquilini, però, non erano tranquilli. Più si avvicinava la sera della scelta, più cercavano di indagare quale potesse essere la scelta di Jade. Nessuno a parte lei e Jared sapeva della chiacchierata notturna, né si era confidata con anima viva riguardo i pensieri che le vorticavano nella mente a riguardo. Avevano paura che dopo aver scoperto che Scott non fosse il suo match perfetto potesse provare a rompere un’altra coppia per paura di scegliere Jared, perché non avevano conferma di quali fossero quelle giuste, e Jade poteva dire di scegliere un altro uomo a causa della loro mancanza di certezze. Il problema era che non avevano più possibilità: o avrebbero vinto o sarebbero tornati a casa senza nulla.
Siccome la sera successiva sarebbero state le donne a scegliere, tutti pregavano che Jade fosse una delle ultime, facendo diventare così Jared una scelta quasi forzata per lei. Nessuno aveva sollevato la questione più preoccupante, ovvero quella che vedeva Jade scegliere per prima la propria metà, erano troppo terrorizzati all’idea.
«Sai cosa fare?» Aveva provato a indagare Haylee la domenica pomeriggio. Jade non aveva un bell’aspetto e sapeva che la tensione che il suo viso esternava era dovuta alla scelta di quella sera.
«Penso di sì» rispose evasiva l’interessata. Non voleva affrontare l’argomento e, per quanto le fosse costata la propria scelta, la certezza l’avrebbe avuta nel momento in cui sarebbe arrivata nello studio con la consapevolezza che di lì a poco tutto quello sarebbe finito. «Non provare ad aggiungere altro Haylee, tanto non direi niente. Se non ho aperto bocca fino a oggi un motivo c’è. Non voglio pressioni, imbeccate, consigli o quant’altro. È una scelta mia, e voglio che resti tale».
Haylee richiuse la bocca di scatto, non sapendo come controbattere. Scosse la testa e la guardò, assorta, mentre le ragazze, attorno a lei, avevano scatenato l’apocalisse per prepararsi al meglio alla serata.
Dopo dopo un’altra ora Jade decise di unirsi alle altre e dare il via alla preparazione per l’ultima puntata, in fondo l’occasione richiedeva una certa cura.
Indossò un top di un giallo intenso molto corto che arrivava all’altezza dell’ombelico e lasciava scoperta la schiena con un incrocio che formava le maniche, cosa che la costrinse a non mettere il reggiseno, mentre sotto aveva dei pantaloni a vita alta di una fantasia blu e verde con dei piccoli punti gialli che richiamavano la parte sopra, erano larghi e arrivavano alla caviglia in modo da lasciare a vista un paio di semplici sandali neri con il tacco alto e la fascia piena di glitter scuri.
Andò a truccarsi con le altre, come se nulla fosse, ma non fu fortunata come sperava. Si girarono tutte insieme per studiarla nel dettaglio e dirle quello che pensavano.
«Stai benissimo!» Larissa iniziò la fiera dei complimenti.
«Vuoi proprio conquistare questo ragazzo, eh? La stenderai!» Dakota era euforica, Jade quella sera risultava donna come non mai e sperava fosse un buon auspicio.
«O lo vuoi distruggere». Sorrise accomodante Leighton, pronta a scegliere Scott.
«Di sicuro lo farà soffrire». Le disse Haylee con una nota di ammonimento nella voce, cose che fece sorridere di soddisfazione Jade, la quale non rispose a nessuna se non con un generico grazie agli impliciti complimenti.
Quando tutti furono pronti si diressero nello studio in giardino dove si tenevano le cerimonie di accoppiamento e si misero ognuno ai propri posti, in religioso silenzio.
L’atmosfera era tesa e carica di aspettativa, mentre Ryan era più che pronto ad accoglierli.
«Benvenuti ancora una volta in questo posto: stasera è la l’ultima possibilità per voi di trovare dieci coppie perfette e vincere un milione di dollari» esordì mentre i ragazzi si sedevano e le ragazze rimanevano in piedi per poi raggiungere la postazione di Ryan e fare la propria scelta. «Il minimo errore e perdete tutto: soldi e amore. Mi rivolgo alle ragazze perché saranno loro ad avere il gioco tra le mani. State bene attente a chi scegliere».
I ragazzi si scambiarono un’occhiata complice e preoccupata, consapevoli che non tutte avessero le idee chiare sulla propria anima gemella e che, quindi, non era così sicura la vittoria, nonostante la maggioranza avesse ben definito quali fossero le dieci coppie giuste. Purtroppo, però, la scelta non dipendeva da loro.
«Siete avvantaggiati perché avete quattro match perfetti, sfruttateli come punti a vostro favore e il resto sarà più facile. Ma non perdiamo altro tempo, ora chiamerò la prima di voi che dovrà venire davanti a me, scegliere la propria metà e confermare la coppia con le mani sugli schermi qua davanti».
I ragazzi sembravano pronti, ma non riuscivano a rilassarsi come le volte precedenti.
«La prima è Taylor» pronunciò Ryan serio ma tranquillo.
La diretta interessata si presentò davanti al conduttore e chiamò Mark. Passarono qualche minuto a parlare del loro rapporto e del perché fossero convinti di essere anime gemelle, poi fu il turno di Dakota,  la quale scelse Simon con la convinzione che li aveva caratterizzati nelle ultime settimane. Si introdussero in modo molto divertente. Dissero di capire perché fossero anime gemelle, ma tra le righe era chiaro il messaggio che tra loro non riuscivano a provare qualcosa che andasse oltre la forte amicizia.
«Jade, prego, tocca a te».
Tutti trattennero il respiro mentre lei prese coraggio. Espirò, raddrizzò le spalle e, nel tentativo di camminare con un portamento femminile sui tacchi senza ammazzarsi, si presentò davanti a Ryan.
«Ciao Ryan». Lo salutò imbarazzata.
«Ciao» rispose lui cordiale, con un sorriso. «Allora, chi è la tua anima gemella?»
«Prima vorrei dire due parole a riguardo» disse con tono incerto e il cuore in gola. Odiava doversi denudare davanti a tutti in quel modo, ma pensava fosse necessario che tutti conoscessero i motivi della sua scelta, soprattutto il ragazzo che avrebbe scelto.
«Prego, fai pure». Ryan le diede il consenso e Jade seppe che non poteva più tirarsi indietro, sapeva cosa dire e quale scelta compiere.
«Ho capito una cosa durante quest’esperienza: l’amore è coraggio. La forza di riconoscersi dopo essersi trovati, la voglia di non lasciarsi andare nonostante le difficoltà. Il voler perdonare gli errori dell’altro e desiderarlo accanto a sé. Non vuol dire dimenticare il male provato o provocato, ma capire che ci sono più motivi per stare insieme che per stare separati, senza curarsi di tutto il resto». La gente credeva che i sentimenti, quelli veri, non avessero dubbi e non facessero soffrire né piangere. Invece i sentimenti forti sembravano svanire, andare persi, logoravano e ferivano. Ma l’amore non era perfetto, aveva soltanto la forza di resistere al peggio, soprattutto alla paura, ed era arrivato per Jade il momento di affrontarla. «Ci vuole coraggio anche a lasciarsi amare, e ancora di più per ammettere che solo l’amore, spesso, non basta. Correre il rischio di buttarsi nelle cose sapendo che possono finire male e si può uscirne delusi e traditi è una dimostrazione di quanto i sentimenti possano essere forti».
Durante il discorso si era girata alcune volte verso i propri compagni di avventura per renderli partecipi, ma erano occhiate fugaci che non erano rivolte a nessuno in particolare, non aveva la forza di incrociare lo sguardo di qualcuno, sarebbe crollata per l’imbarazzo senza andare avanti, così spesso tornava a guardare Ryan con un sorriso sicuro che non rispecchiava il turbamento che aveva dentro.
«Belle parole» concluse il conduttore pensando che avesse finito, ma Jade alzò le spalle e fece una risata nervosa.
«Scusa Ryan, non ho finito, ma giuro che è un discorso sensato, serve a giustificare la mia scelta»
«Prego, continua». La invitò divertito con un gesto della mano.
Jade sospirò e attinse dentro di sé altra forza per affrontare la fine di quel discorso. Era così agitata che sentiva il cuore pulsare con una nitidezza assurda e le gambe tese per lo sforzo di reggerla in piedi. Avrebbe voluto che il momento finisse presto, ma dall’altra parte non voleva arrivare a pronunciare certe parole.
«Il coraggio dell’amore è scegliersi nonostante tutto ti dica di non farlo, suppongo. Ma come si diceva prima l’amore non basta. E, se non basta quello, bisogna fare affidamento su altro… e l’unica cosa che mi viene in mente è l’amicizia, perché è un’ottima base su cui costruire altro». Sentì la gente dietro le proprie spalle trattenere il respiro, così decise di non girarsi più verso di loro, non era pronta a incontrare sguardi compassionevoli o altri di ammonimento. Detestava i “Te l’avevo detto”. «Io non so dire se è già amore, ci conosciamo da poco e quest’esperienza tende ad amplificare le sensazioni, ma… posso dire con certezza che ho il coraggio di scegliere la persona che durante il programma mi ha fatto provare tutto questo, e mi è stato amico prima di diventare qualcosa di più».
Mancava così poco, e sentiva il coraggio venirle meno, alla faccia di quel discorso.
Ryan, dopo essersi accertato che non avesse nulla da aggiungere, le porse la domanda che più premeva a tutti: «Quindi chi è la tua anima gemella?»
Jade si girò un’ultima volta verso i propri amici e li guardò tutti senza focalizzarsi su un volto in particolare, poi tornò a osservare Ryan.
«Jared. Scelgo Jared».
Espirò e percepì tutta la forza venire a mancare. Sentì le espressioni di gioia dei ragazzi ma, nell’imbarazzo di quel momento, si perse il sorriso raggiante di Jared mentre la raggiungeva.
«Jared, cosa puoi dire a riguardo?»
Il cantante si schiarì la voce dopo aver annuito. Era serio e non lasciava trasparire nessuna emozione, quasi fosse concentrato sul proprio discorso. 
Gli sembrava di essere tornato alla notte degli Oscar. L’emozione era la stessa, anche se in questo caso non gli era riconosciuto un lavoro fatto con il cuore, ma l’essere se stesso ed essere stato premiato per aver avuto il coraggio di mostrarsi per quello che era.
«Innanzitutto che sono stato uno stupido per averla conosciuta e fatto di tutto per allontanarla da me, anche quando avevo iniziato a provare interesse nei suoi confronti».
Jade spalancò gli occhi, non si aspettava che Jared dicesse le cose in modo diretto davanti a tutti.
«Poi ho una cosa da dirle, e vorrei che tutti sapessero quello che penso». Si girò a guardarla e le si rivolse con tono emozionato, ma siccome sapeva che erano coinvolti tutti in quel discorso decise di parlare come se lo stesse riferendo a Ryan. «Sono nel periodo migliore che io abbia mai vissuto, e lo è perché mi sono capitate tante cose e altrettante ne ho capite. La mia vita è piena e soddisfacente, sono circondato da cose che amo e sto bene da solo, senza Jade è comunque tutto fantastico».
Sapeva di aver suscitato un certo scalpore con quell’ultima frase, e si gustò per un attimo la sensazione spaesata creata tra le persone che lo circondavano, soprattutto Jade, che in quel momento aveva spalancato gli occhi per la paura.
«Non fraintendetemi, è un bene, perché così non posso chiederle di stare con me perché senza di lei sarei infelice… sarebbe una cosa egoista, troppo concentrata sulla mia felicità, e lei diventerebbe un modo di salvarmi. Non avrebbe senso se fosse l’alternativa al nulla, al vuoto».
Si interruppe sentendo i sospiri di sollievo alle loro spalle, mentre Jade cercava il suo sguardo per capirci qualcosa.
«Io desidero che Jade sia con me in questo rapporto perché la mia vita è davvero meravigliosa al momento, ma con lei lo sarebbe ancora di più, e condividere la gioia di questo momento con lei sarebbe un modo ancora più bello di godersi questo tempo. Sto bene da solo, e ho capito che più amo me stesso, più la persona con cui voglio stare acquista valore, perché la ritengo meritevole di far parte della mia vita».
Tornò a guardarla e la vide con gli occhi lucidi. Giurò di sentire qualcuna sospirare, ma non gliene importava nulla. Non era un discorso fatto per impressionare gli altri, ma per far capire a Jade quanto fosse sicuro di quello che stava facendo e di quanto la volesse con sé. Aveva già commesso una volta l’errore di star zitto.
«Non sto facendo promesse infinite, perché non mi piacciono le etichette, ma le sto chiedendo di vivere con me al meglio ogni momento che possiamo donarci». Sentiva il bisogno di essere chiaro, perché aveva capito dalla loro esperienza che chi non dimostrava ciò che provava, perdeva ciò che amava. E di perdere Jade non se la sentiva davvero. «Penso quindi che siamo maledettamente complementari e che questa sia stata la miglior scelta che abbia preso nel corso di tutto il programma».
Si guardarono e si sorrisero come se fossero soli, lasciando gli altri a esultare per loro e Ryan sorpreso per le loro dichiarazioni.
«Beh, vorrei aggiungere qualcosa» esordì il conduttore a corto di parole. «Ma avete già detto tutto voi. Dunque mettete le mani sugli schermi e confermate la coppia».
Lo fecero e, mentre tornavano ai divanetti, gli applausi continuarono ad aumentare fino al momento in cui Ryan richiese di nuovo l’attenzione per permettere a Haylee di scegliere Dylan.
Jared e Jade non prestarono più attenzione alla cerimonia, troppo impegnati a scambiarsi discorsi silenziosi con gli occhi e i sorrisi per vedere Leighton chiamare Scott davanti agli schermi.
Jade porse il palmo della mano a Jared e lui posò la mano su quella di lei, intrecciando le dita alle sue, e senza azzardarsi a fare altro per non rompere l’atmosfera che erano riusciti a creare attorno a loro.
Larissa, infine, rimase con Liam, come aveva sempre sperato dall’inizio della puntata. 
«Bene, ora le coppie sono formate. Una coppia perfetta un fascio di luce. Dieci coppie perfette un milione di dollari. Anche il minimo errore, stasera, vi costerà caro». Li ammonì Ryan, era arrivato il momento della verità. «Partirete con quattro luci accese, le altre – però – dovranno illuminarsi tutte. Se si accende la nona automaticamente avrete vinto. In bocca al lupo, iniziamo!»
Le luci dello studio si spensero per lasciare spazio ai quattro fasci dei match perfetti trovati in precedenza. Di solito i ragazzi erano chiassosi nel loro incitare, ma quella volta gli incoraggiamenti erano pochi e sussurrati con poca convinzione.
«Cinque» scandì Ryan quando il primo fascio si illuminò senza preavviso.
Tutti applaudirono ma poi si concentrarono sulle preghiere silenziose di prima. 
Jared posò la mano sulla schiena nuda di Jade, alla quale venne un brivido a quel contatto. Il calore che irradiava era piacevole e sconvolgente al punto che si perse la sesta luce per sorridergli e spostargli i capelli dietro l’orecchio. Sapere di avere il permesso di farlo la convinceva a osare più del solito, non riusciva a tenere le mani lontano da lui.
«Sette!»
I secondi sembravano scorrere lentamente e la tensione si faceva sentire, così Jared iniziò ad accarezzare la schiena di lei con il pollice, in un movimento lento e costante. Era da settimane che bramava quel tocco, e accontentarsi di così poco era straziante e inebriante, poco importava se le luci erano diventate otto. Voleva imparare a conoscere ogni centimetro della pelle di Jade come aveva scoperto la persona che si rivelava dietro quei grandi occhi azzurri: con lentezza, esasperazione e qualche sbaglio, in quel modo avrebbe avuto la certezza di godersi appieno ogni momento.
«Nove dai, avanti!» Le voci si fecero impazienti e alte in quella richiesta, quasi la loro forza potesse convincere la luce ad accendersi, anche se non sembrava averne l’intenzione.
«Su, manca poco!»
Jade e Jared si erano concentrati sulla fila di luci davanti a loro. Non era più importante scoprire di aver vinto o meno, ma sapere se erano riusciti a fare la scelta giusta prima che fosse troppo tardi li incuriosiva, oltre al pensiero di avere sulla coscienza la vincita degli altri ragazzi, perché sapeva che la cosa potesse dipendere da loro.
«Nove!» Urlò Ryan contento «E dieci!»
Si scatenò il putiferio.
Tutti i concorrenti si alzarono per festeggiare e abbracciarsi mentre i raggi di luce si muovevano quasi fossero impazziti. Dal soffitto vennero sparati una miriade di coriandoli e i ragazzi continuavano a stringersi l’un l’altra e a saltare, contenti.
Ryan si congratulò con loro per la vincita e ricordò che i cinquanta mila dollari erano ufficialmente di ognuno di loro. Li invitò a festeggiare come non avevano mai fatto e li lasciò nello studio, ancora intenti a esultare.
Stavano per rientrare in casa e brindare alla vittoria, quando Jared prese Jade per un braccio e la fece voltare sul posto. In quel caos non erano riusciti a godersi quel momento insieme. Rimasero nello studio ormai vuoto, circondati da coriandoli abbandonati su tutto il pavimento e un silenzio che sapeva di felicità mentre gli altri li osservavano dal giardino della casa, poco distante da lì.
«Sì?» Domandò Jade con un sorriso mentre lo abbracciava per poter appoggiare il viso sul petto di lui. Non poteva credere di avere il permesso di comportarsi in quel modo, le sembrava troppo bello per essere vero.
Jared, però, non parlava e la cosa la costrinse ad alzare il viso per cercare una qualsiasi reazione del cantante, il quale attendeva la sua mossa, tanto che l’accolse con uno sguardo sicuro e scintillante di gioia e un accenno di sorriso.
«Voglio che tu sia la mia domenica pigra. Non lo concederei a nessuna, né lo farei per altre». Le mise una mano sulla guancia e con il pollice le accarezzò uno zigomo. «Hai ragione, non sono uno in grado di stare fermo, per questo ti chiedo una cosa».
Il cuore di Jade perse un battito. Il discorso di Jared si era fatto serio e, nonostante l’inizio fosse promettente, aveva paura che la richiesta potesse distruggere l’equilibrio precario appena nato tra loro.
«Dimmi».
Jared appoggiò anche l’altra mano sulla guancia, di modo che non gli potesse scappare.
«Corri con me tutta la settimana, e io la domenica la passerò con te a oziare ovunque tu voglia, l’importante è che tu sia con me e che crei momenti da ricordare mentre siamo sdraiati nel bel mezzo del nulla».
La verità era che non c’era una dimensione temporale precisa in cui avrebbero potuto muoversi perché non avrebbero permesso ai giorni di scandire il loro percorso, ma Jared le stava chiedendo di adattarsi ai suoi ritmi e lui avrebbe fatto lo stesso. Ognuno con le proprie priorità tra le quali entrambi sarebbero rientrati. Non le stava chiedendo di rinunciare alla propria individualità, ma di trovare dello spazio da condividere insieme e in cui smetterla di rincorrersi per camminare uno accanto all’altra.
«Non è una domanda». Gli fece notare Jade più serena mentre si era accorta del viso di Jared sempre più vicino. Non vedeva l’ora di uscire da quel programma per viverlo nella quotidianità, senza telecamere o persone tra loro.
«Forse perché non voglio darti la possibilità di scelta. Forse perché desidero con tutto me stesso che sia così e basta» mormorò appena perché lo sentisse solo lei, non era necessario che tutti sapessero.
«E allora non ho la possibilità di tirarmi indietro» replicò Jade vicina alle sue labbra. «Ma nemmeno l’avrei voluta».
Gli cinse la vita con le proprie braccia per poterlo avvicinare a sé ancora di più. Avere quel potere era inebriante, per tutte quelle settimane aveva dovuto contenersi e reprimere l’istinto di azzerare le distanze tra loro, ma quello non sarebbe successo più.
«Sulla stessa lunghezza d’onda». Jared era così serio che gli occhi gli brillavano di aspettativa.
«Una sincronia imperfetta come siamo sempre stati».
Jared le diede un bacio come a suggellare quella promessa, e Jade lo lasciò fare, felice che fossero riusciti a trovare un compromesso che portava la loro complementarietà a essere un punto di forza e non di debolezza.
Erano uno la felicità dell’altra, ed era il presupposto migliore perché quella non fosse una fine ma l’inizio di qualcosa di nuovo.

 
 
*

 
Vicki aveva gli occhi sgranati. «O mio Dio, non ci credo».
Si girò verso Tomo con l’espressione più incredula che potesse sfoggiare, dire che aveva la bocca spalancata era minimizzare la cosa.
«O mio Dio» continuava a ripetere. «O mio Dio»
«Ma perché sei così stupita?» Le chiese il marito. «Hai sempre pensato che Jade fosse la sua anima gemella, ora ne hai avuto la conferma».
Non riusciva a comprendere la sua sorpresa, in fondo era come se si fosse spoilerata la fine del programma con le proprie intuizioni.
«Beh… non era certo che finisse bene tra loro, anime gemelle o meno». Gesticolò per enfatizzare il concetto. «Sono stupita dal modo in cui Jared si sia aperto, soprattutto davanti a tutti, e che Jade sia riuscita a metabolizzare la loro situazione e l’abbia accettata prima che degenerasse del tutto».
Vicki si prese un momento per contenere l’entusiasmo. «Non ero sicura riuscissero a prendersi. Si merita di poter essere felice… sono felice per lui».
Prese in braccio Ramsey che, ai suoi piedi, la implorava con lo sguardo per essere coccolato. Lo assecondò e iniziò ad accarezzarlo dietro le orecchie, tanto che il cane chiuse gli occhi per godersi al meglio il momento.
«Vicki… non vorrei smontare la tua felicità, ma i problemi arrivano adesso» replicò Tomo con fare pratico.
«Perché?» Era come se qualcuno le avesse detto che le favole non esistevano e l’happy ending era solo una facciata. Ci avevano messo tanto per arrivare a quel punto di incontro, non capiva come mai suo marito fosse così scettico a riguardo.
«Perché quando metteranno piede a Los Angeles la verità li travolgerà appena scenderanno dall’aereo. Lui smetterà di essere solo Jared, e tornerà a ricoprire il proprio ruolo, quello di Jared Leto, attore e cantante di successo che sta sconvolgendo lo star system da quando ha vinto l’Oscar».
Detestava distruggere i sogni a occhi aperti di Vicki, perché amava vederla concedersi un lusso simile, ma sapeva di cosa parlava. Tomo era stato fortunato perché sua moglie l’aveva conosciuta in tempi non sospetti e avevano affrontato la faccenda insieme: dall’inizio nella band fino al crescente successo. Inoltre Vicki aveva lavorato per anni alla Warner Bros, e aveva un’idea di come potessero essere le cose in quel mondo.
Jade, purtroppo, no.
«Dici che può influire?»
«Molto». Continuò mettendola davanti ai problemi che, prima o poi, Jade e Jared avrebbero dovuto affrontare. «Lei avrà immaginato come può essere la sua vita, o come potrebbe essere reagire ai gossip e alle voci di corridoio, ma non sa cosa vuol dire essere davvero coinvolti in questo. È totalmente estranea al nostro mondo, e non sarà affatto facile».
Vicki ricordava che nemmeno per lei fosse stato sempre così semplice, specialmente i primi tour in cui Tomo era stato spesso lontano da casa, ma aveva deciso di non arrendersi, e sperava che Jade potesse fare lo stesso.
«Beh, se ha avuto la maturità di assumersi il rischio di scegliere Jared e di voler stare con lui al posto di lasciarlo perdere, conto che sia abbastanza forte da saper affrontare le difficoltà che si presenteranno».
Tomo le mise un braccio dietro le spalle con fare protettivo.
«Lo spero. Mi piace quella ragazza, mi sembra in gamba e la trovo adatta per lui».
Sapeva che la moglie la pensava lo stesso modo, e vederla annuire era un’ulteriore conferma di quel pensiero.
«Sono curiosa di vederli insieme, dal vivo. Sai, come interagiscono senza tutti quegli estranei e le telecamere attorno. Insomma, vedere come si comportano da coppia normale».
Aveva visto Jared con Cameron, ma era passato tanto tempo e, soprattutto, era cambiato lui dopo la fine di quella storia, era curiosa di vederlo dopo essere maturato. Jared alle prese con una cosa con cui pensava di aver chiuso, come l’amore, doveva essere interessante.
«Beh, penso che non ci vorrà molto». Le disse Tomo alzando le spalle.
«Mh?» Vicki si girò a guardarlo con un’espressione interrogativa sul volto.
«Tra due giorni devo essere a Los Angeles, e tu – anche se non te lo ricordavi – hai deciso di venire con me e fermarti fino a capodanno. C’è un album nuovo a cui lavorare ora che Jared è pronto a rientrare, e tra poco più di una settimana ci sarà il suo compleanno…»
«E?» 
Tomo aveva lasciato in sospeso la frase, ma Vicki voleva sapere.
Le sopracciglia alzate del marito, in un’espressione ovvia, la fecero arrivare alla stessa conclusione di lui. 
«Oh» mormorò stupita. «Uh, le presentazioni ufficiali al gruppo e in famiglia»
«Esatto».
Una consapevolezza improvvisa la investì e le fece recuperare l’entusiasmo di poco prima.
«Non possiamo permettere che Shannon la conosca prima di noi, non esiste». Si alzò dal divano e tirò Tomo per un braccio affinché la seguisse. «Non posso perdermi quel momento, soprattutto perché quella ragazza è da proteggere dal maggiore dei Leto, potrebbe sfinirla a suon di battute scadenti e a doppio senso che farebbero desistere anche la donna più innamorata del mondo».
Lui, controvoglia, si lasciò convincere dalla presa salda della moglie. Sapeva di non avere scelta perché in realtà era un obbligo, ma sperava di vederla desistere davanti alla propria pigrizia. Una speranza vana, dato che non gli lasciò andare la mano nemmeno quando si rimise in piedi.
«Si beh, non hai tutti i torti. Shannon non ha proprio tatto per certe cose». Tra i due Leto Shannon era sicuramente quello con cui aveva stretto il rapporto di amicizia più intenso, ma non poteva certo negare che anche lui avesse i propri difetti.
«A proposito. Ora che Jared è sistemato Shannon è l’unico sulla piazza. Non si può trovare la ragazza anche a lui?» Vicki si girò all’improvviso verso Tomo, speranzosa per quell’idea nei confronti di Shannon, che si ritrovò addosso al busto del marito, il quale non era riuscito a frenare la propria marcia, colto alla sprovvista da quel cambio di rotta di lei.
«Vic, non esagerare». La prese in giro mentre la guidava verso le scale. «Se per Jared è stata un’ardua impresa, figurarsi per Shannon. Nessuno è attrezzato per un simile miracolo!»
«Hai ragione» convenne lei, arresa. «Forza, corriamo a preparare le valigie!»
Gli diede uno schiaffo sul sedere e lo sorpassò per precederlo lungo gli scalini, ma Tomo la fece girare verso di sé.
«Solo se mi prometti una cosa»
«Cosa?» Chiese lei sempre più vicina.
«Nella valigia metterai per primi i vestiti che sto per toglierti» sussurrò con la fronte appoggiata alla sua e le mani attorno al volto in modo che non potesse sfuggirgli. «Soprattutto quelli».
Alzò solo un angolo delle labbra. Non era solito essere così sfrontato, ma a volte gli piaceva mostrare una sicurezza che in altri momenti l’avrebbe imbarazzato a morte, sapeva che Vicki non l’avrebbe mai giudicato per quei minuscoli colpi di testa.
«Te lo prometto». 
Appoggiò le mani sulle braccia di lui per farsi forza e imprimere il proprio sorriso sul suo. Le piaceva alzarsi in punta di piedi per la cosa, la faceva sentire sempre protetta.
Lo condusse su per le scale, avevano un paio di valigie da preparare svestendosi.
 
*


«Mamma…» Shannon si girò a guardarla, sconvolto.
«Sì?» rispose lei sbattendo le palpebre ripetutamente.
«Stai piangendo?» 
«No, sono allergica» rispose Constance attingendo alla scatola di fazzoletti per soffiarsi il naso.
«A cosa?» La incalzò il figlio, divertito da quella commozione.
Non l’aveva mai vista piangere nemmeno per i film tratti da alcuni libri di Nicholas Sparks, e lui non poteva vantare lo stesso traguardo. Sfidava chiunque a non piangere davanti a “I passi dell’amore” o “Le pagine della nostra vita”, ma erano anche le vie più sicure per concludere una serata come lui più preferiva. Sleale mostrare il proprio lato sensibile per arrivare al sesso, ma se funzionava non vedeva perché non sfruttare il potenziale di una simile situazione.
«Mi è entrata una ciglia nell’occhio» riprovò Constance, tamponandosi gli occhi con la vana disinvoltura di far passare il gesto per una cosa normale.
«Ritenta, sarai più fortunata». Shannon le diede un’amorevole e delicata spinta con la spalla destra, sempre più divertito.
«E va bene, mi sono commossa un po’». Ammise lei esasperata dal figlio.
«Giusto un poco». Rise lui, libero di prenderla in giro dopo la sua ammissione. «Se vai avanti così mi tocca prendere una scialuppa di salvataggio».
Non quelle del Titanic però. Ricordava quel film, e non in modo positivo. Era troppo lungo e catastrofico per indurre giovani ragazze a togliersi i vestiti come Kate davanti a Leo, serviva a renderle immuni al fascino del batterista, e la cosa non gli piaceva. Si scusò con Leo, ma sapeva che la maledizione dell’Oscar derivava da quel film, una sorta di equilibrio divino. Premio che anche Shannon aveva stretto tra le mani grazie a Jared e a Dallas Buyers Club. Sì, doveva essere il Karma di Hollywood e remare contro Leo di Caprio e la statuetta.
«Ingrato». Lo apostrofò Constance dopo essersi data un contegno, ma con la voce ancora rotta dall’emozione. «Dovresti solo essermi riconoscente per averti messo in acqua e far sì che ti insegnassi a nuotare al posto di affogarti».
Shannon alzò gli occhi al cielo. Come lui e Jared, anche Constance odiava essere colta nei propri momenti di debolezza, quindi si difendeva attaccando l’altro. E, in quel caso, voleva dire prendersi gioco di suo figlio maggiore per far sì che lui smettesse di fare la stessa cosa.
«Perché piangi?»
«Non sto piangendo». E, per sottolineare il concetto, si sbarazzò del fazzoletto usato, riponendolo nella tasca dei pantaloni sportivi che indossava.
«No ok, ti si sono emozionati gli occhi, chiaro» continuò Shannon sarcastico. «Ora che abbiamo chiarito la tua posizione, posso saperne il motivo?»
Constance alzò gli occhi al cielo, ma decise di rispondere alla domanda. Se avessero continuato a quel modo si sarebbero punzecchiati tutta sera, invece rispondere avrebbe ridimensionato il discorso e li avrebbe fatti interagire come due persone normali.
«Perché è finito tutto bene. E, ormai, non ci speravo più». Sorrise emozionata. «Jared è innamorato, è corrisposto e ha trovato una ragazza alla sua altezza».
Shannon era d’accordo su gran parte delle cose che aveva detto sua madre, ma non su tutte.
«Questi termini tecnici così specifici. Se ti dovesse sentire Jared non sarebbe affatto d’accordo». Sogghignò all’idea del fratello furibondo per essersi sentito etichettare come innamorato. Di sicuro si stava innamorando di Jade, ma ci sarebbe voluto un bel po’ perché Jared arrivasse a una simile conclusione. Si prendeva sempre un sacco di tempo per valutare una persona e investire i propri sentimenti in questa. Certo, aveva avuto due mesi per conoscere Jade e capire che poteva fare un tentativo con lei, ma non erano stati abbastanza, erano solo l’inizio di una promettente conoscenza, il resto si sarebbe deciso fuori dalle sorti del programma.
«Ma Jay non mi può sentire e, quindi, non può lamentarsi» replicò con aria furba la madre. Se Jared avesse saputo una simile cosa sarebbe stato per bocca di Shannon e, in quel caso, avrebbe potuto rivalutare un bagno famigliare in piscina per concludere l’idea dell’annegamento scartata durante la sua infanzia.
«Scherzi a parte, merita una persona accanto e Jade lo rende felice. Sono contento per lui». Shannon, capita la lieve minaccia nelle parole della madre, decise di esternare la propria soddisfazione nel vedere che la vicenda di Jared nel programma si era conclusa nel migliore dei modi.
Era felice soprattutto perché entro pochi giorni sarebbe ritornato a casa e avrebbero potuto interagire quotidianamente come al solito. Gli mancava poter parlare con Jared.
«Non vedo l’ora di conoscerla». Constance si lasciò sfuggire un sorriso così sereno e dolce che fece intenerire persino Shannon.
«Tra poco, stanno tornando a casa» ricordò anche a sua mamma. «E poi, tecnicamente, tu la conosci già, dato che l’hai spiata per dieci settimane come se fossi una stalker».
Non riusciva a non prenderla in giro quando era felice, si scaldava subito e dava il peggio di sé.
«Oh, sei esagerato come tuo solito!» Lo rimbrottò prima di riprendere il discorso. «Comunque voglio conoscerla davvero. Vorrei tanto parlarle e capire cosa possa essere per Jared, scoprire che persona sia al di fuori del programma. Sono davvero curiosa di vederli insieme».
Era stata abituata a vedere Jared in una relazione solo con Cameron, ed erano passati più di dieci anni. Shannon capiva cosa intendesse, perché la fine di quella relazione aveva cambiato tanto suo fratello. Quell’esperienza sarebbe stata così nuova per lui che avrebbe sconvolto gli equilibri di tutte le persone attorno a Jared, almeno all’inizio.
«Mamma, non mettere fretta a Jared, la cosa potrebbe essere controproducente». Sapeva però che l’entusiasmo della madre poteva spaventare Jared e fargli fare qualche sciocchezza.
«Tesoro, ormai dovresti conoscermi» Lo ammonì lei. In fondo se Jared in quel momento aveva una specie di compagna era merito suo.
«Proprio per questo ti sto dicendo di andarci piano». Lo sguardo felino di Shannon divenne brillante e più vivo che mai, segno che entrambi si stavano riferendo alla partecipazione del fratello al programma. Era sì merito di Constance, ma la sua persuasione l’aveva preso per esasperazione e non per consapevolezza. Non poteva pensare di agire in quella maniera ogni volta con loro, non avrebbe funzionato.
La madre lo ignorò.
«Sono perfettamente in grado di fargli credere di aver avuto l’idea di invitarla qui per il suo compleanno, quando in realtà gliela posso suggerire io. Ma sono convinta che sia così entusiasta della cosa che non abbia bisogno dell’imboccata».
Sapeva di non poter interferire, e nemmeno si sarebbe spinta a tanto, perché non era giusto che decidesse per i propri figli, ma aveva pensato di spingere Jared perché era convinta che una simile esperienza avrebbe potuto essere costruttiva per lui e, alla fine, non si era sbagliata.
«È lo stesso pessimo principio che hai usato per ficcarlo in questo programma». Shannon glielo fece notare, incapace di tenere quel pensiero per sé ancora a lungo.
«E, nonostante io abbia temuto il peggio, è andato tutto per il meglio» rispose con un sorriso saccente. «Non me lo sarei mai perdonata se ne fosse uscito con il cuore spezzato»
«Ma non te la senti di tirarti indietro». Shannon alzò un sopracciglio soltanto per accentuare il suo scetticismo, il tutto con una perfetta aria di rimprovero.
«Affatto, se vedo che funziona» replicò angelica lei. «Anzi, l’anno prossimo ci finisci tu»
«Credimi, non ti piacerebbe vedere come potrei vivere l’esperienza». Shannon sapeva che per lui sarebbe stato più difficile contenersi rispetto a Jared, avrebbe vissuto l’esperienza in modo più fisico, e non era del tutto sicuro che i produttori volessero trasformare il programma in qualcosa di vagamente porno. Non era quello che si scopava tutte le donne che incontrava come la gente credeva, ma non avrebbe avuto l’approccio di suo fratello all’interno del reality, avrebbe dato qualcosa da vedere. «E poi, fossi in te, non forzerei troppo la mano al destino»
«Tu chiami destino quello che la gente considera l’apocalisse?» Lo prese in giro la madre.
Shannon alzò entrambi gli angoli delle labbra per formare un sorriso furbo. «Vedo che hai capito il concetto di base».
Constance scrollò le spalle per levarsi la sensazione che non sarebbe stato altrettanto facile trovare una donna a Shannon, avrebbe dovuto abbandonare l’idea e pregare che inciampasse nella persona giusta.
«Su, lasciami godere un po’ di questa felicità» gli disse accoccolandosi contro la sua spalla.
«Voglio renderti ancora più felice: penso anche io che la inviterà a casa per il suo compleanno, è troppo contento di averla accanto a sé». Indicò lo schermo con il mento, dato che durante i titoli di coda del programma venivano mostrate le immagini dei ragazzi che festeggiavano la vittoria, e Jared non riusciva ad abbandonare il sorriso felice che aveva dipinto in faccia, né riusciva ad allontanarsi da Jade. Era strano vederlo così affettuoso in pubblico con una persona. «E ho come la sensazione che non ci lascerà per molto tempo».
Visti i comportamenti così particolari, non poteva non pensare che anche quella relazione fosse del tutto diversa da quella avuta in precedenza dal fratello. Shannon se lo augurò.
«Sarà una presenza a cui farò presto l’abitudine». Sorrise contenta Constance.
«Penso sarà così per tutti». Shannon la seguì nel gesto, per poi abbandonare la propria guancia sulla testa di lei. 
A cosa serviva una fidanzata quando poteva amare e coccolare la donna più importante della sua vita?
«Sono davvero contenta che ci sia riuscito» mormorò assonnata prima di cedere al respiro pesante del sonno che l’aveva colta quella sera.
«Lo so, anche io sono felice per lui» sussurrò tra sé Shannon prima di prendere una coperta e riparare Constance dal freddo. 
Si sarebbe preso cura di lei come la madre aveva fatto per troppo tempo con loro, anche quello era amore.
Constance aveva fatto davvero un bel lavoro.




 
Scusate il ritardo, ma ho problemi con internet e non si riesce a risolvere la faccenda.
Che dire? Beh, siamo giunti alla fine, o quasi, perchè il programma è finito e manca solo l'epilogo.
Allora, cosa mi dite: lo sospettavate? Lo aspettavate?
Diciamo che volevo che per una volta arrivassero entrambi alle stessa conclusione, anche se con tempi diversi.
Ma perché serve un epilogo se i capitoli sono finiti in questo modo?! Eh, provate a dirmelo voi. In fondo le parole di Tomo e Shannon non sono così infondate, sanno di cosa parlano, dato che vengono dallo stesso mondo.
Io ho schiavizzato un piccolo allibratore per accettare le scommesse: sarà un epilogo collegato al programma o no? Felice o meno?
Sono curiosa di conoscere i vostri pareri a riguardo.
A proposito dell'epilogo: purtroppo non ho la certezza di pubblicarlo lunedì prossimo. Finendo questo capitolo oggi avrei meno di una settimana per concluderlo. Vero che non sarà (presumo, spero) lungo come gli ultimi capitoli, ma purtroppo scrivere non è la mia professione e devo dedicarmi ad altro per guadagnare qualche soldo, quindi scrivo durante i momenti liberi. Facciamo così: non vi do l'appuntamento a lunedì prossimo perché non ho certezze, ma vi prometto di postarlo appena è pronto, senza aspettare il giorno fissato per la pubblicazione, vi va?
Gli aggiornamenti li trovate nel mio gruppo: Love Doses.
Ora vado, anche perché stasera sono fuori e non so quando riuscirò a postare il capitolo.
Vi abbraccio tutte.
A presto, XO, Cris.
   
 
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