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Autore: missimissisipi    25/06/2015    1 recensioni
«Ne parli con me sere dopo, quando ho gli occhi stanchi per l’alfabeto greco e parlo come Yoda nei prequel, tu mi riprendi e dici che dovrei tradurre quello che sta succedendo, piuttosto, perché significa che sto dando di matto e sto passando di nuovo quel periodo un po’ così, meno qui e più lì. Il cielo è stellato come la notte stellata di Van Gogh, ma nessuno dei due se ne rende conto perché sei troppo impegnato a farmi capire con le sopracciglia corrugate»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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a tutti quelli che non ci sono mai stati e ai sogni che non possono essere realtà, per quanto ci si sforzi

Like we could afford the world (ranting about what we are not)

Shitty conversations and messy relationships and hot sheets and how the Barcelona team is doing something good and how much do I love German football teams and the only thought of you and how my life could be just so easier and funnier if I’d let me go and if you all were here–or if we all were there, you know. Long night talks and the starry sky; me and you tied up in our dreams, what if we all lived together and had fun together and stayed together for the rest of our lives. But, Christ, can you imagine? Can you imagine all this shit being real, all this mess being love, all this dreams being life? And the bed being right, the kisses faster and feelings deeper, and life expectations so low like we could afford the world.

 

Abbiamo parlato del più e del meno la maggior parte delle volte, senza preoccuparci di rendere reali le conversazioni nonostante noi fossimo degli organismi ben funzionanti con gambe incrociate e labbra schiuse. Siamo stati amici di tutti contro le porte della notte, ho incrociato le braccia più volte di quante io stessa ricordi e sono stata zitta per mattinate intere, le occhiaie scure a dimostrazione di quanto non avessi dormito. Ci guardiamo negli occhi poche volte, giusto per realizzare che siamo tanti e accerchiamo lo stesso tavolo rettangolare di casa di Aura per guardare il Barcellona Football Club vincere ogni partita che giochi—a differenza dei mondiali, quando voi arricciavate il naso per ogni scorrettezza ed errore ed io ridevo a crepapelle nell’angolo del divano, incrociando le dita nella speranza che la Germania vincesse; solo voi sapete che ho un debole per la Germania e le squadre tedesche e la loro aria, che qui sotto non si respira affatto.

Il naso lo arricci daccapo giorni dopo, quando Kat dice che partirà per l’estate e che sarebbe bello averci lì, tutti lì, insieme come sempre.

(non dico a nessuno che il solo pensiero mi fa venire il capogiro, tutti insieme lontano di qui, pronti ad affrontare quel gioco senza regole e joystick che è la vita)

Trascorrono un paio di mesi ed è settembre, una mattinata silenziosa come altre e tu sai a cosa sto pensando, mentre sfoglio un libro qualsiasi di una materia qualsiasi perché non sempre ascolto le spiegazioni—e se io mi lasciassi andare? E se io andassi, come tutto il resto? Se abbassassi la guardia, se guardassi di meno e parlassi di più, se rischiassi e fossi più impulsiva e meno me? Scuoti la testa pian piano senza che qualcuno se ne accorga, non dici nulla, fai regnare il silenzio calato ore prima.

Ne parli con Caleb e lui non sa che dirti, mi riferiscono. In quel momento tu sai qualcosa, poi, perché ti hanno visto con le labbra increspate in una smorfia e lo sguardo basso e tu assumi sempre quella posa quando ti rendi conto di qualcosa palpante e prima buia, inesistente.

Ne parli con me sere dopo, quando ho gli occhi stanchi per l’alfabeto greco e parlo come Yoda nei prequel, tu mi riprendi e dici che dovrei tradurre quello che sta succedendo, piuttosto, perché significa che sto dando di matto e sto passando di nuovo quel periodo un po’ così, meno qui e più lì. Il cielo è stellato come la notte stellata di Van Gogh, ma nessuno dei due se ne rende conto perché sei troppo impegnato a farmi capire con le sopracciglia corrugate.

«E se fossimo nei tuoi sogni? Ci immagini?»

Reali, in carne e ossa, muscoli e organi, mente e nervi. E sì, che nervi, avere tutto ad un dito di distanza dalla fantasia.

Immagina la merda che sogniamo essere reale, il disastro essere amore, i sogni vita. Ed il letto essere quello giusto da condividere, i baci più veloci, le emozioni più profonde e le aspettative di vita più basse, come se potessimo permetterci il mondo intero.

  
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