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Autore: Fearless_90    23/06/2015    0 recensioni
Niall ed Edith sono giovani, eppure hanno già provato sulla loro pelle il dolore della perdita e la spietatezza di un addio, cosa significa avvertire il peso dell'assenza di qualcuno che non c'è più.
Hanno sofferto, ma insieme si sono fatti coraggio e sono sopravvissuti.
Un amore che nasce in silenzio, tra le altalene di un parco giochi e si nutre di emozioni e pensieri che Niall ed Edith non hanno il coraggio di esprimere. Un amore che li avvicina e li allontana, come fossero universi ai due capi di un filo invisibile.
Distanti, eppure uniti, inseparabili. Si cercano, si trovano e si perdono ancora.
Ma per una volta nella vita, forse il destino giocherà a loro favore e le stelle nel cielo si allineeranno perché Niall ed Edith si trovino uno accanto all'altra. Sarà per sempre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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||Capitolo Due||


Edith

Niall è seduto sul bordo del mio letto mentre io mi muovo di fronte a lui, spostandomi da un piede all’altro, e cerco di sistemargli la zazzera biondo tinto.
In sottofondo ascoltiamo, per la milionesima volta di sicuro, The Kill dei Thirty Seconds to Mars. Malgrado sia una canzone vecchissima, adoriamo soprattutto urlarne a squarciagola il ritornello.
Niall sa suonarlo perfettamente con la sua chitarra e io lo accompagno facendo la scema. Ordinaria amministrazione insomma.
E’ sabato sera e anziché uscire a divertirmi con il mio migliore amico, quest’ultimo ha deciso di chiedere un appuntamento alla ragazza più odiosa che possa esistere nell’emisfero settentrionale.
No, probabilmente neanche i pinguini al Polo Sud hanno mai incontrato una persona tanto detestabile.
Amanda Patton è l’essere ripugnante per eccellenza.
E non parlo del suo aspetto fisico. Su quello non posso assolutamente dire nulla.
I suoi biondi e morbidi capelli farebbero invidia a Raperonzolo, per non parlare del fatto che la famosissima frase “due smeraldi al posto degli occhi” è quasi certamente stata inventata apposta per lei.
Amanda è la perfezione.
Io, beh io sono un cartone animato.
-E se non dovesse piacerle il locale?- Il tono piagnucoloso di Niall mi strappa da quelle assurde riflessioni.
Alzo gli occhi al cielo, ma non gli rispondo. Mi ha fatto la stessa domanda già cinque volte e sono stufa di ripetergli che non deve preoccuparsi.
Gli passo le dita impiastricciate di schiuma bianca tra i capelli, tentando di dare un senso al tutto.
-E se non dovesse piacerle il film?-
Borbotto qualcosa sotto voce e lui mi rivolge uno sguardo confuso. Tuttavia non demorde e persevera nel suo dolcissimo rompermi le scatole.
-E se…-
Utilizzo la mano che non è occupata a sistemargli il ciuffo e gli poso un dito sulle labbra.
Le sue guance si gonfiano in maniera adorabile e per un attimo i suoi occhi si incrociano per scoprire cosa gli impedisce di parlare.
-Stammi a sentire, piccolo Horan! O la smetti o giuro che lunedì mattina i muri di Mullingar saranno tappezzati con trilioni di copie della foto in cui sei vestito da donna.-
Il mio tono non ammette repliche e Niall sa che sarei perfettamente capace di farlo.
Una volta, mentre dormiva, gli ho colorato i capelli di blu solo perché mi aveva preso in giro riguardo il mio amore per il mondo dei Puffi. Ha indossato il berretto per giorni ed eravamo nel bel mezzo di un luglio caldissimo ed afoso.
Io adoro quegli esserini, non avrebbe dovuto ridere di me.
-Tu non hai una foto del genere…- Mugugna contro il mio dito.
-Vuoi scommettere?- Inarco un sopracciglio, sorridendogli maliziosamente.
Ci pensa su un attimo, poi sembra ricordarsi di quel folle venerdì in cui si ubriacò talmente tanto da intrufolarsi nell’armadio di sua madre, uscendone vestito come la brutta copia della Regina Elisabetta, cappello con piume compreso.
Sbianca e io capisco che l’episodio gli è tornato in mente.
-Avevi detto di non avermi scattato nessuna foto!- Brontola, incrociando le braccia al petto e imbronciandosi come un bambino.
-No, ho detto di non averti scattato nessuna foto degna di nota… E quella invece, credimi Niall, lo è di certo!-
Inizio a ridere pensando a lui in bilico su tacchi vertiginosi, fasciato da una gonna troppo corta e stretta e con addosso una camicetta sbottonata per lasciare intravedere il reggiseno abbinato al resto del look.
-Smettila di ridere Mince, non è divertente. Ero ubriaco fradicio!- Mi rimprovera mentre io mi piego in avanti, tenendomi la pancia.
Niall però diventa torvo e si alza dal letto, avvicinandosi minacciosamente.
Temo seriamente voglia vendicarsi, così smetto di ridere e inizio ad indietreggiare, cercando al contempo una via d’uscita. La porta della stanza è aperta così mi lancio in quella direzione, ma lui è più veloce di me, temprato da anni di allenamento sul campo da calcio.
Lancio un grido quando sento la sua presa sui fianchi, ma non smetto di sghignazzare. Niall mi spinge sul letto e mi blocca le gambe fermandole tra le sue, poi inizia a farmi il solletico mentre io mi dimeno.
-Oh, no Niall! No, per favore, il solletico non lo sopporto!- Strillo e tento di allontanare le sue mani dai miei fianchi. Il mio viso diventa rosso, avverto quel calore inconfondibile sulle guance e gli occhi mi si fanno liquidi, ma non sembra che gli importi.
-Hai riso di me e ora paghi, Mince. Chiedi scusa o continuo.- Ridacchia anche lui, sicuramente divertito dal mio aspetto dimesso, ma sono certa che avrebbe portato a termine quanto assicuratomi.
Mentre cerco di liberarmi mettendoci forse più foga del necessario, non mi accorgo che la maglietta che indosso si è sollevata pericolosamente, scoprendomi la pancia.
Inaspettatamente realizzo che Niall non mi sta più torturando e sollevo lo sguardo per capire cosa sia successo. Lo scopro a fissare la mia particolare voglia a forma di cuore poco sotto il seno e, non so perché, ma il mio respiro accelera.
-Niall…- Il suo nome mi viene fuori simile ad un sospiro e i suoi occhi azzurri incontrano i miei.
Da dove viene quello sguardo così intenso? D’un tratto è come se il mio migliore amico, goffo ed ingenuo, sia cresciuto di colpo, sostituito da questo bellissimo ragazzo che mi guarda facendomi sentire diversa.
Lo guardo avvicinarsi, ma tutto ciò che riesco a fare è restare immobile, incapace di muovere un singolo muscolo.
Il tempo sembra fermarsi, quasi riesco a vedere le microscopiche particelle di polvere che fluttuano tra noi e le labbra di Niall sono ormai a pochi centimetri delle mie.
Poi all’improvviso, così come è iniziato, tutto finisce.
Niall si alza liberandomi le gambe e lasciandomi lì, distesa come una sciocca, a fissare il soffitto della mia stanza pieno di stelle che al buio risplendono.
Mi occorre un attimo di più, ma alla fine mi metto seduta e mi affretto a ricompormi, tirandomi giù la maglietta e lisciandomi i capelli con un gesto nervoso.
-Mince… Scusa, non volevo. Giuro che non so cosa mi sia preso…- Farfuglia lui e nel frattempo afferra la giacca da sopra la sedia sulla quale l’aveva lasciata. E’ agitato e si gratta il collo, tuttavia non capisco quale sia il motivo.- Ora… Ora vado o farò tardi. Domani ti chiamo, grazie Edie.-
Mormoro qualcosa di simile ad un “ciao”, ma è talmente flebile che nemmeno io sono certa di averlo sentito.
Quando esce dalla mia stanza resto a fissare gli stipiti della porta che fanno da cornice al vuoto e alla sua assenza. Ho il cuore in subbuglio e sono completamente senza fiato, come se avessi appena corso i cento metri.
Solo una domanda mi frulla nella testa: che accidenti era appena successo con Niall, il mio migliore amico da che ho memoria?


Niall 

Esco da casa sua e incrocio Eva, sua mamma, sul vialetto. Mi rivolge uno sguardo stranito, ma mi saluta come al solito con un sorriso prima di rientrare in casa.
Che accidenti mi era preso? Prendermela così per una cazzata e rischiare di rovinare ogni cosa.
Stavo per baciarla, dannazione. Più ci penso più mi prenderei a schiaffi da solo.

Dio santo.  Era lì, sotto di me, morbida e desiderabile, bella come non immagina neppure di essere.
Quando la maglietta si è alzata avrei potuto morire all’istante e quella voglia… Quella voglia a forma di cuore che spicca sulla pelle nivea poco sotto il seno, come avrei voluto passarvi sopra le dita e la bocca!
Mi costringo ad entrare in auto e a mettere in moto, per allontanarmi il prima possibile da Edith e da ciò che rappresenta per me.
Ero a pochi centimetri dalle sue labbra rosse e leggermente screpolate, avrei potuto…

Non pensare Horan, non pensare. Me lo ripeto come un mantra mentre do gas e parto forse troppo furiosamente.
Ho bisogno di mettere distanza tra me e Edith, almeno per una sera. Ho bisogno di non pensare, di non annegare nel bisogno viscerale che ho di perdermi in lei, nei suoi occhi, nei suoi fianchi che combacerebbero perfettamente con i miei se solo…

Scaccio quei pensieri con rabbia, stringendo il volante e accelerando verso casa di Amanda.
Si, Amanda è quello di cui ho bisogno. Lei mi aiuterà a dimenticare, anche se solo per poco.


 
********

Edith

Me ne sto seduta tra i cuscini. Ho l’aria annoiata, una mano immersa nel sacchetto di patatine alla paprika e l’altra che tiene il telecomando in cerca di un canale decente su questa TV via cavo che di sabato sera non è mai stata tanto deprimente. 
Niall è andato via un’ora fa e di certo adesso sarà in auto con Amanda. Andranno in quel nuovo locale, The Pepper Pot e poi al cinema per un film che il mio amico ha impiegato un’eternità a scegliere.
E’ tutta la settimana che si prepara per questo appuntamento e francamente non riesco a capire il motivo di tanta agitazione. Amanda è solo Amanda.
Ah no, dimenticavo che Amanda è il meglio del meglio, se fallisce con lei mezza scuola lo prenderà in giro anche solo per averci provato.
So che è la rabbia a guidare i miei pensieri, come so che è la gelosia ad impedirmi di ragionare al meglio in questo momento. Sono gelosa marcia e non ne capisco il motivo.
Io e Niall siamo solo amici, migliori amici certo, ma tra noi non c’è mai stato assolutamente nulla. Da piccoli ci siamo rotolati nel fango, abbiamo giocato ai pirati e ci siamo ritrovati spesso nei guai. Sempre insieme, sempre inseparabili.
Sono cresciuta con lui, abbiamo superato ostacoli e difficoltà, siamo maturati restando malgrado tutto i bambini del parco giochi e Niall si è trasformato di fronte ai miei occhi nel ragazzo speciale che è adesso.
O forse la verità è che non mi sono mai resa conto davvero di cosa avevo davanti fino a quando qualcuno non si è messo tra noi.
La seria possibilità di perderlo mi ha mutato in una persona odiosa e la fastidiosa sensazione che sento nello stomaco non mi aiuta di certo. Ho come l’impressione che tutto stia per cambiare e ho una terribile paura che il mio rapporto con Niall ne subirà le conseguenze.
Continuo a pensare a ciò che è successo prima, a come i suoi occhi azzurri mi hanno guardato, a come quello sguardo intenso mi ha fatta sentire.
In un attimo il mio piccolo folletto irlandese non c’era più, sostituito da un ragazzo gentile, adorabile, leale, attraente, simpatico… Un ragazzo di cui sarebbe facile innamorarsi.
-Edith!- La voce di mia madre irrompe nel silenzio della stanza e io sobbalzo sul letto.
Senza esitare mi fiondo al piano di sotto, per la prima volta sperando di doverla aiutare a fare qualcosa. Almeno terrei le mani occupate e i pensieri sotto controllo.
Appena varco la soglia della piccola cucina resto senza parole a fissare la scena che ho di fronte.
Mia mamma, che se non fosse per il ricettario di famiglia non saprebbe preparare neanche un uovo sodo, indossa un grembiule già impiastricciato di cibo e sostanze non bene identificate e sta mescolando quello che ha tutta l’aria di essere un mix di farina e latte.
-Mamma?- Mi rivolgo a lei con cautela, come se temessi di avere davanti qualcuno che ha assunto le sembianze della mia folle genitrice. -Di grazia, cosa stai facendo?-
-Oh, Edie! Vieni a darmi una mano, per favore. Ho dimenticato di prendere lo zucchero dalla dispensa e non posso smettere di mescolare. Sai, per via dei grumi…-
I grumi, certo. La donna che chiamo madre è impazzita.
Tuttavia accetto di buon grado, se non altro le impedirò di far saltare in aria la nostra abitazione.
Apro la dispensa e recupero lo zucchero, leggo sulla ricetta la dose giusta e ne metto in una ciotola tanto quanto basta. Infine unisco il tutto al miscuglio che lei sta amalgamando.
-Potrei sapere perché stai preparando, uhm…- Do un’occhiata più accurata alla pagina del ricettario e strabuzzo gli occhi.- Biscotti al cioccolato?-
Sono anni che non li prepara, più precisamente da quando io e Horan abbiamo smesso di piangere per ogni ginocchio sbucciato e di bisticciare per decidere chi avrebbe dovuto essere il drago e chi il cavaliere.
Mia madre mi guarda come se fossi io la matta tra le due.
-L’ultima volta che tu e Niall avete litigato avevate ancora i denti da latte, tesoro. Ho pensato che anche stavolta fosse una sciocchezza, facilmente risolvibile con un’offerta di pace!- E mi indica il composto al quale va aggiunto ancora il cacao. Senza risponderle e senza aspettare che mi dia istruzioni, ci penso io.
La mia espressione torva però, parla al mio posto.
-Non abbiamo litigato, mamma.- Asserisco a denti stretti, prendendole di mano la frusta ed iniziando a mescolare energicamente. -Ecco, i grumi vanno via così.- La istruisco, abbozzando un sorriso.
Mi sento osservata e so che mia mamma mi sta soppesando con lo sguardo, cercando di indovinare cosa sia successo tra me e il mio migliore amico.
D’un tratto la sua mano si posa fermamente, ma con dolcezza, sulla mia.
-Edie… Di che si tratta?- Indaga con cautela.
-Niall è uscito con Amanda Patton stasera. Te la ricordi?-
-Quell’ochetta da cortile? Come potrei dimenticarla? Sua madre non mi è mai piaciuta.- Arriccia le labbra in una smorfia poi, mentre mi osserva, ha come un’illuminazione. -Tesoro, lo sai, quello che c’è tra te e Niall non potrà mai…-
-Non è questo, mamma!- La interrompo bruscamente. -Stavamo per baciarci, poi lui si è tirato indietro.-
Lei mi rivolge uno sguardo confuso.
-Forse… Forse avrei voluto che non lo avesse fatto.- Ammetto tutto d’un fiato e prima che me ne renda conto sto già piangendo.
Le braccia materne e protettive mi avvolgono come facevano quando ero piccola e stavolta non mi tiro indietro.
-Ho paura che tutto cambi, mamma. Non voglio perderlo, ma non posso fare niente per impedire che succeda…- Singhiozzo, aggrappandomi a lei, rifugiandomi nel suo confortevole abbraccio.
Improvvisamente mi sento di nuovo una bambina il giorno in cui ho visto mio padre uscire dalla porta di casa, tra le mani due valige e tra le labbra la promessa di non fare più ritorno. Non ricordo il suo viso, ma le sue spalle le rammento bene. Erano spalle di chi sa che non si sarebbe voltato, spalle di chi è sicuro di aver preso la scelta giusta, spalle di un uomo che mi ha reso la donna diffidente che sono oggi.

 
******


Niall 
 
E’ quasi l’alba e ho appena lasciato la casa di Amanda. Sono sgattaiolato fuori come un ladro sebbene i suoi genitori non fossero in casa -viaggio di lavoro mi ha detto lei- e ho la testa che mi scoppia per quanto ho bevuto.
‘Quella ragazza è senza freni’, penso entrando in auto.
La serata è stata piacevole, ma non ho fatto altro che pensare a quel bacio mancato tra me ed Edith. Almeno fino a quando non mi sono scolato un drink dopo l’altro. Inutile dire che il cinema è saltato e dietro richiesta di Amanda abbiamo spostato la festa a casa sua.
Ho fatto appena in tempo a varcare la soglia della sua stanza che già avevo le sue labbra sul collo e le sue mani attaccate alla cintura.
Non ricordo nulla se non i suoi gemiti nelle orecchie, e il piacere che ho provato raggiungendo il culmine mentre immaginavo di avere Edie tra le braccia.
Quando tutto è finito mi sono addormentato con lei addosso, stringendola come ho sempre sognato di stringere la mia Mince.
Che razza di perdente sono.
Adesso sono sotto la finestra della mia migliore amica, la ragazza che amo da una vita e alla quale non riesco a dire ciò che provo.
Mi sento male, la testa mi gira e non so neppure come ho fatto a guidare fin qui in queste condizioni. Tuttavia non ho voglia di tornare a casa e ho una fottuta voglia di vederla.
Mi guardo intorno e raccolgo qualche sassolino da terra.
Al primo colpo non supero nemmeno il primo piano e il sassolino cade tra i cespugli che in primavera si riempiranno di piccole rose gialle.
Il secondo e il terzo tentativo invece vanno a buon segno, ma la finestra resta chiusa.
Comincio a temere che sia tutto inutile, che Edith stia dormendo e che farei meglio a tornare a casa, quando la porta d’ingresso si apre e lei esce sul portico in pigiama.
 

Edith 

Sono le 5.20 di mattina e invece di essere a letto a dormire, sto scendendo lentamente le scale di casa per raggiungere il pian terreno. Se mia madre mi scoprisse le prenderebbe un colpo, poco ma sicuro.
Apro la porta con cautela cercando di fare meno rumore possibile e a pochi metri da me scorgo la figura barcollante di Niall.
-Edith!- Esclama a voce troppo alta, muovendo un passo incerto nella mia direzione. Nello stesso istante un allarme suona in lontananza, facendomi trasalire.
Mi affretto quindi a raggiungerlo e gli metto una mano sulla bocca mentre lo trascino in casa.
-Chiudi il becco, Horan o ci metterai entrambi nei guai.- Lo redarguisco, chiudendo la porta a chiave ed indicandogli le scale con un cenno del capo.
Si libera della mia mano, ma senza dire una parola si avvia in quella direzione.
Manca il terzo gradino e solo per un soffio non diventa un tutt’uno con il parquet, così sono costretta a cingergli la vita e ad accompagnarlo ad ogni passo.
Malgrado il buio pesto, non so come riusciamo a raggiungere la mia stanza senza incidenti e soprattutto senza che mia mamma si accorga di nulla.
-Che ti è saltato in mente, eh?- Mi rivolgo bruscamente al mio amico, ma quando mi volto a guardarlo lo trovo seduto sul letto. Fissa un punto impreciso di fronte a sé ed ha l’aria assente.
Immediatamente le mie difese crollano e prendo posto accanto a lui.
-Ehi, Niall… Che succede?- Gli accarezzo la schiena con dolcezza, tentando di riportalo da me.
-Ho fatto una cazzata, Mince.- Borbotta così piano che devo avvicinarmi per riuscire a capire cosa sta dicendo.
Faccio per chiedere spiegazioni, ma prima che possa rendermene conto le sue braccia mi avvolgono e mi ritrovo distesa sul letto.
-Niall?- Il mio cuore impazzisce e prende a battere così veloce che temo possa uscirmi dal petto.
-Ssh… Voglio solo… Uhm, stare così per un po’.- E mentre lo dice con voce roca e impastata, si stende accanto a me, appoggia il capo sul mio ventre e mi passa un braccio attorno alla vita.
Restiamo così per non so quanto tempo, più vicini di quanto siamo mai stati. Il silenzio della stanza è rotto solo dai nostri respiri, il suo regolare, il mio leggermente più affannoso.
Ad un tratto, quando inizio a pensare che si sia addormentato, Niall pronuncia il mio nome.
-Dimmi…- Rispondo piano, invitandolo a continuare e nella penombra della stanza cerco il suo profilo.
-Ho decisamente bevuto troppo, ma… Sai perché ti chiamo Mince?-
Ridacchio perché sono sicura abbia ragione e d’istinto inizio a far scorrere le dita tra i suoi capelli, delicatamente.
-Lo credo anche io, mio piccolo Horan.- Sospiro immaginando che, l’indomani, niente di quanto sta accadendo avrà un senso in ogni caso. -Comunque no, non me l’hai mai detto.-
-Bene. Conosci le mince pies? Sai, quei dolcetti che di solito si preparano a Natale? Ricordo che mia mamma me li preparava sempre per la Vigilia. Erano solo miei e non li dividevo con nessuno.-
Ho un tuffo al cuore quando lo sento parlare di sua madre.
E’ da anni che Niall evita l’argomento e io non l’ho mai incalzato perché lo facesse.
-Si, ma non le ho mai mangiate.-
-Sono piccole crostatine ripiene di frutta secca, spezie, noci e mandorle, il tutto bagnato da un po’ di brandy. All’esterno sembrano delle comuni crostatine alla frutta, ma al primo morso ti conquistano… Hanno un sapore che difficilmente puoi trovare altrove.- Non so perché ma gli viene da ridere.- Detta così potrebbe sembrare una stupidaggine, ma tu sei proprio come quei dolcetti, Edie. Vorresti essere come tutte le altre, passare inosservata forse, ma è impossibile. Almeno per me. Tu sei speciale.-
Il silenzio che segue mi sembra troppo pesante, allora tento di stemperare la tensione fingendo che Niall mi abbia appena raccontato qualcosa di estremamente divertente.
-Allora sarei una crostatina, eh?- Rido sommessamente.
-La mia crostatina.- Mi corregge lui, terribilmente serio. Tanto serio da farmi paura.
-Horan, credo sia ora di dormire… Il sonno e l’alcol su di te hanno uno strano effetto.-
Le mie parole sembrano riscuoterlo, al punto che scioglie l’abbraccio e si mette a sedere.
-Posso?- Mi chiede, indicando il cuscino accanto al mio. Come se potessi cacciarlo via, nelle condizioni in cui è.
Faccio cenno di si e mi giro su un fianco. Niall si toglie la giacca e la lascia cadere a terra, poi mi imita, stendendosi accanto a me e dandomi la schiena. Stavolta sono io a cingergli la vita e prontamente lui mi afferra la mano, stringendola nella sua, più grande e portandosela al petto.
-Edie… Io credo di essere innamorato di te.- Lo dice in un soffio e il mio cuore manca un battito.- Credo di averti amato da quel pomeriggio, alle altalene. Avevi le trecce e ti eri convinta che dondolando abbastanza velocemente avresti potuto toccare il cielo. Pensai fossi un po’ matta, la matta più bella che avessi mai visto…-
Ogni singola parola mi arriva dritta al cuore, provocandomi gioia e dolore allo stesso tempo. Una lacrima scivola silenziosa sulla mia guancia e pochi secondi dopo lo sento russare piano. Mi sollevo appena per dargli un bacio sulla guancia e la sua barbetta di qualche giorno mi pizzica un po’ le labbra.
 -Dormi Niall e fai tanti bei sogni. Domani, di questa sera non resterà neppure un ricordo…- Mormoro a bassissima voce, rivolgendomi forse più a me stessa che a lui.
Infine torno a stendermi e, con il naso premuto contro la sua schiena, lentamente scivolo in un sonno profondo.


^^^^^^^
Salve salvino gente! 
Non vedevo l'ora di aggiornare, purtroppo gli impegni mi portano via un sacco di tempo ç_ç
Spero vi piaccia :*
Come sempre, recensioni e consigli sono ben accetti!
All the love 

 
  
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