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Autore: Portgas xyz    29/06/2015    3 recensioni
Pugno di Fuoco é uno spirito libero. Nelle sue vene scorrono le fiamme e tutto il suo essere brucia più di mille soli. Ha la determinazione che serve per arrivare in alto e conquistarsi il suo giusto posto nel mondo e sa anche da dove vuole iniziare. La sua punta di diamante, infatti, sarà la testa di uno dei quattro Imperatori.
Solo che, all'inizio della sua avventura, non aveva immaginato che avrebbe dovuto passare buona parte del viaggio a stretto contatto con quello che aveva soprannominato nemico.
Mantenere a bada le fiamme non sarà di certo facile, ma farà ugualmente vedere a tutti quei pirati di cosa é capace.
Anche se ai loro occhi é solo una donna.
Attenzione, Fem!Ace.
Portgas xyz.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Marco, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Scusate il ritardo, ma i capitoli saltano fuori quando posso. Tra università e menate varie non mi è molto semplice, poi siamo in completa sessione estiva. Io nemmeno so cosa sia l’estate!
 
Alla prossima con Anne!
Portgas xyz
 
Whitebeard Pirates’ Flame.
 
2. Piacere di conoscerti.
 
Maledetta bagnarola! Quanto può essere grande ancora?
Anne, con un cipiglio infastidito e l’aria di chi voleva commettere un omicidio, camminava a passo spedito lungo un corridoio con una sfilza infinita di porte sia a destra che a sinistra e non aveva idea di dove potevano trovarsi le scale per salire o scendere. Tutto pur di abbandonare quel posto nel quale stava girando a vuoto da almeno mezz’ora.
Dopo l’incontro con quell’idiota cotonato era corsa sottocoperta nella speranza di incontrare meno persone possibili, illudendosi di poter in quel modo passare inosservata, invece in ogni angolo si era trovata a fronteggiare facce nuove, con tanto di occhi incuriositi e sorrisetti che avrebbe volentieri cancellato a suon di pugni. Li aveva evitati tutti, tenendo la testa bassa e affrettando il passo per allontanarsi, ma le risatine divertite e i commenti le erano arrivati lo stesso chiari e tondi alle orecchie.
A quanto pareva la notizia del suo arrivo aveva fatto il giro di tutta la nave, comprensibile, dato che aveva perso i sensi e non si era potuta opporre al Destino perché, se fosse dipeso da lei, avrebbe dato fuoco al veliero per farlo finire in fondo all’oceano.
L’avevano soprannominata la nuova arrivata e, ogni volta che incrociava qualcuno, si sentiva salutare e le venivano poste una quantità assurda di domande alle quali non voleva rispondere. Quando succedeva, se i marinai insistevano, metteva su la sua migliore espressione aggressiva e li zittiva, almeno fino a quando non li distanziava.
Erano tutti così dannatamente espansivi, impiccioni e gentili.
Si, gentili. Le chiedevano come stava, se si sentiva bene, se potevano aiutarla in qualche modo, se le serviva aiuto per trovare la strada, tutte gentilezze davanti alle quali le veniva il voltastomaco.
Perché non la lasciavano in pace? L’unica cosa che desiderava era ritrovare la sua cabina e rinchiudersi dentro per non uscire più, anche a costo di morire di noia, o peggio di fame.
Sbuffò per l’ennesima volta, girando a destra in un punto in cui il corridoio faceva angolo. Ci era già passata da quella parte, ma sperava di trovare un’uscita che, magari, al primo giro le era sfuggita.
Sempre a testa bassa, non si accorse che anche qualcun altro stava svoltando l’angolo, così finì con lo sbattere addosso al povero malcapitato, beccandosi una manata in faccia e pestando accidentalmente un piede che non le apparteneva.
-Ehi, come corri. Vai di fretta?- si sentì domandare, percependo chiaramente una nota scherzosa nella voce del millesimo rompi scatole che incrociava.
Si strofinò il naso dove aveva preso la botta, facendo saettare gli occhi sulla figura che aveva di fronte, sondandola dall’alto in basso. Ci teneva ad avere una lista precisa di tutti i suoi nemici, sarebbe stato più facile ricordarseli per ucciderli poi.
-In effetti si.- rispose piccata. -Ora, se vuoi scusarmi…- aggiunse, muovendosi per sorpassare il tizio che le sbarrava la strada.
Quello sorrise, spostandosi verso la parete per farle spazio e per non trattenerla oltre, intuendo che non doveva di certo essere un buon momento per lei. -Stai cercando l’uscita?- le chiese comunque all’ultimo momento, vedendola bloccarsi dopo qualche passo per voltarsi infine verso di lui con l’aria abbattuta.
Anne annuì sconfitta in direzione del ragazzo che aveva l’aria di essere molto più grande di lei, ma che, a differenza degli altri, non aveva nemmeno provato ad attaccare bottone, disturbando il suo già precario stato mentale, capendo invece al volo l’unica cosa che le serviva in quella situazione.
Lo guardò accennare un sorriso prima di dirigersi verso di lei, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni leggeri e superandola senza disturbarla più di tanto, lasciando solamente che lo seguisse.
Un paio di svolte a sinistra, una a destra, delle scale a chiocciola e una porta in legno massiccio ed ecco che sopra la testa di Anne appariva di nuovo il cielo azzurro con lo stesso sole, lo stesso orizzonte, lo stesso mare e la stessa, dannata, nave.
Respirò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi davanti a quella consapevolezza. Ormai avevano preso il largo, erano nel bel mezzo del nulla, circondati da acqua, e non c’era modo di allontanarsi senza rischiare la vita. Certo, avrebbe potuto rubare una scialuppa, ma il tempo nel Nuovo Mondo era imprevedibile e sarebbe bastata una tempesta per far affondare la misera imbarcazione assieme a tutti i suoi sogni di gloria. Doveva portare pazienza e aspettare di fare porto, allora avrebbe raccattato la sua vecchia ciurma, preso possesso di un vascello qualsiasi e poi sarebbe salpata il più lontano possibile dalla Moby Dick e da quello che rappresentava.
La sua sconfitta.
-Non è così male, sai?-
-Uh?- si riscosse, voltandosi e alzando un pochino il capo per guardare il diretto interessato che sembrava aver deciso di dimostrarsi uguale a tutti gli altri impiccioni.
-La nave. La ciurma. Insomma, basta farci l’abitudine.- continuò lui, fissando il mare e sorridendo appena, come se stesse ricordando qualcosa di bello, momenti per i quali valeva la pena sorridere.
La verità era, però, che lei non voleva provare quelle emozioni. Non aveva intenzione di affezionarsi a nessuno, tanto meno entrare a far parte di un qualcosa che non le sarebbe mai appartenuto e che, di certo, non meritava. Era stata anche troppo fortunata ad incontrare Rufy che, con la sua testardaggine e voglia di vivere, le aveva dato la forza per andare avanti, per accettarsi, almeno in parte, e per riscattarsi, sperando in un futuro migliore. E aveva avuto anche Sabo. Era stata felice quando anche lui era entrato a far parte della loro piccola ed improbabile famiglia, ma alla fine la Vita gliel’aveva portato via. Aveva privato Rufy e lei di un fratello e non avrebbe sopportato perderne altri. I suoi sottoposti erano un’eccezione e le risultava ancora difficile accettare che così tante persone si fidassero di lei a tal punto da seguirla e da esserle fedeli. Non era nemmeno in grado di controllare appieno il suo potere, figuriamoci se poteva proteggere delle persone. In quello faceva proprio schifo, doveva ammetterlo, e il fatto di aver permesso ai Pirati di Barbabianca di avvicinarsi alla sua ciurma ne era la prova.
Abbassò il capo, ormai le veniva benissimo farlo, e strinse i pugni. -Non voglio farci l’abitudine.-
Il ragazzo scosse il capo, per niente stupito da quella reazione.
Si strinse nelle spalle, capendo che probabilmente era ancora troppo presto sperare in un’amicizia, perciò si avviò lungo il ponte. Aveva un sacco di compiti da svolgere. -Per quel che vale,- disse, alzando una mano in segno di saluto. -Io sono Izou, Comandante della Sedicesima Flotta. Piacere di conoscerti.-
Anne guardò allontanarsi quell’individuo che, anche se non era stato assillante quanto il primo, era comunque strano con quel kimono chiaro addosso e quei capelli tanto lunghi e raccolti ordinatamente sulla nuca, acconciatura che lei poteva solo immaginare di avere, visto il classico groviglio con cui si accontentava di andare in giro.
Almeno sapeva che era un Comandante, uno dei pezzi grossi, quindi abbassare la guardia in sua presenza sarebbe stata una pessima idea.
Si massaggiò le tempie, sospirando pesantemente e deducendo che non era ancora mezzogiorno e la giornata era lunga, perciò doveva inventarsi qualcosa da fare, ovviamente evitando di venire importunata da altri piantagrane.
Si sentiva accaldata, e non era certo per colpa del sole che batteva insistentemente sulla nave, affatto. Si trattava del suo potere e della voglia matta che aveva di bruciare ogni cosa lungo il suo cammino, ma doveva stare attenta. Non aveva ancora trovato la sua ciurma, Dio solo sapeva dove li tenevano rinchiusi, e non voleva rischiare di far crollare a picco nell’oceano baracca e burattini. Le serviva prima un piano.
Camminò per un po’ sopracoperta, restando in disparte e cercando di attirare il meno possibile l’attenzione, anche se era decisamente un’impresa difficile, visto e considerato che era all’aperto, in bella vista, e che tutti sapevano di lei.
Aveva avuto modo, però, di capire l’impostazione della nave, l’assetto, i luoghi più frequentati come, ad esempio, il cassero, dove si ergeva un’enorme seduta quasi trionfale, sicuramente il trono del vecchiaccio, anche se in quel momento non era presente. C’era movimento da quella parte, pirati che andavano e venivano e un gruppetto di uomini che chiacchieravano animatamente, disinvolti e per niente tesi. Certo, sicuramente erano tranquilli sapendo di rappresentare una delle ciurme più forti nel Nuovo Mondo. Altro che lei e la sua barchetta, sempre costretta a fare attenzione ai nemici e alle navi da guerra della Marina.
Si era avvicinata silenziosamente, mantenendo comunque una certa distanza per non insospettire nessuno, registrando ogni particolare di quello che le stava di fronte, tenendo d’occhio pure quelli che dovevano essere i Comandanti delle Flotte.
Non aveva paura di loro, sapeva che, se erano stati scelti, un motivo c’era e dovevano per forza essere abili guerrieri, ma non si preoccupava di doverli affrontare. Dopotutto, dalla sua parte aveva una taglia da capogiro sulla sua testa e un potere non indifferente. Sconfiggerli sarebbe stato un gioco da ragazzi, o almeno, avrebbe pensato quello se non avesse avuto modo di confrontarsi direttamente con Barbabianca, ma da quella lezione aveva imparato a non sottovalutare l’avversario, perciò aveva deciso che prima li avrebbe studiati, e solo dopo aver avuto una stima delle loro abilità si sarebbe decisa a fare la sua mossa.
-Ehilà!-
Una voce allegra alle sue spalle la fece sobbalzare e aggrapparsi alla parete, colta di sorpresa, ma assalita dal fastidio quando riconobbe il ciuffo castano e improbabile che le si era parato davanti alla faccia.
-Li stavi spiando?- chiese Satch, sorridente e per nulla preoccupato.
Anne gonfiò le guance, pronta a sputargli in faccia che si, si stava facendo gli affari altrui, ma l’altro non le diede l’opportunità di continuare, perché parlò al suo posto.
-Ho capito, vuoi andare a conoscerli! Vieni, ti ci porto io!- asserì, muovendosi per afferrare la ragazza per un braccio, ma rinunciandoci quando la vide scostarsi appena in tempo. Non abbandonò però il suo intento e, alzando una mano per attirare l’attenzione, si mise ad urlare a squarciagola. -Ragazzi, la nuova arrivata vuole presentarsi!-
-Che cosa?- sbottò la diretta interessata, schiacciandosi contro il muro, sperando di scomparire. Quell’idiota, cosa diavolo si era inventato?
Nel giro di pochi secondi, si trovò circondata da quattro facce nuove, chi più sorridente e chi meno, ma ugualmente interessate a lei e alla novità che rappresentava.
Intanto, Satch si era incaricato di fare le presentazioni con aria solenne. -Lui è Vista, Comandante della Quinta Flotta.- disse, indicando un omone alto e dalle spalle larghe, con dei lunghi baffi neri e ben curati e l’aspetto elegante. Infatti, le fece un lieve inchino, sorridendo un poco. Le avrebbe fatto addirittura il baciamano, gesto molto raffinato, ma temeva la reazione della giovane. Quello sguardo gli sembrava al limite della sopportazione e non voleva rischiare di tirare troppo la corda.
-Questo è Namur, Comandante dell’Ottava.- continuò il castano, presentandole un uomo pesce non molto alto, con le braccia incrociate al petto e le gambe ben piantate sul pavimento, dall’aria sicura di sé, nonostante il sorriso ampio che le rivolse. -Poi c’è Rakuyo, lui comanda la Sesta Flotta.- affermò, passando ad indicarle l’uomo accanto a Namur, alto quanto Vista, ma meno massiccio, con dei dread che gli arrivavano alle spalle, una fascia sulla fronte che li teneva, più o meno, in ordine, un paio di baffetti neri, due orecchini d’oro e un’espressione quasi divertita dalla situazione in cui si trovava.
-Lui é…- fece per dire Satch, voltando lo sguardo verso l’ultimo fratello, ma quello lo precedette, alzando una mano in segno di saluto.
-Izou. Ci siamo già presentati.- affermò educato, contento in parte che la ragazza avesse modo di entrare, a poco a poco, in contatto con tutti loro. Capiva che non doveva essere facile, ma sperava che, con calma, sarebbe riuscita ad integrarsi. -E il gigante che vedi al timone è Jaws, Comandante della Terza Flotta.- aggiunse, guardando il cassero dove un colosso dall’aria veramente poco cordiale li osservava di sottecchi con un cipiglio serio e poco affabile. -Non farci caso, è solo timido.- disse poi, rivolgendosi alla giovane, ammiccando con fare complice e ottenendo solamente un’occhiata diffidente in risposta.
-Beh, lei si chiama Anne.- disse con ovvietà Satch quando le presentazioni si conclusero, reprimendo l’impulso di passarle un braccio attorno alle spalle con fare cameratesco. Era molto espansivo, lui, e doversi frenare dal compiere certi gesti spontanei gli costava molto, ma aveva capito al volo che i suoi compagni la pensavano allo stesso modo, ovvero che era meglio andarci con calma con quella ragazzina di cui ancora non conoscevano il carattere.
Lei, d’altro canto, non spiccicò una parola e rimase ad osservarli come se fossero stati nemici da tenere sott’occhio e, quando Namur fece un passo avanti per proporre una bevuta in compagnia, tutti dovettero indietreggiare velocemente per evitare che la fiammata con cui Anne si trasferì al livello superiore li investisse.
-Statemi lontani!- urlò poi dall’alto, guardando verso di loro con astio, soprattutto Satch, quello che più sembrava volerla importunare, per allontanarsi infine da quell’angolo della nave.
Sperava di aver messo in chiaro che non voleva avere a che fare con nessuno di loro.
-Uh, che caratterino.- borbottò nel frattempo Vista, togliendosi il cappello piumato e grattandosi perplesso la testa.
-Dobbiamo darle tempo. E’ una reazione del tutto normale.- fece Izou, compressivo, ricordando il comportamento restio che aveva visto durante gli anni osservando i nuovi arrivati che, di tanto in tanto, si univano a loro.
-Sarà, ma a me mette una certa inquietudine con quelle fiamme.- mormorò Namur, dispiaciuto per la risposta negativa che aveva ricevuto la sua proposta fatta con le migliori intenzioni. Un braccio si posò sulla sua spalla e si ritrovò Rakuyo che gli assicurava che la sua era stata una bella idea e che, magari, col tempo sarebbe stata ben accetta.
-Se volete il mio parere,- si intromise Satch, schioccandosi le nocche e poggiando le mani sui fianchi, volgendo un ultimo sguardo verso il punto in cui Anne era sparita e sogghignando, -La mocciosa sa il fatto suo.-
-Su questo non c’è dubbio.- concordò Izou, preparandosi a seguire gli altri per tornare sul cassero, -Infatti, temo che farle mettere la testa a posto non sarà facile.-
-Di questo non ti devi preoccupare.- il sorriso di Satch si allargò, preoccupando enormemente il fratello, il quale sapeva esattamente che, quando il castano faceva il misterioso, quello che pensava non era mai una buona cosa. -Dopotutto, non ha ancora conosciuto tutti.-
Izou sostenne lo sguardo del ragazzo, comprendendo in seguito ciò a cui si stava riferendo. Effettivamente, non tutti i loro fratelli erano stati a favore nei riguardi di Anne e, se avrebbe continuato a mantenere le distanze, di certo, prima o poi, qualcuno l’avrebbe ripresa per quel comportamento. Il babbo era una persona estremamente magnanima e non avrebbe avuto nulla da ridire, ma loro erano una famiglia e, quando raggiungevano un limite, non vedevano di buon grado chi sputava addosso alla gentilezza e alla bontà di Barbabianca.
-Spero solo che le passi presto.- sospirò infine, affiancato da Satch, il quale lo prese sotto braccio, trascinandoselo dietro verso gli altri.
-Fidati, ci sarà da divertirsi!-
  
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