Paranoia?
Avanzi a passi
lunghi ma controllati, il corpo teso, il collo rigido nello sforzo di non
voltarti. Drizzi le orecchie, non ti fidi dei tuoi sensi. Non ci sono rumori
nel corridoio buio, le sale perfettamente insonorizzate non lasciano
fuoriuscire nemmeno un lieve sottofondo musicale. Le pareti rivestite di rosso
sembrano stringersi davanti a te, sinistramente illuminate da alte lampade che
non riescono a proiettare la luce fino al pavimento. Solo il movimento
incontrollabile delle dita dentro la tasca della giacca ti tradisce, un tic
involontario che non riesci a fermare.
Tenti di
prendere un respiro profondo, di calmare il cuore che batte come fosse
impazzito. Potresti giurare che qualcuno sta camminando dietro di te,
silenzioso, troppo silenzioso per essere solo un’altra persona che ha scelto di
passare il pomeriggio al cinema e ha bisogno di raggiungere il bagno. Non osi
guardare per vedere chi sia e cosa voglia. Fintanto che non ne hai la certezza,
dentro di te c’è ancora la speranza di essere in errore. Potresti essere sola.
Potrebbe essere la paranoia di tua nonna che finalmente ha deciso di manifestarsi
anche in te.
Uno
scricchiolio.
Ti blocchi per
un istante, un breve istante in cui riesci a percepire il rumore soffocato di
un respiro. Poi riprendi a muoverti, veloce, più veloce, lo sguardo fisso sulla
porta in fondo al corridoio. L’hai quasi raggiunta. Ora sei alla luce, alla tua
destra la rumorosa sala d’ingresso con i negozi e le casse.
“Tutto bene?”
la voce roca di un controllore ti fa voltare di scatto, la mano già sulla
maniglia.
Annuisci, consapevole
di non essere affatto convincente.
Solo quando sei
ormai oltre la soglia del bagno e stai per richiudere la porta osi guardare il
corridoio.
È deserto.
Ho tratto
ispirazione dal prompt-immagine qui riportato, che potete trovare su questo
sito, anche se ho sforato un po’ con le parole.