Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Light Clary    25/06/2015    1 recensioni
☠ Harry è un ragazzo che sogna di diventare il Re dei Pirati. L'impresa è ardua. Dovrà affrontare i mille pericoli del mare, scontrarsi con corsari assetati di sangue e soprattutto trovare i compagni ideali che lo accompagneranno in quest'avventura.
Louis: E' un celebre spadaccino che sconfigge qualsiasi nemico non con una, non con due, ma con tre spade. 
Viola: Ragazza esperta di navigazione con l'obbiettivo di raccogliere piu' soldi possibili. Nasconde un segreto.
Zayn :Cecchino imbranato e un pò fifone, col desiderio di seguire le orme del padre e diventare un vero pirata.
Niall: Eccellente cuoco che per combattere non ricorre alle mani, ma alla potenza delle sue gambe. Non resiste al fascino di una bella ragazza.
TRA I MILLE PERICOLI DEL MARE E LE CONTINUE SFUGGITE ALLA MARINA MILITARE, CAPIRANNO DI ESSERE DESTINATI A DIVENTARE I PADRONI DEL GRANDE BLU. 
L'OCEANO PIU' VASTO DEL MONDO.
Spero di avervi incuriositi. In tal caso aspetto i vostri commenti ;) ;) ; ) ;)
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

OTTO ANNI PRIMA

I cittadini di Coconout Village si stavano munendo di forconi, fucili, spade e mannaie per correre alla casa sulla collina e affrontare gli Uomini-Pesce.
Non avevano nessuna intenzione di abbandonare Marian.
Javier era già in corsa. In cuor suo pregava che alla donna non venisse la stupida idea di fronteggiare da sola quei mostri. Non ce l’avrebbe mai fatta. Andava avvertita prima che fosse stato troppo tardi. Sperò tanto che le bambine momentaneamente fossero al sicuro.
Ma Viola e Paulina correvano più veloci di lui, verso la loro casa. Ogni pezzo di erba che calpestavano sembrava un tratto d’asfalto che le separava sempre di più dalla loro mamma. Avevano bisogno di vederla. Di sapere che stava bene. Di aiutarla a scappare prima che quegli esseri spregevoli le mettessero le mani addosso.
Arlong però era già dinanzi la porta di casa loro e con la mano palmata chiusa a pugno, diede tre violenti battenti senza aprire bocca.
Marian, che aveva appena finito di apparecchiare la tavola per lei e le sue bambine, alzò lo sguardo verso l’ingresso serrato.
Sorrise: - Sono tornate.
Fece per andare ad accogliere Viola con un abbraccione e chiederle scusa per lo schiaffo che le aveva tirato. Ma si bloccò. Una strana sensazione le proibiva di muoversi.
Un istinto da militare che le avevano insegnato a sentire quando combatteva in Marina.
Intravide attraversò i vetri velate della casa, delle sagome troppo grosse per appartenere alle sue piccole. Riuscì a udire anche lievi risate grosse e profonde.
Qualcosa non quadrava.
Si avvicinò ad un mobile, mentre a chiunque si trovasse là fuori, gridava: - E’ aperto!
 
Arlong sogghignò e diede una leggera spinta alla porta: - Permesso … - sibilò entrando.
All’interno dell’abitazione però sembrava non esserci nessuno.
C’erano pochi mobili, compresi il tavolo con le sedie e i fornelli della cucina.
Avanzò per controllare meglio, quando fu aggredito.
Qualcuno gli diede un sinistro sul volto e gli si buttò addosso come un leone predatore.
L’Uomo-Pesce cadde all’indietro sotto gli occhi dei suoi uomini, mentre un moschettone che sembrava antico ma ancora funzionante gli veniva calato in bocca.
Marian lo aveva atterrato e lo minacciava con l’arma.
-Mi dispiace per te – sorrise la donna soddisfatta – ma sono un Ex-Marine! Ora dimmi, cosa spinge uno del Grande Blu come te a fare tanta strada? Cosa vuoi da Coconout Village?
Arlong non si mosse. Chiuse gli occhi.
Ad un certo punto, uno dei suoi Tre Ufficiali, Elaphus, scoppiò stranamente a ridere.
E così fece Morsky, il Secondo Ufficiale.
Seguito da Fiskur, il terzo.
E piano, piano tutti gli altri Uomini-Pesce presero a sghignazzare, come divertiti.
Marian li guardò senza capire. Cosa ci trovavano di tanto divertente?
Dopo un po’ si accorse che anche Arlong, sotto il suo peso stava ridendo. Stava per caricare l’arma e ordinargli di smetterla ma davanti ai suoi occhi, l’Uomo-Pesce, usando la sua bocca da squalo, distrusse il suo fucile soltanto con un morso.
Non ebbe nemmeno il tempo di sgranare gli occhi dallo stupore, perché Arlong l’afferrò per la gamba con le mani viscide: - Ci hai provato– la informò ghignando.
 
 
Intanto, dal lato opposto della casa, Viola e Paulina correvano ancora all’impazzata. Non sapevano cosa stava succedendo sul fronte retrostante a dove si trovavano. Ma dentro di loro sentivano che Marian stava bene e le stava ancora aspettando in cucina.
-Usiamo la porta sul retro per farla scappare! – disse Viola.
-Che succede se i pirati sono già arrivati? – gli chiese la sorella, allarmata.
-Non lo so … ma dobbiamo aiutarla!!!
Stavano per giungere fino al portico, ansiose e spaventate.
Ma all’improvviso due grosse braccia bloccarono loro la via, spingendole lontano dalla casa.
Si scostarono e riconobbero il dottore del villaggio, che le tratteneva.
-Ferme! Non dovete entrare! – ordinò loro.
-Dottore, si sposti! – disse Viola provando a oltrepassarlo – Dobbiamo aiutare Marian!!
-No! Voi resterete qui con me! – insistette l’uomo – E ora ascoltatemi! Devo dirvi una cosa che potrà sembrarvi crudele … ma è per il vostro bene.
Di colpo si udì un urlo disperato, provenire dalla parte opposta della casa. Un grido di donna.
Le bambine ripresero a dimenarsi:- MARIAN!!
Ma il dottore riuscì ad allontanarle sempre di più, a volte usando la forza.
 
Marian era distesa a terra. Arlong la stava schiacciando come se fosse una formica.
La donna aveva lividi in tutto il corpo, ma ciò che la fece contorcere più di tutto, fu l’osso del braccio, che Arlong continuava a pestargli ripetutamente con la sua forza mostruosa.
Dopo il trentesimo calpesto, il braccio di Marian era violaceo e sgonfio come un palloncino. Gli arti non le rispondevano più.
Gli Uomini-Pesce ridevano davanti a tanta afflizione.
Marian soffriva a volte trattenendo le urla agonizzanti. Non poteva reagire. Quelle persone erano delle vere bestie disumane. La loro forza era impareggiabile.
Dentro di sé sentiva che non ce l’avrebbe fatta a resistere ancora a lungo.
Ma la paura non era la sua sorte. Cosa ne sarebbe stato di Viola e Paulina?

Ad un certo punto, un urlo fermò Arlong dalla sua tortura.
-MARIAN! – riconobbe la voce di Javier che si avvicinava – Non ti devi opporre a loro! Ci sono battaglie che non vanno combattute con il grande senso di giustizia che hai! Possiamo risolvere tutto con il denaro!
La donna alzò di poco lo sguardo abbastanza da vedere lo sceriffo chinarsi su di lei ed aiutarla a reggersi seduta. Aveva gravi ferite in tutto il corpo. Non sentiva più il braccio, la fronte sanguinava da un punto.
Arlong sorrise: - Sagge parole. Sono 100.000 Berry per ogni adulto, 50.00 per ogni bambino, donna – rispiegò – Paga per ogni membro della tua famiglia, e ti lasceremo in pace!
Javier si chinò verso l’orecchio dell’amica, fingendo di controllare le sue condizioni: - Sono 200.000 Berry – le sussurrò in modo da non farsi sentire – Hai una somma simile?
Lei scosse la testa tremando come una foglia: - Arrivo a 100.000.
L’uomo digrignò i denti. Dannazione!
-Ei, Capitano! – disse all’improvviso Elaphus che era entrato nella casa per ispezionarla – Qui c’è un tavolo … apparecchiato per tre persone.
Arlong sorrise curioso: - Ah, ma davvero? Una famiglia con tre persone?
Javier sgranò gli occhi. Marian tra le sue braccia ispirava a fatica, sopraffatta dal dolore. Non riusciva nemmeno a tenersi in piedi.
Lo sceriffo dovette subito ricorrere allo stratagemma che aveva organizzato, durante la corsa dal villaggio.
-Oh! – esclamò tranquillamente – Mi era passato di mente, Marian! – tutti lo guardarono – Oggi hai invitato me e il Dottore a Pranzo! Stavo per dimenticarmene. Avanti, Marian – la guardò sorridendo complice – paga la tua parte a questa gente e mettiamoci a tavola - lei non aprì bocca. Aveva capito cosa l’amico stava cercando di far credere agli Uomini-Pesce - Infondo sembra che tu abbia 100.000 Berry esatti – continuò Javier rivolta ad Arlong – Per fortuna abbiamo pagato tutti. Così nessuno morirà.
La donna continuò a restare in silenzio. Il braccio sano stringeva quello rotto con forza. Javier aveva appena affermato che lei vivesse da sola. Che non possedesse una famiglia. Per salvarla.
-In effetti – disse poi Morsky, guardando alcuni documenti – Secondo il censimento, questa donna non si è mai sposata, né ha avuto figli. È nubile.
 
Quando Viola e Paulina sentirono quelle parole, uscire dalla bocca del dottore, si paralizzarono come due statue. Un’oscurità di dolore cadde su di loro. I loro occhi erano dilatati e le braccia stese lungo i fianchi.
-Avete capito? – ricapitolò il dottore – Non esiste alcuna prova che voi due siate figlie di Marian! Dovete lasciare l’isola prima che lo scoprano! Prendete il mare e fuggite! – Paulina cominciò a lacrimare, Viola rimase immobile – Lo so. Chiedere a due bambine come voi di attraversare l’oceano, andando alla deriva … ma cercate di ragionare! È l’unica alternativa per salvare la vita a tutte e tre!
-No! – sbottò all’improvviso Viola zittendolo – Io non me ne vado. Perché dovrei lasciare la mia casa? Sono … loro quelli che ci hanno invaso! – anche lei prese lentamente a singhiozzare –Io … voglio restare in questo villaggio … sigh … è solo perché siamo povere che non possiamo essere figlie di Marian? Perché … la nostra mamma non può pagare? Non è giusto! Non deve essere così! – si portò le mani a coppa sulle labbra – Noi vogliamo restare con lei!!
 
Arlong, preso il gruzzo di banconote che Marian riuscì a porgergli, fece per andarsene seguito dai suoi uomini. Sull’uscio di casa, la donna e Javier seguirono ogni loro movimento.
Lei in silenzio.

 
-Va bene – accettò Paulina voltandosi ed incamminandosi nel bosco – lasceremo quest’isola!
-Cosa? – esclamò Viola ancora con le lacrime agli occhi – Ma Paulina …
-Ha ragione lui, Viola! – replicò la sorella – Dobbiamo farlo per il bene di nostra madre! Solo così si salverà!
La bambina rivolse un’occhiata alla casa dove aveva sempre vissuto. Pianse ancora e non si mosse.
 
Marian guardò la ciurma di Uomini-Pesce iniziare a percorrere la discesa della collina. Un dolore tremendo la attraversava. Ma non era il pulsare che le facevano le ferite. Proveniva dal cuore. Una fitta tremenda di malinconia e nostalgia che le era arrivata da quando aveva consegnato quei 100.000 Berry. Aveva comprato la sua stessa vita. Stava però rinunciando ad essere una madre. Se era vero che quei delinquenti avevano intenzione di sistemarsi su quell’isola, sarebbe stato impossibile per lei, pagare sempre e solo per sé stessa.
Da sola. Non era riuscita a guadagnare abbastanza da salvare la vita a Viola e Paulina. E ora le stava perdendo. Cosa ne sarebbe stato di loro? Erano ancora troppo piccole per cominciare una nuova vita altrove. Avevano bisogno di qualcuno che si prendesse cura di loro. Di una guida. Lei si considerava questo per loro. La loro strada verso il mondo. Ma dopo aver visto con quanto coraggio Javier e tutti gli altri abitanti del villaggio, stavano rischiando per proteggerle, capì che altre persone avrebbero potuto mostrare la via alle sue piccole.
Chissà, forse era meglio così.
-FERMI! – gridò dunque. Arlong e gli Uomini-Pesce bloccarono i loro passi per voltarsi nuovamente verso la casa. Marian era ancora sulla soglia. Sorrideva a stento: - Quella cifra … non è per me … ma per le mie due figlie!! Mi mancano 100.000 … per me.
 
Quelle parole giunsero alle orecchie delle due bambine, ancora insieme al dottore dall’altra parte della casa. Entrambe trasalirono.
 
-Marian, sei impazzita? – strillò Javier sconvolto e col cuore a mille.
Lei gli sorrise: - Mi dispiace, Javier. Ma non me la sento di ammettere di non possedere una famiglia. Anche se questo … significasse perdere la vita …
 
Viola e Paulina stavano ancora sentendo. Le lacrime scendevano a cascata.
Il dottore strinse i denti: - No!
 
-E’ vero! – continuò Marian alzando di più la voce – Non sono figlie mie! Non abbiamo nessun legame di sangue … ma siamo una famiglia … e voglio gridare al mondo di essere una madre – ritornò con la mente a quando le aveva strette entrambe per la prima volta. Viola neonata, Paulina di tre anni. Erano così meravigliose. E lo erano rimaste – Le mie bimbe– prese a singhiozzare – i miei angeli adorati …
 
Viola e Paulina, ancora in lacrime, oltrepassarono di slancio il dottore e presero a correre all’impazzata, attraversando la casa, dirette al cortile principale.
-MAMMA!!!
I pensieri di Viola andarono alle orrende parole che le aveva detto il giorno prima.
“Vorrei tanto che mi avesse adottato una famiglia ricca e non una poveraccia come te!”
-No! Non è vero! – strepitò – Era una bugia!! Una bugia!
Marian le vide sbucare dal retro della casa e correre singhiozzanti tra le sue braccia.
-Voglio stare solo con te, Marian – disse Viola.
-Ti prego, non ci lasciare! – fece eco Paulina.
La donna le sentì ora più vicine che mai. Anche se disperate. Con uno sforzò immane usò anche l’altro braccio per stringerle. Prese a piangere con loro, accarezzando loro i capelli e baciandole delicatamente.
-Mi dispiace, piccole mie – balbettò – Avrei tanto voluto … rendervi felici … comprarvi tante belle cose … mi dispiace di non essere stata una buona madre …
-Non dire così – urlò Paulina – Non ci interessa niente! Vogliamo solo te!
-Giura che non ci abbandonerai – disse Viola tremante – Devi guardare … la mappa del mondo che disegnerò un giorno!
Marian la guardò sorridendo. Le toccò una guancia. Quella che aveva colpito con lo schiaffo: - Ma certo. La tua mappa. Sono sicura … che un giorno il tuo sogno si avvererà … anche se … - strinse gli occhi – non sarò con te.
-No! – gridò la bambina – Ti scongiuro! NO!
Intanto, dietro quella scena tanto amorevole, c’erano delle persone che avevano la spudoratezza di esserne schifate. Gli Uomini-Pesce, che non provarono nemmeno un briciolo di compassione e tenerezza.
Arlong si avvicinò alla donna: - Dunque hai due figlie, eh?
Le bambine guardarono il mostro che avevano davanti. Si strinsero di più a Marian come per farle da scudo.
-Sì – confermò lei osservandolo in cagnesco – ma tu devi giurarmi che non torcerai loro neanche un capello!
Lui ghignò:- Ma certamente! Se però accetterai il tuo destino – e scoppiò a ridere.
-Nooo!- gridarono le bambine.
A quel punto intervenne Javier. Tirò fuori dalla cintura una pistola e sparò pallottole a raffica. Queste non colpirono Arlong, ma Morsky che si era messo davanti e le deviò tutte. Dopodiché estrasse una spada dal fodero e creò un solco profondo sul petto dello sceriffo.
Javier cadde a terra macchiando l’erba del suo stesso sangue.
Viola impallidì terrorizzata.
In quel momento, si udirono delle voci in lontananza.
Gli abitanti del villaggio stavano salendo la collina, muniti delle loro armi. Avrebbero difeso i loro amici. Con tutte le loro forze.
Arlong sbuffò seccato:  -Che noia! Ci mancavano anche loro – si rivolse ai suoi uomini – Non uccideteli. Dimostrate loro cosa siamo capaci di fare – avanzò ancora verso Marian – Lei sarà un esempio perfetto.
Marian serrò le labbra e strinse gli occhi. Le sue bambine non avevano nessuna intenzione di staccarsi da lei. E lei da loro. Se fosse stato possibile avrebbe continuato quell’abbraccio per sempre. Ma non era possibile. Quello era il loro ultimo abbraccio.
Per questo se le scrollò di dosso con violenza, spingendole sul portico della casa. Poi si rispecchiò negli occhi malvagi dell’Uomo-Pesce, che con una mossa prese dalla cintura una pistola a fucile e gliela puntò contro.
-Muori per il tuo patetico amore – sorrise.
Gli Uomini-Pesce, ferirono a sangue i cittadini, che uno dopo l’altro caddero a terra sfiniti.
Javier provò a rimettersi in piedi ma la ferita era troppo dolente.
Viola e Paulina, erano in ginocchio. Si sentivano sull’orlo di un burrone, che stava sprofondando insieme a loro. Tesero le mani verso la loro mamma. Ma queste non trovarono mai un appiglio.
-Viola! Paulina!
Si sentirono chiamare.
Videro Marian girarsi verso di loro. Un bellissimo sorriso sul volto.
-Vi voglio bene.
PUM!
 
Il mondo si fece nero come la pece.
Ogni rumore cessò dopo quello sparo.
Uno schizzo di sangue volò fuori da un corpo che lentamente cadde a terra.
Lo scenario del presente si confuse con quello del passato.
Le uniche immagini visibili, furono quelle di tanti giorni memorabili.
-Ci risiamo! Brutta ladruncola!
-Javier, non prendermi per la collottola! Non sono un gatto!
-Non si ruba, Viola!
-Dai ti pago dopo! Hihihi! Col mio corpo!
-Tua madre è più convincent … ma che sto dicendo??? Grr! Guarda cosa mi fai dire!
-Ahaha!
 
-Marian, Marian! Guarda! Ho raccolto un mandarino gigante!
-No! Il mio è più grande di quello di Viola!
-Sono entrambi enormi ragazze. Bastano per preparare delle ottime frittelle!
-Evvivaaa!
 
-Marian. Non riesco a dormire. I tuoni mi fanno paura.
-Non ti faranno del male, Viola. Tu pensa a quando sarai grande e viaggerai il mondo in nave! Saprai domarli valorosamente!
-Pensi davvero che ci riuscirò?
-Io so che ci riuscirai. Sei una bambina molto coraggiosa.
 
-Accidenti! Che gran raccolto quest’anno! Saranno circa centocinque mandarini!
-Con questi diventeremo ricchissime! Ahaha!
-Ti immagini che un giorno Marian ci comprerà un castello, Paulina?
-Magari! Allora io sarò la principessa.
-No! Volevo farla io!
-Facciamo così ragazze. Siccome io sarò senz’altro la regina, vi incoronerò entrambe mie principessine e dame di compagnia. Vi va bene?
-Sì! Ahahaha!
 
Quelle risate.
Quei giorni che passavano davanti ai loro occhi, veloci come il vento.
Giorni che non avrebbero rivisto mai più.
In quel doloroso silenzio, risuonò ancora la voce della Donna Combattente Marian, che enunciava le sue ultime parole, parlando alle sue figlie attraverso il cuore.
“Siate sempre oneste e determinate.
Non fatevi mai sottomettere da nessuno.
Anche le bambine devono essere forti.
Non preoccupatevi per quello che siete.
Ringraziate sempre il giorno in cui siete nate.
E non dimenticate mai la forza di ridere sempre alla vita.
Non vi lascerò mai.
Resterò per sempre con voi.
Vi proteggerò”

 
-MARIAAAAAAAAAAAAAAAN!


 
Tutto il mondo intorno a loro riprese a girare, dopo che lo risvegliarono con quell’urlo disperato. Si risvegliarono come da una specie di trance. Ma ciò che avevano visto non era un incubo.
Arlong stava riponendo la pistola appena usata nella sua cintura.
Un corpo di donna era immobile a terra.
Gli Uomini-Pesce goderono trionfanti.
-Ecco la fine di chi si rifiuta di pagare! – gridò ridente il loro Capitano, rivolto ai cittadini feriti– Vi è bastata la lezione, esseri inferiori?!?
Viola e Paulina strisciarono come vermi fino al cadavere di Marian. Non avevano la forza di guardare il suo viso. Poggiarono al testa sulla sua pancia e piansero abbracciandola ed emanando piccoli urletti.
L’Uomo-Aragosta Elaphus, ad un certo punto, fu attirato da qualcosa che spuntava dalla tasca del corpo della donna. Un foglietto. Incuriosito si chinò a prenderlo.
-E questo cos’è? – chiese mentre lo spiegava – Una mappa …?
Viola alzò di poco lo sguardo distrutto.
Riconobbe la carta e si disperò ancora di più quando scoprì che Marian l’aveva tenuta in tasca per tutto il tempo.
-Lasciala! – gridò ad Elaphus – Lasciala! Quella è mia!! È la mappa che ho disegnato io! Ridammela!!!
-Tu? – chiese Arlong avvicinandosi al compagno e studiando attentamente la cartina – L’avresti disegnata tu?
-Ridammela!! – continuava a urlare la bambina.
Arlong storse il mento quando vide con quanta perfezione era stata disegnata quella mappa. Faticava a credere che l’avesse potuta disegnare una ragazzina. Ma da come lei la pretendeva, non c’erano altri dubbi. Notevole, si disse. Davvero notevole.
Chinò lo sguardo sulla bambina, sorridendo malizioso. Lei tremò.
Lui si rivolse a Fiskur: - Potrebbe risultarci utile. Portiamola con noi – gli ordinò mentre radunava la sua ciurma per andarsene via.
Fiskur ubbidì al suo superiore e con la mano palmata e fetida, afferrò Viola per la gola sollevandola dal corpo della madre. Dopodiché seguì Arlong lontano dalla casa.
-No! – si oppose la bambina, gridando tra le lacrime – No, lasciami!!! Lasciami andare! Non voglio venire con voi, lasciami!!!
-Lascia andare mia sorella!! – gridò Paulina provando a trattenere Fiskur per la gamba. Ma il mostro se la tolse di mezzo con un calcio.
-Aspetta!! – disse all’improvviso Javier che era risuscito a rimettersi in piedi, traballando e con in mano una spada – Hai avuto i tuoi soldi! Quindi mantieni la promessa, non fare del male alle bambine.
-Infatti non le farò niente– ribatté Arlong – Me la prendo solo in prestito per un po’ !
-Javier! – gemette Viola, forzata attraverso la presa sul suo collo – Aiutami, Javier!
-Liberala subito!! – strepitò lo sceriffo slanciandosi contro Fiskur.
Ma Morsky gli si parò nuovamente davanti e stavolta gli inflisse più colpi con la spada.
Il petto di Javier esplose pulsante, mentre altri tagli gli si aprivano sulle braccia, sulle gambe e sul volto.
-No, Javier!! – gridò Viola – JAVIER!
L’uomo, nonostante il sangue che colava ripetutamente dal suo corpo, non crollò a terra come prima. Resistette.
-Ti salverò … Viola – tossì con sforzo – non lascerò … che ti portino via …
-No! Basta!- lo implorò la bambina – Lascia stare, ti prego! Non voglio vedere altra violenza!!
Morsky si era davvero scocciato di quel tipo: - Cocciuto idiota! – disse prima di infliggergli un colpo sonoro con l’elsa della spada.
-Viola … - furono le ultime parole di Javier prima di perdere conoscenza ed accasciarsi al suolo sanguinante. Il suo cappello a girandola gli scivolò dalla testa.
 
 
La strada di Coconout Village era piena della mercanzia delle persone, le quali bancarelle erano state distrutte. Le donne erano ancora in casa con i figli. Gli uomini erano quasi tutti alla clinica. Non c’erano state altre morti. Tutti sarebbero sopravvissuti ma con lesioni gravi.
Javier per un pelo se l’era cavata. Era quello più bendato di tutti.

Il dottore lo aveva più o meno mummificato e ora parlava mestamente con lui, seduto vicino al suo letto.
-Tutte le navi sono state distrutte. Non possiamo scappare – diceva lo sceriffo con voce rotta. Persino parlare gli provocava una fitta ovunque – La Marina non si scomoderà certo per noi. L’isola verrà occupata. Coconout Village è in ginocchio.
-Marian lo sapeva – dire quel nome costava molto al dottore – Grazie alla sua esperienza in Marina era consapevole che nessun Capitano avrebbe lasciato la Rotta del Grande Blu per venire ad aiutarci.
-Non c’è da stupirsi. Dicono di proteggerci … quando invece ci condannano.
 
Il corpo di Marian era stato sepolto fuori dal bosco. Su una sporgenza che stava sul mare. Era il luogo dove andava a contemplare l’orizzonte quando ripensava alle sue avventure in marina.
Paulina era seduta di fronte la sua croce e piangeva in silenzio, sotto la luna che quella notte le metteva timore.
-Mi hanno portato via anche Viola – singhiozzava – Sono sola … che devo fare? Marian!!? – la bambina sentì un forte dolore alla pancia.
I troppi dolori che le avevano causato quell’orribile giornata si erano riversati tutti insieme in una percossa al ventre. Era insopportabile. Ma più forte di lei.
 
La mattina dopo, che sembrò arrivare dopo anni passati al buio, alcuni uomini usciti dal villaggio, rientrarono portando una notizia.
-Abbiamo scoperto dove sono Arlong e la sua ciurma! Pare abbiano intenzione di stabilirsi dall’altra parte dell’isola. Stanno costruendo una residenza.
La maggior parte degli abitanti o era sulle stampelle, o aveva mezzo corpo bendato o era su una sedia a rotelle. La forza di quelle bestie non aveva avuto pari.
-E’ tempo di decidere! – gridò il dottore a tutti, riuniti in piazza – Combattere fino alla morte o subire la loro occupazione finché il governo non interverrà. Tenendo presente che potremo morire in qualsiasi istante.
-Gli unici che possono affrontarli, sono quelli della “Sede Centrale della Marina” – disse Javier che si stava rimuovendo le bende dai punti meno dolorosi e già migliorati – Ma hanno già le mani piene del Grande Blu. Le possibilità che vengano sono prossime a zero – strinse i pugni – Ma non posso lasciare Viola in mano a quei vigliacchi! – alzò lo sguardo deciso – Combatterò per lei!!
Paulina, che era in mezzo alla folla, trattenne le lacrime che aveva esaurito nella notte più dolorosa della sua vita.
-Sì, anch’io – concordò un uomo – sono pronto a tutto pur di salvare la vita della bambina.
-Siamo tutti una grande famiglia – dichiarò un altro – e dobbiamo sostenerci a vicenda.
-La salveremo – garantì un terzo – li combatteremo. Male che va, ne uccideremo qualcuno.
-Marian ha dato la vita per queste bambine! Dobbiamo vendicarla!
-Sono con te!
-Anche io! Combattiamo!
-Siii!
 
Mentre gli abitanti del villaggio si preparavano per quella che si preannunciava essere una dura battaglia, qualcuno fece il suo ingresso dal bosco.
Si trattava dell’ultima persona che Coconout Village avesse pensato di rivedere.
Così presto.
Fu la Signora Pia ad accorgersene, mettendosi a urlare con una mano sul cuore: - Ma quella è Viola!! – a queste parole tutti si voltarono.
Videro una figura minuta avanzare lentamente verso la piazza.
Sì, era proprio lei!
-Viola!!!
-Stai bene!
Non appena Paulina la vide, sorrise come non sperò di fare più e le corse incontro.
Corse verso la sorella e la strinse in un abbraccio di commozione. O almeno ci provò. Non sentì le braccia della bambina contraccambiare.
Allora si scostò per guardarla negli occhi.
Il volto di Viola era gonfio e aveva segni nerastri sulle guance.
-Cosa ti hanno fatto? – chiese Javier avvicinandosi con tutti gli altri – Ti hanno picchiata?
Non ottenne risposta. La bambina restò in silenzio e chiuse gli occhi.
-Viola? – la chiamò Paulina – Cosa c’è?
-Io … - proferì lei lievemente – io entro … - alzò di poco lo sguardo – Entrerò nella ciurma di Arlong.
Paulina smise all’istante di sorridere: - Cosa hai …?
-Diventerò cartografa – continuò la sorella – e disegnerò mappe per loro.
Tutti si ammutolirono di colpo. Alcuni sobbalzarono, altri assunsero un’espressione sconvolta.
Paulina si allontanò da lei ancora senza capire: - Ma di cosa … stai parlando …?
Javier si chinò su Viola e la prese per le spalle: - Ti hanno costretto loro a dirlo, non è così?
-No – negò lei.
-Ti hanno ricattata allora?
-NO!
-Dì la verità! – gridò lo sceriffo.
-Lasciami!!! – la bambina si scrollò dalla sua presa e nel farlo, mostrò una nuova caratteristica che lasciò tutti sbiancati.
Sul suo braccio destro era stato tatuato uno strano simbolo.
-Ma quello … - riconobbero con disgusto – è il marchio di Arlong!!!
-Viola … - ansimarono Javier e Paulina.
Lei allora tirò fuori qualcosa dalla tasca. Delle banconote.
Con le labbra tremanti sorrise, ma era chiaro che ci provava senza ottimi risultati: - Guardate … quanti soldi mi hanno dato …
Paulina digrignò i denti e le si buttò addosso gettandola a terra e scrollandole le spalle, manesca.
-Non puoi farlo! Non te lo permetterò!!! Non ti perdonerò mai se diventerai un pirata!! Ma ti rendi conto di chi sono quelli!?!? Di cosa hanno fatto!?!
-E ALLORA? – urlò Viola più forte – Se devo vivere seguendo la giustizia per poi morire come Marian allora NON VOGLIO PIU’ SEGUIRE LA GIUSTIZIA!!!
Quelle parole gelarono il sangue nelle vene delle persone e traumatizzarono Paulina che si allontanò dalla sorella come se questa avesse preso fuoco.
-Come puoi … dire questo … - singhiozzò con voce tremante e una rabbia incontrollabile nel petto – Marian è stata uccisa al nostro posto! Si è sacrificata per noi!!!!
-Basta, Paulina – la fermò Javier.
La bambina lo guardò. Lo sceriffo aveva voltato le spalle e teneva la faccia nascosta nell’ombra: - Sta a sentire, Viola! – gridò aggressivo – Non mettere mai più piede in questo villaggio! Vattene!!

Viola assorbì quell’ordine col respiro affannato. Nessun’altro parlò.
Strinse gli occhi ma non scoppiò in lacrime. Si rimise goffamente in piedi e corse via, sparendo nel bosco.

-Viola!- la chiamò Paulina allungando una mano.
Si voltò verso gli abitanti. Avevano tutti un’espressione scioccata e delusa sul volto. Viola li aveva traditi. Aveva disonorato il suo villaggio per unirsi ad una ciurma di assassini.
Javier era in disparte. Tremava come se stesse piangendo. In realtà doleva di aver cacciato in quel modo la bambina.
Nessuno poteva credere al suo tradimento.
Paulina più di tutti. Era sicura che ci fosse qualcosa sotto quel comportamento.
 
E infatti, mentre tornava alla tomba di Marian, quella notte, ebbe una sorpresa.
Viola era seduta di fronte la croce e guardava il mare che sotto la sporgenza si tranciava sugli scogli. La bambina non si voltò, ma percepì l’arrivo della sorella.
-Non era Marian che diceva sempre: “Se sorridi alla vita, ti capiteranno cose meravigliose?” –disse chiedendo e affermando.
-Sì – rispose Paulina abbassando gli occhi – Diceva sempre così.
-Dopo essere stata catturata – raccontò allora Viola – ho visto Arlong e i suoi uomini, affondare cinque navi della marina come dei giocattoli. E da questo ho capito che il Governo non sarà mai in grado di aiutare quest’isola. Ho capito che non si potrà mai sconfiggere Arlong con la forza, ma con l’astuzia. Per questo … ho stretto un patto con lui.
-Un patto?
-Sì. Comprerò Coconout Village. Per 100.000.000. di Berry – Paulina sgranò gli occhi – Se lo comprerò, saranno tutti liberi e nessuno morirà.
-100.000.000 di Berry? Ma è una cifra altissima! Come puoi pensare di …
-Ce la farò! Non importa come. Gli abitanti del villaggio sono già in difficoltà per comprarsi le proprie vite, quindi non chiederò il loro aiuto. Farò tutto da sola. E non dovranno mai sapere la verità. Altrimenti me lo impedirebbero.
-E’ un’impresa impossibile, Viola.
-Ce la metterò tutta. Dovessero anche volerci anni. E nel frattempo … disegnerò tutte le mappe che Arlong vuole. Mi guadagnerò la sua fiducia. In modo che nessun altro venga ucciso.
Paulina era sull’orlo di altre lacrime. Sua sorella allora non era cambiata. Aveva accettato una dura missione per liberare l’intero villaggio dalla tirannia di Arlong. Quale bambina avrebbe avuto un simile coraggio?
-Sarà dura per te – commentò guardando tristemente la croce – Vivere con la persona che ha ucciso nostra madre.
-Starò bene – le assicurò Viola guardandola decisa – Saprò interpretare al meglio la mia parte di fedele alleata. E non piangerò più. Ho deciso … che lo combatterò da sola.
Paulina non riuscì più a trattenersi e scoppiò nell’ennesimo pianto. Stavolta di commozione.
OTTO ANNI DOPO
 Niall, Zayn e Louis strabuzzarono gli occhi.
Erano passate quasi due ore da quando Paulina aveva cominciato il racconto e da allora non si erano mossi, né avevano fiatato.
Ma dopo l’ultima parte non poterono evitare di guardarsi increduli. Sembrava sul serio una storia raccontata. Una bambina che si sacrifica per il proprio villaggio. Da non crederci.
-Per una bambina di 10 anni – concluse la ragazza – combattere affidandosi solo sulle proprie forze … avete idea di quanto sia stato doloroso per lei?
-Lo posso immaginare – disse Zayn.
-Non so come la pensate voi, ragazzi! – sbottò Niall indignato – Ma io sono pronto a proteggere Viola a qualsiasi costo!
Paulina lo zittì dandogli una sberla: - Voi non farete proprio niente! Vi ho già detto che non dovete immischiarvi! Se continuate a urlare ai quattro venti che siete i suoi amici, i pirati dubiteranno della sua lealtà. Ed il duro lavoro di tutti questi anni sarà stato inutile! Non complicate le cose più di quanto già non siano. Lei sta combattendo la sua battaglia e sapere che ci sono delle persone che la definiscono “Amica” è la sofferenza più atroce!
Intanto, fra gli alberi, qualcun altro aveva assistito a tutto il racconto di otto anni prima.
Si trattava di Jonathan e Sauk.
I due uomini, volevano tornare per vedere se magari era possibile smuovere Louis e gli altri, passata quell’ora di tempo.
Ma per caso si erano ritrovato a sentire le parole di Paulina.
E ora piangevano commossi in silenzio.
-Come abbiamo potuto giudicarla così male?
-I veri mostri siamo noi!
 
 
Viola si era nuovamente addormentata sul tavolo.
E stavolta aveva sognato quando tutta quella storia aveva avuto inizio.
Dopo aver stretto il patto con Arlong e aver disegnato per lui già trenta mappe, era partita lasciando per la prima volta Coconout Village ed era tornata portando due enormi sacconi di oro, argento e denaro.
“Dove li hai presi?” aveva chiesto Paulina.
“Da una nave di pirati” aveva riposto lei “sono riuscita ad ingannarli e ad arraffare tutte queste ricchezze. Fanno un milione!”
“Viola, ma sei ferita!”
“Lascia perdere. Non è nulla di grave”
“Come no! Hai tagli sanguinanti ovunque”
“Sto bene. Ora però devo nascondere questi sacchi”
E così aveva messo il suo primo malloppo, in una lunga cassa di legno e poi aveva nascosto questa sacca dentro una fossa che si trovava nel campo di mandarini di fronte casa sua. L’aveva ben ricoperta con finte foglie, in modo da confonderla con le altre piante.
Da quel giorno lei continuò a rubare, viaggiando in varie parti del mare orientale, senza mai tornare a mani vuote. La cassa si riempiva a mano a mano e con lei cresceva anche Viola. La strada per raggiungere i 100.000.000 le sembrava sempre più corta ogni volta che otteneva un nuovo ricavato. Erano passati otto anni.
Ma ora era quasi alla fine. Le rimanevano soltanto 7.000.000 di Berry.
E poi tutto sarebbe finito.
Il suo villaggio e lei inclusa, sarebbero stati di nuovo liberi. Gli Uomini-Pesce non avrebbero più fatto omicidi, avrebbero lasciato per sempre l’isola e la vita sarebbe tornata quella di sempre.
Con le grandi abilità che aveva acquisito durante il corso degli anni, sarebbe bastato soltanto un altro viaggetto per ottenere quell’ultima somma.
Solo un altro viaggio. L’ultimo.
E poi finalmente avrebbe potuto veramente ridere.
Dal più profondo del cuore.
 
Viola, con questi magnifici pensieri, uscì da casa sua.
Il sole quel giorno splendeva più del solito. Chissà, magari era un segno.
Sorrise inspirando la fresca aria di quel pomeriggio. Si stiracchiò.
-E’ proprio un giorno perfetto. Oggi farò l’ultimo colpo – si disse.
-Viola!- sentì chiamarsi all’improvviso.
Si girò verso la salita che collegava il villaggio alla collina. Un gruppo di persone si stava avvicinando. In prima fila riconobbe Javier, ma gli altri non li conosceva.
A fianco dello sceriffo c’era uno strano tipo che aveva i baffi allineati come quelli di un topo. Sia lui, sia gli uomini alle sue spalle, indossavano divise da marinai.
Viola aggrottò la fronte: - La Marina? Perché Javier è con loro? Ma cosa …
L’uomo dai baffi strani sorrise mostrando i denti molto lunghi, altrettanto simili a quelli di un topo. Si fece avanti.
-Sei tu la ladra, chiamata Viola? – lei non rispose, sospettosa –Secondo le nostre indagini, sembra che tu abbia nascosto una grande refurtiva da queste parti – sia Viola, sia Javier, impallidirono – Beh – continuò Smek – dal momento che sono tesori rubati ai pirati, non abbiamo intenzione di arrestarti. Tuttavia – sorrise più malizioso – tutto quello che hai rubato … diverrà proprietà del governo!
Viola non sentì più la terra sotto i suoi piedi. Gli occhi si dilatarono e tutti gli splendidi pensieri che aveva avuto sino a poco prima, si incenerirono, come buttati tra le fiamme.
-E ora consegnaceli! –le ordinò Smek.

TO BE CONTINUED

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Light Clary