Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Malvagiuo    26/06/2015    2 recensioni
La morte di Roigkal val'Rundor precipita la valle di Askold in una situazione drammatica. L'inverno grava ancora sulle tribù del nord, che contano sul ritorno della loro divinità, Grijndir, per sopravvivere. Solo la possente Bestia del Mare, infatti, può spezzare l'immensa banchisa di ghiaccio che congela le acque di Askold, aprendo la via dell'oceano e della salvezza. Due uomini si disputano la successione, e con essa il dovere di richiamare Grijndir dalle profondità degli abissi. Da una parte il suo unico figlio, Volgrim, giovane e temerario, che dovrà convincere la sua gente a vederlo non più come ragazzo ma come uomo. Dall'altra, Iorig, fratello di Roigkal e zio di Volgrim, guerriero ambiguo e dalle mille risorse, i cui reali propositi costituiscono un mistero per chiunque.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un caldo soffocante, sorto in maniera innaturale intorno al ghiaccio che lo circondava, si sprigionò dal corpo di Kalig. Volgrim sentì la pelle bruciare, la bocca farsi riarsa, il cuore battere sempre più forte.

Qualcosa scattò nella sua mente. La disperazione fece muovere le sue labbra, costringendolo a pronunciare parole che, a mente fredda, non avrebbe mai detto. Un sudore gelido gli imperlava la fronte e la schiena, osservava con occhi sbarrati la creatura che si stagliava dinanzi a lui, furente e terribile, pronta a dilaniarlo.

«Conosco l’uomo che potrebbe aver fatto questo» gridò, terrorizzato.

Il calore si abbassò all’improvviso. Si trasformò in tepore, pronto ad attizzarsi di nuovo da un momento all’altro. Kalig era in piedi, immobile, che lo fissava. Attendeva che proseguisse.

«Qui regnava un uomo. Ha ucciso uomini e donne del tuo popolo. Li ha sacrificati al suo dio.» disse Volgrim. Ogni parola gli pesava come un macigno. «Ma ora non è più qui.»

«Dove... andato?» sussurrò Kalig. Era la sua voce, o il vento che soffiava nel nevischio?

Volgrim si voltò e levò un braccio per indicare il mare alle sue spalle.

«Deve essere andato di là. È l’unica via che può aver preso. È fuggito. Temeva che qualcuno sarebbe giunto per reclamare vendetta.»

La menzogna fluiva naturale dalle labbra di Volgrim. I suoi gesti, il tono della sua voce, lo sguardo convinto, tutto era concertato per rendere credibili le sue parole, persino a se stesso. In un attimo, Volgrim si ritrovò a credere in quello che diceva. L’attaccamento alla vita aveva sviluppato in lui questa abilità, così come il desiderio di reggere l’ascia degli askarl gli aveva donato la forza di uccidere suo padre, e convincersi che tutto fosse avvenuto per volere del fato.

Kalig guardò il mare ghiacciato. Cercava qualcosa in lontananza, sperava forse di intravedere la sagoma dell’uomo cui dava la caccia?

«Si chiamava Iorig.»

Gli occhi fiammeggianti di Kalig si fissarono ancora su Volgrim. Ripetè quel nome, con voce talmente roca da ricordare il crepitio di una fiamma.

«Iorig

«Sì» mormorò Volgrim, sostenendo quell’occhiata terribile. «Non può essere troppo lontano. Fuggivo da lui, quando ti incontrai sulle montagne.»

Kalig non disse nulla. Mosse un passo in direzione di Volgrim. I suoi piedi lasciavano una sottile pozzanghera a ogni passo, tale era il calore che sprigionavano. La superficie del ghiaccio dove camminava la donna diventava umido, formando crepe profonde che non si vedevano dalla primavera dell’anno passato. Kalig superò Volgrim e si incamminò verso il mare aperto.

Il suo corpo divenne fuoco. La pelle di Kalig si consumò, precipitando in piccoli pezzi carbonizzati dalle estremità dei suoi arti. Le ossa emersero dalla carne, bruciarono anch’esse, divorate da quel fuoco insaziabile che prendeva vita da qualche parte dentro di lei. Volgrim non udì urla né suppliche. Nonostante le mutilazioni inflitte dalla tempesta di fiamme che aveva generato, Kalig rimase eretta, rigida, inamovibile. Era la regina del mare, una figura austera e maestosa al centro di un pavimento di ghiaccio in rapido dissolvimento.

Quando il ghiaccio sotto di lui diede i primi segni di cedimento, Volgrim si riscosse e distolse lo sguardo. Fuggì verso la riva prima che fosse troppo tardi. Quando fu a pochi passi dal litorale, il calore della fiamma lo investì in pieno, travolgendolo e facendolo precipitare sui sassi della spiaggia. Sentì un bruciore acuto alla base del cranio, ma non osò coprirsi con le mani per proteggersi: temeva che anch’esse potessero finire bruciate.

Serrò gli occhi, rimase disteso a terra nell’acqua torbida, acqua che fino a poco prima era ghiaccio impenetrabile. Lacrime di terrore sgorgarono dalle palpebre serrate, spinte a forza dalla terribile immagine di Kalig che scatenava la più distruttiva fiamma che il suo corpo potesse produrre.

 
***
 
Trascorse molto tempo prima che Volgrim osasse rialzare la testa.

Lentamente, si voltò e guardò dietro di sé. Non poteva credere a ciò che vedeva.

Una densa foschia nera galleggiava sulle acque del mare. La nebbia più nera che avesse mai visto si sollevava verso il cielo in lente, grasse spirali di fumo. Non c’erano fiamme. Non c’era più nemmeno Kalig. Tutto quello che si vedeva, a perdita d’occhio, era un immenso mare verdastro e liquido, ancora ribollente dove la donna di fuoco si era consumata, sprigionando il suo ultimo – e più lacerante – grido di dolore.

 
***
 
Iorig fu svegliato nel cuore della notte. Syrri non era al suo fianco. Una mano rude e callosa gli scuoteva la spalla, di certo non la mano di una donna. A Iorig occorse qualche momento per recuperare lucidità, e ricordarsi che si trovava nella sua tenda, nel campo del popolo di Grijndir. Syrri era con il suo seguito di cavalieri, non poteva e non doveva trovarsi lì. A provocargli quel risveglio inaspettato era stata la mano di Algwi il Boscaiolo.

«Svegliati, Iorig. Dobbiamo parlare.»

«Che cosa c’è?» biascicò Iorig, la voce impastata.

«Riguarda le tue guide. Non sono quello che dicono di essere.»

Iorig tornò completamente lucido. Si mise ad ascoltare con molta attenzione le parole di Algwi.

«Stanotte abbiamo mandato una spia nel loro campo. Ha sentito una loro conversazione. Dobbiamo ucciderli, prima dell’alba.»

«Che cosa ha sentito?»

Algwi parlò con voce sommessa.

«Più di quel che ha sentito, ci preoccupa quello che ha capito. La loro lingua è diversa, ma alcune parole che usano sono identiche alle nostre. Ce n’era una che ricorreva spesso, troppo spesso» disse Algwi. «”Schiavi”.»

Iorig annuì, un gesto pacato e sfoggiato con deliberata lentezza. Si finse pensieroso.

«Dove vuoi arrivare?»

«Io sospetto che quei bastardi là fuori ci vogliano tendere un’imboscata» disse Algwi. «Chi è davvero questo signore delle terre verdi che dici di conoscere?»

«Che dico di conoscere?» chiese Iorig, senza sottolineare più del necessario il tono accusatorio sottinteso nella domanda. La situazione stava diventando tesa, non doveva esasperarla. «Dubiti di me, Algwi?»

Algwi il Boscaiolo rimase in ginocchio accanto a Iorig, che si trovava ancora disteso. Era una posizione di pericoloso svantaggio, si rese conto Iorig. Algwi era veloce, con il pugnale: nel tempo che Iorig avrebbe impiegato a impugnare l’ascia al suo fianco, Algwi l’avrebbe colpito al petto più di una volta.

«Io dubito che le cose stiano proprio come dici tu. Sei stato tu a spingerci in questo viaggio a sud. Tempo un giorno, e compaiono questi tizi. Tu sei l’unico che parla bene la loro lingua, li conosci perfino, parlamenti con loro! E questa notte, una nostra spia ascolta le loro chiacchierate e li sente parlare di schiavi. Che cosa dici di questo, invece?»

«Dico che avresti meritato di morire tra i ghiacci di Askoldir. Se non fosse per me, sareste ancora là a scannare donne e bambini in attesa di un miracolo.»

«Ti stai difendendo, Iorig.»

Un bagliore improvviso. Uno strappo di carne lacerata.

«Tu parli troppo, Algwi.»

Il fiotto di sangue sgorgò copioso dalla gola di Algwi. Gli occhi del Boscaiolo si fissarono su Iorig, un ultimo sguardo ricolmo di sgomento e terrore. Accennò una debole reazione, ma il sangue perso era già troppo. Un ultimo gorgoglio e Algwi ricadde a terra, gli occhi ancora spalancati.

«Dovevi uccidermi nel sonno, idiota» disse Iorig, pulendo il sangue dal pugnale sulla pelliccia del cadavere. «Ma non eri certo della mia colpevolezza, vero? Non volevi crederci. Il dubbio uccide, non è così?»

Algwi non rispose. I pensieri di Iorig si affollarono rapidi, mentre elaborava la mossa successiva.

“Chi altro è coinvolto in questo fastidioso incidente? Chi può sapere della spia?”

Uscì dalla tenda, alla ricerca della tenda di Holf val’Hulf.


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Malvagiuo