Ho fallito.

 Credevo di riuscire…ero convito che avrei potuto...

Guardala! Si, la guardo negli occhi. Il dolore che prova. Mi vede, ha visto.

Dille qualcosa! Vorrei ma le parole non mi escono….oddio! Perché? Perché io?

Presto Remus! Dille che l’ami, dille che ami vostro figlio! Parla! Non riesco, sono come pietrificato, posso solo guardarla negli occhi. E spero che basti, che lei capisca.

Non fa male, non sento più nulla. La battaglia, il dolore, la paura…tutto è scomparso. Forse sarà come dormire.
E allora la guardo, più sereno. Perché domani mattina saremo ancora insieme.
Buona notte amore mio.

Che strano…nemmeno la luna fa più paura.







NdA: Questa è una storia partecipante al contest "L'ultimo istante" indetto da _kimmy_ sul forum. Ho appositamente scelto la Luna come simbolo della più grande paura di Remus, così come lui stesso ci dice nel libro III della saga. Le parti in corsivo sono quelle della sua coscienza, ho immaginato una sorta di dialogo interiore, a volte confuso altre impaurito, come se la consapevolezza di non avere tempo lo stesse paralizzando.