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Autore: Portgas xyz    30/04/2015    1 recensioni
Pugno di Fuoco é uno spirito libero. Nelle sue vene scorrono le fiamme e tutto il suo essere brucia più di mille soli. Ha la determinazione che serve per arrivare in alto e conquistarsi il suo giusto posto nel mondo e sa anche da dove vuole iniziare. La sua punta di diamante, infatti, sarà la testa di uno dei quattro Imperatori.
Solo che, all'inizio della sua avventura, non aveva immaginato che avrebbe dovuto passare buona parte del viaggio a stretto contatto con quello che aveva soprannominato nemico.
Mantenere a bada le fiamme non sarà di certo facile, ma farà ugualmente vedere a tutti quei pirati di cosa é capace.
Anche se ai loro occhi é solo una donna.
Attenzione, Fem!Ace.
Portgas xyz.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba bianca, Marco, Pirati di Barbanera, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Gender Bender
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Buonasera gente! Sorpresi? Alla fine sono tornato! Non vi ruberò molto tempo, ma volevo solo chiarire che il nostro fiammeggiante Ace in questa 'long/raccolta/non lo so' sarà una donna per il semplice fatto che è il mio personaggio preferito, ma lo preferirei ancora di più se avesse un paio di tet... Oh, i capelli lunghi. LOL. Per farmi perdonare ci metterò dentro un po’ di romanticismo. Sono un romanticone, cosa volete farci.
Quindi niente, spero vi piaccia, spero vi divertiate, spero che Anne vi faccia restare a bocca aperta e… E niente, è già troppo così.
 
Portgas.
 
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Whitebeard Pirates’ Flame.
 
1.Tanto vale essere amici da subito.
 
Si svegliò di soprassalto, con il respiro affannato e un grido disperato incastrato in gola. Il lenzuolo aggrovigliato ai piedi del letto le intrappolava le gambe, facendole credere in un primo momento di essere legata, mentre la luce che filtrava dall’oblò sulla parete alla sua destra la investì in pieno viso, costringendola a sbattere le palpebre in un attimo di smarrimento.
Quella non era la sua cabina; quello non era il suo letto, troppo stretto e con solo un cuscino; gli oggetti sparsi in giro e l’arredamento non le dicevano nulla. Solo gli abiti erano gli stessi, anche se non aveva idea di che fine avessero fatto i suoi stivali.
Deglutendo a fatica e percependo il cuore aumentare il suo battito, decise di far scivolare i piedi giù dal giaciglio, rabbrividendo a contatto con il pavimento di legno scuro, troppo scuro rispetto a quello della sua stanza, e solo dopo essersi abbottonata la camicia si alzò, muovendo i primi passi un poco instabili.
Sentiva male ovunque e ad ogni articolazione. Le sembrava che una spalla fosse fuori uso, mentre le gambe le dolevano ad ogni sforzo che compiva durante la sua avanzata. Credeva di averci fatto l’abitudine, ormai, erano imprevisti del mestiere che quella scelta di vita comportava e, per quanto le riguardava, esibiva con fierezza le ferite che guadagnava lungo la strada, ma quelle bruciavano più del solito.
E più del suo fuoco.
Aprì la porta della cabina e si ritrovò davanti ad un lungo corridoio dal quale proveniva un rumoroso vociare, misto al rumore del mare all’esterno, il tutto completato da una zaffata di salsedine e odore di zuppa di pesce che la investì in pieno, facendole girare la testa e borbottare lo stomaco.
Qualcosa le diceva che non mangiava da molto e, mano a mano, che l’uscita si avvicinava, i ricordi le si affollavano nella mente, sovrastandosi gli uni con gli altri rischiando di farla impazzire.
C’era stato quel Jimbe che l’aveva sfinita, totalmente, per cinque giorni consecutivi, anche se, alla fine, il primo a stramazzare al suolo era stato lui. Ben gli stava.
Poggiò la mano sul pomello, trovando la porta socchiusa e spingendola, mentre una consapevolezza che non avrebbe voluto avere si faceva strada in lei, facendole contorcere le budella.
Alla fine aveva perso, sopraffatta dalla stanchezza e da tutto quel potere che non aveva calcolato in precedenza, troppo convinta di essere imbattibile con il suo potere che le faceva scorrere il fuoco puro nelle vene.
Aveva commesso un grave errore e, solo per colpa sua, l’uomo che voleva uccidere l’aveva sconfitta e umiliata.
Uscì sul ponte, lasciandosi illuminare dalla luce del sole che le diede immediatamente una sensazione di calore, notando un cielo azzurro e l’oceano infinito, calmo e piatto. Si portò i capelli dietro le spalle, disordinati a causa delle ore passate a dormire e del venticello che gonfiava lievemente le vele degli alberi.
Aveva riportato un sacco di ferite; era stata sconfitta e la nave sulla quale si trovava non era per niente la sua amata Spade.
-Finalmente ti sei svegliata.-
Si voltò di scatto ma, non trovando nessuno alle sue spalle, alzò il capo per incontrare una figura distinta seduta in maniera scomposta sul tettuccio sopra alla porta.
Corrugò la fronte e cercò di fare mente locale, senza alcun successo. Non aveva mai visto quell’uomo e non aveva idea di chi potesse essere. Gli abiti puliti e chiari, il corpo massiccio e le spalle larghe, i capelli castani e acconciati in una pettinatura vecchio stile e l’aria che non ispirava affatto fiducia le confermarono che no, un elemento del genere non lo aveva mai incontrato, altrimenti se lo sarebbe ricordata.
Indietreggiò quando lo vide saltare sul ponte, a pochi passi da lei, e andò a sbattere contro il parapetto; nel frattempo lui aprì le braccia come a volersi mettere meglio in mostra. -Io sono Satch.- disse, accompagnando la frase con un sorriso che lei non ricambiò, troppo sconvolta e impegnata a rendersi conto che quello non era un incubo, ma la pura realtà. Evidentemente la fortuna aveva deciso di abbandonarla a se stessa, lasciando posto alla sfiga più nera.
Si accasciò a terra, prendendosi la testa fra le mani e lasciando che i le ciocche corvine ormai lunghe le ricadessero morbide sulle spalle.
-Vedrai,- lo sentì mormorare, adocchiando dei piedi muoversi sotto ai suoi occhi per poi scomparire dal suo campo visivo. -Diventerai una di noi.-
A quelle parole si irrigidì e ogni fibra del suo corpo vibrò.
-Tanto vale essere amici da subito.- continuò l’altro, incurante della sua reazione e senza perdere il sorriso.
-Chiudi il becco!- sbottò, svuotando il petto dall’aria che aveva trattenuto e sentendosi più leggera, come se si fosse tolta un peso dal petto. Anche se, sinceramente, continuava a sentire un macigno sullo stomaco e un sentore di nausea sempre più forte.
Udì l’altro ridere e la piccola soddisfazione che si era presa venne rimpiazzata da un fastidio crescente. Il suo orgoglio era già a pezzi, non aveva quindi bisogno di essere ulteriormente derisa, specie da uno come quello. Chi diavolo si credeva di essere?
-Sei scorbutica di prima mattina.- le rese noto, sorvolando comunque sulla questione e cambiando discorso. -Ad ogni modo, non vuoi sapere cosa è successo dopo che hai perso conoscenza?-
La ragazza strinse i pugni, senza però zittirlo. I ricordi c’erano, ma erano confusi e non nitidi, perciò non riusciva ad avere un quadro generale della situazione. Se solo quel fanfarone non l’avesse tirata tanto per le lunghe. Possibile che non si rendesse conto del pericolo che stava correndo? Le sarebbe bastato un secondo per dargli fuoco e farlo bruciare vivo.
-I tuoi uomini hanno provato a difenderti.-
Silenzio.
-Ma li abbiamo bastonati per bene.-
Fu certa che la rabbia avesse sostituito il sangue nel suo corpo perché iniziò a fremere e a digrignare i denti. Se avevano provato a torcere un solo capello alla sua ciurma avrebbe ridotto quella nave ad un mucchio di macerie galleggianti, spedendola negli abissi senza pietà.
Fece per alzarsi in piedi con l’intento di sfogare un po’ di quel nervosismo su Satch, ma lui la precedette intuendo le sue intenzioni e la tranquillizzò in parte.
-Tranquilla, stanno bene e sono tutti a bordo.-
Si mordicchiò un labbro, mascherando il sollievo che provò nell’udire quelle parole. I suoi compagni erano salvi, ma non grazie a lei. Avrebbe dovuto vegliare su di loro per proteggerli, invece era crollata dopo il primo colpo senza pensare alle conseguenze e abbandonandoli al loro destino. Difficilmente se lo sarebbe perdonato e avrebbe fatto di tutti affinché ciò non si ripetesse.
In quel momento, però, un particolare attirò la sua attenzione e decise che, prima di affrontare i suoi uomini, doveva risolvere il problema più grosso di tutti.
-Sicuro di volermi tenere qui senza sbattermi nelle stive o mettermi ai ferri?-
Dopotutto, era pur sempre un Rogia, e addosso non aveva manette di agalmatolite. Le sarebbe bastato davvero poco appiccare un incendio.
-Ai ferri?- ripeté l’altro, sorpreso da quell’assurda domanda. Loro non mettevano nessuno ai ferri, che razza di sciocchezze! Doveva proprio spiegare tutto a quella ragazzina. -No, non è assolutamente necessario.- affermò, elargendole un altro sorriso divertito quando la vide restarsene in silenzio a meditare e a rimuginare su quello che le aveva detto. Quegli occhi scuri e distaccati un po’ lo mettevano a disagio, doveva ammetterlo, ma lui era sempre stato una persona tanto, a volte fin troppo, espansiva ed era nella sua indole attaccare bottone con tutti per fare amicizia. Lei, anche se era salita a bordo non con le sue gambe e dopo essere stata rivoltata per bene come un calzino dal suo capitano, era una nuova compagna e, broncio a parte, era pure carina. Era sicuro al cento per cento che sarebbero diventati grandi amici.
Così, saltò giù dal parapetto sul quale si era accomodato, invitandola ad alzarsi e a seguirlo per una visita guidata a bordo della famosa e imponente Moby Dick. Non si abbatté quando lei rifiutò e si ripromise di provarci il giorno successivo, nella speranza che sbollisse il malumore. Non a tutti piaceva prenderle da Barbabianca.
Dal canto suo, la giovane era ferita nell’orgoglio più di quanto aveva creduto all’inizio e non aveva la minima intenzione di fare conversazione o diventare amica di, come si chiamava?, di quello lì, tanto meno del resto di loro.
Si sollevò e tornò sotto coperta, decisa ad ispezionare il vascello per conto suo e a ricongiungersi con la ciurma.
Si sarebbe presa la sua rivincita e quei bastardi avrebbero capito presto che con il fuoco era meglio non scherzare.
Gli avrebbe fatto vedere lei chi era Anne Pugno di Fuoco.
  
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