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Autore: Jules_Weasley    25/06/2015    4 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo undici



L'intervento



Dopo quell'ennesimo scambio di opinioni, passò una settimana prima che James ricominciasse ad interagire con Penny. Quando la vedeva in Sala Comune si rabbuiava, e se la incontrava per i corridoi faceva di tutto per evitarla. Era impossibile non notare come la sua sola presenza lo infastidisse, e la cosa la rendeva decisamente triste. Era scoraggiante anche il non poterne parlare con nessuno.

Gli amici, proprio come lei, erano oberati di lavoro scolastico, e nel tempo libero avevano di meglio da fare che prestare ascolto ai suoi piagnistei. Albus sembrava impegnato a valutare diverse tattiche d'approccio da sfoderare con Alice. Non aiutavano neppure le sempre più frequenti sparizioni di Rose, che sgusciava fuori dalla Torre Grifondoro per incontrare Lorcan. Insomma, non rimaneva molto tempo per loro tre.

Ad ogni modo, Penny aveva capito che su James non c'era più nulla da dire. Doveva semplicemente fare in modo che il ragazzo uscisse dalla sua testa, una volta per tutte.

Nel frattempo, un'altra persona le era sempre più vicina: Fred Weasley Jr. sembrava non avere intenzione di staccarsi da lei. Non avevano dato definizioni a quella specie di frequentazione – perché in fondo non c'era ancora bisogno di farlo. Semplicemente, passavano il tempo insieme. A volte studiavano in biblioteca, e sempre più spesso la accompagnava a lezione, con la scusa di doversi recare nell'aula accanto. Le piaceva stare in sua compagnia, doveva ammetterlo.

Penny non voleva illudere Fred, ma provava il desiderio di scacciare James dal suo cuore. Forse con il tempo, si diceva, le cose sarebbero potute cambiare. Lei sarebbe cambiata. L'avrebbe dimenticato.





"Allora, sei pronta per la grande sfida?" domandò Fred, intravedendo la confusione sul volto di Penny. L'aveva strappata ai suoi pensieri, grazie al cielo, prima che vertessero su James. Di nuovo.

"Per cosa?" chiese. Lui rise.

"Sabato c'è la partita" le fece presente.

"Perchè me l'hai ricordato?" sbuffò Penny. "Baston ci sta facendo allenare come mai prima d'ora. Dobbiamo essere pronti a ogni eventualità, sul campo!" Aveva un certo talento nello scimmiottare la voce del suo Capitano.

"Sam è fatto così, lo sai" disse Fred. "La prima sfida è con i Corvonero, però" aggiunse, giusto per rincuorarla. Penny lo apprezzò.

"Molto meglio delle serpi" confermò lei.

"E poi, domani si va a Hogsmeade!" Sulle labbra della ragazza spuntò un sorriso: sarebbe stata una buona occasione per parlare con Rose e Albus. Era stata un po' distaccata nei loro confronti, e non voleva che pensassero di aver fatto qualcosa per meritarlo. Non aveva voluto disturbarli con le proprie paranoie, ma aveva bisogno di quei due.

I circuiti neuronali moribondi avevano del tutto smesso di funzionare dopo la discussione con James. Inoltre non riusciva a comprendere del tutto quello che stava succedendo tra lei e Fred. Doveva parlarne con le uniche due persone a cui avrebbe affidato ogni confidenza.

"Grazie" replicò solamente.

"Per cosa?" chiese Fred, lanciandole un'occhiata confusa.

"Per avermi ricordato della gita e aver riacceso il mio buonumore" disse sorridendo. "È una cosa che sai fare molto bene".

"Cosa, farti da Ricordella?" scherzò.

"Anche" replicò Penny, stando al gioco. "Mi riferivo al fatto che sei bravo a mettere le persone di buonumore". Fred sembrò soddisfatto da quella risposta e le sorrise, senza aggiungere altro.

"A proposito di gente a cui serve una Ricordella, mi sono dimenticato dove siamo diretti..." osservò invece.

"Mi stai accompagnando fuori, alla Serra di Erbologia, dato che tu hai Cura delle Creature Magiche" gli disse. "Non sei troppo giovane per avere una memoria così labile?" Fred le lanciò un'occhiata divertita.

"Sai che quando sono con te non capisco più nulla" celiò, in tono volutamente teatrale. Penny si limitò a un'occhiataccia e lo superò di un passo, giusto per nascondere il lieve rossore che le aveva imporporato le guance. Non aveva interagito con molti ragazzi nella vita – e la colpa era tutta di Potter!

Di nuovo, l'aveva pensato di nuovo. Sempre lui, solo lui. Ci doveva pur essere un sistema, una scappatoia per uscire da quell'ostinata insensatezza.

"Smettila di fare lo scemo" scherzò. Sapeva che prima o poi l'argomento sullo strano rapporto che si stava creando fra loro sarebbe uscito fuori, ma non era proprio il momento.

"Ma io sono nato per fare lo scemo, Miss Shane!" replicò, quasi offeso.

"Oh, non lo metto in dubbio" disse Penny ridacchiando.

"Sono l'erede dei Tiri Vispi Weasley, hai presente?" continuò Fred. "Devo portare avanti la tradizione di di famiglia" aggiunse.

Parlando, erano ormai usciti dal grande portone di quercia e avevano attraversato il cortile, dirigendosi spediti giù per la collina. In poco tempo arrivarono alla Serra di Erbologia, davanti alla quale Fred si congedò con un mezzo inchino.



Penny si infilò alla svelta nella Serra, dove la lezione non era ancora iniziata. Scoccò un'occhiata di fuoco a Scorpius, che la ricambiò con un ghigno davvero poco piacevole. Penny decise di lasciar correre e prese la palandrana, per poi sistemarsi tra Rose e Al, che per una volta non era impegnato a parlare con Alice.

"Che fine hai fatto?" le chiese il ragazzo, con un tono inquisitorio che Penny non gradì.

"... disse l'uomo che era sempre disponibile" ribattè, piccata.

"Io almeno so quello che faccio" replicò lui. Sembrava infastidito, ma Penny non avrebbe saputo dire per quale motivo. Si ripromise di chiedere spiegazioni dettagliate, più tardi.

"Voi due!" intervenne Rose, "non è questo il luogo adatto". Entrambi tacquero. Nessuno osava replicare, quando Rose entrava in modalità Hermione Granger.

"Appena usciremo da qui" aggiunse sottovoce, "avremo tutto il tempo per parlare. Non ci saranno Lorcan o Alice che tengano, hai bisogno di un bell'intervento". Penny la squadrò per un attimo, sperando che scherzasse. Odiava gli interventi quando la riguardavano, però sapeva di non potersi sottrarre senza venire meno a un giuramento.

"Non ne ho bisogno!" Fu la fievole protesta che – Penny lo sentiva – non sarebbe servita a smuovere gli amici. A dire il vero, lei stessa non era convinta di quell'affermazione. Se Al e Rose ritenevano che avesse bisogno di un intervento, la situazione doveva apparire grave ai loro occhi.

Quella che ormai era una vecchia tradizione, era iniziata al primo anno. Penny riusciva ancora a sentire la voce bambinesca di Al pronunciare il giuramento. Se due di noi ritengono necessario l'intervento, il terzo non si può sottrarre.

Non si poteva venir meno a quel patto, perciò avrebbe ascoltato qualsiasi cosa avessero da dire.



"Dunque, oggi travaseremo le Mandragole" stava dicendo il professor Paciock, con aria rilassata. Penny si mise d'impegno nell'ascoltare la lezione, perché se c'era un insegnante che meritava attenzione e rispetto, quello era Neville Paciock. "Dovreste conoscere questa pratica, perché abbiamo già trattato l'argomento". Purtroppo Penny ricordava quella lezione, come la maggior parte dei compagni, le cui facce esprimevano disgusto. L'unica contenta di quella notizia sembrava essere Alice, insieme a suo padre. Penny non era certa di poter comprendere quell'amore per le Mandragole da parte dell'amica. Erano esseri utili, certo, ma urlavano e piangevano come dei neonati in fornato vegetale. Utili, ma terrificanti.

"Mi raccomando, posizionate bene i paraorecchi! Ne so qualcosa di quanto sia piacevole sentire il pianto della Mandragola" aggiunse Neville*. Penny sorrise; il professor Paciock aveva raccontato che il suo primo travaso, in gioventù, non era andato alla grande. A quel punto tutti fecero come aveva detto: la prospettiva di svenire non allettava nessuno di loro. Perfino i Serpeverde obbedirono in silenzio.

Quando furono pronti, il travaso ebbe inizio e quegli esserini recalcitranti cominciarono a piagnucolare fastidiosamente, tanto che un leggero piagnisteo si sentiva anche con i paraorecchi. A Penny la lezione era sembrata fin troppo lunga, e quando finalmente furono liberi di togliersi i paraorecchi, uscì in fretta con Al e Rose.

Non vedeva Trixy e Alice, ma era meglio così; avrebbero voluto partecipare all'intervento, e nessuno dei tre – Penny lo sapeva – se la sarebbe sentita di impedirglielo. Però quella era una cosa loro. O almeno, lo era sempre stata. Per la prima volta, Penny si chiese se, ora che c'erano Lorcan per Rose e Alice per Al, le cose tra loro sarebbero in qualche modo cambiate.

Per quanto lei e Rose fossero amiche di Alice e Trixy e Al lo fosse di Finnegan e degli altri compagni di stanza, nessuno sapeva di quella loro strana abitudine. Gli interventi erano, di solito, per situazioni gravi, cose che solamente loro tre potevano esaminare.

Mentre risalivano la collina erbosa, Penny notò che Cura delle Creature Magiche era finita in quel momento e affrettò il passo. L'ultima cosa che desiderava era di trovarsi nel contempo a fronteggiare James Potter e Fred Weasley. Si limitò a salutare da lontano Fred, che ricambiò con un sorriso. In quel momento, Penny si sentì trascinare dalla parte opposta. Rose l'aveva presa sottobraccio, con poca delicatezza.

"Dobbiamo parlare" disse Al, affiancandola.

"Non abbiamo Trasfigurazione?" Era un patetico tentativo di sviare la questione, perché Penny sapeva che l'ora seguente sarebbe stata libera. Quei due pazzi la stavano trascinando chissà dove, e le sue possibilità di fuggire erano pari a quelle di un prigioniero di Azkaban.

"Dove stiamo andando?" domandò. "Non ci stiamo avvicinando alla scuola, non mi piace".

"In un posto sicuro" rispose Al, sbrigativo.

"Al, per te il Platano Picchiatore è un posto sicuro?" chiese, terrorizzata dalla direzione che avevano preso.

"Mica penserai che ci metteremo lì sotto!" ribattè Al, alzando gli occhi al cielo.

"Spero di no, o siete più pazzi di quel che credo".

"Ovviamente no" disse Rose, "però qui intorno non c'è mai nessuno".

"Be', certo che no" sbottò Penny. "E vi siete chiesti perché gli studenti non vengono qui a frotte?" chiese, ironica. "Se mi becco una frustata dal ramo del platano" aggiunse, "la nostra amicizia finisce qui". Al e Rose sembrarono non udire alcunché e continuarono a trascinarla per alcuni metri.

Fortunatamente le sue paure si rivelarono infondate, perché non si sedettero troppo vicini a quell'platano terrificante, ma in un punto un po' nascosto. La misero di peso sul tronco di un albero.

"Lo fate sembrare un interrogatorio!" protestò Penny, seccata. Rose la zittì con un gesto, come se stesse scacciando un moscerino fastidioso.

"Parla il comitato, ora" la interruppe. "Poi potrai dire la tua".

"Conosco le regole, Rose!" rispose, incrociando le braccia al petto. Rose e Al iniziarono a confabulare tra di loro, poi quest'ultimo parlò.

"Crediamo che tu abbia le idee confuse". Lei stabuzzò gli occhi.

"Sul serio" disse Penny, "mi avete trascinata qui per dirmi questo? Lo so già di avere le idee confuse". Era semplicemente ridicolo.

"Ovvio che no! Siamo qui per risolvere il problema" puntualizzò Rose.

Maledetto tono da so-tutto-io!

"Abbiamo notato che stai sempre con Fred" continuò Al. "E non siamo convinti che tu stia facendo la cosa giusta, visto che sei pazza di James".

"Quindi vuoi farmi sentire in colpa se parlo con Fred" iniziò, "solo perché dovrei restare in dormitorio a singhiozzare per quell'idiota di tuo fratello?" Era piuttosto infastidita dalle parole di Al, doveva ammetterlo.

"Veramente" obiettò Rose, "sono convinta che se con Fred sta succedendo quello che credo, hai tutte le ragioni del mondo per assecondarlo. James è un demente, e lo dico con affetto". Rose è dalla mia parte, quindi? Ma soprattutto, si chiese Penny, quale diavolo è la mia parte? Perché lei stessa non aveva idea di come muoversi tra quei due.

"No invece!" protestò Al, evidentemente del parere opposto. "È inutile provare a far funzionare le cose con Fred, se nella tua testa c'è James!" Sembrò che volesse aggiungere qualcosa, ma poi ci ripensò, così Penny si decise a parlare.

"Non posso aspettare James per sempre" disse seccamente. "Attendere qualcosa che non può arrivare, è stancante".

Sembrò che Rose volesse interromperla, ma Penny non glielo permise. Sapeva cosa voleva chiedere. "Per quanto riguarda Fred... mi piace, ma tra noi non c'è stato niente, forse non ci sarà mai".

Penny credeva che quelle parole avrebbero chiarito i suoi pensieri al riguardo, ma vedendo i suoi amici si accorse solo che Rose sembrava dubbiosa, mentre Al sollevato. Di sicuro quei due non erano in sintonia sulla questione, e questo la confondeva.

"Quindi, proprio niente?" chiese conferma Al.

"Per la barba di Merlino! Non pensi che, se così fosse, ve lo direi?" Entrambi annuirono e Al sembrò di nuovo sul punto di dire qualcosa.





Albus Severus Potter era in seria difficoltà. La migliore amica e il fratello, dal suo punto di vista l'accoppiata perfetta. Si piacevano, anzi si amavano. Avrebbe dovuto rivelare tutto e basta? Per un lungo attimo ebbe la forte tentazione di parlare lì, di dire a Penny che James era cotto almeno quanto lei. Si trattenne, però.

Gli dispiaceva, ma non poteva immischiarsi – semplicemente non se la sentiva. Avrebbe cercato di seminare indizi che portassero James e Penny nella giusta direzione, ma non avrebbe parlato al posto loro.

"Al, mi sono stancata di stare male" disse Penny, passandosi una mano tra i capelli. "E sì, lo ammetto: questa cosa di Fred mi ha fatto capire che forse l'unico modo per far uscire James dalla mia mente è..."

"... sostituirlo con qualcun altro?" Era stata Rose a completare la frase di Penny. Quelle parole fecero realizzare ad Albus la stupidità di quell'idea. Soprattutto, la sua inefficacia.

"Chiodo scaccia chiodo, insomma" aggiunse Rose. Lei non sembrava così contraria all'idea, ma solo perché non conosceva i veri sentimenti di James. Si chiese se fosse giusto informare sua cugina, ma era certo che al suo posto Rose avrebbe preso la stessa decisione – non intromettersi col destino – e non aveva senso caricarla del peso di una verità che già a lui costava non rivelare alla loro più cara amica.

"Be', detta così sembra brutale" disse Penny a Rose, "però sì. Voglio dire, col tempo magari potrei dimenticare James, no?" domandò, incerta. Il tono della sua voce gli fece capire che lei voleva la loro approvazione. Le lesse in volto la speranza di dimenticare James.

"Potresti avere ragione" commentò Rose stavolta. Al si voltò verso di lei, irritato.

"Per niente!" ribattè con convinzione. "Il chiodo scaccia chiodo non ha mai avuto successo, fin dall'alba dei tempi". In realtà non ne era certo, ma non importava, perché conosceva Penny abbastanza da sapere che per lei non avrebbe funzionato.

"Non puoi saperlo" gli disse Rose, ancor prima che l'altra parlasse. "E che sia Fred o chiunque altro, se c'è qualcuno che può farla stare meglio, perché non tentare?" Senza sapere ciò che aveva scoperto, probabilmente anche lui avrebbe dato una possibilità a quella teoria.

"Ragazzi, io sono ancora qui" esclamò Penny. "Potreste evitare di parlare come se non fossi presente?" Sembrava decisamente alterata, principalmente con lui. "Fred mi fa sentire meglio, egoisticamente parlando. Vuoi che continui a soffrire per qualcuno che non posso avere?" gli chiese. "O ti sta a cuore la mia felicità?" Posta così, la domanda gli fece venire voglia di vuotare il sacco, per l'ennesima volta. Detestava mentire alla sua migliore amica.

"Ovviamente" ribattè, "mi sta a cuore. Sto solo dicendo che non credo che Fred o chiunque altro possa scacciare James dal tuo cuore". Lei sembrò indispettita dall'uso della parola cuore – Al aveva notato che evitava di dirlo. Aveva detto 'cacciare dalla mia mente James'. Ed era possibile che Penny, che lo conosceva bene, sapesse che l'aveva fatto a posta.

"E questo che diavolo significa?" domandò indispettita.

Al si trovò perso tra il proposito di non mettersi in mezzo tra Penny e James e quello di aiutarli. Non riuscì ad evitare di parlare.

"Diglielo". Penny lo guardò dubbiosa, ma era certo che avesse capito cosa intendeva. Lei capiva sempre cosa Al intendeva dire. "Dillo a James" ripetè comunque.

"Al, ti devo ricordare che cosa mi hai risposto quando sono stata io a consigliarti di dire a Alice che ti piace?" Lui accusò il colpo. "Non mi pare che tu abbia seguito il mio suggerimento, non vedo perché dovrei farlo io" aggiunse.

Al si ricordò in quel momento che aveva anche lui qualcosa da comunicare. Forse l'avrebbe convinta, proprio come Penny aveva convinto lui.

"Ti sbagli, idiota di una Penny Shane" replicò. Penny sembrò confusa, poi un lampo di comprensione le illuminò gli occhi.

"L'hai fatto davvero?" L'ombra di un sorriso spuntò sulle labbra della ragazza.

"Proprio stamattina" disse senza girarci intorno. "Ha risposto che prova lo stesso".









Penny aveva un'espressione di stupore dipinta in volto, e Rose si rese conto che doveva averne una molto simile. Entrambe sapevano che la luce che gli occhi verdi di Al sprigionavano era frutto di quella nuova consapevolezza – che Alice voleva stare con lui.

"Ha detto che mi aspettava, o qualcosa del genere" aggiunse lui, massaggiando nervosamente il collo. L'evidente disagio che il cugino provava fece sorridere Rose. "Credo di piacerle da un pezzo, quindi". Al era il ritratto della felicità.

Vide Penny alzarsi dal tronco sul quale l'avevano poggiata di forza e non ci pensò un attimo prima di fiondarsi in un abbraccio di gruppo. Ce l'aveva fatta a dichiararsi. Non dovevano più sopportare i dubbi di Alice e le indecisioni di Al.

"Finalmente!" esclamò Penny, quando si staccarono.

"Eravate insopportabili!" si lasciò sfuggire Rose.

"Eravamo?" chiese lui. "Sapevate che le piacevo e non mi avete detto nulla?" chiese, stupito. Non era arrabbiato, però. Rose era contenta: non sopportava la versione infuriata di Al. Per un attimo lo rivide, bambino, che tentava di rubare la bacchetta alla zia Ginny. E si rivide bambina, a difendere il cugino dai rimproveri dello zio Harry, prendendosi la colpa di qualcosa che non aveva fatto. O viceversa.

"Ehi, io ci ho provato a fartelo intuire" gli ricordò Penny, facendo ridere Rose.

"Il fatto è" si sentì in dovere di chiarire, "che prima di saperlo da te, sapevamo già che lei era cotta di te, ma le avevamo giurato di non dire nulla. Un patto è un patto, Al. Penny voleva dirtelo, ma sarebbe stato come manovrare il destino, quindi sono stata io a trattenerla. Mea culpa" concluse con un'alzata di spalle. Non voleva che Al desse la colpa a Penny, visto che era principalmente sua. "Però è andata bene, no? Magari avremmo fatto qualche casino, se ci fossimo immischiate".

"Sei arrabbiato?" gli chiese Penny, ma anche lei lo conosceva. Entrambe sapevano che non lo era. Infatti Al scosse la testa in segno di diniego.

"Avrei fatto lo stesso" disse. "Alice non vi aveva autorizzato in fin dei conti, no?"

Lei scosse la testa all'unisono con Penny, come a confermare. Per fortuna, si disse Rose, Albus l'aveva presa bene.











Penny si sentì felice per tre motivi: Al era felice, Alice era felice, Al aveva seguito un suo consiglio. Incredibile. Fosse stato per Penny, avrebbe fatto di testa sua fin dall'inizio, ma era andato tutto per il verso giusto, e dunque Rose aveva avuto ragione. A quel punto, inoltre, sperava si fossero scordati dell'intervento.

"Comunque" fece Al, neanche avesse ascoltato i suoi pensieri. "Non dimentichiamo perché siamo qui. Di me possiamo parlare dopo".

"Ci risiamo..." disse sedendosi di nuovo, l'espressione sconsolata.

"Dicevi?" fece Rose.

"Che Fred mi piace, mi fa sentire bene e non è mai scortese, a differenza di Potter senior..." Era un riassunto davvero succinto, ma non c'era altro da dire.

"Sì, ti piace, ma ami James!" insistette Al.

"Albus, capisco che oggi tu sia ben disposto nei confronti della questione vero amore" iniziò Penny, "però io voglio solo scordare che lui esista".

"Non puoi usare Fred a questo scopo" le fece notare, più calmo rispetto a prima.

"Io non voglio usarlo" precisò. "Voglio solo sperare con tutte le mie forze che funzioni".

"Ma se non dovesse funzionare, uno dei tre si farà male. Molto male" presagì Al con aria severa. A dire il vero si sarebbero fatti male tutti e tre, pensò Albus. James sarebbe stato a pezzi nel vedere Penny con Fred, il quale a sua volta sarebbe rimasto scottato perché prima o poi avrebbe capito di essere un rimpiazzo, ma soprattutto Penny, conoscendola, si sarebbe sentita in colpa per ogni cosa e avrebbe comunque continuato a pensare a James. Al era perso in questa catastrofica premonizione quando udì la voce di Penny.

"Tre?" domandò, stupita.

"Ho detto tre? Volevo dire due, certo. Due. Ovvio, no? Tu e Fred" si corresse Al, ma Penny non fece troppo caso alla svista dell'amico.

"Non voglio che qualcuno si faccia male" disse, "ma sto cominciando a capire, anche grazie a Fred, che aspettare all'infinito non mi fa bene".

"Ha ragione" le fece eco Rose, guardandolo. Al si chiese perché non avesse ancora imbavagliato sua cugina.

"Sono sei anni che lo aspetto. Dal primo sorriso che mi ha indirizzato, davanti all'espresso per Hogwarts, credo..." Si sentì persa nel ricordo di quel ragazzino impertinente che le sorrideva da dietro il suo carrello, alla stazione di King's Cross. "Quella stupida cotta si è trasformata in qualcosa di più, ma io ho cercato di negarlo finché ho potuto".

Penny non osava immaginare come dovesse apparire patetica agli occhi dei suoi amici. Non se ne curò, comunque. Non aveva mai raccontato nel dettaglio come erano nati i suoi sentimenti per James, perché Rose e Al l'avevano semplicemente capito, senza chiedere spiegazioni.

"Non volevo ammettere i miei sentimenti, ma ho dovuto. Con l'unico ragazzo che ho avuto non provavo niente" confessò, arrossendo un po'. "Nemmeno baciarlo mi faceva un grande effetto, perché era come se qualcosa – qualcuno – mi impedisse di lasciarmi andare. So di sembrare la protagonista di una soap opera argentina, ma non mi interessa..." In quel momento vide che Al era abbastanza confuso, non aveva idea di cosa diamine fosse una soap opera.

"Non sei messa così male" tentò di consolarla Rose, facendola ridere. Albus le guardava con la fronte aggrottata. "Che c'è? Mia nonna guarda la televisione" specificò la ragazza. Frequentando i genitori di Hermione, Rose aveva più occasioni di Al di stare a contatto con il mondo babbano.

"Continua" le disse Rose. "Che stavi dicendo?"

"Niente, Rosie" replicò Penny, visibilmente stanca. Il punto era proprio quello: non c'era niente da dire. "James Potter non è più un mio problema" concluse. Poi guardò Al, che era rimasto in silenzio.

"Cosa diavolo è una soap opera?"

"Roba da Babbani" replicò Penny, con un mezzo sorriso.

"Be', secondo me dovresti andare da James e dirgli quello che provi, prima di lanciarti in questa cosa con Fred" ribadì Al. Penny voltò la testa verso Rose.

"Non so come consigliarti" ammise l'amica. "Se devi seguire il suggerimento di Al, fallo ora. Altrimenti, se Fred ti piace abbastanza da renderlo possibile, dimentica mio cugino una volta per tutte".

"Rose ha ragione: diglielo ora!" fece Al.

"Non ha detto questo!" protestò Penny.

"No, infatti" ribattè Rose, incrociando le braccia. "Hai ignorato la metà del mio discorso! Quello che intendevo è che deve agire il prima possibile, perché si sta logorando per questa faccenda, e non ha senso".

Al si arrese al pragmatismo di Rose e si lasciò cadere sul tronco, accanto a Penny. Passò un minuto in cui nessuno aprì bocca, ciascuno immerso in un pensiero diverso. Improvvisamente Penny balzò in piedi, preda di un evidente slancio emotivo.

"Cancellarlo dalla mia vita è la soluzione definitiva. Sarà difficile, non lo nego" disse rivolta ad Al, che stava per protestare, "ma non impossibile". Perlomeno, sperava non lo fosse. Forse non si era mai impegnata davvero, magari con un po' di pratica ci sarebbe riuscita.

"Grazie per l'intervento, ragazzi" esclamò convinta, allontanandosi a passi lenti dal tronco dell'albero.

"Dove stai andando?" chiese Al.

"Trasfigurazione" rispose lei, ovvia. Persino Rose sembrò stupita, evidentemente entrambi se ne erano dimenticati.

Mentre discutevano della vita amorosa di Penny Shane, risalirono il pendio erboso e avanzarono fin dentro la scuola. Si diressero all'aula di Trasfigurazione, scoprendo di essere leggermente in ritardo. Conoscevano troppo bene la forma di Animagus della McGranitt per illudersi che il gatto soriano sulla cattedra non fosse la Preside.

Il gatto si allungò e fece un balzo fino a prendere l'aspetto di Minerva McGranitt. "Buongiorno signor Potter" disse la donna, risistemando gli occhiali sul naso. "Signorina Shane" aggiunse, occhieggiando Penny. "Signorina Weasley". I tre salutarono rispettosamente e poi presero posto allo stesso banco, esterrefatti.

"Non ci sgrida neanche per il ritardo?" domandò Al. Si prese una gomitata da Rose e una da parte di Penny. La donna rise del siparietto.

"Oggi sono di buon umore, Potter. Ma se proprio ci tiene..."

"No, grazie, preside" parlò Penny per lui. "Non ci tiene particolarmente".

La McGranitt sembrò divertita e si rimise alla cattedra, stavolta in forma umana. I tre si sbrigarono a tirare fuori tutto l'occorrente per svolgere l'esercizio: carta, penna, calamaio... evidentemente era uno scritto, pieno di domande insidiose. Penny sperò di non essere così distratta da scrivere James Potter e Fred Weasley anziché le risposte corrette.

Tentò di ricordare tutto quello che aveva studiato, ma evidentemente era stato tempo perso. La sua testa era troppo occupata. Per fortuna Al se ne accorse e andò in suo soccorso, facendole copiare il contenuto della propria pergamena.

Non appena furono usciti lo ringraziò e gli fece un gran sorriso. "Mi sarei beccata un non classificato, senza il tuo aiuto" ammise.

"Per così poco" rispose lui. "Lo farei tutti i giorni se significasse vederti sorridere".

"Non farmi commuovere".

"Non ora che stai ridendo" replicò Al. "Non ride dal paleolitico, vero Rose?" aggiunse girandosi verso la cugina. Era scomparsa. Al si guardò in torno con aria interrogativa: non l'aveva vista allontanarsi.

Penny rise della sua espressione, gli prese la mano e ne puntò l'indice destro verso una coppia in fondo alla sala: Rose e Lorcan che si baciavano.

"Ecco dov'è" fu il commento a mezza bocca. Poi tossichiò e si rivolse a lei: "Senti Penny, c'è qualcosa che dovrei dirti, che tu dovresti sapere..." iniziò.

Forse poteva provare a introdurre il tema James-è-pazzo-di-te, ora che Rose non era presente. Lei si accinse ad ascoltarlo, quando sopraggiunse qualcuno a interromperli.

"Miss Shane!" Fred sbucò da un angolo del corridoio, proveniente da una lezione di Divinazione. "So leggere la mente, adesso".

Penny si alzò e lo esaminò accuratamente.

"Immagino! Hai un non so che di..." lasciò la frase in sospeso.

"Profetico?" chiese speranzoso.

"No, di idiota!" Ora Penny stava apertamente ridendo, mentre Fred si fingeva offeso.

"Ah si?! Bene, allora sabato non farò il tifo per te!"

"E che farai? Starai sugli spalti tra i Corvonero? Sono intelligenti, ma anche loro usano le mani, se necessario. Potrebbero ritenerti una spia Grifondoro" lo provocò.

"Non importa!"

"Peggio per te" disse, e gli fece la linguaccia. "Ti perderai una grande partita".

"Vengo alla partirta solo se metterai una maglietta con la scritta Fred Jr. Weasley è il migliore!" propose.

"Non ci penso proprio" replicò. "Tu sei pazzo" aggiunse picchiettando l'indice sulla testa, ad indicare la poca sanità mentale del rosso.

"Ragazzi!" si spazientì Al, "esisto anche io, se non vi dispiace".

Si sentiva escluso dalla conversazione. Purtroppo, anche se negli occhi di lei non vedeva nulla di paragonabile a quello che scorgeva quando era con James, doveva ammettere che tra Penny e Fred c'era una certa sintonia. Non sapeva come sarebbe andata a finire.

Voleva che la sua migliore amica fosse felice, voleva che suo fratello non soffrisse, voleva che Fred non dovesse pagare le conseguenze dell'indecisione di James nel dire a Penny quello che provava per lei.

"Scusa cugino" Fred lo riscosse dai suoi pensieri nefasti. Al scrollò le spalle e fece un sorrisetto di circostanza.

"Raggiungo la mia ragazza" annunciò. Aveva bisogno di allontanarsi da quei due, prima di ritrovarsi a cantare come un uccellino rivelando a Penny i sentimenti di James.

"A dopo" gli rispose lei distrattamente.

Lasciarli soli forse non era un'idea grandiosa, ma non poteva stare lì a fare da terzo incomodo.

Fece dietrofront per andarsene; e vide James. I suoi occhi dardeggiavano fuoco, in direzione di Fred. Decise di andargli incontro, per calmarlo. Ci mancava solo che facesse una delle sue entrate, stupide e plateali. O peggio, una scenata in piena regola.

"Ciao fratello" esordì. "Potrei parlarti un attimo?" Sperava di poter distrarre James. L'occhiata omicida che stava rivolgendo a Fred non prometteva nulla di buono.

"Sono impegnato" rispose, senza staccare lo sguardo dal rosso.

"Da quando fissare le persone come un maniaco omicida è un impegno?" ribattè ironicamente. Perché perdeva tempo tentando di redimerlo? Era una causa persa. "Sarà meglio fare due passi" disse trascinandoselo dietro. Stranamente James non oppose resistenza, anche se non smise di guardare Fred, finché non si furono allontanati abbastanza.



"Che c'è?" chiese quando ebbero svoltato l'angolo. Scomparsa la vista di quei due aveva ripreso l'uso della parola; era già un passo avanti.

"C'è che non puoi stare a fissarli tutto il tempo" spiegò Al, con una calma che in quel momento faticava a mantenere. "Agisci, oppure lascia stare".

Quello si che era parlare chiaro, pensò Al. Con suo fratello era meglio andare al sodo, visto che di tempo quel testone ne aveva perso abbastanza.

"Lasciar stare chi?" Adesso fingeva persino di non capire. Di bene in meglio.

"Per favore, non fare il finto tonto!" sbottò. "Dopo quello che mi hai detto l'altra volta non potevi aspettarti che io non ci sarei arrivato!" Evidentemente, pensò Al, suo fratello l'aveva preso per un idiota.

"Non so di che stai parlando".

"Per Merlino e Morgana!" esclamò Al, esasperato. "Sei davvero indisponente!"

Penny aveva ragione a dire che James fosse un tipo piuttosto difficile. Logico che lei non ne volesse più sapere, se faceva così!

"Sto parlando del fatto che sei innamorato di Penny, idiota!" disse senza mezzi termini. James sembrò cercare un modo di negare, poi semplicemente si strinse nelle spalle. Al lo prese come un assenso, quindi proseguì.

"Se il tuo piano è infastidirla ogni volta che si trova con Fred, non è un granchè. Non lo sarebbe con qualsiasi ragazza, ma con Penny meno che mai. Odia la gente che le sta addosso, per di più senza motivo".

"Ma il motivo c'è!" ribattè James. Finalmente lo ammetteva, dannazione.

"Sì James, ma lei non lo sa".

"E che consigli? Sei tu il cervellone della famiglia". Al prese in seria considerazione l'idea di prenderlo a pugni.

"Tutta la materia grigia destinata a te è passata nella mia testa" replicò invece. L'altro non rispose all'offesa, sembrava pensieroso.

"Devi dirglielo!" Le stesse parole che aveva usato con Penny. Sperava che almeno uno di quei due dementi avrebbe seguito il suo ragionevolissimo consiglio.

"Come scusa?" chiese James, visibilmente alterato – e vagamente sorpreso. "Ti ha dato di volta il cervello? Vuoi che Shane mi tiri un altro schiaffo in faccia?"

"E' la persona meno violenta che conosca" la difese Al. "Gliel'hai praticamente levato dalle mani James".

"Ora la giustifichi! Sono tuo fratello, Al!" protestò.

"Devi andare da lei e dirglielo, o giuro che le riferirò quello che hai insinuato l'altra volta" minacciò, riferendosi all'astrusa teoria di James per la quale Penny fosse innamorata di Al.

"Non lo farai" affermò James sicuro. In effetti non l'avrebbe fatto, ma non gli diede la soddisfazione di una risposta. Era sul punto di rinunciare, quando James parlò.

"Mi vergogno" bofonchiò.

"Cosa? James Sirius Potter, estroverso diciassettenne, figlio del salvatore del mondo magico, niente male con le ragazze, si vergogna?" chiese Albus, esterrefatto. "Chi sei tu, che ne hai fatto di mio fratello?". James roteò gli occhi, esasperato. Perché tutti si aspettavano che avesse sentimenti e pensieri banali e superficiali? Spesso era spavaldo e sicuro di sè, ma non significava che lo fosse in ogni occasione.

"Con Penny è diverso, Al. Io voglio lei, lei vuole un altro. Sono geloso, ma non posso fare nulla per cambiare la situazione" disse d'un fiato. "Ora, per cortesia, lasciami in pace. E non dirle mai dei miei sentimenti per lei. La metterebbero in imbarazzo e non mi parlerebbe nemmeno più" dichiarò. Poi, senza un'altra parola, alzò i tacchi e se ne andò, lasciando Al solo in mezzo al corridoio.

"Tutto questo non promette niente di buono" sussurrò Al, mentre si dirigeva alla ricerca di Alice.















NOTE AL CAPITOLO



1) *L'intervento è una citazione dalla serie TV How I Met Your Mother

Nella serie, quando uno degli amici di Ted ha un problema particolare, il resto del gruppo organizza un Intervento. La persona si siede sul divano e gli altri analizzano i problemi. Nell'eventualità che qualcuno dei lettori non abbia mai visto la serie.

2) *Ovviamente mi riferivo alla storica scena in cui, travasando una Mandragola, Neville sviene davanti a tutti.









ANGOLO AUTRICE

Dopo soli cinque giorni, ecco a voi un altro capitolo.

Dunque, la Janny (come l'ha ribattezzata Francesca lol) è l'unione di due protagonisti totalmente rimbambiti. A volte Penny e James sono frustranti, però li ho creati così – e così li accetto, come due ragazzini alle prime armi con i sentimenti.

Fred si sta facendo strada nei pensieri di Penny; e lei spera che prima o poi le faccia dimenticare James, anche se sa che questo non è del tutto giusto. Speranza vana?

Perdonate Rose, perché pensa di consigliare Penny per il meglio, mentre Al ha deciso di non intromettersi nel rapporto tra il fratello e l'amica (anche se la tentazione è forte). Alice e Al sono finalmente insieme, quindi l'unica coppia che non riesce a decollare è proprio la Janny. Forse non è destino, o forse sì.



  
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