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Autore: KH4    24/06/2015    2 recensioni
Estratto dal prologo:
"Io lo so…Tu non sei il tipo di persona che si lascia uccidere così facilmente. Non è nel tuo stile. Ti è sempre piaciuto essere teatrale in tutto ciò che fai, essere la svolta di una situazione prossima al fallimento. Ami essere egocentrico, vanitoso, arrogante, sai di esserlo, e non ti arrenderesti mai d’innanzi a una morte che non ti renderebbe il giusto onore. La sceglieresti solo dopo aver guardato a lungo una bella donna e averle sussurrato frasi che avrebbero fatto di te un ricordo prezioso e insostituibile. Soltanto allora, ne saresti soddisfatto." 
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Marian Cross, Nuovo personaggio | Coppie: Allen/Lenalee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Santi Oscuri.'
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La frenesia incalzava a ritmo scatenato. I rimbombi contenuti dalle pareti vibravano all’esterno della stanza, lasciando trasparire un’immagine grossolana della confusione creata dallo smeraldo e dall’ametista dei rispettivi poteri contrapposti, turbinanti in morse mortali prive d’ogni trattenimento. Lulubell e Amèlie apparivano più simili che mai, avversarie perfette e ironicamente destinate a combattersi con il dovere di non slacciarsi dal rispettivo desiderio di sopraffazione; un’insolita affinità legava il loro agire a eleganti maschere comportamentali, alte e imperscrutabili per non lasciar al caso alcuna disdicevole debolezza. Pochi minuti consumati a confrontarsi visivamente erano occorsi a renderle coscienti di una sola certezza: nessuna si sarebbe mai sottomessa al potere dell’altra e a prescindere da quanto quella donna si stesse dimostrando ardua da ferire, per Amèlie Chevalier era più contemplabile uscire da quello scontro con un braccio rotto che fuggire senza prima aver avuto impresso il proprio marchio a quell'altezzosa carogna. La mente insidiosa della Noah era l’arma contro cui doveva difendersi maggiormente; tesseva reticolati di trame malefiche in grado di ribaltare le carte in tavola al minimo spiraglio di possibilità concesso. La sua evidente voglia di chiudere in fretta quello scontro non affondava le radici in una qualche mancanza di pazienza; l’aver plasmato le sinuose fattezze per il gusto di metterle i bastoni fra le ruote denotava l’intenzione di marcare la stessa differenza che la francese voleva trasmetterle a suon di falciate. Pur ammettendo che la pelle squamosa della Lussuria glielo permettesse.

- Hell’s Cut: Fendente spazzavento! – Cinque mezzelune smeraldine si abbatterono contro il corpo rettile della Noah, che rizzò le scaglie d’onice senza uscire ferita o provata dal dolore sotto la sempre più affilata espressione della corvina.
- Tutta qui la tua forza, Esorcista? Mi era parso che valessi molto di più -, la denigrò Lulubell. La voce gutturale riuscì a far trasparire ugualmente quella sprezzante pacatezza riflessa perfino nei ampi occhi giallognoli.

Amèlie tacque, lasciando che le tenebre delle sue iridi mantenessero l'innata placidità; un semplice sollevarsi del proprio animo vi si sarebbe riflesso con guizzo rubino e le sue emozioni non dovevano influenzare la lingua con qualche parola utile soltanto a ridicolizzarla. Il protrarsi di quella difesa costrittiva le si stava attorcigliando attorno gli arti con muto fastidio, spine invisibili puntellavano i muscoli perché reagisse insieme alle zampette di Timcampi, saldate sulla spalla sinistra e col corpicino tondo a fissare il pericolo più prossimo a minacciarne l’incolumità.

- Calmo, Tim. Calmo. – La presenza del tenero boccino l’accompagnava in ogni azione, salto e contrattacco, una piccola ombra sempre affiancante la sua nonostante la pervadente paura a farne vibrare spasmodicamente le alucce.

La forma assunta dalla Lussuria richiamava le antiche leggende orientali, popolate da mostri venerati per il loro danzare nei cieli e il feroce aspetto a nasconderne una mistificata saggezza chiave della loro immortalità. La pelliccia di scaglie lucide ricopriva la testa decorata con corna di nero acciaio sino alla coda e i denti d’avorio sogghignavano in attesa di squarciare la sua carne.
Lucifer al secondo livello d’evocazione non era abbastanza potente per scalfire quel guscio di pece ostico farci qualcosa, la lurida bastarda l’aveva calcolato bene, ma anche lei sapeva fare i conti e il ben ventre gonfio che Lulubell strusciava a terra sembrava supplicare di essere colpito con tutta la potenza della sua Innocence.


- Proviamo -, si decise – Hell’s…! -
- Non te lo lascerò fare! –La Noah scattò in avanti violenta e rapida, spalancando le fauci e sbriciolando il già tartassato pavimento con le zampe squamose.
- Cazzo! E’ veloce! –

Amèlie schivò l’assalto spostandosi sulla sinistra, accorgendosi all’ultimo del colpo di coda schioccato per infilzarle la schiena; vi antepose l'Innocence evitando l'impatto, venendo giusto sospinta all’indietro bruscamente. Il suo sesto senso l'allarmò ancor prima che avesse sollevato il collo: un’ombra dai giganteschi occhi giallastri calò su di lei, l’alito caldo le solleticò la pelle a una distanza di terrificante vicinanza. Agì d’istinto, raddrizzando la falce e infilandola a forza nella bocca della Lussuria, bloccandone le fauci aguzze.
I denti morsero l’Innocence cercando di strapparla come fosse stata carta straccia buona solo a essere buttata via, spingendo la mascella scricchiolante verso il basso.


- D’accordo. Potrei anche ammettere che si sta impegnando parecchio a non farmi vincere. - Il dolore che paralizzò l’avambraccio sinistro della Maitresse della Rosa Nera, perforato da un paio di canini nel mezzo delle articolazioni, esplose pochi attimi dopo, giusto il tempo perché l’impulso arrivasse ai nervi e fosse trasmesso dove l’epidermide e gli strati interni erano stati lacerati.

Morse il labbro inferiore accartocciando il viso di porcellana mentre il masticare della Lussuria persisteva senza però piegare la lama ricurva incastratasi nella sua bocca. Il manico di Lucifer tremava, ma le braccia di Amèlie saldarono la resistenza senza arretrare; non cercò di convincersi della presunta astrattezza della ferita o di ignorare il profumo dal colore vermiglio che le solleticava il naso, ma di rimanere padrona di se stessa d’innanzi al turbinare della tensione, ammantatasi al suo corpo per acuire ogni stimolo e percezione. La scia di sangue nero sgorgata dal foro colò rovente fino al guanto, sporcando con contorni rossastri il bianco perfetto dei canini ricercanti un contatto più profondo.

- Notevole. - La voce di Lulubell giunse flebile, senza che le mascelle si piegassero per pronunciarla.

Stava spingendo senza dar peso al fastidio dell’Innocence a stretto contatto con la sua bocca, ma l’aver anche forato il pavimento con gli artigli non le permetteva ugualmente di avere la meglio sull’avversaria.

- Cos’altro vuole fare, adesso? – Da dietro il pizzo decorato della maschera, l’istinto di Amèlie si fece guardingo.

Una goccia di malizia appuntì l’ago serpentino dell’avversaria, illuminandone le screziature attorno di blandi bagliori. Il corpo della Chevalier si spostò assieme al collo della Noah senza che lei lo volesse, lento, con movimento forzato per via dei piedi puntati a terra, fino a fermarsi ad un paio di metri da dov’era prima. Ghignò nel prendere atto quanto quel punto apparente fosse, in realtà, di vitale rilevanza per entrambe.


- A quanto pare siamo pronte a tutto, eh? –

La porta d’uscita si trovava a circa una quindicina di metri dalle sue spalle, le ante intarsiate ed eccessivamente eleganti per un sotterraneo pieno di tubi e valvole rugginose. L’unica via di salvezza sua e di Lulubell, per quanto immaginava, ma primariamente sua; realizzare la follia concepita dalla Noah ne indurì il sorriso scarlatto, esibendo la fila di perle nascosta sotto. La sfera di Dark Matter fece capolino sul fondo delle sue fauci zannute, dispiegando fastidiosi fasci luminosi filtranti da entrambe le arcate dentali. Un colpo di quella portata e qualunque cosa si fosse ritrovata sul suo cammino – compresa lei, la sua Innocence e la dannata porta che doveva rimanere intatta -, sarebbe finita in polvere.
Lulubell godette per la piccola soddisfazione aggiudicatasi con tanto azzardo: giocare d’astuzia ne faceva respirare l’essenza di benefico sollievo in ogni anfratto non ancora conosciuto. Sentirla scorrere le ricordò il districare dalle sue dita i fili di lana viola, la pazienza impiegata in un gioco che i suoi irrequieti fratelli snobbavano perché privo di qualsiasi senso o divertimento. In realtà occorreva soltanto essere elastici e mirare oltre all’obiettivo senza farsi condizionare dal tempo – seppur al momento non fosse una variabile da ignorare -. Ben poca importanza aveva il destino di quella scatola rotta: l’onta la macchiava dall’interno senza che la sua memoria riuscisse risalire all’origine, ma al maestro non occorreva più e a lei non servivano ulteriori motivazioni per facilitargli il compito. Non poteva permettere che un’Esorcista tanto seccante li ostacolasse a così pochi passi dal successo.


- Rassegnati: qualunque scelta tu decida di compiere, ti porterà comunque alla morte -, declamò nell’osservare l’umana preda della sua superiorità.
- Umpf! Non sei abbastanza presuntuosa per riuscire a liberarti di me, fidati. -

Di nuovo quell’espressione. Il ghiaccio nero che si animava e stritolava il mondo intero, col gusto per l’omicidio a bagnarne le labbra turgide. A Lulubell piacque ancor meno della prima volta che quei due pozzi neri senz’anima l’avevano squadrata da vicino. Troppe volte li aveva fronteggiati durante il combattimento, sostenuti nella loro imperscrutabile indifferenza e mai le era successo che un Apostolo riuscisse a toccarla laddove Noah adesso si contorceva, bisbigliandole di estirpare quello sgradito presentimento di natura indefinita. L’amaro scottare interno delle guance esplose in un incendio bagnato da benzina fresca, avvolgendo le radici nascoste sotto le gengive rosee che ne innalzò il ribollire orgoglioso. Non c’era modo che riuscisse a vedere cosa le stesse spingendo in gola la Dark Matter evocata e continuò a spingere in avanti nel tentativo di spezzare la resistenza dell’Esorcista mentre l’Innocence innalzava la sua sincronia a un livello più elevato.   

- Vediamo se hai il fegato di rimetterci la pelle –, la schernì l’Esorcista, sfrontata e malignamente sorridente.

Non occorse chissà quale complicato ragionamento all’avvenente Noah per capire cosa sarebbe successo da lì a pochi secondi: un concentrato di Dark Matter che si scontrava con uno di Innocence a una distanza così ravvicinata avrebbe comportato l’esplosione immediata dell’intero piano sotterraneo dell’Arca Bianca. Pur di garantire al maestro la massima libertà di movimento sarebbe stata pronta a qualunque prezzo, ma che finisse vittima di un volere non proprio scatenò l’ego di Noah fusosi col suo. L’entità unica e completa quale era ora si rifiutò di accettarlo e le ferite traboccanti di puro rancore per quel Dio circondato di falsa luce, la cui antica vittoria non era mai stata dimenticata, pulsarono all’unisono. Non ebbe scelta che riassorbire la Dark Matter creata, ammorbidendo il puntare di tutte e quattro le zampe; Amèlie rischiò di sbilanciarsi, un’occasione per la nemica di schiaffeggiarla che fallì non appena l’Esorcista spinse il peso del corpo all’indietro in un movimento apparentemente scoordinato, roteando su se stessa per squarciarle il palmo dell’intera zampa con un taglio mostrante i tessuti carnosi.
La Lussuria lasciò correre, gettandosi in un attacco più feroce e letale, ma all’ultimo si bloccò indietreggiando con il grosso busto appena sollevato. La vide solo in quel momento, maledettamente splendente e sporca del sangue nero che gocciolava sul pavimento. La doppia lama di quella falce espandeva un potere che ne fece sembrare la versione antecedente una pietra grezza mal lavorata. Gli archi dalle punte arricciolate dell’energia emanata sprigionavano un’affilatezza da tagliare perfino un diamante in due perfette metà, ma era al suo manto scaglioso che mirava.
Trepidante di staccarne ogni singolo pezzo per così lasciare vulnerabile il morbido ventre, la Maitresse del Rosa Nera si lanciò in avanti, sulla scia di quei pochissimi secondi di vantaggio che non si sarebbero più ripresentati. La base del robusto collo scopriva una buona parte dell’addome perfetta per trasformare un minuscolo spiraglio nell’occasione che aveva bramato a lungo.


- Non è confondendoti con le ombre che riuscirai a colpirmi! –Lulubell balzò indietro per schivare il doppio fendente verticale pronto aprirle il collo robusto, ma soltanto appoggiando le zampe posteriori sul pavimento si accorse dell’inganno.

Di reale, le lame schivate possedevano soltanto un evanescente contorno che si disperse nel gelo della sala, niente di letale come quelle che invece le fecero perdere l’equilibrio, scoprendone il ventre verso l’alto.  


- Dannazione! –
- Hell’s Gun: Zanne d’Ombra!* -

La vide troppo tardi e le piombò dall’alto impalandola senza pieta, godendo dello sciogliersi della tensione allacciata al farsi strada della falce in mezzo alla cuore tenero che la sua corazza era esentata dal proteggere. Durò talmente poco da strappare ad Amèlie perfino il diritto di compiacersene.
Atterrò in piedi sul duro e tagliente tappeto vetroso col proprio respiro a far capolino fuori dalla  bocca, in nuvolette di candida condensa. A ogni minuto la temperatura di quel posto si abbassava di qualche grado, ma che fosse studiato o casuale, lei non vi badava affatto: lo strato adrenalinico che ne avvolgeva il corpo produceva un calore dipendente dalla sua volontà che non teneva conto del gelo puntiglioso e del suo abito scollato.


- E adesso dov’è andata? –Al suo fianco, Timcampi si guardò intorno per esserle d’aiuto, non raccogliendo altro che un fin troppo angosciante silenzio.

Solo la presenza fisica di Amèlie ne smussava la superficie di liscia astrattezza, la frustrazione che si domandava come un corpo gigantesco come quello della Lussuria si fosse disgregato in polvere incolore, corso a nascondersi negli angoli più bui della stanza sotto i suoi occhi. Non l’aveva uccisa, figurarsi. Di occasioni per pavoneggiarsi contro nemici nettamente inferiori e riempirsi l’animo di finta modestia ce ne erano state molte, ma non per ciò si era mai concesso il lusso di perdere il senso della realtà. Lei era ancora lì, la sua anima o qualunque cosa ne fosse rimasta, amalgamata con il ghiaccio sospirante solidificatosi.


- L’ho colpita, ne sono sicura, e a meno che non si destreggi con arti illusorie, deve aver… -  

Tu-tum!

L’eco sordo del cuore schiantatosi contro la sua cassa toracica le fece sputare il respiro all’improvviso con le unghie della mano strette al petto.


- Cos…? –

Tu-tum!

Di nuovo quel colpo, più forte del precedente, stavolta seguito da un formicolio paralizzante che le risalì lungo il corpo insieme a vampate di asfissiante calore. Cadde in ginocchio, con le dita strette attorno al manico di Lucifer e le altre pigiate attorno al collo mentre soffocava per la trachea chiusa, tossendo sangue fresco da una ferita interna apertasi misteriosamente. Timcampi le si parò davanti spaventato, ma le movenze allertate che lo allontanarono non giunsero del tutto incomprensibili agli occhi di Amèlie; non era lei che stava forzando le sue ginocchia a sedersi, a contrarre i muscoli tremanti per gettare lontano l’Innocence.


- Il mio corpo… Non risponde… Ai miei comandi… -. Annaspò con la vista annebbiata, la bocca macchiata di liquido ematico che ne ostruiva le vie respiratorie e la sensazione che una bomba le fosse esplosa a un centimetro dalla testa a fischiarle nelle orecchie – Che diavolo succede?! –
- Se ci tieni, posso mostrartelo io. –

Le fu impossibile non sgranare gli occhi nel riconoscere in quella vuota e delicata voce sovrappostasi al suo pensiero Lulubell. Inutile cercarla con gli occhi: non vi era nessuno lì vicino che non fosse lei stessa, le mani affondate fra i cocci di vetro e i capelli afflosciati  in avanti. Da una qualche parte della sua ancora lucida coscienza si disse che non poteva essere come l’istinto le aveva appena suggerito, che era impossibile, ma quando il dolore si trasferì alla sua fronte, tagliandola da una tempia all’altra, bastò perché il suo frammentato riflesso prodotto dai vetri rotti desse fuoco allo sgomento.
L'ovale rotto in mille cocci contro cui si ritrovò a combattere interiormente esprimeva una nitidezza inattaccabile dalla paralisi che ne stava inibendo gradualmente gli arti. L’ombra sporca e spezzata dagli specchi in frantumi la ritraeva solo in parte, dal busto in su, con la pelle ingrigita a macchia d’olio, il viso rigato di liquido scuro sgorgato da una corona di stigmate nasciture apertesi con forza e gli occhi di un oro inquietante dalle iridi aguzze.


- Tu, dannata… Chi ti ha dato il permesso di nasconderti nel mio corpo…?!? -, ringhiò ansimante, concentrando i suoi sforzi sul non lasciar cadere Lucifer a terra.
- Nella tua mente, nei tuoi occhi, nelle tue gambe…Non c’è parte che non mi appartenga ora. La voce della Lussuria rimbombò ancora nella sua testa – Giacché avevi colto la natura del mio potere, avresti dovuto immaginare che fossi capace di scomporre il mio corpo anche a livello gassoso. –

Tu-tum!

L’odiato formicolare avvolse il braccio armato di Amèlie, addormentandone le dita nonostante le falangi lottassero strenuamente contro lo stridere scricchiolante delle loro stesse ossa per non darla vita a quel volere estraneo deciso a separarla dalla sua Innocence. La vicinanza spingeva la Noah a perpetrare la sua insistenza non senza difficoltà, benché il gioco lo stesse conducendo lei.


Non mi era mai capitato di dover arrivare a questo punto per battere un’Esorcista: nonostante abbia il pieno controllo sul suo fisico, la volontà di questa donna mi impedisce di agire liberamente. Fusasi con il fisico della francese, la sua mente della Noah aveva comunque la facoltà di estraniarsi dalla sua – Devo farla fuori è andarmene di qui prima che il Download raggiunga questo posto. –

Acuì la presa attraverso i reticolati venosi attorcigliati attorno alle ossa, bloccando il flusso interno per farlo scoppiare 

Puoi opporti quanto vuoi, ma è solo questione di secondi prima che riesca a separarti dalla tua Innocence -, la avvertì Lulubell. Due dita su cinque erano in procinto di aprirsi – Sia chiaro: non mi sono mai piaciuti i lavori frettolosi, ma considerata la situazione non posso perdere altro tempo con te. -
- Bene, siamo in due. – Amèlie afferrò anche con l'altra mano il manico di Lucifer, girandone la lama orizzontalmente. Si concesse un attimo di respiro per combattere lo stordimento mosso da quello sforzo mai risultato tanto disumano.
- Pensi di ottenere qualcosa, posticipando l’inevitabile? La Noah serietà della Noah fu a dir poco derisoria – Anche con cento mani a disposizione, il tuo corpo è in mio potere: condividiamo la stessa sorte.
- Allora è il caso che ti mostri cosa significhi! -

E accadde senza che avesse il tempo di comprendere quelle parole. Carezzata dalla sua stessa sicurezza, si era lasciata trasportare da una vittoria che solo lei aveva già visto come  sua, un errore infantile che le apparve tale soltanto al percepire quell'anomalia brancarne la forma che più di tutte le aveva sempre garantito l'invulnerabilità. Invasa prepotentemente da un suono sibillino antecedente l'aprirsi della carne d'innanzi a un oggetto appuntito, sentì il dolore circoncidere in un unico punto che non focalizzò, convogliandovi una bolla di calore pronta a riversarsi al suo esterno. Le palpitazioni impaurite ne animarono i sensi e la lucidità per svegliarla giunsero impaurite ai suoi sensi Infliggerlo Quando le prime palpitazioni impaurite ne animarono i sensi, riallacciandola alla realtà, Lulubell si mirò come se il corpo posseduto fosse il suo.

E a conti fatti, lo era.
La punta ingrossata della falce era conficcata a viva forza nel fianco sinistro dell’Esorcista, il fianco che lei condivideva insieme alla vita che aveva creduto ben stretta nel suo pugno.


- Cos… Che stai facendo?!?
Una risata sadica e sommessa si levò da sotto i lunghi capelli neri – Tu cosa credi? –

Amèlie estrasse la lama dalla ferita senza trovare alcuna opposizione. L'intenzione era chiara e la Noah non  aspettò che fosse il suo istinto a suggerirle di abbandonare la presa prima che le costasse più di quanto avesse previsto; richiamato tutto il suo essere, risalì la gola dell’avversaria fuoriuscendo dalla sua bocca in un densa nuvola color carbone che si rannicchiò dalla parte opposta della stanza. Il corpo sfibrato riassunse le sue curve affusolate, mezzo disteso sul fianco sinistro, l’ego ringhiante un odio insopportabile quanto la macchia scura che ne imbrattava il fianco di dolorose fitte e sotto cui si nascondeva una lacerazione profonda, grande quanto quella che l’avversaria si era inflitta.


- Assurdo… Si è colpita con l’Innocence per costringermi ad abbandonare il suo corpo e ho perfino risentito del suo potere. – Morse le labbra nere per trattenere un fitta bruciante che le risalì lungo lo stomaco, schioccando le iridi dorate infuocate d’astio verso l’avversaria, seduta sui talloni con una mano piantata sul pavimento e la testa china in avanti.

Un lungo silenzio divideva i loro rochi ansiti, una barriera trasparente fatta d’aria e ombre bluastre che permisero a Lulubell di sondare a sottecchi la figura di fronte a lei.
Si era infilzata senza alcuna esitazione, era stata pronta a morire per trascinarla con lei. Dava i brividi e non ebbe modo di staccarsi di dosso quell’orribile sensazione che tanto la fece sentire umana, disgustosamente vulnerabile. 
Notando la discreta pozza scura e gocciolante che si stava creando ai piedi dell’avversaria, deglutì l’ossigeno per regolarizzare i respiri. La partita era ancora aperta.

- Anche se siamo ferite e debilitate, ha perso più sangue di me. Così conciata non dovrebbe essere in grado di reggersi in piedi, mentre io posso ancora fare qualcosa. -

Piegò le ginocchia per levarsi in piedi e quasi ricadde a terra per la scossa che colpì la stanza. Il tempo perso in quella lotta aveva superato la soglia consentita, il Download era imminente. Con l’Esorcista provata da quelle condizioni tanto precarie c’era solo da approfittarne e Lulubell non aveva intenzione di rimanere lì un solo minuto di più. A fatica, levò il braccio destro in avanti per poterlo trasmutare ma anziché modellarsi alle sembianze della lancia immaginata, i tessuti interni e i nervi cominciarono a indurirsi, intaccando i fasci muscolari e lo scheletro che bruciarono la pelle della Noah come se un coltello ci stesse disegnando sopra.

- Cosa… Diavolo…?! –  Dall’arto si diffuse al corpo interno, incatenato da una forza non sua che la sbatté a terra. Brillanti spirali concentriche fecero capolino sotto i suoi occhi febbricitanti, intarsiando l’epidermide di simboli sprigionanti un rosso vermiglio accecante, Scavavano lentamente, ne avvertiva addirittura l’incurvarsi sotto i vestiti, estendersi e moltiplicarsi fin sotto il cuoio capelluto.
- Ma questi…! –
- Ti ho presa. –Il sussurro cantilenante e smaliziato di Amèlie le giunse all’orecchio poco prima che venisse colpita da un suo pugno in pieno viso; rotolò all’indietro sino a sbattere violentemente contro la parete ghiacciata.  
- Che cosa hai fatto…? – La Lussuria annaspò vistosamente, sputando saliva e polvere senza emettere nessuno dei gemiti repressi in gola.
- Oh... Ti ho fatto male? Devi scusarmi… E’ che non ho mai sopportato che qualcuno possa superarmi in bellezza. - La francese si finse dispiaciuta – Basta che veda un viso carino e perdo letteralmente la testa. -
- CHE COSA HAI FATTO?!? –  Ruggì iraconda la donna. Non c’era più modo che contenesse il rampare di emozioni sovracaricate dall’impotenza generata dall’agonia fisica che ne imperlava la fronte nervature.
- Suvvia, non è così difficile da capire: tu sei una Noah e io un’Esorcista. Tu hai i tuoi poteri e io i miei  -, le rispose soave, strappando un pezzo della gonna per stringerlo con forza attorno alla ferita – Dovevo solo aspettare il momento propizio per utilizzarli. –
- Cosa…Vuoi dire che…? –

Non volle crederci, si rifiutò di farlo, perché non poteva esistere che si fosse lasciata manovrare senza tener conto del più insignificante dei sotterfugi. Nelle sue mani caute erano sempre passati compiti di fragile manutenzione, ordini che sempre avevano preteso una cura che il Conte del Millennio, in lei, trovava senza il bisogno di rassicurazioni, ma attirata dal colore insolito della doppia falce brandita da quella dannata, si rese conto della falla aperta da lei stessa, l'attenzione venuta a mancare proprio nelle criticità che più osservava per costruire i suoi contrattacchi. Allo smeraldo si era sostituito uno scarlatto di fiammeggiante aggressività; le lingue serpeggiavano attorno alle lame riempitesi di spirali concentriche appartenenti senza alcun dubbio a una qualche Alchimia. Come i simboli sbocciati sulla sua pelle.

- Lo hai detto tu stessa, no? Che avrei dovuto immaginare che potevi addirittura scomporti a livello gassoso e infatti l’ho sospettato fin da quando ho capito quale fosse la natura del tuo potere. – Amèlie avanzò verso di lei, una folle arroganza ne allargava le labbra, che si guadagnarono l’ennesima stilettata di rancore - Tu sei troppo scaltra per lasciarti avvicinare facilmente e non avrei mai potuto coglierti di sorpresa senza che ti sentissi sicura di avermi in pugno. –
- Quindi… Hai puntato tutto sulla possibilità che potessi trasformarmi in aria e… Possederti… - Lulubell tossì e il rantolo della sua voce si cosparse sul pavimento con sangue scuro come la pece – Eri perfino disposta a ucciderti… Per non farmi vincere… -
- Tu avresti fatto altrettanto. -

Un verità che affondava le mani nella sua più intima dedizione rivolta al maestro, spintasi in quello scontro oltre ogni limite ora dall’inutile valore. Tornare al suo cospetto in condizioni di così vergognosa umiliazione l’avrebbe ferita indelebilmente nell’anima più del morire per mano nemica, ugualmente inaccettabile; se fosse almeno riuscita a scegliere di sua spontanea volontà la propria fine vi avrebbe posto al centro il senso d’appartenenza alla causa del maestro, la loro causa. Invece era a terra, con l’orgoglio preda dei viticci della frustrazione e il corpo divenuto una gabbia per la sua voglia di rivalsa che ansimava per la prima volta vendetta.
Attaccò con la visuale infastidita dai capelli sciolti, ma, sollevato il busto, il braccio destro le fu afferrato e torto ancor prima che avesse il tempo di serrare le dita in un pugno decente. Il fragore delle ossa spezzatesi la scaraventò nuovamente a terra, in ginocchio mentre la paralisi magica le ostacolava il respirare.


- Quasi mi dispiace, sai? Se fossi stata un po’ meno bella mi saresti stata anche simpatica, ma attentare all’incolumità del mio viso…Pessima scelta. – Amèlie scosse la testa, passando l’indice sul contorno affilato di Lucifer – A quanto pare il mio Sigillo di Caccia non riesce a reprimere del tutto i tuoi movimenti, ma sembra ostacolare le tue abilità di trasformista ed è una cosa per cui ti devo ringraziare: non sprigionerebbe un effetto tanto potente, se non avessi cercato di possedermi. In ogni caso… La tua testa è mia –, e passandosi la lingua sulle labbra, sibilando perversamente, si preparò a reclamare il suo premio, quando un boato fece esplodere la parete dove prima era collocata la porta d’entrata.

Le due donne si ritrovarono divise da una massa di detriti caduti dal soffitto, sfondando il pavimento mentre il cemento delle mura ghiacciate si staccava a più pezzi alla volta, sbriciolato in una miriade di esagoni che confluivano nel buco nero del Download.

- Cazzo! Tim! –Il boccino le sfrecciò davanti, indicandole la porta d’uscita affacciata su una luce biancastra che poteva condurre ovunque – ed era sempre meglio che rimanere lì  -.

Cosa spinse le due corvine a guardarsi, distanziate, nessuna delle due lo seppe, ma entrambe scattarono simultaneamente verso il varco prima di rimanere definitivamente prigioniere dell’area, saltando all’unisono senza preoccuparsi di null’altro che non fosse la loro vita.




Note di fine capitolo.
1*: piccola spiegazione sull’Innocence di Amèlie: quando è al primo stadio, i sui attacchi prendono il nome di “Hell’s cut”, mentre al secondo stadio, con due lame, divengono “Hell’s gun”. Quando Amèlie utilizza l’Alchimia, il colore della falce, da verde passa al rosso, ed è qualcosa che utilizza soltanto dal secondo in stadio in poi. Piccolo spoiler: Amèlie può raggiungere fino a tre stadi di potenziamento, di cui l’ultimo la porta alla sua massima percentuale di sincronizzazione. D’accordo, penso di essere in ritardo mostruoso (coscienza: lo sei!). Chiedo umilmente scusa a tutti quanti, seriamente, non era mia intenzione farvi aspettare così tanto, ma sapete come funziona: il tempo, lo studio, la pigrizia, la stanchezza, le solite cose che non dovrei sempre elencare e che finisco per ripetere. Passando a cose più allegre…Direi che questo capitolo non era come l’ho concepito in origine, pieno di bozze e parole in sospeso, quindi ho finito per rivoluzionarlo su tutto, salvo i nome degli attacchi: in verità avrei voluto trovare qualcosa di più originale, ma cercare di farli combaciare con il carattere della protagonista non è facile come speravo. Penso di aver fatto parlare Lulubell più di quanto la si sia vista fare nell’anime o nel manga, ma personalmente mi è sempre piaciuta come personaggio (non quanto quei casinisti dei gemelli Noah, ma ne apprezzo il fascino). Sperando di poter aggiornare più velocemente, cosa che non garantisco ma proverò a fare, auguro a tutti buone vacanze! Un bacione!
  
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