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Autore: White Queen of Asgard    23/06/2015    2 recensioni
Ormai per i quattro ragazzi tutto era tornato alla normalità.
La solita vita di sempre: università casa, casa università.
Quelle tre ragazze avevano dato una piccola svolta alla loro vita e quell'incidente li aveva cambiati ulteriormente.
Ma, come disse Roger, quello era "solamente l'inizio" e il tutto deve ancora accadere.
* * * * * * * * * *
Seguito di You Don't Need Nobody Else But Me
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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03) YOU JUST GOTTA BE STRONG AND BELIEVE IN YOURSELF, FORGET ALL THE SADNESS BECAUSE LOVE IS ALL YOU NEED
20/02/1973

Ormai le vacanze erano finite e l'università era ricominciata.
La cosa migliore da fare in una giornata di sole era uscire di casa per poi andarsi a rifugiare in un negozio di dischi, o almeno così la pensava John. La sua giustificazione era che il freddo ancora non se n'era andato.
In quel vecchio negozio impolverato si trovavano dischi, strumenti e chi più ne ha più ne metta. Era uno di quei posti in cui il ragazzo si sentiva bene.
Forse erano le canzoni che giravano sul jukebox, forse l'atmosfera che creavano i polverini visibili nei pochi raggi di sole che riuscivano a passare attraverso gli strumenti esposti in vetrina, forse il semplice fatto che amasse la musica. Qualcosa doveva pur essere, ma neanche John sapeva cosa fosse.
"All you need is love, love, love is all you need" fu la prima cosa che sentì appena entrato.
Alcuni di voi penserebbero che il fatto che sul jukebox girasse proprio quella canzone sia stato un segno del destino mentre altri che sia stata solo una semplice coincidenza riguardo a ciò che nessuno avrebbe immaginato potesse accadere. 
Si mise a frugare sotto la lettera 'B' per cercare l'ultimo disco dei Beatles che gli mancava per completare la sua collezione, il White Album.
Finalmente lo trovò ma nello stesso istante in cui lo afferrò un'altra mano fece lo stesso.
John alzò di colpo lo sguardo ma non riuscì a tenerlo alto di fronte a quegli occhi verdi che lo stavano fissando.
"Oh scusa, prendilo tu" disse la ragazza dagli occhi verdi mollando la presa con un sorriso sulle labbra che fece arrossire il ragazzo.
"N-No no, figurati. Tienilo" furono le uniche parole che riuscì a spiaccicare, dopodiché uscì dal negozio, o piuttosto scappò.
Passò qualche giorno e ormai John aveva dimenticato quella ragazza.
Decise di tornare al negozio per tentare nuovamente di comprare quel disco tanto atteso e finalmente lo trovò.
Uscendo passò davanti al negozio di fumetti dentro al quale non era mai entrato e vi lascio immaginare chi vide.
Ancora lei. Stava frugando fra una pila di fumetti e, approfittando del fatto che fosse così concentrata nella sua ricerca, John si mise a guardarla.
La ragazza prese il fumetto e alzò lo sguardo facendo fare al ragazzo la figura peggiore di tutta sua vita.
Appena John si accorse che la ragazza l'aveva visto si smaterializzò cominciando a correre verso casa.
L'altra uscì dal negozio con la sola intenzione di salutarlo ma ormai sarebbe stato inutile cercarlo nei dintorni.
 
* * * * * * * * * *
 
Passarono giorni ma questa volta John non riuscì a togliersi la ragazza dalla testa e, quando venne invitato da Freddie per un the, quest'ultimo se ne accorse.
"Tesoro, vuoi lo zucchero?" chiese con il vasetto in mano ma non ottenne nessuna risposta da parte dell'amico.
"John! Lo zucchero!"
"Si! Si, cosa?!" urlò agitandosi e rovesciando qualche goccia di the sul divano.
"Dai, mi hai rovinato il divano!"
"Oh, scusami. Aspetta vado a prendere qualcosa, tu stai qua" Si scusò in modo abbastanza umile e andò a prendere un panno dalla cucina.
"Lo vuoi 'sto zucchero o no?" insistette Freddie. 
"Si, grazie" rispose con la sola sensazione di essere un casinista.
"Latte?" Ancora nessuna risposta.
Il ragazzo si innervosì e gli strappò la tazza di mano per evitare che facesse altri casini, si sedette sul tavolino piazzandosi davanti a lui e cominciò a fissarlo negli occhi.
"Caro mio, tu hai una cotta per qualcuno" disse con uno sguardo da investigatore.
"Come?! No, ma che dici! Ti pare?!" rispose cominciando a sudare.
"Certo, ti credo come ti crederei se mi dicessi di aver tirato un pugno a Roger. Dai, chi è? Racconta un po'"
"Ti odio quando fai così. Comunque..." John si rassegnò e comincio a raccontare.
"Ottengo sempre ciò che voglio, dolcezza. Continua pure" rispose ridendo.
"Qualche settimana fa sono andato al negozio di dischi, quello di fianco a casa mia, per comprare il White Album"
"Uh, poi prestamelo!"
"Si, ovvio. Dicevo... Ci ho appoggiato la mano ma anche questa ragazza l'ha fatto. Le ho detto che poteva tenerlo lei e poi..."
"Poi? Poi? Poi? L'hai invitata a casa?"
"No, be'... poi... si, sono uscito!"
"Come sarebbe a dire che sei uscito?! Ma l'hai vista ancora?"
"Si, qualche giorn-"
"Aspetta, ma quindi mi stai dicendo che il White Album non l'hai preso?" chiese non un po' di delusione. 
"Stavo dicendo che l'altro giorno sono tornato al negozio e l'ho comprato. Ho rivisto quella ragazza tornando a casa. Era al negozio di fumetti e io-"
"Sei scappato di nuovo, vero?"
"Me ne sono solo andato!"
"Si, immagino che te ne sia 'andato' correndo perché avevi paura che se fosse uscita avrebbe voluto parlarti"
"Ma-"
"E credo che andarsene correndo per paura di qualcosa si possa riassumere in 'scappare', tesoro"
John lo fissò come se fosse un alieno poiché era riuscito ad indovinare tutto e, a questo punto, cominciò a disperarsi.
"E ora che dovrei fare...?"
"Be', nel caso dovessi rivederla, e io sono sicuro che tu la rivedrai perché è destino, fermati a parlarle. Ma devi farlo John. Prometti"
"...Prometto"
"Anzi, giura"
"Devo proprio?"
"Si, altrimenti ci vado a parlare io"
"Ma se neanche sai che facc-"
"Giura!"
"E va bene, lo giuro!"
"Ma come si chiama?"
"E-Emm... Non lo so..."
"Neanche questo hai chiesto? Chiedile almeno questo!" gli disse, o piuttosto gli ordinò, ridendo.
Finalmente riuscirono a bere quel the ormai freddo ma i dubbi cominciarono a tormentare ancora il povero John. 
"Freddie, non ce la posso fare"
"Ti fidi di me? Ti fidi se ti dico che ce la fai?"
"Si, ma... sono troppo timido, Fred. Troppo timido e nervoso, ecco cosa sono. Tutti mi hanno sempre detto che avrei dovuto cambiare ma io non ci riesco. Ci ho provato, ma è veramente impossibile" rispose trattenendo delle lacrime di disperazione. 
"Allora, ascoltami" disse Freddie fissando John negli occhi per ottenere la sua attenzione.
"Devi solo essere più sicuro di te. Non devi cambiare, non devi diventare uno come Roger che va in giro a provarci con tutte, per capirci. Si, be'... Andava in giro a provarci con tutte. Sono tutte stronzate quelle che ti hanno detto. Tu sei un ragazzo a posto. Ne conosco pochi come te e sono queste le persone di cui ci si può fidare veramente. Quindi non devi cambiare, devi solo credere in te stesso e trovare le persone giuste"
John non riuscì più a trattenere le lacrime e si sfogò del tutto.
"Grazie, Freddie"
"Dai John! Sei il mio migliore amico, non posso vederti ridotto così!" disse il ragazzo regalandogli un abbraccio che non fece altro che far scendere altre lacrime dagli occhi di John.
La scena avrebbe potuto sembrare alquanto strana ma era uno di quei pochi momenti in cui John riusciva a sfogarsi veramente. 
"Ce la farai Johnny" disse sapendo che odiava quel soprannome.
"Si, ma smettila di chiamarmi così" rispose ridendo e liberandosi dall'abbraccio dell'amico.
 
* * * * * * * * * *

Alcuni giorni dopo, finite le lezioni, John si fermò nella biblioteca dell'università per studiare, ed ecco di nuovo la ragazza. Il suo momento arrivò. Era la sua unica opportunità per parlarle.
La ragazza stava leggendo un libro e John le si avvicinò facendo un giro molto più largo del dovuto. Quando fu dietro di lei notò che non stava affatto leggendo il libro, ma dentro a quello c'era il fumetto che aveva comprato alcuni giorni prima.
Il ragazzo aprì la bocca ma non ebbe il coraggio di farne uscire dei suoni.
Passarono cinque minuti buoni, durante i quali continuò a camminare avanti e indietro cercando in qualche modo di liberarsi dell'ansia, prima che tutto ciò che Freddie gli aveva detto gli tornò in mente.
Si chinò fino ad arrivare circa alla spalla della ragazza e cominciò a fissare il fumetto.
"Non sapevo facessero studiare queste cose" disse sapendo che ormai non poteva più tornare indietro.
Lei chiuse il libro e si voltò di colpo, centrando in pieno l'occhio del ragazzo con una ciocca di capelli. John si alzò con una mano sulla parte colpita.
"Mio dio. Mi hai spaventata" disse "Emm... Ti ho fatto male?"
"No no, non preoccuparti" rispose l'altro continuando a sfregarsi l'occhio rosso che ormai lacrimava. "Comunque scusami, non-"
"Aspetta un attimo. Io ti ho già visto" lo interruppe strizzando gli occhi.
"Si, al... al negozio di dischi" suggerì. 
"Ah si, ecco!" disse alzando la voce, probabilmente, un po' troppo, dato che le arrivò un richiamo.
"E poi non eri anche di fronte al negozio di fumetti?"
"Si... si ero io" rispose arrossendo.
"Ero uscita per salutarti ma poi sei sparito"
"È che... andavo abbastanza di fretta"
"Oh, capisco. E com'è che ti sei fermato lì se andavi così di fretta" chiese la ragazza creando in John il desiderio di sprofondare nel pavimento, di raggiungere il nucleo della terra e di bruciare scomparendo dalla faccia del pianeta. 
"Perché... sai, a non molte ragazze piacciono i fumetti e mi sembrava... strano, ecco"
"Ah si, certo" rispose abbastanza divertita "tu leggi fumetti?"
"Non molto, non mi piace più di tanto"
"Hai mai letto Iron Man?" chiese indicando il fumetto dentro al libro.
"No, ho letto solo qualcosa di Thor"
"Un parere?"
"Mi è piaciuto abbastanza"
"Hey, ti svelo un segreto..." disse la ragazza facendo avvicinare John, che arrossì leggermente, e abbassando la voce "preferisco Loki a Thor"
"Preferisci il cattivo?"
"Si, è strano" Rispose cominciando a ridere.
-"Ma come si chiama? ...Chiedile almeno questo!"- Gli tornarono ancora in mente le parole di Freddie e si ricordò di chiederle il nome.
"Come... come ti chiami?"
"Oh, che sbadata, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Roberta, ma chiamami pure Roby" disse porgendo la mano al ragazzo.
"John" Rispose l'altro dando la mano alla ragazza e arrossendo per l'ennesima volta.
"Che ne diresti se... andassimo a mangiare qualcosa insieme? C'è un bar qua vicino e il cibo è buono" chiese John raccogliendo tutto il coraggio che aveva in sé.
"Certo! Fammi mettere a posto qua"
Il ragazzo non poteva crederci.
Era riuscito a invitarla a mangiare con lui.
Ma d'altra parte, era solo riuscito a credere in sé stesso.



Angolo della Queenie:
Viva i titoli chilometrici. Sono riuscita un capitolo dopo una settimana esatta! (Non succederà mai più)
Comunque, amo il discorso fra Freddie e John *-* (la modestia)
Fortuna che mi sono ricordata di Keep Passing The Open Windows, altrimenti non so che titolo mi sarebbe venuto fuori XD
Va be', al prossimo capitolo! (E chissà che succederà con Johnny)
  
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