Crossover
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Autore: Odinforce    23/06/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
« Dimmi un po’, Lara » domandò Sora poco dopo, mentre percorrevano con cautela un vicolo. « Tu cosa sei? Voglio dire... ti abbiamo vista combattere, prima, e ho notato che sapevi il fatto tuo. Sai combattere, insomma... sei una guerriera? »
« No, niente del genere » rispose Lara un po’ sorpresa. « Sono un’archeologa. »
« Una cosa? »
« Un’archeologa. Studio le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l'ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l'analisi delle tracce materiali che hanno lasciato. »
« E fai tutto questo sparando alla gente? »
« Certo che no » aggiunse Lara. « Ma il mio mestiere non è privo di pericoli. Mi ritrovo spesso a viaggiare per il mondo, addentrandomi in luoghi pericolosi o inospitali per l’uomo. Per questo porto sempre con me delle armi, per affrontare i pericoli. »
« Capisco » fece Sora, senza nascondere un lieve imbarazzo. Finora non aveva mai avuto a che fare con una persona del genere, e non sapeva dire se considerarlo un bene o un male.
« E voi, invece? » domandò Lara, guardando Harry. « Siete dei maghi? Ho visto i poteri che avete scatenato prima, sono sorprendenti. Non avevo mai visto niente del genere in vita mia... e ne ho viste, di cose strane. »
« Be’, io sono un mago » rispose Harry, « mentre Sora ha questo “Keyblade” di cui ignoro la natura. Però non dovrei dirti tutto questo, in genere... »
« Perché mai? »
« Tu sei una Babbana. Una persona senza poteri magici, insomma. È così che li chiama la mia gente. I maghi vivono nascosti da secoli, cercando di celare l’esistenza della magia a tutti i Babbani. Poiché si tratta di una legge, io ho il divieto di mostrare la mia vera natura a quelli come te... a meno che non sia costretto per proteggere la mia vita. »
« La situazione è più o meno questa, allora » commentò Lara. « Ti sei rivelato per difenderti dai senza-volto. Comunque non temere, con me il tuo segreto è al sicuro. In passato ho avuto a che fare con diverse forme di magia, e con persone che sapevano usarla... e ho sempre evitato di farlo sapere in giro. Credo che il mondo non sia ancora pronto per accettare roba del genere. »
« È quello che dicono tra la mia gente, infatti. »
I tre compagni proseguirono ancora per un po’, finché non raggiunsero la fine del vicolo. Davanti a loro si apriva un’altra strada principale, affollata di senza-volto come quella di prima. I tre restarono fermi dov’erano, cercando di capire cosa fare.
« Allora che si fa? » domandò Sora, guardandosi intorno. « Visto che sei la più grande tra noi, Lara, ora il capo sei tu. Cosa proponi di fare? »
Lara osservò l’ambiente per un po’, cercando di orientarsi e valutare la situazione, poi si voltò verso gli altri due.
« Prima di tutto dobbiamo capire dove siamo » annunciò. « Questa città non mi è affatto familiare. Da quel che ho capito, neppure voi sembrate riconoscerla, dunque ci troviamo in un luogo completamente estraneo alle nostre esperienze. La cosa migliore dunque, è scoprire in che razza di posto ci troviamo, per poi trovare il modo per uscirne. »
« E come facciamo? » domandò Harry.
« Intanto scopriamo che città è questa, come avevi proposto tu. Ovviamente si tratta di una grande metropoli, ma al mondo ne esistono centinaia. Potremmo benissimo trovarci in America o in Giappone, o in qualsiasi capitale europea. Ma non vedo monumenti in giro che possano aiutarci a identificarla. Non abbiamo altra scelta che girare nei dintorni finché non troviamo qualche indizio. Prima o poi troveremo un cartello, un’insegna o un luogo che indichi il nome di questa città. »
« Buona idea » disse Sora. « Però c’è un problema... le strade sono piene di quei tizi che volevano farci fuori. Come facciamo ad andare in giro senza che ci scoprano? »
Lara non rispose. In compenso estrasse una pistola e si affacciò sulla strada. Prese la mira e sparò un paio di colpi alla prima persona che trovò. Harry e Sora furono esterrefatti: tirarono fuori le loro armi, pronti ad affrontare un nuovo assalto, ma non fu necessario. Non era accaduto assolutamente nulla. Il senza-volto a cui Lara aveva sparato non aveva subito alcun danno; i proiettili lo avevano attraversato senza fargli nulla.
« Sono ancora intangibili » concluse la donna, riponendo l’arma. « Vuol dire che per il momento non ci vedono e non ci sentono. Dobbiamo approfittare di questo momento. Basteranno pochi minuti... raggiungiamo la strada e guardiamoci bene intorno. Il primo che scopre qualcosa avverta subito gli altri, e ci ritiriamo. Intesi? »
Harry e Sora annuirono insieme. Subito dopo il trio era sulla strada, in cerca di qualsiasi cosa li aiutasse a identificare la misteriosa città. Si guardarono attentamente intorno, fissando cartelli, insegne e targhe sui muri.
Purtroppo, i tre compagni scoprirono con enorme disappunto di non poter leggere assolutamente nulla. Le insegne dei negozi, i manifesti sui muri, i cartelloni pubblicitari e persino i segnali stradali erano completamente in bianco. In giro non c’era nulla che recasse una scritta leggibile; persino i libri esposti in una vetrina erano bianchi; a un certo punto un esasperato Harry rovesciò un cestino dei rifiuti e raccolse un giornale, per scoprire cosa conteneva. Ma anche quello era bianco, fatta eccezione per la prima pagina che recava scritto:
 
OGGI NON E' SUCCESSO NULLA
 
« Dannazione! » esclamò il ragazzo furibondo, attirando l’attenzione dei compagni. « È inutile, qui non c’è proprio nulla! siamo in una città fantasma! »
« Mi duole ammetterlo, ma Harry ha ragione » commentò Sora. « Stiamo girando da parecchio, e ancora non abbiamo trovato il minimo indizio sulla natura di questo posto. È strano che ci siano cartelli e manifesti dappertutto, eppure non ci sia scritto nulla! Allora a quale scopo li hanno attaccati? »
« E nessuno sembra farci caso » osservò Lara, continuando a guardarsi intorno. « Guardate, le persone interagiscono normalmente. Guardano i cartelli, consultano mappe, leggono i giornali... come se ci fosse scritto qualcosa. Forse loro possono leggerli, mentre noi no. »
« Vuoi dire che non possiamo fare quello che fanno loro? Ma perché? »
« Forse perché noi siamo degli intrusi. Presenze estranee in un luogo che non ci appartiene. E in quanto tali, non possiamo accedere alle informazioni come fanno tutti gli altri. »
« Ma allora che razza di posto è? » fece Harry spazientito. « In che genere di luogo assurdo siamo finiti? »
« Forse è un altro mondo » disse Sora all’improvviso.
Harry e Lara lo guardarono stupiti.
« Probabilmente vi sembrerà strano » riprese il ragazzo, « ma credo di aver ragione. Questo luogo è diverso da quello in cui viviamo. Non sappiamo come ci siamo arrivati, perché chiaramente siamo stati portati qui da una forza sconosciuta. Questo non è un luogo, ma un mondo... un altro mondo, diverso da quello da cui proveniamo. »
« E tu come lo sai? » chiese Harry.
« Perché io provengo da un altro mondo. Normalmente non dovrei dirlo, perché mi è proibito come nel caso di Harry... ma la situazione è critica, e non mi sembra giusto mantenere un segreto che potrebbe aiutarci a uscirne. Io non ho mai sentito parlare di Londra, la città di Harry, perché non esiste nel mondo da cui provengo... né l’ho mai vista negli altri mondi che ho visitato. »
In realtà non era esatto, perché Sora aveva visitato brevemente la città di Londra in passato, quando aveva viaggiato nell’Isola che Non C’è. Tuttavia non poteva saperlo, perché non aveva appreso il nome della città che aveva visto di sfuggita.
« Vuoi dire che tu puoi viaggiare attraverso i mondi? » chiese Lara incredula.
« Proprio così. Fa parte della mia missione... in qualità di Custode del Keyblade, ho il dovere di proteggere i mondi dalla minaccia dell’Oscurità. Ma è una lunga storia... »
« Ma allora, se puoi viaggiare tra i mondi, potresti anche andartene da qui » suggerì Harry.
« Sì, potrei... se ne avessi i mezzi » rispose Sora, diventando improvvisamente mortificato. « Ma sono sulla vostra stessa barca. Non ho idea di come sono finito qui, e non ho il potere per andarmene. Purtroppo non ho ancora appreso tutte le capacità che può fornirmi il Keyblade. »
« Va bene, non importa » tagliò corto Lara. « Purtroppo tutto questo non ci aiuta. La situazione è sempre la stessa... dobbiamo capire dove ci troviamo. »
« E come? Finora non abbiamo trovato nulla » disse Harry scoraggiato.
« Basterà cambiare strategia. In casi del genere, quando ti ritrovi in un luogo completamente sconosciuto, privo di risorse che possano aiutarti, la cosa migliore da fare è salire sulla cima più alta per osservare l’intera zona. Si fa così, di solito, quando uno si perde su un’isola deserta. »
« Ma questa non è un’isola » puntualizzò Sora.
« Il principio non cambia. E non mi sembra che abbiamo delle alternative, giusto? »
I due ragazzi si guardarono per alcuni secondi, soppesando la proposta.
« Non è una cattiva idea, in fondo » rispose Sora, tornando a guardare la donna. « Forse così riusciremo finalmente a scoprire dove siamo. Ma su quale cima dovremmo salire? Qui è pieno di palazzi ed edifici, non ci sono mica montagne. »
« Che ne dite di quella? » intervenne Harry, indicando un punto oltre il loro sguardo. Sora e Lara lo seguirono, trovando subito ciò a cui si riferiva: un grattacielo, il più alto tra i numerosi edifici che circondavano l’area urbana. Era così alto che sembrava raggiungere il tetto di nuvole che copriva il cielo.
« Bravo, Harry » disse Lara soddisfatta. « Mi sembra un ottimo posto da cui guardare in basso. Andiamo, allora, che cosa aspettiamo? »
« Uff » sospirò Sora, un po’ seccato. « C’è una bella distanza tra noi e quel palazzone... sarà dura raggiungerlo a piedi. »
« Non mi sembra che abbiamo alternative » commentò Harry, guardandolo torvo. « O forse hai un appuntamento a cui non puoi mancare? »
« Non sarà necessario camminare tanto » intervenne Lara. « Mi è venuta un’altra idea! »
I due ragazzi si voltarono, e videro l’archeologa mentre si avvicinava a un’automobile parcheggiata là vicino. Lara ruppe il finestrino con un pugno e aprì lo sportello.
« Non possiamo toccare le persone, ma ciò non vale con gli oggetti e le macchine » spiegò la donna, mentre si metteva a trafficare con qualcosa sotto il volante. « Possiamo prendere in prestito questa per arrivare laggiù... sono certa che al proprietario non dispiacerà, visto che per lui non esistiamo nemmeno. »
Pochi attimi dopo, la macchina si mise in moto. Lara era riuscita a farla partire senza la chiave d’accensione. Incoraggiati dal gesto, Harry e Sora salirono a bordo senza discutere.
Il viaggio in auto verso il grattacielo fu abbastanza tranquillo. L’unico intoppo era costituito dal traffico urbano, che non potevano evitare in alcun modo dato che le altre macchine non erano intangibili. I senza-volto continuavano a ignorarli, dunque per loro erano ancora invisibili.
Il trio impiegò circa mezz’ora per arrivare a destinazione. Lara parcheggiò l’auto davanti al grattacielo con noncuranza, e scese insieme ai due ragazzi. L’edificio sembrava ancora più alto, ora che potevano ammirarlo da vicino, ma ciò non bastò a scoraggiarli; si guardarono rapidamente intorno, ma la poca gente in giro continuava imperterrita a non badare a loro.
« Finora è andata bene » mormorò Lara. « Entriamo, forza. »
Varcarono la soglia ed entrarono nell’edificio, senza attirare l’attenzione di nessuno. Intorno a loro si apriva l’enorme spazio dell’atrio, dove si muovevano numerosi senza-volto: uomini e donne di ogni sorta, entravano e uscivano, ognuno con le proprie faccende da sbrigare. Per Harry e Lara significava il consueto traffico di gente che imperversava nelle grandi città, ma per Sora era una novità, dal momento che non aveva mai visto luoghi del genere.
Visto che il grattacielo era decisamente alto, i tre decisero all’unanimità di prendere l’ascensore, per raggiungere la sommità il più in fretta possibile. S’infilarono nella prima cabina vuota e chiusero le porte, per impedire ai senza-volto di seguirli. Lara premette il pulsante per il piano più in alto, e un attimo dopo l’ascensore iniziò a salire. Per un po’ restarono in silenzio, soffermandosi ad osservare l’ambiente ristretto. L’aria era opprimente, ma confidavano che sarebbe terminata in fretta...
« È alto, eh? » commentò Sora con indifferente ottimismo. Non sapeva come agire in un mondo così strano, così diverso.
« Ho visto di peggio » rispose Lara. « Ho scalato montagne ben più alte di questo palazzo, con le mie sole mani. »
« Caspita » intervenne Harry, decisamente colpito. « E non ti sei mai tirata indietro? »
« Mai. Ormai considero l’avventura la mia stessa vita, e non perdo occasione per muovermi all’aria aperta. È il mio modo per sentirmi viva. »
« Però ogni tanto dovresti pensare a fermarti... »
Crunk!
L’ascensore si era fermato di colpo, a tal punto da far perdere l’equilibrio ai tre compagni. Sora scivolò e finì addosso a Lara, che a sua volta fece cadere Harry. Subito dopo si spense la luce, lasciandoli quasi completamente al buio.
« Cos’è successo? » esclamò Sora, riemergendo dal seno della donna. « Siamo arrivati? »
« No, purtroppo » rispose Lara, controllando il pannello della cabina. « L’ascensore si è bloccato... deve aver avuto un guasto. »
« E come facciamo a rimetterlo in moto? »
« Da qui non possiamo fare nulla, e io non me ne intendo di simili marchingegni. Dovremmo aspettare che qualcuno lo ripari dall’esterno. »
« Aspettate » intervenne Harry, estraendo la bacchetta. « Possiamo provare in questo modo... Reparo! »
Non accadde nulla. L’ascensore rimase immobile, incastrato come prima. Harry guardò incredulo la bacchetta. L’incantesimo non aveva funzionato, eppure avrebbe dovuto... se quella bacchetta aveva fallito, non avrebbe funzionato nient’altro.
« La tua magia ha fatto cilecca, a quanto pare » mormorò Lara. « Allora non ci resta che usare la forza. Qui dice che siamo fermi al trentottesimo piano... se riusciamo ad aprire la porta, possiamo proseguire usando le scale. »
« Fatevi da parte, allora » dichiarò Sora, che sfoderò il Keyblade e lo puntò verso la porta. Con un solo affondo sfondò l’acciaio, aprendo uno squarcio abbastanza grande per passare. Così i tre compagni uscirono, uno dopo l’altro, ritrovandosi al piano che avevano raggiunto.
Era un lungo corridoio, oscurato allo stesso modo della cabina dell’ascensore. In giro non si vedeva nessuno, e ciò non faceva che aumentare il sospetto.
« Qualcosa non va » disse Lara guardandosi intorno. « Dove sono finiti tutti? Inoltre sembra che manchi la corrente. Qualcosa mi dice che è così in tutto l’edificio. Forse un blackout... »
« Credi che sia accaduto qualcosa? » domandò Sora, restando in guardia. « In effetti ho un brutto presentimento. »
« Guardate! » esclamò all’improvviso Harry, indicando verso destra.
Sul pavimento era comparsa una grossa macchia scura, fatta di ombre. Da essa emersero diverse figure, nere come il buio, delle dimensioni di un cane. Erano piccoli esserini neri dalla forma umanoide, con un paio di antenne sulla testa e i grandi occhi gialli, come fari nella notte. Dopo essere emersi fissarono subito lo sguardo sui tre compagni, uno dei quali aveva assunto un’aria sconvolta.
« Dannazione! » gridò Sora, facendosi avanti con il Keyblade. « Sono arrivati anche qui, quei maledetti... non mollano mai. »
« Di che stai parlando? » chiese Harry. « Tu li conosci? »
« Altroché... sono gli Heartless. State attenti, vogliono i nostri cuori... non lasciate che vi prendano! »
Harry e Lara non ebbero il tempo di capire le parole dell’amico, perché le creature nere attaccarono un attimo dopo, in massa. Avanzarono guizzando sul pavimento con rapidità, e in un istante gli erano già addosso. Sora ne distrusse un paio con un fendente, poi si occupò degli altri. I due compagni, incoraggiati, sfoderarono le loro armi e si unirono anch’essi alla lotta. Harry scagliò incantesimi, Lara sparò a raffica in ogni direzione; le loro forze combinate furono sufficienti per eliminare gli Heartless, che in pochi minuti furono annientati.
« È fatta » dichiarò Sora, abbassando il Keyblade. « Sembra che li abbiamo distrutti tutti. »
« Ma che diavolo erano quei cosi? » chiese Lara, del tutto restia ad abbassare la guardia.
« Esseri senza cuore, corrotti dal potere dell’Oscurità. Sono gli Heartless, il mio principale nemico... una minaccia per i mondi protetti dalla Luce. Come custode del Keyblade, ho il dovere di affrontare queste creature per impedire il loro avanzare su tutti i mondi... perché ne provocano la distruzione. »
« Cavolo » esclamò Harry, visibilmente agghiacciato. « Vuoi dire che sono arrivati per divorare questo mondo? »
« Sì, in parole povere » rispose Sora. « Ora capisco che il blackout deve essere opera loro. Hanno spento la luce per diffondere le tenebre, così possono muoversi più facilmente. »
« Fantastico » commentò Lara. « Non bastava la minaccia di quegli uomini senza volto... ci mancavano i mostri venuti dal buio! »
« Allora che facciamo? » chiese Harry esasperato. « Non è prudente restare qui. Dovremmo lasciare il palazzo e tornare per strada. »
« No, è fuori discussione. Ormai siamo arrivati fin qua... tanto vale proseguire. Se dovessimo incontrare altri Heartless, li affronteremo di nuovo. Pensi di farcela, Sora? »
« Naturalmente » rispose il ragazzo battendosi fiero il petto. « Ho eliminato migliaia di Heartless in ogni mondo che ho visitato. Questi qui non saranno certo un problema, per me! »
Come se li avesse attirati con le sue parole, altri Heartless apparvero davanti a loro, emergendo da altri buchi neri formatisi sulle pareti. Stavolta erano più numerosi dei precedenti, cosa che costrinse i tre compagni ad arretrare finché non trovarono una rampa di scale. La imboccarono subito, muovendosi verso l’alto più veloce che potevano. Gli Heartless scomparvero così alla loro vista, dando loro l’idea che non intendessero inseguirli.
Sora, Harry e Lara proseguirono per diversi piani, continuando a percorrere le scale senza mai fermarsi, una rampa dopo l’altra. A un certo punto dovettero fermarsi per riprendere fiato, al pianerottolo del quarantaseiesimo piano. Harry ne approfittò per dare un’occhiata: era un grande spazio aperto, completamente vuoto; non c’erano mobili né arredi di alcun genere. Una serie di oggetti e attrezzi da lavoro poco lontano fece intendere che il luogo era in ristrutturazione, e ciò spiegava l’ambiente vuoto. Ma non vi era l’ombra di operari al lavoro... forse erano fuggiti non appena avevano saputo dell’attacco degli Heartless.
« Qui sembra tutto tranquillo » mormorò Sora, gettando lo sguardo sull’ambiente. « Non vedo l’ombra di nemici. »
« Mai fidarsi delle apparenze » disse Harry, che sfoderò la bacchetta e la puntò verso il vuoto. « Homenum revelio! »
L’incantesimo provocò una leggera raffica di vento, che penetrò la sala e si diresse verso un punto preciso, una grossa colonna in fondo alla sala.
« Qui c’è qualcuno! È laggiù... si sta nascondendo. »
« Ne sei sicuro? » domandò Sora. « Potrebbe essere un senza-volto. »
« No, lo escludo. Avevo già provato quest’incantesimo prima di incontrarti, in mezzo a quella folla di persone, e non aveva funzionato. Pare che non percepisca la presenza dei senza-volto. Chiunque sia, è un essere solido... come noi. »
Si udì uno scatto alle loro spalle. Harry e Sora si voltarono, notando Lara che stava caricando le sue pistole. Subito dopo la donna avanzò superandoli, muovendosi lentamente dentro la sala.
« Non mi farò cogliere di sorpresa, stavolta » dichiarò, puntando le armi verso il punto indicato da Harry. « Fatti vedere, chiunque tu sia! Mostrati a noi! »
Per un attimo regnò il silenzio, ma poi...
« Miao... »
I tre compagni si guardarono confusi.
« Ah, è solo un gatto » disse Sora abbassando la guardia, insieme a Harry.
Ma Lara continuò ad avanzare.
« E io sono la regina d’Inghilterra. Questo vuole prenderci in giro... »
« Miao... miao... »
« È l’ultimo avvertimento! Vieni fuori con le mani in alto, o verremo a prenderti! »
« Miao, miao, miao, mi... coff, coff! »
Lara sparò subito dopo, dritto contro la colonna. Qualcosa emerse da dietro, una grossa figura che si muoveva su due gambe. I gatti non avevano la tosse, e di certo non avevano i piedi. La creatura estrasse una pistola e sparò a sua volta un paio di colpi, sparendo dietro un’altra colonna là vicino. Lara schivò i proiettili con una capriola, inseguendo la direzione dello sconosciuto. Harry e Sora la seguirono a ruota, le armi in pugno, tuttavia non osavano attaccare: nessuno dei due era abbastanza rapido da difendersi da un’arma da fuoco, nonostante il loro potere.
La creatura misteriosa si muoveva rapidamente, spostandosi tra le colonne e rimanendo nell’ombra. Sparava colpi potenti, infatti ogni proiettile riduceva i muri a pezzi. Lara non faceva in tempo a prendere la mira che quello si era già spostato, perciò non faceva altro che sparare in varie direzioni. Anche gli incantesimi di Harry si dimostrarono inefficaci, perché non riusciva a colpirlo.
« Sarà grosso, ma corre come una lepre! » commentò Harry contrariato. « Sora, ho un’idea... lancia di nuovo quel colpo luminoso, inonda tutta la sala! »
Sora annuì e sollevò il Keyblade. Di nuovo l’arma emise una luce abbagliante, che invase l’intera area. Poco lontano si udì un grido, e la creatura si fermò. Ora potevano vederlo, immobile mentre cercava di spostarsi verso la colonna successiva.
« Expelliarmus! »
L’incantesimo di Harry privò l’intruso dell’arma, che cadde a diversi metri di distanza. Lara ne approfittò per avanzare verso di lui, puntandogli implacabile le pistole. I due ragazzi la raggiunsero subito, e finalmente potevano vedere bene il misterioso avversario. A causa del suo aspetto, non poterono fare a meno di assumere un’aria stupita.
Non era un essere umano, o almeno non del tutto. Era un uomo alto dalla pelle rossa, in più aveva una lunga coda e due corna sulla fronte, tagliate quasi completamente. I suoi occhi erano gialli e brillanti, come tizzoni ardenti. Il braccio destro era stranamente più grosso dell’altro, fatto di pietra. Indossava un lungo impermeabile marrone e una cintura completa di strani accessori, tra cui quelli che sembravano sacre reliquie e talismani. Rimaneva fermo sul posto, consapevole di essere sotto tiro. Fissava silenzioso i tre compagni, tenendo le mani alzate.
« Ma chi... che cosa sei? » domandò Lara, continuando a puntare le pistole.
« Buffo » grugnì la creatura, fissando lo sguardo su di lei. « Credevo che ormai lo sapesse tutto il mondo. Forse dormivi, mentre apparivo in televisione. »
« Può darsi, quindi rinfrescami la memoria. Chi diavolo sei? »
« Un diavolo, per l’appunto. Sono Hellboy, agente del BPRD: Bureau della Ricerca e la Difesa del Paranormale. »
Harry e Sora si scambiarono un’altra occhiata stupita.
« Difesa? » ripeté Sora, assumendo un’espressione rilassata. « Allora sei uno dei buoni. Non hai alcuna intenzione malvagia. »
« Proprio così, ragazzino. Ma nemmeno tu mi hai visto in televisione? Eppure la notizia è stata diffusa in tutto il mondo, ormai è di pubblico dominio. »
« Be’, da dove vengo io non c’è la televisione. »
« Perché ti nascondevi? » tagliò corto Lara.
« Per sfuggire a quell’orda di esserini neri che infestano i piani inferiori » spiegò il diavolo. « Continuavano ad attaccarmi e io non avevo munizioni sufficienti per tutti, quindi non ho avuto altra scelta che tagliare la corda. Mi sono fermato qui per recuperare le forze, finché non siete arrivati voi. »
« E hai imitato il verso del gatto per confonderci » concluse Harry. « Devo ammettere che eri piuttosto convincente. »
« Già, adoro i gatti. Ora che ne diresti di abbassare i ferri, pupa? » aggiunse rivolgendosi a Lara. « Vi assicuro che non voglio farvi del male... prima ho semplicemente cercato di difendermi, pensavo che voleste uccidermi anche voi. »
« “Pensavi”? »
« Sì, ormai ho capito che nemmeno voi siete i cattivi. Ho l’istinto per certe cose... nessuno sa fiutare il male meglio di me. E lo credo bene, con l’aspetto che ho... »
Per un attimo tacquero tutti, indecisi sul da farsi. Poi a Harry venne un’idea.
« Dicci una cosa, Hellboy... tu conosci questo posto? O ti sei risvegliato qui all’improvviso senza sapere come ci fossi arrivato? »
Lo sguardo di Hellboy si riempì anch’esso di stupore.
« Buona la seconda, ragazzo » rispose. « Questa città piena di fantasmi e omini neri è ben lontana da qualsiasi cosa abbia mai visto. Non so come ci sono finito, ma non ci tengo a restarci... mi sembra persino peggio dei sotterranei del mausoleo di Rasputin! »
« Allora benvenuto tra noi » disse Sora, facendosi avanti con la mano tesa. « Siamo nella tua stessa situazione. Puoi unirti a noi, se vuoi. Insieme possiamo uscire da questo strano mondo. »
Il giovane aveva agito suscitando lo stupore in tutti i presenti. Soprattutto Lara, dato che non aveva ancora abbassato le armi. Lei pareva non fidarsi ancora, probabilmente a causa dell’aspetto di Hallboy, tutt’altro che rassicurante.
« Se lui sa riconoscere i cattivi, io ho un talento nel riconoscere i buoni » aggiunse Sora, intercettando lo sguardo incredulo di Lara. « Riconosco che Hellboy è uno di noi, quindi possiamo fidarci... e contare su di lui. »
Lara, finalmente convinta, abbassò le pistole, dando modo al diavolo di abbassare le sue mani. Volle subito tendere la sinistra a Sora, per stringergli la mano.
« Gli amici mi chiamano Red » disse sorridendo. « E ora potete farlo, ora che siamo amici. »
« Io sono Sora, Custode del Keyblade. »
« Lara Croft, archeologa. »
« Harry Potter... il mago. »
Hellboy strinse la mano a tutti. Dopodiché, senza perdere altro tempo, il gruppo lasciò il salone e riprese la marcia verso l’alto, insieme al loro nuovo alleato.
   
 
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