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Autore: Valerie Leyl Alekxandre    24/06/2015    14 recensioni
Come già qualcuno sa, questa Long-Fic è nata come NaLu Week, ma ho deciso di trasformarla in base alle mie esigenze e a quelle dei lettori in una Long.
Ringrazio gaia21 che senza di lei non avrei mai cominciato a scrivere questa long.
Spero possa piacervi quello che la mia mente ha dato origine.​
*§*§*§*
Lucy è una normale ragazza condannata a vivere una vita infelice sin dalla nascita.
Orfana di genitori e cagionevole di salute, si ritrova ad affrontare tante sventure nel corso della sua vita, finché è una delle sue stesse sventure a farle conoscere l'amore di una famiglia e l'amore della sua vita.
*§*§*§*
Un bacione a tutti e che la lettura sia di vostro gradimento!
[REVISIONE IN CORSO]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo I. Salvation

**❤**
Il suono della sveglia cominciò a diventare decisamente insopportabile e irritante, talmente tanto da costringerla a buttare pigramente l'aggeggio giù dal tavolino, interrompendo in questo modo il frastuono che proveniva da quel maledetto apparecchio.

Al silenzio improvviso che si propagò nella stanza a quel gesto, sospirò di sollievo pronta per tornare a riposarsi, ma non poté cantare vittoria troppo presto poiché il suo cellulare prese a squillare quasi subito dopo: era la sveglia di riserva.

A quel punto la ragazza aprì gli occhi di scatto e si scoprì dal lenzuolo per afferrare il suo telefonino, guardare lo schermo e tastarlo per far finire il prima possibile quel fastidioso suono. A operazione conclusa, posò il suo telefono dove lo aveva preso e si alzò grattandosi la testa, scombinandosi ancora di più i capelli già divenuti un cespuglio dal colore giallo.

Come tutti i giorni si alzò per cominciare a camminare verso il bagno sistemandosi la canottiera ormai quasi del tutto ripiegata verso l'alto e i pantaloncini che durante la notte si erano storti e abbassati.

Arrivata in bagno si mise davanti allo specchio del lavabo guardandosi per poi sbuffare dopo aver notato come erano ridotti i suoi capelli, così prese la spazzola e cominciò a pettinarli, nell'intento di farli ritornare lisci per poi legarli e potersi lavare il viso.

Tutte le volte che alla mattina si guardava allo specchio, per come si ritrovava le sembrava di aver combattuto la terza guerra mondiale. Ogni volta non poteva fare a meno di chiedersi cosa faceva mentre dormiva.

Dopo aver finito di lavarsi ritornò in camera dirigendosi verso l'armadio per prendere i suoi vestiti: aprì le ante del mobile e tirò fuori dagli scomparti ciò che avrebbe indossato. 

Quel giorno non avrebbe dovuto lavorare perciò ne avrebbe approfittato per andare a fare quel poco di spesa che si poteva permettere.

Ripiegò il suo "pigiama" e dopo aver fatto il letto, lo ripose assieme al cuscino dentro l'armadio, dopo di che con una spinta fece scorrere il letto fino a farlo comparire all'interno del mobile, chiunque lo avrebbe scambiato per un enorme cassettone.

Una volta messo via il letto, si girò portandosi le mani ai fianchi cominciando a guardare la stanza per vedere se tutto era al proprio posto. L'appartamento era molto piccolo, composto solamente da un bagno e una cucina unita ad una stanza, la quale faceva sia da camera da letto che da piccolo salottino.

Le pareti un tempo bianche, ormai erano completamente grigie, nonostante l'appartamento fosse tenuto molto pulito, i mobili e tutto il resto erano malconci, probabilmente corrosi dal tempo.

La ragazza si legò il maglione alla vita e prese il suo telefono per poi riporlo dentro la sua borsa, da cui tirò fuori le chiavi che le sarebbero servite per chiudere la porta di casa.

Prima di chiuderla diede un ultima occhiata all'orologio per vedere che ore erano dato che non poteva permettersi di perdere il pullman, dopotutto abitava lontano dal centro, dove abitava lei non c'erano negozi aperti in cui poter andare a prendere qualcosa da mangiare.

Quasi sbiancò quando vide quanto fosse tardi, meno di dieci minuti  e il pullman sarebbe arrivato alla fermata.

<< Dannazione! >> si lasciò sfuggire in tutta fretta: doveva muoversi poiché la fermata non era sotto casa.

Chiuse la porta sbattendola per poi infilarci dentro la chiave e girare la serratura, la tolse subito dopo e cominciando a correre giù per le scale ripose le chiavi e si sistemò la borsa, con un salto saltò gli ultimi due gradini della scala per poi raggiungere l'altra rampa di scale. Continuò così per altri due piani per poi giungere al portone malconcio del condominio.

Lo aprì schiacciando prima l'interruttore e poi tirò la maniglia dopo di che diede un paio di calci alla porta e un'altra tirata di maniglia, riuscendo ad aprire il portone in fretta: seppur strambo, quello era l'unico modo più veloce che conosceva per aprirlo.

Si ritrovò subito dopo in mezzo alla via. svoltò a destra cominciando a correre prendendo la direzione che l'avrebbe portata alla sua fermata.

Ancora poco e l'avrebbe raggiunta decise quindi accelerare quando sentì il clacson del pullman, il quale sicuramente era stato suonato da quell'autista mezzo pazzo a cui piaceva suonare al semaforo rosso.

Per la prima volta si ritrovò a ringraziare quel vecchio matto, almeno così l'uomo le aveva garantito che sarebbe arrivata in tempo alla fermata, svoltò giusto in tempo a sinistra giungendo davanti al pullman.

La fermata era a dir poco disastrosa, ormai senza più la tettoia, portata via sicuramente dai barboni o dai ragazzi poco di buono, le panchine erano arrugginite e le parti in legno ormai quasi totalmente mancanti: di conseguenza era quasi del tutto impossibile sedersi, ma la cosa non aveva mai turbato la ragazza poiché quasi sempre arrivava giusto in tempo per salire sul pullman, cosa che accadde anche quel giorno.

Lo sportello del pullman si aprì facendo così salire la ragazza, questa timbrò subito il suo biglietto salutando il vecchio alla guida, dopo di che si andò a sedere, evitando di andare a finire infondo, dopotutto non voleva incontrare nessuno che l'avrebbe messa nei guai.

Il viaggio sarebbe durato circa un quarto d'ora, perciò si sedette vicino ad un finestrino e strinse i manici della borsa portandola contro la parete del pullman, poco più in basso della finestra di vetro: non voleva che in qualche modo gliela rubassero.

Neanche cinque minuti dopo il pullman si fermò facendo salire proprio le persone che non voleva incontrare, a quel punto si girò verso il finestrino nel tentativo di non farsi riconoscere.

Tre ragazzi impregnati dell'odore di erba fecero capolino sul pullman, i quali cominciarono ad incamminarsi verso il fondo del veicolo guidati dai loro schiamazzi e dalle loro risate, la ragazza chiuse gli occhi e strinse con tutta la forza che aveva, le palpebre, pregando mentalmente che quei tre non l'avvistassero.

Trasse un sospiro di sollievo quando i tre superarono il posto dove era seduta lei, andandosi a sedere infondo, continuando a fare cose che di certo lei voleva evitare sia di fare che di vedere.

Arrivata in centro scese dal pullman con tranquillità, i tre di poco prima era scesi quasi subito dopo che erano saliti, lasciandola così indisturbata sospirando di sollievo quando li vide andar via.

Le vie principali erano affollate, ed era normale, il centro era sempre stato affollato e lo era ancora di più durante i giorni festivi.

Quel giorno sarebbe andata al centro commerciale, almeno lì avrebbe trovato sicuramente qualcosa di utile.

Una volta arrivata si diresse quindi al supermarket entrandoci subito dopo, cominciò a girovagare per i vari scomparti alla ricerca di cibo in scatola, unica cosa che era in grado di cucinare, altro non sapeva fare, forse qualche fetta biscottata con la marmellata, ma non di più.

Quando avvistò lo scomparto giusto, si avvicinò nell'intendo di prendere della marmellata, ma naturalmente era fin troppo in alto per lei.

"Uffa" sbuffo alzandosi sulle punte e portando una mano in alto nell'intendo si raggiungere la confezione. Però con le dita riuscì non riuscì a fare altro che sfiorarla giusto per spingerla più lontano, facendola inevitabilmente sbuffare dal nervoso. 

"E che cavolo" continuò a rimanere sulle punte saltellando più volte finché ad un certo punto non prese una storta perdendo l'equilibrio. 

Chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un urlo, pronta a cadere a terra tirandosi assieme giù lo scaffale e così tutto quello che c'era sopra con lei, ma la catastrofe prevista non avvenne poiché qualcosa l'afferrò giusto in tempo evitandole di schiantarsi al suolo come un sacco di patate seguito da altre patate volanti.

Riaprì quindi gli occhi rendendosi conto solo in quel momento che qualcuno la stava chiaramente tenendo dalle braccia, sentiva benissimo due mani calde tenerla saldamente per gli avambracci.

Queste con una tirata la rimisero in piedi issandola verso l'alto, permettendole di vedere chi l'avesse salvata dal sfracellarsi al suolo.

Subito due occhi color smeraldo erano fissi su quelli color cioccolato di lei, la quale in seguito rimase incantata dal raggiante sorriso del ragazzo che fino a poco prima la stava sostenendo.

<< Tutto a posto? >> chiese lui preoccupandosi: poco prima aveva visto la ragazza tribulare con la marmellata mentre prendeva la storta e siccome in quel momento si trovava a pochi passi da lei, non poté evitare di non prenderla al volo.

<< Si >> gli rispose lei spostando tutto il suo peso sull'altra gamba: la storta le aveva fatto abbastanza male, ma non era nulla di grave. Però il fatto che stesse per cadere addosso ad un ragazzo in quel modo l'aveva fatta vergognare molto.

<< Devi fare più attenzione, mi stavi per cadere addosso >> rincarò la dose lui facendola imbarazzare ancora di più, mentre s'apprestava a sorriderle nuovamente per poi guardare in alto e prendere la confezione di marmellata -Dovevi prendere questa giusto?- 

La ragazza annuì un po' rossa in volto per poi prendere il prodotto farfugliando un -Grazie- impacciato, dopo di che lo pose nel cestino leggermente stizzita e cominciare a dirigendosi da un'altra parte lasciandolo solo: non poteva sopportare un secondo di più l'immagine di lei che cadeva addosso a un tizio dell'altro sesso. Era troppo imbarazzante!

A quel punto si lasciò sfuggire una leggera risatina, quando ripensò al buffo colore di capelli che possedeva quel ragazzo: la facevano ridere, eppure, nonostante i capelli rosa, lo trovava molto carino.

Una volta finito di prendere ciò che le serviva, sbuffò sonoramente quando si ricordò che il pullman quel giorno sarebbe passato solo qualche ora più tardi nel pomeriggio: la domenica era il giorno peggiore per gli orari del mezzo che l'avrebbe dovuta portare a casa.

Decise allora di andare al parco e sedersi su una delle panchine in ferro per poter mangiare un panino per riempirsi un minimo la pancia.

Cominciò ad incamminarsi: il parco era molto lontano, ma non così tanto quanto casa sua, in pullman ci voleva solo un quarto d'ora ma a piedi circa un ora e mezza e tenendo presente che di domenica le strade erano ancora più affollate, almeno più di un paio d'ore le sarebbero servite per raggiungere casa.

Giunse all'entrata del parco: unico luogo dove poteva andare indisturbata a respirare un minimo di aria fresca, pulita, lontano dagli eccessivi rumori delle strade e delle macchine.

Si sedette ad una panchina coperta dall'ombra di un paio di alberi lì vicino, posò la busta della spesa accanto a sé per poi cominciare a rovistarci dentro alla ricerca del pane.

Finito di mangiare e vedendo che era troppo presto, decise di fare una passeggiata, magari lo schiamazzare dei bambini le avrebbe tirato su il morale, anche se ne dubitava fortemente.

Non aveva amici o parenti che potessero aiutarla nella situazione in cui era ormai già da un paio d'anni: la vita le aveva regalato solo brutte cose, ed in più la malattia che da sempre si portava dietro la stava mettendo sempre più in difficoltà dato che i farmaci che doveva prendere erano costosi e lo stipendio che prendeva era molto povero.

Con tutti i problemi che aveva affrontato e che ancora arrivavano, Lucy ormai non si aspettava più niente di bello dalla sua vita.

Senza che neanche se ne accorgesse si fecero già tardi: doveva cominciare ad andare, o avrebbe perso il pullman e non le andava di aspettare altre tre ore per prendere l'ultimo. Non poteva però permettersi di correre più del dovuto: aveva già corso qualche ora prima ed era stato anche troppo, non poteva rischiare di aggravare la sua situazione per sforzi inutili, perciò non poteva far altro che cominciare ad incamminarsi prima.

Arrivò con una decina di minuti di anticipo alla fermata e ringraziò il cielo che la fermata non fosse come quella che aveva vicino casa, almeno poteva evitare di aspettare il vecchio pazzo al sole.

I minuti passavano lenti e Lucy si ritrovò a pensare all'incontro che aveva fatto ore prima: il ragazzo era stato davvero gentile con lei, le aveva impedito di cadere a terra, si era preoccupato per anche se erano due perfetti sconosciuti e l'aveva anche aiutata, sinceramente non aveva incontrato qualcuno di così gentile, dato che con lei, a parte i medici, nessuno le si era mai rivolto in modo gentile.

Sorrise quando si ricordò di come il ragazzo le aveva sorriso.

Il rumore della portiera del pullman la risvegliò dai suoi pensieri, si alzò, prese il suo biglietto e lo timbrò salutando come suo solito il vecchio autista per poi andarsi a sedere dove si era messa qualche ora prima.

Stringendo la busta della spesa tra le braccia, appoggiò la testa sul finestrino chiudendo gli occhi ritornando a pensare a quel pittoresco incontro: lui che la salvava da... beh la salvava. Si lasciò sfuggire una risatina, ma ciò non durò molto: dopotutto era sicura che lei e quel ragazzo dai capelli rosa non si sarebbero più incontrati, anche se di certo non le sarebbe affatto dispiaciuto rivedere quel radioso sorriso, quello che per qualche attimo l'aveva fatta andare in tilt solamente guardandolo. 

Decisamente, le sarebbe piaciuto sapere che tipo fosse, quali altri aspetti aveva oltre che ad essere gentile con le ragazze in difficoltà. Chissà, magari non era ciò che si stava immaginando, forse era solo uno di quei playboy in grado di fare il doppio gioco per conquistare qualche ragazza ingenua come lei. Eppure per quel poco che aveva avuto l'occasione di "parlarci" non gli era affatto parso un tipo di quel genere.

Era curiosa, ma quella era una curiosità che presto sarebbe scomparsa. Però di diede comunque mentalmente della stupida per non avergli chiesto neanche come si chiamasse, almeno quello avrebbe potuto soddisfare la sua fame di curiosità.

Sospirò riaprendo gli occhi per guardare la strada, ma a cosa sarebbe servito davvero chiedergli il suo nome? Di certo non avrebbe migliorato le sue condizioni, non le avrebbe reso più bella la vita. Era solo un ragazzo come un'altro che aveva destato la sua curiosità di donna, nulla più.

Uno strano schianto la fece sussultare e voltarsi verso il finestrino opposto dell'autobus, e successe tutto in un attimo: subito vide un'auto cappottare verso il bus, deviarlo e l'ultima cosa che vide furono i finestrini infranti volare, persone con lei urlare e rimanere sospese mentre l'autobus girava.

Solo il ricordo di lei che veniva salvata al supermarket la stimolò a chiedere a chiunque ne avesse il potere di sentire di nuovo quelle braccia portarla in salvo nonostante sapesse che ciò sarebbe stato impossibile.

**❤**

Il suono della sirena fu ciò che la fece risvegliare, sentì subito dolore alla testa e un enorme calore avvolgerla. Cercò di alzarsi, ma notò solo in quel momento che il pullman si era rovesciato su un lato, proprio dalla parte dove si era seduta.

Sentì la guancia bruciare: aveva dei cocci di vetro sul viso e sul lato destro del suo corpo, inoltre la guancia era appiccicosa a contatto con l'asfalto probabilmente a causa del sangue delle ferite che era sicura di avere anche in faccia, solo poco più tardi, quando ebbe modo di realizzare il tutto che un sedile la stava schiacciando contro il suolo senza permetterle di muoversi.

Sentiva chiaramente lo scoppiettare del fuoco crepitare vicino a lei e il calore farle male gli occhi e il viso mentre il fumo provvedeva a farla tossire. Con il fuoco ad incitarla a scappare, il panico prese il sopravento facendole sgranare gli occhi facendo si che fosse inevitabile che l'agitazione i aggiungesse alle sue pene: il veicolo sarebbe esploso da un momento all'altro se le fiamme sarebbero andate in contatto con il serbatoio, perciò doveva sbrigarsi se voleva rimanere in vita.

Ma l'agitazione non fece che peggiorare le cose, e lei ne era pienamente consapevole.

Tu-tum

Non era buon segno, almeno per lei, che riuscisse a sentire il battito del suo cuore e di conseguenza a sentire il suo respiro divenire sempre più affannoso. Le palpitazioni pian piano cominciavano ad aumentare di velocità, e a quel punto Lucy cominciò a spingere il sedile per liberarsi, ma era incastrato e il panico la stava divorando.

Tu-tum Tu-tum

La gamba non le rispondeva più, non poteva muoverla e non seppe dire se fosse per il dolore lancinante o perché fosse incastrata. Ma il cuore non faceva altro che battere all'impazzata, con il suo rumore rimbombarle fin nelle orecchie come mai l'aveva sentito prima.
Se l'esplosione imminente non l'avrebbe uccise, ci avrebbe pensato il suo cuore.

Tu-tum Tu-tum Tu-tum

La vista cominciò ad appannarsi e le urla della gente, lo scoppiettare del fuoco, il suono delle sirene e il rumore dell'acqua che doveva essere degli idranti dei pompieri, cominciava a non sentirli quasi più. Cominciò a picchiare il sedile che le stava addosso con tutta la forza che poteva mentre la disperazione più totale le faceva sgorgare copiosamente le lacrime dagli occhi.
Cominciò a sentire le palpebre più pesanti e il cuore per scoppiare: probabilmente i farmaci presi qualche ora dopo pranzo che avevano il compito di stabilizzarlo, avevano causato l'effetto opposto quando l'adrenalina aveva cominciato a scorrere all'impazzata dentro di lei, sicuramente anche la forza d'urto che l'aveva sbattuta a terra aveva avuto la sua parte.

Tu-tum Tu-tum Tu-tum Tu-tum

All'improvviso delle urla la ridestarono come se l'avessero svegliata poco prima di cadere in un sonno profondo -Ehi! C'è ancora qualcuno?!- la voce di quello che doveva essere un soccorritore le arrivò quasi subito chiaro alle orecchie, un calore benigno e una bella sensazione le si insinuarono nel petto.

Presa dalla speranza cercò di tenersi cosciente. Cercò di urlare per farsi trovare scoprendo però di avere la gola secca e bruciante, e invece di riuscirci, dalla bocca le uscì solamente un lievissimo -Sono qui!- mentre sentiva imminente l'arresto cardiaco.

Un accenno di sorriso le affiorò stanco quando il sedile sopra di lei venne spostato seppur con difficoltà. La vista ormai era quasi totalmente appannata, e il calore di certo non migliorava le cose, eppure riuscì comunque a riconoscere quel ragazzo dai capelli rosa con la divisa da vigile del fuoco prenderla in braccio mentre il cuore le cedette all'ultimo respiro.

<< Grazie >> sussurrò così piano che fu certa che non l'avesse sentita, mentre il sorriso le si allargava lentamente seguendo il movimento delle palpebre che si abbassavano: chiunque avesse avverato quel suo strano desiderio, ormai possedeva la sua più profonda gratitudine.

Con il dolore al petto divenire insopportabile e il respiro mancarle definitivamente, strinse con la mano l'uniforme del vigile del fuoco per poi lasciarsi in preda a quella sofferenza che sentiva sarebbe finalmente finita. 

Dopo di che, il buio.

**❤**

<< Oi Natsu! Ti sei dimenticato di comprare la salsa! >> un ragazzo uscì dalla cucina lanciando un panino in testa ad uno dei suoi colleghi intento a dormire tranquillo spaparanzato sul divano del salotto.

Il diretto interessato si svegliò di colpo cominciando a guardarsi attorno notando solo in seguito il panino a terra. Ignorando la presenza di Gray, prese il pane da terra e capì solo in quel momento chi lo aveva svegliato. Sbuffando innervosito si voltò a guardare il collega con uno sguardo scocciato.

<< Che diamine vuoi?! >> chiese allora alzandosi cominciando subito dopo a dirigersi verso colui che lo aveva svegliato.

<< Stamattina hai dimenticato di comprare la salsa barbecue! Secondo te come cazzo facciamo la grigliata senza la salsa?! >> Gray di risposta diede una testata a Natsu, il quale ignorando il lieve dolore ricambiò tenendogli testa con la propria.

<< Nessuno mi aveva detto di comprarla! >> urlò quasi ringhiando l'altro.

<< Ma sei scemo o cosa?! Se si fa una grigliata è normale che c'è da comprare la salsa! -Rispose poi Gray smettendo di lottare giusto il tempo di notare che non aveva più la camicia a coprirgli il torso ormai nudo.- Dannazione! >> imprecò poi scomparendo in cucina: tutti erano a conoscenza della sua mania inconscia di svestirsi.

Natsu sbuffò, e vedendo l'amico scomparire in cucina si massaggiò il viso stanco, dopo di che si mise le mani in tasca e svogliato uscì dalla caserma per prendere un po' d'aria. Se mentre era in giro gli sarebbe venuta voglia, sarebbe andato a comprare quella maledetta salsa.

Cominciò quindi a camminare per le vie, pian piano cominciando ad inoltrarsi in quelle più affollate e sospirò quando si ritrovò davanti l'unico centro commerciale aperto della città. Decise di entrare, tanto che era lì avrebbe approfittato della situazione per comprare quello che il suo collega di lavoro, non che amico di infanzia, gli aveva chiesto.

Quando entrò al supermarket cominciò a girare per i corridoi finché non gli cadde l'occhio su una figura dai lunghi capelli biondi intenta a prendere qualcosa su uno scaffale molto più alto di lei.

La cosa era un po' buffa, ma non ci fece molto caso, poiché avvistò proprio vicino alla ragazza la salsa che doveva prendere. Il tempo di avvicinarsi che la ragazza accanto a lui si lasciò sfuggire un grido: la vide cadergli addosso e non poté far altro che lasciare la salsa e afferrare quella bionda. Gli sembrò talmente fragile quando le cinse quegli avambracci così morbidi e sottili. Dopo di che la risistemò in piedi. 

<< Tutto a posto? >>

<< Si >> gli rispose lei spostando il peso sull'altra gamba: evidentemente si era fatta male, ma da come gli aveva risposto dedusse che non fosse nulla di grave.

<< Devi fare più attenzione, mi stavi per cadere addosso >> a quelle parole, le prese la confezione di marmellata che non era riuscita a raggiungere e gliela porse << Dovevi prendere questa giusto? >>

La sconosciuta annuì, e gli venne da sorridere nel vedere il suo imbarazzo concentrarsi nelle sue guance facendole diventare rosse << Grazie >> disse lei mettendo a posto nel suo cestino il prodotto e poi andare via il prima possibile.

Ridacchiando, Natsu prese ciò per cui era venuto lì, e dopo averlo pagato, si diresse in caserma col pensiero del rischio di ricevere una chiamata mentre si trovava lontano dalla sua postazione di lavoro.

**❤**

Quando tornò, vide ancora Gray trafficare col barbecue e, volendo restituire il gesto generoso con cui lo aveva svegliato il suo amico, gli lanciò in testa il barattolo, beccandolo in pieno.

Non ci volle molto affinché Gray capisse, infatti raccolto il barattolo si girò guardandolo con uno sguardo omicida << Brutto bastardo! >>

Natsu invece scoppiò a ridere, cosa che s rivelò controproducente poiché a causa di ciò non poté vedere il barattolo che il collega gli aveva rilanciato.

Bastò quel poco affinché che anche gli altri componenti della caserma cominciarono a lanciarsi il cibo, scatenando la solita rissa pomeridiana.

Il tempo volò e solo quando l'allarme suonò che osarono interromperli qualche ora più tardi: un incendio era divampato in una zona poco più lontana dal centro a causa di un incidente stradale.

<< Gray! >> bastò quel richiamo, e i loro sguardi si incrociarono seri e decisi prima di dirigersi al piano di sotto alla velocità della luce: sin da quando avevano cominciato a lavorare tra i vigili del fuoco, i due si erano sempre mossi nella stessa squadra, e ciò aveva conferito a loro una grande intesa.

Raggiunti i loro rispettivi armadietti, tirarono fuori da essi le loro tute, le indossarono velocemente per poi prendere ognuno un casco e correre verso l'Auto Pompa Serbatoio.

Assieme a loro salirono anche altri tre uomini, gli altri invece sul secondo A.P.S.

Accese le sirene, uscirono dal garage della caserma per dirigersi verso il luogo dell'incidente, con Gray alla guida di uno dei mezzi che continuava a trafficare con la radio per ricevere informazioni più dettagliate riguardo il luogo dell'accaduto.

Nel giro di neanche dieci minuti raggiunsero il posto: un incrocio nel quale un auto aveva fatto ribaltare un autobus, facendo scoppiare l'incendio. A causa dell'impatto vari detriti erano sparpagliati in mezzo alla strada dando difficoltà all'A.P.S. nell'avvicinarsi ai mezzi. Il fuoco aveva già cominciato a divampare anche sul bus, ma non aveva ancora raggiunto il serbatoio del veicolo, dando il tempo ai vigili di andare per recuperare i superstiti.

Natsu fu uno dei primi ad entrare nel veicolo ribaltato cominciando a tirare fuori la gente ferita mentre alcuni suoi compagni erano impegnati a trafficare con la pompa nell'intento di spegnere l'incendio.

Nel giro di un paio di minuti era riuscito a far scendere l'autista e due passeggeri con l'aiuto dei suoi colleghi, ma nonostante gli avvertimenti dei suoi compagni riguardo l'imminente esplosione del veicolo, il ragazzo rientrò al suo interno per esser sicuro che tutti fossero in salvo.

<< Ehi! C'è ancora qualcuno?! >> urlò tossendo portandosi un braccio davanti la bocca: il fumo pian piano stava cominciando a intossicarlo.

Drizzò l'orecchio quando sentì qualcuno urlare << Aiuto! >> anche se lievemente, prese subito a correre nella direzione della voce per poi avvistare un paio di sedili muoversi e dei capelli biondi sparsi a terra, nascosti in parte dai sedili.

Cominciò a tirarli con tutta la forza che aveva in corpo, scorgendo in seguito l'esile corpo della stessa ragazza che aveva incontrato ore prima.

Fu prendendola in braccio che poté sentire il suo << Grazie >>, a quel punto la strinse a sé nell'atto di correre e uscire il prima possibile da lì. 

<< Resisti >>le disse mentre sentiva chiaramente la ragazza stringergli convulsivamente la casacca piena di cenere, e gli sembrò strano non sentirla più qualche secondo dopo.

Allontanatosi dal bus, la posò a terra per poi togliersi i pesanti guanti, preoccupandosi nel vederla con gli occhi chiusi. E un colpo gli prese nel sentire il polso mancare.

Urlò richiamando un medico di un'ambulanza arrivata poco dopo di lui, e nel giro di pochi secondi il medico arrivò insieme a un collega, presero la ragazza poggiandola in una barella e la fecero salire sull'ambulanza, la quale scomparì davanti ai suoi occhi poco dopo per dirigersi in ospedale.

**❤**

<< Ben fatto >> Gray gli diede una pacca sulla spalla sorridendo soddisfatto.

Natsu grugnì fissando la televisione, insospettendo il suo migliore amico, il quale corrugò la fronte per poi sedersi accanto a lui sul divano.

<< E ora che hai? >> gli chiese allora lanciando uno sguardo verso la finestra: fuori era già buio, erano passate solo poche ore da quando erano rientrati in caserma ed era da quando erano rientrati che Natsu se ne stava perso tra i suoi pensieri a fare zepping sul divano.

<< Niente >> con un click del telecomando, Natsu rispose.

<< Cretino, so che sei preoccupato >> Gray si portò le braccia dietro la testa per farsi un cuscino provvisorio, poggiandosi completamente contro lo schienale del divano << Sono sicuro che lo sei per la ragazza che hai tirato fuori per ultima >> aggiunse chiudendo gli occhi mentre Natsu rimaneva in silenzio con il rumore della tv accesa farsi largo nel salotto, sostituendo il silenzio tombale nato da quella constatazione << Vai >>

<< Dove? >> Natsu si voltò verso il suo amico guardandolo confuso, un sopracciglio inarcato come a voler sottolineare la sua incomprensione.

<< Vai da quella tipa, so che stai morendo dalla voglia di sapere se sta bene o meno >> Gray si alzò dal divano per prendersi una bira ghiacciata. Il tempo di aprire il frigorifero che subito sentì la porta dell'entrata chiudersi, segno che Natsu era finalmente uscito. Dannazione se lo conosceva bene, quel ragazzo.

**❤**

<< Ehm, mi scusi? -Natsu richiamò l'attenzione di una donna al bancone delle informazioni- Sa dove si trova la ragazza  dell'incidente di qualche ora fa? >> l'impeto con cui lo aveva chiesto lo stupì non poco, tanto da chiedersi come mai così provava così tanto interesse per una sconosciuta, forse era perché l'aveva incontrata per caso al supermarket: l'aver scambiato qualche parola con lei, l'aver avuto un contatto con lei seppur breve, ancora viva e in salute, averla vista imbarazzarsi per qualcosa di così sciocco come solo le ragazze sanno fare, per poi scoprire qualche ora dopo che quella stessa persona che avevi incontrato, con cui avevi parlato, poteva morire da un momento all'altro... lo faceva star male.

<< Ah, sì. La ragazza con un problema al cuore >> blaterò la donna digitando la tastiera del computer, probabilmente per individuare dove fosse collocata la paziente in quel momento.

Natsu corrugò la fronte << È malata? -Chiese non capendo se stessero parlando della stessa persona- Ma non era stata ricoverata a causa dell'incidente? >> 

<< Eccola! Lucy Heartphilia... -Con un sorriso compiaciuto per averla trovata, la donna cominciò a leggere la scheda della ragazza- ...è una nostra paziente già da diverso tempo, in questo momento è nel padiglione B, terzo piano, in terapia intensiva >> aggiunse sollevando il capo giusto il tempo di vedere il ragazzo sfrecciare via per le scale.

**❤**

Non seppe spiegarsi quando aveva preso coscienza di quell'odore fastidio di sterilizzante e di farmaci messi insieme, ma fu quello ciò che le fece riprendere i sensi, o almeno, ciò che le fece capire che si trovava di nuovo lì, ancora in una di quelle stanze di ospedale.

Automaticamente percepì solo in seguito qualcosa di fastidioso attaccato al suo braccio, poteva anche non aprire gli occhi che già sapeva cos'era: la flebo, quell'odioso ago impiantato ancora una volta in una delle sue vene, e in più il fastidio sono della macchina che segnava i suoi battiti cardiaci, i quali la mettevano in ansia più di quanto fosse già.

C'era però qualcos'altro che aveva catturato la sua attenzione -nonostante si sentiva troppo stanca per aprire gli occhi e guardarsi attorno-: seppur lievemente sentiva qualcosa o qualcuno poggiato sul suo letto. Le bastò muovere un poco il braccio per poter toccare la mano di qualcuno, e rimase folgorata quando quel contatto divenne qualcosa di più: aveva preso a stringerle la mano.

<< Si sta svegliando! >> la voce sembrava provenire da dove sentiva provenire quella presenza e non poté fare a meno di corrugare la fronte chiedendosi chi fosse, eppure in un angolo remoto di sé, Lucy era felice perché per la prima volta qualcuno stava per davvero aspettando il suo risveglio.

"Voglio sapere chi" si disse, curiosa di conoscere chi avesse a cuore la sua salute, e sforzandosi cominciò ad aprire lentamente gli occhi. Subito la luce bianca della stanza l'accecò, dovette aprire e chiudere gli occhi più volte per cercare di mettere a fuoco la figura prima sfocata di una figura protesa verso di lei.

Eppure non avrebbe mai potuto immaginare di incrociare per la terza volta quello stesso sguardo smeraldo. Improvvisamente la gola si fece più secca e il forte bisogno di acqua la fece tossire mentre il cuore prese a palpitare più velocemente dall'agitazione.

"Non ci credo" era il pensiero ricorrente che continuava a riecheggiarle nella mente mentre un sorriso si aprì sul volto di quel vigile che aveva incontrato mentre stava facendo la spesa e che l'aveva salvata.

Semplicemente non ci credeva, era più probabile che quello fosse un sogno, più che la realtà. Eppure lui era lì e non aveva la più pallida idea del motivo che lo aveva spinto ad esserci.

<< Finalmente, ti sei svegliata >>

**❤**
 
Angolo dell'autrice
Eccomi qui! 
Sicuramente avrete capito che è una piccola long di nove capitoli ^^
È la prima volta che mi cimento in una cosa del genere, quindi ditemi per favore dove sbaglio che correggerò subito ;D
Voglio dedicare questo capitolo alla mia sorellona che oggi compie gli anni ❤
Un bacione a tutti voi e al prossimo aggiornamento che spero di non tardare ❤




 
Revisione del 30/01/2017
E ricompaio dopo tantissimo tempo qui su Efp. Mi siete mancati davvero tanto.
Ho voluto finalmente riprendere con la revisione (quasi eslusivamente grammaticale) della storia, preciso: non a scrivere. Purtroppo sono ferma e lo rimarrò ancora per molto, soprattutto ora che ho scoperto cos'è quel qualcosa che mi manca per poter fare quel passo avanti nella scrittura. Finalmente dopo tanto tempo ho ricevuto una critica che mi ha fatto aprire gli occhi, e sono grata per questo a chi è riuscito a farlo.
Avviso che mi ritirerò ancora con la scrittura per trovare un modo per colmare questa mia mancanza e ripresentarmi più sicura di prima.
Tanti baci e fortuna.
Qui Alek.

[Yep, ho intenzione di cambiare nick :D ovviamente aspetto che Efp me lo accetti ù.ù]
   
 
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