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Autore: _IcePotter    27/06/2015    5 recensioni
Kendall Schmidt e Logan Henderson si detestano praticamente da sempre. Il migliore amico di Kendall, ovvero James e il migliore amico di Logan, Carlos, sono invece follemente innamorati l'uno dell'altro. Cosa succede se ti allei con il tuo peggior nemico per far mettere insieme una coppia che scoppia?
***
E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. [...] La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
***
[Kogan, Slash][Accenni Jarlos][Long-fic a capitoli][Fluff a mai finire]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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No control
Quel giorno, per Carlos e James, rappresentava qualcosa di particolare. Come non avevano fatto altro che ricordarsi e ricordare agli amici negli ultimi giorni, sarebbe stato ufficialmente un mese che stavano insieme. Per fortuna, sembrava che le cose tra di loro andassero per il meglio ed erano diventati ormai inseparabili. Non facevano altro che scambiarsi tenerezze ed effusioni e di giorno in giorno erano sempre più innamorati. Si erano già detti il primo “Ti amo” e probabilmente avrebbero presto fatto il passo successivo.
Se per loro le cose andavano bene, lo stesso non si poteva dire di Kendall e Logan. Dalla sera del ristorante il moro si era chiuso in se stesso e non erano serviti a niente i tentativi dei suoi migliori amici di estorcergli qualcosa riguardante la discussione avuta con il biondo. Si rifiutava di parlarne e, al contrario, rabbrividiva ogni volta che si faceva il nome dell’altro. Anche Kendall non era più espansivo come prima, ma stranamente aveva iniziato a frequentare un ragazzo irlandese che si era da poco trasferito nella loro scuola, un certo Thomas. Logan soffriva in silenzio, lo vedevano entrambi. Soltanto che, contrariamente a quanto avrebbero fatto Carlos e James se si fossero trovati nella sua stessa situazione, lui preferiva sfogare la sua frustrazione andando a divertirsi al “Baby Angel” un locale gay che, contrariamente al nome, di angelico aveva davvero poco. Non sapevano esattamente cosa facesse là dentro –era un’altra delle cose del quale il moro preferiva non parlare- ma la neo-coppietta vedeva che il comportamento apparentemente menefreghista di Logan non faceva altro che alimentare la gelosia del biondo, che di riflesso trascorreva più tempo con Thomas. Un circolo vizioso, insomma.
 Inoltre, la stessa scena che si ripeteva puntualmente ogni mattina davanti la scuola, stava avvenendo quel giorno. Kendall stava facendo gli occhi dolci a Thomas –che poi era anche un bel ragazzo, con gli occhi verdi e grandi, il fisico basso e minuto e i capelli biondicci- e Logan, seduto su un sasso sufficientemente grande dalla parte opposta del cortile, fingeva interessamento per un libro che teneva in grembo, mentre in realtà non faceva che sollevare incessantemente lo sguardo verso i due ragazzi. Carlos, che era seduto sul  pavimento circondato dalle braccia di James, osservava la scena con fare sconsolato. Si chiedeva come facessero quei due ragazzi ad essere così idioti e a non rendersi conto di quanto in realtà si amassero. Era così evidente! Aveva provato a parlare con Kendall, chiedendogli spiegazioni che continuavano ad essergli negate, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era una dettagliata descrizione –fatta a voce esageratamente alta- di quanto Thomas fosse meraviglioso, splendido e fantastico. Il latino non aveva niente contro quel povero ragazzo, ma ormai soltanto a sentire il suo nome gli veniva la nausea.
-Per gli slip a pois di Merlino!- aveva borbottato tra i denti. James aveva smesso di accarezzargli i capelli, guardandolo in maniera interrogativa. –Quei due mi faranno impazzire. SI sbavano dietro, non fanno altro che guardarsi e cercare di farsi ingelosire a vicenda eppure nessuno dei due fa nulla per cercare di stare con l’altro. Diamine, mi fanno saltare i nervi. Si amano, Jay. Solo che sono troppo stupidi ed orgogliosi per ammetterlo e si stanno perdendo qualcosa di meraviglioso- il suo ragazzo aveva annuito energicamente, d’accordo con le sue parole. Gli aveva lasciato un bacio sulla guancia, sperando di calmarlo. Nel frattempo, Logan stava torturando la copertina del libro di Chris Colfer che aveva acquistato solo pochi giorni prima. Thomas non faceva che toccare Kendall dappertutto –sulla spalle, nei capelli, in viso- e lui stava decisamente per andare lì e fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito. Tipo sferrare un pugno a Thomas. O baciare Kendall. O magari entrambe le cose. Improvvisamente, le labbra del Vermicolo –da quel momento in poi lo avrebbe chiamato in quel modo- si erano attaccate alle labbra del biondo e lui per un attimo non ci aveva più visto. Stava per alzarsi e fare qualche cazzata, ma la campanella lo aveva interrotto. Kendall e il Vermicolo si erano diretti in classe e lui era piuttosto certo di aver visto il biondo rivolgergli un’occhiata rapida ed abbondantemente sarcastica. Merda.
***
Logan non aveva mai reputato Carlos una persona particolarmente perspicace. Anche perché, insomma!, lui era quello che fino a qualche mese prima era convinto che la parola “perspicace” indicasse uno strano tipo di pesce. Quindi, se anche lui si è reso conto della situazione disperata in cui si trovano lui e Kendall, vuol dire che la situazione è davvero disperata. È tutto il giorno che evita i suoi migliori amici, svoltando corridoio e prendendo le strade più improponibili per arrivare a lezione, soltanto perché il latino non ha fatto altro che fissarlo insistentemente per tutta la durata delle lezioni e gli ha mandato almeno una quindicina di biglietti in cui affermava di dovergli parlare. Ora, normalmente non si sarebbe preoccupato, anzi, sarebbe corso dal suo amico per capire in quali casini si era cacciato, ma dato che più di una volta gli aveva fatto intendere che l’argomento della loro conversazione sarebbe stato Kendall, aveva sinceramente voluto evitare di avere una conversazione ai limiti dell’imbarazzante. Perché era quello che sarebbe successo se avesse deciso di parlargli. Alla fine delle lezioni quindi, mentre si trovava sulla strada per tornare a casa, era convinto di aver scansato il pericolo. Naturalmente aveva dimenticato la sua sfiga cosmica e il fatto che, quando lui era convinto di qualcosa, generalmente finiva per succedere il contrario. Infatti, mentre fischiettava le parole di una strampalata versione di “Misery” dei Maroon 5, il suo cellulare gli aveva notificato l’arrivo di un messaggio. Aveva continuato a fischiettare, ignaro, mentre sbloccava con nonchalance lo schermo.
-I’m in miser- Oh.
Logan, sono James. Carlos mi ha detto che è tutto il giorno che lo eviti e sinceramente è da un po’ che ci tratti entrambi da schifo. Sinceramente, siamo entrambi stufi di questo tuo comportamento. Non voglio farti star male o giudicarti, ma cosa vuoi che faccia? A noi importa di te, e vediamo che ci stai male per lui, ma questo è un buon modo per trattare male anche noi? Sei innamorato di lui, ormai hai perfino smesso di negarlo. Sei ferito, non lo metto in dubbio. E credimi quando ti dico che mi dispiace per te. Ma non per questo è giusto il tuo comportamento. Ti voglio bene e lo sai, ma ti prego, smetti di respingerci. Ti rendi conto che nell’ultimo mese –dalla sera del ristorante, qualunque cosa sia successa lì dentro- non ci hai chiesto neppure una volta come stavamo, che ti sei limitato a fare l’apatico e lasciare tutti fuori. Siamo tuoi amici, Logan. Parlaci. Non siamo scomparsi, non siamo trasparenti né invisibili. Ti aspettiamo stasera alle 19:00 all’Orient Express, il ristorante in centro. Perché, se ancora t’importasse di noi, sapresti che stiamo insieme da un mese. Fa come vuoi, ma sappi che è la tua ultima possibilità. Se la bruci non potrai più tornare indietro.
-James
E Logan si era sentito sbagliato tante volte in passato, ma mai come in quel momento. Fissava il display con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato, senza riuscire a far smettere il dolore pungente che provava al petto.
***
Nello stesso momento, dal lato opposto della città, Kendall era sul suo letto, la mani ben strette ad ancorare i fianchi di Thomas. Le labbra del ragazzo gli torturavano incessantemente il collo e premevano in un punto particolarmente delicato che, più che procurargli piacere, gli davano fastidio. Non sapeva esattamente come ci fosse finito in quella situazione. Thomas gli piaceva, certo. Non in quel senso, non totalmente almeno. Non era Logan, con lui non sentiva il bisogno di baciarlo fino a perdere il fiato e di tenerlo stretto a se per sempre. Però era pur sempre un buon compromesso, un modo per cercare di cancellare il moro dalla sua testa almeno per un po’. Non gli sembrava che ci fosse nulla di sbagliato in quello, no? All’inizio ne era convinto, poi la situazione era un po’ degenerata. Logan sembrava geloso di quello che c’era tra loro due e lui aveva preferito lasciargli credere che lui e Thomas fossero follemente innamorati, anche se non era così. Non sapeva bene perché lo faceva e sotto sotto sentiva che non era una cosa bella, ma ne traeva un’insana soddisfazione che lo faceva star bene in modo strano, ma meraviglioso. Inoltre voleva sinceramente bene a Thomas, ed era sicuro al cento per cento che sarebbe stato un fidanzato perfetto, se lui non fosse stato innamorato di Logan. Era dolce, non faceva che abbracciarlo e dimostrargli quello che provava per lui e già dal loro primo appuntamento si era offerto di pagargli il biglietto del cinema. Quelle attenzioni però, facevano sentire Kendall a disagio. Non che non gli facessero piacere, ma non era da lui che le voleva. Di tanto in tanto gli sarebbe piaciuto chiarire le cose con Logan, ma d’altro canto, era convinto che toccasse all’altro fare il primo passo.
Quel giorno i suoi genitori erano usciti e quindi lui si era sentito libero di invitare Thomas –il suo ragazzo? Un suo amico? Non avevano mai discusso di quello, in realtà- e tra una cosa e l’altra si erano ritrovati a darsi attenzione vicendevolmente sul suo letto. Kendall era vergine. Non era una cosa del quale si vergognava e non era una di quelle persone che vedeva la cosa come un peso da portare sulle spalle. Non credeva che con lui si sarebbe spinto entro il limite dei preliminari. La sua prima volta doveva essere con qualcuno di speciale, avrebbe dovuto essere con lui. Perché proprio non riusciva a toglierselo dalla testa?  Thomas aveva premuto i fianchi contro i suoi, in una frizione che seppur leggera gli aveva fatto sfuggire un gemito. In quel momento il suo cellulare, malamente poggiato sul comodino, aveva emesso un breve BIP, che segnalava l’arrivo di un messaggio. Il ragazzo aveva staccato l’altro dal suo corpo e aveva sbloccato il cellulare, trattenendo lievemente il fiato nel leggere quelle parole piene di quello che sembrava astio, seppur leggero, rivolte a lui.
Ciao Kendall, sono James. Ricordi chi sono, no? Quello che fino a poco tempo fa potevi considerare il tuo migliore amico, ma che ad un tratto sembra diventato invisibile. Non so se ti va ancora di passare del tempo con noi –con me e Carlos-, adesso che hai trovato compagnia migliore. Non riesco neppure a capire come mai tu ti sia allontanato tutto d’un tratto, senza che noi ti avessimo fatto nulla. Non mi sembra un comportamento corretto nei nostri confronti, dato che mi sembrava che fossimo amici. Non voglio giudicare il tuo comportamento, eppure non mi sembra che dopo essermi messo con Carlos io o lui ci siamo isolati per starcene per i fatti nostri. Anzi, cercavamo sempre di coinvolgerti nelle nostre attività, ma tu non volevi saperne. E chi siamo noi per costringerti? Semplicemente, non ignorarci. Dicci apertamente che non desideri la nostra compagnia, ma abbi il coraggio di dircelo quantomeno in faccia. Non voglio accusarti di nulla, né ricordare gli errori passati, perché sai che è una cosa che non mi piace. So che stai bene con Thomas e che sicuramente lui ti da ciò che né io e né Carlos potremmo mai darti, eppure non mi sembra che nessuno di noi due meriti un simile trattamento, non credi? Forse non riesco a capire il tuo punto di vista, forse non lo capisco addirittura per nulla, ma dal nostro punto di vista non ho apprezzato il tuo comportamento. Se fosse per me, dopo come ti sei comportato negli ultimi mesi, dubito che avrei motivo per scriverti, ma, per quanto la cosa non mi faccia piacere, Carlos tiene a te e io tengo a lui. Non so se risponderai a questo messaggio e se continuerai a fare il menefreghista e andrai da qualche parte a divertirti con il tuo amichetto, immagino che non dovrebbe importatene poi molto, dato il tuo recente comportamento. Comunque sia, io e Carlos oggi stiamo insieme da un mese e ci terremmo a festeggiare con voi questo piccolo traguardo. Grazie a questo mese trascorso insieme ci siamo resi conto di come è fatta una vera relazione  e abbiamo capito che ci teniamo a portarla avanti. Se ti va di festeggiare insieme a noi, ti aspettiamo questa sera all’Orient Express, alle 19:00. Anche se da come ti ho parlato fino ad adesso non sembra per niente, ci terrei alla tua presenza perché, nonostante tutto, so che da qualche parte c’è ancora il mio migliore amico, quello che conosco da anni e al quale voglio bene.
Xx James
Quel “Ci terremo a festeggiare con voi” avrebbe decisamente dovuto insospettirlo, ma in quel momento era troppo impegnato a cercare di trattenere le lacrime davanti lo sguardo di un incredulo Thomas, che lo guardava da un punto imprecisato alle sue spalle.
***
Alla fine Logan aveva deciso di andare all’appuntamento. Si era sentito una merda totale ad aver ignorato i suoi migliori amici per un periodo così lungo e ad essere addirittura arrivato a dimenticarsi di quel piccolo, ma importante traguardo che avevano raggiunto. Si era messo le sue amate All Star nere, pantaloni neri e camicia bianca –l’Orient Express era un ristorante di lusso, era sicuro che l’avesse scelto James- ed era uscito, salutando sua madre con un bacio sulla guancia. Aveva deciso di fare la strada a piedi, con il suo fedele lettore mp3. In quel momento stava ascoltando “Last Friday Night” e inconsciamente non riusciva a fare a meno di associarla al giorno di Capodanno. Ecco, più si imponeva di non pensare a Kendall, più i suoi grandi occhi e il suo viso ridente facevano capolino nella sua mente. Prima di dirigersi sul luogo dell’appuntamento si era diretto nel suo bar di fiducia, sperando che una birra lo aiutasse a non pensare a certe cose.
L’Orient Express era il ristorante –nonché hotel- più alla moda dell’intera città ed era conosciuto perché tutte le coppie della città che si rispettassero avevano ricevuto la proposta di matrimonio proprio al suo interno. Sua madre gli aveva raccontato che anche per lei e suo padre era stato così, ma era riuscito a descrivere il tutto con un tono così romantico che a Logan era sembrato che il suo racconto venisse direttamente da un libro di favole. All’entrata principale c’era un portiere in divisa, che gli aveva rivolto un largo sorriso, invitandolo ad accomodarsi. Era entrato in un largo corridoio dipinto di bianco e con sfarzosi lampadari di cristallo. Sotto i suoi piedi c’era un tappeto rosso, elegante sebbene decisamente troppo stucchevole. Seguendo il tappeto era arrivato in un’altra grande sala, munita degli stessi lampadari del corridoio. Le pareti erano color ambra, con una strana fantasia floreale. Al centro della sala vi era una grande pista da ballo, mentre lateralmente c’erano grossi tavoli circolari ricoperti di pizzi e merletti. A quella vista, Logan aveva storto il naso. Decisamente non era il suo genere di locale. Si era avvicinato ad una delle pareti, dove c’era un bancone posizionato davanti una spessa porta, che probabilmente conduceva nelle cucine. Dietro il bancone, un signore alto e distinto gli sorrideva. Aveva i capelli neri e striati di grigio. Gli occhi verdi avevano un che di inquietante. Indossava anche lui la divisa dell’Orient Express.
-Ehm, buonasera, il mio nome è Logan Henderson. Stavo cercando due miei amici, ma credo che non siano ancora arrivati. Nel frattempo io potrei iniziare a sedermi? Sa, sono molto stanco- l’uomo aveva annuito meccanicamente, con educazione. Poi, con voce rauca e bassa, gli aveva chiesto:
-Sa a che nome hanno prenotato i suoi amici?- il moro aveva riferito i cognomi di James e Carlos e gli era sembrato per un attimo di scorgere sul volto del suo interlocutore un’espressione confusa. –Credo che i suoi amici abbiano cambiato programma senza avvisarla, mi rincresce molto. Il signor Maslow mi ha telefonato questo pomeriggio dicendo che voleva prenotare una suite per questa sera. Ma prego, lasci che la conduca alla stanza, sono sicura che i suoi amici stanno per arrivare. Non si preoccupi, non appena arrivano lì condurrò da lei- Logan aveva annuito, sebbene fosse un po’ spiazzato. Quella decisamente non se l’aspettava. Il signore di prima l’aveva condotto lungo una ripida rampa di scale, che spuntava fuori alla fine del corridoio che lui stesso aveva percorso poco prima. Avevano raggiunto un corridoio identico a quello del piano inferiore, sebbene avesse molte più porte. In ciascuna vi era una targhetta con il nome della stanza. Avevano percorso buona parte del corridoio, prima di fermarsi circa a metà. Camera 36B. L’uomo aveva aperto la porta con una carta magnetica e aveva consegnato a lui una chiave piccola, in metallo.
-Buona serata, si goda l’Express Hotel- gli aveva detto, rivolgendogli un altro sorriso indecifrabile e allontanandosi con passo strascicato. Logan aveva sbattuto più volte le palpebra, dirigendosi poi all’interno della suite. Era una stanza meravigliosa, sotto ogni punto di vista. Alla sua destra c’era un bagno con un’enorme vasca e dalle ceramiche azzurre. Luci soffuse lo illuminavano e alcune candele accese facevano bella mostra di se sulla vasca da bagno, al cui interno si trovavano dei petali di rosa. Una strana idea iniziava a prendere forma nella sua testa. Possibile che…? No, si era detto con fermezza. Era uscito dal bagno, premurandosi di spegnere le luci e pregando che quelle candele non dessero fuoco a niente. Si era guardato intorno, squadrando con attenzione ogni singolo dettaglio della stanza che lo circondava. Tutto trasudava lusso da ogni poro e il moro si chiedeva dove avessero trovato i soldi, quei due, per pagare quella stanza. Le pareti erano tinteggiate di azzurro e una era interamente occupata da una grande finestra che si affacciava sul davanti dell’albergo. Le tende, bianche e semplici, erano tirate. Davanti alla finestra c’era un enorme letto matrimoniale, anch’esso dalle lenzuola bianche. Un tappetto che aveva l’aria di costare un bel po’ di quattrini ricopriva gran parte del parquet chiaro. I mobili, massicci e in legno, erano laccati di vernice trasparente. Perfino il grande armadio abbandonato su una parete alla sua destra aveva le maniglie in quello che a prima vista sembrava oro. Inarcando un sopracciglio, si era buttato sul letto, sperando che James e Carlos arrivassero presto. Ci teneva a scusarsi il prima possibile con loro per il suo comportamento a dir poco meschino. Canticchiando “Blame it on the alcohol” si era gettato a peso morto sul letto. Sbuffando, aveva sbloccato il suo cellulare e aveva ripreso a leggere il pdf di “C’è un cadavere in biblioteca”: era arrivato al punto dove trovavano la macchina bruciata con dentro il corpo carbonizzato, e lui era sempre più ansioso di capire chi era l’assassino. Non era mai stato un asso nel risolvere i gialli, ma gli piaceva leggerli, lo appassionava. Mentre lui si districava tra cadaveri e l’ennesimo strambo racconto di Miss Marple, qualcun altro si stava dirigendo nella sua stanza, totalmente ignaro della sua presenza.
***
Anche Kendall aveva deciso di andare all’appuntamento di Carlos e James. Dopo aver ricevuto il messaggio aveva mandato via Thomas in modo non proprio carino, ma l’altro non se l’era presa. Si era vestito con il completo che generalmente usava per i matrimoni e quel genere di aventi, ben conoscendo l’Orient Express. Era stato accolto dallo stesso signore che pochi istanti prima si era occupato di Logan. Aveva riferito anche al biondo il cambio di programma dei due amici. Dapprincipio Kendall era rimasto stupito dal cambiamento improvviso, ma poi si era detto che dato che non aveva neppure risposto al messaggio di James non poteva di certo arrabbiarsi perché avevano cambiato programma senza avvisarlo. Aveva quindi seguito l’uomo su per le scale e per il  corridoio, fino a farsi condurre in una di quelle che, gli aveva assicurato l’altro, era una delle migliori suite dell’albergo. Kendall gli aveva sorriso e, una volta rimasto solo, si era messo a squadrare la stanza. Ad un certo punto aveva percepito un rumore alle sue spalle, come di un qualcosa che cadeva e si era voltato di scatto. Accanto alla porta del bagno, c’era una figura a lui ben nota che lo fissava con espressione alquanto sconvolta.
-Tu?!- gli aveva chiesto il biondo.
***
Dopo qualche minuto era stato costretto ad interrompere la sua lettura per andare a spegnere le candele del bagno, perché aveva davvero il terrore che una di esse potesse dare fuoco a qualcosa. Si era chiuso la porta alle spalle e le aveva spente in un battibaleno, mettendosi poi a fischiettare il ritornello di “Don’t you want me baby?” La porta chiusa non gli aveva permesso di sentire i rumori all’esterno, quindi era uscito dalla stanza reggendo le candele, pensando di poggiarle sul comodino e di rimetterle al loro posto la mattina successiva. Ad un certo punto però, un corpo ben familiare era entrato nel suo campo visivo. Per la sorpresa aveva fatto scivolare le candele sul pavimento –le aveva viste scivolare lungo il pavimento e scomparire all’interno del bagno.
-Tu?!- gli aveva chiesto in tono sconvolto Kendall. Logan non aveva potuto far altro che annuire, improvvisamente a disagio. Non sapeva perché, ma l’unica cosa che voleva era che il pavimento si aprisse e che lo risucchiasse in un mondo dove quel dannato biondino non era costantemente nella sua testa. Non aveva avuto il tempo di riflettere ulteriormente sulla questione –o anche su chi diamine avesse messo in testa a Carlos e James che loro due erano i Cupido della situazione perché, davvero, loro due non ne avevano bisogno- aveva visto Kendall farsi improvvisamente più vicino. Molto, più vicino. La sua salivazione si era azzerata, perché quel ragazzo aveva degli occhi che sarebbero dovuti essere considerati illegali, talmente verdi e profondi da sembrare finti. Prepotentemente, senza lasciargli il tempo di parlare, il biondo si era tuffato sulle sue labbra, lasciandogli un languido bacio a stampo.
-Kendall, io…- aveva provato a dire il moro, ma non era servito a nulla. L’altro aveva posato le labbra sulle sue, iniziando a baciarlo con avidità e con una certa passione, che gli aveva infuso dentro un'emozione che urlava nel suo corpo e che lo faceva tremare da capo a piedi. Come se fosse un impronta, un marchio che Kendall aveva impresso nel profondo e che lo richiamava, in maniera lenta ed inesorabile, a lui. Il biondo gli aveva morso un labbro con ingordigia, senza dare l’impressione di volersi fermare tanto presto.
I baci erano continuati in maniera discontinua, rovente e quasi violenta. Qualcosa nella testa di Logan gli diceva che tutto quello era sbagliato e che per prima cosa avrebbero dovuto parlare, loro due. Non trovava affatto giusto che Kendall prendesse e cambiasse idea come se nulla fosse, praticamente divertendosi nel vederlo soffrire. Certo, forse all’inizio se lo era meritato. Non era giusto che lo avesse –seppur involontariamente- ignorato per tutti quegli anni, ma non meritava neppure di essere trattato in quel modo. Si era resto conto dei suoi errori, aveva capito dove aveva sbagliato ed era pronto a farsi perdonare. E poi c’era Kendall, quel biondastro da strapazzo che riusciva a mandarlo in confusione con un solo gesto, e che continuava a non volerlo perdonare. Ma perdonarlo per cosa, poi? Per essersi comportato da stronzo? Pensava di aver già dovuto subire le conseguenze delle sue azioni, no? Diamine, la testa gli scoppiava. La birra che aveva bevuto al bar prima di dirigersi all’hotel sembrava essersi trasformato in un potente superalcolico. Sentiva di aver perso il controllo delle sue azioni, non era più in se. Aveva infilato una mano tra i capelli dell’altro, tirandoglieli prepotentemente e strappandogli un gemito dalle labbra ancora incollate alle sue. Quando si erano staccati, nessuno dei due aveva avuto il coraggio di dire una parola. Si erano guardati per istanti interminabili, prima che Kendall tornasse a baciarlo, di nuovo con voracità, stringendogli le gambe intorno alla vita. I loro bacini erano entrati a contatto facendoli fremere. Logan aveva stretto le mani intorno ai fianchi del biondo e ad occhi chiusi era indietreggiato fino a buttarsi sul letto, trascinandosi dietro l’altro. Era tutto maledettamente sbagliato, eppure non riusciva a smettere. Una lacrima gli aveva solcato la guancia, spontanea. Prontamente il biondo, che aveva continuato a tenere gli occhi aperti per squadrarlo, aveva sollevato un braccio per asciugargliela. Dopo appena qualche istante quella stessa mano era scesa, intraprendente, lungo lo stomaco del moro lasciato scoperto dalla camicia che si era sollevata sui fianchi, fino a scivolare in mezzo alle sue cosce. Logan aveva smesso di baciarlo per permettere alle sue labbra di cacciar fuori un gemito. Ghignando apertamente, il biondo aveva iniziato a strofinare una mano tra le sue gambe, salendo e scendendo, ma non spingendosi mai verso il punto che avrebbe dato maggior piacere all’altro. Dopo diversi minuti animati soltanto dagli ansiti del più basso, finalmente Kendall si era deciso a dargli piacere, portando la mano a stringere in maniera non troppo delicata il sesso dell’altro, ancora costretto nei pantaloni e nell’intimo. Il moro aveva spalancato gli occhi a quel contatto improvviso, lasciandosi sfuggire un gemito più alto dei precedenti. Il ghigno del più alto si era allargato e aveva iniziato ad intensificare il contatto, prima che Logan decidesse che era ora di rendergli pan per focaccia, mettendosi a graffiargli la schiena, per poi scendere con le lunghe dita fino a stringergli con decisione le natiche. Nuovamente le loro bocche si erano cercate, fameliche. Eppure perché tutto quello continuava a sembrargli sbagliato, dannatamente ingiusto? Ora come ora era sicuro che non sarebbe stato in grado di tornare indietro, non in quel momento. Per l’ennesima volta durante l’arco della serata gli era parso di non avere il controllo delle proprie azioni che, al contrario, sembravano dettate da una forza esterna. Una forza esterna che sembrava averlo decisamente a cuore certo, ma pur sempre qualcuno che non era lui. Cosa avrebbe dovuto fare? Cercare di aggrapparsi a quel poco autocontrollo che gli era rimasto e allontanare Kendall? No, se aveva capito un minimo della mentalità del biondo, per lui un gesto simile sarebbe stato sinonimo dell’ennesimo rifiuto da parte sua. E il suo intento non era affatto quello di rifiutarlo, anzi. Avrebbe voluto soltanto stringerlo e dirgli che in tutti quegli anni si era comportato da perfetto imbecille, ma che voleva rimediare. Aveva aperto gli occhi, con le labbra ancora incollate a quelle del più alto, e aveva trovato due enormi smeraldi che lo fissavano attenti. Erano rimasti immobili, le labbra ancora attaccate e gli occhi spalancati, a fissarsi. Sotto quello sguardo Logan si era sentito sciogliere e nuovamente erano tornate le lacrime agli occhi. D’istinto li aveva richiusi e aveva stretto nuovamente tra le mani il sedere sodo dell’altro, che a quel contatto sembrava essere nuovamente tornato a contatto con la realtà. Aveva spalancato le labbra permettendo alla lingua del moro di accedere alla sua bocca e aveva ricominciato a muovere la mano che neppure si era accorto di aver arrestato. Il magico momento, quel gioco di sguardi durato così tanto, ma al contempo così poco, si era interrotto. La mente del più basso si stava lentamente scollegando. Continuava ancora ad essere convinto che tutto quello fosse sbagliato, ma stranamente quel pensiero si era isolato in un angolo della sua mente e stava diventando sempre più lontano. Anche quel poco autocontrollo che gli era rimasto era scivolato via e l’ultima cosa che la sua mente era riuscita a registrare, prima di annebbiarsi del tutto, era la mano del biondo che slacciava la cintura dei suoi jeans e si infilava sotto i suoi boxer, facendolo sospirare di piacere ad alta voce.
Poi, il buio.


 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao belli! :D

Sì, sono in ritardo -pubblico in sottofondo che dice "Come al solito"- ma stavolta solo di un giorno! Facciamo progressi, no? xD Comunque sia, so che questo capitolo fa altamente schifo e che probabilmente è tipo la cosa più orribile che io abbia mai scritto, ma vi giuro che in questi gironi ero completamente priva di ispirazione e fino a questa sera avevo scritto soltanto metà del capitolo. Il prossimo -e ultimo- dovrebbe arrivare entro e non oltre mercoledì. Dopo, credo che mi darò alle OS e che inizierò una nuova long verso metà luglio. Insomma, ho un bel po' di progetti per l'estate! :D
Parlando del capitolo: Logan e Kendall si sentono tantooo in colpa nei confronti di James e Carlos. Diciamo che il nostro Jamie sa parlare in maniera chiara e decisa quando deve -ma lo fa per non far star male il suo ragazzo e io questa la trovo una cosa dolcissima *^*- Uh, per quanto riguarda il nome del ristorante, l'Orient Express in realtà è il nome di un treno dove è ambientato uno dei gialli Agatha Christie, una donna che scrive in maniera meravigliosa. Anche "C'è un cadavere in biblioteca" è un suo libro e mi ha presa davvero un sacco, quindi se vi piace il genere leggetelo. Per quanto riguarda il libro di Chris Colfer che Logan legge ad inizio capitolo, si tratta di una trilogia carinissima chiamata "La terra delle storie" Le canzoni che Logan canta -devo smettere di farglielo fare- io le ho sentite nella versione del cast di Glee e vi consiglio di ascoltarle perché sono stupende. Inoltre -e qui concludo l'angolo spam- leggete le fanfiction di Hoon e di kendallschmidt, perché meritano davvero.
A parte questo, domani mattina rispondo alle vostre recensioni e recensisco tutti i miei arretrati, per così dire. Uh, se vi va fate un salto alla mia ultima ff "What's a soulmate?" Mi fareste davvero un gran piacere! *-*
A prestissimo! Un bacio,
-Ice (:


   
 
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