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Autore: Lady Windermere    29/06/2015    2 recensioni
-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-
Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-
Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete mio caro Mr Horace…-
Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.
Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza.-
balbettò.
-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.
Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.
Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.
Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sei

 

-Sono stata assolutamente fantastica! Ne converrete anche voi spero, dopotutto vi ho appena salvato la vita…- disse Rosalba, mentre correva a perdifiato nella Foresta.

Il suo interlocutore rispose sbuffando seccato.

La ragazza lo guardò –Non oserete dire il contrario… certo, io sono sempre fantastica, ma oggi…oggi…- e terminò baciandosi la punta delle dita.

Alexander la osservò di sottecchi –Non per rovinarti la vita, ma in verità sono stato io il primo a salvarti. E poi se non ci fosse stata Molly…-

-Mr Black! State forse insinuando che il mio successo dipenda solo ed esclusivamente da quella sottospecie di gatta morta? E non invece, come sarebbe più giusto, dal mio innato sprezzo del pericolo e dalla mia superiore astuzia?-

Il vampiro scoppiò a ridere e le arruffò i capelli –Va bene, piccola. Ammetto che anche tu hai fatto la tua parte, incredibilmente.-

Vedendo poi lo sguardo furibondo della ragazza aggiunse –Non graffiarmi gli occhi, piccola. Sei stata brava.-

Rosalba fece un piccolo sorrisetto compiaciuto, poi si guardò alla spalle –Ora che faremo? Non possiamo più tornare in quel postaccio immagino. Per mia fortuna…-

-Adesso ho paura che dovremo dormire all’aperto- rispose lui.

La ragazza si esibì in una smorfia di scontentezza –Che schifo… ancora una volta dovrò dormire sdraiata per terra…-

-Beh, se non fosse stata per la tua proverbiale irritabilità adesso potresti dormire in comodi letti con cuscini di piume…-

-Ero stata insultata. Vi prego di non scaricare la vostra frustrazione su di me…-

Alexander la guardò stupito –Frustrazione di cosa?-

Rosalba assunse un atteggiamento saccente –Di non aver potuto passare la notte insieme a quella Molly…-

Questa volta il vampiro parve seriamente arrabbiato –Senti tu, piccola mocciosa intrigante…Non osare parlar male di quella ragazza!-

Rosalba fece orecchie da mercante -Sta albeggiando… ciò non vi reca disturbo?-

-Finchè restiamo dentro la Foresta no. È troppo fitta e la luce del sole non passa.-

La ragazza annuì, disinteressata.

-Possiamo smettere di correre ora? Vi prego, sono esausta…- supplicò.

Alexander sorrise divertito –Non sei affatto una persona sportiva vero? Sei già stanca…-

-Non dormo dall’altra notte, non ho mangiato assolutamente nulla da ieri ed è da almeno mezz’ora che corriamo. Scusate tanto se sono stanca… vorrei anche vedere chi non lo sarebbe…- disse in tono duro.

Il giovane alzò le mani in segno di resa –Touché- poi proruppe in una risata.

Lei alzò gli occhi per lanciargli uno sguardo di fuoco, ma rimase turbata.

Lui la fissò –Beh, cosa c’è di strano?-

-I-i tuoi o-occhi…- balbettò lei.

Il vampiro divenne impaziente –Sì? Che cos’hanno i miei splendidi occhi verdi?-

-È proprio questo il punto. Non sono più verdi. Sono rossi…-

 

Il Ballo si avvicinava sempre di più e la Regina Clarisse diventava ogni giorno più stressata.

Mr Goldwin continuava a insistere affinché lei gli desse una risposta, possibilmente positiva. La seguiva ovunque. Non le dava un attimo di tregua. Nonostante i suoi sforzi per tenerlo a bada, non si dava per vinto.

Inoltre la Regina non era nel pieno delle sue forze in quel periodo. Si sentiva sempre più stanca e sfibrata. Ma con tutte le cose che erano capitate la Regina non ne era certo sorpresa. L’arrivo di Mr Goldwin, la richiesta di alleanza, la decisione di Scarlett di acconsentire alle nozze… Tutto questo non aveva certamente favorito la sua salute, già precaria di per sé.

Ma la Regina Clarisse non aveva tempo da perdere per delle sciocchezze. Non poteva assecondare assolutamente le pressanti richieste del suo archiatra, affinché si mettesse a letto e non si alzasse per almeno qualche giorno.

Sembrava che il mondo dovesse cadere a rotoli se la Regina non era presente a ogni ricevimento, a ogni pranzo, a ogni cerimonia di Corte…

Povera Clarisse, povera donna rinchiusa nella sua regale gabbia d’oro e troppo assuefatta ad essa per liberarsene, come aveva fatto la figlia. Chissà, forse se ne avesse avuto la forza il suo destino sarebbe cambiato…non lo sapremo mai probabilmente.

Ma torniamo a noi.

La Regina aveva più volte chiesto consiglio a Lord Drenlincourt, ma questi si era dimostrato un poco reticente riguardo a questo argomento.

La Regina, disse, era già a conoscenza della sua opinione in proposito. La cosa migliore era accettare la proposta di Goldwin, per il bene di tutti.

Poi il caro Presidente si era informato della salute di Sua Maestà e le aveva consigliato un decotto miracoloso, creato dalla sua abile trisavola, che le avrebbe fatto ritornare interamente le forze. Cosa ci fosse dentro? La Regina Clarisse non osò chiederlo. Di sicuro niente di appetitoso e invitante, ve l’assicuro.

Mentre si dirigeva verso i suoi regali appartamenti, venne assalita da Mrs Fink, che la tempestò di domande riguardanti la musica, i colori, i fiori che avrebbero dovuto esserci al Gran Ballo.

Dopo aver cortesemente assicurato alla sua infaticabile governante che qualsiasi, dico qualsiasi, cosa le venisse in mente sarebbe andata più che bene, la nostra spossata Regina arrivò alla porta della sua stanza, dove aveva intenzione di abbandonarsi a un dolce far niente.

Purtroppo le sue intenzioni vennero frustrate sul nascere.

Lady Scarlett era comodamente seduta sul sofà di sua madre, intenta a fissare il soffitto.

All’entrata della Regina, sobbalzò. Poi si schiarì leggermente la voce –Madre, ho preso una decisione: non mi voglio più sposare- dichiarò con voce stentorea.

Questo è decisamente troppo, pensò la Regina, prima di accasciarsi esausta sul divano.

 

 

-Ehi! Non puoi certo incolpare noi di quello che è successo l’altro giorno!- si difese Florence.

-Ha ragione lui, Faust. Che colpa ne abbiamo noi se sei stato sfortunato?- soggiunse Soren.

Faust sembrava sul punto di prendere fuoco dalla rabbia.

-Volete forse dire che tutte quelle situazioni assurde sono capitate per caso?- sbraitò.

Florence assunse un’aria innocente –E come avremmo potuto essere noi i responsabili?-

Faust digrignò i denti, furibondo.

Accorgendosi dell’ira del fratello, Soren si affrettò ad aggiungere –Eravamo lì insieme a te, Faust! Il povero Florence è stato così male…-

-Sì, poverino…- Faust era a passo dal commettere un omicidio premeditato.

Soren lo guardò con aria incredula –Non vorrai dubitare della nostra parola, spero. Siamo i tuoi fratelli!-

Faust si passò la mano tra i capelli, il che significava che i suoi bollenti spiriti si erano un po’ raffreddati –Purtroppo…-

Florence riconobbe il gesto e gli si avvicinò, prendendolo sotto braccio –In ogni caso, abbiamo deciso di aiutarti di nuovo…-

-Non credere però che la tua mancanza di fiducia non ci abbia spezzato il cuore…- disse Soren, assumendo un’espressione addolorata.

-Scusatemi ragazzi, la verità è che sono leggermente teso in questi giorni- replicò Faust, turbato.

-Questo perché non riesci ad ottenere ciò che vuoi- intervenne Florence –Ma non temere, siamo qui per questo.-

-Abbiamo studiato tutto nei minimi particolari e abbiamo ideato una strategia vincente…- disse Soren, camminando su e giù per la stanza.

Faust gli rivolse un’occhiata titubante e speranzosa al tempo stesso.

Florence se ne avvide e gli diede una pacca sulla spalla –Su con la vita! Ci siamo noi ora…-

Faust sorrise al fratello –Ma certo! Per un momento, ma solo per un momento, credevo che mi steste prendendo in giro…-

-Non oseremmo mai, te lo giuro…- ribattè Soren, strizzando l’occhio di nascosto a Florence.

Questi fece accomodare il fratello sul sofà –Adesso ascoltaci attentamente… abbiamo scoperto una cosa che ci sarà veramente utile.-

Soren gli si sedette accanto –Esatto. Noi sappiamo da fonte certa che Lady Lucrezia adora la musica.-

Faust lo guardò perplesso –E con questo?-

Florence sbuffò –Ma come? Non vedi forse tutte le infinite possibilità che adesso si aprono davanti ai tuoi occhi? Non le vedi forse?-

Faust guardò nel vuoto con un’espressione sognante –Sì, le vedo! Le vedo!-

Soren sembrava un genio del male –Ottimo. E ora riesci a vedere la più sicura, la più solida delle possibilità?

-Sì...sì…aspetta… no. Non la vedo…- rispose l’ingenuo Faust.

-Allora te lo diremo noi- disse Florence ghignando.

-Tu farai a Lady Lucrezia una serenata!- annunciarono i due fratelli all’unisono.

 

 

-Dannazione!- imprecò Alexander, agitato.

Rosalba lo fissò con l’aria di chi non ha la minima idea di cosa si stia parlando.

-Significa che ho bisogno di nutrirmi. – spiegò lui –E, se non lo faccio, diventerò sempre più debole…te l’ho già spiegato ricordi?-

La ragazza annuì, assente.

-E se sono debole, non sarò più in grado di difenderti…-

A queste parole Rosalba alzò la testa di scatto –Con “non sarò più in grado di difenderti” intendete dire proprio letteralmente che non potrete più difendermi?-

Il vampiro assentì lugubremente.

-E quanto tempo vi resta?- chiese preoccupata la ragazza.

-Chi lo sa? Un’ora…forse due…-

Rosalba alzò gli occhi al cielo –E cosa dovremmo fare adesso?-

-Devo assolutamente trovare del sangue, e non quello di un animale, ma sangue umano, puro- rispose il giovane.

-E come avete intenzione di trovarlo?-

Alexander scosse la testa –è proprio questo il problema: non ne ho la benché minima idea…-

-Allora morirò… voi no, perché siete immortale, ma la mia sorte è segnata. Me lo sento- affermò la ragazza con voce funerea.

-Finchè ne avrò le forze farò in modo che questo non accada, piccola. Quindi non preoccuparti- disse il giovane, stranamente gentile.

-Oh, di questo non avevo dubbi. È quel “finché” che mi mette in apprensione…-

Alexander rise –Sei sempre la solita, piccola. Ma qui nella Foresta dubito fortemente che ci possa capitare qualcosa di male…-

Non l’avesse mai detto. Un fruscio indistinto provenne dalle loro spalle.

Il vampiro si girò di scatto, mentre Rosalba sussultò dallo spavento. I due si guardarono intorno, sospettosi. Notarono un  leggero movimento tra i cespugli, fitti e intricati.

Il giovane si mise in guardia, avvicinandosi sempre di più all’arbusto, senza emettere alcun rumore. Rosalba ormai stava quasi pregando.

Alexander tese la mano, con un rametto spostò le foglie del cespuglio e… trovò un delizioso e adorabile scoiattolino, intento ad aprire una noce.

I due tirarono un sospiro di sollievo.

-Per fortuna era solo quella bestiolina… sono troppo bella per morire- disse Rosalba, nervosamente.

-È quello che dico anch’io…-

La voce alle loro spalle li fece sobbalzare e voltare di scatto, per la seconda volta.

Un omaccione color mogano li scrutava malignamente. Era massiccio, alto almeno otto piedi, ed era affiancato da altri due uomini come lui.

Ma a parlare non era stato lui. Era stato un omino con piccoli occhi pungenti, riccamente vestito e comodamente appoggiato al tronco di un albero.

Sulla faccia aveva stampato un ghigno di compiacimento.

Rosalba si rivolse al vampiro –Ehm… cosa stavate dicendo?-

 

 

La sera del Ballo era ormai giunta e tutti gli ospiti sembravano divertirsi.

Purtroppo non si poteva dire altrettanto per Lady Scarlett, che se ne stava sola in un angolo, cercando di passare inosservata.

Mentre tentava di sfuggire al suo adorabile pretendente, Scarlett ripensò alla faccia della madre, quella mattina, quando le aveva annunciato le sue decisioni.

Si lasciò sfuggire una risatina, che fece voltare alcuni anziani gentiluomini, i quali decisero di non indagare sul perché la Principessa se ne stesse nascosta sotto una pianta a ridere da sola.

La madre non le aveva fatto opposizione, dopotutto era ciò che voleva dall’inizio, ma era inorridita al pensiero di dirlo a Lord Drenlincourt o, peggio, a Mr Goldwin.

Lady Scarlett non sapeva se la sua decisione avrebbe fatto sfumare l’alleanza, ma, per la prima volta nella sua vita, non le interessava saperlo.

Avrebbe sposato l’uomo che amava e, per quel che la riguardava, Mr Horace poteva anche andare al diavolo…

-Principessa! Vi ho cercata ovunque!- Scarlett si morse le labbra.

Sorrise amabilmente al suo spasimante –Mr Goldwin… che gradita sorpresa…-

Mr Horace le si avvicinò, facendosi strada tra le foglie –Ma cosa state facendo qui sotto?-

-Ehm…mi stavo accertando che la pianta fosse ben curata. Sono soddisfatta e adesso me ne vado…-

Mr Horace sospirò –Ah, un’amante della natura! Principessa mi lasciate senza parole!-

Scarlett sorrise a denti stretti –Oh, che strano… -

Il giovane si schiarì la gola –Ero venuto per chiedervi l’onore di ballare con me questo valzer.-

L’espressione inorridita della ragazza dava a intendere che aveva già testato le abilità di Mr Horace in fatto di ballo. E aveva giurato su se stessa che l’esperienza non si sarebbe mai più ripetuta.

-Mio caro Mr Horace, ma noi abbiamo già danzato insieme…- tentò nervosamente.

-Oh, vi preoccupate delle convenienze? Ma era solo una quadriglia sapete…-

-Mi sento sollevata, Mr Goldwin, ma vedete sinceramente non mi sento molto bene…- riprovò la ragazza.

L’espressione di Mr Horace non poteva essere più preoccupata –Volete che vi conduca sulla terrazza? Potreste prendere una boccata d’aria…-

All’idea di loro due soli sulla terrazza alla Principessa venne sul serio la nausea.

-No! Non occorre… mi sento già meglio. Sono solo accaldata.-

-Volete che vi porti un bicchiere di limonata?- chiese il giovane.

Lady Scarlett colse la palla al balzo –Sì! Vi prego, ve ne sarei molto grata…-

Questa prospettiva eccitò il giovane Mr Goldwin, che si precipitò al tavolo dei rinfreschi, sgomitando tra le coppie danzanti.

La Principessa ne approfittò per scappare.

Mentre si dirigeva a passi rapidi il più lontano possibile dal suo persecutore, la ragazza intravide Miss Margaret.

La giovane pareva pallida e affannata. Scarlett sgattaiolò fuori dalla folla e tentò di chiamarla, ma il frastuono civettuolo del Ballo nascose la sua voce.

Miss Margaret si avviò velocemente su per lo scalone che congiungeva la sala da ballo con i piani superiori. Poi girò l’angolo.

La Principessa la seguì, incuriosita. Miss Margaret svoltò a sinistra, poi a destra e successivamente di nuovo a sinistra, fino a raggiungere il lato del Castello dove soggiornavano gli ospiti.

Infine sparì dietro una porta. Lady Scarlett, che non era riuscita a starle dietro, si guardò intorno. Fece qualche passo e… una porta si aprì di scatto e una mano la costrinse ad entrare nella stanza.

-Maggie!- inveì la Principessa, lisciandosi l’abito, rosso come i suoi capelli –Cosa vi succede?-

Miss Margaret sembrò sollevata –Ah, siete voi Scarlett. Temevo che…- poi si zittì, inquieta.

-Temevate che? Chi avrei dovuto essere?- chiese la ragazza.

-No, nulla. Ero solo spaventata. Ho sentito dei passi e ho immaginato il peggio.-

Scarlett la fissò –Non raccontatemi scuse, Maggie. Voglio sapere la verità. Chi avrei dovuto essere?-

-Per l’amor di Dio, Scarlett! Vi prego. Non è niente- disse la giovane, piuttosto sconvolta.

-Stranamente non vi credo. Ditemi la verità. Subito- ordinò la Principessa.

Miss Margaret sospirò, poi annuì in fretta. Aprì la porta e si accertò che in corridoio non ci fosse nessuno, poi condusse Lady Scarlett all’estremità opposta della stanza.

-Non posso dirvi molto. Anche perché non sono a conoscenza di tutto, ma questo ve lo devo –bisbigliò- Sì, ve lo devo per tutta la gentilezza e la simpatia che mi avete mostrato in questi giorni. –

Vedendo l’aria confusa della ragazza continuò –Ascoltatemi bene Scarlett. Quello che sto per dirvi è molto importante. Promettetemi che vi presterete attenzione.-

La Principessa annuì.

Miss Margaret abbassò il tono già molto fievole della sua voce –Non fidatevi di mio padre. E neanche di mio fratello, che non è altro che una pedina nelle sue mani.-

-Ma…perché?- domandò sconcertata la ragazza.

-Non posso dirvi altro –concluse la giovane conducendola verso la porta –Mi raccomando, non fidatevi di mio padre.-

Poi la guardò dritta negli occhi e l’abbracciò frettolosamente. Infine scomparve di nuovo nella stanza.

Ancora frastornata, la Principessa si diresse lentamente verso la sala da ballo.

Quando vi arrivò si accorse che il tafferuglio vi regnava sovrano.

Un valletto dall’aria stralunata la scorse e le si accostò di corsa.

-Principessa! Finalmente vi ho trovata! Vi stiamo cercando da mezz’ora! –

Scarlett lo degnò di un’occhiata distratta –Che sta succedendo? Il mondo cade a pezzi in mia assenza?-

Il valletto la guardò, stranito -Peggio Principessa! La Regina Clarisse, vostra madre, è svenuta!-

 

 

-Dio solo sa perché vi ho dato ascolto…-iniziò Faust, mentre si infilava un copricapo di piume che gli avevano rifilato i suoi fratelli.

-Perché ti stiamo aiutando a conquistare l’amore della tua vita, sciocco ingrato!- lo interruppe Soren.

Faust assunse un’aria scettica e prese il mandolino che Florence aveva scovato nelle soffitte del castello. Era appartenuto a uno stravagante antenato di Julien, amante della caccia e delle belle donne.

-Ma siete assolutamente sicuri che funzionerà?- chiese impensierito.

-Certo che sì!- rispose Florence –Basterà solo che tu canta…-

-Ma io non so esattamente cantare…- si lamentò lui.

-Ma se hai una voce da tenore! –replicò Soren –Andrai alla grande.-

Detto questo i due trasportarono letteralmente il fratello giù per le scale, fino al giardino su cui si affacciava il balcone di Lady Lucrezia.

-Ecco, –sussurrò Soren, per non far rumore –quello è il balcone. Vai! E fai come ti abbiamo spiegato, mi raccomando!-

Faust si avviò, suo malgrado, sotto il balcone, mentre i suoi degno fratelli si dirigevano in fretta e furia al piano di sopra, nella stanza di Lady Lucrezia, dove li attendeva impaziente Julien.

-Ci è cascato?- chiese quando li vide arrivare.

In risposta ricevette due risate trattenute a fatica. Ridacchiando, Julien prese dall’armadio uno degli abiti della sorella e se lo infilò.

-Come sto?- domandò civettuolo.

Soren gli mise in testa una parrucca corvina –Ecco, sei perfetto.-

Intanto Faust aveva preso coraggio e aveva iniziato a cantare.

Sentendo il latrare del fratello Florence fece segno a Julien di coprirsi con uno degli scialli di Lady Lucrezia.

-Mi raccomando –sussurrò Soren –alla seconda strofa. Altrimenti sembrerà che tu sia impaziente.-

Così, quando Faust attaccò la seconda strofa di quella sottospecie di canzone, Julien si affacciò al balcone.

Vedendo la sua bella, il giovane aumentò il tono della sua voce e berciò ancora più forte.

I due fratelli, dentro la stanza, morivano dalle risate.

Julien sospirò rumorosamente e sbattè le ciglia. Faust rimase estasiato dalla bellezza della sua innamorata.

Quando arrivò alla chiusa, Faust rimase immobile, aspettandosi degli applausi o dei fiori.

Ma l’amabile fanciulla si lasciò probabilmente prendere dall’emozione e, al posto dei fiori, gettò sulla testa del suo innamorato un intero vaso di ciclamini.

Per fortuna Faust si accorse in tempo dello sfortunato sbaglio della giovane e riuscì a scansarsi.

-Mia dolce Lucrezia –declamò Faust –devo confessarvi che vi amo, vi amo alla follia dal primo giorno che vi ho vista; e che spero di essere un giorno vostro marito.-

Udendo la risatina confusa della fanciulla, Faust divenne più audace –Sposatemi! Sposatemi Lucrezia! Anzi, fuggite via con me!-

A queste parole la giovinetta diede segno di voler calarsi giù dal balcone.

-Come? Adesso? Siete proprio impaziente mia cara…- disse Faust, sbigottito.

Ma la ragazza ormai aveva scavalcato la staccionata, tra le risate silenziose dei suoi onorevoli compari.

-Buttatevi tra le mie braccia, dolce Lucrezia, vi prenderò!- urlò Faust, al colmo dell’ardore.

La dolce Lucrezia non se lo fece ripetere due volte e saltò giù, cadendo in braccio al giovane. Faust, che si aspettava una fanciulla leggera e delicata, si ritrovò tra le braccia un giovane di vent’anni, tutt’altro che leggero e delicato e perse l’equilibrio, cadendo all’indietro.

-Siete un po’ pesantoccia, mia adorata…-

La caduta però aveva fatto scivolare via la parrucca a Julien, smascherandolo.

-Julien? Che ci fai tu…- quando Faust realizzò la cosa divenne furioso.

-Brutto bastardo! Dove sono i tuoi complici? Eh? Dimmelo sai, altrimenti…- disse, inseguendo il giovane Reggente, che vedendo la mal parata si era dato alla fuga.

Uscendo dal giardino però s’imbattè, con sua enorme sorpresa, nella vera Lady Lucrezia, assai divertita.

-Lady Lucrezia…- farfugliò, sconvolto.

-Mio carissimo Faust, ho visto tutto e ho sentito tutto, e…- iniziò la giovane.

Faust divenne rosso dalla vergogna ed ebbe la strana voglia di venire ingoiato dal terreno.

-…e…- riprese Lady Lucrezia -…l’ho trovato molto romantico. E divertente. Sono onorata che voi, per conquistarmi, vi siate dato così tanta pena; e, soprattutto, vi siate affidato a quel pazzo di mio fratello e a quei due vostri simpatici fratelli. La mia risposta è sì.-

Detto questo gli accarezzò il viso con la mano guantata e gli stampò un bacio sulla guancia, provocando il rossore dell’innamorato.

 -Visto che ti abbiamo aiutato?- gridò una voce dall’alto.

 

 

Il vampiro incassò l’occhiataccia di Rosalba e provò a togliere se stesso e lei dai pasticci.

Ingaggiò una lotta feroce con il primo di quei giganteschi scagnozzi.

Cercò di morderlo alla gola, ma non ci arrivò neanche saltando. In compenso l’altro gli rifilò un pugno micidiale nel ventre, facendolo urlare di dolore.

Cadde a terra, il gigante gli si scagliò contro e tempestò di colpi. Alexander cercò inutilmente di difendersi.

Rendendosi conto della situazione, Rosalba gli saltò addosso, aggrappandosi alla sua schiena e costringendolo a lasciare la presa sul giovane.

Ma gli altri due uomini, a un cenno di quello basso, l’afferrarono per le braccia e la staccarono dal loro simile, nonostante i tentativi della ragazza di liberarsi, dimenandosi e contorcendosi.

Il vampiro tentò di spaventare l’avversario, mostrandogli le zanne aguzze, ma quello scoppiò in un’aspra risata e lo colpì di nuovo nello stomaco.

Il giovane cadde nuovamente a terra, a pezzi. Il dolore non passava più ormai e la sua guarigione era più lenta e attenuata.

Per la prima volta Alexander si sentì debole.

Si arrese al suo nemico, sotto lo sguardo stravolto di Rosalba. L’omaccione lo prese per le spalle, bloccando ogni suo movimento.

Rosalba seppe di essere perduta.

L’uomo basso ordinò ai suoi tirapiedi di portarli al suo cospetto. Li osservò con attenzione.

-Bene bene bene… un giovane vampiro affamato e una leggiadra fanciulla…straordinariamente bella tra l’altro.-

-Cosa vuole da noi?- inveì Rosalba, esasperata.

-Io? Niente, ma ho un paio di conoscenti che sborserebbero molte corone per averti, ragazzina. In quanto al vampiro, beh, è incredibilmente affascinante anche lui, come tutti i vampiri del resto, e troverò una gentildonna disposta a comprarlo- rispose l’uomo sogghignando.

-Vuoi venderci?- chiese Alexander, stupefatto.

L’uomo lo fissò –Non sei molto intelligente, ragazzo. Che altro dovrebbe fare un mercante di schiavi, se non vendere le persone?-

-Voi siete un mercante di schiavi?- domandò la ragazza, sbalordita.

L’uomo le si avvicinò con un sorrisetto lascivo e le accarezzò il volto –Bellezza, stai parlando con il più famoso mercante di schiavi di tutta la provincia… mi presento, sono Mr Alfred Finnix, per servirla…-

Rosalba gli sputò in un occhio –Non osate toccarmi, maniaco!-

Lui le prese il viso tra le mani e lo strinse –Non farlo mai più, bellezza. Per quanto io apprezzi la tua vivacità, ad altri uomini potrebbe non piacere…-

Alexander cercò di divincolarsi, ma era troppo stanco e affaticato per riuscirvi.

Mr Finnix si rivolse a lui –Su, mio caro, tra poco sarai coccolato e viziato da qualche grossa matrona dell’altra società…-

-Che allettante prospettiva…- sussurrò il vampiro.

Mr Finnix rise, poi fece un segno ai sui uomini –Portateli via.-

 

 

Angolo dell’autrice: Ehilà! Sono di nuovo tra voi! Ora che ho finito gli esami vedrò di pubblicare più spesso!

Grazie mille per le recensioni e a presto!

Bacioni

Lady Windermere 

  
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