Conquiste indesiderate
14 febbraio 1967
Caro diario,
mi sembra di impazzire. Oggi è stata una giornata veramente
allucinante, quasi un incubo. Mi sono svegliata con le risatine
sciocche delle mie compagne di dormitorio, il che ha reso la mia
giornata ancora peggiore di quanto non lo sia già stata.
“Andromeda,
la sai una cosa?” hanno detto, continuando a ridacchiare.
“Che cosa?” ho risposto io, paziente.
“Bè, lo sai che oggi è San Valentino,
no? Ecco, gira voce che qualcuno si sia preso una bella cotta per
te!”
Io sono arrossita di brutto. Non poteva essere…Come facevano a saperlo loro? A quest’ora l’avrebbe saputo anche Bellatrix…Non osavo immaginare come avrebbe cambiato i connotati di Tonks. Stavo ancora rimuginando, quando le mie compagne mi hanno smontato tutto il castello di carte che avevo creato nella mia mente.
“In
fondo Rabastan non è male. È un po’
stupido, forse, ma è un… tipo”.
“Rabastan?” ho ripetuto io, senza capire.
“Rabastan Lestrange. È lui che ha una cotta per
te, chi ti aspettavi?”
“Speravi che parlassimo di Lucius, eh?”
Neanche mi sono degnata di rispondere. A volte mi chiedo se esista un limite alla demenza umana. E per quanto riguarda Rabastan, lui è ancora peggiore di suo fratello, il che è tutto dire. Deve solo azzardarsi a costringermi a fidanzarmi ufficialmente con lui come aveva fatto Rodolphus. Stavo ancora pensando ai vari incantesimi che gli avrei potuto scagliare contro in un’eventualità del genere, quando mi si è parato davanti proprio Rabastan.
- Ma che male ho fatto? - mi sono chiesta, irritata.
“Stai
andando a lezione?” mi ha chiesto. “Ti
accompagno”.
“Grazie, credo di conoscere la strada” ho risposto,
sarcastica.
Lui si
è messo a ridere, poi mi ha detto:
“Lo sai che il prossimo finesettimana a Hogsmeade
è sabato? Che ne dici, ti andrebbe di andarci con
me?”
“Mi dispiace, ma credo proprio di no” ho tagliato
corto. Lui non mi è parso per niente demoralizzato.
“Voi Black siete tutte uguali” ha commentato,
lasciandomi di stucco.
“Perché?”
“Anche tua sorella con mio fratello faceva la preziosa. Ma
alla fine ha ceduto, me l’ha detto Rodolphus. E sono sicuro
che alla fine cederai pure tu”.
“Temo di doverti dare una delusione. Non ho la minima
intenzione di fare la preziosa, come pensi tu”.
Lui si è fermato, ora più preoccupato di prima. Eravamo in un corridoio deserto del piano terra e qualcosa mi diceva che non era una cosa positiva.
“Mi
stai dicendo che non t’interesso?” ha chiesto lui
in tono leggermente minaccioso.
“Più o meno è
così”.
Mi sarei dovuta rendere conto che qualcosa nel suo sguardo non andava. I Serpeverde sono tutti orgogliosi da morire, ma lui lo è molto più degli altri e non ha potuto sopportare di essere respinto. Così mi ha spinto contro il muro e, per impedirmi di scappare, ha appoggiato le braccia alla parete.
“Lasciami immediatamente” ho detto io nel tono più gelido che riuscivo a farmi venire, anche se dentro di me credevo di morire per la paura.
Rabastan non ha risposto e ha tentato di avvicinarsi… ricevendo per tutta risposta un pugno sul naso.
“Ahia!
Non dovevi farlo, Black!” ha ringhiato, diventando ancora
più furioso…
“Ehi tu!” ha gridato in quel momento una voce.
“Stalle lontano!”
Ci siamo voltati entrambi e, con mia grande sorpresa, ho visto che era stato Tonks a parlare.
“Che vuoi tu? Gira al largo. Non lo vedi che siamo occupati?” ha detto Rabastan.
Tonks si è fatto paonazzo: forse ha creduto di aver veramente interrotto qualcosa. Tanto per toglierli il dubbio, ho approfittato di quell’attimo di distrazione per spingere indietro Rabastan e allontanarmi in fretta.
“Per
oggi ti è andata bene, Black” ha detto lui.
“Ma non credere che riuscirai a sfuggirmi per
sempre”. Dopo di che si è allontanato in fretta.
“S-stai bene?” mi ha chiesto Tonks.
“Sì… sì, sto bene.
Quell’idiota… Ma chi si crede di essere?”
“Potrebbe riprovarci, quindi stai attenta” mi ha
avvertito lui.
“Lo so”.
“Bè, allora io…” ha esitato
Tonks. Poi ha concluso: “Ci vediamo in aula”.
E si è incamminato nel corridoio. Per qualche istante sono rimasta a fissarlo come una stupida, poi mi sono decisa e l’ho chiamato.
“Grazie” gli ho detto.
Anche lui deve sapere che grazie non è una parola che si sente uscire tutti i giorni dalla bocca di una Black, e infatti è rimasto sorpreso.
“Oh… ehm… di nulla” ha risposto, facendo un sorriso che non gli avevo mai visto rivolgere a nessuno. Era un sorriso particolare, misto d’ingenuità e allegria spontanea.
Mi ha lasciato
molto colpita, anche se non so il perché. Ora
però so una cosa: non importa se i suoi sono
Babbani…Non provo niente di strano nei suoi confronti,
tranne molta simpatia. Voglio solo essere sua amica, perché
non ho mai conosciuto nessuno come lui.
In fondo una semplice amicizia non ha mai fatto del male a nessuno, no?