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Autore: rupertinasora    15/01/2009    1 recensioni
Ginny Weasley è alle prese con un segreto che ebbe inizio in un fatidico giorno preciso.
"Lui mi ha chiamato dal momento in cui quel giorno incrociai lo sguardo di Draco Malfoy."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra vita mi ha chiamata

“Mamma, papà…” dico, mentre le lacrime non mi permettono di vedere bene.

Siamo a casa nostra, nella cucina, e i miei mi hanno fatto la domanda più scontata e temibile che mi potessero mai fare: “Di chi è il bambino?”

Lascio cadere delle lacrime. Loro so che mi stanno guardando l’una con aria preoccupata e l’altro con espressione indecifrabile.

“Sono stata una stupida!”

Mi porto le mani sul viso e mi piego in avanti molto leggermente, stando attenta al grembo.

Loro non dicono niente, e io mi sento ancora più male.

Loro ci sono sempre stati per me, si fidavano di me, e ora…li ho delusi, sicuramente.

“Io non volevo, solo che è successo così velocemente…”

Bugia.

Io volevo. Lo volevo eccome. E lo volevo sentire gridare di piacere, quella faccetta sadica di Malfoy.

Forse, metà bugia.

E’ davvero successo troppo velocemente.

“Per me era la prima volta e…oh, mamma!”

La guardo, e stranamente lei non ha il viso di una persona che è disposta a comprendere. E’ stranamente pallida e silenziosa.

Mi manca l’aria.

Quella è l’unica cosa che non doveva esserci. Avevo bisogno di persone che mi avrebbero detto “Ginevra, non preoccuparti, tutto andrà per il meglio.”

Ma quale meglio e meglio vado trovando che mi dicono se mi guardano in modo così truce.

Abbasso di nuovo lo sguardo, e continuo a parlare. Perché, mi chiedo. Non lo so perché.

“Non pensavo che fosse con…lui!!”

“E’ Harry?” chiede mio padre.

Lo guardò stupita.

“E’ Harry?” ripete.

Io scuoto piano la testa.

“No, non è Harry…”

Mamma si alza, lasciando che la sedia si allontani dal tavolo strisciando sul pavimento.

Posa le mani sul tavolo.

“Chi è, Ginevra? Abbiamo bisogno di saperlo”, insiste lei con quel tono al quale è meglio non negare nulla.

Abbasso la testa, troppo impaurita per vedere la sua espressione e dico in un sussurro impaurito “Draco Malfoy”.

Ecco, l’ho detto. Ora mi uccide.

La paura mi assale improvvisamente. Come posso affrontare i genitori di Draco se con i miei sto morendo di paura?

Chiudo gli occhi, attendendo con ansia il colpo di grazia.

Però quello non arriva.

Alzo lo sguardo e vedo i miei scambiarsi un’occhiata. Annuiscono all’unisono.

“Vai, Gin. Abbiamo bisogno di parlare”, mi dice mamma. Ha una voce strana, quasi incrinata.

Io mi alzo buona buona e guadagno l’uscita, chiudendomi la porta alle spalle.

Dopo un po’ sento i miei discutere animatamente.

Cosa decideranno di fare? Lo vorranno dire loro a Narcissa e Lucius Malfoy?

Sospiro tristemente. Li ho messi in un bel casino.

No, penso infine, toccandomi il grembo gonfio. Quella che è nei casini sono solo io.

 

Papà è al lavoro, e mamma in cucina è stranamente silenziosa.

Io la osservo mentre trangugio uno sfornato preparato da mamma stamattina presto e che ora si è raffreddato.

“Vuoi una mano?” chiedo titubante.

Ho paura che mi risponda male.

Lei si ferma e si passa una mano sul viso, inspirando a fondo.

“Ginny, cosa vorrai fare con il bambino?”

Che domande.

“Lo partorirò. Se non lo farò potrei morire” le dico, sicura di me.

Lei annuisce e si gira verso di me. Vedo la sua nottata farle i segni sul volto non più giovane e fresco.

“Lo so questo, cara” dice con voce dolce, che tradisce l’espressione dura sul volto “ma non pensi sia più giusto lasciarlo adottare? Non siamo in grado di mantenerlo”.

“Mamma!” esclamo alzandomi di scatto. Non mi starà certo chiedendo di gettare via il mio bambino come una busta d’immondizia, vero?

“Stai dicendo che non posso tenere il bambino?”

“Ginny, tu segui il tuo istinto materno, è così?” mi chiede, avvicinandosi.

Non aver paura, Gin. Sei una donna, al pari di lei.

Annuisco. E lei sospira.

“Hai i soldi per mantenerlo?” continua lei.

Sbatto le palpebre. Accipicchia, non ci avevo pensato.

Apro la bocca per replicare, ma non mi esce nulla.

Lei chiuse gli occhi.

“Se me lo avessi detto subito, avremmo potuto pensare a qualcosa. Ora non hai scelte.”

Io scuoto con vigore la testa.

“Questo bambino è tutto ciò che voglio ora, mamma”

E nel dire questo, so che non sono più soggetta a lei. Ora siamo due donne, diverse, con solo il dna e l’affetto reciproco in comune.

“Immagino che tu sappia allora come fare per tenerlo”, dice ancora, con esperienza.

“No” ammetto “perciò voglio che ci sia tu con me quando lo crescerò”

Le vengono le lacrime agli occhi, e anche a me.

Ce la possiamo fare. Non siamo due donne divise, ma unite in un’unica grande famiglia.

Spero sia femmina, il mio bambino, perché potrà capire cosa provo io per mia mamma.

Scusate se questo capitolo è arrivato tardi, ma sto studiando come una matta. Ieri ho anche preso la patente ^^ Spero che comunque non vi abbia deluso. Al prox cap!! Baci baci...Rupertinasora...

 

   
 
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