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Autore: ezuccanigra    25/06/2015    0 recensioni
Questa serie di racconti è una sfida di scrittura con NIKELMANN ( http://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=851014 ); a turno, usiamo un personaggio ispirato all'altro autore per un racconto breve a cui l'avversario risponde con la stessa ambientazione; chi desidera può fare da giuria recensendo di volta in volta chi crede stia facendo il lavoro migliore... non preoccupatevi di seminare zizzania, è solo un gioco.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nik camminava sotto i portici con i giornali sotto il braccio con quell’andatura musicale cadenzata e molleggiante data dalle lunghe falcate dei suoi passi. Aveva le labbra arricciate in quella perenne espressione crucciata e pensosa di chi non lascia mai la mente vuotarsi, perso in quell’enorme labirinto che erano i cunicoli della sua ossessione.
Camminava sotto i portici perché stava piovendo forte e non aveva pensato a portarsi l’ombrello. Ora che pioveva faceva un poco più fresco. La giornata era stata così afosa e soleggiata che gli era sembrato di avere messo la camicia in forno prima di indossarla. E aveva dovuto chiuderla per bene, fino all’ultimo bottone per poi condire il tutto con la cravatta sottile a soffocarlo.
I portici finirono e Nik continuò a camminare come se niente fosse, tanto stava tornando a casa, tanto i suoi capelli non si sarebbero spettinati, tanto aveva già messo via gli occhiali nella borsa.
La pioggia gli colorò la camicia, scurendola e appiccicandogliela sulla pelle e non è niente male.
Gocce fredde gli cadevano direttamente nel colletto, non gli importava. Guardò i giornali che si stavano inzuppando e provò ad arrotolarli e, nel mentre, notò un numero di telefono scritto a mano sull’angolo della prima pagina. Rimase per un istante interdetto, non riuscendo a ricordare di chi fosse, né quando fosse stato scritto. Forse di quella ragazza che gli aveva offerto un bicchiere d’acqua sulla porta.
In quel momento un grosso pezzo di ghiaccio urtò il giornale proprio sul numero di telefono, sciogliendo l’inchiostro e Nik non ebbe più tempo di preoccuparsi di niente se non della grandine che minacciava di fargli male. Srotolò di nuovo i giornali e li usò per coprirsi la testa, correndo verso casa, con il nero delle lettere sciolte che gli macchiava piano la camicia.

   
 
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